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Autore: TheIrishKiss    16/09/2016    0 recensioni
Chi decide se una cosa è giusta o sbagliata?
Ogni scelta porta delle conseguenze, ma chi può dire a priori se esse saranno buone oppure porteranno alla catastrofe?
Chi può dire se si sta davvero seguendo la strada giusta oppure si sta per finire dritti dritti sul fondo di un precipizio?
E poi, una volta presa questa consapevolezza, chi ci obbliga ad andare per il bene?
Il senso comune? Quello che pensa la gente? O quella famosa coscienza?
Siamo davvero destinati a seguire la massa come tante piccole pecore messe in fila indiana, che se per sbaglio tentano di cambiare rotta si ritrovano di fronte un cane rabbioso che le riporta subito in riga?
È questo il nostro unico destino?
Ma se fosse davvero così allora perché c'è gente che nonostante tutto decide di sbagliare, di buttarsi a capofitto nell'ignoto, di giocare con il fuoco con il rischio di ustionarsi la pelle?
No, non è così.
La verità è che alla fine
è d ognuno di noi che spetta la scelta finale.
Siamo noi a scegliere. Siamo a noi a decidere.
Noi e nessun altro.
Ora Viola lo sa, ora se ne rende conto.
In qualche modo aveva ragione lui.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Viola si sistema il corsetto dello stretto vestito nero, guardando la sua immagine riflessa nell'enorme specchio del bagno delle signore.

Scruta attentamente il suo viso, controlla che il trucco non si sia in qualche modo rovinato e si porta una mano a sistemarsi una ciocca dei lunghi capelli scuri che le incorniciano il viso, ricadendole sulle spalle.

Poi distoglie lo sguardo e raggiunge la porta per tornare ad immergersi nella caotica febbre che quella sera riempie i muri del “Division”.

Il locale è pieno.

Ci saranno almeno cinquanta persone che ballano appiccicate le une alle altre sulla pista da ballo e altrettante sedute ai divanetti e ai tavoli, intenti a ridere, parlare tra di loro e flirtare come se non ci fosse un domani.

Viola deve usare buona parte della sua forza per farsi largo tra la folla e raggiungere il bancone.

Si infila nell'unico spazio libero che riesce a vedere e alza gli occhi sul barista, che sembra voler fare tutto tranne accorgersi di lei.

Al quarto tentativo di ottenere la sua attenzione sta quasi per stufarsi ed arrendersi.

Distrattamente sposta lo sguardo e vede che di fianco a lei c'è un ragazzo.

Incrocia i suoi occhi solo per un istante e fa per concentrarsi su qualcos'altro quando all'improvviso lo sente pronunciare il suo nome.

- Viola? -.

Lei si volta a guardarlo sorpresa e lo vede sorridere.

Per un attimo non sa come reagire.

A quanto pare lui la conosce ma non riesce a capire perché.

Gli sorride, leggermente imbarazzata, e si ferma a guardarlo.

È alto, ha i capelli scuri e gli occhi neri che riflettono le luci del locale.

Ha l'impressione di averlo già visto da qualche parte ma non riesce proprio a ricordare dove.

Per fortuna lui lo capisce e scoppia in una piccola risata.

- Sono l'amico di Fabio..- dice - Ci siamo visti qualche volta, qualche mese fa, in un pub del centro..-.

- Ah, ma si certo! - esclama lei - Si, ora ricordo! Tu sei..-.

- Manuel -.

- Manuel.. giusto..-.

Lei sorride, ringraziandolo mentalmente per averle risparmiato un'altra figuraccia e si maledice per avere una memoria incredibilmente scadente.

Ora però di lui si ricorda bene.

Hanno passato un paio di serate insieme grazie a degli amici che entrambi hanno in comune.

Si ricorda che era un tipo simpatico, ma forse non aveva fatto caso che fosse così bello.

- È bello rivederti..- dice lui dopo aver passato su di lei una di quelle occhiate fatte per scrutarla in ogni sua minima parte - Ti posso offrire qualcosa? -.

- Si.. certo..-.

Lui le sorride ancora una volta per poi voltarsi verso il barista, che, questa volta, non ci mette né uno né due ad accorgersi di lui.

 

 

Viola non parla molto mentre Manuel l'accompagna a casa.

Si limita a sorridere alle sue battute, cercando di evitare di incastrarsi con il tacco alto tra le crepe delle vie del centro.

La notte è abbastanza fredda, ma non così tanto da farli rabbrividire all'interno dei vestiti leggeri che entrambi indossano.

Una debole mezzaluna sorride nel cielo attraversato da alcune nuvole scure.

Quando si rende conto di essere arrivata di fronte al suo portone, Viola si ferma e si volta a guardarlo.

Anche lui ora ha smesso di parlare.

La guarda con quella luce negli occhi che ha già da tempo imparato a riconoscere e lei non può fare a meno che sorridere, interiormente compiaciuta, osservando come la pelle del viso di lui risulti incredibilmente chiara e perfetta alla luce della luna.

Lo vede spostarsi lentamente, appoggiarsi con una mano nell'ultimo spazio di muro che rimane tra lei e il portone e mostrarle di nuovo il suo sorriso.

- Allora.. questa è casa tua..-.

- Già..-.

Lo guarda di nuovo negli occhi.

Sono incredibilmente scuri e in questo momento estremamente attraenti.

Ci vuole solo un altro attimo prima che lui decida di agire, svelto e sicuro di sé come forse non è mai stato.

Si impossessa della sua bocca con bramosia e allo stesso tempo con una dolcezza che Viola forse non si sarebbe aspettata.

Lei non fa resistenza, si lascia andare a ciò che era già stato deciso qualche ora, prima quando i loro occhi si erano casualmente incrociati.

Le mani calde di Manuel si posano salde sui suoi fianchi mentre le loro labbra non danno segno di volersi staccare.

Lentamente lui la trascina verso l'interno del portone.

La spinge con il proprio corpo contro la superficie dura e fredda del legno.

Viola ha solo qualche secondo per riprendere fiato quando lui si scosta dal suo viso per concentrarsi sul suo collo.

Sa perfettamente cosa succederà ma non ha intenzione di fare nulla per fermarlo.

Molte altre forse si farebbero dei problemi, ma lei no.

Ancora una volta agisce senza pensarci troppo, senza auto giudicarsi o imporsi inutili pudori.

La verità è che sa quello che sta per succedere, ed è proprio quello che vuole.

 

   
 
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