The only one that I have ever known,
But it's home to me and I walk alone,
I walk this empty street,
On the boulevard of broken dreams,
Where the city sleeps,
And I'm the only one and I walk alone
I walk alone
(Boulevard Of Brocken Dreams-Green Day)
Quel
giorno sembrava un giorno come tanti nel villaggio di Rosemary o, per
meglio dire, nelle sue rovine: il sole era alto in un cielo non rosso
come nelle zone di confine ma nemmeno azzurro come a ovest del regno,
mentre un vento rinsecchito sollevava la rena per farla depositare
poco più avanti.
Calpestando
il terreno sabbioso, alla ragazza dall'occhio destro bendato
tornò
in mente la storia di quel piccolo borgo: prima semplice villaggio di
campagna, a seguito dell'invasione dei seguaci di Zeref fu raso al
suolo, per poi essere ricostruito in pietra e trasformato in un
importante centro commerciale di Fiore, grazie a chissà
quale
miracolo dell'intelligenza umana; ma, con l'arrivo dei demoni,
essendo a Nord-Est del continente, fu subito meta delle loro
incursioni, e quando l'esercito riuscì a riconquistarlo non
ne era
rimasto che uno scheletro circondato da una terra arida; sembrava che
la linfa vitale di quel posto fosse stata succhiata via, assieme a
tutti i suoi abitanti.
Fu per
questo che la ragazza sorrise.
I
territori brulli e secchi erano i suoi preferiti: zone morte, ma non
scomparse, cariche di rancore e di odio per chi le aveva ridotte in
quel modo, riflettevano un po' la sua anima.
Camminò
per quella che era stata una larga strada ma che ora era solo un
fiume renoso circondato da cadaveri di edifici bianchi, infine
arrivò
in una larga piazza circondata da alcune colonne marmoree
semidistrutte.
Si guardò
intorno: era deserta, come il resto della città.
Si
domandò se sarebbero davvero venuti, tsch, che domanda
stupida.
aveva a che fare con degli esperti del mercato nero delle armi, non
certo dei tipi da tirarsi indietro da un buon affare per un po' di
sabbia nelle scarpe; di sicuro, però, avevano ispezionato
l'area
circostante, in tal caso chissà se avevano già
trovato i suoi
“inseguitori”...
Un nervo
tra la palpebra sinistra e il sopracciglio pulsò un paio di
volte:
era un tic nervoso che aveva preso circa un anno prima, ma era anche
una sorta di segnale premonitore che l'avvertiva che stava per
accadere qualcosa di grosso.
Strinse
la mano destra sul manico della valigetta d'acciaio che si era
portata dietro, mentre sotto la tonaca la sinistra si
abbassò fino
al coltello sulla sua cintura; la prudenza non era mai troppa,
soprattutto in quei casi, soprattutto sapendo cosa sarebbe accaduto
dopo.
Poi intravide una sagoma
umana staccarsi dall'ombra di un edificio davanti a lei e avanzare
nella sua direzione; in mano teneva due valigette nere uguali alla
sua.
Aggrottò le
sopracciglia, cercando di capire chi fosse; ma l'uomo (o la donna)
era in controluce, perciò era difficile da identificare.
Quando
però vide due lenti scintillare all'altezza degli occhi, le
venne un
sospetto, che si tramutò in certezza quando quello si
fermò a
qualche metro da lei: era un giovane uomo vestito di un giubbotto blu
e di un maglione grigio, nonostante il caldo, e dalla bizzarra chioma
allungata in alto con la brillantina.
“Rustyrose.”
Intuì.
“Non mi sarei mai
aspettata di trovarlo qui.”.
L'ex
membro di Grimoire Heart sogghignò.
-Cubellios.-
Disse con una sorpresa beffarda: -Mi sorprende che la mia compratrice
sia proprio tu.-.
Il
nervo pulsò di nuovo.
Non
le piaceva che qualcun altro conoscesse la sua vera
identità, men
che meno un tipo viscido come Rose.
-Se
proprio devi chiamarmi per nome, Rustyrose, usa almeno quello
vero-kina.- Disse lei.
Rustyrose
finse di sussultare per l'imbarazzo.
-Oh,
perdonami, Kinana.-
Si corresse: -Anche se, in realtà, pensavo che fossi morta
qualche
mese fa.-.
-Lo
stesso pensavo io di te-kina.- Replicò fredda lei: -Strana
la vita,
eh?-.
L'uomo
allargò le braccia in tono confidenziale; Kinana non perse
l'occhio
di dosso dalle due valigie.
-Avanti,
Kinana, non essere così rigida! Siamo stati alleati un
tempo!-.
Il
nervo pulsò
ancora.
Non
le piaceva neanche che le si ricordasse quella parte del suo passato,
e lui l'aveva fatto già due volte; solo una persona ne aveva
il
diritto, ma ormai lui non c'era più.
-E
io ti posso dire che mi sento offesa dal fatto che tu non ti fidi di
me-kina.-.
Lui
trasalì nuovamente, emulando abilmente la sorpresa.
Quindi
mollò
le due valigette, che caddero al suolo sollevando un po' di sabbia;
Kinana le fissò come ammaliata, notando appena il gesto che
Rose
fece con le mani.
Rialzò
il volto solo quando da dietro le colonne spuntarono uno dopo l'altro
una squadra di uomini in tuta militare, che le
si
avvicinarono cautamente puntandola con i loro fucili.
Dal
gruppo si
staccò un uomo più o meno dell'età di
Rose dalla grande mole,
dalla pelle pallida e vestito solo di un paio di mutande e di un
mantello giallo e blu, che si avvicinò all'altro.
“Kain
Hikaru.” Lo riconobbe Kinana: “Dunque è
vivo anche lui.”.
-Vi
prego,
ragazzi, abbassate le armi! Siamo tra amici qui!- Esclamò
Rusty; i
mercenari gli ubbidirono.
Kinana
li squadrò attentamente.
Non
più di una trentina.
-Allora,
tornando agli affari, le armi, come hai visto, ce le ho.- Riprese
Rustyrose.
-Ma
se ancora non ti fidi...-.
Ad
un suo cenno, Kain si abbassò e aprì le due
valigette.
Kinana
abbassò
lo sguardo: dentro ciascuna c'erano una coppia di fucili d'assalto
con le rispettive munizioni.
Il
trafficante batté le mani.
-Ti
presento i miei quattro bambini, i miei MagZ 74: gittata 300 metri,
capacità di fuoco selettivo, supporto di proiettili di
Impatto
Magico, ma un normale FMJ è sufficiente. Canna standard da
505 mm,
intrisa di Magia del Fuoco e dell'Acciaio, più un po' di
Magia
Perforante che fa sempre bene. Ambidestri, anche se ho la sensazione
che userai un solo lato...-.
Il
nervo pulsò un'altra volta.
-Sei
diventato perspicace, Rusty, e anche attento al mio viso: l'ultima
volta guardavi solo il mio seno...-.
Lui
fece spallucce.
-L'ultima
volta eri nuda. Gli altri fucili sono nel camion qua dietro, ora
mostrami i soldi.-.
-E
ve-vedi di no-non fregarci!- Sbottò Kain, rimettendosi in
piedi.
-Non
me lo
sognerei nemmeno di mettermi contro un bel fusto come te-kina.-.
Kain
sobbalzò,
rosso in viso, e Rustyrose si passò una mano tra i capelli.
-Visto,
Kain,
te l'avevo detto che avevi fatto colpo. Adesso, tornando a noi...-.
-Certamente.-
Kinana prese la valigetta tra le mani e la rivolse ai due; tenendola
con la destra da sotto, sganciò con la sinistra le due
chiusure, che
saltarono con un CLIP.
Rose
e Kain deglutirono mentre Kinana si apprestava a sollevare il
coperchio.
Lo
socchiuse appena, creando una sottile fessura nera nella quale era
visibile qualcosa
luccicare nella valigetta.
Poi,
con uno scatto repentino, la ragazza lo spalancò
completamente, e
una nube di fumo circondò i due uomini davanti a lei.
Come
se
avesse avuto soldi da perdere con degli spacciatori di petardi.
-Ma
cos...-.
Kain
non
riuscì a finire la frase che Kinana gli perforò
lo stomaco con un
pugno; il ragazzo aprì la bocca per gridare, ma
uscì solo un fiume
di sabbia, e, lentamente, il suo corpo iniziò a decomporsi.
-Piccola
bastarda!- Urlò Rusty nella nebbia.
Kinana
gettò via la valigetta e si liberò
dell'ingombrante tonaca,
rivelando una tuta di fibre nere dotata di una grossa cintura munita
di armi di ogni genere, e rivestita di bracciali, gambali e di una
protezione al petto all'apparenza di cuoio ma in realtà di
duro
metallo.
La
nebbia iniziò a diradarsi e Kinana vide Rusty puntarle
contro il
dito.
-Apritevi,
Porte di...-.
Kinana
batté un piede sul terreno e la terra sotto al ragazzo si
chiuse a
tenaglia su di lui, schiacciandolo; la sua mano rimase fuori e si
agitò per qualche secondo, quindi si immobilizzò
e penzolò inerme.
I
mercenari
attorno a lei, ora che il loro capo non era più in pericolo
ma
definitivamente morto, le puntarono contro i fucili e iniziarono a
far fuoco; Kinana, però, fu più svelta e,
agitando le dita, creò
una barriera di terra attorno a sé.
I
proiettili colpirono la barricata senza nemmeno scalfirla; Kinana
sogghignò, solo una granata magica avrebbe potuto
distruggerla.
Poi
la prima
raffica terminò e Kinana li sentì ricaricare i
proiettili.
“Più
stupidi di quanto credessi!”.
Abbassò
la barriera e afferrò due piccole sfere da una tasca della
cintura;
le strinse tra le mani e un paio di lame curve uscirono dai loro
poli.
Le
lanciò contro due nemici; le sfere fischiarono in aria e si
conficcarono tra i loro occhi, i due mugugnarono un gemito di dolore
e si accasciarono al suolo.
Gli
altri finirono di ricaricare e ricominciarono a sparare, ma lei non
aveva paura: la terra era dalla sua parte.
Batté
un'altra volta il piede e delle spine di roccia sbucarono dal
terreno, impalando molti nemici.
Iniziò
a correre, anzi, a slittare sul suolo, evitando con maestria i
proiettili che potevano esserle fatali; giunta in prossimità
di un
avversario, gli balzò addosso e, coltello in mano, lo
sgozzò con un
colpo secco.
Altri
quattro, dietro al primo, le rivolsero contro i fucili, ma lei
prontamente afferrò il cadavere, lo girò e lo
usò come scudo.
PEW
PUW PEW
I
brandelli di
carne del morto volarono dappertutto, infine Kinana con un poderoso
calcio alla schiena lo fece volare addosso ai compagni, non prima di
avergli applicato una Bomba Magica sul dorso, così, quando
li
raggiunse, esplose, e loro con lui.
Quindi
Kinana prese altri due Globi Artigliati e uccise un altro paio di
nemici; adesso ne rimaneva solo una decina.
Si
piegò in avanti e, usando il terreno sotto i suoi tacchi
come
propulsore, si avventò su un altro mercenario; questi le
scaricò
contro l'intero caricatore, ma anche stavolta Kinana lo
anticipò e
spiccò un salto in avanti, sorvolando.
Quello,
come previsto, alzò lo sguardo e Kinana, una volta sopra di
lui, gli
prese il mento con una mano, appoggiò un piede sulla sua
schiena,
spinse in avanti e...
CRACK
La
colonna
vertebrale dell'altro si ruppe e lui crollò al suolo;
Kinana,
invece, atterrò rotolando, diretta verso altri nemici.
Quando
fu a
portata di tiro di uno di essi, si mise seduta e riprese a scivolare
sulla sabbia; contemporaneamente prese dalla cintura due pistole e
BANG BANG, lo colpì al petto prima che potesse farlo lui;
dietro di
lui ne trovò un altro e gli riservò lo stesso
trattamento,
continuando così per altri tre.
Stava
per eliminarne un altro quando vide che lui le stava lanciando
addosso una granata; rapida lei lanciò un pugnale che la
fece
detonare a mezz'aria.
Kinana
sorrise un'altra volta, ma il ghignò le si gelò
all'istante, perché
un proiettile del tipo le trapassò la spalla destra.
-Urgh!-
Gemette.
Prima
che potesse ferirla di nuovo, però, alzò l'altra
mano e gli scaricò
tre colpi sul cuore.
Kinana
smise di slittare e si rialzò, premendo la ferita con la
mano.
Le
sembrava di
avere un riccio che si agitava sopra la sua clavicola, crivellandola
con spine d'acciaio.
Grandioso,
Magia dell'Espansione.
Soffocò
la smorfia di dolore che le stava salendo in viso e si
apprestò a
rifugiarsi dietro a una colonna, salvandosi da una scarica che
l'avrebbe sicuramente uccisa.
Si
sporse appena per vedere quanti ne erano rimasti.
Digrignò
i
denti.
Quattro.
E
si stavano
avvicinando rapidamente.
Batté
il tacco e altre due spine ammazzarono altrettanti nemici; ma Kinana
sapeva di non avere abbastanza magia per poter usare quel trucco
ancora.
Mise
via la pistola destra: stava gradualmente perdendo la
sensibilità al
braccio, o meglio, stava perdendo la capacità di muoverlo,
mentre un
fottuto serpente infuocato si divertiva ad attorcigliarsi sulle sue
ossa; almeno era il braccio con l'occhio cieco.
Avvicinò
la
pistola rimanente al viso e contò i colpi.
Il
nervo pulsò di nuovo.
Quattro.
“Due
per ciascuno dovrebbero bastare-kina.” Pensò.
Si
sporse di lato e sparò due volte; ma il dolore alla spalla
le
offuscò la mira, e riuscì solo a ferirne uno alla
coscia, facendolo
zoppicare.
Un
secondo prima che l'altro riprendesse a sparare si rimise al sicuro.
“Merda!”
Pensò.
“Me
la devo rischiare!”.
Inspirò
profondamente e contò fino al tre; allora, gridando come una
forsennata, si gettò di lato e sparò in direzione
del mercenario
non ferito, che reputava giustamente il più pericoloso.
Ma
l'essersi
buttata sul lato ferito non aveva giovato alla sua vista, e il
bossolo non lo sfiorò nemmeno.
Fu
quasi sicura di averlo visto sogghignare mentre riprendeva a sparare,
e Kinana pensò di essere davvero finita.
Ma
per qualche miracolo la raffica si limitò a farle esplodere
il
fianco sinistro, e lei, stringendo i denti, sparò il suo
ultimo
colpo.
Il
proiettile trapassò l'uomo alla gola, lui si
inginocchiò e cadde
riverso al suolo.
Kinana
si fermò e alzò il viso al cielo, contorcendosi
dal dolore e
maledicendosi per quel momento di panico che aveva appena avuto.
Però
sapeva
bene che non era ancora finita: rimaneva ancora lo zoppo.
Solo
che la
ferita doveva essere più grave del previsto,
perché notò con la
coda dell'occhio che se la tamponava con aria afflitta.
“Tsch!
Per un taglietto del genere-kina? E io allora che dovrei
fare?”.
Comunque
non
poteva certo sprecare un'occasione del genere: non riuscendo
più a
muovere il braccio destro, fece leva con il sinistro e si rimise
forzatamente in piedi.
Le
due ferite le procuravano un dolore indicibile, ma a quello ci
avrebbe pensato dopo: prese di nuovo in mano il coltello e lo
lanciò
in aria; il pugnale roteò un paio di volte e si
conficcò nel petto
del mercenario.
Lui
si immobilizzò, infine crollò al suolo.
Kinana
affannò più volte, e si ritrovò ad
alzare un angolo della bocca in
un ghigno di vittoria.
“Bene,
e anche questa è fatta! Ora devo solo fermare
l'emorragia...”.
Ma
ecco che
sentì il rombo di un motore avvicinarsi dal vicolo davanti a
lei, e
il rumore di due paia di ruote pesanti sfrecciare nella sabbia.
Kinana
indietreggiò e dalla strada emerse un possente camion di
colore
scuro, alla cui guida c'era un tipo simile a una scimmia, dalla
bizzarra capigliatura afro viola con al centro il simbolo bianco di
una mezzaluna e con due vistosi occhiali da sole sugli occhi,
affiancato da un secondo tizio somigliante anche lui a una scimmia,
ma pelato e con due profonde occhiaie che gli conferivano un aspetto
un po' vecchio.
Però
quello che la preoccupava sul serio era il terzo scimmione, dai
lunghi capelli biondi allungati in alto in un ciuffo e con lo stesso
simbolo del primo sul naso, che stava in piedi sul tetto del camion e
imbracciava un lanciarazzi.
Kinana
si accigliò.
“Naked
Mummy!”.
“Maledizione
a te, Rose!”.
Il
gorilla sorrise poco amichevolmente, rivelando numerosi denti d'oro,
e fece fuoco.
-Merda!-
La ragazza corse di lato ed evitò per un pelo il razzo, che
esplose
alle sue spalle; il boato fu assordante e la forza d'impatto la
mandò
gambe all'aria facendola cadere in avanti, Kinana batté la
fronte
nella sabbia e per poco non perse i sensi.
Il
camion si fermò a pochi metri da lei e sentì gli
sportelli aprirsi,
o forse erano le sue orecchie che si divertivano a torturarla.
Rialzò
la
testa che pesava come un macigno e notò che gli atri due
primati
erano scesi e si dirigevano verso di lei, sogghignando con i loro
fottutissimi denti d'oro e puntandole contro i loro fucili d'assalto;
il gorilla, invece, con un balzo atterrò al fianco della
scimmia
dall'aspetto anziano.
-Eheheh!-
Ridacchiò la scimmia afro.
-Che
strano modo di rincontrarci, Cubellios!-.
-Zatow,
maledetta scimmia pulciosa!- Sbottò lei, non riuscendo a
trattenere
numerosi ansimi di dolore.
-Tu
e la tua gilda non eravate stati catturati-kina??? E come fai a
conoscere il mio vecchio nome???-.
-Eheheh!
Rustyrose ci ha liberati e ci ha raccontato tutto! Voi bastardi di
Oracion Sèis vi siete sempre imposti sulla nostra gilda e ci
consideravate dei semplici sgherri! Ma ora la situazione si
è
ribaltata, giusto fratello Gatow?-.
Il
gorilla grugnì, caricando un altro razzo.
-Maledetti!-
Ringhiò furiosa Kinana, cercando di rialzarsi; ma se
già le
risultava praticamente impossibile rimanere sdraiata con tutto il
dolore che stava provando, l'idea stessa di risollevarsi le costava
spasmi in tutto il corpo.
-Non
ti muovere!- Urlò la scimmia anziana, facendo per fare fuoco.
-Eheheh!
Stai
tranquillo!- Lo bloccò Zatow.
-Lascia
pure che ci provi! Sarà più divertente vederla
esplodere!-.
Kinana
abbassò
di nuovo il viso, digrignando i denti per le fitte ma soprattutto per
l'umiliazione.
Scoprì
addirittura una lacrima scendere dalla benda, e capì che non
era
solo vergogna, ma paura.
“Non
voglio morire così! Non posso
morire così!”.
“Erik...”.
Sopra
i
continui rimbombi che le distruggevano le orecchie, la ragazza
sentì
la voce roca e sibilante dell'unico uomo che l'aveva fatta sentire
amata, nonostante se ne fosse ricordata solo da poco tempo, in quelle
che erano state le sue ultime parole.
Si
trovava al centro di un cratere, inginocchiata, tra le mani il corpo
malridotto di un uomo dai corti capelli viola e una cicatrice
sull'occhio destro.
-Sei
ferito gravemente. Se c'è qualcosa che posso fare per te...-
Disse
lei.
-Non
toccarmi!- Sbottò lui.
-Sei
stato tu a chiamarmi-kina?- Chiese lei.
Lui
sussultò.
-Lo
sento...-.
Si
alzò di scatto, la prese per le spalle, la spinse a terra e
si mise
sopra di lei, fissandola con aria quasi spaventata.
Lei
arrossì
sorpresa e un po' imbarazzata, poi gli accarezzò una guancia.
Il
suo viso
era così bello, i suoi lineamenti erano appuntiti e
aggressivi, ma
avevano un che di maturo e ammaliante.
E
di familiare.
-Tu...
il tuo occhio...-.
Lui
la guardò sorpreso, poi distolse lo sguardo.
-Ho
rinunciato ad esso per avere più potere...-.
Si
rimise seduto e lei fece altrettanto.
-Non
preoccuparti, mi basta sentire le voci...-.
-Come
ti chiami?- Domandò lei.
-Erik.-
Rispose lui.
-Erik.-
Ripeté lei.
Poi
lui si voltò di scatto e lei si allarmò.
Sul
bordo del cratere apparvero due uomini, uno dall'aspetto raffinato,
vestito di un lungo mantello bianco, e l'altro molto trasandato,
abbandonato a sé stesso.
-Immagino
tu sia Cobra degli Oracion Sèis.- Disse il primo.
-Abbiamo
già catturato i tuoi compagni, quindi seguici senza fare
storie.-
Aggiunse il secondo.
-Il
Concilio, eh?- Ringhiò Erik.
Kinana
si piegò in avanti, appoggiando le mani a terra.
-Aspettate-kina!
Quest'uomo è... lui è...-.
Kinana
percepì le sue mani farsi più calde e il terreno
sotto di lei
iniziare a bollire, ma quasi non se ne accorse: non voleva che lo
portassero via, non dovevano portaglielo via, o ne avrebbe sofferto,
ne avrebbe sofferto molto!
I
due uomini si allarmarono.
-Magia?
Hai intenzione di fare resistenza?-.
Erik
trasalì, tirò un lungo sospiro, poi
urlò: -Ok, ragazzi, vengo!-.
Kinana
si
immobilizzò.
-Tu
vai.- Le disse gentilmente.
-Ma...-.
Erik
si
voltò e si incamminò verso i due.
-Aspetta-kina!-
Lo supplicò lei: -Eri tu quello che mi chiamavi, vero? Ehi!-.
L'uomo
si
fermò.
-Non
so di cosa parli.- Disse freddamente, senza nemmeno girarsi.
Quelle
parole le fecero male.
Però
capì subito le sue vere intenzioni.
-Chi
è quella ragazza?- Chiese il tipo con il mantello.
-Mai
vista
prima.- Rispose Erik, riprendendo a camminare.
-Sembra
sia
capitata qui alla ricerca di un amico.-.
-Capisco.-
Fece l'altro.
-Molto
bene.-.
Erik
si voltò quasi impercettibilmente verso Kinana.
-Sai,
è
una bella cosa sapere di avere un amico. Ha un effetto
tranquillizzante. Ti auguro di trovare il tuo.-.
Detto
ciò,
i tre si allontanarono.
Kinana
rimase sola, con le lacrime che affioravano sul suo viso.
-Erik.-
Sussurrò.
-Mi
hai chiamato, non è così?-.
Alzò
la bocca in uno strano sorriso, come se dietro al dolore di averlo
perso sentisse una sorta di gioia, gioia di averlo finalmente
rivisto, gioia di poter sperare di rivederlo ancora, gioia di avergli
potuto parlare dopo tanto tempo.
-Hai
sentito la mia voce?-.
“Erik...”.
TUNF
Batté
un pugno sulla sabbia.
“No,
non morirò così! Non prima di averti
vendicato!”.
Mise
le labbra
a terra e iniziò a mangiare la sabbia.
Come
il primo granello di quella terra maledetta sfiorò la sua
lingua,
una forza indefinita si mosse nel suo stomaco e risalì nel
suo
corpo, inondandola di potere.
Appoggiò
la mano a terra e la fletté, tentando di rimettersi in piedi.
Subito
le
fitte si fecero più forti, il rimbombo si
amplificò, le risate dei
gorilla aumentarono.
“Il
dolore che sto provando...”.
Piegò
le ginocchia.
“...non
è nulla...”.
Rialzò
il viso.
“Rispetto
a quello che ho provato nel perderti!!! E nel diventare quello che
sono ora!!!”.
Cacciò
un urlò disumano che fece raggelare le tre scimmie;
finalmente il
male si affievolì, un fuoco arido attraversò le
sue vene, i suoi
muscoli si gonfiarono, le sue ossa si rinsaldarono, il suo animo si
riprese.
Un'aura
marroncina la circondò, mentre sentiva la pelle del suo
corpo mutare
in scaglie di serpente.
Kinana
sapeva cosa le stava succedendo: una magia molto antica e
distruttiva, temuta da chiunque fosse abbastanza saggio da
conoscerla.
-DRAGON
FORCE!!!- Gridò, rialzandosi totalmente.
I
tre arretrarono impauriti.
-I...impossibile!-
Balbettò Zatow.
-Da
dove trova tutta quella forza???-.
Kinana
abbassò lo sguardo sui suoi pugni.
-La
forza del dolore è potente!!! Più delle vostre
stupide armi!!!-.
-Eek!
Fratello
Gatow! Presto, uccidila!- Urlò terrorizzato Zatow.
Kinana
sghignazzò compiaciuta.
“Fate
bene ad avere paura, stolti!!!”.
Gatow,
non meno spaventato del fratello, alzò il lanciamissili
contro di
lei.
La
ragazza piegò bruscamente la testa all'indietro e trattenne
in bocca
più aria che poté.
Contemporaneamente,
udì il razzo partire.
-Ruggito
del...-.
La
sua gola si riempì di sabbia, si rimise eretta e
soffiò un
potentissimo getto che investì i tre nemici.
-...DRAGO
DI
TERRA!!!-.
BOOOOOOOOOOOOOOM
Ci
fu una grande esplosione davanti a lei, era il missile, ma Kinana non
si fermò, e continuò a soffiare fino a che non si
ritrovò senza
più un alito in bocca.
Allora
smise e ansimò, contemplando il suo operato.
Il
camion era esploso, Gatow e Zatow erano volati in direzioni opposte e
avevano sfondato i muri di un paio di quelle che erano state case, la
terza scimmia, invece, era finita addosso all'autoveicolo, e ora
giaceva incastrata sul cofano, in una posizione a croce, coperta di
sangue da capo a piedi.
Eppure
respirava ancora.
Infine
scivolò giù dal cofano e atterrò sulle
gambe, anche se Kinana
sapeva che sarebbe crollata subito.
Ma
decise di anticiparlo e, con uno schiocco di dita, lo fece affondare
nel terreno lasciandogli fuori soltanto la testa; lui alzò
gli occhi
bianchi al cielo e soffiò un sospiro che pareva la sua
ultima
esalazione.
Kinana
gli si avvicinò a grandi passi; ogni volta che poggiava il
piede a
terra, la sabbia tremava tutta, mai si era sentita tanto forte in
vita sua.
Poi,
quando arrivò davanti alla scimmia, sollevò un
piede in aria, lo
tirò all'indietro e gli sferrò un poderoso calcio
sulla fronte.
Il
membro di
Naked Mummy piegò violentemente il capo di contraccolpo e
spalancò
la bocca.
Vedendolo
in quella posizione, alla ragazza venne un'idea
“divertente”;
dopo averla messa in atto, gettò una rapida occhiata ai
buchi sulle
pareti, senza riuscire però a scorgere nessuno degli altri
due
scimmioni; allora prese la pistola carica dalla cintura e la
puntò
verso quello a destra, preparandosi a far fuoco.
Ma
ecco che la terra iniziò a vibrare; Kinana udì
nuovamente il suono
di un autocarro che si stava avvicinando, ma stavolta era molto
più
potente, perché, come capì subito, ne stavano per
arrivare in
massa.
“Merda!”
Pensò Kinana.
Percepì
l'aura attorno a lei attenuarsi e il dolore iniziare a ricomparire.
“La
Dragon Force si sta esaurendo-kina!”.
Iniziò
ad indietreggiare, portandosi fino al centro della piazza, dove gli
ultimi resti dei piedi di Kain si stavano sbriciolando.
Puntò
la
pistola davanti a sé, pronta a sparare non appena avesse
visto un
veicolo avvicinarsi; ma sapeva già di avere le spalle al
muro, e di
trovarsi in una brutta situazione.
Il
rumore si fece più vicino, infine dalle varie vie intorno
alla
piazza sbucò uno sciame di camion neri, che si posizionarono
con un
gran fracasso davanti a lei e ai suoi lati.
Kinana
ne studiò attentamente uno, il più vicino a lei.
Impossibile
non riconoscere la croce ansata sul suo fianco.
Le
Mosche dell'Esercito.
Guardò
alle sue spalle con la coda dell'occhio.
La
via era libera, ma seminarli in quelle condizioni era impossibile.
Gli
sportelli
dell'Espada che puntava si aprirono e ne uscì un uomo
imponente e
muscoloso, dalla testa tonda e calva e con una lunga barba ondulata,
vestito di un kimono scuro e di un paio di sandali geta; era seguito
da un ragazzo con brillanti capelli azzurri raccolti in una lunga
coda e con due grosse sopracciglia squadrate, vestito di una tunica
verde e con in testa un vistoso copricapo verde; dopo di lui scese un
ragazzo...cane, con un paio di orecchie canine tra i lunghi capelli
castani, un piccolo nasino marrone scuro e un viso simile ad un muso,
vestito solo di un paio di jeans e col petto scoperto.
Kinana
li riconobbe subito, tutti ex-membri di spicco di Lamia Scale, ormai
sciolta: dall'ultimo sceso erano Toby Horhorta,
Yuka
Suzuki
e
infine Jura Neekis, meglio conosciuto come “Iron Rock
Jura”, uno
dei Dieci Maghi Sacri.
Kinana
non
poté non sobbalzare preoccupata dal suo arrivo,
perché anche se
fosse stata in condizioni normali non avrebbe avuto molte
possibilità
di batterlo.
Il
nervo sopra il suo occhio palpitava come impazzito, e ciò
non
l'aiutava certo a concentrarsi.
Doveva
trovare una via di fuga, o l'avrebbero arrestata e per lei sarebbe
finita; già, ma come?
-Kinana-dono.-
Disse Jura.
-Abbiamo
rintracciato te e i contrabbandieri, ma a quanto pare siamo arrivati
troppo tardi per loro; ora ti prego di seguirci senza fare
resistenza.-.
Il
suo tono era calmo, ma imperioso, il suo era un ordine più
che una
richiesta.
-Seguirvi?
Scordatelo-kina! Non voglio certo marcire in galera prima di aver
raggiunto il mio obbiettivo!-.
Jura
si lisciò la barba arruffata con una mano.
-È
vero, normalmente verresti imprigionata per tutti i crimini che hai
commesso, tuttavia le circostanze attuali non consentono che un mago
potente come te possa finire in prigione, ed essendo anche un
ex-componente di Fairy Tail...-.
Kinana
sputò
a terra in segno di stizza.
Fairy
Tail? Quando prima aveva riconosciuto Cobra come l'unica persona con
cui si fosse trovata bene, non aveva pensato alla sua vecchia gilda;
è vero, con loro aveva passato bei momenti, ma ormai non
aveva più
niente da spartire con quegli smidollati.
-Se
è un invito ad arruolarmi, sappiate che...-.
Si
dovette interrompere; una fitta più forte delle altre le
lacerò il
fianco.
Istintivamente,
tentò di coprirsi la ferita con la mano destra, ma il
braccio la
fulminò di nuovo.
-Urr!-
Gemette.
Yuka
aggrottò le sopracciglia, -Oooon!-
fece Toby, Jura continuò a lisciarsi la barba.
-Kinana-dono,
quelle ferite sono molto profonde. Se accetti di venire con noi, le
guariremo.-.
Kinana
fece una smorfia con la bocca, per coprire con la strafottenza il
dolore.
-Come
se avessi bisogno del vostro aiuto!-.
Jura
smise di grattarsi la barba e appoggiò la mano sul fianco.
-Kinana-dono,
non riuscirai mai a sconfiggere E.N.D. da sola.-.
Quelle
parole
la fecero raggelare.
“Cosa?!
Sono già a conoscenza del mio obbiettivo-kina?! Sono davvero
così
prevedibile?!”.
Squadrò
uno ad uno gli altri autocarri; non ne era ancora uscito nessun
soldato, ma sapeva che erano solo in attesa di un gesto di Jura per
farsi sotto.
“Se
mi hanno trovato così facilmente allora è proprio
così!”.
“Merda!
E ora che faccio?”.
Come
l'ebbe pensato, alle sue spalle strombazzò un clacson.
-Uh?-
Kinana
si girò, perplessa, non poteva essere un Arrancar.
Dalla
strada dietro di lei arrivò improvvisamente un camioncino
bianco,
molto più piccolo dell'Espada, con le porte scorrevoli sui
fianchi,
che si fermò sterzando di lato sul limite del colonnato,
sollevando
un polverone.
Lo
sportello si aprì di colpo e tre uomini si sporsero in
avanti,
allungando le mani verso la ragazza.
Uno
era un uomo dai tratti molto spigolosi e
il
naso a punta, dai capelli neri coperti da una lunga bandana blu; il
secondo era molto più grosso del primo, a stento stava nel
furgoncino, e aveva lunghi capelli argento raccolti in una coda di
cavallo, due cuffie nere sulle orecchie, un collare sul collo ed era
senza maglietta; il terzo era il più basso, aveva lunghi
capelli
biondi sparati in aria in due ciuffi obliqui a v, lunghe basette e
indossava una giacca di pelle nera.
-Kinana-sama!!!
Venga, presto!!!- Gridarono facendo anche traballare il mezzo.
Tra
lo
sconcerto generale per quella strana apparizione, Kinana non
riuscì
a bloccare un risolino.
“Guarda
guarda, sembra che i miei “inseguitori” siano la
mia ultima
speranza-kina!”.
“Ma
ci starò lì dentro?”.
-Ehi!-
Esclamò Yuka.
-Ma
voi siete di Quatro Cerberus!-.
-Kinana-sama!!!-
Ripeterono i tre.
Kinana
sbuffò rassegnata.
“Essia!”.
Si
lanciò
verso il camioncino, anche se con quelle due ferite non era semplice.
-Kinana-dono!-
Urlò Jura.
-Fermati!-.
Kinana
arrivò
davanti al camioncino e si girò di profilo, ghignando.
-Fossi
in voi,
invece di guardare me, guarderei alle mie spalle!- E, alzando il
pulsante del detonatore, lo premette.
I
tre si girarono e si accorsero solo allora che in bocca alla scimmia
mezza sotterrata alle loro spalle c'era una bomba.
-Dannazione!-
Yuka e Toby si coprirono gli occhi; Jura, dal canto suo,
batté un
pugno sul pavimento, creando una cupola di roccia attorno alla
scimmia, contenendo l'esplosione.
Ma
queste cose Kinana le vide di sfuggita, nell'ultima fessura creata
dallo sportello prima di chiudersi totalmente, poi si sedette
affannando.
-Kinana-sama!-
Fecero i tre avvicinandosi; a dirla tutta lo spazio era così
piccolo
che quasi ce li aveva addosso.
Kinana
gettò una rapida occhiata al sedile del guidatore, e vide
che era
occupato da un quarto uomo, di cui era visibile solo una grande
pelliccia di cane marroncina che gli faceva da poncio e una strana
cresta rossa sul capo, mentre di fianco a lui era seduto un tipo
grosso come quell'altro, se non di più, che aveva in testa
un
cappello da giullare con tanto di cappello a sonagli.
“Ci
sono tutti e cinque...”.
-Kinana-sama!-
Fece naso-a-punta.
-Come
si sente???-.
Lei
lo trucidò con lo sguardo.
-Mi
hanno sparato due volte e ora sono stretta in un furgoncino con voi
addosso, come vuoi che mi senta???-.
Al
che i tre trasalirono spaventati; allora Kinana, rivolta al
guidatore: -Sbrigati prima che ci sparino anche loro!-.
Anche
lui
sobbalzò e premette il pedale sull'acceleratore; solo che
ripartirono un po' bruscamente, e Kinana volò tra le braccia
di
capelli-a-v; lui la guardò arrossendo, e lei
ricambiò con
un'occhiata furibonda.
-Levami
le mani di dosso!-.
-Eek!-
Lui la spinse in avanti e per poco non finì a terra.
“Che
razza di idioti!”.
Cercò
di rialzarsi per vedere dove stavano andando, ma subito i tre la
fermarono.
-Kinana-sama,
non si alzi!-.
-State
zitti-kina!- Sbottò lei, riuscendo finalmente a mettersi in
piedi e
a guardare dal cristallo del guidatore.
Come
temeva, non stavano andando molto lontano.
-Siamo
troppo pesanti! Ci raggiungeranno subito!-.
Capelli-a-v
ghignò.
-Warcry,
hai sentito la signorina? Metti il turbo!-.
-Ok!-
Rispose Warcry, stranamente piangendo, tirando una leva vicino al
cambio.
Subito
Kinana si sentì di nuovo spingere all'indietro, ma stavolta
la
sensazione non durò solo un attimo, bensì molto
più a lungo; e,
guardando fuori, notò che gli edifici di fianco a lei
schizzavano
via a una velocità incredibile.
“Questo
mezzo è stato potenziato con magia di alto
livello!” Intuì.
“Forse
ho sottovalutato questi tizi...”.
Poi
però vide che il lato destro della strada si era sollevato
di
qualche metro, inclinando pericolosamente il percorso.
-Dev'essere
stato Jura-kina!- Esclamò: -Dannazione! Se solo avessi
ancora un po'
di magia...-.
-Ci
pensiamo noi!- Esclamarono i tre.
-No,
dovete evitarla!- Replicò lei, trucidando con lo sguardo
quel branco
di idioti.
Come
risposta, loro spalancarono lo sportello.
-Ah!-
Gridò lei, incredula e infuriata.
-Ma
che fate??? Così peggiorate la situazione, lo capite o
no???-.
I
tre unirono
le braccia sopra le loro teste, si piegarono di lato sulle ginocchia
e ulularono.
-Auuuuuuuuuuuuu!!!-.
Kinana,
con
l'occhio bianco dalla rabbia e dall'indignazione per essere trattata
così, spalancò la bocca e li puntò con
un dito.
-Che
significa
“Auuuuuuuuuuuuu”??? Siete davvero così
stupidi???-.
-Non
si
preoccupi, Kinana-sama!- Fece naso-a-punta, alzando un pollice.
-Si
tenga
stretta e lasci fare ai Wild 4!!!-.
-Certo
che mi preoccupo-kina!!! E poi siete in tre, più due cinque,
non in
quattro!!!- Sbraitò, mentre la conversazione cadeva sempre
più nel
ridicolo.
Fece
appena in tempo a guardare in avanti che si sentì scivolare
verso lo
sportello aperto, segno che avevano preso la rampa.
“Dannazione!”.
Si
aggrappò
ad una sbarra che correva trasversalmente nello sportello del
bagagliaio, e si ritrovò immediatamente a penzolare: ormai
erano
capovolti.
Solo
che i tre si abbassarono, misero le mani a terra, che tra l'altro
sfrecciava a sì e no ottanta chilometri orari, e fletterono
le
braccia.
-Wild...-.
Kinana
sgranò
l'occhio.
“Non
vorranno mica...”.
-FOUR!!!-.
Stesero
le
braccia e contro ogni pronostico ribaltarono il camioncino prima che
si rovesciasse del tutto.
-Urr!-
Gemette Kinana schiantandosi sul pavimento del mezzo.
La
montagna di
muscoli chiuse lo sportello e i tre si misero di nuovo in quella
posizione stramba ululando.
Kinana
li fissò allibita.
Non
si erano schiantati? Aveva funzionato? Ci erano riusciti con la sola
forza delle braccia?
-Ben
fatto ragazzi!- Dissero i due davanti.
I
tre sogghignarono.
Kinana
aprì la bocca per parlare, anche se non sapeva esattamente
cosa
avrebbe detto, ma una fitta incredibile la attraversò in
tutto il
corpo, e sentì di iniziare a perdere i sensi.
-Argh!-
Urlò, tenendosi la spalla ferita con una mano.
-Signorina!-
Si allarmarono i tre.
Nonostante
lei cercasse in ogni modo di impedirlo, le palpebre di Kinana si
socchiusero; vide i tre grugni farsi sempre più vicini, poi
la vista
l'abbandonò e svenne.
La
porta del laboratorio si aprì scorrendo sul muro.
La
giovane demone, all'apparenza una ragazza molto bella e formosa,
dagli occhi viola e dai lunghi capelli scuri tra i quali spuntavano
due corna da ariete, e vestita di un kimono azzurro leopardato senza
scollatura, si fermò sull'uscio a osservare il silenzio e
l'oscurità
che avvolgevano quella stanza, interrotti solo dai luccichii e dai
bip delle macchine rigenerative.
Quindi,
superando con scarso interesse alcune capsule, si avvicinò
al fondo
del laboratorio, dove giacevano i suoi compagni, i Nove Cancelli
dell'Ade.
Il
suo volto impassibile fu attraversato da un lampo di preoccupazione.
“Kyouka-sama...”.
TUNF
-Uh!-.
Un
forte
rumore la fece sussultare; si girò e vide che nella capsula
di
fianco a lei il Cambiato numero 298 aveva battuto il pugno sul vetro,
e ora contorceva il volto in modo ripugnante.
“Ha
perso un braccio durante l'ultimo scontro.”
Ricordò lei.
“Al
contrario di noi Demoni di Zeref, per i Cambiati la guarigione
accelerata è fonte di grandi supplizi. Ma è la
punizione giusta per
aver tentato di imitarci.”.
Ancora
non capiva come mai il Master concedesse ad alcuni umani di
schierarsi dalla loro parte, né aveva tollerato la
trasformazione a
suo tempo di Doriarte e di Minerva: quegli scarafaggi dovevano essere
eliminati dal primo all'ultimo, senza eccezioni.
TUNF
Il
demone batté la fronte sul vetro e urlò; ma il
suono apparve
distorto dal liquido rigenerante, e dalla sua bocca sembrarono uscire
solo bolle d'aria.
Sayla
decise di ignorarlo e di passare oltre: aveva già perso
abbastanza
tempo con quell'umano.
Fece
per spostarsi quando un'ombra nera la oltrepassò, camminando
speditamente per il corridoio distante due file di capsule dal suo.
Sayla
si voltò
e intravide nell'oscurità una chioma di capelli bianchi
sparire
oltre la porta.
Ad
un primo stupore si sostituì una gran furia.
Già,
anche lei doveva morire; anzi, soprattutto
lei.
Con
una smorfia di indignazione sulle labbra, si avvicinò
frettolosamente all'ultima area del laboratorio; una volta arrivata,
si fermò davanti alla prima capsula alla sua sinistra.
Attaccata
ad
una decina di tubi alle braccia, alle gambe, al corpo e a un
respiratore al viso, c'era una giovane donna dai lunghi capelli
verdi, vestita di un mantello a righe con alcuni manicotti alle
braccia e di un reggiseno viola; i lunghi artigli, le zampe rapaci e
il volto affilato le conferivano un aspetto che assomigliava a quello
di un aquila, mostrando un'eleganza e maestosità che la
rendevano
bella come una dea.
Sayla
appoggiò il palmo aperto sul vetro e lo fece scivolare,
emulando una
carezza.
-Kyouka-sama...-.
La
donna
continuava a tenere gli occhi chiusi, e respirava appena.
Sayla
strinse
le dita e soffocò il pianto.
Quanto
pativa nel vederla in quello stato! Era così vicina a lei,
ma anche
così lontana!
Una
crudele barriera invalicabile le separava, molto più spessa
del
semplice vetro, e molto più dolorosa per entrambe.
Ogni
giorno
veniva a controllarla, ogni giorno si rendeva conto che non
migliorava affatto.
Non
era semplicemente stata sconfitta o disintegrata, era stata uccisa:
il suo corpo era collassato dallo sforzo, il suo cuore si era
fermato.
Ma
avrebbe ripreso a battere se lei non l'avesse abbandonata, ne era
certa, per questo non doveva perdere le speranze, doveva continuare a
vegliare e a prendersene cura, come Kyouka aveva sempre fatto con
lei, cosicché un giorno avrebbero potuto finalmente tornare
insieme.
Prese
dalla
tasca del kimono un volume, lo guardò un po' insicura e lo
aprì.
-Kyouka-sama,
ieri abbiamo finito il libro, perciò oggi ne inizieremo un
altro...-.
Lei
non rispose.
Sayla
alzò titubante lo sguardo: il petto dell'Etherious si alzava
e si
abbassava ritmicamente, come al solito.
-...anche
se è una storia scritta dagli umani, ma il Master ha
insistito
perché te lo leggessi. Non l'ho ancora letto,
perciò lo scopriremo
insieme, è contenta?- Concluse sorridendo, ricordandosi di
come il
suo sorriso l'avesse sempre rallegrata.
Non
ottenendo alcuna risposta, però, abbassò lo
sguardo sul libro e
aprì la prima pagina.
Quindi
iniziò a leggere.
-“In
una caverna sotto terra viveva uno Hobbit. Non era una caverna
brutta, sporca, umida, pieni di resti di vermi e di trasudo fetido, e
neanche una caverna arida, spoglia, sabbiosa, con dentro niente per
sedersi o da mangiare: era una caverna hobbit, cioè
comodissima...”[1]-.
La
sua voce lenta e melodiosa si perse nei corridoi laboratorio, che le
rispose con un attento silenzio.
[1]Citazione
dal primo capitolo de “lo hobbit o la reconquista del
tesoro” di
J. R. R. Tolkien