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Autore: Francy_Kid    19/09/2016    3 recensioni
Marinette rimane ferita durante l'apparizione di un akuma, dislocandosi la caviglia e procurandosi una microfrattura alla tibia, ma Chat Noir la soccorre appena in tempo, allontanandola dal luogo dell'attacco. Poco dopo, Ladybug fa la sua apparizione, sconfiggendo il nemico assieme al suo partner.
Da quella sera, Chat va a trovare Marinette ogni sera, approfittando delle tenebre per non farsi scoprire, per tutta la durata del tempo durante la quale la sua compagna di classe deve tenere il gesso.
Un mese passa velocemente e quand'è arrivato il momento di muovere i primi passi senza stampelle, Marinette avrà paura.
Chat sarà in grado di aiutarla?
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Cap. 3



Adrien faticò a svegliarsi la mattina successiva: aveva passato tutta notte a cercare un modo per scusarsi con Marinette per la reazione esagerata che aveva avuto la sera precedente, pentendosi delle sue parole non appena aveva annullato la trasformazione.

Il ragazzo, mezzo addormentato, diede una fetta di Camembert al suo kwami, si preparò per la scuola e scese a fare colazione, dando così inizio ad una giornata noiosa e straziante.


 

Il biondo si recò in classe, sedendosi al suo solito posto e poggiando la testa sulle braccia incrociate, curvo sul banco.

«Ehi amico, che ti succede?» chiese Nino, sistemandosi gli occhiali.
«Niente.» mentì, voltandosi verso di lui. «Ho solo dormito poco, tutto qua.»

Ad attirare l'attenzione di Adrien fu l'entrata di Marinette, seguita da Alya, che le aprì la porta; anche lei aveva gli occhi rossi e l'espressione distrutta.

Il ragazzo non poté fare a meno di guardarla, sentendosi immediatamente responsabile per il suo stato attuale; certo, era stata lei a dirgli che non dovevano baciarsi perché entrambi amavano un'altra persona, ma era stato lui a reagire in maniera esagerata.

Tutto solo perché non credeva in un suo rifiuto e non voleva perdere un'amica; e poi, la corvina non sapeva il vero motivo per cui Chat Noir era andato fino in fondo, rischiando il peggio.

Marinette si sedette al suo posto, ignorando i commenti acidi di Chloé e le domande su come mai era in quello stato di Nino; continuava a fissare il muro davanti a sé, con espressione triste e assente.

Adrien si voltò verso la professoressa non appena iniziò l'appello, non accorgendosi che era in classe da circa cinque minuti; decise che all'intervallo sarebbe rimasto ancora con lei, volendo trovare il modo più adatto per scusarsi.

 

Le prime ore di lezione passarono abbastanza velocemente; Marinette salutò Alya e Nino non appena uscirono, rimanendo in silenzio appena l'aula rimase vuota.

Adrien entrò pochi secondi più tardi, dopo essere tornato dal bagno: «Ehi Mari, va tutto bene?» domandò, notando che era ancora giù di morale.
«Sì, va tutto bene.» mentì, asciugandosi una lacrima che le bagnava la guancia. «Adrien, almeno per oggi, potresti uscire con gli altri?» chiese tirando su con il naso, evitando di guardare direttamente il compagno.
«Ma ho promesso ad Alya che ti avrei fatto compagnia.» rispose lui, visibilmente deluso da quella richiesta più che giustificata.
«Lo so, ma ora vorrei solo restare da sola. Per favore.» lo pregò, cercando di mantenere la voce più ferma possibile.
«Mari, io non voglio lasciarti sola. Puoi lanciare anche le stampelle per farmi uscire, ma poi non avresti più nulla da tirarmi dietro.» scherzò, sperando di alleviare il suo cattivo umore.
«Ho la mia cartella.» ribatté lei, tirando su con il naso.
«Certo, ma dopo chi spiega alla professoressa chi ha messo in disordine l'aula?» domandò, camminando lentamente verso il banco dell'amica, rimanendo a debita distanza.

Davvero credeva che gli avrebbe lanciato addosso qualcosa, ma temeva anche che lo avrebbe scacciato e non gli avrebbe mai più rivolto la parola.

«Posso sempre inventarmi un attacco akuma: distruggo una finestra per spiegarne la provenienza.» rispose lei, guardandolo storto, ma trattenendo un sorriso.
«Così io potrei fare la parte del ragazzo che ha fatto scappare l'akuma, mi piace.» canticchiò Adrien, annuendo con la testa.
Marinette ridacchiò: «Allora dirò semplicemente che mi hai fatta arrabbiare e che ho voluto mandarti via lanciando quello che avevo a portata di mano.»

Il ragazzo sorrise, felice di averle risollevato il morale, anche se di poco.

«Mari, non ti voglio obbligare a spiegarmi che cos'hai se non te la senti, ma non puoi nemmeno rinchiuderti in classe da sola e tenerti tutto dentro.» esclamò lui, ora davanti al posto di Alya.
«Lo so...» sospirò la corvina, giocando nervosamente con le dita.
«Che ne dici: posso sedermi accanto a te?»

Lei lo guardò negli occhi, sapendo che non si sarebbe arreso fino alla fine dell'intervallo; e poi, aveva ragione: non poteva andare avanti così.

La ragazza gli sorrise: «Sì.»


 

Marinette era sdraiata sulla chaise-longue mentre fissava il soffitto.

La frescura serale entrava dall'oblò aperto alla sua sinistra, agitando dei fogli sulla scrivania e altri oggetti, ma senza farli cadere.

Quella sera non faceva molto caldo siccome era appena finito l'inverno, ma per i fatti dell'altra sera si sentiva soffocare e, visto che non riusciva ad uscire sull'attico per la gamba, era costretta a sentire aria dalla finestra.

La corvina si voltò a pancia in giù, stringendo il cuscino tra le braccia e sprofondandoci dentro con il viso, volendo fermare le lacrime che scendevano, incessanti.

Il senso di colpa la divorava, ma lei amava Adrien e oggi, anche se era rimasto in classe con lei, non era riuscita a godersi al massimo la sua compagnia, intenta a pensare a Chat Noir.

Un singhiozzo le sfuggì, per poi tirare su immediatamente con il naso, non sentendo che qualcuno era entrato dalla finestra aperta.

La ragazza se ne accorse soltanto quando si sentì toccare la spalla, voltandosi in men che non si dica; trattenendo un urlo spaventato, Marinette rimase sorpresa nel vedere Chat, che la guardava con le orecchie abbassate e gli occhi lucidi, facendoli brillare alla luce della lampadina accesa.

«C-Chat.» esclamò asciugandosi le lacrime meglio che poteva, ancora con un groppo che le serrava la gola. «Che ci fai qui?»
«Sono venuto per chiederti scusa.» rispose il felino, abbassando lo sguardo. «Non dovevo reagire in quel modo. Sono stato un idiota.»
Marinette si raddrizzò sulla chaise-longue: «No... No, no, no. Sono io l'idiota: non dovevo dire quella frase.»
«Ma tu ami un altro.» ribatté lui, facendo abbassare maggiormente le orecchie del costume.

La ragazza non rispose, restando in silenzio, confermando ciò che aveva detto la sera precedente.

«Come immaginavo.» sospirò il biondo, camminando verso la scrivania per recuperare la sedia da ufficio di Marinette, avvicinandosi a lei e sedendosi accanto. «Sai una cosa? Se realmente io amassi Ladybug, allora non l'avrei fatto. Baciarti intendo.» specificò, iniziando a giocare nervosamente con la coda della tuta.
«Che intendi dire?» domandò lei, piegando la gamba sana e poggiando la guancia sul ginocchio, guardando il suo compagnia di lotta.
«È da un po' che ho messo in dubbio i miei sentimenti per Ladybug; insomma, dopo mesi passati a combattere assieme mi vede solo come suo compagno di squadra e nient'altro, così ho iniziato a credere che mi ero invaghito di lei solo perché mi piaceva come carattere, perché rappresentava il tipo di persona che volevo essere io: carismatica, forte e matura. Così ho iniziato a pormi delle domande ed ho capito che in realtà la mia era ammirazione, e non amore, come credevo io.»

L'adolescente rimase ad ascoltarlo finché non finì.

Forse era la sua stessa situazione con Adrien e forse lui restava in classe con lei solo perché le faceva pena.

«Chat... Io... Mi dispiace.» disse, riattirando la sua attenzione. «Non sapevo ciò che provavi e reagire in quel modo non è stata la scelta migliore.»
«Non è per niente vero. Invece hai fatto benissimo: se tu sei innamorata di una persona allora devi difendere quell'amore. Certamente non mi butto dalla Tour Eiffel perché tu mi hai rifiutato.» ghignò l'eroe, incrociando le gambe.
«Beh, un gatto in meno.» ammiccò lei, con tanto di linguaccia.
Chat si portò una mano al petto, assumendo un'espressione teatralmente triste: «Oh Purr-incipessa, le tue parole mi feriscono.»
«Ok, ammetto che mi mancherai. Un po'.»

Chat si alzò in piedi, inchinandosi e ribattendo con una delle sue solite battute, face sono roteare gli occhi a Marinette.

Senza farsi notare, siccome il gatto era impegnato a mostrare i muscoli, la corvina si alzò dalla chaise-longue, stando attenta a non poggiare troppo la gamba ferita, picchiettando sulla spalla di Chat.

Il ragazzo non fece in tempo a tornare alla realtà che si trovò tra le braccia di Marinette, in equilibrio su una gamba; lui restituì l'abbraccio, stringendola a sé ed inspirando il profumo che emanava il suo corpo, flettendo leggermente le gambe in modo tale che fosse alla sua stessa altezza e non costringendola, così, a mettersi sulla punta.

«Scusa Chat. Scusami ancora.» mormorò Marinette nell'incavo del suo collo, non volendo fargli vedere che le lacrime avevano ripreso a scendere.
«Non ti scusare Mari.»

La corvina sorrise, tirando su con il naso.

Infondo, quel bacio era piaciuto ad entrambi.


 

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Hello ragazzi :)

I nostri ragazzi hanno fatto pace. Non siete felici? :'D

Al prossimo capitolo ;*

Francy_Kid

  
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