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Autore: Celty23    19/09/2016    4 recensioni
[Storia a OC iscrizioni chiuse]
Potrebbe sembrare un sogno, o forse lo è davvero... un mondo diverso dal nostro in cui due regni si affrontano in una lotta da talmente tanto tempo che sembrano ormai secoli. Ma lo scontro è arrivato a un punto di svolta, entrambi stanno cercando quattro nuovi guerrieri per poter iniziare la battaglia finale... e decidere chi governerà il regno.
Coppie:
- tra OC
- Gale
- Nalu
- Gruvia
- Gerza
- Miraxus
- Baccana
Altri che non so ^^'
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Natsu, Natsu/Lucy, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Magia

Il suo piano stava prendendo finalmente forma, all'inizio voleva occuparsene lui di persona, ma Laxus non era uno stupido, sapeva che avrebbe destato sospetti andandosene in giro da solo troppo spesso. La regina non si fidava ancora di lui, ma forse aveva trovato un buon alleato.
Il biondo schivò un attacco di Alenya, la freccia che aveva scoccato si conficcò nel terreno a pochi passi dai suoi piedi, la fissò per un momento interminabile, sperando che succedesse qualcosa, ma nulla.
«Basta così… Si vede che mi sono sbagliato…»
La violetta lo guardò con gli occhi spalancati e la bocca aperta che cercava ossigeno, era quasi tutto il giorno che si allenavano, non si erano fermati nemmeno per mangiare e la fame incominciava a farsi sentire. Si girò dandole le spalle e iniziando a incamminarsi verso Fairy Tail, anche se il castello era molto più vicino e avrebbe avuto cibo gratis, aveva un’altra questione da sbrigare in quella locanda.
Sentì il rumore di una freccia che tagliava il vento e si girò evitandola senza troppa fatica facendo un passo indietro, la forza che la ragazza aveva usato nel tendere la corda non era stata sufficiente a raggiungerlo, e al massimo gli avrebbe colpito un piede. Sbuffò e stava per rigirarsi e continuare il suo cammino, abbandonandola lì se necessario, ma la freccia a terra attirò la sua attenzione. Si chinò appoggiando il ginocchio al suolo e osservò attentamente: dalla punta in metallo si alzava un leggero fumo, come se fosse stata incandescente. La prese per la parte in legno, ma una leggera scossa la fece ricadere a terra subito dopo, sorrise soddisfatto e si rialzò dirigendosi verso la ragazza, che lo osservava dubbiosa con gli occhi castano chiaro.
«Hai desiderato ferirmi vero?... Uccidermi forse addirittura… Eri arrabbiata? Per aver perso tempo qui, in questa foresta?!...» A ogni parola si avvicinava sempre di più con fare minaccioso, ma Alenya non indietreggiò, rimase a sfidarlo con lo sguardo.
«E se anche fosse?...»
«Se fosse così… E’ quello che ha scatenato il potere… Vai a prendere la freccia e dimmi cosa pensi…» La ragazza ubbidì, anche se di mala voglia e sbuffando.
«E’ calda… La pietra potrebbe aver aumentato la temperatura del metallo…»
«Non si spiegherebbe perché anche il legno è caldo… Quando prima l’ho presa, mi ha dato una leggera scossa elettrica… Quella pietra rossa genera scariche elettriche! Per ora non ti fanno neanche il solletico, ma se si può aumentare il suo potere allora potrebbe essere davvero forte!...»
Alenya tolse il ciondolo dall’arco e se lo riportò attorno al collo, osservandolo attentamente e con gli occhi che brillavano di felicità. C’era voluto tutto il giorno, ma almeno qualcosa avevano ottenuto, chissà se anche gli altri guerrieri avevano dei poteri... Da quello che sapeva in nessuno dei due mondi, né nel suo né in quello dei ragazzini era presente la magia…
Ma le leggende sono cose strane…
«Forza muoviamoci… Voglio mettere qualcosa sotto i denti prima che faccia buio del tutto…»
E questa volta non si fermò nemmeno per un momento, voleva arrivare in quello stramaledetto locale e constatare con i propri occhi se quello che aveva sentito era vero. E in caso affermativo avrebbe trovato un altro prezioso alleato.

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«Shira calmati e non uccidere Juvia… Riesci a dirci cosa è successo?...»
Gerard cercò di calmare la personalità, non proprio tranquilla, della corvina, che continuava a sbraitare contro la bluette stesa a terra. Nessuno stava capendo cosa fosse successo di preciso durante la loro missione, raccontando arrivavano al punto in cui si intrufolavano e poi entrambe iniziavano ad urlare.
«Calmarmi!? Io non sarò una spia, ma questa tizia lo è anche meno!»
«GRAY-SAMA!»
Shira le si avvicinò e cercò di colpirla con un pugno, ma Rena riuscì a fermarla in tempo bloccandola da dietro e dicendole parole di conforto. Gerard osservava la scena non sapendo come agire, in quanto non sapeva cosa fosse successo! Se Juvia aveva messo a repentaglio le loro vite, allora avrebbe dovuto occuparsi di lei, ma se invece così non fosse stato? Mirajane lo affiancò e gli sorrise appoggiandogli una mano sulla spalla, cercando di infondergli un po’ di calma.
«Senti Shira, che ne dici di rilassarti usando i Ring-blade? Io non ho fatto molto e posso farti da avversario se vuoi!» Richy le si avvicinò con in mano i due anelli della corvina e il suo Kusarigama, sorridendole gentile.
Lei lo guardò dubbiosa, ma quando puntò lo sguardo sulla sua arma annuì e Rena la lasciò andare scusandosi per essere stata così brusca. Gerard sorrise e si diede dello stupido da solo, come aveva fatto a non ricordarsi che la danza la faceva calmare e tornare in sè?
Sbuffò deluso da sè stesso e si mise ad osservare il combattimento insieme alla turchina e ad Alexander, vide con la coda dell’occhio la regina far alzare Juvia e portarla all’interno del palazzo. Poteva essere stata ferita anche se loro non lo vedevano.
Richy prese in una mano la piccola falce della sua arma, mentre nell’altra la lunga catena attaccata ad essa, facendola ruotare leggermente e si mise in posizione; Shira invece si infilò i guanti protettivi e prese gli anelli, fece un paio di passi lateralmente e poi lanciò il primo verso il corvino. Deviò la traiettoria del Ring-Blade colpendolo di striscio con la catena, ma la ragazza gli era andata addosso impugnando l’altro e cercando di colpirlo alle gambe. Richy riuscì a schivare anche questo colpo e attaccò a sua volta, lanciando la falce verso il suo polso per farle cadere l’arma, ma sbagliò mira, anche se di poco, mancandola.
Il generale osservava ogni mossa con attenzione e con ammirazione, erano riusciti a migliorare molto in quella settimana, e avevano preso una maggior confidenza con la propria arma; anche se vedeva che i loro colpi non miravano a uccidere e nemmeno a ferire gravemente, ma solo a fermare o disarmare l’avversario. Sospirò e si chiese come poteva chiedere a dei ragazzini di uccidere degli innocenti, dei loro amici per un ideale non loro. Era egoista, ma era l’unico modo per far finire quella strage.
Gerard si riscosse dai suoi pensieri quando vide Shira seduta a terra col fiatone, e Richy che si appoggiava sulle ginocchia anche lui alla ricerca d’aria. La lotta si era appena conclusa.
«Scusatemi… Cosa è successo?...» Shira era tornata quella di prima e forse avrebbe potuto dargli delle risposte.
«Sei arrivata qui con Juvia, urlavi e lei continuava a ripetere Gray-sama… Sai dirci cosa è successo? Come mai avete fatto così tardi?...»
«Ecco… Sì… Ho qualche vago ricordo…» Prese qualche boccata d’aria e si rialzò, dirigendosi verso di loro.
«Ci eravamo infiltrate senza problemi, il castello era come deserto e avevamo rubato un paio di vestiti da cameriera… Ma a un certo punto Juvia inciampò e cadde in mezzo al corridoio, attirando l’attenzione di un ragazzo che stava passando in quel momento…»
«Fullbuster?...» Gerard tentò a indovinare, come se non si fosse già capito.
«Esattamente… Si è preoccupato per lei, continuava a chiederle come stesse, io mi ero nascosta e non mi ha vista, e non penso che abbia riconosciuto Juvia…» Shira scosse la testa leggermente massaggiandosela con una mano.
«In ogni caso lei se ne è innamorata a prima vista… L’ha seguito per tutto il giorno ovunque andasse, si nascondeva dietro le colonne, dentro le armature… Si è anche intrufolata nelle cucine per preparargli un pranzo tutto speciale… Si comportava peggio di una stalker! E poi… Non ricordo altro, immagino che la mia personalità… diciamo quella più suscettibile, l’abbia trascinata qui…»
«Grazie mille… Potete andare a riposarvi ora, io andrò ad informare la regina…» Detto questo sparì all’interno del castello, lasciandosi alle spalle i quattro ragazzi.
Il passo era più simile a una marcia militare, il busto dritto e le braccia tese lungo i fianchi, non avrebbe mai smesso di seguire le rigide regole da soldato, ma ogni tanto si lasciava scappare uno sbuffo contrariato. Si sapeva che Juvia non era perfettamente a posto, come in fondo lui stesso e la regina Mirajane, ma lei si perdeva nel suo mondo di fantasia nei momenti meno opportuni. Nessuno era perfetto, Gajeel era un’idiota che non riusciva a dichiararsi, Levy nonostante fosse così intelligente non capiva i sentimenti del corvino, ma Juvia era un caso a parte, e non osava immaginarla ora che aveva trovato il suo grande amore. Se non altro ora sapevano come era fatto.

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Erano tutti seduti nella grande sala da pranzo, Natsu si abbuffava col cibo, che le cameriere portavano, insieme a Kenryoku mangiando in due la quantità di sei persone. Gray nel mentre li prendeva in giro, dandogli delle fogne senza fondo, Emma chiacchierava con Tetsuya tra un boccone e l’altro, mentre la regina camminava avanti e indietro per la lunga stanza.
Lucy la osservava ormai da qualche minuto, vedendo aumentare sempre di più la sua ira, perché non si poteva descrivere come semplice rabbia il sentimento che Erza stava provando in quel momento. Laxus era sparito per tutta la giornata con uno dei guerrieri non si sa dove, gli avevano dato fiducia liberandolo dalla prigione, ma Lucy sentiva che il biondo stava tramando qualcosa. Non avendo prove però, era inutile anche solo pensarlo, figuriamoci parlarne con la regina. Sbuffò sconsolata e giocherellò col cibo che aveva nel piatto non sapendo bene che cosa fare, quando Erza sbatté le mani sul tavolo con forza, attirando l’attenzione di tutti quanti.
«Sono stufa di aspettarli… Per sfogarmi ho deciso di combattere contro qualcuno! Volontari?...»
La rossa guardò attentamente negli occhi ognuno di loro, analizzando le loro reazioni e soppesando chi potesse essere la vittima più adatto, e la bionda deglutì, sperando egoisticamente di non essere scelta. La regina era probabilmente il miglior guerriero presente in entrambi i regni, al pari di Laxus, la regina Mirajane e il suo generale, affrontarla mentre era in quello stato non era affatto saggio. Solo una persona senza cervello avrebbe osato sfidarla.
«Sfidami ora! Sono tutto un fuoco!» Natsu si alzò appoggiando un piede sul tavolo e buttando a terra varie pietanze, beccandosi un pugno in testa da Gray.
Ma lei lo ignorò, sembrava essere indecisa fra Tetsuya e Kenryoku, finché alla fine non li indicò entrambi e Lucy sospirò di sollievo, rendendosi conto che aveva trattenuto il respiro.
«Mi sfiderete voi due! Insieme! Vi aspetto nella sala allenamento, prendete le vostre armi e raggiungetemi…» Detto ciò uscì lasciando alle sue spalle solo il rumore dei suoi passi.
Nella sala ci fu un momento di smarrimento e nessuno osava fiatare, ma i due prescelti non sapevano cosa fare di preciso, e si guardavano fra di loro interrogativi. Alla fine però, anche se nessuno aveva aperto bocca, la decisione era unanime, andare a osservare lo scontro, e da parte di Lucy, pregare che la regina non li conciasse troppo male.
«Eccovi finalmente! Quanto volevate farmi attendere! Sono la regina qui…»
Arrivarono dopo una decina di minuti, e trovarono la donna in piedi, con le gambe leggermente divaricate e le braccia incrociate con fare minaccioso. Li guardò attentamente e quando vide che entrambi avevano con se una katana sorrise soddisfatta, andando a recuperare la spada che aveva alle spalle. Lucy si mise in un angolo in cui non avrebbe dato fastidio, e Emma la raggiunse sedendosi accanto e sorridendole.
«E’ normale che Er… La regina, come dire?...»
«Si diverta a torturare i suoi sudditi duellando con loro?...»
«Esatto!» Entrambe risero sottovoce per quella definizione, ma si ricomposero in fretta timorose di essere scoperte.
Tornarono a fissare i tre al centro della stanza, ma Lucy non riuscì a non cercare con la coda dell’occhio Natsu, che si trovava dall’altra parte della sala e si lamentava con Gray di qualcosa, probabilmente del fatto che avrebbe voluto anche lui combattere.
I due corvini si guardarono e con lo sguardo si dissero qualcosa comprensibile solo a loro, iniziarono a posizionarsi al lato destro e sinistro di Erza, che non perdendo la sua posizione da combattimento li teneva d’occhio incuriosita. Simultaneamente la attaccarono, Kenryoku cercò di mirare al braccio che teneva l’arma, mentre Tetsuya puntò alle gambe, ma la rossa roteò su se stessa, schivando entrambi i ragazzi. Si allontanò di un passo in modo tale da averli davanti a se, e poi si scagliò contro di loro non lasciandogli il tempo di contrattaccare, ma solo quello di parare.
«Cosa succede?! Pensavo che quell’inetto di Laxus vi avesse allenato meglio! Ma forse è stato uno sbaglio affidarvi a lui!» Diede un calcio nello stomaco di Tetsuya facendolo crollare a terra alla ricerca d’aria.
Lucy sobbalzò per lo spavento, mentre Emma si poggiò una mano sulla bocca per trattenere un grido, Laxus durante i loro allenamenti era stato crudele, ma non aveva mai usato la sua piena forza in uno scontro uno a uno. Ma la regina era diversa, dava sempre il massimo in ogni sua azione, usando tutte le sue energie, e in quel momento si stava accanendo contro il povero Kenryoku, che in qualche modo cercava di parare ogni suo colpo. Un forte fendente proveniente dall’alto lo fece crollare in ginocchio, la katana rivolta verso l’alto e con le mani che la tenevano per la parte piatta, mentre la lama respingeva quella della spada. Le braccia iniziarono a tremargli, e presto avrebbe ceduto crollando completamente al suolo.
«Ho deciso, nei prossimi allenamenti vi farò io da maestro, e chissà…»
Tetsuya riuscì ad rialzarsi proprio in quel momento, raccolse la katana nera che era caduta a pochi centimetri da lui e si diresse verso la rossa, mentre con un braccio si teneva lo stomaco dolorante.
Emma cercò con la mano quella di Lucy e la strinse, entrambe trattenevano il respiro in attesa, Natsu e Gray osservavano la scena immobili, increduli. Il corvino si avvicinava sempre di più, lentamente e con l’arma in mano, quando ormai fu a un paio di passi la impugnò al contrario, con il piatto della lama diretto verso la regina. Mise un piede davanti all’altro, una, due volte e fece per colpirla, ma lei riuscì a sentirlo, oppure aveva sempre saputo che era alle sue spalle, si girò di scatto afferrando l’arma con la mano.
«Se attacchi qualcuno lo fai per uccidere… Altrimenti rimani steso a terra…» Strinse maggiormente l’arma ferendosi leggermente la mano, un piccolo rivolo di sangue iniziò a scendere sulla lama scura.
«Basta così dai… Mi sono sfogata abba… Ma cosa….» Erza si resse la testa con una mano mentre si accasciava al suolo.
Lucy scattò in piedi appena la vide barcollare, e fu al suo fianco quando era crollata su sé stessa, le prese la testa e la appoggiò sulle proprie gambe, le mise una mano sulla fronte per controllare se fosse calda, ma la trovò gelida.
«Presto! Andate a prendere dell’acqua calda e delle coperte, muovetevi!» Natsu e Gray scattarono appena ricevettero l’ordine.
La bionda guardava sconcertata la donna che aveva fra le braccia non capendo cosa fosse potuto succedere, fino a un attimo prima combatteva come se nulla fosse, e ora era stesa a terra priva di forze.
«Lucy!» Fu Emma a chiamarla, e dal suo tono di voce non si prevedeva nulla di buono.
Si girò verso la ragazza e la vide con Kenryoku accanto a Tetsuya, che era inginocchiato a terra mentre si reggeva la testa con una mano, sul volto una smorfia di dolore. E forse l’idea che passò per la mente di Lucy era solo una follia, ma le opzioni scarseggiavano e non potevano sapere cosa stesse accadendo di preciso ai due, e se la situazione sarebbe peggiorata.
«Emma, togligli l’arma dalla mano, presto! E vediamo se ho ragione!»
La corvina annuì e aprì la mano del ragazzo che la reggeva con forza, la katana cadde al suolo tintinnando e il suo proprietario con lei, venendo preso però da Kenryoku, impedendogli di sbattere la testa. Lucy sorrise speranzosa e tornò a concentrarsi sulla regina, che ora iniziava a respirare più normalmente e a riprendere un colorito più roseo, dal bianco cadaverico che aveva assunto in quei pochi minuti.
Sospirò sollevata e sentì il cuore rallentare il battito ormai impazzito, guardò il ragazzo ormai addormentato e il suo cervello iniziò a lavorare, forse era solo una fantasia, oppure era una vera e propria intuizione. Ma sapeva che qualcosa si stava ormai muovendo.

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Heriot si stava allenando sul retro del locale, un sacco improvvisato da boxe era stato appeso ad un albero, e lui lo colpiva ormai da qualche ora, con odio e astio, immaginandosi che quel sacco fosse in realtà Gildarts. Quella mattina lui e la ragazzina si erano allenati rispettivamente con il vecchio e con la figlia, Layla aveva deciso di utilizzare come arma dei pugnali, banali e piccoli come lei, mentre lui aveva deciso di unire la sua passione per la boxe con un arma affilata, creando delle specie di artigli. Si era ispirato a un personaggio di un videogioco picchia-duro, Street Fighter se si ricordava bene, che adorava quando era piccolo, un guanto in metallo per proteggere il dorso della mano, e tre artigli affilati che spuntavano da esso; ma nonostante ciò non era riuscito nemmeno a graffiare quel maledetto.
Tirò un pugno al sacco che rimbalzò via, per poi tornare subito verso di lui, e Heriot lo colpì ancora e ancora, ma la rabbia non diminuiva.
Era da quando era arrivato in quel mondo da quattro soldi che continuava ad allenarsi, vedeva che era diventato più forte, ma non gli andava giù il non riuscire a battere Gildarts, come se lui gli fosse superiore. Quando sarebbe iniziata quella stramaledetta guerra? Così forse sarebbe riuscito a sfogare tutto il nervosismo che aveva. Tirò un altro pugno al sacco, lasciandolo dondolare avanti e indietro, guardò il cielo e vide che ormai si era fatto buio e presto sarebbero arrivati i clienti. Ma proprio lì doveva finire?...
Andò a sciacquarsi la faccia e i capelli nel pozzo che c’era lì accanto e poi si sedette sull’erba fresca, il vento era tranquillo e non un suono rovinava l’armonia della natura, dovette ammettere con se stesso che quel mondo non era male. Dei passi alle spalle di Heriot attirarono la sua attenzione, non ci badò più di tanto credendo fosse Layla che veniva a richiamarlo, oppure Cana che cercava di bere di nascosto; finché una lancia non cercò di tranciargli di netto il braccio. Doveva ringraziare solo i suoi riflessi se era ancora tutto intero.
Si girò di scatto e vide un uomo biondo con una cicatrice a forma di fulmine sull’occhio destro, gli stava sorridendo mentre con una mano impugnava la lancia che lo aveva attaccato. Finalmente qualcuno da poter picchiare e su cui sfogare la sua rabbia, ghignò contento e si spostò i capelli dagli occhi, mentre indietreggiava lentamente.
«Bravo… Allora le mie informazioni su di te erano corrette! Potresti rivelarti utile…»
«Posso sapere il nome del mio aggressore fallito?...» Un altro passo indietro e con il piede toccò la sua arma che aveva abbandonato lì quel pomeriggio.
Il biondo sogghignò e appoggiò la lancia su una spalla, mentre con quegli occhi scuri come la pece lo osservava attentamente, analizzando ogni sua più piccola mossa.
«Sono Laxus Dreyar…»
«Quindi ho davanti un generale eh?... Interessante, e a cosa devo il piacere?...» L’arma era dietro di lui, gli serviva solo una buona scusante per potersi abbassare e raccoglierla senza farsi notare, e poi avrebbero iniziato a lottare, finalmente.
«Voci… E’ inutile che raccogli quell’arma, per quanto mi piacerebbe affrontarti non ho tempo, e in più sarebbe inutile… Non sei ancora al mio livello…»
Heriot digrignò i denti furioso, come si permetteva quell’idiota comparso dal nulla di giudicarlo, debole oltretutto! Raccolse i guanti e se li infilò, mettendosi poi in posizione da combattimento, non se lo sarebbe fatto scappare, era una promessa.
«Vieni a giudicare di persona allora…»
«Un giorno… Ma solo se farai una cosa per me…»
«Io non faccio favori a nessuno! E se non vuoi combattere allora vattene…» Solo una perdita di tempo, e in più il suo umore era peggiorato, quanto gli mancavano i combattimenti clandestini in quelle occasioni.
«Vedilo come un patto allora, io mi scontrerò con te quando troverai ciò che ti ho chiesto…»
Interessante, messa così non suonava male, e magari sarebbe diventato anche più forte.
«Hai catturato la mia attenzione…»
Laxus ghignò soddisfatto e si mise più comodo, conficcando la lancia nel terreno e appoggiandoci sopra il mento, mentre osservava la foresta circostante che diventava sempre più scura.
«Vorrei che tu controllassi la foresta… Quella dall’altra parte di Fairy Tail... Lì c’è un gruppo di banditi, si fanno chiamare Tartaros, e mi interessa sapere dove è la loro base… Tutto qui!» Il corvino lo guardò alzando un sopracciglio, la questione puzzava e non poco, ma a lui che importava in fondo? Così gli chiese l’unica questione di cui veramente gli importava.
«Ci saranno combattimenti?...» Laxus ci pensò su, ragionando bene sulle parole da utilizza per convincerlo, Heriot lo sapeva bene, non era uno sciocco, semplicemente non gli importava di essere usato se poteva diventare più forte.
«Beh puoi fare tutto quello che vuoi a chiunque appartenga a Tartaros, anche ucciderli, ma solo se ti hanno rivelato la loro posizione…»
Sorrise soddisfatto, si tolse i guanti e gli si avvicinò per stringergli la mano come conferma del patto, poi il corvino fece per andarsene, tornando all’interno con l’intento di ubriacarsi  un po’, ma il biondo lo fermò.
«Domani mattina raggiungi la foresta… Tre dei miei uomini sono già alla ricerca e ti aggiorneranno sui dettagli… Ti troveranno loro non preoccuparti…»

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Tetsuya sentiva la testa pulsare, i ricordi erano confusi e sfuocati, si stava facendo massacrare insieme a Kenryoku dalla regina, lui aveva provato a colpirla con la katana, ma lei lo aveva fermato. Poi… Il vuoto…
Decise di aprire finalmente gli occhi e una leggera luce lo investì, facendoglieli richiudere di scatto mugugnando un dissenso di dolore, aspettò qualche istante prima di provarci nuovamente, attendendo di abituarsi alla luce. Scoprì di essere nella sua stanza, nel mondo con i due regni, il sole entrava dalla finestra illuminandola completamente, qualcuno la sera prima doveva averla dimenticata aperta, ma lui come era finito lì?
Solo in quel momento notò che appoggiata al suo letto, accanto a lui, c’era Emma che dormiva beata, i capelli scuri che le ricadevano sul volto, nascondendolo in parte. Il corvino cercò di mettersi a sedere senza svegliarla, ma il mal di testa gli impedì entrambe le azioni, facendolo ricadere con un tonfo sul cuscino. La ragazza sbadigliò per qualche secondo poi si guardò attorno spaesata, solo quando lo vide sembrò ricordarsi cosa ci facesse lì, e Tetsuya le sorrise.
«Come stai!? Non sai che cazzo spavento ci hai fatto prendere… Nessuno sapeva cosa fare e… E Lucy era da Erza, mentre tu!...» La ragazza parlava a raffica non permettendogli di rispondere a nessuna delle domande che gli stava ponendo, o anche solo chiedere spiegazioni; ma vedeva dai suoi occhi azzurri che era preoccupata.
«Emma scusa… Potresti abbassare il tono di voce?... Ho la testa che sembra scoppiare…»
«Certo, scusa… Allora come stai?...»
«Un vero schifo… Cosa è successo?...»
Emma gli raccontò tutto quanto nei minimi particolari, e durante il racconto ogni tanto le scappava qualche imprecazione che lo faceva sorridere, erano simili sotto un certo punto di vista. Entrambi persone isolate, ma che in realtà sono gentili, si perse nei suoi pensieri mentre la guardava negli occhi azzurro ghiaccio, e notò un particolare che lo incuriosì.
«Capisco… Quindi anche Erza è svenuta…»
«Esatto, Lucy crede sia la tua katana che forse ha un potere nascosto o altro… Non si è dilungata molto in particolari, dopo che si era assicurata che voi due stavate bene si è fiondata sui libri!»
Tetsuya si mise a riflettere sulla katana tramandata dai Kuroda, in alcuni antichi scritti che giravano per casa sua c’era scritto che l’arma avesse qualche potere sconosciuto, che solo un vero Kuroda sarebbe risuscito ad attivare.
«Beh ora si spiegherebbe perché quando mi ero tagliato con la sua lama anni fa svenni sul colpo!»
«Che cazzo… Ma come è possibile?!» Lo guardò con gli occhi spalancati dall’incredulità, e il corvino dovette trattenersi dal non ridere per la faccia buffa che aveva appena fatto.
«Beh, mi stavo allenando di nascosto in camera mia con la katana, quando per sbaglio mi scivolò di mano e mi feci un leggero taglio qui sul collo…» Con la mano indicò il punto in cui c’era la cicatrice, come prova del fatto.
«E all’improvviso svenni… Per mia fortuna sul letto e non per terra, ma mi risvegliai solo un’ora dopo. Mi ero sempre chiesto cosa fosse successo, ma non dissi nulla ai miei nonni per non farli preoccupare.»
«Capisco… Devo dire che sembra l’inizio di un libro fantasy!» Il ragazzo si mise a ridere per la battuta di Emma, che nel mentre lo guardava sorridendo e giocherellando con una ciocca dei lunghi capello corvini.
«Senti, ma come ti sei fatta quella cicatrice sopra il sopracciglio?»
«Questa?... Un piccolo incidente da bambina, come un’idiota avevo deciso di saper volare e mi sono buttata sul tavolino che c’era in casa, e… Beh ho sbattuto contro lo spigolo! Che bambina deficiente che ero!»
La corvina iniziò a insultare la sè stessa bambina, commentando il fatto che avrebbe potuto perdere un occhio e ora ritrovarsi storpia con una benda, finendo col l’andare a fare il pirata come lavoro. Tetsuya la ascoltava sorridendo o ridendo alle sue battute, era bello stare in sua compagnia, era una ragazza tutta pepe senza peli sulla lingua.
«Senti Tetsuya…»
«Chiamami pure Tetsu!»
«D’accorto, allora Tetsu hai sempre avuto il ciuffo dei capelli bianco?... Io me lo ricordavo nero come il resto!»

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Quella mattina Gerard aveva deciso che essendo domenica li avrebbe lasciati liberi, e che sarebbe stato così anche per quelle a seguire, sei giorni di lavoro e uno di riposo, e a Rena ne serviva molto di riposo. Il giorno prima il generale l’aveva letteralmente massacrata, inizialmente c’era andato piano e lei era riuscita a stargli dietro, probabilmente per gli allenamenti che fin da piccola aveva ricevuto da suo padre con Karate.
«Cosa ti succede dolcezza? Come mai qui a quest’ora?»
Rena puntò lo sguardo su Cana che la guardava sorridente, era seduta sul bancone e teneva in mano una bottiglia di birra, e in quel momento l’azzurra si fece la stessa domanda, perché era lì? Forse perché le sarebbe piaciuto fare qualcosa ma tutti sembravano essere spariti, Shira era stata rapita da Mirajane e Gerard per delle lezioni speciali, mentre Alexander aveva deciso di torturare il povero Richy perseguitandolo. E lei si era ritrovata completamente sola, e senza i suoi tarocchi da consultare.
«Così, al castello tutti hanno qualcosa da fare, mi chiedevo se io potevo essere utile in qualche maniera!»
«Fammi pensare… Hey Layla!»
La castana arrivò come un fulmine poco dopo, era ricoperta di polvere dalla testa ai piedi e in mano teneva uno straccio ormai completamente nero.
«Cana! Io sto lavorando! Mentre tu invece sei qui a bene come ogni volta! Ma almeno tu lo sapevi che avete una cantina sotto la cucina?! Quando l’ho detto ha Gildarts è caduto dalle nuvole!» Solo alla fine della sfuriata sembrò accorgersi della sua presenza, e le sorrise immediatamente, perdendo completamente arrabbiatura verso Cana.
«Rena! Che piacere averti qui!»
«Stava cercando qualcosa da fare, e visto che hai trovato il mio nascondiglio di liquori perché non approfitti della sua gentilezza?»
«Ora si capiscono tutte quelle bottiglie vuote…»
Cana se la svignò prima che Layla potesse farla un’altra ramanzina, da quanto Rena aveva capito la ragazza era diventata un po’ la vera proprietaria di quella locanda, in quanto Gildarts e la figlia la trascuravano  lasciando cadere la baracca a pezzi.
«Dai andiamo a pulire! In fondo sono davvero qui per aiutare!»
«Grazie mille Rena!» Le si lanciò addosso di getto, abbracciandola dal basso in quanto Rena era più alta di lei, si sorprese del gesto così impulsivo, ma rispose sorridendo contenta.
Si diressero in cucina e vide che uno dei mobili era stato spostato, dietro una porta era spalancata e mostrava delle scale molto impolverate. Si rimboccarono le maniche e iniziarono a lavorare, Layla aveva già spostato il grosso delle bottiglie vuote, ma ne rimanevano comunque molte, posizionate in perfetto ordine su di uno scaffale in legno.
Ci impiegarono circa una mezz’ora a svuotare completamente la stanza, ormai rimaneva solo da spazzare e passare lo straccio, presero una scopa a testa e iniziarono a lavorare, ma dopo poco Rena notò che un foglietto di carta era rimasto incastrato sotto un mobile, incuriosendola. Si sedette sul pavimento, infischiandosene dello sporco e cercò di toglierlo, ma il mobile lo teneva bloccato e non le andava di romperlo solo per poter pulire. Il suo lato amante di storie e leggende le diceva che non era un caso che quel foglietto fosse lì, e lei lo avrebbe liberato.
«Layla, mi aiuteresti a sollevare leggermente questo mobile? C’è qualcosa incastrato sotto un piede…»
«Certo, al mio tre solleviamo?» Rena annuì e si mise in posizione.
«Uno, due… E tre!»
Sollevarono il mobile in legno, che si rivelò più leggero del previsto, l’azzurra stava per allungare un piede e spostare il foglietto, quando questo si spostò da solo, liberandosi come se fosse un animale in trappola. Riappoggiarono il tutto attente a non farselo cadere addosso e andarono a controllare cosa ci fosse scritto su quel foglio, ormai erano troppo curiose di scoprire cosa fosse, dimenticandosi così delle pulizie.
«Cosa c’è scritto? Cosa c’è scritto?...»
«Mmmh… E’ una carta dei tarocchi! Il diciottesimo arcano maggiore, la Luna!... Chissà cosa ci fa qui…»
«Credo che Cana abbia un mazzo di tarocchi, forse è suo…»
Rimasero accucciate sul pavimento fissando quella carta perse ognuna nei propri pensieri, Rena se le rigirava fra le mani notando sempre nuovi particolari. Non era semplice carta, sembrava più resistente e al tatto era particolarmente liscia come se fosse stata plastificata, ma non era quella la consistenza, il disegno attirò la sua attenzione in modo specifico. Solitamente la diciottesima carta era rappresentata con una luna piena in alto che si rifletteva su una superficie d’acqua con degli animali, solitamente un crostaceo, ma questa carta in particolare era completamente diversa; il cielo era nero, l’acqua era di un blu scuro, ma presentava il riflesso di uno spicchio di luna, quando nel cielo non ce ne era traccia alcuna.
«Ma siete ancora qua sotto a pulire?!» Cana comparve dal nulla alle loro spalle facendole sobbalzare.
«Cana!»
«Susu, ora basta con le pulizie, andate a lavarvi che siete completamente sporche, poi vi vestirò come due bamboline!» Le guance rosse della castana mostravano la sua più che ovvia sbronza, ma l’idea di base non era una cattiva idea.
«Potreste andare a farvi una bella nuotata nello stagno qua accanto! Quasi quasi ci vado anche io… Solo che l’acqua è troppo fredda…» A quelle parole a Rena si illuminarono gli occhi, era da tempo che non si faceva una nuotata, e le mancava davvero tanto, ma soprattutto abbastanza da sopportare dell’acqua fredda.
«Io andrei lì se non è un problema! Dove è di preciso?»
«Scusate ma io vorrei continuare a pulire! Voi andate pure, ci vediamo dopo Rena!»
La ragazza annuì e seguì Cana fuori dallo sgabuzzino, le fece prendere il suo Kyoketsu-shoge che le avevano ritirato quando era entrata ed uscirono dalla porta sul retro camminando per circa cinque minuti. La natura le circondava, e qualche raggio del sole riusciva a raggiungere il terreno solo raramente, lo stagno non era molto grande, sarebbe riuscita a fare solo un paio di bracciate, ma si sarebbe accontentata.
«Se c’è un essere umano gli animali non si avvicinano, ma meglio essere prudenti! Sei fortunata che mio padre stia ancora dormendo e quindi non verrà a spiarti! Quel vecchio porco… A volte non si rende conto della sua età!»
«Grazie mille Cana! Ah, me ne stavo per dimenticare… Questa carta è tua?» Rena le mostro il diciottesimo arcano, ma la donna scosse la testa.
«Non so proprio dirti, io ho il mio mazzo di carte, ma quella non l’ho mai vista… Forse ero ubriaca quando l’ho presa! Buon bagno!»
Detto ciò la lasciò sola con ancora in mano la carta, la turchina sbuffò divertita e la ripose al sicuro nella tasca dei vestiti, poi si guardò attorno attenta, Cana aveva parlato di animali, ma non di persone, quindi non sarebbe dovuto comparire nessuno mentre si lavava. Si spogliò velocemente rimanendo completamente nuda, in quel mondo non c’erano costumi e se lo vedeva come un bagno freddo in fondo non si sentiva nemmeno troppo a disagio. Prese l’arma e se la portò vicino alla riva, mentre con un dito del piede controllava la temperatura dello stagno, gelida; una serie di brividi le percorsero il corpo e le venne la pelle d’oca istantaneamente.
Si fece coraggio e con un salto si buttò completamente nell’acqua, bagnandosi dalla testa ai piedi, non perse tempo e trattenendo il respiro cominciò a fare una bracciata dietro l’altra per scaldarsi. Quando riemerse per la mancanza d’aria ormai stava abbastanza bene, si spostò i capelli che con l’acqua le si erano incollata sul volto, impedendole di vedere, e quando aprì gli occhi si trovò davanti un uomo dai capelli neri lunghi fino alle spalle, che la osservava con gli occhi grigi. Non urlò, con una mano si nascose il petto nudo mentre con l’altra prese il Kyoketsu-shoge e gli tirò addosso la catena, ringraziando mentalmente che non potesse vederla dalla vita in giù grazie all’erba e al fatto che fosse ancora in acqua.
Heriot schivò l’attacco senza difficoltà e le si avvicinò inginocchiandosi davanti a lei, si spostò i capelli da davanti il volto e le sorrise mettendo in mostra il canino mancante.
«Siamo combattive è?... Che ne dici di sfidarci sirenetta?...» Anche se non si stava muovendo Rena non sentiva affatto freddo, la rabbia le faceva ribollire il sangue scaldandola dall’interno.
«Solo se questo porco la smette di fare il guardone e mi lascia rivestire!» Avrebbero combattuto, e gli avrebbe fatto il culo a quell’idiota tutto muscoli senza cervello.
Le si avvicinò maggiormente arrivando a sussurrarle all’orecchio con voce calda e suadente.
«Ti aspetto di là…»
Lui se ne andò così come era arrivato e lei appena fu sicura di essere sola uscì, si rivestì dopo essersi data una veloce asciugata con un pezzo di stoffa e lo seguì, non prima di aver recuperato l’arma. Lo avrebbe fatto a pezzi. Quando arrivò lui era nel cortiletto esterno in piedi ad attenderla con quel sorrisetto sadico, Rena in quel momento avrebbe tanto voluto rompergli anche l’altro canino; di Cana e Layla nemmeno l’ombra.
«Niente armi, il primo che manda a terra l’altro vince…» Gli si avvicinò minacciosa anche se lui era qualche centimetro più alto di lei, e gli puntò un dito sul petto.
«E se vinco io tu ti scuserai!»
«Come vuoi sirenetta… Cominciamo?...»


Angolo Autrice
Mi spiace essere in ritardo di un giorno (anche se ero messa peggio con l'altra storia ^^'), spero che il capitolo vi sia piaciuto, ho cercato di mettere al meglio i vostri OC, ma in caso basta dirmi in cosa sto sbagliando e mi correggo ^^. Prima che me ne dimentichi, la settimana dal 26 settembre al 2 ottobre non ci sarò, vado in vacanza, e quindi non potrò pubblicare, le storie scaleranno semplicemente di una settimana e sperate che riesca a organizzarmi quando inizierò l'univeristà :') 
Credo di non avere altro da dire, spero nuovamente che il capitolo vi sia paiciuto e attendo vostre recensioni :3 in oltre ricordo sempre dei poteri!
A presto! (tanto lo so che appena vado a dormire mi verrà in mente qualcosa...) e passate dalla mia pagina :3 https://www.facebook.com/Celty23efp/
   
 
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