Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: ChiaraBJ    16/09/2016    3 recensioni
Kim Kruger affida un nuovo incarico a Semir e a Ben: insegneranno tecniche di sopravvivenza ad una classe di una scuola media in un campeggio ai piedi dell’altopiano dell’Eifel. Mentre stanno svolgendo questo insolito incarico, Livyana scompare. Nel cercare la ragazzina Ben incontrerà un uomo all’apparenza innocuo, purtroppo sarà l’inizio di un incubo…
Questa storia fa parte della serie ‘Legami speciali ed indissolubili’.
Consigliata, ma non indispensabile la lettura delle storie precedenti.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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Cattive compagnie
 
Il sole era ancora alto nel cielo, la luce filtrava attraverso i maestosi pini del bosco dove Ben e Mathilde Meisner da alcuni minuti stavano cercando Livyana.
“Livyana!” continuava a chiamare Ben sempre più spaventato e lo stesso faceva la donna procedendo dalla parte opposta.
Semir intanto aspettava al campo, se il socio e la preside non fossero tornati in compagnia della ragazzina nel giro di poco tempo, avrebbe subito allertato chi di dovere.
Il giovane ispettore sempre più agitato scostò quasi con furore alcune fronde che trovò alla fine di un piccolo sentiero e come per magia in una piccola radura riapparve Livyana.
“Ma…ma porca miseria Livy!” esclamò Ben nel vedere la ragazzina.
Subito l’abbracciò, più che altro per sincerarsi che la figura che aveva davanti fosse davvero lei e non un miraggio, poi letteralmente la scannerizzò da cima a fondo per vedere se fosse ferita o altro.
Infine dopo essersi sincerato delle sue condizioni, la sua ira non tardò ad arrivare.
“Si può sapere che ti è saltato in mente…accidenti a momenti mi veniva un colpo, allontanarti senza avvisare…”
Ben avrebbe voluto prenderla a sberle, ma in cuor suo era felicissimo di averla ritrovata sana e salva.
Stava comunque per continuare la ramanzina quando fu interrotto bruscamente dalla ragazzina.
“Vieni con me” quasi gli ordinò, sparendo di nuovo nella boscaglia.
“Livy…maledizione, ehi dove vai…” e al giovane non restò altro da fare che seguirla.
“Sbrigati Ben, c’è bisogno del tuo aiuto…” lo esortò vedendo che il giovane non procedeva veloce come voleva lei, quindi tirandolo per la maglia continuò “Dai muoviti…”
“Come? Chi ha bisogno? Cosa è tutta questa fretta?”
“Senti non c’è la facevo più a stare ferma ad ascoltare zio Semir…quelle cose me le hai insegnato tu”
“Cosa??? Mi stai dicendo che il bisogno di andare al bagno era una scusa per allontanarti…fare una passeggiata? Da sola poi…in mezzo al bosco…” Ben si stava decisamente arrabbiando.
Pochi istanti dopo davanti ai due comparve un uomo seduto per terra appoggiato con la schiena ad un albero.
“Ben ti presento Erik, ha diverse contusioni, una profonda ferita ad un braccio, sembra sotto shock…e direi che come minimo è disidratato…” disse con fare saccente la ragazzina.
“Direi che la bambina sa il fatto suo…” rispose l’uomo ansimando.
Ben si avvicinò e diede un’occhiata all’uomo che secondo lui doveva avere all’incirca una cinquantina d’anni.
“Mi sembra che abbia anche una slogatura alla spalla e un ginocchio gonfio…la ferita però non è così grave come dici tu” poi rivolgendosi all’uomo, domandò come si fosse ferito.
“Stavo facendo un’escursione, sono scivolato dal sentiero che sta lassù” e indicò un punto in alto “Fortunatamente le radici, gli alberi hanno attutito la caduta, ma ho perso il cellulare…non ho potuto chiamare aiuto”
“Uno come lei, anzi uno della sua età non dovrebbe fare escursioni…” disse seria Livyana.
“Livy…un po’ di comprensione suvvia” la bloccò Ben.
“Ti assicuro che se uscirò vivo da questo posto non ne farò più, o almeno non in posti così…pericolosi” rispose Erik.
“Non si preoccupi non sembra molto grave, ma sarà meglio chiamare i soccorsi, quella spalla e quel ginocchio avranno bisogno di essere visitati da un medico, ma prima di ogni cosa sarà meglio bloccare la spalla, vedere se ce la fa ad alzarsi e camminare fino al nostro ‘campo base’” lo informò Ben.
“Ben è un poliziotto, ha i canali preferenziali, non si preoccupi, i soccorsi arriveranno in men che non si dica” replicò seria e compiaciuta Livyana.
“Che fortuna…” rispose Erik.
“Bene ora vediamo come immobilizzare la spalla” disse Ben, pensando di usare la cintura dei jeans.
“Aspetta” lo anticipò la ragazzina “Prendi questo” porgendogli il foulard che portava al collo.
Il giovane fasciò la spalla dell’uomo e lo aiutò ad alzarsi, era molto alto e robusto.
Ben lo guardò “Caspita, c’è la fa a camminare da solo? Non penso di riuscire a sorreggerla”
“Sì penso di riuscire a camminare…ho solo preso una forte botta contro un albero rotolando giù dal sentiero”
“Ben ho trovato questo grosso bastone, gli servirà” Livyana si avvicinò ad Erik, ma l’uomo non lo prese.
Stava con il braccio sano rovistando tra le foglie.
“Cerca qualcosa?” chiese curiosa Livyana accanto ad Erik.
“Ora torniamo al campo base, gli altri saranno preoccupati” consigliò intanto Ben estraendo dalla tasca dei jeans il cellulare apprestandosi a telefonare.
Purtroppo nel medesimo istante successe qualcosa di imprevedibile che spiazzò sia lui che la piccola.

“Mi consegni subito il cellulare…” ordinò Erik impugnando la pistola che aveva nascosto tra le foglie pochi minuti prima dell’arrivo di Ben e Livyana.
“Ehi, ma…” Ben d’istinto alzò le braccia.
“Faccia come le dico…lo lanci ai miei piedi” poi rivolgendosi la ragazzina “Aprilo e getta la batteria da una parte e la SIM dall’altra.
Il poliziotto fece come gli aveva detto e altrettanto Livyana.
“Ha con se la pistola?” chiese Erik con un tono quasi feroce tornando a rivolgersi a Ben.
“No…”
“Alzi la camicia, mi faccia vedere, voi sbirri non ve ne separate mai”
“Non ho nessun’arma” ribadì Ben.
“Alzi la camicia o sparo a lei e poi alla mocciosa!”
Ben fece come gli aveva detto l’uomo.
“Si giri, voglio vedere se la porta dietro la schiena” ordinò Erik.
“Sono in vacanza, non porto armi” disse Ben eseguendo quello che gli aveva appena detto l’uomo.
“E adesso mi dica chi sono ‘gli altri’? In quanti siete…l’avverto non ho nulla da perdere, quindi non faccia l’eroe ed è meglio che mi dica ciò che voglio sapere e senza mentirmi”
“’Gli altri’ sono un gruppo di ragazzi” rispose Ben.
“Quanti adulti? Non penso che lei sia l’unico” domandò ancora l’uomo.
“In tutto siamo in tre”
“Ragazzini come lei? Quanti?” chiese ancora l’uomo.
“Quattordici tutti della sua età…senta lasci la ragazzina, prenda me come ostaggio…” negoziò Ben.
“Stia zitto!” intimò di nuovo Erik che si stava visibilmente alterando “Lei è pratico della zona?”
“Sì certo, conosco molto bene questi boschi”
“Bene allora lei sarà la mia guida” ribadì l’uomo “Ma prima sistemiamo gli altri”
“Senta loro non sanno niente, non…” ma Ben venne interrotto.
“Mi porti subito da loro, non voglio che sguinzaglino la forestale non vedendovi arrivare”
Ben si avviò quindi verso il campo base, dietro di lui Erik ed Livyana.

Intanto Mathilde Meisner era tornata al campo, e subito venne raggiunta da Semir.
“Non riesco a trovare la bambina chissà dove è…” la donna era sempre più preoccupata.
“Non ti preoccupare vedrai Ben la troverà, comunque adesso lo chiamo e…”
Semir non fece a tempo a finire la frase che dalla boscaglia vide uscire Ben con le mani alzate.
“Ehi socio, ma…” Ben interruppe subito il suo amico.
“Semir raggruppa tutti i ragazzi…abbiamo un problema…” disse con tono severo.
E dietro di lui apparve Erik che puntava la pistola contro Livyana.
Alla vista della pistola tutti i ragazzini si spaventarono.
Mathilde Meisner si mise davanti a loro come a proteggerli poi si rivolse all’uomo armato:
“Senta non so chi sia lei, ne cosa voglia da noi, ma qui ci sono dei ragazzini li sta spaventando e la prego lasci andare la ragazzina…”
“Stia zitta o le faccio saltare la testa ok?” ringhiò Erik, poi rivolgendosi ai due adulti chiese:
“Siete anche voi degli sbirri? Avete armi?”
“Solo io” rispose Semir e alzando la camicia continuò “E come vede non sono armato, quindi per l’amor del cielo lasci la ragazzina e se ne vada, lo vede quello? E’ il mezzo con cui siamo arrivati prenda le chiavi…avrà tutto il vantaggio che vorrà…”
“Basta! Mi state stancando” e adocchiando la casetta in legno alle spalle del gruppetto di ragazzini ordinò:
“Forza buttate a terra tutti i cellulari e non ditemi che non lo avete, tutti ormai possiedono un cellulare…poi entrerete all’interno del capanno”
Semir estrasse con calma il cellulare dalla tasca dei jeans e altrettanto fece Mathilde gettandoli ai piedi dell’uomo.
“Anche i ragazzini” ringhiò Erik.
“A loro è stato proibito di portarli” replicò decisa la donna.
“Non ci credo!”
L’uomo però non era convinto, e Mathilde notando l’espressione poco convinta dell’uomo decise di perquisire ad uno ad uno i ragazzini.
“Ecco e adesso la prego ci lasci stare…” negoziò di nuovo la donna.
“Non se ne parla nemmeno andate tutti dentro al capanno, svelti, ho già perso troppo tempo”
Anche Livyana fece per incamminarsi verso il capanno.
“Tu non vai da nessuna parte!” gli intimò l’uomo.
“La lasci andare” intimò Semir con un scatto brusco.
E alla vista di quella mossa quasi fulminea un colpo partì dalla pistola di Erik.

Fortunatamente il colpo si piantò sul tronco di un albero vicino al corpo di Semir.
Alcune schegge lo colpirono al viso, ferendolo ad una guancia.
“Papà! “
“Semir!”
“Zio Semir”
Urlarono quasi in contemporanea Aida, Ben e Livyana, mentre gli altri bambini si strinsero forte alla donna come per cercare protezione soffocando un urlo di puro terrore.
“Bastardo maledetto…” sibilò Ben tentando di avventarsi contro Erik, ma questa volta l’uomo non si fece sorprendere esplodendo un colpo che si fermò a pochi centimetri dai piedi di Ben.
“Fai un altro passo e il prossimo colpo sarà l’ultimo rumore che sentirai” gli intimò Erik “Adesso tu verrai con me, considerato che sei pratico della zona…devo arrivare in un posto e tu mi darai una mano”
“Okay, ma lascia qui la ragazzina, ti basto io…” propose nuovamente Ben.
“Non se ne parla nemmeno, la ragazzina verrà con noi, così ci penserai due volte prima di fare l’eroe…ma prima sistemiamo i tuoi amici. Coraggio, tutti dentro al capanno e alla svelta”
“La prego abbia un po’ di cuore, non ci sono finestre e nemmeno un po’ di luce” supplicò la donna.
“Non mi interessa” sibilò Erik senza un minimo di pietà.
“Ci lasci almeno una torcia elettrica” lo pregò ancora la donna “Guardi una è a pochi centimetri dai suoi piedi…ci lasci almeno quella”

Tutti i ragazzi, Mathilde Meisner e Semir entrarono dentro al capanno presente nel campeggio.
A Ben l’ingrato compito di chiudere la porta, ma prima di fare ciò, incrociò un’ultima volta gli occhi di Semir.
Ben con una semplice, ma intensa occhiata cercò di rassicurare il socio, Semir in quello sguardo vi lesse la solita determinazione del ragazzo.
Ben a modo suo gli stava dicendo di liberare i ragazzi, di cercare aiuto.
Livyana l’avrebbe protetta lui, come era solito fare.
Ma Ben?
Chi gli avrebbe coperto le spalle?
Semir stava ancora ‘comunicando’ col socio quando la porta davanti a lui si chiuse, interrompendo di fatto ogni comunicazione.
Mentre chiudeva la porta Ben valutò come avrebbe potuto Semir uscire da quel posto.
La porta aveva un’asse di legno scorrevole tenuta ferma da un grosso lucchetto, lui stesso non sarebbe riuscito a sfondarla, figuriamoci Semir.
Forse costruendo una specie di ariete, ma per quel che si ricordava non gli sembrava che all’interno ci fosse il necessario. L’unica speranza era che a Semir venisse in mente una di quelle ‘genialate’ stile McGyver.
“Prendi i cellulari, togli le batterie e dammele” gli ordinò Erik “Li lasceremo qui, così nessuno potrà rintracciarci e seguirci”
Ben ancora una volta fece come gli aveva detto l’uomo, gettò i due cellulari nello spiazzo davanti alle tende, consegnando le batterie a Erik, l’uomo le avrebbe portate con se o gettate in mezzo al bosco.

Fortunatamente attraverso le piccole fessure della parete all’interno del capanno filtrava un po’ di luce, ma l’aria?
Quanto avrebbero potuto resistere quattordici ragazzini e due adulti?
Ne sarebbe passata tanta da poter far sopravvivere tutti i presenti prima di riuscire ad uscire da quel posto?
Ben diede un ultimo sguardo al capanno, prese un piccolo zaino mettendoci dentro alcune bottigliette d’acqua.
“Forza muoviamoci” intimò Erik.
“I sentieri sono tre come vedi, da che parte…”
“Per dove siamo arrivati” ribatté l’uomo.
Ben si addentrò quindi nella boscaglia e dopo pochi passi fece finta di inciampare, strappando alcune rame come se cercasse un appiglio per non cadere.
“Guarda dove metti i piedi la prossima volta, razza di idiota! Se per caso ti rompi una gamba puoi stare certo che non avrai bisogno di un medico…” lo sfottè sarcastico l’uomo.
“Non mi sono accorto di una radice e ho la scarpa allacciata male…” ribatté prontamente Ben.
Il ragazzo quindi si accucciò slacciandosi e riallacciando la scarpa, ma nel contempo facendo dei segni sul sentiero. Per Erik sarebbero stati insignificanti se anche li avesse notai, ma magari per Semir…
Ben si alzò poi con Erik e Livyana si addentrò di nuovo tra i boschi dell’Eifel.
 
Angolino musicale: Riusciranno i nostri eroi ad uscire dal capanno? E che ne sarà di Ben e Livyana?
Bryan Adams: Everything I Do, I Do It For You (Ogni Cosa Che Faccio La Faccio Per Te)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=ZGoWtY_h4xo
Guardami negli occhi e vedrai cosa significhi per me Cerca nel tuo cuore cerca nella tua anima e quando mi trovi non cercherai più Non dirmi che non vale la pena tentare non puoi dirmi che non vale la pena morire tu sai che è vero che ogni cosa che io faccio la faccio per te…Non dirmi che non vale la pena lottare Non ti posso aiutare non c'è niente che voglio di più Si tu sai che è vero che ogni cosa che faccio la faccio per te…


 

 
  
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