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Autore: LadyEffeMikaelson    18/09/2016    0 recensioni
Fanfiction sulla nuova generazione di The Originals.
« Il punto è questo tesoro,hai ereditato da me e da entrambi i tuoi nonni i nostri poteri sei anche una vampira e purtroppo anche una guardiana i tuoi poteri saranno in contrasto.. Ma tuo padre insieme hai tuoi zii ti aiuteranno non ti lasceranno mai sola non lasciarti prendere dalle guardiane.. »
[Tratto dalla trama.]
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elijah, Freya Mikaelson, Hope Mikaelson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Lycan pt. 1
 
Pov. Audrey
 
La mia testa era appoggiata su un rotolo di asciugamano, sull’enorme vasca del bagno, il mio sguardo fissava da ore il soffitto, ripensando agli avvenimenti di quel giorno. Chi avevo ucciso il giorno dell’incidente?
Era una domanda fissa che mi tormentava da quando ero tornata a casa, anche se mio padre con tutta la mia famiglia avevano cercato di calmarmi, ma come potevo? Avevo strappato il cuore di quel uomo dal suo petto, avevo tenuto il suo cuore ancora caldo nella mia mano, come lo avevano potuto resuscitare?
Come poteva essere ancora vivo se era morto? Se io stessa, lo avevo ucciso.
Mio zio Klaus, aveva nascosto lui stesso il corpo in un giardino dove Marcel metteva chi lo tradiva, sepolto in un angolo remoto della prigione stessa. Portai una mano sul petto, anche se la ferita era sparita del tutto il punto dove aveva messo il paletto doleva ancora, avevo davvero visto la mort3e in faccia. Anche se quel paletto non mi avrebbe uccisa, solo per qualche ora, quelli di quercia bianca era ormai sparito, anche l’ultima traccia di quercia di legno che avevano trovato era andata distrutta.
Ma era davvero un esperienza terribile.
L’acqua della vasca era ormai diventata fredda, perfino le bolle di sapone erano scomparse da tutto quel tempo che ero rimasta sdraiata in quella vasca, immersa nei miei pensieri. Tutti quei vampiri che avevano attaccato il branco di Hayley e Jackson, cosa volevano esattamente da noi? Avevano messo in mezzo perfino i Lycan che erano venuti in pace, questo era quello che rendeva tutto più strano perfino, quando quella donna anziana aveva chiesto a Mary di avvisare anche a noi di venire l’indomani mattina per parlare. Mio padre insieme a mio zio Klaus, quando Hayley glielo aveva detto avevano accettato senza pensarci nemmeno due volte, le parole di mio padre le sentivo ancora dentro la mia mente: “ Chiunque sia questa nuova minaccia, abbiamo bisogno di più aiuto possibile e anche di nuovo alleanze. “ e mio zio, aveva concordato con le sue parole.
Non pensavo che avrei rivisto quel ragazzo misterioso, anche se il giorno precedente avevo scoperto molte cose di lui, soprattutto che era un Lycan. Anche se, quando Mary aveva cominciato ad raccontare la loro storia avevo avuto subito quella sensazione che lui lo fosse.
I suoi occhi erano quasi una calamita, e quella scarica.. No, quella scarica elettrica che sentivo ogni volta che ci toccavamo o che mi sfiorava non centrava nulla con il fatto, che lui, fosse un Lycan. Ne ero sicura.
Eppure, se non fosse stato per Adrian sarei stata morta ed era un esperienza che non volevo mai provare nella mia vita immortale, lui aveva visto il volto di lui. Anche se non mi conosceva, mi aveva salvato ed io avevo e ho ancora adesso la mente cosi confusa che non mi ricordavo nemmeno se lo avevo ringraziato o meno.
Mio padre mi aveva tranquillizzato quasi tutto il pomeriggio, appena eravamo arrivati a casa ero corsa da lui, in lacrime in quella sorta di “shock” ma alla fine mia zia mi aveva dato qualcosa, qualcosa che mi aveva fatto rilassare fino a quando mi ero addormentata.
E poi, appena sveglia mi ero fatta un bagno da cui non ero ancora uscita, Hope era venuta un paio di volte insieme a Matt ma ero solo riuscita a dire che volevo stare da sola. Eppure, Adrian, era riuscito in qualche modo a calmarmi a rilassarmi mentre mi toglieva il piccolo pezzo di paletto nel mio petto.
Come dei flashback mi ritornavano alla mente quando aveva iniziato a combattere con i vampiri, Matt, da come avevo sentito in macchina mentre parlava raccontando tutto a Thomas, lo ammirava anche se non lo conosceva. Nel suo volto non c’era paura, ne insicurezza nelle sue mosse, aveva ucciso un gruppo di vampiri in qualche secondo, senza fermarsi.
Il suo volto era deformato, i suoi occhi erano color argento che quasi sembravano bianchi come il ghiaccio, non era come quando mio zio Klaus, Hope o perfino Hayley si trasformavano. Quando combattevano, i loro occhi diventavano gialli e uscivano solamente i loro artigli, ma Adrian invece, il suo volto diventava quasi quello del lupo rimanendo però nella forma umana. Una cosa, che Mary aveva tralasciato di raccontare o forse, nemmeno lei lo sapeva.
Prima che quel vampiro mi bloccasse contro l’albero, dopo una serie di colpi che a malapena ero riuscita a evitare, avevo avuto l’opportunità di combattere insieme a lui. Anche se, in un primo momento mi aveva detto di scappare ma io, con la mia solita testardaggine, mi ero rifiutata facendo fuori quasi ogni vampiro che mi veniva davanti. Era una sfida silenziosa, come a quella quando lo avevo sbattuto contro il muro, fuori dal locale notturno, e mi aveva sussurrato di scoprire chi era.
Avevamo combattuto con sintonia, quasi come se eravamo collegati, in qualche modo.
Ma i Lycan non sopportavano affatto i vampiri, Mary c’è lo aveva detto, potevano creare alleanze o dare una piccola mano ma loro non sarebbero mai andati d’accordo. Era qualcosa che, avevano nel sangue. Anche se io ero una vampira originale, una metà di me, aveva il sangue e i poteri da Guardiana ereditati da mia madre.
Ero convinta che, Adrian, non fosse del tutto un Lycan anche se non sapevo ancora cos’era, ma lo avrei scoperto presto.
Un bussare della porta, mi fece ritornare di nuovo alla realtà sussultando sorpresa portando brevemente lo sguardo verso alla finestra notando le primi luci dell’alba, una voce famigliare mi risvegliò ancora dai miei pensieri.
- Audrey, tesoro. Tutto bene? – la voce di mio padre era preoccupata, dietro la porta del bagno, mi morsi il labbro inferiore. Ero stata tutte queste ore nella vasca, a rivivere ogni ricordo del giorno prima?
- Si, papà, tranquillo sto uscendo. – dissi per poi alzarmi dalla vasca, asciugandomi velocemente per poi indossare un accappatoio stringendolo bene sui fianchi. Quando apro la porta del bagno, trovai mio padre a pochi metri che quando mi guardò mi fece un piccolo sorriso, lo ricambiai, si avvicinò di più a me abbracciandomi forte.
- Mi sono preoccupato, Hope aveva detto che eri ancora chiusa in bagno. – sussurrò per poi accarezzandomi lentamente i capelli bagnati. – Pensavo che stavi dormendo. – mi accoccolai di più nel suo abbraccio.
- Non ho chiuso occhio.. Io.. Non so se sono impazzita o meno.  – ammisi contro il suo petto, sospirando, un morto non poteva tornare in vita senza nessun corpo o perfino le sue ceneri, mio zio Klaus quando io raccontai il tutto era corso subito a controllare. Ma il tutto, perfino il suo cuore, erano lì ben sepolti in quel giardino, nemmeno mio padre sapeva dove lo aveva nascosto.
- Non sei impazzita, Audrey. – la sua voce era dolce, era una sorta di calmante fin da quando ero una bambina. –Scopriremo il tutto, te lo prometto. – mi prese il viso tra le mani e mi sorrise.
Annuisco lentamente facendo un piccolo sorriso, per poi dargli un bacio sulla guancia abbracciandolo di nuovo. – Quando dovremo partire? – domandai ricordando, dell’invito che ci aveva detto Cornelia prima che se ne andarono quando erano tornati qui, Hayley e forse anche Jackson, io mi ero persa il tutto.
- Fra poco ci mettiamo d’accordo, ti ho fatto preparare una borsa con dei vestiti da Roza. – disse con un piccolo sorriso, inclinai leggermente la testa guardandolo curiosa. – Staremo li per un paio di giorni, ci ha invitati il capo branco dei Lycan, abbiamo molto di cui parlare. – mi spiegò rispondendo alla mia domanda silenziosa. – Ora preparati, ti aspetto di sotto. – aggiunse con un sorriso, lasciandomi un piccolo bacio sulla fronte.
Annuisco con un breve sorriso seguendolo con lo sguardo fino a quando non era uscito dalla stanza, in quei pochi giorni che saremo stati lì di certo avrei potuto scoprire qualcosa di più su di lui o anche il perché ovunque andavo, mi ritrovavo lui che mi guardava.
Mi avviai verso l’armadio, vestendomi velocemente, indossando un paio di jeans chiari con sopra una maglia larga blu scura con le maniche lunghe. La voglia di vestirmi elegante o per bene, era sparita dalla faccia della terra quella mattina, mi avviai verso lo specchio asciugandomi velocemente i capelli legandoli alti in una sorta di cipolla disordinata, alcune ciocche mosse mi cadevano lungo il viso.
Evitai il trucco, ero la pigrezza in persona quella mattina o era il fatto che non avevo chiuso occhio tutta la notte, avevo la mente troppo piena di pensieri. Dopo essermi messa un paio di stivaletti neri, scesi a passo lento le scale fino ad arrivare dentro alla sala, dove c’erano già tutti. Perfino Hope e Matt, ma la cosa strana era che Marcel non c’era, era ormai quasi un rito da quando aveva chiarito con la nostra famiglia c’era sempre era una sorta di fratello\cugino.
Non era normale che lui non fosse qui, quando portai lo sguardo su Hope e Matt, entrambi si strinsero nelle spalle confusi anche loro quanto noi dopo il buongiorno e il saluto mi andai a sedere affianco a mio padre, di fronte a Hope.
Notai lo sguardo di zia Rebekah contrariato da qualcosa che avevano detto prima, infatti, aveva le braccia conserte sotto al petto e un espressione nervosa stampata sul volto: segno che aveva discusso con qualcuno della nostra famiglia. – Ci dovrebbe essere anche Marcel qui, Nik. – disse subito dopo rivolta a mio zio. – E spiega anche a loro, perché Marcel non è qui. – borbottò.
- Rebekah per favore. – la supplicò mio zio Klaus, sbuffando subito dopo scuotendo leggermente la testa, anche Hayley insieme a Mary erano nella stanza era probabile che Jackson sarebbe rimasto a fare di guardia al Bayou, dopo quello che era successo. – Ho perdonato Marcel, anni fa, gli ho permesso di vivere qui a New Orleans. Ma ti ricordi che si è messo con i Strix una volta? E altri vampiri che ci odiano. – disse sottolineando l’ultima parola.
Non sapevo cosa fosse successo tra la mia famiglia e Marcel, sia io e Hope, eravamo piccole quando avevano discusso per anni senza rivolgersi la parola, ma quando avevano fatto pace si erano buttati il passato alle spalle.
Mio zio Kol si alzò andando dietro zia appoggiando entrambe le mani sulle spalle. – Becks, Marcel è sempre uno di famiglia ma devo dar ragione a Niklaus questa volta. – il tono della voce era dolce, si staccò camminando avanti e indietro nella stanza sotto il nostro sguardo confuso. Ma era da una parte bello, da quando non ci nascondevano nulla eravamo finalmente coinvolti anche noi negli affari di famiglia.
- E’ la cosa migliore che non sappia nulla, è per la sua sicurezza. – disse Hayley annuendo guardando comprensiva Rebekah. – Non possiamo sapere se i Strix o quei vampiri, gli hanno fatto qualcosa o lo sanno manipolare bene da mettercelo di nuovo contro. – aggiunse subito poco.
Mio padre, che fino allora era stato in silenzio annuì guardando sia me, Hope e anche Matt e ci fece un piccolo sorriso. – Dobbiamo proteggerli, sappiamo che i Strix usano moltissimi tipi di veleni, non ci ucciderà ma sono comunque terribili. Marcel capirà e sarà d’accordo anche lui perché quest’oggi non è qui. – concluse mio padre, bevendo un sorso di tè inglese per poi appoggiare di nuovo la tazza nel piattino.
Mia zia Rebekah, annui lentamente alzando le mani in segno di resa, sospirando continuando a sorseggiare la sua bevanda. – Perfetto, ora che abbiamo risolto questa questione, chi andrà? – domandò mia zia Freya, che era rimasta in silenzio in tutta la durata di questo dibattito.
Ci fù un breve silenzio mentre entrava Roza con la nostra colazione, sorrisi alla vista della tazza piena di tè fumante e Hope ridacchiò, io e mio padre avevamo molte cose in comune specialmente la nostra passione per il tè.
Mentre continuavamo tranquilli a fare colazione, continuarono a mettersi d’accordo da chi sarebbe andato l’unica cosa certa eravamo: mio padre, zio Klaus, io, Hope, Matt, Hayley e Mary avevano chiesto nella lettera che ci dovevamo essere anche noi. Era merito di Hope e Matt che avevano salvato quel ragazzo, da come avevano detto, qualche vampiro si era accorto grazie ad una strega che Hope aveva usato un incantesimo per nascondere il gruppo.
- E’ meglio che Freya venga con voi, io e Kol possiamo rimanere a casa. – disse ad un tratto zia Rebekah. – Infondo può aiutarli meglio di me o Kol, conosce molti veleni grazie a Dahlia. – aggiunse subito dopo, anche zia Freya annuì lentamente una volta ci aveva spiegato alcuni tipi di veleno insieme a degli antidoti. Non ne avevamo bisogno, visto che nulla ci poteva uccidere e i paletti di quercia bianca erano spariti per sempre, ma mai dire mai nella vita.
 
Dopo un ora era tutto pronto, ci sarebbe stato anche Thomas, se sarebbe successo qualcosa era un aiuto in più e poi era l’unico di cui la mia famiglia si fidava. Aveva già dimostrato a tutti che ci teneva a noi, che avrebbe sempre messo la nostra vita avanti alla sua.
Di tutti i vampiri che sorvegliavano la nostra casa, e anche la nostra città, Thomas era l’unico che aveva la fiducia dei nostri genitori anche se zio Klaus, durante l’incidente aveva reagito male.
In macchina, il silenzio dominava su tutti noi, io e Hope ci stavamo lanciando dei sguardi e io le sorridevo per non farla preoccupare, sapevo che voleva parlare con me e anche io ne avevo bisogno. Ma quello che era successo il giorno precedente, ci aveva travolto tutti in pieno che eravamo dovuti andare nel rifugio dei Lycan. Da come aveva detto Mary, eravamo i primi “estranei” ad entrare, che nessun umano o altri esseri sopranaturale era mai entrato fino ad oggi.
Mio padre, insieme a zio Klaus e a Thomas, avevano fatto una sorte di strategia per non far accorgere hai nostri nemici dove stavamo andando. Infatti, subito dopo aiutai anche io a zia Freya facendole incanalare il mio potere da Guardiana, sia a lei e a Hope, mentre facevano un incantesimo potente in grado di occultarci tutti, perfino l’auto.
Per fortuna il tragitto era breve, entrambe ci eravamo indebolite in quei pochi minuti erano in troppi che Hope e zia Freya dovevano nascondere, qualcuno ci fece entrare, era un enorme cancello una sorta di galleria sotterranea nascosta tra alberi e rocce. Eravamo sempre nei dintorni di New Orleans, ma tutto ciò, non lo avevo mai visto prima d’ora e nemmeno la mia famiglia che osserva curiosa il tutto.
Dopo il tragitto della galleria si apri una sorta di cancello, e subito dopo entrammo nel villaggio era pieno di case costruite in legno sembrava un paese nascosto tra i boschi fitti di New Orleans come se nessuno avesse idea che li dentro, ci viveva qualcuno.
Scesi dalla macchina guardandomi curiosa intorno, tutti vivevano tranquillamente, bambini che giocavano ad dei semplici giochi o che si rincorrevano a vicenda seguendo un pallone da calcio, alcuni che eseguivano i propri doveri giornalieri e altri che si allenavano, in mezzo a quella enorme strada. Sembrava davvero un altro luogo, immerso nell’antichità e senza nessuna traccia di inquinamento che stava rovinando ogni bellezza del mondo.
Ad un tratto, tutti si fermarono sicuramente avevano sentito il nostro odore, la reazione non fù sorpresa anzi, il loro volto mutò subito come era successo ad Adrian quando aveva iniziato a combattere con i vampiri, uno di loro. Alto, muscoloso e con uno sguardo minaccioso anche da forma umana venne verso di noi, mio padre e zio Klaus si misero subito davanti a noi seguiti da Thomas.
Ma dell’attacco che stavamo pensando tutti, non accadde nulla qualcuno velocemente si era messo davanti a lui, le spalle erano ampie e i suoi capelli neri. – Ragazzino, togliti. – disse ringhiando mentre parlava, ma colui davanti a lui non si spostava. – Se non ti levi con ti faccio levare io, ma con la forza però, sono dei vampiri li devo uccidere. – i suoi occhi si chiusero in una fessura.
- Non uccidi nessuno, Grant. – quella voce.. Il mio cuore si fermò all’improvviso, Adrian, era lì davanti a noi con la testa alta ad affrontare quel Lycan, un suo simile tranquillamente. – Vuoi disubbidire hai ordini di mia nonna? O di Antonio? E’ grazie a questi vampiri, che Ben è ancora vivo. – il tono della sua voce era stranamente tranquillo, con una strana calma inquietate, l’uomo davanti a lui aveva una strana espressione, il suo viso era rosso dalla vergogna e dalla rabbia anche se era tornato di nuovo nella forma umana c’era qualcosa di strano in lui.
Sembravano passate delle ore, i minuti erano trascorsi più lentamente del solito, ma dopo quello strano silenzio e dei sguardi che si erano dati quel Grant sorrise crudelmente. – Quanto imparerai a portarmi rispetto Adrian? – tuonò stringendo entrambe le mani chiuse in due pugni.
- Oh, non sapevo che fossi diventato il capo qui, rispetto addirittura? – ribatte Adrian, non potevo vedere la sua espressione visto che ci dava le spalle, ma ero sicura che stava sorridendo come aveva fatto quel vampiro prima di iniziare la lotta. – Ti dai troppe arie, non credi? Ti ricordo che non sei nessuno. – sussurrò lentamente. Era chiaro, che era bastata solo quella parola per provocare di tutto quell’uomo, che cercò di colpirlo, ma Adrian, con una mossa sola senza scomporsi dal posto o fare un passo, gli girò il braccio quando si sentì un osso rompersi. L’uomo urlò, cadendo a terra stringendo con l’altra mano il braccio dolorante, Adrian lentamente si abbassò arrivando alla sua altezza. – Non sono un ragazzino, Grant. Ricordatelo, se vedo te e i tuoi amici di nuovo qui a fare i bulli. Non ti romperò il braccio la prossima volta. – il tono da calmo di un attimo prima, si trasformò in minaccioso, si alzò tranquillamente e in pochi secondi quel Grant con il suo gruppo scapparono via.
Mio padre fece un passo verso di lui, mentre una volta che erano scomparsi dietro ad un vicolo lui si era girato, gli allungò la mano che lui dopo che l’aveva guardato per qualche minuto la strinse. – Sono Elijah Mikaelson, grazie per quello che hai fatto. – disse mio padre in tono gentile.
Adrian fece un breve sorriso, stringendo la mano e poi lasciarla. – Non dovete ringraziarmi, voi non siete i nostri nemici. – disse tranquillamente e subito dopo posò lo sguardo su di me osservandomi, anche se sulle sue labbra non era apparito nessun sorriso i suoi occhi avevano quel sorrisetto.
Prima che potesse dire o fare qualcosa, vediamo Cornelia scendere velocemente dal portico della casa, che si stringeva nel suo maglioncino sembrava essere una figura importante in tutto il villaggio. – Cosa è successo? Ho sentito un urlo, ero di sopra con.. – Adrian si girò verso di lei, lo sguardo della donna era preoccupato, osservandoci per vedere se eravamo feriti o meno.
- Tranquilla, Grant voleva fare il solito spaccone ma ho risolto tutto io. – disse stringendosi nelle spalle, i due si guardarono nei occhi per alcuni istanti, erano due sguardi seri come se stavano avendo una conversazione silenziosa che noi non potevamo sentire.
Alla fine, Cornelia, sospirò scuotendo leggermente la testa. – Dovevo immaginarlo, dovevamo far qualcosa per tenerlo occupato, suppongo. – disse facendo un altro e breve sospiro e poi si girò verso di noi sorridendo calorosa abbracciando brevemente Mary e poi il suo sguardo si posò su di noi. – Suppongo che voi, siete i Mikaelson, benvenuti. – aggiunse con un sorriso, mentre stringeva la mano alla mia famiglia anche se, conosceva già i nomi di tutti noi. – Mi scuso per quello che è successo, sono tutti immersi nel dolore per quello che è accaduto prima a Sam e poi a mio nipote. – continuò lentamente con sempre il sorriso sulle labbra.
- Stiate tranquilla, signora Cornelia. – disse mio zio Klaus. – Avremo reagito anche noi cosi se avevamo degli estranei in casa nostra. – aggiunse subito dopo e mio padre lo guardò sorpreso e poi nascose un breve sorriso.
- Vi ringrazio, e chiamatemi Cornelia. Ma prego, entrate pure in casa. – disse la donna facendo un segno di seguirla, dopo aver salito i gradini ci invitò ad entrare, tutti loro erano ritornati a vivere tranquillamente come alcuni stavano già facendo ignorando la nostra presenza. Mi guardai intorno, l’enorme villa era fatta tutta in legno dei strani disegni quasi come dipinti, erano sulle mura l’entrata era ampia quasi come se fosse un’altra stanza.
Seguimmo Cornelia nel salotto, era bastato uno sguardo di Cornelia ed Adrian silenziosamente era salito di sopra, nella stanza c’era un enorme camino con il fuoco accesso sembrava quasi surreale quel posto. Ci fece accomodare sul divano, io e Hope guardavamo incantante il salotto tutto in legno mentre lei versava qualcosa nei bicchieri di vetro, il suo volto era pieno di preoccupazione molto di più del giorno precedente.
 
Pov. Adrian
 
Dopo essere salito velocemente al piano superiore, controllando la situazione di mio fratello, si era svegliato solo due volte per pochi secondi e poi era crollato di nuovo. Aveva avuto per tutta la notte la febbre alta, ma per fortuna da qualche ora era scesa diventando stabile, Marlo, la nostra guaritrice aveva detto che tutto questo era normale e che soprattutto era un buon segno che l’antidoto che aveva creato dal nulla, stava facendo effetto. Quest’ultima, aveva passato tutta la notte al suo fianco senza lasciarlo nemmeno per un secondo.
Scesi lentamente di sotto, appoggiandomi contro una colonna di legno del salotto osservandoli in silenzio mentre mia nonna parlava tranquillamente con loro e metteva a scaldare dell’acqua sul fuoco.
Il mio sguardo si posò brevemente sulla piccola Mikaelson, qualche minuto primo avevo quasi evitato uno scontro inutile che avrebbe fatto in modo che i Mikaelson non ci avrebbero aiutato, con tutto ciò. Anche se, anche loro erano nei guai come noi, a quanto sembrava.
Non aveva mai distolto lo sguardo da me mentre fronteggiavo, quel senza cervello di Grant, la rabbia che mi aveva presa appena lo avevo sentito borbottare era perché il giorno prima Antonio aveva avvisato tutti, con una riunione nella piazza. Ma come al solito, si doveva far riconoscere e provocare mezzo mondo solo perché lui poteva farlo.
Quando vidi un movimento strano nella mano di mia nonna, mi avvicinai subito a lei, era nervosa e troppo preoccupata per tutto quello che stava accadendo, essendo una Lycan anziana da molti anni il lupo dentro di lei ne risentiva e molto spesso cercava di uscire fuori. – Nonna ci penso io. –dissi prendendole dalle mani la teiera, versando in modo impacciato l’acqua nelle tazze, una volta fatto riposa la teiera al suo posto notando lo sguardo confuso dei presenti nella stanza.
- Grazie, caro. – disse mia nonna dolcemente guardandomi per poi sedersi nella sua poltrona, un sorriso comparve sul suo viso vedendo l’espressione dei presenti e poi annui tra se. – Giusto, ieri non ho fatto molto le presentazioni. Lui è Adrian, mio nipote. – il tono della voce di mia nonna era sempre stato orgoglioso, a chiunque mi presentava anche se, in tutta la mia vita solo una volta avevo fatto la scelta giusta. Ben, era il figlio e nipote perfetto io ero la pecora nera della famiglia. Infondo, in tutte le famiglie c’era la pecora nera no?
- Ma pensavo che quel ragazzo ferito era tuo nipote.. – disse confusa la donna anziana, che mi sembrava si chiamasse Mary, mia nonna aveva parlato molto di lei ieri sera ad Antonio e a tutti quelli del consiglio. Il mio sguardo andò un attimo sulla piccola Mikaelson, Audrey, che mi stava osservando sorpresa appena se ne accorse il suo sguardo ritornò su mia nonna, provai con tutto me stesso di nascondere il mio sorriso divertito.
- Lo è anche lui, sono fratelli, Adrian è il secondogenito di mia figlia. – disse mia nonna annuendo, sia lei che Ben si preoccupavano quando dovevano specificare il fatto che io non ero realmente il figlio di Antonio, anche se lui mi aveva cresciuto come se fossi suo figlio. Non molti Lycan accettavano un figlio bastardo, ma Antonio amava davvero molto mia madre e forse continuava ad amarla ancora oggi.
No, io e Ben non ci assomigliavamo affatto, lui aveva preso dalla famiglia di suo padre mentre io come mi ripetevano sempre, assomigliavo a mia madre. – Antonio non è mio padre. – dissi anticipando mia nonna a dirlo, anche se prima lo avevo chiamato con il suo nome come facevo da sempre, fin da bambino avevo saputo che non ero suo figlio ed anche se lui mi aveva ripetuto più volte di chiamarlo “papà” perché per lui era come se fossi suo figlio, ma io non ci ero mai riuscito.
- Mia figlia dopo cinque anni, incontrò la sua anima gemella.. Per quanto amava Antonio, il matrimonio era stato fatto per proteggerla. – spiegò con calma mia nonna con un sorriso, non avevo mai saputo la vera storia anche se sapevo l’amore di Antonio nei confronti di mia madre. Dopo qualche attimo di silenzio imbarazzante, mia nonna parlò di nuovo, questa volta il suo sguardo era indirizzato sulla bionda, Hope, che aveva occultato sia lei che mio fratello per tutta la battaglia. – Ti voglio ringraziare ancora, è solo grazie a te che mio nipote, Ben, è ancora vivo. – aggiunse anche se il tono della sua voce si spezzò, non avevamo nessuna certezza.
La ragazza arrossì leggermente sorridendole. – Non dovete ringraziarmi signora.. Cornelia. L’ho fatto con piacere e lo rifarei ancora. – disse, nonostante la loro giovane età i tre Mikaelson erano davvero educati in modo perfetto anche nel combattimento. Non si comportavano da viziati o da superiori, avevano delle fondamenta della famiglia come ci avevano insegnato mia nonna e Antonio.
- Ma come sta? Per caso avete trovato un antidoto? – domandò la strega osservando mia nonna, non avevo seguito tutta la loro conversazione visto che quando ero andato sopra mi ero occupato semplicemente di mio fratello.
Mia nonna annuì leggermente facendo un piccolo sospiro, sorseggiò un po’ di tè. – Si, ma non ne siamo sicuri, è un veleno strano dice la nostra guaritrice.. Ed, non ne ha molto per creare un antidoto efficace.. – rispose mia nonna stringendo con forza la tazza. – Dobbiamo solo aspettare, dice. – concluse.
Su di me, aveva detto Marlo la notte prima, non aveva nessun effetto visto che quando gli avevo tolto un po’ di dolore insieme al veleno era poco e il mio sangue non si era infettato come era successo a Ben. Vidi la giovane donna annuire pensierosa. – Posso aiutarvi, so molti tipi di veleno e forse riesco a riconoscerlo o vedere che pianta hanno usato. – disse con un piccolo sorriso sulle labbra, capendo forse, la preoccupazione di mia nonna.
- Ma certo e vi ringrazio, il vostro aiuto è ben accetto. – disse con un piccolo sorriso, poi portò lo sguardo sull’orologio e poi lo spostò su di me. – Adrian.. Antonio non doveva essere già qui da dieci minuti? –.
Annuisco lentamente, stavano succedendo molte cose strane, infatti con Antonio e Marlo mentre mia nonna era con Ben a vegliare il suo sonno, ne avevamo parlato. Specialmente quello che l’umano mi aveva confidato, era troppo preoccupata per me che avevamo accordato di non dirgli nulla almeno fino a quando non avevamo trovato il traditore.
Che sarebbe stato molto presto, lo sentivo.
Quella mattina, avevano chiesto aiuto ad Antonio visto che dopo la morte di Sam tutto era precipitato ed erano quasi tutti nel panico che poteva succedere di nuovo. Dall’alba che era uscito, non era ancora tornato, fosse il traditore sapeva dei nostri piani e dell’arrivo dei Mikaelson. Sorrisi tranquillamente a mia nonna, appoggiando una mano sulla sua spalla e lei ci appoggiò subito la sua sopra. – Tranquilla, starà per arrivare sicuramente sarà passato dalla madre di Sam. – dissi tranquillamente, odiavo essere costretto a dirle delle bugie, ma era per il suo bene. Anche se Lindy, e la figlia Demetra avevano preso davvero male la morte di Sam, come tutti del resto infondo era il capo famiglia visto che suo marito era morto prima che sua figlia nascesse.
Mia nonna annui tranquilla, sospirai di sollievo dentro di me, ci aveva creduto ci mancava solo che si metteva un’altra preoccupazione addosso non le avrebbe fatto per niente bene. Quando alzai lo sguardo, notai Klaus ed Elijah Mikaelson osservarmi come se avevano capito anche loro che avevo detto una bugia.
Ma non dissero nulla, forse entrambi avevano capito che era il per il suo bene o almeno speravo che non dicevano nulla, continuarono a parlare tranquilli anche se erano curiosi di sapere come avevamo fatto a nasconderci per tutti questi anni, senza farci mai scoprire. Un sorriso divertito, spuntò tra le labbra di mia nonna mentre raccontava tranquilla la storia.
Questo, dove ora era il nostro villaggio, un tempo era un rifugio per quando qualche cacciatore o strega ci davano la caccia anche se noi non avevamo fatto nulla, o un rifugio per le guerre. Per portare donne e bambini, ma dopo tutti quei anni che avevamo passato nascosti, il consiglio degli Anziani insieme ad Antonio avevano deciso di rimanere qui.
Fino ad ora, che qualcuno ci stava tradendo.
Ma non era molto facile trovare il traditore, eravamo in molti ed chiunque era sapeva recitare bene, mi avvicinai alla seconda poltrona libera e mi siedo tranquillo mentre continuavano a parlare. Sembrava tutto stabile, perfino Ben riposava tranquillo, avevo permesso solo adesso e durante la notte che il nostro legame era attivo e potevo controllarlo, lo staccavo solo quando qualcuno entrava in casa non sapevamo chi era ancora il traditore.
Il piano era piuttosto pericoloso, ma non era quello che mi avrebbe fermato, in tutta la mia esistenza fino ad oggi non c’era stato nulla in grado di fermarmi ero andato avanti su ogni cosa, anche contro la mia volontà.
Un rumore fece fermare di scatto i miei pensieri, in casa, dopo qualche secondo entrò: Bandon, un giovane Lycan ancora nel pieno della sua adolescenza ma promettente su molti punti, come a sempre portava molte cose in casa che sua madre preparava. Quando mia nonna gli fece segnò di entrare in salotto, si avvicinò tranquillo non mostrando nessuna sua emozione, anche se sapevo che era curioso di vedere i Mikaelson. Infondo nessuno di loro aveva ancora visto un vampiro o un ibrido dal vivo, era del tutto normale che erano curiosi come dovevano esserlo alla loro giovane età.
- Cornelia. Adrian. – salutò abbassando il capo come segno di rispetto per mia nonna, in confronto a quei poppanti lui era molto rispettoso, specialmente sapeva quando doveva stare zitto o quando doveva parlare. Nascose molto bene anche il suo impaccio e imbarazzo nell’essere qui in quel momento, un sorriso sincero mi spuntò sulle labbra e alzai una mano in segno di saluto.
- Oh Bandon, caro, come stai? E’ successo qualcosa? – domandò mia nonna con un piccolo sorriso, infondo lei aveva visto crescere ogni Lycan del villaggio ed per lei era come dei suoi nipoti e parenti.
Si schiarì la voce porgendo a mia nonna una ciotola con dentro delle siringhe. – Ho incontrato Marlo in piazza, mi ha detto di portare queste se Ben dovesse peggiorare all’improvviso. – nel tono della sua voce si notò una linea di preoccupazione, mia nonna annuì lentamente per poi sorridere.
- Grazie, Bandon. Sei un bravo ragazzo, tuo padre sarebbe molto fiero di te. – disse mia nonna sorridendo, non c’era sempre stato la pace nemmeno dopo quando avevano cacciato via i Devitto e quel pazzo come colui che ci aveva tradito era morto.
Dodici anni fa, alcuni cacciatori di taglie avevano riuscito ad entrare nel nostro villaggio, ma per fortuna eravamo riusciti ad ucciderli tutti e a farli sparire da qui, ma purtroppo.. Come ogni guerra, molti di noi erano morti per proteggere la nostra gente. Uno di questi, era proprio il padre di Bandon.
Quando mia nonna tornò a parlare tranquillamente con i Mikaelson, Bandon si avvicinò a me lasciando scivolare qualcosa dalla manica della sua maglia, un sorriso divertito spuntò dalle mie labbra che nascosi subito mettendo una mano davanti alla bocca compiaciuto dal fatto che aveva imparato molto in fretta. Mi porse una piccola siringa, il liquido era di un color verdastro con qualche linea viola, la presi nascondendola nella tasca dei pantaloni.
Come i vampiri avevano la verbena e i licantropi lo strozza lupo, anche noi avevamo una pianta che non era in grado di ucciderci ma ci indeboliva un bel po’ e bastava anche una semplice arma per farci fuori. Mi aveva sorpreso Marlo, fare queste cose di nascosto sotto il naso e l’attenzione vigile di mia nonna, l’aveva sempre rispettata e mai aveva fatto qualcosa contro del suo parere.
Quella mattina, o meglio, da quando i Mikaelson erano entrati in casa non facevano altro che tutti giravano contro casa, l’odore della loro curiosità quasi mi dava la nausea più di un odore di un vampiro.
Non erano passati nemmeno cinque minuti, che di nuovo entrarono in casa, quando vidi chi era spalancai gli occhi sbuffando silenziosamente spostando lo sguardo verso il camino. L’ultima volta che l’avevo vista era cinque anni fa, prima che partissi dopo che ero un po’ su di giri e forse dentro a quel drink avevano messo qualche tipo di droga che mi aveva spento il cervello.
Visto che i Lycan l’alcool non gli faceva effetto, non si ubriacavano mai, solo da adolescenti che non si era ancora del tutto “adulti” ma non era mai come una sbronza umana o quella dei vampiri. Avevamo purtroppo, passato la notte insieme, da quel giorno io cercavo di evitarla come la peste visto che la mattina dopo aveva detto di volermi sposare e che l’avevo rovinata anche se era stata proprio lei a saltarmi addosso.
Io Adrian Mitchell, non sono di certo quel tipo di uomo. Non più oramai.
Parlò con mia nonna, dicendo di una riunione urgente, girai lo sguardo verso di lei osservandola in modo sospetto. Riunioni? Anche dal volto di mia nonna, era sorpresa, non c’erano riunioni mia nonna se ne era occupata due giorni prima rimandando tutto a dopo il funerale di Sam. Che si sarebbe occupata lei stessa della questione dei vampiri e del branco della Mezzaluna nel Bayou.
- E’ impossibile, Louise, la riunione è dopo domani. – ribatte mia nonna, alzandosi dalla poltrona scuotendo leggermente la testa confusa. E se fosse stato tutto organizzato? – Vado a prendere lo scialle, aspettami fuori. – aggiunse sospirando e si girò verso di me. – Adrian, per favore pensaci tu hai nostri ospiti io torno subito. – io annuisco e lei sorride portando la sua attenzione a loro scusandosi che si doveva assentare per qualche minuto.
Bandon stava per andarsene ma con una mossa veloce lo bloccai per il polso, sentì il suo sguardo confuso su di me ma con la mano libera gli feci segno di aspettare, avevo bisogno di occhi mentre io sarei rimasto qui, mi potevo benissimo fidare di lui e non avevo dubbi della scelta che avevo appena preso.
Quando mia nonna andò nell’altra stanza e Louise dopo avermi rivolto uno sguardo pieno di disprezzo, anche se gli era piaciuta eccome quella notte, uscì fuori di casa mi alzai girandomi verso di Bandon, sebbene lui non faceva parte dei Lycan che proteggevano mia nonna era adatto per questo compito, ma di quei due poppanti non c’era da fidarsi e non erano pronti a nulla erano solo una delusione. – Vuoi una tua prima missione? – chiesi sussurrando in modo che mia nonna non sentisse.
I suoi occhi si illuminarono di eccitazione, come ogni Lycan della sua età, avere una missione li esaltava e non poco, ma sapevo che Bandon sapeva controllare le sue emozioni. – Si! – rispose senza esitare e nemmeno pensarci.
Un sorriso apparve sul mio volto, con il volto confuso dei Mikaelson e dei due membri del branco della Mezzaluna ci guardarono in silenzio. – Ottimo, vai con mia nonna. – dissi e lui spalanco gli occhi ma prima che diceva qualcosa lo interrompo. – Inventati qualcosa, di quei due poppanti non mi fido. Devi essere i miei occhi e le mie orecchie. – aggiunsi in tono serio guardandolo dritto nei occhi, anche lui evitava di far uscire il lupo, come d’altronde facevo io ma avevo molta più esperienza di lui. – Non mi piace di questa riunione, mi puzza di bruciato specialmente dopo quello che sta succedendo. Qualunque cosa succede, manda il segnale, ok Bandon? – domandai non c’era bisogno che gli spiegavo il tutto era intelligente per capire da solo.
- Si. – rispose annuendo guardandomi seriamente il volto, sorrisi dandogli una pacca sulla spalla, io stesso avevo allenato quel ragazzo qualche anno prima e fin da subito sapevo che non avrebbe deluso nessuno e che avrebbe portato a termine ogni suo compito.
Due minuti dopo esatti, mia nonna tornò con una faccia impassibile mi allontanai da Bandon mettendomi di nuovo seduto comodamente mentre mia nonna dava raccomandazioni, non ero molto bravo a fare l’uomo di casa. Lo sapevo bene, quando ebbe finito Bandon si inventò una scusa chiedendole di venire con lei dicendole di voler imparare specialmente come si doveva comportare con gli altri membri del consiglio, mia nonna annuì sorridendo concorda ed gli fece segno di seguirla.
 
・・・
 
Erano passate ore ormai era pomeriggio, da quando era uscita da quella porta.
Non era successo nulla, quello che mi preoccupava ancora di più e perfino hai Mikaelson non gli piaceva tutta questa situazione specialmente quando stava capitando in quel periodo, ed il mio lato da Guardiano non mi stava dando tregua.
Matthew, il più piccolo, da come avevo capito, mi aveva fatto i complimenti di come avevo reagito e combattuto il giorno prima. Ammetto che, ne ero rimasto sorpreso sapevo di essere bravo a combattere, fin da piccolo mi ero sempre allenato e non smettevo mai nemmeno quando ero in città.
Ma forse, sentire un complimento uscito dalle labbra di un vampiro poteva fare questo effetto, dovevo ammettere che per la sua giovane età anche lui aveva combattuto bene, come sua cugina. Audrey, quei vampiri erano vecchi e avevano molta esperienza, almeno erano da circa 20 anni vampiri alcuni di loro, ma loro si erano saputi difendere bene senza l’aiuto di nessuno.
Ad un tratto, mi ricordai di quel vampiro che aveva quasi messo a KO, la piccola Mikaelson, era davvero forte cosi tanto che era riuscito a scappare non dubitavo che colui, aveva più di un secolo sulle spalle.
La tensione comunque, sembrava essersi sciolta, stavamo parlando tutti tranquillamente ed avevo appurato che era vero su quello che si diceva su Klaus Mikaelson. Dopo la nascita di sua figlia, era cambiato anche se io non avevo mai giudicato quello che avevo fatto non esisteva nessun buono al cento per cento, su questa terra.
Un odore famigliare mi entrò nelle narici, era un miscuglio di moltissime emozioni ma quelle più forte erano: la rabbia, e il dolore. Mi irrigidisco subito sulla poltrona, alzandomi di scatto dalla poltrona guardandomi intorno cercando di capire da dove arrivasse quel odore, chi l’aveva liberata cosi presto?
Il suo lutto era troppo fresco, non avrebbe ragionato avrebbe fatto quello che il lupo voleva perché nessuno dei due aveva lucidità in quel momento, la donna in confronto di noi uomini, reagiva in modo distruttivo al lutto. Uccideva, senza rendersi conto del il perché lo faceva, smisi di concentrarmi su Ben non sapevo il motivo, potevo semplicemente mandarla via o stenderla in qualche secondo ma.. Il mio lato da Guardiano, mi metteva come in guardia da qualcosa.
- Oh dannazione. – borbottai, proprio oggi doveva succedere tutto ciò? Mi girai verso i Mikaelson, vampiri, anche se tre di loro erano ibridi, non era una composizione perfetta per una Lycan incazzata immersa nell’oscurità più totale. – Qualunque cosa succeda, state fermi. Non è in sé. – mormorai seriamente, avevo quasi sperato che la giornata di oggi sarebbe andata bene.
Senza liti, senza traditori e senza nulla, ma mi sbagliavo.
Elijah Mikaelson, aveva appena aperto la bocca per dire qualcosa e in quel momento entrò Claude, il mio sguardo si spostò subito su di lei. Il suo aspetto non era dei migliori, i capelli erano fuori posto e i suoi occhi erano azzurri, erano come se al posto del suo azzurro caldo ora c’era solamente un freddo glaciale.
Il mio sguardo cadde su un paletto, un paletto non creato perfettamente, ma in grado di comunque di uccidere un vampiro, solo uno in questa stanza era in grado di morire. Feci un passo avanti tenendo lo sguardo fisso su di lei, mi rivolse subito lo sguardo, avevano dovuto strapparla via con la forza per portare via il corpo di Sam. – Claude.. Cosa ci fai qui? – domandai con un sorriso tranquillo, il tono della mia voce era dolce e pacato, non avevo mai provato a far ragione una Lycan in pieno del suo dolore, immerso nel lutto, di certo non sarebbe stato facile.
Non avevo nemmeno fatto mezzo passo, che lei ringhiò, nonostante il suo volto era ancora umano tranne i suoi occhi. – Cosa ci faccio qui? A fare quello che nessuno di voi fa. – la sua risposta arrivò schietta, che mi fece sussultare per qualche secondo, non mi bastava che mi diceva il motivo. Ma tutti noi, stavamo facendo di tutto per vendicare Sam anche se non era facile, coloro che aveva creato tutto questo piano era fottutamente preparati.
- Li stiamo cercando, non è facile.. – stavo continuando la sua frase quando lei cominciò a ridere in modo isterico, scuotendo più volte la testa.
- Tu perché sei qui allora? – la domanda mi sorprese, facendomi inclinare leggermente la testa socchiusi lentamente gli occhi scrutandola. – Ti ho sentito sai? Quando dopo due giorni, sei andato da lui.. Io ero li. – continuò osservandomi con un sorriso triste e amaro sulle labbra. – “Ti vendicherò amico mio, è una promessa. “ – aggiunse facendo le virgolette, ripetendo ogni parola che avevo detto quel giorno, il mio respiro si era fermato di colpo.
Rimasi in silenzio per qualche secondo, osservandola seriamente. – Era il mio migliore amico, Claude. – non distolsi nemmeno per un secondo lo sguardo da lei, nonostante come mi avevano sempre trattato ogni Lycan del villaggio, Sam ci era sempre stato. – Mantengo sempre le mie promesse, era anche un fratello per me e la sua morte non rimarrà impunita. – aggiunsi facendo un passo verso di lei.
- In realtà, lo state già facendo. Tu, Cornelia, Antonio.. – disse con una smorfia crudele sul volto, sapevo benissimo che non era in lei il lupo era ferito, aveva preso il sopravento e in quel momento non stava ragionando. Non c’era nessuna traccia di lucidità in lei, come se lei non fosse realmente qui di fronte a me. – Vampiri. Loro lo hanno ucciso, io ucciderò ogni vampiro sulla faccia della terra fino a quando non troverò colui che ha ucciso la mia metà. – il tono e il suo sguardo mutarono velocemente, era un misto di rabbia e serietà.
- Ragiona.. E’ una missione suicida, non sei in te.. E loro. – dissi indicandoli tenendo sempre lo sguardo fisso su di lei. – Non hanno fatto nulla a Sam, sono qui per aiutarci, Claude. – con passo lento mi avvicinai sempre di più a lei. – Lascia che ti aiuti. – alzai lentamente le mani in alto.
Potevo toglierle il paletto con facilità, quando lei si sarebbe distratta potevo usare una mossa anche se le avrebbe fatto male. Ma si sarebbe fatta male di più, se si sarebbe trasformata e avrebbe cercato di sfidare dei vampiri di mille anni che erano in questa stanza.
Ma mi irrigidisco di botto per la seconda volta, qualcosa dentro di lei batteva velocemente appena lei si agitava batteva come un.. Non era possibile, abbassai lo sguardo verso il suo ventre concentrandomi per qualche secondo, sentendo un cuore più debole battere a ritmo del suo cuore agitato come lei. Alzai lo sguardo di scatto verso di lei, come poteva Marlo non averlo capito? Come non poteva sua madre a non accorgersene?
Le davano quasi ogni ora la morfina e altre cose per tenerla calma e buona, come non si erano accorti che lei fosse incinta? Era davvero un miracolo che fosse ancora vivo, che non era morto per il veleno gli avevano iniettato da tre giorni.
Non ero ancora del tutto vicino a lei, ma lei non sembrò gradire la mia richiesta di aiuto, il suo volto cambiò velocemente trasformandosi tenendo sempre il paletto ben saldo nelle mani. Mi spinse con forza, una forza che non aveva mai avuto prima di quel giorno, andai a finire sul tavolino di legno che si rompe di colpo per il mio peso, una smorfia di dolore si dipinse sul mio volto che scomparve nel giro di pochi secondi.
Non mi ero nemmeno reso conto, che mi ero trasformato anche io e mi ero subito rialzato con un salto un ringhio incontrollato uscì dalle mie labbra per questo affronto, era pieno di rabbia ogni mia traccia di autocontrollo sembrava essere sparita.
Il lupo stava controllando ogni parte di me. Di nuovo.
Un sorriso soddisfatto si dipinse sulle sue labbra, fiera di essere riuscita a provocarmi cosi in fretta senza nessuno sforzo, distolsi lo sguardo da lei facendo un respiro profondo chiudendo entrambe le mani in un pugno, stringendo forte. Dovevo tenere a mente quel minimo particolare, che sarebbe diventata per il momento la mia unica e sola lucidità.
Non avevo mai picchiato una donna, almeno che non fosse una traditrice o che cercava di uccidermi era sempre stata una mia regola primaria su tutto. Non lo avrei fatto ora, specialmente che era incinta e il figlio o figlia del mio migliore amico, la sua eredità, vivono dentro di lei.
Ma il lupo, mi stava torturando con la voglia di uscire fuori, di combattere per questa provocazione e farla smettere una volta per tutte.
- Oh dai, Adrian. – disse piano la sua voce era provocatoria, e quasi, non riuscivo più a riconoscerla. – Sappiamo bene entrambi che non riesci a controllarti. – mi sussurrò lentamente dentro l’orecchio. – Poi, diciamo la verità. – aggiunse staccandosi da me girandosi il paletto tra le mani. – Sei stato via per quanto? Dieci? O cinque anni? Te ne sei sempre andato da qui, come se questa non fosse la tua casa. Come se lui o gli altri, non fossero la tua famiglia come se tu fossi un solitario o dovrei dire per caso un Alpha? -.
Voltai di scatto lo sguardo verso di lei, il mio viso era ritornato normale tranne per i miei occhi, ancora argentati li socchiusi entrambi in delle fessure, quella frase. Non era affatto vera, ero andato via si, ma per loro per proteggerli perché dovevo farlo. – Non provarlo a dirlo, Claude. – la mia voce era fredda come il mio sguardo, avrei preferito davvero la morte invece di diventare un alpha. – Sam non era solo il mio migliore amico, era ed è un fratello per me. Pensi che è stato facile per me? Mi hanno obbligato ad andarmene via da qui, non lo fatto per me, lo fatto per il vostro bene. – aggiunsi combattendo intanto la mia lotta con il lupo che voleva uscire fuori, il mio sguardo era rivolto a lei, tralasciando i nostri ospiti che osservano il tutto. – Puoi continuare a provocarmi quando vuoi, ma non ti lascerò fare lo sbaglio più grande di tutta la tua vita. -.
Per qualche minuto nella stanza calò il silenzio, speravo davvero che se ne andasse o che qualcuno si sarebbe accorto che in questo momento non era nella sua stanza, oppure che Marlo si sarebbe precipitata qui per vedere come stava Ben. Dov’erano finiti quei poppanti? Quando forse per la prima volta potevano servire a qualcosa non c’erano, non potevo contare sui Mikaelson, non sapevano dove trovare la nostra guaritrice e poi Claude non li avrebbe mai fatti uscire fuori anche perché convinta di ucciderli.
Fece per andarsene, forse, aveva ritrovato un minimo di lucidità per non fare follie e di non trasformarsi, se lo avrebbe fatto sarebbe stato rischioso per lei e per il bambino, ma per tutti noi. Ma avevo parlato troppo in fretta, visto che si girò di scatto correndo verso di me attaccandomi di sorpresa senza darmi il tempo di reagire.
Dall’ultima volta che l’avevo vista combattere era cambiata, migliorata, o era solo la rabbia a farla essere cosi forte. Feci del mio meglio di non farle male, o colpirla, evitando ogni suo colpo meglio potevo o lasciare che mi colpiva, era davvero difficile combattere in questa situazione. Perfino, la siringa che avevo nella tasca del mio jeans non potevo usarla, avrebbe ucciso il bambino visto che era ancora troppo debole di più con tutte quelle droghe e veleno che gli avevano dato, il mio sguardo cadde su quella specie di vassoio di cui erano riposte le siringhe di morfina per Ben.
Ne presi una al volo quando mi sbatte di nuovo per terra, anche se il lupo voleva affrontarla cercavo di trattenere tutto ogni mio istinto, per il suo bene. Si gettò sopra di me, non ci avevano insegnato molto su come difendersi con una Lycan in preda dal dolore, di solito, i suoi famigliari o amici la tenevano chiusa in casa fino a quando non passava il momento. Erano tremendamente pericolose, un rischio per tutti, per questo le drogavano per tenere addormentato il lupo.
Mentre lei mi colpiva, tolsi velocemente il tappo della siringa alzando verso il suo braccio, ma capì subito le mie intenzioni e con uno schiaffo fece cadere la siringa nel camino che dopo pochi secondi scomparve tra le fiamme.
Quando vidi che avvicinava gli artigli pericolosamente vicino al mio petto, cercai di afferrarle i polsi e di allontanarla da me ma mi infilò il paletto nel fianco destro, gemo dal dolore il mio volto mutò di nuovo. Cominciò a graffiarmi, senza fermarsi, voltai lo sguardo e vidi Freya cercare di fare un incantesimo cercai di dire che era incinta o almeno provai. Ma fu proprio Klaus Mikaelson a fermare sua sorella, capendo quello che avevo detto.
Il dolore era immenso, insieme alla rabbia, che quasi a stento riuscivo a controllare mi ripetevo di non farle male anche se dentro di me pensavo a quello che volevo farle, non riuscivo più a stare cosi. Non dopo il paletto nel mio fianco e i graffi profondi sul mio petto, c’era qualcosa che non andava.
Ringhiai, il richiamo che usavamo quando ci serviva aiuto, non riuscivo più a trattenermi sarebbe finita male, lo sentivo ora ci era messo anche il mio lato da Guardiano a torturarmi, presi la prima cosa che trovai tra le mie mani rompendogliela in testa. Quel breve colpo, la fece barcollare all’indietro fino da alzarsi da sopra di me, per quanto le ferite mi permettevano mi alzai in piedi barcollando all’indietro, la mia vista si offuscò diventando quasi nera, per qualche secondo.
Come il giorno prima, quando avevo preso il veleno da Ben per allungargli di nuovo un po’ la vita, abbassai lo sguardo sul paletto e spalancai gli occhi, lo stesso punto. Lo stesso punto, dove avevano colpito Ben il giorno prima, alzai lentamente lo sguardo verso di lei trovando il suo volto pieno di rabbia.
Appena fù abbastanza vicino a me, le presi un braccio girandola di scatto portando l’altro braccio intorno al suo collo stringendo lentamente la presa, si dimenò tra le mie braccia cercando di colpirmi con gli artigli. Cercai di concentrarmi e trovare almeno per qualche secondo un po’ di lucidità, in quel momento entrarono i poppanti in tutta tranquillità, portai due dita sul suo collo una parte molto sensibile. Dove, se fatto in maniera perfetta sveniva in pochi secondi, ci voleva molta concentrazione visto che poteva essere anche una mossa mortale.
La lasciai cadere sulla poltrona, ansimai per il dolore mentre loro correvano in suo soccorso, portai di nuovo il mio sguardo sul paletto, c’era il veleno molto di più di quello che ieri scorreva nelle vene di mio fratello. Mentre la mia mano si appoggiava sul paletto tremava, chiusi gli occhi trattenendo il respiro togliendolo di scatto lasciandolo cadere a terra.
- Oh mio dio, Adrian come hai potuto farlo? – mormorò uno di loro, guardandomi con odio. – Come hai potuto ucciderla? – disse sprezzante, alzai un sopracciglio osservandolo curioso di certo quello che era messo male, era il sottoscritto lei era solo sporca del mio sangue e aveva un piccolo, ma non grave, taglio sulla fronte.
- Sul serio? – borbottai osservandoli mentre entrambi mi rivolgevano uno sguardo pieno di odio, non che mi importava molto. – E’ viva, se sentite con attenzione sentirete il suo cuore battere è.. Solo.. Svenuta. – dissi dopo vari tentativi, il mio respiro si fece sempre più affannoso mentre la mia vista cambiò improvvisamente diventando quella del lupo, il panico mi assalì all’istante. – Nono.. Ti prego non ora. – mormorai tra me e me, anche se era inutile.
Che mi stava accadendo? Non avevo controllo, non ero mai stato bravo, ma non era mai successo come stava accadendo in questo preciso momento, era come se lui aveva preso ogni controllo del mio corpo come quando Mylea mi manipolava a suo piacimento.
Sento le mie ossa spezzarsi cominciando la trasformazione nella forma di lupo mi appoggiai velocemente allo schienale della poltrona osservando le mie mani cambiare. Cado a terra, mentre la trasformazione continuava cercai di fermarla come potevo anche se ciò era impossibile, ricordai velocemente della siringa e la presi lentamente dalla tasca con la mano tremante porgendola a uno dei poppanti che si era avvicinato. – Fallo.. Non.. – mi fermai colpito dal dolore e chiusi gli occhi, inarcando la schiena, graffiando appena il tappeto del salotto. – Non.. Riesco a fermarmi. – conclusi ansimante.
- Ma.. Ma sei pazzo? Questo è.. No ti può uccidere! Sei pazzo? – borbottò impaurito mentre osserva con gli occhi spalancanti la siringa tra le sue mani.
- Fra poco ti ucciderò io invece, fra esattamente cinque minuti se non ti muovi. – dissi con voce rauca e minacciosa spezzata subito da un ringhio, il mio sguardo rimase su quel poppante che scuoteva la testa. – Non mi ucciderà. Sai.. Cosa mi ucciderà? Questa trasformazione. Muoviti cavolo. – cercai di evitare di dire qualche brutta parolaccia.
- Oh da qui. – quella voce, la sua voce, girai lo sguardo verso di lei mentre strappava dalle mani la siringa da quel ragazzino e toglieva subito il tappo buttandolo a terra per poi abbassarsi mettendosi inginocchio, per l’ennessima volta, la piccola Mikaelson, mi aveva sorpreso di nuovo. – Dove devo farla? – mi chiese incerta mentre mi guardava dritto nei occhi senza distogliere lo sguardo.
Il mio autocontrollo era davvero debole, la lotta tra il mio lato umano e dal Lycan stava davvero andando male, colpito di nuovo dal lupo che voleva uscire fuori. Senza pensarci nemmeno due volte, presi la sua mano portandola verso il petto non troppo lontano dal mio cuore, il punto esatto per fermare il tutto.
Velocemente ma allo stesso tempo mi sbottonò piano la camicia, ridotta a brandelli e piena di sangue, spostando giusto un po’, era l’unica parte non graffiata in tutto il resto del mio petto, non aveva indugiato nemmeno un secondo, come avevo fatto io il giorno precedente con il paletto. Dopo qualche secondo, sento un leggero pizzico su quel punto e la trasformazione cessò del tutto, anche se mi sentivo debole più di prima tirai un sospiro di sollievo appoggiando la testa sul pavimento aprendo piano gli occhi, rivolgendogli lo sguardo. Trovando il suo volto preoccupato mentre mi osservava silenziosa. – Grazie. – dissi dopo qualche difficoltà e lei fece un breve sorriso.
- Che sta succedendo qui? Oddio santo! – la voce di Marlo, irrompe nella stanza mentre correva da me dando ordine a uno dei poppanti di chiamare aiuto e poi correre verso di me controllando la ferita al fianco. Il sangue, era diventato nero come la notte.
- Marlo.. Claude.. – lei mi interrompe dicendo di stare in silenzio mentre appoggiava il tutto a terra, nel frattempo la piccola Mikaelson si era allontanata, le presi debolmente il polso tra le mani e lei si voltò verso di me. – Non farla tornare a casa.. Il.. Lei.. E’ incinta. – borbottai prima che i miei occhi si chiusero incontrando il buio.
 
- Siete due incoscienti. – la voce di Marlo da un tratto era lontana e dopo qualche secondo sembrava cosi forte e vicina, mi doleva la testa come se dentro avevo un martello che colpiva di continuo, il tono della sua voce era freddo e arrabbiato, immaginavo che era rivolto a quei due poppanti. – Mai, e ripeto mai. Abbandonare uno di voi, specialmente se vi chiede aiuto. – sbottò subito dopo mentre armeggiava con qualcosa al mio fianco.
- Ma noi pensavamo che.. – borbottò uno di loro, feci una smorfia storcendo il naso sentendo l’odore della loro paura. Non potevo nemmeno stare tranquillo se stavo per morire?
- Pensavate cosa? Siete due incoscienti, durante le vostre lezioni cosa facevate eh? – sbottò all’improvviso Marlo, gli era davvero arrivato il sangue al cervello, aveva sempre mantenuto e controllato la rabbia in tutto in qualsiasi situazione. Specialmente se nelle vicinanze c’erano dei ospiti importanti. – Siete una delusione davvero, se non fosse stato per Audrey Mikaelson, a quest’ora sicuramente eravate delle polpette e lui di certo sarebbe morto. – naturalmente, nella sua voce non c’era nessuna nota di gentilezza ne di compassione, mentre borbottava altre cose a quei due.
Apro lentamente gli occhi, per poi chiuderli di scatto per la troppa luce nella stanza, la mia vista era ancora offuscata mentre mi guardai lentamente intorno non notando mia nonna nella stanza, ma forse era un bene. – Marlo.. – il tono della mia voce era un sussurro, quasi non la riconobbi, era cosi questo l’effetto di questo veleno mortale? Una sofferenza atroce, potevo sentire il sangue nelle mie vene diventare come il ghiaccio, come se ci fossero delle spine sotto la mia pelle.
- Adrian! – disse sollevata, stranamente, controllandomi velocemente toccandomi la fronte e il collo la guardai confuso. – Non parlare, mantieni le forze e riposa. – aggiunse subito dopo mentre tagliava la mia camicia togliendola del tutto, per poi mettere i brandelli pieni di sangue in un secchio, la seguo con la sguardo facendo una smorfia. Era meglio, se quel giorno non mi decidevo di mettere quella meravigliosa e ormai defunta camicia, era una delle mie preferite.
Ma ovviamente, non ascoltavo mai nessuno e l’ultima frase che disse la ignorai completamente. – Se tipo mi vuoi dare una morte serena.. Falli andare via.. – mormorai, il tono della mia voce si fece basso tossisco cercando di girarmi di un fianco, ma il dolore mi fece rimanere steso sul pavimento. – La loro puzza, la loro paura.. Non li sopporto. Per favore Marlo. -  la supplicai guardandola dritto nei occhi.
Sorrise, un sorriso divertito mentre mi guardava annuendo lentamente senza distogliere lo sguardo dal mio. Nonostante le nostre liti, l’avevo sempre rispettata anzi ci rispettavamo a vicenda,infondo ma proprio infondo le volevo bene. – Adrian Mitchell, che chiede per favore. – disse divertita, prendendo alcune cose dalla borsa. – Come potrei dirti di no? Infondo questo si che è un evento storico. – Portò di nuovo lo sguardo su di me, divertita, sdrammatizzando un po’ quello che stava accadendo ma poi distolse di nuovo lo sguardo dal mio, rivolgendolo a quei ragazzi. – Andate a casa, riflettete su quello che avete fatto, dirò ad Antonio di quanto è successo. – aggiunse in tono minaccioso. – E domani ci saranno delle conseguenze sul vostro comportamento. – concluse portando la sua intera attenzione su di me e le mie ferite.
Per quanto mi faceva male ogni minima parte del mio corpo, mi ritrovai a sorridere divertito dalla minaccia uscita dalle labbra di Marlo infatti, i due poppanti, sbiancarono di colpo annuendo e deglutendo allo stesso tempo per poi scappare via.
Una volta che furono usciti, le mormorai un grazie e in quel momento Freya Mikaelson si avvicinò verso di noi mentre Marlo, stava preparando qualche intruglio con delle erbe. – Posso darvi una mano? – il tono della sua voce, era gentile, era chiaro che si volevano rendere utili in qualche modo.
Girò lo sguardo verso di lei mentre incominciava a intrecciare, potevo solo immaginare di cosa si trattava, cercai di rimanere sveglio anche se per la troppa debolezza e il dolore non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Si chiudevano automaticamente. – Si grazie, siete davvero gentile. – disse in tono sincero, strano da parte sua odiava le streghe per una cosa che le avevano fatto in passato.
Accese piano quel pezzo di rami intrecciati, con una piante rara e particolare che era coltivata solo dal nostro villaggio visto che da quando i Lycan erano andati via da New Orleans, le streghe avevano perso molti loro ingredienti. Sul mio volto si disegnò una piccola smorfia, detestavo l’odore di quelle pianti particolari, i Lycan Guaritori lo usavano da sempre anche ora che eravamo nell’era moderna, dicevano che aiutava la guarigione o una cosa del genere.
Cominciò lentamente a pulire il sangue dalle ferite, a ogni tocco strinsi la mano in un pugno non avrei urlato non ero il tipo di urlare dal dolore, anche se faceva male, ma ero abituato a non mostrare nessuna emozione per il dolore che stavo provando in quel momento.
La mia testa era piena di confusione, non riuscivo a fare un pensiero sensato in quel momento, sicuramente era qualche effetto del veleno. – Sei fortunato. – mormorò dopo un po’ Marlo, mentre continuava a togliere il sangue dalle mie ferite, per poterle medicare. – I graffi sul petto non sono molto profondi e quindi, non ti rimarrà nessun segno. – alzò brevemente lo sguardo su di me scrutandomi in silenzio, poi il suo sguardo cadde sul mio fianco destro dove mi aveva colpito con il paletto pieno di veleno, spalancò leggermente gli occhi. Avvicinò una mano, coperta da un guanto, toccò piano la ferita, seppure era un tocco delicato sussultai dalla fitta di dolore chiudendo di nuovo entrambi le mani in un pugno, lasciandomi sfuggire un gemito di dolore insieme ad un ringhio leggero.
Sentì Marlo deglutire, anche se il dolore era aumentato di più dal suo tocco, sicuramente era grave non me lo avrebbe detto. Ma lo sentivo, non era la prima volta che mi ritrovavo con delle ferite cosi gravi, ovviamente non c’era mai stato un veleno mortale di mezzo. – Come mai il sangue è cosi nero? – domandò Freya, che era rimasta vicino a Marlo tutto questo tempo.
- E’ il veleno. – mormorò seriamente mentre cacciava delle cose dalla borsa, rumore di bottiglie di vetro. – Dannazione, gli sta salendo la febbre. Credo che era doppia dose di veleno su quel paletto. – borbottò e ci furono altri rumori, sentivo come se in quel momento avevo la febbre alta non riuscivo più a tenere gli occhi aperti.. Desideravo solamente dormire.
- Un miracolo che sia ancora vivo, allora. – disse Elijah Mikaelson con un tono serio della voce, era strano che riuscivo a sentire tutto quello che stava accadendo intorno a me.
- E’ grazie alla sua testardaggine e anche al fatto che ieri gli ho dato dell’antidoto. – posò una mano sulla mia fronte, mi diede alcuni colpetti sulla guancia apro per qualche secondo gli occhi per poi chiuderli velocemente. – Adrian, svegliati su.. Non devi dormire, devi rimanere lucido. – mi riprese e riapro di nuovo gli occhi, annuendo debolmente non era affatto facile apre una piccola boccetta, il contenuto era scuro una sorta di marrone mischiato con del verde.
- Che cos’è? Veleno? O peggio? – chiesi con un sussurro guardando male quella boccetta che aveva avvicinato vicino la mia bocca, dall’odore mi veniva solo da svuotare quello che avevo mangiato a colazione.
- Devi berlo. Non fare il bambino, cerchiamo di risolvere il tutto prima che rientri tua nonna cosi non gli viene un colpo a vederti in un lago di sangue.- disse colpendomi nel punto più debole, i suoi occhi castani mi scrutarono mentre io sbuffai per poi tossire per l’ennessima volta, questa volta però l’attacco era più forte riuscì a girarmi di un fianco dando le spalle a tutti portando una mano alla bocca. – Bevilo ora. Freya, per favore mi puoi passare la teiera che è vicino al camino? – chiese mentre mi faceva ritornare di nuovo steso, togliendomi del sangue nei angoli della bocca mi alzò piano la testa, ogni mio muscolo tremava per lo sforzo e anche per il dolore.
Bevo tutto il liquido della boccetta e mi accorsi che in quel momento, non sentivo nemmeno il sapore dell’intruglio che aveva preparato ma l’odore era rimasto anche se più debole. Non sentivo nessun odore, nemmeno quello dei vampiri ne quello di Marlo al mio fianco, che mi stava accadendo?
Nel frattempo Freya Mikaelson, gli stava porgendo la teiera mentre Marlo aveva messo in una ciotola alcune erbe alzai lentamente una mano cercando di far uscire gli artigli ma non successe nulla, era come se.. Come se fosse morto. – Mar.. Marlo, che mi sta accadendo? Perché.. Perché non lo sento più? – forse era la prima volta, in tutta la mia vita che nella mia voce c’era la paura che dominava il tutto.
Marlo voltò lo sguardo verso di me, fermandosi per alcuni secondi, il suo sguardo si addolcì e appoggiò una mano sulla mia spalla. – E’ l’effetto del veleno.. Hai la febbre molto alta cerca di rimanere calmo ok? – mi guardò ancora per altri secondi. – Appena ti passerà la febbre lui sarà con te. – il suo tono era dolce ma poi distolse lo sguardo e continuò il suo lavoro.
 
Pov. Narratore
 
Marlo aveva detto la prima cosa gli era venuta in mente, non conosceva quel tipo di veleno, non ne sapeva nemmeno la sua esistenza fino a quando non avevano fatto il primo attacco e dopo aveva cominciato a studiarlo e a creare una specie di antidoto.
Con varie erbe guaritrici e perfino con alcune piante velenose, che alcune avevano anche l’effetto contrario su alcuni tipi di veleno, era davvero un miracolo che Adrian era ancora “vivo” e cosciente in panico perché non sentiva più il lupo dentro di lui. Poteva immaginare quanto fosse terribile per lui, per ogni Lycan lo era, il lupo lo sentivano da sempre da fin quando era venuti al mondo. Nascevano insieme e morivano insieme, erano una cosa sola.
Un sospirò uscì dalla sua bocca quando notò che si era addormentato di nuovo, forse era meglio se dormiva, si ripete dentro di se. Freya Mikaelson con gli altri la stavano aiutando come potevano anche se lei, amava fare tutto da sola ma questa volta dovevano agire in fretta.
Versò l’acqua bollente dentro la ciotola piena di erbe e dell’antidoto stesso, stava cercando di creare una più forte, sebbene il giorno precedente aveva dato una fiala ad Adrian non sapeva con certezza se stava funzionando. Infondo, aveva due dosi di veleno nel corpo era già un miracolo che era ancora lucido e che stava combattendo per rimanere vivo, ma lui non si sarebbe mai arreso lo aveva visto crescere e diventare l’uomo che era oggi.
Dopo aver continuato a lavorarlo creando una sorte di crema, nonostante era bollente, ne mise buona parte sulla ferita sul fianco destro dove il sangue diventava sempre più nero, spalmò la crema anche sulle altre ferite infondo non potevano sapere se avevano messo qualche goccia di veleno sui artigli di Claude. Non poteva cucire la ferita del fianco, l’intruglio doveva fare effetto eliminando ogni traccia del veleno, anche se gli avrebbe iniettato altro antidoto in modo da cercare di arrestare il veleno che si scorreva velocemente nel suo sangue.
- Questo veleno cosi mortale..  – disse ad un tratto la voce di Klaus Mikaelson, facendo girare tutti lo sguardo verso di lui perfino Marlo l’osservò con la coda dell’occhio. – Vi ricordate? Come è morto nostro fratello Finn? Sterminato dal veleno che può uccidere benissimo uno di noi  in poche ore. – mormorò quasi come se stesse ancora pensando e riflettendo mentre parlava, sia Freya e Elijah annuirono lentamente. – Se non sbaglio, i Lycan sono molto resistenti allo strozza lupo giusto? – rivolse la sua totale attenzione su Marlo.
Quest’ultima annuì lentamente, non era quello che li avrebbe ucciso del tutto ma li poteva indebolire per qualche ora. – Giusto. – disse solamente mentre continuava il suo lavoro, nonostante non poteva rivelare il “segreto”. – Noi Lycan più invecchiamo e più diventiamo forti, avete visto due esempi. – finì di mettere il tutto sul petto di Adrian e poi si lavò velocemente le mani, asciugandole, aprì la borsa tirando fuori un bel po’ di rotoli di bende larghe che aveva messo in più quel pomeriggio. Ed era stato un bene.
- Intendete il ragazzo di ieri? – la voce di Hope arrivò sicura di sé come la domanda che aveva appena posto, Marlo la osservò per pochi secondi, era grata all’ibrida di aver contribuito ad aver salvato Ben anche se, non lo avrebbe mai detto. Il suo sguardo cadde su Audrey Mikaelson, che qualche volta si perdeva a osservare Adrian con uno sguardo preoccupato stampato sul volto che poi sapeva nascondere alla perfezione, il suo intervento era stato davvero ottimo aveva agito senza pensare, anche se non aveva nessun obbligo.
- Si. – disse annuendo alzando appena Adrian e subito Elijah accorse in suo aiuto, più vedeva come si stavano comportando i Mikaelson e più si domandava se in questi anni erano cambiati per davvero. Forse, con l’arrivo dei loro figli si erano addolciti anche loro come molti cattivi facevano di solito, infondo un figlio cambia sempre la vita di un genitore e molto spesso lo fa in meglio. – Grazie. – aggiunse con un breve sorriso e poi mentre cominciò a mettere le bende intorno al suo busto parlò. – Ben e Adrian sono diversi, entrambi hanno reagito in modo diverso al veleno. Anche se entrambi combattono per vivere, sono due.. – si bloccò mentre continuava a fasciarlo con cura, non trovò le parole adatte non poteva rivelare il tutto ma infondo sapevano e avevano visto cosa era successo tra Adrian e Ben il giorno precedente, quando Adrian aveva preso un po’ del dolore del fratello. – Lo avrete capito e alcuni di voi lo hanno visto, che tra loro due c’è una connessione.. Non succede a molti Lycan, ma com’è che si dice? Sono speciali, due tipi di Lycan diversi. – fece una breve pausa chiudendo la fasciatura e poi alzarsi, nemmeno lo chiese ed Elijah l’aiutò con l’aiuto di Klaus senza dire nulla alzando Adrian mettendolo con dolcezza sull’altro divano facendolo sdraiare.
- Non c’è bisogno di ringraziarmi. – disse subito prima che Marlo poteva aprire bocca e lei sorrise solamente annuendo, non era brava in queste cose lei stessa odiava per principio i vampiri per ciò che faceva e per come si nutrivano, lei infondo oltre a essere una Lycan era anche una Guaritrice ma si stava davvero ricredendo su molti fattori.
Prima di continuare il suo lavoro portò le mani sui fianchi osservando Hope e Audrey, specialmente quest’ultima che sembrava curiosa che lei finisse il suo discorso. – Fratelli dal sangue della loro madre, un legame raro e forte, cosi forte che può portare anche alla morte. – concluse e gli diede le spalle continuando ad occuparsi di Adrian ma ad un tratto si fermò di botto notando uno strano movimento di quest’ultimo.
- Quel.. Quel.. Quell’umano aveva ragione.. C’è un traditore tra noi.. Io.. – balbettò in un sussurro, diceva frasi sconnesse ma questa non era del tutto una bugia o una visione e Marlo lo sapeva bene come Adrian lo aveva riferito appena tornato a casa. – Non.. Non dovevo ucciderlo.. Lui era un innocente avevano.. Ragione loro. – mormorò delirando, Marlo si abbassò lentamente portando una mano sulla sua fronte accarezzandogli piano i capelli, già supponeva che stava avendo dei incubi insieme a qualche visione. Lo aveva visto la notte prima con Ben, diceva cose senza senso fino a quando lei non gli aveva dato qualcosa per calmarlo.
- Mi dai una mano, per favore? Non riesco a fargli un iniezione se lui si agita. – disse con un breve sorriso sulle labbra rivolta ad Audrey Mikaelson che lei non si tirò indietro e andò subito verso di lei. Preparò in fretta un infuso di erbe con dell’acqua fredda per fargli abbassare più velocemente bagnando una stoffa che aveva nella sua borsa. – Mettigli questo sulla fronte. – aggiunse piano mentre Adrian continuava a dire qualcosa di senza senso.
La giovane annuì silenziosamente mentre prendeva la stoffa bagnata e gliela appoggiava con dolcezza sulla fronte, mentre Marlo prendeva qualcosa dalla borsa li osservava tranquilla con la coda dell’occhio fino a quando lui si azzittì, nascose dentro di se un breve sorriso e iniettò entrambe le due punture che aveva preso.
 

{ Angolo dell'Autrice 

Buonasera!
Mi scuso per questo lungo periodo di assenza, ma è stato un periodo un pò cosi per me e non riuscivo a scrivere mi usciva tutto davvero male ed questo è un capitolo molto importante! Infatti aggiungo già da ora che sarà diviso in 3 o 4 parti, ancora non ho deciso, in realtà doveva essere semplicemente un capitolo ma sono già 16 pagine ( più o meno ) ed sarebbero tipo arrivare a 25 o di più se mettevo il resto.
E' davvero un capitolo triste e sofferente, lo so bene, in questo momento mi sono sentita tipo la Plec ma vabbè... In molti, specialmente in un'altra mia storia dicono che sono sadica come lei... Eheh.. Torniamo a noi! Però, ci sono anche dei momenti di Adrian e Audrey, brevi momenti ma vedrete nel prossimo. Vi sono piaciuti?
La nuova new entry della fanfiction è Marlo: http://speakerdata.s3.amazonaws.com/photo/image/839881/936full-oona-chaplin.jpg ecco il suo volto, se conoscete Games Of Thrones sapete sicuramente chi è. E' stata dura la scelta del volto di Marlo, ma alla fine lei è stata perfetta ma lo scoprirete nel prossimo capitolo.
Che ne pensate del capitolo? Mi piacerebbe se lasciate una piccola opinione o qualche consiglio, o su quale coppia avete la ship!

P.S: Qualcuno ha letto il libro di Julie? Ovvero The Originals - The Rise. Se si, è davvero meraviglioso mi ha davvero sorpreso la Plec!

A presto,
LadyEffeMikaelson.

 
   
 
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