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Autore: GanzoBello    15/09/2016    0 recensioni
Racconto puramente inventato, tutta la storia non si riferisce ad avvenimenti reali o in qualche modo collegati alla realtà.
Persone da me citate non esistono nella realtà. Ogni riferimento ad avvenimenti reali è puramente casuale.
Philippe è un ragazzo con il passato difficile che vive in una splendida Parigi. La storia narra dei suoi ultimi cinque giorni conosciuti.
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Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parigi è la città col più alto tasso di suicidi di Europa. 
Questo è quello che mi hanno detto. Questo è quello che so. 

Ogni quaranta secondi una persona si suicida. 
Questo vuol dire che ogni ora ne muoiono novanta ed ogni giorno ne muoiono due mila cento sessanta. 

E' un dato molto interessante. Se ci pensate mentre state guadagnando quei trenta euro, grazie alla vostra giornata di lavoro di sei ore, sono morte un totale di persone così elevato da poter riempire più di quindici aerei. 

Tutte per loro scelta. Tutte perché avevano deciso definitivamente di voler fare quella scelta.
La scelta di voler morire. 

La maggior parte penso che lo faccia per solitudine, lo penso perché non lo specificano mai. Lo fanno per deumanizzare quelle persone. Vogliono lasciarle prive delle umanità perché pensare a loro come solo dei semplici numeri, rende la nostra vita più facile. 
Se sono numeri non proviamo pietà. 

I numeri sono irreali. 

Nella irrealtà la nostra empatia non si attiva. 

Tanto si pensa che nessuno di noi, alla fine affronterà mai una situazione del genere. 

"Suicidio? Nella nostra città? Sarà stato sicuramente qualche drogato depresso o qualcuno che da tempo soffriva di una malattia!"

Eppure quei numeri non racchiudono vecchi depressi. Quei numeri parlano chiari. La maggior parte di quelle persone sono giovani che vanno dall'età di Alain, giovane che ha appena compiuta diciannove anni ed eppure già ha iniziato con la coca, all'età di Zacharie, un tossico dipendente dall'eroina che ogni tanto striscia fuori da sotto Passerelle Léopold-Sédar-Senghor e che degna i poveri passanti del suo volto da trentenne strafatto che vede draghi.

Penserete che essendo collegati con la droga sia più facile suicidarsi, beh, è un pensiero comune, eppure non sempre è vero. 

La droga porta all'autodistruzione.  Al distruggere il proprio io, pezzo per pezzo, per il proprio volere, perché si è fatta quella scelta, perché così ci si diverte, perché così si può scappare dai propri problemi, dalle proprie fantasie, dal proprio mondo. 

Chi, invece, si suicida non vuole scappare, non vuole divertirsi. Vuole morire. Vuole portare fine alle proprie avventure. 
Indifferentemente da ciò che pensa la gente vuole arrivare al The End prima di scoprire chi è l'assassino del film. Senza capire se c'è una soluzione o se non c'è un modo di sopportare tutto quello che dovrà succedere. 

Chi si suicida ha preso ed ha fatto la sua scelta. La scelta di voler morire.

Rispettabile o meno, la scelta una volta fatta la si deve accettare. Non possiamo fare nulla per cambiare ciò che è avvenuto, però possiamo decidere come accettarla.

O prenderla come Marilù, la madre di Alain, che urlo per ore e pianse per giorni la morte del povero splendido figlio, bravo a scuola, che tutte le madri gli invidiavano, bravo con la matematica. 
Di essere bravo, era bravo, infatti, riuscì a costruire una corda abbastanza robusta da impiccarsi con le lenzuola del letto. Non disturbo i genitori neanche del costo della corda. 
Il giorno prima di farlo mi disse, che gli aveva già addebitato abbastanza in questa vita. La droga, l'alcol, le donne, aveva addebitato tutto ai suoi genitori. Era stanco di farlo. Era stanco anche di continuare di fingere che tutto quello che avevamo vissuto l'aveva reso felice. Che tutto quello che aveva vissuto era realmente scomparso e che ormai la tempesta fosse passata. La tempesta non era passata, gli era rimasta in testa e continuava a tormentarlo. 

- Un giorno Philippe, anche tu ti riuscirai a perdonare per quello che hai fatto, quel giorno mi seguirai nelle scelte. Non puoi continuare a punirti per quello che hai fatto. Ormai neanche Parigi lo fa più. - 

Pensava che Parigi fosse il giudice supremo per tutte le nostre azioni. 

L'altro metodo? 

Prenderla come Parigi. 

Rendere Alain solamente un altro ragazzo che si aggiunge a quel numero di due mila cento sessanta.  Dedicargli un articolo di giornale. Creare dell'indignazione pubblica e poi farlo risultare come numero, per una statistica e niente più. 

Alain era un mio amico ed ora è un mio numero, niente più. 

Ma la colpa di certo non è sua. Lui non c'entra. 

La colpa è di Parigi che lo giudicò pronto per quello.

Parigi non giudicarmi pronto. Parigi Condannami.

   
 
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