Serie TV > Victorious
Segui la storia  |       
Autore: chia_99    15/09/2016    1 recensioni
'Mi sono reso conto di amarla quando ci urlavamo addosso di tutto, eppure preferivo mille volte litigare con lei che ridere con qualcun altro'
Una notizia sconvolgente metterà a dura prova il nuovo equilibrio che si era appena creato e spingerà Jade a prendere decisioni importanti.
Un futuro che appare sempre più incerto, un presente che non presenta vie d'uscita e un passato da cui non puoi nasconderti perchè tornerà sempre a presentarti il conto.
Nuovi personaggi, nuove vicende e nuovi amori si intrecceranno alla storia dei due protagonisti...
Riuscirà la coppia più improbabile e allo stesso tempo più bella di Victorious a superare gli ostacoli che la vita ha in serbo per loro? Sarà davvero possibile ricominciare?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beck Oliver, Jade West, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-E quindi alla fine le ho dovuto dire che … Beck … Beck?!- la voce di Tori mi richiamò, mentre stavo fissando un punto indefinito davanti a me.
In quel momento tutti si voltarono verso di me con la solita espressione che mi rivolgevano da un po’ di giorni: un misto di compassione e preoccupazione.
-Sto bene ragazzi, vorrei solo essere lasciato in pace … non mi serve altro davvero, voglio solamente stare solo …- sospirai, ormai stanco di continuare a mentire a tutti, la verità era che non stavo bene, ma non volevo che gli altri si preoccupassero, non potevano fare niente per aiutarmi, nessuno poteva, nessuno a parte lei, ma lei non c’era.
-Ma Beck tutti hanno bisogno di qualcuno!- la voce innocente di Cat non mi aiutò molto, perché in quel momento pensai che effettivamente Cat aveva ragione: tutti hanno bisogno di qualcuno, così fui colto dai sensi di colpa, i miei amici in quel momento non dovevano sostenere me, ma Jade, completamente sola e in una città sconosciuta.
-Io vado a casa ci vediamo domani- dissi lasciando delle banconote sul tavolo e uscendo dal Nozu, mentre gli altri mi fissavano increduli, ma probabilmente rassegnati. 
Accettare di uscire con loro si era rivelata una pessima idea, dal momento che il mio umore invece che migliorare era peggiorato.
Tornai a casa, buttai lo zaino sul letto ancora disfatto: il cuscino era finito per terra, c’erano vestiti sparsi ovunque, mentre le lenzuola, di un azzurro intenso, mostravano i segni di una notte chiaramente passata senza riuscire a chiudere occhio, se il letto era in quelle condizioni non osavo pensare alla mia faccia.
Riempii di caffè una delle poche tazze che non giacevano sporche nel lavello, e mentre osservavo il disordine che regnava sovrano pensai che se ci fosse stata mia mamma, che era andata in Canada per alcuni mesi, mi sarei sorbito una di quelle sgridate sull’importanza dell’ordine che difficilmente avrei dimenticato, ‘una casa disordinata rispecchia un disordine mentale’ questo era il suo motto e amaramente constai che aveva pienamente ragione.
Mi sedetti al tavolo e pensai alla telefonata del giorno prima con quella ragazza che aveva trovato il telefono di Jade, forse per la delusione di non aver sentito la voce di quest’ultima, forse per la paura che le potesse essere successo qualcosa o forse per lo sgomento iniziale non avevo pensato nemmeno per un momento che quella ragazza potesse essere un punto di partenza.
Recuperai il cellulare dallo zaino e ignorando i  vari messaggi sperai con tutto me stesso che avesse tenuto il cellulare, con il dito tremante e gli occhi che si chiudevano a causa della stanchezza composi il numero.
-Pronto?- era quella la voce che avevo sentito il giorno prima, una voce dolce e calda che certamente non poteva essere di Jade.
-Em ciao, abbiamo parlato ieri ti ricordi?- esordii un po’ impacciato, mentre mentalmente pensavo ad un modo per estorcerle quante più informazioni utili possibili.
-Si … hai capito di chi è il cellulare o hai sbagliato di nuovo numero? -
-Scelgo la prima opzione, comunque è della mia ragazza, cioè voglio dire … beh comunque non importa -
-Se rivuole il cellulare basta dirlo, ci incontriamo e glielo restituisco -disse lei con un tono di voce pacato e tranquillo.
-Credo che verrò io … lei .. lei beh è una lunga storia … allora tu dove abiti?-
-Beh da domani a Los Angeles, oggi ho finito di trasferire le mie cose, oh non sai quanti viaggi che ho dovuto fare …- si interruppe –ma non credo che a te importi qualcosa- concluse ridendo.
-Anche io sono di Los Angeles, potremmo incontrarci in un locale …-
-Fantastico, comunque io mi chiamo Cloe, tu devi essere Beck? O almeno così ti ha salvato lei-
-Si, sono io, ti mando un messaggio con l’indirizzo-
Capire dove Jade avesse perso il cellulare forse non sarebbe stato di grande aiuto, ma certo era un punto di partenza per ritrovarla.
 
 
 
L’indomani mattina fui svegliata dall’infermiera, poco dopo entrarono Nate e Spencer.
-Allora in questa cartella ho scritto che Spencer è tuo cugino, e sei affidata a lui dal momento  che i tuoi genitori sono in viaggio, mi raccomando Jade: riposo, riposo, riposo, zero stress e soprattutto ti voglio rivedere tra 2 mesi, so dove abiti, niente scherzi d’accordo?- 
Annuii fissando i suoi occhi verdi e spostai l’attenzione su Spencer che con i capelli in disordine mi sorrideva sereno.
Nate mi aiutò a sistemarmi su una sedia a rotelle e poi mi scortò fino alla sala d’attesa, dove sparì dietro una delle tante porte con su scritto ‘riservato al personale’.
Tornò dopo pochi minuti con un paio di fogli da far firmare a me e Spencer.
-Ma è proprio necessario questo aggeggio?- chiesi io riferendomi alla sedia a rotelle, dopo aver autografato l’ultimo foglio.
-Si Jade, sei troppo debole- rispose lui dolcemente.
–Mi raccomando fai la brava signorina, riposati, non stancarti, non innervosirti e non scappare- continuò poi.
-Ho forse altra scelta?- chiesi amaramente.
Lui sorrise, quell’uomo mi avrebbe fatto venire il diabete. Io cercai di muovermi, Spencer, vedendomi in difficoltà si avvicinò per aiutarmi, ma lo allontanai bruscamente.
-Mettiamo in chiaro le cose: non sono malata, sono incinta! Non trattarmi come un’ incapace- sbottai poco prima di scontrarmi con un infermiere.
-Sscusi- balbettai.
Sentii Spencer ridere dietro di me e scoppiai a ridere anche io.
-Va bene infermiere Spencer, mi aiuti-
Ci dirigemmo al parcheggio, dove vidi la mia auto.
-Sono andato a recuperarla-
-Si grazie, ora fammi salire-
Spencer sbuffò prima di aprirmi la portiera.
-Sei difficile tu, eh?-
Mise in moto e restammo in silenzio, non avevo voglia di parlare, mi limitai a guardare fuori dal finestrino:il cielo si stava coprendo di nuvole grigie, abbassai il vetro e quell’odore tipico dell’inizio di un temporale mi colpì in piena faccia entrandomi fin dentro le ossa. Il tempo fuori rispecchiava in pieno la tempesta che si stava scatenando dentro di me.
-Sai le tempeste non durano per sempre- esordì Spencer.
Io non risposi e lui continuò:-Voglio dire, anche quando ci sono le nuvole il sole non sparisce del tutto e prima o poi spunta un raggio di sole-
-Queste frasi filosofiche da quattro soldi da dove le hai prese?- dissi io senza distogliere lo sguardo dal cielo.
Lui rise:-Beh forse non te l’ho detto, ma sono un artista, faccio delle sculture niente male…-
-E anche i versi stile poeta rientrano nel pacchetto?-
-Quelli li lascio per il tempo libero …-
Da quel momento fui come un fiume in piena, raccontai a Spencer del difficile rapporto con mio padre, della mia infanzia triste, della mia passione per il canto, di Beck , dei miei amici, di tutto ciò che era accaduto, finchè non rimasi a corto di fiato.
-Io non voglio giudicarti, ma sei proprio sicura che facendo così Beck non soffrirà?-
-Forse all’inizio, ma poi mi ringrazierà, non deve rovinarsi la vita per me, non voglio costringerlo a prendersi alcuna responsabilità, nella vita me la sono cavata sempre da sola e così andrò avanti a fare, vedi Spencer la mia vita è solo tempesta-
-Jade  nella vita si cade e ci si rialza, è un continuo cadere e rialzarsi-
-E se non avessi più la forza di rimettermi in piedi?-
-Ma ora non sei da sola … siete in due, devi farlo per lui/lei-
Restammo in silenzio mentre le prime gocce di pioggia iniziarono lente a scendere.
-Siamo quasi arrivati, a comunque la casa che ti ho rimediato è proprio di fronte alla mia, così se volessi scappare dalla signora Benson potrai farlo-
-Perché dovrei?-
-Sai lei è un po’ … diciamo … particolare-
-Disse il tizio con le calze strane- ribattei io.
-No, dico sul serio, poi la conoscerai, comunque se vuoi un consiglio, togliti le scarpe prima di entrare-
-Lo terrò presente-
-Ha un figlio della tua età, è amico di mia sorella …-
-Grandioso, questa si che è una buona notizia- dissi io ironica.
-C’è anche Sam, son un bel trio, lei beh non devi farla arrabbiare e devi stare attenta alla sua calza piena di burro-
Inarcai un sopracciglio.
-Calze che si illuminano, calze di burro … e io che pensavo di avere amici folli-
-Eccoci- disse Spencer prima di fermarsi di fronte ad un palazzo altissimo e pieno di finestre si chiamava Bushwell Plaza. Entrammo nell’atrio, dove vidi un uomo vestito di grigio, con i capelli in disordine e un’orrenda verruca sulla guancia.
-Noooo, avevo appena passato la cera e adesso è tutto sporco di fango- urlò lui con una vocina stridula.
-A proposito di normalità … ciao Lewbert!- disse Spencer.
 
 
 
Ero seduto ad un tavolo di un bar vicino alla spiaggia e stavo aspettando l’arrivo di Cloe. Dopo dieci minuti vidi entrare dalla porta una bellissima ragazza dalla pelle olivastra. Si tolse gli occhiali da sole poggiandoli con una delicatezza infinita sulla testa, aveva due grandi occhi cerulei e un piercing al naso, i suoi capelli rossi, probabilmente tinti e rasati da un lato, erano raccolti in una coda di cavallo, da cui sfuggiva qualche ciocca ribelle. Indossava una camicia turchese senza maniche, la riconobbi subito per via di un particolare che mi aveva anticipato a telefono, ovvero un tatuaggio sul braccio destro sotto la spalla che raffigurava un L scritta in corsivo all’interno di un infinito.
Le feci un cenno con la mano e lei si avvicinò al mio tavolo.
-Beck?- chiese.
Io annuii, si avvicinò e fui travolto dal suo profumo di gelsomino. Mi restituì il cellulare e io le chiesi dove lo avesse trovato.
-Stavo facendo il trasloco e mi sono fermata in una stazione di servizio, l’ho visto su un tavolo e l’ho preso- disse con semplicità. La osservai sorseggiare il suo frullato al mango e pensai che se era stata così onesta da venire fin lì per restituirmi il cellulare, quando poteva benissimo tenerselo, potevo fidarmi di lei.
Mi ritrovai così a raccontarle la mia storia, lei mi ascoltava parlare mentre giocherellava con la cannuccia gialla che metteva in risalto le unghie smaltate di azzurro.
-Voglio andare nel posto in cui hai trovato il cellulare, magari possono aiutarmi-
-Posso accompagnarti se vuoi- La guardai un po’ indeciso.
-Non ho cattive intenzioni … uno non ho niente da fare e due … beh sono un tipo romantico e mi piacciono le storie d’amore, specie quelle con il lieto fine e poi so di preciso dove si trova quel posto … tu no-
Forse a causa della solitudine o della sua ultima frase, accettai il suo aiuto. Concordammo che era meglio per tutti e due andare di domenica, ci scambiammo i numeri e lei mi disse che poi mi avrebbe raccontato la sua storia, così avrei capito perché volesse aiutarmi.
Ci salutammo dandoci appuntamento sempre in quel bar.
Le offrii un passaggio, ma disse che le piaceva andare a piedi, così poteva sentire il vento sulla faccia, la vidi accendersi una sigaretta e girare l’angolo. Pensai che magari quello di domenica poteva rivelarsi un buco nell’acqua, una perdita di tempo, ma dovevo comunque tentare, per lei, per noi, perché l’amavo.
 
 
 
Ero seduta sul divano della casa di Spencer mentre osservavo con un misto di curiosità e di ammirazione le numerose sculture, quando entrò dall’ascensore una ragazza dai capelli corvini, gli occhi marroni e la pelle chiara.
-Ciao tu devi essere Jade, quella dell’ospedale, l’amica di Spencer-
-Non sono dell’ospedale e non sono amica di Spencer- dissi io gelida.
-Okay … io sono Carly e tra un po’ arriveranno anche i miei amici Sam e Freddie-
-Quando … -
-Beh tra circa un minu …-
-No quando te l’ho chiesto?!- la mia voce risuonò nella stanza come uno dei tuoni che squarciavano il cielo in quel momento.
-Sai dovresti conoscere Sam … andreste molto d’accordo- disse lei senza perdere il buon umore, mi stava già urtando i nervi.
Subito dopo entrò una ragazza con i boccoli biondi e gli occhi azzurro-grigio, e un cartone di pizza in mano. –Ecco la pizza-
-Finalmente- urlò Carly saltellando, aprì il cartone, ma trovò solo dei bordi mangiucchiati.
-Sam- urlò la mora.
-Innocente- alzò le mani lei, aveva i polpastrelli sporchi di pomodoro. Carly guardò in quella direzione.
-Sono caduta, questo è sangue-
Io abbozzai un mezzo sorriso, capii subito che Sam era l’opposto di Carly.
-Sono arrivati Freddie e Marissa- annunciò Specer con le mani sporche, probabilmente di formaggio, a giudicare dalla scultura a forma di gatto sul tavolo, e il telefono poggiato tra la testa e la spalla.
 
-Ciao tu devi essere Jade- esordì Marissa Benson una volta entrata nella mia futura casa.
-Io sono Freddie- salutò un ragazzo abbastanza carino con occhi e capelli castani, portava una camicia a quadri del secolo scorso e un paio di jeans. Mi guardai intorno e vidi ovunque foto di Freddie da piccolo.
-Come ti senti cara? Sai … io so perfettamente cosa significa crescere un figlio da sola, conta su di me per qualsiasi cosa- Tutti la guardarono a bocca aperta e un’espressione sconvolta stampata sul viso, ma lei non se ne accorse e continuò: -Freddie caro, perché non accompagni Jade nella sua stanza?  Io preparo un tè alla menta-
Spencer, ancora visibilmente sconvolto, passò la mia valigia e la mia borsa a Freddie e uscì con Carly e Sam, borbottando ‘Adesso arriva la fine del mondo’
Entrai nella mia stanza, subito notai un intenso profumo di lavanda. Le pareti erano panna, per il resto c’era un letto di legno con le lenzuola salmone, un comodino con due cassetti, una scrivania, un armadio e una televisione appesa alle parete accanto alla finestra. Sospirai.
-Io, Carly e Sam facciamo un web-show … magari lo conosci … ICarly-
-Non sono fatta per l’allegria, nonostante sia circondata da gente che mi sorride come se fossi una povera ragazza che chiede l’elemosina, a me non piace ridere-
-D’accordo … vedo che le cose non vanno bene-
-Diciamo che ho toccato il fondo, ma invece di risalire sto annegando-
-Allora accetta il mio salvagente-
-Piuttosto che farmi salvare da qualcuno, morirei, sono fatta così-
-Beh è ora di cambiare no?-
I nostri occhi si incontrarono e lui sostenne il mio sguardo.
-Se hai bisogno sono nella stanza accanto- disse uscendo.
Presi la borsa e svuotai il contenuto sul letto, afferrai il mazzo di chiavi, tra cui c’erano la chiave di casa mia e quella della roulotte di Beck, e lo misi nel primo cassetto. Accarezzai la copertina del mio quaderno nero dove scrivevo le canzoni, lo aprii sulla pagina segnata: YOU DON’T KNOW ME. Lo posai nel cassetto con le chiavi e mi buttai sul letto canticchiando.
‘So listen to me, listen to me, you push me back, I push you back, harder, harder, you scream at me, I scream at you louder, louder. I’m dangerous, so I’m warning you but you are not afraid of me and I can’t convince you … You don’t know me’
 
*SPAZIOAUTRICE*
Ciao ragazzi, scusate l’assenza, ma non avevo più idee, comunque sono molto orgogliosa di questo capitolo e spero piaccia anche a voi.
Come avete visto sono entrati i personaggi di ICarly, la storia è ambientata prima di IGoodbye e non seguirò la trama della serie.
Grazie a chi segue la storia, a chi recensisce, ad Albina e Elena che mi aiutano tantissimo.
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Victorious / Vai alla pagina dell'autore: chia_99