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Autore: Stella cadente    17/09/2016    7 recensioni
Hogwarts, 2048: dopo la Seconda Guerra Magica e una lunga ricostruzione, la Scuola di Magia e Stregoneria è di nuovo un luogo sicuro, dove gli studenti sono alle prese con incantesimi, duelli con compagni particolarmente odiosi, le loro amicizie e i loro amori – come qualunque giovane mago o strega.
Ma Hogwarts cova ancora dei segreti tra le sue mura; qualcosa di nascosto incombe di nuovo sul mondo magico e sulla scuola, per far tornare un conto in sospeso rimasto sepolto da anni...
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«Che cosa gli è successo?»
Il Preside sospirò.
«Anni fa, Black era Preside, ma... ben presto fu chiaro a tutti quale fosse la sua reale intenzione. Non voleva fortificare Hogwarts, bensì renderla più intollerante. Tutti noi insegnanti abbiamo temuto, finora, che tornasse. Io l’ho sconfitto ed esiliato, ed io l’ho privato di quello che era il suo posto. Un posto ambito, e soprattutto influente.»
[...]
«Ascoltami, Elsa» riprese, con tono cupo. «Fa’ attenzione, soprattutto al tuo potere. C’è bellezza in esso, ma anche un grande pericolo.»
Pausa.
«Ricorda», aggiunse, «la paura sarà tua nemica.»
Genere: Dark, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8.
 
 
«Elsa! Torna qui!»
Anna corse dietro alla sorella, ma lei sembrava essere sempre più veloce. Dietro alla sua sagoma diafana, ad ogni passo, delle lastre di ghiaccio si formavano sul pavimento.
«Ehi!»
Sentì una voce, ma non riuscì a riconoscerla; riuscì solo a capire che qualcun altro stava correndo dietro di lei. Anna non si curò di chi potesse essere: Elsa era troppo importante per potersi fermare.
«Elsa!» urlò più forte, ma l’unica reazione che suscitò nella gemella fu quella di correre ancora più forte. Sentì delle lacrime di tristezza e frustrazione affiorarle agli occhi e scivolarle silenziose lungo il viso tondo. Si rendeva conto a malapena di dove stesse andando, intorno a sé vedeva solo forme indistinte.
Aveva corso per tutto il sotterraneo e adesso si stava dirigendo verso la Foresta Proibita con dietro la sconosciuta – ed Elsa, che correva ancora, spargendo ghiaccio tutt’intorno.
«Elsa!»
Anna non ricordava neanche più per quante volte l’avesse chiamata, le sue corde vocali bruciavano come tizzoni accesi. Trasalì quando vide che sua sorella si stava addentrando nella foresta, come per rifugiarsi da qualcosa da cui neanche lei poteva scappare. Era spaventata, disperata. Lei lo vedeva bene.
E le sarebbe anche corsa dietro se non fosse stato per la sconosciuta, che la trattenne bruscamente.
«Lasciami!» urlò la Grifondoro. «Devo andare a cercare mia sorella!»
«Ehi, tigre, calmati un attimo» ribatté la voce. Una voce calda, eppure stranamente dura.
La ragazza guardò finalmente in faccia la sua interlocutrice: capelli castani, viso a cuore dai lineamenti stranieri, occhi viola.
«Tu non sei...»
«Megara Greek, sì» la interruppe la ragazza con il suo tono duro. «Ti sorprende così tanto che io sia qui?»
«Beh, ecco, io, insomma voglio dire, tu sei...» Anna si ritrovò a balbettare, in preda alla rabbia.
«Serpeverde, amica di Melicent Somber ed Eris Goddess. E quindi?»
«Non dovresti essere con le tue amiche alla festa?» fece la Grifondoro, per tutta risposta.
«Già, ma per motivi che non ti riguardano non sono più lì.» Megara – sebbene avesse detto una frase non esattamente simpatica – aveva assunto un tono improvvisamente malinconico, che lasciò Anna sorpresa.
«Perché hai corso insieme a me  dietro a...» quanta fatica le sarebbe costata pronunciare quel nome senza piangere?
«Ad Elsa Arendelle?»
La ragazza annuì, cercando di ingoiare quel groppo che le si era formato in gola.
Megara tirò un breve sospiro e la guardò.
«Perché vedevo che aveva bisogno di aiuto.»
Sulle due calò il silenzio, poi la Serpeverde lo interruppe di nuovo.
«Che cosa le è successo? E da dove veniva tutto quel ghiaccio?»
Anna, per un momento, non ebbe il coraggio di rispondere, poi disse:
«Da lei. Io... non so cosa sia successo» rivelò, con un filo di voce. «È stata tutta colpa mia» concluse poi, coprendosi il viso con le mani in un gesto disperato.
«Beh, ma a tutto c’è rimedio, no?» 
Tolse le mani dagli occhi e guardò la ragazza, che la ricambiava comprensiva. Anna si sentì stranamente riconoscente; non che avesse mai avuto pregiudizi sui Serpeverde – del resto, non sarebbe stata la fidanzata di Hans altrimenti – ma quella Megara non le piaceva. Era l’amica di Eris, quella che aveva mandato Merida in infermeria. Ne aveva sempre dedotto che non potesse essere più affidabile di lei, eppure non sembrava di certo come le altre due ragazze che frequentava. Sembrava più... sincera, ecco.
«Non dirò niente a nessuno di tutto questo, se è quello che stai pensando» le promise la ragazza.  Finalmente, le labbra di Anna si incurvarono leggermente all’insù.
«Grazie.»
Megara sorrise.
«Non c’è di che, ragazzina
Era strana, quella situazione, ma la cosa più strana era che non si sentiva affatto a disagio. Sapeva che Megara l’avrebbe aiutata, glielo leggeva negli occhi.
E lei avrebbe fatto di tutto per trovare sua sorella, ne era certa.
 
 
*
 
 
 
Elsa sapeva di avere ormai il viso mezzo sfregiato dai rami che aveva incontrato correndo, ma non le importava. Voleva fuggire dal ghiaccio che però sembrava rincorrerla, attaccarsi addosso a lei come una malattia da cui non sarebbe più potuta guarire.
E poi c’era Anna.
Anna...
Anna che aveva lasciato indietro sempre, Anna che c’era – che ci sarebbe stata – e che lei invece aveva evitato crudelmente per due anni.
Le lacrime le rotolavano sul viso una dietro l’altra, andando a bruciare nei graffi che aveva sulle guance. Al suo passaggio, vedeva che la terra si ricopriva di un sottile strato di brina.
Non si sarebbe mai perdonata per tutto il male che aveva fatto a sua sorella, nemmeno con la consapevolezza di averlo fatto perché stesse bene.
Elsa, aspetta!
La sua voce che la chiamava la tormentava.
Elsa!
«Basta!» urlò all’improvviso, fermandosi.
Solo il silenzio le rispose. Aveva sorpassato il platano picchiatore, addentrandosi nella foresta: adesso c’era solo il buio attorno a lei, interrotto dalla flebile luce lunare che passava tra i rami degli alberi. Il panico la invase; era sperduta nel nulla, completamente sola, prigioniera delle sue stesse paure.
Si voltò di scatto con un grido soffocato quando del ghiaccio freddo cominciò a camminare veloce sulla corteccia degli alberi della foresta, circondandola.
Elsa sentì la rabbia affiorarle fino alla punta delle dita; come in un film, nel suo cervello saettarono veloci le immagini di quello che era stata fino a quel momento: la paura iniziale di Hogwarts, il segreto che da sempre si portava dietro, le parole misteriose del Cappello Parlante che aveva sentito nella testa...
E poi c’era stata la rivelazione ad Anna, i giochi con sua sorella, e quel maledetto incidente che aveva rovinato tutto e che, da ragazza che voleva semplicemente aggiungere colore al mondo, l’aveva fatta diventare un’ombra.
Non voglio più essere un’ombra.
Di quello che successe dopo non se ne rese neanche conto.
Un fiotto di ghiaccio partì rabbioso dalla sua mano e andò a colpire un albero, che crollò a terra; un altro colpì una roccia, un altro ancora una pianta.
In breve tempo, Elsa si ritrovò in una tempesta di neve che lei stessa aveva creato. Il potere le affluiva alle mani, sentiva la sua energia propagarsi in tutto il corpo e si sentiva viva. Si sentiva bene, anche se sapeva che sarebbe sempre stata sola, anche se sapeva di essere un problema.
Stava bene, in quel tripudio azzurro di freddo, che le vorticava intorno come una moltitudine di pezzi di cristallo.
Non sapeva che qualcuno, da lontano, la stava guardando.
 

 
*
 
 
 «Ehi. Ehi, Quentin!»
In infermeria, Merida Dunbroch scuoteva Quentin Cloche in maniera poco carina con il braccio buono, come per svegliarlo.
In risposta ricevette un mugolio sommesso, seguito da un: «Che c’è?» detto con voce impastata.
La ragazza si passò una mano tra i ribelli ricci rossi, poi disse:
«Non riesco a dormire.»
«Provaci» fece lui, addolcendo la voce.
«Ma sono ore che mi giro continuamente nel letto. È l’alba!» esclamò lei.
«Shh, piano!» sussurrò il Tassorosso, stizzito. «Ti ricordo che io, invece, stavo dormendo.»
«Giusto, scusa.»
Silenzio.
«Come mai non riesci a dormire?» chiese, girandosi verso di lei. «Sei emozionata perché da domani possiamo riprendere le lezioni normalmente?» scherzò, con una risatina.
Sul volto roseo di Merida apparve un sorriso contento, ma poi tornò subito seria.
«Non lo so» disse. «Sento che è successo qualcosa. Fidati, me lo sento.»
«Bah» si limitò a dire il ragazzo.
«No, davvero. C’è qualcosa che non va, stasera.»
Quentin stava cominciando a pensare che quella ragazza fosse sul serio una pazza da legare quando, come per confermare le sue parole, si sentirono passi lungo il corridoio.
«È solo che...»
«Arriva qualcuno» saltò su, interrompendola. Non potevano sentirli: avrebbero dovuto dormire, in quel momento, e Merida aveva sempre un tono di voce così alto che si sarebbe sentita da chilometri.
La Grifondoro si lasciò cadere di colpo sul lettino facendo comunque un gran chiasso e Quentin si ritrovò a sperare che nessuno l’avesse notata.
Fu così, evidentemente, perché sentì la voce della professoressa Fairy che diceva, preoccupata:
«Professor Merman, che cosa ne pensa di quello che è successo?»
Silenzio.
«Qualcuno ha fato un incantesimo, un arresto momentum. Tutti i ragazzi sono intrappolati in quello che stavano facendo, nella Sala Comune di Serpeverde. Un lampo azzurro ha squarciato il cielo, stanotte, e nessuno sa che cosa sia.»
«Io sì.» La voce di Merman rispose con un tono stranamente pacato, e a seguire vi fu solo il silenzio.
«Elsa Arendelle. È stata lei a fare tutto questo» aggiunse poi, grave.
Merida lo guardò con gli occhi celesti spalancati, facendo un verso sorpreso.
«Ho parlato, poco fa, con la sorella Anna e una ragazza di Serpeverde, Megara Greek. Mi hanno detto di quello che è successo.»
«E la ragazza, Elsa?»
«È fuggita nella foresta.»
«Che dobbiamo fare al riguardo?»
«Andare a prenderla» fece Merman, deciso. «C’è rischio che qualcuno l’abbia vista. Qualcuno che non dovrebbe mai e poi mai avvicinarsi a lei.»
Per un momento la Fairy non disse nulla. Quentin riusciva quasi ad immaginarsi la sua espressione preoccupata, smarrita; poi si sentirono dei passi che si allontanavano – probabilmente il Preside e la Professoressa erano andati via, perché non si sentiva più alcun rumore.
Di tutta quella storia non aveva afferrato niente; sperava che le parole dei due insegnanti gli dessero chiarimenti, invece gli avevano confuso ulteriormente le idee.
Si riscosse quando sentì la voce decisa e acuta di Merida.
«Dobbiamo andare anche noi, Quentin.»
«Cosa?» fece lui. «E perché?»
«Io lo avevo detto che sarebbe successo qualcosa» continuò, come se non lo avesse neanche sentito.
«Merida» la chiamò. «Perché dovremmo immischiarci in affari che non sono nostri?»
«Elsa è la sorella di Anna, e Anna è mia amica. Quindi i suoi problemi sono anche i miei» ribatté la Grifondoro. «E poi voglio saperne di più. Ho come la sensazione che questa cosa finirà col riguardare tutta la scuola.»
«Quindi noi dovremmo cercare Elsa di nascosto solo perché tu vuoi saperne di più? Ma hai idea della situazione in cui potremmo metterci?» Quentin non poteva credere alle sue orecchie. In che guaio lo stava facendo cacciare Merida?
«Sì» replicò la ragazza, spavalda. «Ma non ho paura. E poi te l’ho detto: sento che sarà una questione che coinvolgerà tutti quanti.»
«No» disse il Tassorosso, sforzandosi di sembrare inflessibile. «Mi rifiuto.»
«Quentin, ti prego!»
«No, Merida. Siamo diventati amici ultimamente, ma questo non significa che io debba buttarmi a capofitto con te in tutto quello che vorresti fare. E poi non sarebbe male se ogni tanto tu fossi un po’ più... prudente, ecco.»
«Proprio perché sei un mio amico dovresti mostrarmi solidarietà, sai?» fece lei. «E io, invece, penso che ogni tanto non ti farebbe male un po’ di avventura.»
Quella frase fece zittire Quentin, che si limitò a guardarla.
E dopo ci fu il colpo di grazia.
«Esmeralda sarebbe fiera di te, se tu accettassi di fare una cosa simile. Si unirebbe anche lei... se solo potesse.»
Qualcuno ha fato un incantesimo, un arresto momentum. Tutti i ragazzi sono intrappolati in quello che stavano facendo, nella Sala Comune di Serpeverde.
Il Tassorosso sospirò.
«D’accordo. Come pensi di fare?»
Le labbra di Merida si incurvarono in un sorriso furbo.
«Questa mattina noi abbiamo lezione con Serpeverde. Parlerò con Anna e Megara e mi farò dire qualcosa. Poi ti farò sapere.»
«Sei sicura che funzionerà?»
Negli occhi celesti della Grifondoro luccicò un lampo di determinazione.
«Certo. E se non funziona, vorrà dire che la faremo funzionare noi.»
 
 
 
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Ciao a tutti
...e scusatemi per il ritardo con cui mi presento, ma l'inizio della scuola mi ha distrutta :(
 Parlando di cose serie, penso che questo capitolo rappresenti decisamente una svolta per Anna e soprattutto Elsa. Ritroviamo riferimenti al film originale, diciamo. Spero che vi sia piaciuto; vedrete inoltre che Megara avrà un ruolo molto importante, in questo.
Come sempre – come avevo detto anche all’inizio di Paris – non so dove andrà a finire questa storia. Anche stavolta sono alle prese con un esperimento, con una nuova avventura che non so proprio dove mi porterà.  È un po’ un salto nel vuoto, ma mi piace. Il mondo in cui mi sono immersa è magico, proprio quello di Hogwarts, con i suoi incantesimi e le sue magie. Mi sembra di essere lì, ed è fantastico. Secondo voi adesso cosa succederà?
 
Grazie per le vostre recensioni, siete fantastici.
Alla prossima,
Stella cadente


 



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