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Autore: ChiaraBJ    11/09/2016    4 recensioni
Kim Kruger affida un nuovo incarico a Semir e a Ben: insegneranno tecniche di sopravvivenza ad una classe di una scuola media in un campeggio ai piedi dell’altopiano dell’Eifel. Mentre stanno svolgendo questo insolito incarico, Livyana scompare. Nel cercare la ragazzina Ben incontrerà un uomo all’apparenza innocuo, purtroppo sarà l’inizio di un incubo…
Questa storia fa parte della serie ‘Legami speciali ed indissolubili’.
Consigliata, ma non indispensabile la lettura delle storie precedenti.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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Scomparsa

“Questa storia del campeggio è peggio di una punizione” sbottò Ben, scendendo dall’auto sotto lo sguardo divertito di Semir che lo aveva riaccompagnato a casa alla fine del turno.
“Dai, pensa a quando lo sapranno Livyana ed Aida” replicò Semir, stampandosi in faccia un enorme sorriso “Coraggio vai a preparare l’occorrente, conoscendoti  ci vorrà un’eternità per preparare il tutto”
“Ehi guarda che quello che non ha mai fatto un campeggio negli ultimi dieci anni sei tu, non io…con tende e picchetti so cavarmela benissimo” rimbeccò il giovane.
“Sì come no, ci vediamo sabato mattina davanti alla scuola delle ragazze e mi raccomando non fare tardi”
“Ti ricordo che c’è pure Livyana, lei quando si mette è peggio di una sveglia…sarà già tanto se in questi giorni che la separano dalla partenza riuscirà a dormire per l’emozione …”

Finalmente arrivò sabato, era una stupenda giornata di sole e il gruppetto di quindici ragazzini era in attesa nel piazzale antistante alla scuola del pulmino che li avrebbe accompagnati al campeggio situato alle pendici dell’altopiano dell’Eifel.
Defilati alcuni genitori che li avevano accompagnati e, un po’ più in disparte, c’erano anche Ben e Semir.
L’attesa e l’eccitazione dei ragazzi cresceva man mano che passavano i minuti e in fondo anche quella dei due ispettori.
“Caspita per essere inizio estate è veramente caldo, fortuna che dove stiamo andando l’aria è fresca, io odio il caldo” sbuffò Ben togliendosi la camicia, restando con la sola canottiera.
“Lo spero davvero” continuò Semir sbottonando la camicia, altrimenti mi sparo…odio anche io il caldo, se penso che in tenda l’aria condizionata non c’è…”
“Non potresti mai spararti” replicò ironico Ben “A meno che…mica avrai portato l’artiglieria con te, vero?” chiese con fare accigliato Ben.
“Certo, lo sai che non me ne separo mai” confermò il socio.
“Ma dico io…Semir sei impossibile! Vuoi fare lo splendido e accendere il fuoco sparando ad un accendino?” 
Poi squadrandolo da cima a fondo continuò “Confessa tu non sei capace di accendere un fuoco con dei semplici bastoncini” gli disse sfregandosi le mani come se avesse in mano due legnetti.
“Sì che sono capace caro il mio ‘Qui, Quo, Qua’!” replicò a tono il piccolo ispettore “Anzi sarà bello vederti alle prese con i bastoncini…prenderanno fuoco prima le tue mani che le foglie…senza contare i ragazzini saccenti posizionati tutti dietro alle tue spalle che ti diranno che dovevi portarti dietro un accendino o dei cerini”
“E io da bravo ‘Gran Mogol’ tapperò loro la bocca, accendendolo in due secondi e senza aiutino” replicò mettendosi le mani nei fianchi, poi avvicinò il volto a quello dell’amico “In fin dei conti questo è o non è un corso di sopravvivenza? E comunque tornando alla tua pistola, l’averla portata, trovo la cosa un tantino pericolosa, se qualche ragazzino per gioco…”
“Non ti preoccupare troverò un posto sicuro. Te lo prometto, ne parlerò anche con la direttrice” lo rassicurò Semir.
Ben preferì non continuare il discorso, tanto sapeva che la pistola per Semir era come la chitarra per lui.
Una continuazione, in un certo senso, del proprio corpo.
Il ragazzo stava intavolando un’altra conversazione, quando con la coda dell’occhio vide arrivare la sagoma di un‘auto a lui molto familiare.

Kim Kruger scese dalla vettura e dopo aver dato un’occhiata ai ragazzi si avvicinò ai suoi due ispettori.
“Capo non ci dirà che viene anche lei?” chiese un po’ perplesso Ben.
“No, per carità, odio il campeggio e soprattutto non sopporterei…” il suo sguardo si posò sul gruppetto dei ragazzi e la cosa non sfuggì a due ispettori “Comunque” continuò la donna tornando a guardare i suoi collaboratori “Ho ritenuto doveroso presentarvi personalmente colei che vi farà compagnia, nonché la preside della scuola frequentata dalle vostre ragazze”
E nello stesso istante arrivò il pulmino che avrebbe portato la classe alle pendici dell’altopiano dell’Eifel.
Il mezzo si fermò, le porte si aprirono e dalla scaletta scese una donna che fece restare sia Ben che Semir a bocca aperta.
La donna si avvicinò al gruppetto dei ragazzi salutandoli uno ad uno, disse qualcosa ad ognuno di loro, dispensando sorrisi, consigli e raccomandazioni, salutò velocemente i genitori, poi con passo deciso si avvicinò ai due ispettori e al loro capo.
Era alta, di corporatura robusta, bionda e con stupendi occhi nocciola, quel genere di persone che, pur non essendo bellissime, non passano inosservate. Aveva passato da qualche anno la quarantina e non era sposata.
Tra le due donne ci fu un caloroso abbraccio.
Kim quasi sparì tra le braccia della donna, poi quando fu sciolto quell’affettuoso saluto il commissario presentò la donna ai due ispettori.
“Ispettori vi presento Mathilde Meisner”
La donna sfoderando un bellissimo sorriso porse la mano ai due uomini.
Una stretta vigorosa, salda, che trasmetteva un’aurea di sicurezza e benevolenza.
Il primo a presentarsi fu l’ispettore più anziano.
“Piacere, sono Semir Gerkhan” disse stringendo la mano della donna.
“Ben Jager” fece altrettanto l’ispettore più giovane.
“Considerato che trascorreremo del tempo assieme e che tra noi ci sarà stretta collaborazione, ritengo che potremmo darci del tu se per voi va bene” propose la donna guardando dritto negl’occhi l’ispettore più anziano.
 “Per me va bene…Ben?” chiese Semir non riuscendo a distogliere gli occhi dalla donna.
“Certo che sì” asserì Ben.
“Bene direi che dopo le presentazioni potremmo caricare i bagagli dei ragazzi e le ultime cose sul pulmino. Poi è doveroso che vi presenti ai genitori. Vedrete sarà un’avventura indimenticabile”

Il viaggio si svolse in tranquillità, Ben guidava mentre dietro di lui Semir e Mathilde Meisner conversavano amabilmente. Il ragazzo ogni tanto dava un’occhiata attraverso lo specchietto retrovisore ai ragazzini che stavano seduti composti sui sedili. Incrociò lo sguardo compiaciuto e adorante delle ‘sue’ ragazze e questo lo riempì di gioia. Pensandoci bene si ritrovò a pensare che sicuramente si sarebbe divertito e sarebbe stata davvero un’avventura indimenticabile.
“Ben” propose Semir al socio dopo un’ora di viaggio “Se vuoi ti do il cambio visto che siamo a metà strada, intanto tu potresti deliziarci con la chitarra che dici?”
“Sìììììì!!!” cinguettarono, dietro di lui, Livyana e Aida e il viaggio continuò tra le note e le canzoni di Ben.
Finalmente la comitiva arrivò al campeggio situato sotto le pendici dell’altopiano dell’Eifel.
Era un posto bellissimo, circondato da immensi boschi e in lontananza si sentiva il rumore di una cascata.
Un grande prato alla fine di una strada bianca sarebbe stato il campo base dell’allegra brigata.
Su un lato c’era una casetta in legno adibita a cambusa, mentre i bagni erano defilati, quasi a ridosso del bosco.
Semir scese dal pulmino respirando a grandi polmoni l’aria frizzantina.
“Che posto stupendo…meraviglioso” lo raggiunse Ben “Qui ci venivo da piccolo con mia madre e mia sorella, è pazzesco è restato tutto come allora…non credevo che ci avrei messo più piede troppi ricordi, ma sono felice di essere qui”
Semir diede una pacca sulle spalle al socio “Dai abbiamo del lavoro da fare”
“Agli ordini capo” rispose il ragazzo facendo sparire dal volto quell’alone di tristezza che non era sfuggito al suo migliore amico.
“Forza scendete tutti” ordinò Mathilde Meisner “I ragazzi aiuteranno gli ispettori a montare le tende, mentre le ragazze verranno con me, prepareremo l’occorrente per il pranzo e andremo in cerca di legna. Una volta allestito il campo ad ognuno sarà assegnato un posto così potrete preparare i sacchi a pelo per la notte”
Il resto della giornata fu impegnato quindi a montare le tende, a preparare il falò e tutto l’occorrente per il pranzo e la cena.
La notte poi trascorse tranquilla. Tutte le ragazzine dormirono in un’unica tenda con Mathilde Meisner, i restanti otto ragazzini invece con Ben e Semir in un’altra.

La mattina seguente, dopo colazione ci fu la prima lezione sulle tecniche di sopravvivenza.
Tutti i bambini furono fatti sedere su degli enormi tronchi messi a semicerchio, Semir in piedi davanti a loro stava iniziando la sua lezione quando prima ancora di cominciare fu interrotto da un ragazzino dai capelli rossi che sedeva vicino a Livyana.
“Ispettore…è vero che una volta un criminale che l’aveva presa in ostaggio ha sparato al suo collega che si è salvato grazie ad un cellulare che aveva in tasca che sembrava una mattonella?”
“Certo che sì” confermò il piccolo ispettore, ricordando bene quell’episodio.
Semir ebbe un brivido lungo la schiena: Ben quel giorno, se non fosse stato per quel cellulare, sarebbe morto sotto i suoi occhi. Semir aveva una pistola puntata alla testa, Ben preferì poggiare a terra l’arma, che rischiare la vita di socio. Il criminale, appena vide che il ragazzo aveva messo a terra l’arma, gli sparò senza un briciolo di pietà.
 “Wow” si sentì tra i ragazzini.
“E papà perché non ci racconti di quella volta che zio Ben è stato seppellito vivo?” chiese euforica Aida.
Semir guardò Ben.
Ancora oggi, anche se era passato qualche anno, quell’episodio creava al giovane qualche problema. Ben si svegliava di notte in preda agli incubi, urlando e madido di sudore. Fortunatamente dopo l’arrivo di Livyana questi episodi erano sempre più sporadici.
“Ma perché quando si tratta di raccontare l’episodio più spaventoso della nostra carriera viene sempre fuori di quella volta che mi hanno seppellito vivo?” domandò quasi seccato Ben.
“Beh devi ammettere che tra tutte le nostre avventure, se così si può dire, quella è stata la più spaventosa e non solo per te credimi, è stato un incubo anche per me” ribatté Semir “Ma ora passiamo alla nostra lezione, questo episodio lo racconteremo un’altra volta” poi rivolgendosi ai ragazzi chiese “Chi di voi sa dirmi come ci si orienta in mezzo ad un bosco? Come si fa a capire da che parte sta il nord?”
“Da quanto conosci Semir?” chiese Mathilde Meisner mentre. seduta sopra ad un tronco, con accanto Ben guardava estasiata Semir che spiegava ai ‘suoi’ ragazzi come orientarsi in mezzo ad un bosco.
“Ci siamo conosciuti più di cinque anni fa, entrambi venivamo da una…come dire brutta situazione” raccontò Ben guardando un punto oltre il bosco.
Mathilde lo guardò perplessa.
Il ragazzo la guardò, sorrise poi continuò il racconto tornando a guardare l’infinito. “Io avevo chiesto il trasferimento dall’LKA, lui invece aveva di nuovo perso un partner. All’inizio fu difficile, penso di poter dire che appena conosciuti ci stavamo decisamente antipatici, e non era perché avevamo un approccio diverso nelle indagini o nel modo di affrontare le cose. Forse entrambi avevamo bisogno di stare da soli dopo gli eventi che ci avevano personalmente coinvolti”
“Adesso sembrate fratelli, se non padre e figlio, lo si nota, anche se non me lo avesse detto Kim si vede che siete molto uniti. Sono sicura che ognuno ha cieca fiducia nell’altro”
“Sì e penso che ognuno di noi darebbe la vita per l’altro se servisse a salvarlo…e questo a volte mi spaventa. Io non ho famiglia, ma Semir…”
“Adesso hai una ragazzina a cui badare”
“Sì, hai ragione, ma se dovesse accadermi qualcosa so che posso contare su Semir, se accadesse invece qualcosa a lui…”
Il discorso si stava facendo decisamente serio, ma Mathilde era curiosa.
“Come siete diventati amici? A vedervi così sembra quasi impossibile, cosa cambiò, se posso chiedere”
“Fummo costretti a collaborare, c’è l’ho impose il commissario precedente a Kim Kruger. Dopo qualche dissapore iniziale, tra noi si creò una strana alchimia, un legame speciale…non saprei spiegarlo meglio…sta di fatto che alla fine della nostra prima missione diventammo colleghi e poi amici…veri amici”
“Sì e la conferma viene dai racconti delle vostre figlie…beh Livyana non lo è, ma è come se lo fosse…”
“Sì so cosa vuoi dire…” e Ben guardò la ‘sua’ ragazzina intenta a seguire le spiegazioni del socio.

Semir intanto continuava a spiegare la sua lezione.
“…quindi se doveste perdervi in mezzo ad un bosco sappiate che il muschio presente sui tronchi degli alberi segna sempre il nord e di notte la stella polare…”
Livyana si alzò avvicinandosi a Ben e alla signorina Meisner.
“Signorina Meisner posso andare in bagno?” chiese visibilmente imbarazzata la ragazzina.
“Certo” rispose con tenerezza la donna.
Ben si stava alzando per accompagnarla, ma la signora Meisner lo bloccò.
“Non preoccuparti Ben, i servizi sono qui dietro e poi devi rilassarti, Livyana è sveglia, intelligente, non girerà per i boschi, farà quello che deve fare e tornerà subito qui…lasciale un po’ di …autonomia”
Ben assecondò la signora Meisner, ma nel medesimo istante diede un’occhiata all’orologio: erano le 9 e 11 minuti.
Semir continuava a spiegare, mentre il ragazzo cominciava ad innervosirsi. Erano passati 15 minuti e Livyana non aveva ancora fatto ritorno.
“Vado a vedere io…” disse la donna, anticipando Ben.
Il giovane non rispose fece solo un leggero sorriso, aspettare non gli piaceva, specie se doveva attendere l’arrivo di Livyana.  
Mathilde Meisner ritornò dopo un paio di minuti tutta trafelata e con in viso un’espressione a dir poco sconvolta.
“Livyana…Livyana non è ai servizi…è tornata qui? Ditemi di sì…” quasi supplicò la direttrice.
Ben si sentì mancare il fiato, mentre Semir si avvicinò all’amico.
“Che è successo?”
“Livyana…è andata ai servizi, ma…” Ben non riuscì a finire la frase.
“Non può essere andata lontana…Semir dai un’occhiata ai ragazzi…io e Mathilde  conosciamo bene questi posti…andiamo a cercarla noi…rischieresti di perderti anche tu”
Mathilde e Ben quindi si inoltrarono nel bosco, ma in direzioni opposte.

Il ragazzo era sempre più teso man mano che passavano i minuti e più si inoltrava nel bosco, più la sua paura aumentava.
Nella sua testa cominciarono a materializzarsi i pensieri più spaventosi; Livyana caduta dentro qualche crepaccio, che tra l’altro in quella zona era sicuro che non ce ne  fossero, annegata in qualche laghetto, attaccata da qualche animale strano o peggio ancora sbranata. Se la immaginò anche in balia di qualche serial killer presente tra i boschi e per lui, che ne aveva viste tante quell’ipotesi, non gli sembrò così assurda.

Angolino musicale: che l’avventura abbia inizio…la canzone è spensierata…prima dell’incubo…
P.S. Trovo Mathilde adorabile…soprattutto quella ‘vera’, ma anche la ‘copia’ non scherza!!!
Alvaro Soler ‘Volar’(volare)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=x5SHQShUSSI
Oggi mi alzo senza pensieri Lascio tutto alle spalle e poi metto le mani all'aria, mi lancio a volare senza complicarmi la vita, a divertirmi e voglio di più è come voglio essere niente di più non un minuto da perdere. Volare con il vento E sentire che si ferma il tempo disegnare il momento e le nuvole continuano a perseguitarmi sapere cantare, divertirmi passeggiare per strada e voler volare con il vento E sentire che si ferma il tempo Lasciare il brutto, smettere di pensare cosa potrebbe essere stato e iniziare da subito a vedere che il futuro sta chiamando alla porta...
  
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