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Autore: Io_amo_Freezer    18/09/2016    1 recensioni
Quattro ragazzi che non si sono mai conosciuti ma con un legame forte nel petto si incontreranno al college. Tra problemi, misteri e studio riusciranno a scoprire qual è la vera ragione di quel legame?
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chitarra
Sbatté la porta con forza, rischiando anche di incrinarla, ma non era un suo problema, non più almeno. Digrignò i denti, prendendo la valigia e mettendoci dentro tutti suoi indumenti, compreso la sveglia incrinata e mezza distrutta ma che, imperterrita continuava a funzionare fracassandogli i timpani ogni mattina. La ficcò dentro, chiudendo le ante dell'armadio gialle, osservandosi intorno alla ricerca di qualcosa che potesse essersi scordato, ma, per fortuna la sua roba era dove doveva essere. Così si diresse in bagno, aprendo la porta rimase pietrificato nel constatare che fosse tutta ricoperta di sangue. Rabbrividì a quella vista, strizzando gli occhi e serrando i pugni. Se era successo tutto quello, la colpa era, in parte sua. Se non si fosse lasciato controllare dalla rabbia, quella sera.. Lo aveva ferito, lo aveva insultato. Si portò una mano tra i capelli, stringendo alcune ciocche, e continuando a tenere lo sguardo basso verso quella scena così raccapricciante, ma, prendendo un profondo respiro, iniziò a pulire. Non poteva lasciare il bagno in quello stato, ed era una fortuna che nessuno fosse venuto a controllarli, o sarebbero stati nei guai. Strizzò il panno impregnato di sangue, iniziando a lavorare. A pulire non era stato molto bravo, figurarsi a tirar via le tracce di sangue, ma c'era una prima volta per tutto. Passò lo straccio per terra, pulendo energicamente in modo che non rimanesse tracia di quell'esperienza così cruenta. E dire che non avrebbe mai pensato che un ragazzino solare come lui potesse compiere un gesto tanto scellerato. Si passò un braccio sulla fronte, asciugandosi le piccole gocce di sudore prima di cominciare a pulire le mattonelle sulla parete. Incredibile come il sangue fosse schizzato fino a quel punto, così in alto. Gettò uno sguardo alle piastrelle azzurre a terra che aveva appena finito di pulire; limpide e luminose che risplendevano di luce, in contrasto con quello di cui erano state protagoniste la sera scorsa. Sbuffò, alzandosi in piedi appena ebbe terminato anche quello, ma ora doveva pulire lo specchio ed il lavello. Il suo sguardo si soffermò, però sul borsellino, bianco e nero, a strisce, di Mikey, lasciato impudentemente a terra, in un'angolo dove si era dimenticato di passare, ma dove, contrariamente a ciò che si aspettava, non risiedeva nessuna macchia. E dove aveva scagliato i nunjaku sottratti precedentemente a Mikey quella sera stessa, troppo scosso dalla visuale a cui era stato sottoposto. I ricordi tornarono in un botto; lui che sorrideva, felice del gesto che stava compiendo, mentre le lacrime scorrevano sul suo volto, in contrasto con la sensazione di prima. Sembrava così sereno, ma, tutto quel sangue impediva veramente di crederci. Era rimasto così shockato. Non poteva credere che stesse per farla finita, mentre Leo e Donnie si erano precipitati su di lui con l'intenzione di fermarlo, urlandogli contro per farlo riprendere, ma lui non li sentiva, così si era ripreso ed era intervenuto, prendendogli l'arma dalle mani e che ora risiedeva a pochi passi da lui, dentro al lavandino. Era riuscito a fermarlo, ma lui non voleva essere fermato, bensì desiderava davvero uccidersi. In parte capiva le sue sensazioni. Si sentiva perso, e, da ciò che aveva affermato non aveva nessuno. Proprio come lui. Chinò il capo malinconicamente, iniziando a pulire frenetico quelle chiazze di sangue secco, cercando di sbrigarsi, nonostante il tempo stesse passando con una lentezza estrema. Appena terminò di lavare lo specchio, la sua attenzione venne dedicata totalmente alla forbice, l'arma da cui tutto aveva avuto inizio. E, non poté non chiedersi quante volte quell'arma avesse collaborato nel lavoro di Mikey per distruggerlo, sempre di più, pezzo per pezzo. Gettò uno sguardo indietro, raccogliendo il borsello da terra e ficcandoci dentro la forbice, ma poi, con una smorfia decise di rimuoverla per sempre dalla vita di Mikey. Aveva convissuto troppo con quel fardello, adesso lui, loro lo avrebbero aiutato ad alleggerirlo, e a farlo scomparire nel nulla per sempre. Gettò la forbice dentro al suo, di borsello, verde, certo che sarebbe stato più al sicuro lì, prima di metterli, entrambi nelle rispettive borse. Un fatto positivo era che Mikey non aveva disfatto le valige. Sì mise le due borse in spalle e studiò la stanza un'ultima volta, come se una sensazione impellente gli dicesse che avesse tralasciato qualcosa, ma non capiva cosa. Osservò ogni millimetro di quel perimetro, fermandosi sul letto di Mikey, ma lì aveva già preso tutto. Così, sollevato anche se in parte, si diresse alla porta, con entrambe le chiavi dell'appartamento in mano. Doveva consegnarle a chi di diritto, e poi sarebbe dovuto tornare a casa di Donnie che per un breve periodo sarebbe stata anche sua. Doveva chiedere scusa a Mikey, era deciso. Dannandosi ancora una volta di aver lasciato alla rabbia il controllo, sbuffò. In quello stato, in quegli attimi in cui, Michelangelo avrebbe solo voluto delle rassicurazioni, lui gli aveva sputato in faccia che voleva vederlo morto, e per quello non si sarebbe mai perdonato. Mikey aveva sofferto, forse, anzi, sicuramente più di lui, non avrebbe dovuto giudicarlo così in fretta, infondo, non conosceva la sua storia. Ad un tratto il suo sguardo cadde sul fondo del letto di Michelangelo, dove intravedeva una sagoma nera. Alzò un sopracciglio, inclinando il capo da una lato, cercando di capire meglio cosa fosse. Non riuscendo ad identificare quella forma, abbandonando sulla soglia le borse si avvicinò al letto per capire meglio. Si piegò sulle ginocchia, mettendosi a carponi e inclinando di nuovo il capo, osservando quella che, all'apparenza era una borsa a forma di chitarra. Alzò un sopracciglio confuso, allungando la mano verso di essa per poi tirarla verso di lui. La pulì da i residui di polvere che si erano incanalati sopra, mentre la scritta grande, in corsivo di Mikey, colorata di un bel arancione brillante capeggiava su di essa. La curiosità vinse su di lui, e così, anche se non doveva aprì la cerniera, ripercorrendo la forma di quella borsa scura e, all'apparenza resistente. Aprendola ne riscoprì quella che, in effetti era una chitarra elettrica, rossa fiammante con alcune striature bianche. Sorrise, prendendola in mano, felice che Mikey avesse una passione della musica fino a tal punto di avere una chitarra tutta sua, con incise, dietro il suo nome per intero. La rimise dentro, richiudendola e mettendosi la borsa a taccola, riprendendo anche le altre due e uscendo con la convinzione che, sì, ora aveva preso tutto.

Tornò all'attuale palazzina che lo avrebbe ospitato, arrivando in sincronia con Raph che lo fissò di sottecchi prima di dirigersi dentro, mentre lui si apprestava a scrivere il numero sul suo Iphone 6, grigio con la cover azzurra dove era impressa un'anagramma giapponese che rappresentava la famiglia. Salì veloce le scale, giungendo al secondo piano, dove la porta era stata lasciata aperta da Raphael. La chiuse, raggiungendolo in soggiorno dove aveva adagiato, sul divano le tre valige.
-Ben tornati, com'è andata?- domandò Donnie, arrivando dalla camera di Mikey, stropicciandosi un'occhio impastato dal sonno, mentre sbadigliò, portandosi una mano alla bocca
-Diciamo bene. Ho il numero.- esclamò con un mezzo sorriso, sedendosi sulla poltrona bianca, mentre Raph andò nell'immensa cucina, che era collegata con il soggiorno, separata solo da un piccolo muretto. -Noto che hai dormito.- sorrise soddisfatto della scelta del genio di riposare, mentre venne ricambiato dal suddetto che si sedette sul divano, facendosi posto tra le valige
-Certo che questa è una palazzina a tutti gli effetti. Chi ci abita sotto e sopra?- commentò Raphael, prendendo una lattina di birra prima di tornare da loro e adagiarsi sul divano
-Nessuno. Sono solo io.- rispose tranquillo, mentre loro lo osservarono perplessi -Beh, mio padre ha preferito che comprassi una casa abbastanza grande e senza vicini che potessero interrompere i miei studi.. Comunque Mikey si è ristabilito quasi del tutto. Potrebbe svegliarsi presto, spero.- sussurrò l'ultima parola, mentre gettò uno sguardo alle sue converse nere con le strisce verticali bianche. Sentì Leo sospirare ed alzò lo sguardo verso di lui, guardandolo con sconforto, prima di gettare lo sguardo al suo fianco dove risiedeva una borsa a sagoma di chitarra. Alzò un sopracciglio, osservando confuso il rosso che gli rivolse il medesimo sguardo.
-Suoni la chitarra? Non l'avevo mai notata nel tuo appartamento.- domandò non credendolo capace, ma, infondo non credeva capace nemmeno che Mikey fosse un'autolesionista, quindi.
-No. Appartiene a Mikey, era nascosta sotto al letto. E' una fortuna che me ne sia accorto.- rispose, appoggiando la testa allo schienale dopo aver adagiato la lattina sopra il tavolino
-Mhm.. Ora che ci penso, vi ricordate la canzone che aveva cantato prima che gli facessimo lo scherzo? Quando siamo tornati dal party?- chiese malinconico, Leo, osservando il telefono che aveva in mano. Una sensazione gli diceva che non dovesse farlo, ma non poteva non avvisare i genitori di Mikey.
-Ti riferisci alle parole che aveva usato? Non ci avevo dato molta importanza, ma ora, vorrei averlo fatto, averci dato il giusto peso. Così, forse questo non sarebbe successo..- commentò piano, mentre il ritornello di quella canzone gli rimbombava in testa
-Adesso muoviti, però. Chiamali!- ruggì Raph, seccato di attendere oltre, prima di dire, con calma -E metti il viva voce.- lo osservò annuire piano, mandandogli un'occhiataccia per farli capire che c'è l'avesse ancora con lui per il suo comportamento con Michelangelo prima di finire di comporre il numero. Fece segno ai due di stare in silenzio, mentre il suono di qualcuno che alzava la cornetta si fece sentire. 
-Pronto? E' il signor Night?- domandò serio, giocherellando con le dita della mano libera sulla coscia del jeans scuro, nervoso di dover parlare con un adulto di una situazione del genere, ma la risposta che ne ricevette sorprese molto tutti, in quella stanza.
-No, mi spiace. Credo abbia sbagliato numero.- proclamò seccato, stava per riagganciare ma Leonardo lo fermò in tempo, porgendogli un'altra domanda
-Lei non è il padre di Michelangelo? Un ragazzo biondo, con le lentiggini e gli occhi azzurri come il cielo?- attese qualche minuto, ascoltando l'uomo sbuffare scocciato, mentre serrava la mascella, quasi innervosito di essere stato interrotto durante la sua giornata, forse, di relax.
-Sì, e con ciò?- rispose brusco, in'attesa di arrivare al punto
-Beh, ecco.. Noi ora ci troviamo al college, e lui, essendo diplomato è venuto a studiare qui, ma ha.. Come posso dire? Sì, insomma ha provato ad uccidersi.- disse, cercando di essere il più delicato possibile, mentre Raph e Donnie sussultarono increduli. Aveva mentito anche riguardo al suo cognome, come potevano credere più alle sue parole? Se mai si fosse destato da quel sonno interminabile.
-Diplomato? Quella nullità?- lo sentirono ridere di gusto e a crepapelle e rimasero shockati di come avesse avuto il coraggio di definirlo. Appena si riprese, tossì un'attimo, continuando a parlargli, come se fosse da routine -Mi spiace che vi abbia dato problemi. Ora, se mi dite dove e quando, cercherò di venire a prenderlo al più presto.- disse annoiato, e questo atteggiamento infuriò molto Raph che ruggì scontroso. Non gli interessava sapere come stava? Solo, gli dispiaceva che gli avesse dato problemi. Certo, come se fosse il fattore più fondamentale al momento. Quasi gli ricordava il suo, di padre, ma il suo era perfino molto migliore, almeno.
-Beh, c'è solo un College qui a New York.. La via della casa comunque è..- disse piano, Leo, troppo sconvolto dal comportamento di quel, cosiddetto padre, mentre osservò Donnie, rimasto a bocca aperta. Quel padre era così calmo e tranquillo dopo aver scoperto che suo figlio avesse tentato il suicidio. Si riprese di colpo, guardando confuso l'azzurro che, con lo sguardo lo invogliava a dargli l'indirizzo. 
-Giusto.- affermò veloce, porgendogli un foglietto dove vi era scritto la via principale. L'azzurro lo ringraziò con lo sguardo, prima di tornare a parlare con l'uomo, scusandosi per l'attesa, dettandogli l'esatto indirizzo. Storse il naso nel sentirlo sospirare, uno pesante e stanco, mentre commentò:
-Così lontano? Va beh.. Se proprio devo. Ci vediamo tra quanto mi sarà possibile.- disse  secco, mettendo giù velocemente, di scatto, come troppo voglioso di terminare quella telefonata indiscreta e, a parer suo, interminabile. 
-Siete sicuri che sia stata la scelta più giusta?- domandò alla fine l'azzurro, posando il telefono sul tavolino, ma non ebbe il tempo di appoggiarlo che squillò immediatamente, indicando un numero con la scritta comparente del nome "Mayumi Cat". Non capì, fin quanto non si ricordò che Gwen gli avesse dato tutti i numeri delle ragazze, così si affrettò a rispondere.
-Ehi!- salutò cordiale, mentre i due ragazzi lo osservarono con un sopracciglio alzato, incuriositi dalla chiamata -Sì, sta bene. Non si è ancora svegliato, ma, secondo Donnie è stabile. Non devi preoccuparti, ve lo avevo già detto che vi avrei tenuto informate, no?- disse, con un mezzo sorriso sul volto, mentre osservava il pavimento di parquet di legno
-Sbaglio, o se non avessi chiamato io tu non mi avresti mai telefonato?- si lamentò ella, ruggendo nervosa, prima di riattaccare dopo un "ciao!" secco ed uno sbuffo indignato.
-Chi era?- domandò allora, Raph, osservandolo adagiare il cellulare, piano, sul tavolino, mentre incrociò le braccia al petto.
-Era Cat e le altre, volevano sapere come stava Mikey.- sussurrò cupo, gettando uno sguardo alla stanza buia del diretto interessato, dove la porta era stata lasciata aperta per ogni evenienza prima di osservare schietto il rosso, assottigliando lo sguardo con gli occhi blu mare che brillavano furiosi.
-Hai i loro numeri?- domandò incredulo, il viola, scattando in piedi velocemente, e facendolo sobbalzare, mentre si diresse chissà dove tornando immediatamente con il proprio telefono in mano, dalla cover viola scuro con impressi degli adesivi di oggetti scientifici, come ampolle e filale.
-Sì, e con ciò?- chiese incredulo, alzando un sopracciglio, non capendo dove volesse andare a parare, troppo stanco, mentre Donnie gli rivolse uno sguardo di sufficienza
-Secondo te? Me li salvo, no?- esclamò come se fosse la cosa più ovvia, e, infetti, era vero. Prendendo il telefono dell'azzurro che si appoggiò di botto contro lo schienale, sprofondando nella poltrona e lasciandolo fare, iniziò a smanettare sulla rubrica, rovistando tra i vari numeri fino ad arrivare all'obbiettivo principale, mentre anche Raph lo imitò.
-A te piace Gwen, non è così?- gli domandò con un ghigno stampato in volto, dandogli una lieve gomitata, visto che, le valige le avevano adagiate per terra. Lui grugnì in risposta, osservandolo minaccioso, arrossendo lievemente prima di alzarsi seccato, dopo aver salvato tutti i numeri e recarsi a controllare Michelangelo, con le sue valige in mano, sperando si risvegliasse al più presto.
-Dove vai?- ruggì Leonardo, alzandosi subito e mettendosi dinanzi alla sua strada, guardandolo minaccioso -Non ti permetterò di avvicinarti a lui, non dopo ciò che gli hai fatto e detto.- affermò deciso e seccato, poggiando una mano sul petto muscolo di Raph per frenare la sua camminata, che non tentennò, lasciando, però, tremolare un sopracciglio, furioso da quella pretesa inappropriata.
-Tu non puoi dirmi cosa fare.- sbuffò, lasciando cadere, con un tonfo, le valigie a terra. Stringendo i pugni, mentre rivolse all'azzurro uno sguardo minaccioso non poté fare a meno di ringhiare, lasciando alla rabbia, di nuovo il controllo.
-Sì, se è per proteggere il mio amico.- asserì accigliato, imperterrito sulla sua decisione -Non posso dimenticare le tue parole o l'atteggiamento che hai esposto nei suoi confronti. Chi ti credi di essere per giudicare i suoi comportamenti? Non sai niente di lui!- affermò, picchiettando l'indice contro i suoi pettorali, come per addossarli tutta la colpa. 
-Guarda che mi pento di ciò che ho fatto.- ruggì veritiero, strizzando gli occhi nel vano tentativo di far fluire via la rabbia e quelle parole come l'acqua su una roccia ripida -E Michelangelo non è l'unico ad aver sofferto, okay? Neanche tu sai niente di me, quindi ti conviene tacere.- osò confessare, lasciandolo, per un attimo scettico, vedendolo sbattere un paio di volte le palpebre confuso, ed in parte dispiaciuto. 
-Ragazzi calmatevi.- volle intervenire, il viola, osservando come l'aria si era fatta pesante in quei pochi lassi di tempo. Leonardo si era come incantato, bloccato dalle ultime parole del focoso che, sbuffando decise di riprendere in mano le valige e dirigersi in quella camera, ignorando le frasi dettate dall'azzurro poco prima.
Le adagiò infondo alla camera, in tutta quell'oscurità, innaturale essendo fossero solo le 13:27. Sbuffò, crollando sulla sedia accanto al letto, mentre gettò uno sguardo dispiaciuto a Mikey, attaccato ad un macchinario che controllava i suoi parametri vitali. Voleva così tanto scusarsi, ma voleva farlo appena avrebbe aperto gli occhi, se gli avrebbe mai riaperti. Gettò uno sguardo al pavimento, massaggiandosi le tempie con una mano, e scuotendo il capo sconsolato, cercando di dirsi che, sì, si sarebbe svegliato. Alzò il capo, abbassando le spalle tra un sospiro e l'altro, voglioso di trovare il coraggio per chiedere scusa. Non era abituato a queste cose, troppo orgoglioso. Temeva che, se lo avesse fatto avrebbe perso una battaglia, ma, quale battaglia? Se non si scusava avrebbe solamente perso Mikey, e non voleva. Inspirò profondamente dal naso, prima di rivolgere uno sguardo deciso al bello addormentato, sperando che lo ascoltasse.
-Mi dispiace per ciò che ti ho detto Mikey. Davvero. Ero così furioso, ma voglio che tu viva. Dimentica le mie parole se puoi.. Noi siamo amici, ti aiuterò..- si bloccò di colpo, avvertendo uno straziante bip incessante che indicava che, il battito di Michelangelo fosse cessato di colpo. Donnie entrò di botto, spalancando la porta con dietro, non solo Leonardo ma anche le cinque ragazze. Non capiva da quanto fossero arrivate, ma si alzò di scatto, rivolgendo uno sguardo disperato al genio che si apprestò ad avvicinarsi e a prendere il defibrillatore, iniziando la rianimazione. Sotto lo sguardo angosciato di tutti, finalmente il cuore tornò a battere, mentre il genio si apprestò a mettergli una flebo per il cibo ed una mascherina per l'ossigeno.
-E così sta bene, eh?- protestò Gwen accigliata, riferendosi a quello che Leonardo gli aveva assicurato, rivolgendo uno sguardo severo al suddetto che sospirò stanco, grattandosi il capo nervoso, mentre Donnie gli condusse tutti fuori, per far riposare meglio Michelangelo.
-Cosa gli è accaduto?- domandò Viola, sedendosi titubante sul divano, mentre Raph si gettò di peso sulla poltrona, esausto sia per l'ultimo episodio accaduto che per la stanchezza di non aver chiuso occhio tutto il giorno. Sbuffò, passandosi una mano sugli occhi, aveva combinato proprio un bel guaio, alla faccia del chiedere scusa. Era come se, Michelangelo, non volesse ascoltarlo, come se desiderasse solamente rimanere nel suo mondo fatto di nulla. Beh, non lo avrebbe permesso. Se solo potesse vedere quanta gente fosse venuta solo per lui, intanto che, Donnie, spiegava la situazione in cui si era trovato Mikey, sorvolando il fatto che avesse cercato di derubare una banca, non volendo farlo passare per un cattivo soggetto da evitare. Ma, per quanto avesse voluto derubarla, Michelangelo non sarebbe mai apparso come un pessimo soggetto, non agli occhi luccicanti e agitati di Cat, che cercava di nascondere dietro uno sguardo serio e impassibile.
-Oh..- commentò basita, Light, rimanendo incredula dalla pessima notizia ricevuta, mentre Viola osservava il genio ad occhi sbarrati, non potendo credere alle sue orecchie, con Cat che, sospirando, si sedette accanto alle amiche, di fianco a Gwen che aveva ascoltato tutto attentamente e, con sguardo accigliato e le braccia incrociate al petto rimuginava su tutte quelle informazioni appena acquisite, gettando, a volte, un fugace sguardo al focoso.
-Si riprenderà, ne sono certa.- disse, poi sicura, Venus, cercando di incoraggiare tutti, mentre gli osservava seria. Loro le sorrisero, prima di osservarla, incuriositi, dirigersi in cucina insieme a Gwen.
-Cosa fate?- domandò curioso Leo, osservandole con un sopracciglio alzato, decidendo di avvicinarsi all'isola al centro della cucina e sedendosi su uno sgabello, mentre le studiava destreggiarsi nell'ambito culinario.
-Vi prepariamo il pranzo. Dubito che siate riusciti a riposare, figurarsi a mangiare.- borbottò Gwen, scontrosa, accendendo il gas, per poi prendere la pentola con l'acqua limpida che traballava in una sinuosa danza per il movimento che provocò la ragazza quando la adagiò sopra ai fornelli.
-Beh, visto che ci siamo, mangeremo con voi.- esclamò Viola euforica, raggiungendo le altre insieme a Light, mentre Cat rimase sul divano, osservando lo schermo nero della televisione al plasma da dieci pollici, prima di volgere uno sguardo scettico al rosso che, con un braccio alzato, appoggiato al bracciolo della poltrona si sorreggeva il mento e che alzò un sopracciglio, non capendo cosa volesse la ragazza in questione.
-Ehi, Donnie! Questa palazzina è tua?- ricevendo un sì in risposta osò domandare, volgendo il capo verso la cucina -Ma cos'è? Sei miliardario?- facendo sobbalzare Raph che non si aspettava uno scatto del genere. Donatello se la rise, facendo un cenno affermativo del capo -Questo spiega la Lamborghini parcheggiata giù..- sussurrò, riflettendo sul da farsi prima di continuare -Okay. Posso guardare un po' di tv?- chiese allora, ottenendo un'altro sì, l'accese, prendendo i due telecomandi situati sul tavolino ed iniziando a fare zapping tra i miriadi di canali.
-Okay..- commentò stranito, il rosso, prima di alzarsi e prendere la propria valigia che aveva lasciato accanto al divano 
-Raph.. scusami per prima, io non pensavo che..- iniziò a dire l'azzurro venendo, però, interrotto da uno sbuffo del focoso che lo osservò accigliato prima di rivolgersi a Donatello, non volendo ascoltare altro. Non voleva che nessuno sapesse della sua vita prima del college, il solo ricordo faceva male, davvero male, ed era stanco di quel dolore. 
-Ehi, genio. Dove metto la mia roba?- ruggì, seguendo il suddetto che, osservando i due incuriosito, evitando di fare domande per via del carattere scorbutico di Raphael, gli fece strada, indicandoli l'ultima stanza infondo.
-Leo! La tua stanza invece è questa qui.- lo chiamò poi, il genio dalla camera che ora era del focoso, indicando quella affianco appena il diretto interessato si affacciò oltre il corridoio, ancora dispiaciuto e sconvolto dalla reazione inaspettata dell'amico. Memorizzando l'informazione con un cenno affermativo del capo si avvicinò all'ingresso.
-Ottimo. Allora vado a prendere la valigia. Per la fretta l'ho dimenticata nella tua macchina.- spiegò brevemente, riprendendo le chiavi che aveva poggiato in un vassoio situato sopra una credenza, vicino alla porta d'entrata.
-Complimenti, Viola. Ti sei scelta un bel tipo.- si congratulò Venus, strizzandole un'occhio complice, mentre la suddetta le fece la pernacchia.
-Invidia, eh?- fece lei, incrociando le braccia al petto, in una posa da vera VIP prima di far scoppiare tutte in una grossa risata -Devo ammettere che è troppo carino..- commentò, poi, con un'aria trasognante
-Di che parlate?- domandò Donatello giungendo alle spalle di Viola che sobbalzò, arrossendo vistosamente per l'imbarazzo, mentre le ragazze non resistettero dal ridersela di più. Il genio le osservò confuse, non capendo quelle risate, ma poi si sedette accanto alla ragazza, iniziando a discutere con lei degli imminenti test in arrivo, non accorgendosi del lieve rossore che le aveva imporporato le guance.
-A proposito di test.. Come si fa per il College? Non possiamo lasciare solo Mikey a casa, ma non possiamo nemmeno fare troppe assenze.- disse Raph, giungendo dalla camera ed entrando in cucina seccato, nel medesimo istante in cui Leonardo tornò, chiudendo la porta principale con in mano il proprio borsone.
-Beh, potreste, non so, creare degli androidi vostre copie?- iniziò a rifletterci su, Viola, nel frattempo in cui Leonardo posò la valigia nella propria stanza e gli raggiunse.
-Androidi?- chiese con tono di sufficienza, Raph, osservando scettico la diretta interessata che l'osservò accigliato.
-Tu, per caso hai idee migliori?- protestò ella, ma, notando gli sguardi straniti di tutti ritirò la sua idea, sbuffando, mentre Venus e Light apparecchiavano, nonostante Donnie fosse stato l'unico ad aver acetato quella proposta con interesse, iniziando già a progettare tutti i particolari nella sua testa.
-Ehi, Cat, stai pure lì, comoda comoda, mi raccomando.- si lamentò Venus, assottigliando lo sguardo e portandosi le mani ai fianchi, severa, mentre la ragazza interpellata si alzò annoiata, recandosi da loro per aiutare ad apparecchiare l'enorme tavolata che si trovava in soggiorno.
-Cosa ne dite di fare a turni? Raph e Donnie lo sorvegliano di lunedì, Gwen e Light di martedì e così via.. Togliendo il sabato e la domenica che non c'è scuola. Per chi, invece si deve sottoporre ai test si farà a cambio con chi è libero. Sempre se vi va.- commentò Cat seccata, finendo di posare i piatti dei secondi ai rispettivi posti sopra ai primi, mentre tutti la osservarono stupiti.
-Sì! Facciamolo!- esclamò Viola, entusiasta, venendo approvata da tutti, con i ragazzi che batterono il cinque trionfanti sotto lo sguardo di sufficienza di chi aveva ideato tutto e che roteò gli occhi al cielo con le braccia incrociate al petto.
-Dobbiamo solo organizzare chi sta quando.. Vediamo..- iniziò pensare Light, prendendo un foglio e annotandoci sopra i giorni della settimana.
-Dopo. Ora a tavola.- ordinò Venus, accompagnata da Gwen che finiva di preparare i piatti dei primi con gli spaghetti al ragù, aiutate anche da Raph e Leo, mentre tutti si misero a tavola.

Si alzò, portando indietro la sedia il meno rumorosamente gli fu possibile, iniziando a sparecchiare insieme a Donnie e Venus, mentre Gwen e Light lavavano i piatti, sotto lo sguardo annoiato di Leo, Viola e Raph che, seduti sugli sgabelli, in cucina cercavano di vedere come programmare il calendario, rinominato "Sorveglio Mikey".
-Beh, potremmo fare Cat e Venus di venerdì. E poi, in caso di test faremo a cambio, quindi..- affermò, sotto lo sguardo di tutti che, avendo terminato i propri lavori si sedettero per decidere tutti insieme, intanto che Viola segnava i primi nomi sul foglietto.
-D'accordo.- commentarono le due, alzando le spalle indifferenti, mentre Donatello scriveva il necessario di cosa fare su un'altro foglietto in caso di ricadute.
-Se è davvero grave, dovrete chiamarmi immediatamente, senza pensarci due volte.- esclamò, attaccando il foglietto in questione al frigorifero, mentre tutti accennarono ad un sì, consapevoli della difficoltosa situazione di Michelangelo.
-Allora, facciamo Light insieme a Leo di lunedì..- affermò, poi, Viola, scrivendo i nomi, mentre Light protestò indignata, appoggiando le mani sul banco.
-Ma perché io proprio con lui, scusa?- si lamentò storcendo il naso, non volendo frequentare quel ragazzo che le faceva provare sensazioni del tutto inaspettate e, per una come lei, al quanto spiacevoli.
-Semplice. Lunedì inizia con la lettera L, proprio come voi.- spiegò con calma e fierezza, facendo ridere tutti tranne la diretta interessata che la guardò truce.
-Che scusa banale..- commentò sbuffando, roteando gli occhi al cielo, ma accettò di buon grado, mentre l'azzurro le rivolse un dolce sorriso. 
-Rimaniamo in quattro.. Io con Donnie di martedì, perché sì.- si apprestò a dire, rossa come un pomodoro, scrivendo velocemente a sguardo basso, tra le risate delle sue amiche e gli sguardi maliziosi che i due ragazzi rivolsero a Donnie che arrossì peggio di Viola, iniziando a balbettare confuso.
-Aspetta!- si bloccò di colpo, Gwen, sbarrando gli occhi ad una nuova consapevolezza -Mi stai dicendo che dovrò stare con questo qui?- sbuffò, indicando Raph, che ringhiò in risposta, alzandosi minaccioso, ma, a questo gli e lo impedì Leonardo, seduto accanto a lui.
-Dai, è solo mezza giornata. Fallo per Mikey!- la supplicò Viola con occhi dolci, e, a quello sguardo, Donnie non poté non arrossire vistosamente, con il cuore palpitante, balbettando troppo impacciato, finché uno schiaffo da parte di Raph non lo fece riprendere.
-D'accordo!- sospirò sconfitta, incrociando le braccia al petto, osservando di sottecchi il rosso che la studiava in tono di sfida -Il giorno lo scelgo io, comunque. Mercoledì.- affermò decisa, continuando a saettare con lo sguardo il focoso che non demordeva. Stavano facendo, come una gara a chi distoglieva per primo lo sguardo e nessuno dei due sembrava voler retrocedere.
-Non ne usciranno vivi mercoledì, me lo sento.- sussurrò Venus che ottenne un'occhiataccia dai due -Ehm.. Giovedì che si fa?- cambiò argomento, prima di venire azzannata da quei due serial killer
-E' tra due giorni, e abbiamo da fare tutte.. Il test d'italiano, ricordate?- fece presente Cat, appoggiando il gomito sul tavolo, sorreggendosi il mento con la mano.
-Beh, allora, giovedì.. Staranno Leo, Raph e Donnie. Infondo la casa è la loro, un giorno alla settimana che si assentano è meglio di niente.- commentò Viola soddisfatta, incollando al frigorifero il "Sorveglio Mikey".
-Ottimo.- affermò Leo, tornando a sedersi sul divano, mentre spense la televisione che Cat aveva lasciato accesa.
-Vi andrebbe di creare un gruppo? Sul telefono. Così almeno potremmo discutere tutti anche se non siamo nello stesso posto.- disse seria ad'un tratto, Cat, sprofondando nella poltrona
-Sì, perché no?- accettò l'azzurro di buon grado, prendendo velocemente il telefono e aggiungendo tutti appena creò il gruppo in questione.
-Wow.. Gruppo amici.. Niente di meglio nel tuo repertorio?- ironizzò il focoso, seduto sulla poltrona, leggendo la notifica del titolo del gruppo sul suo samsung Galaxy 7 dalla cover con un teschio all'interno di una fiamma rossa.
-Beh, se non ti piace puoi inventartela tu.- rispose a tono, Leo, osservandolo schietto, mentre Gwen roteò gli occhi al cielo.
-Chi vuole fare una partita a carte? O a Monopoli?- domandò il genio, cercando di non fare in modo che i due amici si azzannassero a vicenda per un nome. Le ragazze annuirono e lui si apprestò a prenderle. Mentre tutti si sedettero attorno al tavolo dove avevano pranzato, Raph mescolò le carte, osservando in tono di sfida Leonardo che accettò quella battaglia di carte con un ghigno, tra i sospiri di tutti, con Donnie che si schiaffò una mano in faccia. 
-Forse non è stata un'ottima idea.- sussurrò il suddetto, sconsolato, mentre iniziarono il gioco.
 
-Va bene, basta. E' tardi ed io ora devo proprio andare. Domani ho un test e, fortuna vuole che Viola non lo farà essendo martedì. Dovevamo ripassare insieme ricordi?- le fece presente Venus, alzandosi dalla sedia, e gesticolando, terribilmente offesa, mentre Viola si grattò il capo, imbarazzata dell'essersene dimenticata.
-Ripasso io con te, Venus. Dai andiamo.- affermò Cat, alzandosi annoiata, mentre picchiettava il pollice sullo schermo del suo telefono Samsung Galaxy J1 verde-acqua.
-Con chi messaggi? Aspetta, fammi indovinare.. Aides, giusto?- chiese con uno sguardo malizioso, Light, mentre la diretta interessata sbuffò, posando il cellulare nella tasca sul retro dei jeans e scuotendo il capo sconsolata per quella battuta inappropriata.
-A proposito.. Ma il numero di Mikey? Lo avete?- domandò, lievemente imbarazzata, Cat, intanto che Venus l'attendeva impaziente sulla soglia della porta, picchiettando la suola della scarpa contro il suolo.
-No, in realtà non ci abbiamo pensato.- disse Leo, osservando Donnie e Raph scettico, in attesa di un cenno se avessero notato, se, come minimo lo avesse il cellulare tra la sua roba ma scuoterono il capo, negativo. 
-Non devi preoccupati. Ti terranno informate sul tuo Mikey, ma ora vediamo di andare che è tardissimo!- sbuffò Venus, trascinandola per un braccio, intanto che, la diretta interessata protestava sul termine "tuo Mikey"
-Ma, non sta insieme a quel Aides?- domandò confuso, Donnie, gesticolando appena se ne furono andate.
-No, Aides è solo un'amico.- rispose indifferente Light, sventolando la mano indifferente 
-Beh.. Anche per noi è arrivata l'ora di sloggiare. Ci si vede ragazzi.- disse poi, Gwen, avviandosi con Light all'uscita, seguite immediatamente da Viola che salutò con un gesto veloce della mano.
-Okay. Mhm.. Sono le 19:30. Cosa volete fare?- domandò Raph sbadigliando annoiato, mentre avvertì il telefono vibrare così lo prese in mano, imitato da i due che avevano ricevuto il medesimo messaggio -Ecco. Gruppo College già va meglio. Grazie Light!- affermò, inviando la registrazione vocale. Non passo nemmeno un secondo che, delle faccine che ridevano fu la seguente risposta di Viola.
-Sì, è davvero originale..- commentò ironico, con tono seccato, incrociando le braccia al petto mentre si alzò dalla sedia dirigendosi sul divano a passo lento, troppo nervoso.
-Cos'è? Ti brucia che abbia vinto, Leo?- domandò beffardo, gesticolando, troppo felice di aver trionfato a carte, mentre Donnie voltò lo sguardo in tono sufficiente da un'altra parte, non potendo credere che si gasasse per così poco.
-Qualcuno di noi deve andare a fare la spesa, comunque.- disse Donnie, aprendo il frigo che era, effettivamente vuoto -Qualcuno di voi sa cucinare?- chiese poi, mentre i due si osservarono scettici
-No.- risposero all'unisono. Così, sospirando, il genio si diresse nella direzione del cordles adagiato su una credenza, iniziando a smanettarci sopra
-Ordinerò delle pizze.- commentò, portandosi il telefono all'orecchio facendo sorridere i due che lo raggiunsero, felici della scelta, desiderando ordinare quella che più gli aggradava.
  
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