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Autore: Kyl8    15/09/2016    1 recensioni
Piccole pillole di fluff, storie più o meno brevi estrapolate dal mondo che ci circonda. Alcuni personaggi sono frutto della mia immaginazione, altri sono liberamente ispirati a persone esistenti, così come le storie raccontate.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa breve storia mi è stata ispirata da un passo letto ne "La vita che si ama" di Roberto Vecchioni (libro molto bello che vi consiglio, come tutti i libri di Vecchioni):
-O forse avrei potuto conoscerla a diciott'anni, una delle mie studentesse. Sarebbe venuta cento volte a chiedermi: «Come si legge, come s'interpreta questo passo?» Si sarebbe seduta accavallando le gambe che ero già perso, fatto a pezzi al pensiero di accarezzargliele, quelle gambe, e la paura di fissarli, quegli occhi neri, per non morirci dentro che non era il momento. E l'avrei guardata alzarsi e andare via dall'aula, cioè dalla mia vita, scivolando leggera, e lasciando il profumo chissà se di resa o di battaglia.-

 


Andavo ogni giorno a scuola a piedi, c'era vento, pioggia, neve, sole. Che poi in quella città del nord dove mi avevano relegato a fare supplenza per quattro mesi nevicava sempre o pioveva una pioggerellina sottile, se mi andava bene. Da novembre a febbraio, quattro mesi di merda per me che vengo dal Salento, abituato al sole caldo, al mare, ai balli, al buon cibo. Ma che ci vuoi fare? Sono tempi difficili per noi giovani professori italiani. Diciamo che quattro mesi retribuiti a trent'anni mi è finita di culo, anche se nel regno della regina delle nevi.
La scuola, per fortuna, non era una di quelle dove vanno a finire gli scarti e i casi umani come risucchiati da un buco nero, dove gli anni del liceo diventano sette e non più cinque. Ci sono scuole che nascono sfigate. Questa no. Questa era un buono scientifico, con professori validi, con ragazzi educati e studiosi (in media). Avevo tre classi: III, IV e V D. Insegnavo italiano e latino. Ho detto che i ragazzi erano educati e studiosi, sì ma ricordiamoci che sono sempre ragazzi tra i 15 e i 19 anni e quell'espressione interrogativa, quel perdersi tra i propri pensieri durante una traduzione di Catullo o una spiegazione del pensiero pascoliano non lo perderanno mai.
C'era Angotti, sempre presente, sempre al primo banco, sempre asmatico, con i suoi occhi chiari puntati sull'insegnate come a voler risucchiare ogni singola virgola della lezione che mi facevano tanta paura. C'era la Pagano che si riempiva la bocca di paroloni, di ideali femministi e comunisti, che vantava conoscenze letterarie e che nascondeva, sotto pagine e pagine di appunti e sfilze di nove in pagella una situazione familiare poco felice. C'era Leto che gli stupidi chiamavano 'frocio' ma che aveva una passione per le rosse e se l'era spassata con tutte quelle dalla scuola, e anche con quelle del geometra e del classico vicini, e poi c'era Lucchese che con il suo aspetto da bello e dannato faceva girare la testa a tutte, ma proprio tutte tutte, ma che alla fine del quarto anno ha fatto coming out.
E poi c'era lei, Bianca. Bianca era la tipica ragazza anonima, quella che stava sempre con lo stesso pugno di amiche da cinque anni, quella che non usciva a ricreazione, quella che guardava da lontano i coetanei scambiarsi sguardi e saliva nei corridoi, quella né brutta né bella, neanche un filo di trucco, capelli sempre in ordine.
Ecco, Bianca mi era entrata dentro sconvolgendo il mio equilibrio e il mio status di giovane professore in terra straniera. Non in maniera irruenta e presuntuosa come una qualsiasi diciottenne bella e fresca, ma piano piano, nascondendosi nella parte più remota della mia mente, quella che la notte si accende e ti lascia sveglio a sudare tra le lenzuola nonostante la neve che cade fitta fuori dalla finestra. Si era fatta avanti lentamente con i suoi lunghi capelli castani intrecciati, i suoi occhi neri che guardavano sempre verso l'infinito e la sua pelle bianca che sembrava un'opera del Canova.
E a niente serviva pensare a Rita e alle sue lunghe cosce abbronzate che mi aspettavano in Puglia, perché le generose cosce di Bianca erano lì ogni mattina, fasciate nei pesanti pantaloni, nascoste sotto il banco o che si avvicinano lentamente alla cattedra per chiedermi qualche spiegazione. Durante le interrogazioni mi concentravo in maniera ossessiva sul libro, sul registro o guardavo il resto della classe, perché spesso mi era capitato di perdermi nel movimento delle sue labbra, di sprofondare, di affogare tra le sue labbra.
Ho combattuto contro questa immorale mania, ho passato notti in bianco vergognandomi come un cane per essermi masturbato pensando a lei e per aver chiesto del sesso telefonico a Rita solo per cercare di distrarmi. Non era una questione d'età, era una questione di decenza. Primo, Bianca era una mia alunna; secondo, non potevo neanche dirmi innamorato, ero soltanto inspiegabilmente eccitato come un quattordicenne in piena tempesta ormonale.
Il mio ultimo giorno di supplenza in quella scuola prima del mio ritorno a casa, Bianca era venuta da me. Aveva aspettato che tutti i suoi compagni lasciassero frettolosamente l'aula dopo il suono della campana, veloci come dei cavalli all'ippodromo dopo l'apertura dei cancelli.
-Prof, posso parlarle?- mi aveva detto. E io lì a tremare come un ragazzino pensando "Ti prego, ti prego, non dirmi che ti sei innamorata di me, ti prego, esci da quest'aula e lasciami solo, ti prego, ti prego, Bianca"
-E' che lei è il più giovane, cioè, tra i prof intendo. Sento che lei è l'unico del quale possa fidarmi.-
Rimasi in silenzio.
Lei continuò -Prof, mi sono innamorata- "Ecco" pensai "ecco la cotta. Ma sti cazzi! Ora le dico che non torno più in Puglia e resto lì a fare l'amore con lei"
-Il problema è che è più grande di me, molto più grande... E' un collega di mio padre-
Mi è crollato il mondo addosso.
-Ah. E lui...-
-Lui non sa niente ovviamente. Non ci pensa minimamente a me. E' pure sposato, ha dei figli. Ma prof, io lo amo. Che devo fare, glielo devo dire?-
-Bianca ascolta, l'amore alla tua età è un argomento delicato, in qualsiasi età ma specialmente alla tua, quando il cuore è ingestibile, quando le passioni che sbocciano e le sensazioni provate sono più forti di una bomba atomica.- E' stato in quel momento che, guardando Bianca negli occhi, non ho visto più l'oggetto dei miei desideri ma solo la ragazza confusa e spaventata che era realmente.
-Pensa attentamente se è lui quello che vuoi, se quello che senti parte dal cuore e può renderti veramente felice o può solo appagare il tuo basso ventre. Fottitene delle conseguenze dell'andar contro a delle stupide convenzioni sociali, l'età, la famiglia sua e tua. Pensa soltanto alle conseguenze dell'interpretar male quello che ti sta comunicando tutto il tuo corpo. Se fai uno sbaglio di queste proporzioni adesso potresti rimpiangerlo per sempre.-
Bianca era rimasta un attimo in silenzio, poi un piccolo sorriso le aveva illuminato il volto. -Grazie prof- ed era scivolata via dall'aula lasciandomi in dono un piccolo bacio sulla guancia e il suo profumo che mi ha accompagnato fino a cassa.
   
 
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