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Autore: Raeiki    21/09/2016    0 recensioni
Sono passati vent'anni dalla morte di Paul Drake, dalla perdita della memoria di Alex e dalla reclusione di Loyal Sealight all'interno del bunker della Legione. Dopo l'apparente sconfitta di 61 le cose sembrano essere tornate alla normalità, ma quando ha letto le vecchie note di suo padre Alex ha recuperato la memoria, ricordandosi della fatale scadenza prevista per quell'anno. Sealight è libero, e la sua temibile vendetta incombe sulle teste di tutti. La Legione sta per risorgere dalle sue ceneri.
Genere: Azione, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diluviava. Sentiva le gocce picchiare senza sosta sull'impermeabile, mischiandosi con il sangue a terra. La faccia era a contatto con il terreno umido, e ciò gli suscitava un enorme senso di fastidio. Detestava la pioggia. Cercò di alzarsi a fatica, invano, provando un dolore immenso al petto; poco al di sotto del collo c'era un profondo taglio orizzontale, che sanguinava parecchio. Vide gli occhiali da sole a terra, ma non li raccolse. In quel momento avrebbero solo ostacolato la sua vista. Provò ad afferrare il bastone: la testa d'aquila era sporca di sangue e gocciolava a terra. Era talmente concentrato che gli sembrava di sentire il rumore delle gocce cadere sull'asfalto del parcheggio. La pistola era scarica, e ne approfittò per caricarla rapidamente. Un lampo illuminò a giorno la zona, e in quella frazione di secondo notò un individuo avvicinarsi a lui barcollando. Doveva essere ferito a giudicare da come camminava. Ai polsi aveva delle lame simili a grosse forbici, anch'esse sporche di sangue. Indossava un completo dal colore reso indefinibile dallo sporco e una maschera d'oro simile a una di quelle teatrali. 
 

Cercò di strisciare via, ma il tizio gli fu addosso e gli calpestò la schiena, pronunciando una frase: "Game over, Dark Mind." Le ali sulla schiena si aprirono di colpo scaraventando l'aggressore a terra: un salvataggio provvidenziale, senza dubbio. Le scrollò dall'acqua, afferrò il tizio mascherato dal collo e spiccò un salto sproporzionatamente alto rispetto al normale, andandosi a schiantare contro una macchina. Appena si riprese dalla caduta assestò un pugno e un calcio all'avversario, facendogli distruggere la portiera dell'auto. Gli tolse la maschera, non notando nessuna reazione da parte sua: vide un volto tumefatto e irriconoscibile, pieno di graffi e ferite.
Il losco individuo lo guardò per qualche secondo con gli occhi socchiusi e con le poche forze rimaste rise, rise maniacalmente sapendo di aver perso. La canna della pistola si appoggiò contro la sua fronte, e il proiettile partì con un suono sordo.

"AAAAAAAAAH!". Devon si alzò di soprassalto, sudando freddo. In qualche secondo gli occhi si abituarono al buio e vide la sua camera, riconoscendo pian piano tutti i particolari. Tirò un sospiro di sollievo lasciandosi cadere sul letto. Era la quarta volta in una settimana che faceva un sogno simile. Erano tutti così realistici, e finivano tutti con almeno un morto. E tutto da quel giorno...no, non poteva essere quello il motivo dei suoi incubi. Era sicuro che fosse esso stesso un incubo, una cosa del genere non sarebbe potuta accadere davvero. O almeno, lui la pensava così.

Una settimana prima, America 5

"Papà, mi accompagni a scuola si o no? Non posso arrivare di nuovo in ritardo."
"Arrivo, Devon. Inizia a uscire."
Alexander Drake, ormai adulto, sposato e con un figlio, Devon Drake, si era trasferito nella vecchia casa dei suoi zii e di suo cugino. 
Non poteva negare che quel posto gli riportava dei ricordi non troppo felici alla mente, ma era comunque conveniente ed era pur sempre una bella casa. 
Scese le scale, baciò sua moglie Wendy e uscì di casa, vedendo il figlio appoggiato alla portiera della macchina che armeggiava con il cellulare: "Spegni quel coso e sali in macchina.". Il ragazzino sbuffò: "Uff, ok...". Alexander gli rivolse uno sguardo torvo mentre apriva la portiera: "E comunque hai diciassette anni, è ora che ti prenda la tua patente." Devon rispose salendo in macchina: "Probabile, si. Che facevi prima di sopra?". Alexander fece una pausa, per poi rispondere: "Nulla di importante, Devon. Nulla di importante..."  
Il ragazzo guardò altrove. Aveva voglia di dormire, ma gli incubi glielo impedivano. E ciò non faceva che peggiorare il suo umore. E poi a scuola c'era un individuo che continuava a prenderlo di mira sin dal primo anno, Seymour Cromwell. Un tizio ricco sfondato, belloccio e viscido come pochi. Non aveva un vero e proprio motivo per infastidirlo, eppure persisteva.
Come previsto, l'idiota lo aspettava davanti alla scuola insieme a quei minorati dei suoi amici. "Amici", perché in realtà loro non puntavano ad altro se non ai suoi soldi apparentemente illimitati. 
"Ehi, come mai puntuale oggi? Ti ha portato la mamma?"
Devon sbuffò senza nemmeno guardare negli occhi il suo interlocutore: "Mio padre. Levati ora, non ho tempo da perdere."
Seymour rise, imitato dai suoi compagni: "Dai, sei troppo permaloso. Prendila sul ridere Devon, non andrai lontano con quella faccia da depresso."

La classe passò in fretta, e Devon tirò un sospiro di sollievo: non che non andasse bene, aveva una media abbastanza alta e non aveva preso nemmeno un'insufficienza dall'inizio dell'anno, ma le lezioni lo scocciavano da morire. "Soporifere", così gli piaceva definirle. Tornò a casa in pullman, e due tizi davanti a lui stavano parlando tra loro a voce particolarmente alta: "...e quindi pare che quei terroristi...la Legione..."
"Già. Sembra stiano tornando. Ci sono stati attacchi ed avvistamenti disparati in America 8, pare che stiano conquistando un sacco di terreno."
L'altra persona assunse un'espressione tesa: "Diavolo...la storia si ripete...ma, ehi, e Xander Gold?" Il suo interlocutore lo guardò accigliato: "Chi?"
"Ma come, l'eroe che collaborando con la polizia sventò l'attentato a Winston salvando la città e bloccando l'avanzata della Legione. Non ricordi?"
"Ah, giusto...però pare sia sparito dalla circolazione poco dopo la vittoria a Winston, e con lui la Legione. Sbaglio?". L'altro uomo scosse la testa: "Non sbagli. Proprio per questo mi sto chiedendo che fine abbia fatto: magari con la ricomparsa della Legione tornerà anche lui a salvarci...di nuovo."

Devon era così preso da quella storia che si era quasi dimenticato di scendere alla sua fermata. Quell'eroe, Xander Gold...com'è che non ne aveva mai sentito parlare in vita sua? Eppure da ciò che aveva sentito pareva avesse avuto un ruolo importante. Entrò in casa e fece per correre al piano di sopra nello studio, per fare qualche ricerca al computer, e vide suo padre uscire da lì: "Oh, Devon. Com'è andata a scuola?"
"Bene...che facevi?"
Alex distolse lo sguardo e iniziò a scendere le scale: "Nulla di che."

"Xander...Gold..." sillabò Devon cercando su internet. C'erano poche informazioni sul suo conto, ed erano pressoché le stesse che aveva sentito dai due uomini sul pullman. Cercò tra le immagini e ciò che vide lo lasciò stupito: sembrava uscito da un qualche cinecomic della Marvel, e in più le immagini erano abbastanza sfocate. C'era addirittura una statua in suo onore in una cittadina in America 8. Come aveva fatto a passare così inosservato? Ma qualcosa attirò la sua attenzione, chiudendo la pagina di Google. Una cartella rimasta aperta in background, suo padre doveva essersene dimenticato. La aprì, e notò solo una scritta: "Login 'n Kill". Cos'era? Un gioco, o qualcosa del genere? Provò ad aprirlo, e si aprì una pagina internet su un motore di ricerca sconosciuto. Deep Web? Lo aveva sempre inquietato e incuriosito, e quindi provava sempre ad accedervi senza troppi risultati. Non era bravissimo nell'hacking, ma ogni tanto leggeva segretamente alcuni vecchissimi appunti del padre a riguardo. In base alle sue conoscenze poco più che basilari provò a superare la pagina criptata e ad accedere a Login 'n Kill; incredibilmente la cosa fu piuttosto facile, e in pochi minuti riuscì ad entrare.
Il sito comprendeva poche opzioni: i classici "Registrazione" e "Accedi", personalizza killer e "Disinstalla". Ah, quindi era già nel computer? Ora che ci pensava, il pc era appartenuto a suo zio prima che a suo padre, quindi era piuttosto vecchiotto. Notò un'ulteriore opzione, in basso a destra: "Base". Provò a cliccarvi, e istantaneamente un bagliore appena percettibile lo accecò per qualche secondo facendogli perdere i sensi.

Si risvegliò steso in un prato, intorpidito e con gli occhi doloranti. Si alzò con la stessa fatica con cui ci si alza la mattina presto. Intorno a lui non c'era praticamente nulla, se non un edificio a qualche metro di distanza. O meglio, quel che restava di un edificio. Era in parte distrutto e sembrava cadere a pezzi. Camminando in quella direzione vide delle lapidi con su scritti dei nomi: "Lawrence Quentin - Ocean", "Crystal Peters - Selen"... ce n'erano molte altre, ma una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare: "Se controlli meglio c'è anche la mia, un po' più in là."
Si voltò e vide una figura alta e magra, interamente bianca, che sembrava brillare di luce propria. Era accompagnato da una donna, anch'essa interamente bianca. 
"Scusami, ti ho spaventato? Non volevo coglierti alla sprovvista...beh, forse qui tutto ti ha colto alla sprovvista, dico bene?"
Devon restò impietrito con gli occhi sbarrati: "C-chi...dove..."
L'uomo sorrise: "Con calma, ragazzo. Ogni cosa a suo tempo. Io mi chiamo Dark e fondamentalmente sono un antivirus, come Juliet, la ragazza dietro di me. Una volta però il mio nome era un altro...ma ti spiegherò anche questo in qualche modo. Attualmente ti trovi dentro la Base Selen, creata dall'omonimo team un po' di tempo fa. Ora tocca a me porti delle domande, se permetti." Devon deglutì a fatica. Era un sogno? Eppure era così realistico...
"Lo prendo per un si. Prima cosa: come sei arrivato qui? Sei un utente di Login 'n Kill? Eppure credevo fosse finito tutto dopo lo scontro con i Creeps..."
Devon si illuminò quando sentì quel nome: "L-Login 'n Kill dici? Beh...si, diciamo che sono un utente. L'ho scoperto oggi stesso, e...non so come sono entrato qui, ho cliccato su Base e mi sono risvegliato qui..."
Dark si accigliò: "Base?! Mh...eppure solo un membro dei Selen può effettuare l'accesso...a proposito, sai che sembri davvero Alex? Come ti chiami, ragazzo?"
Alex? Era forse suo padre? 
"Ehm...Devon. Devon Drake...e se state parlando di Alexander Drake è mio padre."

Dark spalancò gli occhi: "P-padre...quindi tu sei...ma in che anno siamo?"
"2035, venti settembre."
Anche Juliet assunse un'espressione preoccupata: "Come 2035? Diciassette anni?"
Dark scosse il capo chiudendo gli occhi: "Dovevo immaginarlo. Qui il tempo scorre di sicuro molto più lento che sulla terra. Beh, ti devo un'ultima spiegazione, Devon. Seguimi."
Il ragazzo seguì i due lungo la fila di lapidi fino ad arrivare all'ultima. Appena lesse il nome si sentì mancare: "Albert Drake..."
"Già. Sono...o meglio, ero io. Prima di diventare ciò che sono ora. E se come dici sei figlio di Alexander Drake, allora sei mio parente, per essere precisi cugino di secondo grado. Vedi, Alex era mio cugino."
Appena ebbe tempo di metabolizzare la botta psicologica, Devon chiese a Dark: "Quindi...che cos'è Login 'n Kill?"
Dark sospirò: "Beh...è un sito piuttosto controverso creato vent'anni fa da tuo nonno. Mi sto basando sulle informazioni scritte nelle Note del Creatore, ovvero appunto un diario scritto durante la creazione del sito, e le ricerche effettuate da tuo padre poco tempo fa. Inizialmente doveva essere un'innovazione scientifica, ma poi il suo capo traviò il progetto e mandò tutto in rovina, trasformandolo in un sito per reclutare avatar assassini in grado di sopraffare qualsiasi esercito. Infatti così nacque la Legione, ed è per questo che erano così invincibili. 
Poi c'è stato un periodo di fermo di tre anni, quando tornò in voga il sito e si creò il torneo. La mia squadra risultò vincente, ma in seguito a svariate complicazioni eccomi qui. A quanto pare tuo padre deve aver avuto un periodo di vuoto, altrimenti mi avrebbe raccontato tutto su Login 'n Kill."
"Si, mi ha raccontato un paio di volte che ha avuto un lungo periodo di amnesia e quindi ha rimosso una parte della sua gioventù, risalente all'incirca a quel periodo..."
"Già. Beh, credo che tuo padre c'entri qualcosa con Xander Gold, e soprattutto con la Legione. Attento, ragazzo, perché pare che stia per succedere qualcosa di estremamente brutto.  Al momento, sarò io stesso il tuo avatar su Login 'n Kill. Condivideremo alcune memorie, quindi non spaventarti se vedi cose...strane. Torna qui appena puoi, cercherò di spiegarti ogni cosa. Arrivederci, Devon."

Già, più o meno da quel giorno gli incubi avevano iniziato ad infestarlo. Però non poteva essere vero, e infatti si era sempre rifiutato di parlare con suo padre. Però, in fondo, cosa ci perdeva? Magari qualche spiegazione lo avrebbe almeno in parte liberato dagli incubi. Doveva almeno provarci.
"Papà?"
Alexander era di nuovo appena uscito dallo studio. In quei giorni era piuttosto preoccupato per un motivo a lui ignoto: "Si...dimmi, Devon."
Il ragazzo esitò qualche secondo, per poi chiedere:

"Chi è Xander Gold?"

   
 
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