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Autore: Sajoko    20/09/2016    1 recensioni
Lily è una ragazza di 17 anni e come tutti gli adolescenti ha un sogno nel cassetto; però ha fatto la promessa a sé stessa di non dirlo a nessuno. Lei sa che le persone non capirebbero…
È una ragazza solitaria, infatti a scuola non ha amici, ma nonostante tutto, i suoi voti sono eccellenti; specialmente in una materia che lei ama alla follia: psicologia. L’insegnante di quella materia, il prof. Robert, è molto legato a Lily e sa che nonostante sia così fredda e distaccata con tutti, lei ne è legata da un filo invisibile nel suo profondo. Sa che in quella ragazza c’è umanità.
Robert non sa che periodo sta passando Lily e non sa nemmeno cos’ha per la testa… e quando capisce cosa la tormenta, ormai il più è già fatto…
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo 10: Thailand

 
Domani è giorno di Natale e Robert è solo alla stazione dei treni di Dresda. È la prima volta che passa la vigilia di Natale da solo, senza qualcuno accanto…
Mentre aspetta il treno regionale, Robert prova ad ascoltare i suoni che lo circondano: la stazione non emette alcun rumore, eccetto la voce lontana che annuncia l’arrivo dei treni dai megafoni in tedesco.
Non c’è nessuno; è vuota, silenziosa come una tomba e questo mette molto in soggezione Robert.
Sono le 17.46 del 24 Dicembre 2015 e quella stazione dei treni gli ricordava qualcosa… gli sembrava stranamente familiare. Forse, durante la sua vacanza nel ’78, era passato in questa stazione, ma non ricordava bene il viaggio in treno. Era un ricordo molto sfocato e confuso…
Faceva un freddo incredibile e la temperatura sarebbe diminuita ancora verso sera: erano quasi 4°C ora, ma la notte arrivava anche a meno zero.
Mentre tremava per il freddo, Robert pensò al volo in aereo che aveva fatto per arrivare fino a qui: fu molto tranquillo; talmente tanto che dormì per tutto il viaggio. Lo svegliò una hostess appena tutti i passeggeri furono scesi. Il volo era durato due ore circa, ma per Robert era come se fossero passati 5 minuti…
Mentre emanava nuvole di fumo freddo bianche dalla bocca, Robert tentava di scaldarsi: aveva fatto qualche esercizio di ginnastica per tenersi al caldo e far circolare il sangue un po’ ovunque, ma sembravano non funzionare. Il suo treno sarebbe arrivato a momenti e non vedeva l’ora di salirci per stare un po’ al caldo.
Gli venne in mente un altro modo per scaldarsi: tirò fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette Marlboro, ne mise una in bocca, tirò fuori l’accendino e, con le mani tremanti, l’accese per poi fumarla a pieni polmoni. Come per magia, la sensazione di freddo sparì subito. Robert non fumava da quasi due anni ormai e si era promesso di non fumare più, ma in quel momento era quello di cui aveva bisogno.
Mentalmente Robert si sentiva più forte, mentre il fisico pian piano si riprendeva grazie al potere della nicotina.
Mentre inspirava qualche boccata di fumo, Robert pensò a quello che gli sarebbe aspettato a Berlino: cosa avrebbe trovato? Ma soprattutto, chi avrebbe trovato?
In lontananza si sentì un forte fischio, si voltò a guardare e vide il suo treno arrivare al binario. Spense la sigaretta in un posacenere lì accanto, prese le valigie e aspetto che il treno si fermasse. L’interno del treno era molto confortevole: i sedili erano in velluto blu scuro e azzurro, il tavolino era spazioso e nel vagone dove si trovava era occupato solo da altri due passeggeri (uno addormentato e l’altro intento a leggere qualcosa). Sistemò le borse sopra di lui, mise le sue cose sul tavolino e si sedette vicino al finestrino. Mentre aspettavano di partire, iniziò a nevicare. Robert guardò fuori e mentre i fiocchi di neve cadevano lenti e leggeri sul suolo pensò:
 
Chissà se Lily sta guardando la stessa neve che sto guardando io? … Vorrei tanto sapere dov’è ora…
 
Lentamente il treno si mosse dal binario per poi andare a tutta velocità verso la capitale. Robert aveva tre ore di viaggio che lo attendevano, tante domande senza risposte e una stanchezza che gli pesava sulle spalle come un macigno. Lentamente, chiuse gli occhi, e si addormentò sereno cullato dal dondolio del vagone.
 
***
 
Gli doleva tutto. Quel male atroce che pulsava in ogni parte del suo corpo, assomigliava a tanti piccoli bisturi impiantati. Riusciva a malapena a muoversi…
Tentò di alzarsi, ma senza riuscirci. Riprovò di nuovo, lentamente, ma le braccia sembravano volerlo abbandonare. Ricadde a terra stremato. Il respiro si faceva affannato e piccole gocce di sudore cadevano dalla sua fronte… con grande raccapriccio, quando passò la mano per asciugarsi, si accorse non era sudore, ma sangue fresco, caldo, rosso.
Aveva una ferita alla fronte e stava sanguinando molto.
Robert cercò di ricordare:
 
Ch-che diavolo è successo? Ero alla manifestazione… poi…
 
La testa gli doleva anche solo a pensare. Era come se un grosso martello pneumatico gli stesse martellando l’interno del cervello.
Non riusciva a mettere a fuoco quello che lo circondava: vedeva tutto nero… poi si accorse che era già notte! Per quanto tempo era rimasto lì incosciente?
Tentò una terza volta di rialzarsi e ci riuscì appoggiandosi al muro lì vicino; riprese fiato e mise una mano all’altezza dello stomaco. Gli facevano malissimo i muscoli e un senso di nausea lo travolse. Tentò di trattenersi e quando passò tutto, si avviò per tornare a casa.
Berlino di notte era completamente diversa alla luce del sole: la Friedrichstraße illuminata dalle luci, la porta di Brandeburgo imponente all’orizzonte, i bar aperti pieni di gente… era tutto un altro mondo quando calava il buio.
Mentre camminava lento per le strade, Robert notò alcuni vetri di negozi distrutti. Probabilmente la rivolta si era spostata lontana prima di essere sedata.
Appena arrivò in stazione per prendere la “U-Bahn”, metropolitana tedesca, le poche persone che c’erano al suo interno (per la maggior parte barboni o ubriachi), lo guardavano in modo strano. La ferita alla testa era rimasta tale e quale per molto tempo e sicuramente aveva un aspetto orribile. Decise di andare nel bagno degli uomini per darsi una ripulita, ma appena si vide allo specchio, capì che era peggio di quello che s’immaginava: aveva un occhio nero, un tagli sul labbro inferiore, la ferita alla testa e la faccia ricoperta di sangue (compresi i vestiti). Probabilmente aveva anche qualche osso rotto ma non voleva saperlo; aprì il rubinetto dell’acqua fredda, si lavò per bene il viso, si curò le ferite e, strappando una manica del maglione, la usò come tampone per curare la ferita sulla testa.
Uscì dal bagno, sconvolto dal suo aspetto, quando all’improvviso un barbone gli si avvicinò e gli disse:
 
- Hey Junge, bist du ok? Was ist passiert du? (Hey ragazzo, stai bene? Che cosa ti è successo?) –
 
Robert guardò il vecchio signore con aria confusa. Non parlava una parola di tedesco e non capiva quello che gli avesse detto. Robert lo guardò in silenzio e disse:
 
- … Mi scusi non la capisco… parla inglese? –
 
Il vagabondo lo guardò con aria preoccupata e confusa allo stesso tempo.
Robert pensò:
 
A quanto pare no…
 
Il vagabondo prese qualcosa dalla tasca della giacca, tirò fuori una mini-bottiglia di Vodka Jägermeister, la offrì a Robert e disse:
 
- Hier. Diese Sie werden fühlen sich gut. (Tieni. Questo ti farà sentire meglio.) –
 
Robert prese in mano la bottiglietta e la bevve tutta d’un sorso. Lo stupì molto la generosità di quel vagabondo e si sentiva molto più tranquillo ora. Fece una smorfia di disgusto per il sapore molto forte di alcool e anice stellato. Il barbone sorrise, gli poggiò una mano sulla spalla delicatamente e disse:
 
- Ich kenne einen Freund, der Ihnen helfen kann: Hans! Kommt hier! (Conosco un amico che può aiutarti: Hans! Vieni qui!) –
 
Robert guardò in direzione indicata dall’uomo e vide arrivare un altro vagabondo che con fare calmo disse:
 
- Parli inglese? Capisci quello che dico? Cosa ti è successo? –
 
Appena sentì l’uomo parlare inglese, Robert pensò:
 
Oh grazie al cielo! Qualcuno che mi…
 
All’improvviso, Robert si sentì mancare.
Barcollò, poi cadde a terra come una bambola di pezza. I due uomini lo presero prima che battesse la testa violentemente sul pavimento, lo fecero stendere e provarono a chiamarlo:
 
- Hey ragazzo! Resta con noi! –
 
- HILFE! Rufen Sie ein Krankenwagen! (AIUTO! Chiamate un’ambulanza!) -
 
La mente iniziò a fargli vedere cose che non esistevano. La vista era presa da un tremito, come se fosse in balia delle onde del mare. Vedeva i suoi soccorritori sopra di lui, poi altra gente avvicinarsi che lo chiamavano, poi…
Un forte rumore di freni svegliò Robert soprassalto. Era sul treno. Erano fermi ad una stazione. Si alzò, si guardò attorno e si accorse di essere arrivato al capolinea.
Mentre prendeva tutte le sue cose, pensò a quel sogno. Continuava a perseguitarlo ed iniziava a dargli fastidio...
Col respiro affannato, si caricò di tutte le sue valigie e scese dal mezzo di metallo.
La stazione di Berlino era grandissima: è formato da 5 piani (tre piani superiori, un pian terreno e uno sotterraneo) tutti strutturati da travi in metallo pesantissime e gigantesche. Prese una delle scale mobili e sali lentamente verso l’uscita. Si guardò attorno: erano cambiate moltissime cose dall’ultima volta.
Arrivato in cima, cercò un’uscita e notò il grande orologio appeso: segnava le 21.15 precise. Anche se non era così tardi, lui era stanchissimo. Uscì dalla stazione, si guardò attorno e pensò:
 
Lily avrà preso sicuramente un aereo diretto per arrivare a Berlino, quindi l’indizio dev’essere all’aeroporto… adesso pensiamo dove passare la notte…
 
Cercò il primo cartello che indicasse un hotel e si addentrò nelle strade Berlinesi.
Le strade notturne le ricordava esattamente come le aveva viste anni fa: locali pieni di gente, le luci, le vie principali illuminati… c’era solo qualche grattacielo in più che sbucava verso alto.
Arrivò in un hotel lì vicino, il “Meininger Berlin Central Station”, prenotò una camera per una notte e quando ci entrò, lanciò le valigie dove capitarono e si buttò sul letto. Fece un respiro profondo: sprofondare nelle lenzuola pulite è una bellissima sensazione… tra l’altro erano appena lavate…
Scese al ristorante del hotel, cenò con un bel piatto di salsiccia e crauti, poi tornò su in camera. L’abbiocco post-cena iniziava a farsi sentire…
Accese la TV, la guardò per mezz’ora e, senza volerlo, si addormentò.
 
 
***
 
La mattina seguente si svegliò verso le 09.00; si fece una doccia, si cambiò i vestiti, fece colazione al bar del hotel, prenotò una seconda notte alla reception e si preparò per andare all’aeroporto. Non aveva idea di cosa avrebbe trovato arrivato all’aeroporto, ma si aspettava degli indizi simili a quelli trovati a Venezia.
Robert si diresse al primo InfoPoint che trovò e comprò una cartina della città. Il ragazzo dietro al bancone gli disse:
 
- Danke! Und Frohe Weihnachten Herr! (Grazie! E buon Natale signore!) –
 
Robert lo guardò per un momento perplesso: si era dimenticato che era oggi il giorno di Natale. A furia di viaggiare aveva perso la cognizione del tempo.
Robert ricambiò gli auguri e uscì dalla struttura. Fuori nevicava ma questo non sembrava dargli fastidio. Visto che era il giorno di Natale, Robert avrebbe voluto esprimere un desiderio: ritrovare Lily… ma questo dipendeva solo da lui.
Guardò al cartina e scoprì che l’aeroporto, prendendo il treno, distava neanche 20 minuti. Tornò alla stazione e prese il primo treno diretto.
Dopo mezz’ora, arrivò all’aeroporto di Berlino: la struttura assomigliava molto ad una gigantesca nave da guerra. Le torri di controllo assomigliavano a giganteschi alberi maestri, mentre le persone con enormi valige correvano di qua e di là come matti. Sembrava che i marinai di quella grande nave fossero comandati da un capitano inesistente che indicava ordini precisi e dettagliati.
Entrato nella Hall dell’aeroporto, Robert si guardò attorno: l’interno sembrava più grande rispetto all’esterno e la gente era il doppio che c’era fuori al parcheggio.
Mentre si guardava intorno pensò:
 
Devo cercare un banco della posta, così posso trovare il terzo indizio.
 
S’incamminò per i corrodi affollati alla ricerca della lettera.
Erano le 11.37 quando Robert si fermò per fare una pausa. Aveva girato in lungo e in largo per cercare l’indizio di Lily, ma ogni tentativo fu vano: camminava e ripassava per gli stesi piani più volte, tanto che gli agenti addetti alla sicurezza dell’aeroporto, lo fermarono diverse volte chiedendogli se avesse bisogno d’aiuto; ma come potevano se nemmeno lui sapeva dove cercare?
Controllò in tutti i banchi della posta esistenti all’aeroporto ma non trovò niente, nemmeno sui tabelloni magnetici.
Stanco e stremato dal lungo camminare, Robert si sedette su una sedia in metallo freddo di una delle sale d’attesa per riprendere fiato. Sospirò; sperava di trovare qualcosa, ma non trovò niente.
Mise la testa all’indietro poggiandola sullo schienale e pensò:
 
Miseria! Non c’è assolutamente nulla e ho controllato ogni posto possibile dell’aeroporto! Dove potrebbe essere…?
 
Mentre teneva la testa piegata all’indietro, Robert aveva la visuale riflessa del corridoio di fronte sul vetro dietro di lui. Era leggermente piegato in avanti e rifletteva il pavimento. C’erano diverse frecce che indicavano i vari gate per permettere alle persone di non perdersi, ma su una di quelle frecce c’era una scritta in nero.
Robert alzò la testa, si alzò dal suo posto e, quando uscì dalla sala d’attesa, si avvicinò ad una delle frecce. Mentre controllava, pensò:
 
Ma cosa…!
 
Robert notò che le indicazioni erano di vario colore (per distinguere i vari gate) mentre le scritte in bianco… su una delle frecce, quella rossa, c’era una piccola frase scritta in nero. Probabilmente indelebile.
Robert s’inginocchiò per leggere meglio e lesse:
 

<< Segui la freccia. >>

 
Robert segui la freccia rossa dipinta sul pavimento con lo sguardo e la vide diramarsi pochi metri più avanti. Con un sorrisino sulle labbra, Robert si alzò in piedi e iniziò a seguirla.
Mai avrebbe pensato che avrebbe dovuto seguire un indicazione così precisa. La prima cosa che pensò fu quella che era davvero lontano il posto dove voleva mandarlo Lily, e che quindi una semplice lettera non poteva direzionarlo bene come le frecce dell’aeroporto; ma a Robert l’idea piacque molto: semplice, sicura e dritta al punto.
Mentre camminava per i corridoi, notò che dalla folla di gente, era passato a neanche quattro persone in croce: c’era poca gente nel luogo dove stava andando e quasta cosa lo colpì molto. Perché non c’era nessuno qui?
Poi, arrivato a destinazione, capì: il gate dov’era diretto, era per soli voli interni (diretti a Dresda, Francoforte, Lipsia e altre città) e non c’era letteralmente nessuno. Era la “zona abbandonata” dell’aeroporto più affollato della capitale.
Robert seguì la freccia finché non terminò a pochi metri dal check-in, si guardò attorno e davanti a lui notò un cartello con un simbolo scritto col colore nero. S’avvicinò per vedere meglio:
 

<< ↑ >>

 
Robert capì che si trattava per forza di Lily. Alzò lo sguardo per guardare in direzione della freccia e notò sopra di lui uno striscione pubblicitario con scritto:
 
<< Besuchen Sie die Kunsthaus Tacheles! 22-30 Dezember Ausstellung mit Bildern von jungen Künstlern und talentierten geschaffen. Kommen Sie in vielen!
(Visitate la casa d'arte Tacheles! dal 22 al 30 Dicembre mostra di quadri creati da artisti giovani e dotati di talento. Venite in molti!) >>
 
Da quel momento, Robert capì: la Kunsthaus Tacheles era la sua prossima destinazione.
Robert continuò a guardare in alto e con un sorrisetto sulle labbra rise felice. Mentre rimaneva li immobile col naso all’in su, pensò:
 
Questa caccia inizia a piacermi da matti!
 
 
***
 
Erano le 12.49 quando Robert arrivò davanti alla Kunsthaus Tacheles nella Oranienburgerstraße nel distretto di Mitte. La Kunsthaus Tacheles (o detta semplicemente “Tacheles”) è un vecchio edificio abbandonato, fatiscente e parzialmente demolito pieno di graffiti e dipinti su tutte le pareti. Doveva essere abbattuto ma venne occupato nel 1990 e utilizzato come sede di collettivi di svariati artisti. Ora è un centro sociale di ritrovo per ragazzi giovani, pieni di talento e voglia di divertirsi. Robert non sapeva se entrare o no: poteva essere benissimo chiuso perché non c’era nessuno in giro. Tentò comunque e provò ad entrare.
Appena entrò nel cortile, sentì una presenza piacevole, come se qualcosa o qualcuno lo stesse invitando ad entrare, ma dentro di sé, la mente, gli dava segnali d’allarme.
Mentre guardava e ammirava le pareti, sentì delle voci in lontananza: erano voci di ragazzi e ragazze che ridevano e scherzavano. Si avvicinò vicino ad una porta a vetri per vedere chi fossero questi ragazzi e sopra notò un’insegna: “Cafè Zapata”.
Appena varcò una porta, si trovò di fronte un bar con gente che chiacchieravano attorno al bancone. Robert si guardò attorno. Lo stile del bar era uno stile improvvisato, tirato su al momento, ma unico nel suo genere: le sedie e i tavoli in legno lucido chiaro; le pareti ricoperte di graffiti e poster strapparti; il pavimento in mattonelle azzurro e giallo opache davano un tocco di antichità alla stanza come tante altre cose.
Mentre ammirava stupefatto il bar, una ragazza lo notò, gli si avvicinò e disse:
 
- Was möchten Sie tun? Wir haben geschlossen. Heute Abend zurückkomme, wenn er einen Drink will ... (Che vuoi? siamo chiusi. Torna questa sera se vuoi bere qualcosa...) –
 
Robert vide la ragazza davanti a sé: piena di piercing; tatuaggi sulle braccia e mani; capelli bianchi lunghi scalati fino alle spalle; rossetto nero; septum al naso; una maglietta con il logo dell’anarchia rosso; pantaloni neri strappati e anfibi neri sicuramente più grandi del suo numero attuale. Guardava Robert con espressione di sfida, come se stesse proteggendo il suo territorio.
Robert guardò la ragazza negli occhi: erano di un azzurro chiaro lunare. Avrebbe ipnotizzato chiunque.
La ragazza lo chiamò una seconda volta:
 
- So? Er hörte mich? Gehen Sie heute Abend, wenn Sie trinken wollen, aber jetzt geht es ...
(Allora? Mi ha sentita? Torna questa sera se vuoi bere, ma adesso vattene…) –

 
Robert la guardò confuso, ma era convinto che la ragazza lo avesse invitato ad andarsene:
 
- … Non capisco quello che dici: parli inglese? –
 
La ragazza, evidentemente scocciata, gli ripeté:
 
- Ho detto che siamo chiusi. Se vuoi qualcosa da bere vieni stasera. Ora scusa, ma devi proprio andartene: ho lo stinco di maiale in forno che mi aspetta… -
 
Si avviò verso una porta (probabilmente la cucina), ma prima che potesse sparire dietro al porta, Robert le disse:
 
- Sono qui perché sto cercando una persona. Forse tu puoi aiutarmi. –
 
La ragazza si fermò, si volse verso di lui (con sguardo di chi pensa “Cazzo-lasciami-andare-che-il-maiale-si-brucia!”) e disse:
 
- Dipende di chi si tratta… come si chiama? –
 
Robert si guardò attorno: gli altri ragazzi attorno al bancone si erano voltati a guardarlo. Convinto che lo avrebbero mandato fuori a calci, si sbrigò a rispondere:
 
- … Lily. Lily Clark… -
 
La ragazza, sentendo il nome, cambiò espressione e spalancò gli occhi. A quanto pare la conosceva eccome. All’improvviso, la ragazza si diresse verso di lui e disse:
 
- Sei qui per lei? –
 
Robert guardò la ragazza leggermente spiazzato. Cercò di tranquillizzarla:
 
- Sono un suo amico. Mi ha lasciato degli messaggi dicendomi di venire qui e –
 
- Sai dov’è? Sta bene? –
 
La ragazza sembrava seriamente preoccupata. Robert avrebbe voluto dirle che stava bene, ma nemmeno lui lo sapeva…
Con aria perplessa disse:
 
- … Non lo so nemmeno io. È stata qui con voi ultimamente? –
 
La ragazza si spostò una ciocca di capelli bianchi dal viso e disse:
 
- E’ sparita due giorni fa. Viveva qui con noi fino a poco tempo fa ma poi, come è arrivata, è sparita nel nulla. Era davvero gentile e dolce… -
 
Robert sospirò. Era già in un'altra città. Se fosse arrivato in tempo prima…
Gli fece un'altra domanda:
 
- E non sai dove sia andata? –
 
- Come le ho già detto, è sparita all’improvviso senza dire nulla a nessuno. Mi è dispiaciuto molto… mi ero davvero affezionata a lei… -
 
Robert sospirò di nuovo. Niente indizi. Doveva cercare ancora una volta da solo…
Senza perdere tempo, salutò il gruppo di ragazzi dicendo:
 
- Beh, grazie per le informazioni. Buon Natale a tutti. –
 
Fece per andarsene, ma la ragazza dai capelli bianchi disse:
 
- Hey! –
 
Robert si voltò e disse:
 
- Cosa? –
 
- … Noi stiamo facendo il pranzo di Natale tutti assieme… vuoi unirti anche tu? È il minimo che possa offrirti… -
 
Robert guardò la ragazza: all’improvviso si era addolcita in una maniera che non sapeva descrivere. Guardò il gruppo di ragazzi seduto al bancone e disse:
 
- Sicura? Non disturbo? –
 
- Nessuno disturbo. Gli amici di Lily sono anche miei amici. Vieni, accomodati vicino ad Axel, il ragazzo coi capelli verdi. Gli chiedo di prenderle una sedia: Axel! Nehmen Sie einen zusätzlichen Stuhl. Der Herr essen mit uns. (Axel! Prendi un’altra sedia: il signore mangia con noi.) –
 
Axel, un ragazzo alto, pieno di piercing, una cresta da punk verde, abiti gotici e un kilt a scacchi neri, rossi e bianchi; prese una sedia lì vicino e la porse a Robert. Si sedette, mentre la ragazza dai capelli bianchi disse:
 
- Adesso vado a prendere la portata principale. Mettiti pure comodo e conversa coi miei amici signor… -
 
- Robert. Molto piacere. E tu sei… -
 
- Dorothea. Dodo per gli amici. –
 
Robert le strinse la mano e disse:
 
- … Grazie per l’invito Dodo. –
 
Dodo gli sorrise, andò verso la cucina e sparì dietro le porte pieghevoli. Robert iniziò a conversare con tutti: esteticamente non si sarebbe mai messo a parlare con loro (data la differenza di età), ma in realtà, sono le persone più gentili e ospitali che lui abbai mai conosciuto: parlavano di politica, della società, di arte e molto altro. Erano ragazzi colti e molto informati sulla vita: molti di loro infatti, ne avevano viste di tutti i colori già dall’infanzia.
Quando Dodo arrivò con una grossa teglia da forno, tutti iniziarono ad esultare felici: mise la teglia in mezzo al bancone e disse:
 
- Jungs ... dienen Sie sich selbst! Es für jeden uns. (Ragazzi… Servitevi! Ce n’è per tutti.) –
 
I ragazzi iniziarono il cenone di Natale. Mentre mangiavano e bevevano, tutti ridevano, scherzavano e si facevano i dispetti a vicenda… erano come essere in una grande famiglia.
Mentre addentava un pezzo di carne, Robert pensò:
 
Questo Natale è decisamente il migliore a cui abbia mai partecipato!
 
Dopo molte portate e molti bicchieri di birra, Robert stava andando ancora in abbiocco. Lo stomaco era pieno e se avesse preso qualcos’altro sarebbe sicuramente scoppiato. Mentre gli altri aiutavano a sparecchiare, Dodo gli si avvicinò e gli disse:
 
- Spero che tu abbia gradito il pranzo… -
 
- Eccome se l’ho gradito! Non mangiavo così da anni… poi il maiale era fantastico! –
 
Dodo sorrise. Era la cuoca del gruppo e i suoi piatti erano amati da tutti.
Robert si passò una mano sullo stomaco e con profondo sospiro disse:
 
- … Ho mangiato decisamente troppo. Non è che ci sarebbe un divano o una poltrona? Mi farei una pausa per riprendermi… -
 
Dodo rise divertita. Anche gli altri ragazzi (tra cui Axel) ronfavano beatamente su una delle poltrone. Dodo indicò una porta coperta da una tenda bordò e disse:
 
- Dietro quella tenda c’è la zona fumatori. Ci sono cuscini in abbondanza. Vai pure lì a riposare. Noi mettiamo a posto qui. –
 
Alzandosi a fatica, Robert si mise in piedi, ringraziò Dodo e si avviò verso la porta. Appena entrò, capì di cosa ti trattava veramente: c’erano poster con raffiguranti Bob Marley, foglie di Marijuana, disegni ipnotici, luci fioche arancioni, cuscini, tende in stile indiano, narghilè e bong di ogni forma e colore adornavano il centro della stanza e gli innumerevoli scaffali. Era la zona fumatori sì, ma di fumatori “speciali” …
Robert sistemò dei cuscini, una coperta e si sdraiò. Mentre si metteva comodo, pensò alla prima volta che aveva fumato in tutta la sua vita: avrà avuto 14 -15 anni forse e lo aveva fatto perché voleva entrare a fare parte di un gruppo di ragazzi più grandi di lui… la cazzata più grande che avesse mai fatto a quei tempi.
Mentre ridacchiava per le sue idiozie fatte da adolescente, chiuse gli occhi e si addormentò come un sasso.
 
Non vedeva nulla. C’era solo il buio attorno a lui, ma sentiva delle voci, non vedeva nessuno, ma sentiva tutto; e la cosa lo spaventava parecchio. Le voci parlavano in tedesco e lui non ci capiva nulla:
 
- … Bringe Er sofort auf die Intensivstation! Schnell! (Portatelo in rianimazione! Svelti!) … –
 
Erano echi lontani, e rimbombavano nella sua mente come se fossero lontane chilometri e chilometri… provò ad aprire gli occhi, ma la sua vista era sfocata: è sdraiato e ci sono delle sagome opache sopra di lui, ma non riesce a riconoscerle. Una di quelle sagome si avvicinò al suo viso, gli poggiò delicatamente la mano sulla guancia destra per poi schiaffeggiarla piano:
 
- … Junge! Können Sie hören mich? Wie heißt Du? (Ragazzo! Puoi sentirmi? Come ti chiami?) –
 
Robert non capiva una sola parola di quello che dicevano e iniziava ad andare in agitazione. Il suo cuore andò a mille e le sagome, preoccupate, dissero:
 
- … Er geht in einen Schockzustand! Geben Sie ihm sofort Warfarin! Schnell! (E’ andato in Shock! Dategli del Warfarin! Svelti!) –
 
 Robert sentì il cuore andare veloce, come se fosse un treno in corsa. Iniziò ad ansimare, poi sentì perdere il controllo del suo corpo e…
Un odore strano aleggiava nella stanza. All’inizio sembrava plastica bruciata, ma poi sapeva di fieno bruciato. Robert aprì gli occhi lentamente e davanti a sé vide un alone di fumo aleggiare per la stanza. Pensando che fosse un incendio, si alzò di scatto, si guardò attorno e vide Marx (uno dei ragazzi che aveva pranzato con lui) intento a fumare da un narghilè verde scuro. Stava prendendo delle profonde boccate per trattenerle per qualche secondo e poi, buttare fuori il fumo a tutti polmoni. Robert guardò il ragazzo spaventato e poi pensò:
 
Vuoi vedere che quel sogno che ho fatto è per via dell’odore di Marijuana? Sicuramente mi avrà scombussolato la mente…
 
Robert si passò una mano sul viso, guardò di nuovo il ragazzo e, con non-calanche, Marx gli disse:
 
- … Wollst Du einen Schuss zu bekommen? Es ist gut ... (Vuoi farti un tiro? È roba buona…) –
 
 
***
 
Arrivò la sera e il bar iniziò ad animarsi: tutti i ragazzi di Berlino sembravano essersi riuniti qui per stare assieme tuta la notte. Robert li guardava da un angolo del bar con un sorriso sul viso: era da tempo che non vedeva scene così e gli piaceva molto. Mentre Axel lavorava dietro al bancone, Dodo gli si avvicinò per offrigli un Long Island:
 
- Tieni. Questo lo offro io. –
 
Robert prese in mano il cocktail, ne bevve un sorso e disse:
 
- … E’ buonissimo! –
 
- La ricetta originale prevede Vodka, Gin, Rum bianco, Tequila e Liquore “Triple sec”, ma io lo modifico col Chinotto o the alla pesca. Da molto più sapore. –
 
Robert bevve ancora un sorso: era davvero squisito! Si guardò attorno, poi si rivolse a Dodo:
 
- C’è sempre così tanta gente? –
 
- Di solito si, soprattutto il fine settimana: il venerdì sera è il delirio, perché tutti sono pronti per divertirsi e rilassarsi; sabato è la stessa cosa ma peggio, mentre la domenica si può respirare un pochino… -
 
Robert non immaginava cosa dovesse significare lavorare dietro un bancone di un bar, ma doveva essere stressante:
 
- E riuscite comunque a tenere tutto sotto controllo anche se siete solo voi 6? –
 
Il gruppo che gestiva il Cafè Zapata erano solo 6 ragazzi: Dodo, Axel, Marx, Hilda, Anja e Bjorn. Tutti e 6 lavoravano come una squadra per mandare avanti il locale e, nonostante alcuni debiti, riuscivano a mandare avanti il bar molto bene.
Mentre Dodo guardava Anja e Hilda servire gli ordini ai tavoli, rispose alla domanda di Robert:
 
- Si, anche se prima con l’aiuto di Lily era molto più semplice: era uno solo in più, ma lei ha fatto la differenza in questo locale… -
 
Robert finì di bere il suo terzo sorso. Era già arrivato a metà bicchiere. Guardò Dodo e notò che era pensierosa:
 
- Lily lavorava qui? –
 
Con espressione malinconica, Dodo raccontò qualcosa di Lily che Robert non aveva mai saputo:
 
- Per qualche settimana sì. Aveva iniziato come cameriera servendo ai tavoli: serviva sempre sorridendo con una gioia incredibile e tutti se ne innamoravano subito. Diventava amica delle ragazze e i ragazzi stavano con lei molto volentieri. Alcuni ospiti rimanevano addirittura fino all’orario di chiusura per invitarla a mangiare qualcosa fuori… era amata da tutti. -
 
Dodo riprese fiato quando Anja le portò un Cuba libre, bevve un lungo sorso e riprese a parlare:
 
- Per i soldi era sempre una battaglia persa: io le offrivo dei soldi per il lavoro che faceva, ma lei si rifiutava tutte le volte di prenderli: “Non voglio soldi” diceva, “Voglio solo aiutare. Lo faccio per una buona causa.” … dopo settimane che rifiutava i soldi, glieli ho nascosti in una busta di carta sopra il cuscino in camera sua, come regalo di Natale… il giorno dopo se n’è andata. -
 
Robert guardò Dodo senza parole: non immaginava che Lily avesse questo lato nascosto.
Lei l’aveva vista sempre con l’atteggiamento di chi combatte per sopravvivere a ciò che lo sta uccidendo a scuola… ma fuori… fuori era tutto un altro mondo per lei: non doveva proteggersi, non doveva avere paura di perdere…
Dodo bevve un altro sorso di Cuba libre, guardò il ghiaccio roteare e disse:
 
- Ha partecipato anche a molti concorsi di pittura, compreso quello che c’è qui in esposizione: ti va di andare a vedere? –
 
Robert bevve l’ultimo sorso del suo Long Island e disse:
 
- Certo! Però mi prendo volentieri un altro cocktail. -
 
Dopo aver preso un John Collins, Dodo fece strada a Robert su per una rampa di scale piena di gente. Mentre salivano, Robert notò le pareti rivestite di graffiti colorati e poster strappati, mentre le finestre opache lasciavano intravedere le luci esterne della città.
Dodo entrò in una sala a parte molto spaziosa e quando Robert la seguì, rimase senza parole: le pareti, compreso anche il soffitto, erano rivestiti da dipinti fatti con bombolette, pittura e altre tecniche. Era uno spettacolo a dir poco eccezionale.
Mentre ammirava col naso all’insù, Dodo spiegò a Robert cosa significasse quella mostra per loro:
 
- Questa sala prima era spoglia. La usavamo come magazzino per le robe da bere e da mangiare; poi abbiamo pensato di utilizzarla come mostra d’arte per i ragazzi e infatti vedemmo giusto: dopo aver annunciato che avremmo voluto ridipingere la sala, molti artisti si precipitarono per chiedere il loro contributo. Non ho mai visto così tanti ragazzi lavorare per un unico fine… il dipinto sulla parete di sinistra, nella fila centrale, è quello di Lily. –
 
Robert si avvicinò per vedere il dipinto e, con sua grande meraviglia, vide un disegno che lo lasciò senza parole: una ragazza, intenta a leggere un libro, stava seduta in un vagone del treno pieno di fiori, erba verde e tanti petali che volavano leggiadri. Il salice in fondo al vagone era maestoso, imponente, ma l’ambiente che lo circondava lo faceva sembrare un gigante gentile…
Robert rimase affascinato dal quel dipinto, dalla fantasia di colori che aveva usato Lily, ma soprattutto dalla bellissima idea che aveva prodotto. Semplicemente magnifico.
Robert e Dodo rimasero a guardarlo a lungo, come se si aspettassero che la ragazza si muovesse da un momento all’altro; poi, dopo qualche minuto passato a guardare, Dodo disse:
 
- Io torno giù dai ragazzi; avranno bisogno in questo momento… Tu che fai? –
 
Senza distogliere lo sguardo, Robert rispose:
 
- … Credo che rimarrò qui a guardare ancora un po’ il dipinto se non ti dispiace… -
 
Dodo sorrise. Sapeva cosa provava. Gli diede una leggera pacca sulla spalla e disse:
 
- Certo. Ci vediamo giù. –
 
Dodo si avviò e Robert tornò ad ammirare il dipinto di Lily. Era davvero magnifico e il suo primo pensiero fu:
 
E’ davvero magnifico questo dipinto! Sembra la rappresentazione di un sogno…
 
Guardò ancora una volta il dipinto e notò qualcosa di strano: sulla copertina del libro, quasi in maniera invisibile, c’era scritto qualcosa. Robert si avvicinò per vedere meglio.
Appena fu abbastanza vicino, lesse a mente:
 

Magic Bus
Cafè Pföntner
(Berlin)

 
Robert pensò a quel nome: lo aveva già sentito… ma dove lo aveva sentito?
Scese di corsa al pian terreno, cercò Dodo tra la folla e quando la trovò, lei gli disse:
 
- Ah, eccoti qui! Ti va di provare –
 
- Dodo, mi serve il tuo aiuto: devi dirmi dove si trova un certo posto. –
 
 
***
 
Arrivato alla Uferstraße nel distretto del Gesundbrunnen, Robert cercò il bar indicato da Lily nel dipinto. Dodo gli aveva fornito le indicazioni del bar affinché potesse trovarlo. Appena trovò il bar, Robert venne accolto da uno strano locale: un autobus abbandonato senza ruote ristrutturato dove la gente ci saliva per bersi un caffè in santa pace e una piccola struttura adiacente che faceva da secondo locale.
Robert entrò nel locale e chiese di Frie (Friederike, la proprietaria) dicendogli che lo mandava Dodo.
Si accomodarono in un tavolino del bus e spiegò a Frie (una ragazza bassa coi capelli pieni di treccine biondi, tatuaggi, septum al naso e diverse piume di pavone sulla testa) il motivo della visita.
Frie disse una cosa che preoccupò molto Robert:
 
- Lily? Si, mi ricordo di lei: veniva qui qualche volta per bere qualcosa. Mi ha anche lasciato una busta con dei soldi... non so per quale motivo l’abbia fatto: non aveva debiti con me. Pagava tutto anticipatamente… –
 
A Robert venne il batticuore sentendo quella frase: Lily aveva dato via tutti i suoi soldi? Per quale motivo?
Robert tentò di calmarsi, prese un respiro profondo e domandò:
 
- Per caso ha lasciato qui qualcosa? Che ne so, una lettera, un messaggio… -
 
Frie si abbandonò al sedile della sedia e, incrociando le braccia con aria perplessa disse:
 
- Mmmm… mi dispiace ma non ha lasciato nulla. Almeno che io sappia! Quella ragazza veniva qui a bere e basta. –
 
Robert strinse i pugni. Doveva esserci un motivo se l’aveva condotto fin qui.
Si guardò attorno e vide una coppia di innamorati parlare sorridenti, poi si voltò di nuovo verso Frie e disse:
 
- Sei davvero sicura che non abbia lasciato nulla qui? Qualunque cosa può essere d’aiuto… -
 
Frie ci pensò un attimo poi, con uno schiocco di dita disse:
 
- Si! Ci sono! Il libro delle recensioni! Torno subito! -
 
Frie si alzò di scatto e sparì dal bus. Robert non capì quello che intendeva dire, ma rimase fermo al tavolo ad aspettare. Forse aveva un indizio.
La ragazza bionda tornò poco dopo con un cocktail “Screwdriver” e un libro grande quanto un enciclopedia (grande più di lei!). Appena prese in mano il mastodontico libro, Robert chiese:
 
- Che cos’è? –
 
Spostandosi una chiocca di rasta dal viso, Frie rispose:
 
- Questo è il libro delle recensioni. Ogni persona passata qui, lascia un’impressione scritta sul nostro locale. È molto meglio il cartaceo che TripAdvaisor… -
 
Robert guardò Frie, poi il libro. In effetti, era un’idea carina. Aprì il libro, ringraziò Frie e iniziò a cercare qualche indizio.
Per alcune pagine non c’era nulla di interessante ma poi, arrivato a metà libro, trovò una busta sigillata con scritto:
 

<< Per Robert. Memorie di una cacciatrice di sogni >>

 
Robert sentì il cuore battere veloce. Quella era la scrittura di Lily.
Prese in mano la busta e sotto di essa, sul foglio del libro, notò una recensione scritta con la stessa calligrafia che diceva:
 

<< Molto carino e accogliente. Idea originale. Sembra di essere in un’astronave spaziale. Lo amo. Lo chiamerò “Magic Bus”. >>
L.C

 
Robert accarezzò la scritta in inchiostro nero, quasi come se volesse sentire il rilievo delle parole. Prese la busta in mano, l’apri delicatamente e dentro trovò qualcosa di insolito: al posto di una lettera scritta, c’erano cinque fotografie. Le prime quattro foto ritraevano dei monumenti molto famosi, ma la quinta foto era molto particolare: ritraeva Lily da piccola assieme ai suoi due genitori. Robert prese quest’ultima foto e la guardò con le lacrime agli occhi. Vedere il viso sorridente di quella bambina gli metteva tanta tristezza.
In fondo alla fotografia, sulla parte bianca, c’era una scritta con l’indelebile nero:
 
<< La famiglia più felice del mondo. Anthony, Clara e Lily. Febbraio 2000 >>
 
Robert si asciugò gli occhi. Quest’indizio gli aveva spezzato il cuore. Guardò le altre foto: ritraevano, in modo quasi sfocato, il “London Eye”, il “Tower Bridge”, “Piccadilly Circus” e un taxi tipicamente inglese. Non ci fu molto da pensare: la prossima meta era Londra.
Robert prese tutte e cinque le foto, ma prese da parte quella di famiglia; mentre finiva il suo cocktail, guardò ancora una volta la foto e pensò:
 
Una volta era così felice… perché ha smesso? Cos’avrà mai fatto contro il destino?
 
Accarezzò col pollice la foto, finì il suo drink, si alzò e mentre si alzava per uscire dal “Magic Bus”, mise via la foto nella tasca dei pantaloni.
 
Prima di tornare al Tacheles, Robert andò all’albergo per preparare le valigie. Il giorno seguente sarebbe partito per Londra. Dodo, sapendo della sua partenza, lo aveva invitato a dormire con gli altri ragazzi, così era più facile per lui prendere un autobus che lo portasse all’aeroporto.
Verso le 22.38, il locale era già pieno di gente. Essendo Sabato, tutti vanno a divertirsi (anche se è giorno di festa… s’incassa molto di più!).
Oggi è il 26 Dicembre 2015, il giorno di S. Stefano. Tutti i ragazzi (per la maggior parte universitari stranieri) stanno al bar a bere e a scherzare. L’unico che non si diverte molto è Robert: da quando ha trovato la foto, non riesce a fare a meno di pensare al perché Lily avesse dato la fotografia proprio a lui... non riusciva a darsi una risposta.
Mentre guardava la foto, alla sua destra si sedette qualcuno che riconobbe subito. Con i suoi capelli bianchi, Dodo era riconoscibile ovunque andassi nel locale.
Mentre teneva un “Sour” nella mano ed un “Long Island” nell’atra, Dodo gli chiese:
 
- Te l’ha lasciata Lily? –
 
Robert spostò lo sguardo sulla ragazza e rispose:
 
- Si, nella busta che stavo cercando. Solo che non capisco perché abbia scelto di darla proprio a me questa foto… -
 
Dodo porse il Long Island a Robert, lui prese il bicchiere e disse:
 
- Tu sapevi perché Lily andasse al Pföntner? –
 
Dodo sospirò, mentre una goccia di liquore scese lenta dal bordo del bicchiere:
 
- … Purtroppo si: andava per bere; a volte anche troppo. -
 
Robert guardò Dodo sconvolto:
 
- … Cosa? Per quale motivo? –
 
Mentre mescolava i cubetti di ghiaccio col lo stuzzicadenti e l’oliva verde incastrata in esso rispose:
 
- … Perché si sentiva impotente. Voleva annegare quella sensazione orribile anche solo per poche ore, ma sapeva che prima o poi sarebbe ritornata a galla. –
 
Robert rimase in silenzio, mentre Dodo bevve un sorso del suo “Sour”. Quando l’amaro del liquore attraversò al gola di Dodo, lei continuò a parlare:
 
-  Una sera, da ubriaca, mi ha raccontato quello che aveva vissuto nel passato: il padre morto, la scuola, i compagni di classe… penso che non lo avesse fatto apposta a dirmelo, ma aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno… -
 
Robert non aveva ancora bevuto niente. Era come se un groppo alla gola gli impedisse di berlo con gusto. Dodo mescolò una seconda volta il cocktail:
 
- Mi disse che non si era mai confidata con nessuno di noi qui. Anche se eravamo molto amici, non parlava mai del suo passato agli sconosciuti… credo che volesse trovare qualcuno che la capisse veramente… -
 
- … Quando ti ha raccontato tutto questo? –
 
- Due giorni prima di partire. Frie mi aveva chiamata perché Lily si era ubriacata molto e allora mi chiese di andare a prenderla. Quando arrivai, la trovai che rideva come una matta: scherzava, faceva battute e soprattutto sbraitava… era tutta un'altra persona. Quando la caricai in macchina, all’improvviso mi chiese:
 
- … Perché la gente non capisce? Perché Dodo? … -
 
E scoppiò in lacrime davanti a i miei occhi. Non l’avevo mai vista piangere così… -
 
Robert rimase senza parole. Nemmeno lui aveva mai visto Lily piangere, ma solo al pensiero, sentiva una sensazione di paura dentro.
Dodo bevve un altro sorso di “Sour” arrivando quasi a metà, poi finì:
 
- Mi raccontò tutto quanto. Non credo volesse farlo con me, ma non aveva la lucidità per fermarsi. Il giorno dopo venne da me ringraziandomi per quello che avevo fatto e mi chiese anche di dimenticare tutto quello che aveva detto… ma io non avrei dimenticato. Non dopo quella notte almeno. –
 
Mentre ascoltava attentamente, una goccia di condensa scese sulle dita di Robert mentre teneva stretto il bicchiere. Dodo si guardò attorno, come se cercasse qualcuno, poi disse:
 
- Credo che si sentisse stupida dopo aver fatto una cosa del genere e che quindi, pentendosi di aver fatto questo a sé stessa, abbia deciso di andarsene. Probabilmente è scappata via per questo… -
 
Robert lasciò lì il suo Long Island. Non riusciva a bere dopo il racconto di Dodo. Senza dire una parola, i due rimasero a guardare la folla di gente che c’era nel locale; poi, all’improvviso, Dodo domandò:
 
- Perché la stai cercando? –
 
Robert guardò Dodo. Non sapeva bene cosa rispondere:
 
- … Dentro di me, spero di riportarla indietro a casa, ma è proprio ciò da cui Lily sta scappando via... –
 
- E cosa farai allora una volta trovata? -
 
Robert rimase in silenzio per qualche secondo. Non aveva mai pensato a cosa avrebbe fatto quando avrebbe trovato Lily… era un punto troppo lontano per lui.
Quando guardo Dodo, lui rispose:
 
- … Sinceramente, non so come reagirò; e men che meno cosa farò. Sarà il destino a deciderlo. –
 
Dodo guardò Robert, gli poggiò una mano sulla spalla sinistra e disse:
 
- Lily è fortunata ad avere un amico come te. –
 
Robert sorrise, poi guardò la folla. Mentre l’osservava da vicino, il suo primo pensiero fu:
 
La cosa bella è che lei sia riuscita a trovarmi in mezzo a tutti gli altri…
 
 
***
 
Il mattino seguente, Robert si preparò per andare all’aeroporto. Tutti stavano ancora dormendo per via della serata impegnativa e quindi cercò di fare il meno rumore possibile.
Mentre caricava le ultime cose in valigia, Robert prese la fotografia dalla tasca dei pantaloni, la guardò e pensò a quello che Dodo gli aveva chiesto:
 
Cosa farai quando la troverai?
 
Ci aveva pensato per tutta la notte, passando quasi tutta la notte in bianco, ma non era riuscito a trovare una risposta comunque.
Mentre era immerso nei suoi pensieri, un rumore di una tenda spostata si sentì alle sue spalle; si voltò e vide Dodo in pigiama ancora mezza assonnata. Si stropicciò un occhi e sbadigliando chiese:
 
- *Yamn* … Stai andando via così presto? –
 
Robert le sorrise. Il pigiama che indossava era davvero carino (nonostante il carattere forte, le si addiceva molto): pantaloncini da sport neri fino a metà coscia larghi, maglietta a maniche lunghe leggermente scollata sulle spalle grigia con su una rosa rossa in mezzo ad un campo di rose bianche con la scritta “Be different” in basso e calzini corti (uno nero e uno grigio). I capelli erano raccolti in una piccola coda di cavallo e molte forcine erano sopra la sua testa.
Robert si avvicinò a lei e disse:
 
- Non volevo svegliarti; è solo che voglio andare da lei il prima possibile. –
 
Dodo, con gli occhi socchiusi, annuì con la testa. Era ancora mezza addormentata per capire quello che le dicevano. Mise via la fotografia, prese le sue cose, se le caricò in spalla e disse:
 
- Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me. Spero di rivederti ancora. –
 
Dodo sorrise. Aprì le braccia in segno di un abbraccio e disse:
 
- Lo spero anche io “Roo”. –
 
Robert si avvicinò e abbracciò la ragazza. Rimase senza parole per un momento, poi abbracciò la ragazza perplesso... Dodo aveva detto qualcosa che non sentiva da anni…
Lasciò andare la ragazza, gli diede il suo numero di telefono e fece per andare verso la porta. Poco prima di uscire, Dodo lo chiamò e disse:
 
- Hey Robert! Mi faresti un favore? –
 
Mentre teneva la porta, Robert si voltò verso di lei:
 
- Dimmi. –
 
- Non lasciare che Lily si faccia del male da sola. Non sopporterei il fatto che si senta triste in un mondo dove nessuno può capirla… -
 
Robert guardò Dodo, gli sorrise e rispose:
 
- … Non sarà sola, te lo prometto. –
 
Detta quella frase, uscì dalla porta del bar per avviarsi al bus che lo avrebbe portato all’aeroporto.
   
 
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