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Autore: Lilith_and_Adam    20/09/2016    0 recensioni
E se Sasuke avesse avuto una sorella? Anzi... E se Itachi ne avesse avuta una?
Rei ha un unico obiettivo: proteggere la sua famiglia. Ma porta con sè un grande segreto, così grande che neanche lei ne è a conoscenza.
La sua mente è spezzata, il suo cuore è freddo e la sua anima è divisa.
L'universo sa sempre cosa fare per mantenersi in equilibrio, ma lei spezzerà quelle regole che limitano gli uomini e li vincolano all'odio. L'amore non sempre è una cosa buona...
Genere: Azione, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sabaku no Gaara, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 3: Un posto lontano da casa.


La prima volta che uscì dal villaggio fu per seguire Itachi. Lui doveva eseguire una missione, all’epoca era solo un genin, era solo un ragazzo desideroso di diventare grande troppo in fretta.
Lo tartassò per tutto il giorno, fin da quando lo aveva visto sistemare lo zaino, infondo era una cosa da niente, doveva solo consegnare un documento, continuava a ripetergli che non sarebbe successo nulla.
Alla fine cedette, lo faceva sempre.
I suoi genitori erano abituati a vederla sparire per tutto il giorno a quei tempi, non dicevano nulla, l’importante era che tornasse a casa per cena, possibilmente prima che suo padre tornasse dal lavoro.
Itachi con lei rideva. Non era come con Sasuke, su loro due, essendo maschi, gravava il peso della famiglia e Itachi aveva sempre fatto in modo di lasciare il futuro nelle sue mani, lui si limitava a conoscere il passato, e Rei, a quei tempi, bhè, si godeva il presente. Da piccoli le piaceva giocare a scacchi “versione sharingan” con Itachi, e non le importava molto se poteva vederlo solo di rado per via delle missioni, le piaceva stare con lui era l’unica persona che poteva capire, tutto.
Mei aveva il vizio di girargli intorno, era sempre lì a dire quanto fosse carino e quanto rivolesse il suo corpo solo per “poterlo apprezzare da vicino!”, Saika si infastidiva sempre e Rei si divertiva con loro.
Quella mattina Itachi la caricò sulle sue spalle e partì deciso fuori dal villaggio, dopo dieci minuti già non si vedeva la montagna degli Hokage. Parlarono per tutto il tragitto, Rei tendeva a meravigliarsi di ogni più piccola cosa, quel mondo pieno di avventure era un sogno irrealizzabile.
Quando arrivarono al confine sentì il caldo soffocarla, aveva la sensazione di sciogliersi. Era divertente vedere Itachi voler mantenere la sua aria stoica mentre la sua fronte grondava sudore. Poco prima di arrivare a Suna si alzò una brezza piacevole, rivelando quello che per la piccola sembrò un enorme castello di sabbia.
Proseguirono a piedi dopo essere entrati, la via principale era affollata e piena di negozi, non era poi così diversa da Konoha ma Rei restò comunque dietro la gamba di Itachi per tutto il tempo. Mei e Saika sembravano essere a loro agio, per niente intimorite del fatto che qualcuno potesse vederle, svolazzavano spensierate esplorando tra la gente che tanto la spaventava.
Arrivarono di fronte il grande palazzo del Kazekage e Itachi le mostrò una pergamena. «Devo consegnare solo questa, tornerò subito, ma tu devi aspettarmi qui. Va bene?»
Annuì, lui le accarezzò la spalla ed entrò.
Rei si appoggiò allo stipite della porta di ingresso cercando un po’ d’ombra, era intimorita ma le persone che passavano sembravano non curarsi di lei.
Ad un certo punto un uomo alto dai capelli biondi in compagnia di un bambino si avvicinò alla porta, l’uomo gli disse di aspettare, gli stropicciò i capelli ed entrò. Il bambino dai capelli rosso fuoco si mise ad aspettare appoggiato all’altro lato dell’ingresso.
Rei si mise ad osservarlo, rimase lì immobile con lo sguardo perso nel vuoto. Lui si girò verso di lei e Rei distolse lo sguardo, non voleva sembrare scortese ma lui sembrò un po’ infastidito.
Pregò la Dea di far tornare Itachi il più presto possibile, il rosso si mise a fissarle il sigillo e non sapeva cosa fare, strizzò gli occhi per trattenere le lacrime e iniziò a giocare con i capelli cercando di nasconderlo in modo discreto ma beccò il nastro sciogliendolo. Rossa in viso cercò di legarlo di nuovo in modo un po’ impacciato. Lui in tutto questo sembrava divertito.
La cosa iniziava ad infastidirla, odiava che qualcuno la fissasse in quel modo. Seccata gli disse: «Mi... mi trovi buffa?»
Lui fece una faccia strana, poi rispose: «Un po’ si!»
Visibilmente alterata si ricompose cercando di trattenere la voglia di tirargli un pugno, se lui non si fosse messo a fissarla in quel modo inquietante non si sarebbe mai messa in ridicolo. In tutto questo Mei che rideva a crepapelle non aiutava!
Dopo poco Itachi uscì dall’edificio, nel vederlo Rei fece un enorme sorriso. Quello arrossì e finalmente smise di fissarla.
Stavano andando via e Rei si girò verso di lui ancora una volta. Era tornato a fissare il vuoto, sembrava piuttosto che guardasse oltre tutta quella gente, un posto così lontano da non poter essere raggiunto; nonostante fossero spenti da chissà quanto, i suoi occhi avevano uno strano luccichio. Ne era sicura, era lo stesso sguardo che aveva Itachi quando guardava il cielo...
 
                A quei tempi, nonostante tutto, la mia mente non era ancora del tutto corrosa, avevo ancora un posto dove tornare e qualcuno ad aspettarmi con il sorriso gentile.
Aspettavo sempre mio zio di fronte la porta di ingresso del palazzo, non mi andava a genio l’idea di entrare in quel posto e poi non volevo rischiare di incontrare mio padre. Quel giorno di fianco a me c’era una bambina dal viso pallido e i capelli neri lunghissimi. Mi fissava incuriosita, quasi come un fenomeno da baraccone, non mi piaceva che la gente mi guardasse in quel modo, così le lanciai uno sguardo truce per intimidirla. Lei si girò di scatto e notai il segno che aveva in viso, era qualcosa che non avevo mai visto, sembrava una fiamma a testa in giù con dei vortici all’interno; partiva dalla tempia con la parte più arrotondata fino a terminare con la punta vicino l’angolo della bocca. I suoi occhi neri non lasciavano trasparire niente della sua anima si limitavano a sembrare due specchi sotto quel sole accecante.
Si, la trovavo estremamente buffa, sembrava così apatica, seria e fredda, eppure aveva una grande energia vitale. Quando mi rivolse la parola fui sorpreso, nessuno mi parlava, e lei non sembrava per niente spaventata da me. Quella risposta forse fu un po’ scortese ma volevo vedere la sua reazione, mi divertii nel vedere come si irrigidì, a stento si tratteneva con i pugni chiusi.
Un ragazzo che le somigliava uscì dall’edificio e le si avvicinò, aveva il copri fronte della Foglia. Non credevo possibile che una persona potesse fare un sorriso del genere, sembrò riacquistare vita e i suoi occhi si accesero.
A quei tempi il mondo mi sembrava sempre troppo cupo, anche lei lo guardava con quel senso di incompletezza, ma mi mostrò che c’era una luce che poteva illuminare quel buio.
 
                                                                              Gaara.
   
 
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