In
meno di un’ora, Erik, Caleb e il teleporta, che si
chiamava John, erano pronti per partire da una base Nato per l’Europa. L’aereo
militare li trasportò molto più velocemente di quel che avrebbe potuto fare un
qualsiasi mezzo civile. Arrivarono ad Atene, dove ad attenderli trovarono Hank
e Mystica che, informati di quanto organizzato, erano
stati trasferiti subito in Grecia.
Raven ed Hank erano
rimasti molto stupiti della presenza di Magneto; non sapevano
se essere più meravigliati del fatto che l’ONU gli avesse affidato una missione o che lui l’avesse accettata.
“Erik!
Che cosa ci fai, qui?” domandò Mystica, quando gli
agenti della Nato si furono allontanati e solo i mutanti erano appostati vicino
alla pista d’atterraggio, in attesa che l’aereo atterrasse per il rifornimento.
“Come
è già stato detto, salvare Charles. Non crederai che sarei capace di lasciarlo
nelle mani di Stryker, spero!”
“No”
disse Hank “Ma io mi sarei aspettato che te la prendessi con l’ONU per aver
messo in pericolo il professore e poi saresti andato a cercarlo da solo.”
“In
effetti, ci avevo pensato.”
“Scommetto
che è stata quella ragazza a farti cambiare idea.” intervenne Caleb.
“Quale
ragazza?” domandò Raven “Quella che hai trovato a
Gerusalemme? Quindi ti sta seguendo ancora? Perché non è qui?”
“Eri
meno curiosa, una volta. Comunque, sì, Virginia ed io viaggiamo ancora assieme,
probabilmente continueremo a farlo per molto tempo. Non è qui perché non è
adatta a questa missione.”
Raven rimase in
silenzio qualche momento, poi chiese: “Ma tu … con lei … è come quando abbiamo
avuto il nostro periodo, dieci anni fa?”
“No,
direi decisamente di no.” tacque qualche momento “Ma si può sapere perché ti
interessa?”
“Vorrei
solo capire qualcosa in più di te. Se sei cambiato in nove anni di prigione, in
quale modo. Se metterai anche lei in pericolo, come quando hai cercato di
uccidere me; se hai imparato a dare importanza alle persone e non trattare
tutti solo come soldati o strumenti. Charles si ostina a vedere del buono in
te; a volte penso che sia accecato dal troppo affetto. È vero, per molto tempo
sono stata convinta che tu avessi ragione, ero contagiata dal tuo odio e
credevo che tutti odiassero noi; me ne autoconvincevo,
vedevo odio, scherno e disprezzo da parte degli umani, anche quando non era
vero, quando era solo una suggestione che mi creavo per rassicurarmi di essere
io nel giusto e gli umani nel torto. Charles mi ha aiutata a capire che,
nonostante l’odio di molti, c’è anche chi ci accetta. Sono pochi, per ora, è
vero, ma mi basta per non condannarli tutti, sperare nel cambiamento e
aspettare che uno faccia del male, prima di considerarlo un nemico. Conosco il
tuo pensiero, ricordo la tua rabbia e, anche se credevi di agire per il bene
dei mutanti, sei un assassino, io non riesco a vedere altro. Charles, invece,
non è d’accordo e allora voglio cercare di capire se sbaglio io oppure lui,
voglio conoscerti di più per capire se mi sia sempre sfuggito qualcosa di te,
oppure no.”
“E
credi che farmi domande su Virginia serva a tale scopo?”
“Non
sono su di lei ma su come tu ti relazioni con lei. Visto che in passato ti ho
conosciuto sotto un certo aspetto, penso sia interessante vedere come lo vivi
adesso.”
“Stiamo
aspettando l’aereo per salvare Charles e tu vuoi parlare di queste cose?”
“Attendere
in silenzio non farà passare il tempo più velocemente.”
“Bene,
ma sarò sintetico: tra me e te c’era passione, attrazione, ma tutto
assolutamente superficiale ed effimero. Con Virginia la passione deve ancora
divampare, ma ci siamo toccati a un livello molto più profondo che, forse
lentamente, ci permetterà di ottenere qualcosa di solido e duraturo.”
Erik
stesso si stupì di avere parlato così schiettamente; forse l’insistenza di Mystica lo aveva spinto a dire tutto, oppure aveva
approfittato dell’occasione per dire a voce alta ciò che non riusciva a mettere
a fuoco dentro di sé.
Raven storse il naso
e commentò: “La passione è alla base di una relazione, se manca quella, vuol
dire che non sarete mai una coppia. Prima viene il trasporto fisico, poi si
vede se il legame si consolida o quanto dura.”
“Sì,
una volta lo pensavo anch’io, ma non mi ha mai reso veramente felice, credo.
Era semplice produzione di endorfine, serotonina e roba del genere. Solo fisico,
solo chimica. Con Virginia è una situazione completamente differente. Ha
iniziato a diventare sempre più importante per me, praticamente senza che me ne
accorgessi.”
“Non
sembra molto il tuo stile.”
“Credi
davvero di conoscermi?”
“Beh,
penso che ..”
“Ehi!”
li richiamò Hank “L’aereo è in fase di atterraggio. John, pronto a portarci
dentro?”
Il
teleporta annuì. Erano tutti piuttosto tesi; non avevano paura, ma quel
briciolo di nervosismo che rendeva più reattivi.
L’aeroplano
atterrò sulla pista dove era stata portata un’autobotte di carburante per
permettere il rifornimento. Scesero quattro uomini, abbandonarono un cadavere
sull’asfalto e poi iniziarono a riempire il serbatoio.
I
mutanti si strinsero tutti al teleporta che in un istante li portò all’interno
dell’aereo, precisamente nella stiva. Avevano deciso di nascondersi lì per
poter prima capire come fosse la situazione a bordo e poi decidere come agire,
senza perdere l’effetto sorpresa. Il teleporta, infatti si teletrasportò
rapidamente attorno e dentro l’aereo, senza mai farsi notare, per poter
riferire dettagliatamente agli altri quale fosse la situazione.
“Il
professore è addormentato, credo; gli hanno messo in testa delle cuffie, come
quelle per ascoltare la musica, ma non so cosa siano.”
“Inibiscono
i suoi poteri” spiegò Hank “Gliel’hanno messo appena hanno fatto irruzione
sull’altro volo. Hanno fatto un blitz talmente rapido che né io, né Raven siamo riusciti ad intervenire.”
“A
proposito” domandò Erik “Come mai non vi hanno catturati?”
“Il
professore era seduto con alcuni tizi dell’ONU, io e Raven
eravamo in un’altra fila. Entrambi avevano un aspetto umano e, quindi, ci
avranno scambiato per passeggeri normali, suppongo. Beh, John, che altro hai
visto?”
“Dunque,
il professore è tenuto legato vicino a Stryker, gli
altri sei prigionieri sono tenuti in coda all’aereo, disarmati e legati, con
tre soldati a sorvegliarli. L’equipaggio di bordo, invece, non è legato: il
pilota serviva a volare e le hostess
evidentemente non sono state ritenute una
minaccia. Comunque ci sono altri sei soldati che tengono sorvegliata la
situazione, uno è in cabina di pilotaggio, gli altri stanno seduti o girano
come preferiscono.”
“Gli
ostaggi tenuti legati sono membri dell’ONU o della NATO, giusto?” chiese Erik.
“Sì”
rispose Raven “Dall’altro aereo hanno sequestrato
quattro membri dell’ONU e due soldati
della scorta, oltre a Charles, ovviamente.”
“Liberare
loro per primi potrebbe fornirci un aiuto in più.” rifletteva Erik “Dunque, io
inizierò col far tremare e sobbalzare un po’ tutto quanto. John si
materializzerà in testa all’aeroplano e attirerà l’attenzione dei soldati, poi
tornerà qua e prenderà me, Caleb e Mystica. Voi due andrete a liberare gli ostaggi, poi
raggiungerete me che sarò nella parte centrale a pensare agli altri soldati.
Nel frattempo, John avrà portato Hank nella cabina di pilotaggio. Hank, anche
se non sei trasformato, pensi di essere in grado di sistemare la guardia che
sorveglia il pilota?”
“Sì,
ce la posso fare.”
“Bene.
Se succede qualcosa al pilota, prenderai i comandi, altrimenti raggiungi noi.
Tutto chiaro?”
I
mutanti annuirono e si prepararono all’azione. Magneto
cominciò a far vibrare il metallo dell’aereo. Il veicolo fu scosso in tutte
le sue parti. Il teleporta sparì dalla
stiva, per comparire nel mezzo della prima classe e attirare l’attenzione
di più gente possibile, prima di
scomparire per procedere col piano.
Portato
nel corridoio dell’aeroplano, Erik si affrettò ad attrarre a sé tutti gli
oggetti metallici che ci fossero nei paraggi per sottrarre armi ai nemici i
quali, purtroppo, erano stati equipaggiati con pistole in polimeri senza
metallo.
“Oh,
non speravo in così tanta fortuna!” esclamò Stryker,
alzandosi in piedi “Anche il famoso Magneto …”
Il
militare sollevo il braccio con cui impugnava una pistola e sparò alcuni colpi
contro Erik che fu abbastanza rapido per sradicare un sedile e usarlo come
scudo. Stryker allora puntò l’arma contro l’inerme Xavier e intimò: “Lheinsher,
arrenditi altrimenti lo uccido!”
“Lo
faresti comunque!” disse Erik per prendere tempo.
“Se
l’avessi voluto morto, lo avrei già ucciso.”
“Se
ti serve per i tuoi esperimenti, allora non lo ucciderai per fermare me.”
“Ci
sono altri telepati; lui era semplicemente quello più
facile da rintracciare.”
“L’ONU
lo aggiungerà ai tuoi crimini.”
“Non
se penserà che ci sia tu dietro questo attacco, visto che sei stato così
gentile da venire qui, farò in modo da far ricadere la colpa su di te.”
“Piano
perfetto, se non fosse che io sono stato mandato qui dall’ONU.”
“Evidentemente
speravano di sbarazzarsi di te. Xavier pensa,
ingenuamente, che i politicanti abbiano d’improvviso preso a cuore la causa dei
mutanti: sciocchezze! Sanno che non hanno i mezzi per combattervi, al momento,
quindi si fingono diplomatici in attesa di avere l’arsenale adatto.”
“Su
questo sono pienamente d’accordo con te.”
“Io
fornirò loro i mezzi per distruggervi, perfezionerò le sentinelle di Trusk e per voi sarà la fine.”
“Fammi
capire la tua minaccia di prima. Secondo te io dovrei arrendermi e accettare
una morte più o meno dolorosa e breve per allungare la vita a Charles, che così
subirebbe torture ed esperimenti? Qual è la logica di tutto ciò?”
La
strategia di Erik di prendere tempo aveva funzionato. Mystica
e Caleb avevano liberato gli ostaggi e si erano
avvicinati alla parte centrale dell’aereo, quando avevano sentito le voci si
erano fermati per capire come intervenire: non volevano mettere in pericolo
Charles. John aveva teletrasportato Hank nella cabina di pilotaggio e lo aveva
aiutato a neutralizzare il soldato che sorvegliava il pilota, che però era
stato colpito a un braccio da un proiettile esploso dal dirottatore. Hank aveva
preso i comandi, mentre John si preoccupò di bendare il ferito. Il teleporta si
era poi spostato per vedere se ci fosse bisogno di lui altrove. Non appena si
accorse di ciò che stava avvenendo, raggiunse Ravene
e non ebbero neppure bisogno di accordarsi sul come agire. John la
teletrasportò alle spalle di Stryker. Mystica assalì l’uomo, gettandolo a terra ed
immobilizzandolo. Il teleporta toccò una spalla di Xavier
e lo portò al sicuro dove c’erano Caleb e gli uomini
della scorta e gli tolsero le cuffie che lo stordivano.
Erik
allora, sapendo l’amico al sicuro, sradicò altri sedili da scagliare contro i
soldati. Mystica e Stryker
continuavano a lottare sul pavimento, strappandosi di mano vicendevolmente la
pistola, nel tentativo di ammazzarsi l’un l’altro.
Charles
per fortuna si riprese velocemente e utilizzò i suoi poteri mentali per far
perdere i sensi a Stryker e tutti i suoi sgherri. Gli
uomini della scorta dell’ONU si affrettarono a disarmare e legare gli svenuti,
mentre i rappresentanti che erano stati presi in ostaggio raggiunsero la cabina
di pilotaggio e contattarono il palazzo di vetro per avvisare che l’emergenza
era stata risolta, che Stryker era stato
neutralizzato e chiesero dove sarebbero potuti atterrare. Dal momento che l’ONU
era riuscita ad addossare la colpa a un gruppo di palestinesi, per avvalorare
tale ipotesi decisero di far atterrare l’aeroplano a Kuwait City.
Mentre
erano in volo, aspettando che tutto ciò finisse, dopo aver rassicurato Raven ed Hank, Charles si sedette accanto ad Erik, che si
era messo un poco distante dal gruppo di mutanti, ostaggi liberati ed hostess,
e sorridendo gli disse: “Grazie.”
“Non
devi ringraziarmi …”
“Penso
invece di sì e non solo per avermi salvato, ma perché hai accettato di
collaborare con gli umani pur di riuscirci. Avresti potuto agire da solo, ma
hai scelto di cooperare con gli umani, perché?”
“A
parte che collaborare è un termine grosso, visto che loro non hanno fatto
praticamente nulla. Comunque non avevo idea di cosa sarebbe potuto accadere e
non volevo correre il rischio di compromettere il lavoro che stai facendo per l’integrazione
dei mutanti.”
“In
cui però ancora non credi. Ti ho sentito parlare con Stryker.
Non potevo agire, ma ero sveglio, ho ascoltato tutto. Perché non lo hai ucciso?”
“Ti
puntava una pistola alla testa.”
“Avresti
potuto trafiggerlo con qualcosa di metallico o mozzargli la mano.”
“Non
ero abbastanza sicuro del successo …”
Charles
era invece convinto che Erik avesse deciso di non uccidere, visto che c’erano
altre possibilità. Benché sapesse che l’amico non gradiva, provò a guardare un
poco nella sua mente per capire se riusciva a trovare il vero motivo, ma non
sentì altro che qualche verso di una canzone: Io chiedo quando sarà che l’uomo potrà imparare a vivere senza
ammazzare e il vento mi poserà. Si accontentò di quello e non cercò altro.
Xavier rimase un poco
in silenzio e poi chiese: “Vuoi tornare a lavorare insieme a me? Riprendiamo in
mano il nostro progetto di dieci anni fa?”
“Il
tuo progetto.”
“Io
continuerò come adesso a curare i rapporti diplomatici, fare conferenze,
sensibilizzare e così via; tu ti occuperai di proteggere i mutanti, di cercare
gli uomini come Stryker e fermarli. Cosa ne pensi?
Proviamo?”
L’aeroplano
atterrò all’aeroporto di Kwait City la sera del
giorno dopo il dirottamento. Sulla pista c’era già un jet che li avrebbe
riportati tutti a New York, mentre i servizi segreti della Nato si affrettavano
a sistemare ogni dettaglio e a prendere accordi con l’equipaggio dell’aereo affinché
confermassero ai media che attentato e dirottamento erano stati opera dei palestinesi.
Dopo alcuni giorni furono addirittura catturati cinque uomini con l’accusa di
essere i terroristi di quel commando; le autorità del Kuwait li interrogarono e
decisero di non processarli e consegnarli all’Organizzazione per la liberazione della
Palestina e dopo meno di un anno furono
considerati uomini liberi e non si seppe più nulla di loro.
Charles, Erik, gli altri mutanti e gli
uomini dell’ONU
giunsero a New York e furono subito portati al palazzo di vetro, poiché si
riteneva necessaria una riunione per discutere di quanto accaduto. Stryker fu condotto in un carcere militare di massima
sicurezza.
Quando
la riunione fu conclusa, Erik chiese notizie di Virginia: non averla vista
subito lo aveva un poco preoccupato; era convinto che, arrivato lì, lei sarebbe
stata la prima persona ad andargli incontro e, invece, così non era stato.
Alla
sua richiesta di vedere la ragazza, fu accompagnato in una stanza: Virginia
dormiva su una seggiola, la testa e il busto distesi su un tavolo. Aveva cercato
di rimanere sveglia per accogliere l’amico, ma alla fine si era addormentata. Erik
attese lì più di un’ora che si svegliasse. La ragazza gioì come mai prima in
vita sua e subito abbracciò e baciò l’uomo e gli disse quanto fosse contenta
che lui fosse tornato incolume.
“Anch’io
sono contento di esserne uscito vivo” commentò Magneto
“Sai, mi dispiacerebbe morire, senza avere passato abbastanza tempo con te …
anche se …” si interruppe.
“Anche
se …?” lo incoraggiò lei, prendendogli le mani.
“Sembrerà
una frase banale ma, pazienza: anche se penso che il tempo passato con te non
sarà mai abbastanza.”
“Ne
trascorreremo comunque tanto!” esclamò lei, entusiasta “Adesso che l’ONU ti ha
tolto dalla lista dei ricercati, potremo andare ovunque e senza paura, potremo
costruire la nostra vita come vogliamo!”
“Ecco,
a questo proposito, c’è una cosa di cui dobbiamo parlare … Charles mi ha
proposto di occuparmi dei mutanti assieme a lui; lui come ha sempre fatto e io
indagando e sventando i piani di chi ci vuole male. Ci ho pensato e mi è venuta
in mente la storia di quel dio e quel diavolo dei persiani.”
“Oromaze e Ahrimane, intendi?”
“I
nomi li sai tu. Ho pensato al pezzo in cui c’è il dio che offre all’altro di vivere
anche lui nel mondo che aveva creato e reggerlo assieme, ma il demone rifiuta e
così poi le cose iniziano ad andare male. Poi ho pensato a quel che mi hai
detto, che posso essere un guerriero anche senza l’odio e che forse posso
difendere i mutanti, senza dichiarare guerra a tutti gli umani … quindi stavo
per accettare la proposta di Charles.”
“Perché
non l’hai accettata?”
“Perché
poi ho pensato a te e mi sono detto che io innanzitutto voglio condividere la
mia vita con te e quindi non potevo prendere una decisione senza consultarti. Se
io accettassi l’offerta di Charles continuerei a fare una vita piuttosto
movimentata, dovrei viaggiare, affrontare pericoli e combattimenti; non sarebbe
né semplice, né sicuro, tantomeno tranquillo. Questo tipo di vita può renderti
comunque felice? Se vuoi qualcosa di più normale, non hai che da dirlo. Io voglio
stare insieme a te e che tu sia contenta. Non ti chiedo di seguirmi, ti chiedo
di decidere assieme.”
“Erik,
questi ultimi mesi passati con te sono stati decisamente i più pericolosi della
mia vita ma sono anche stati i più belli. Mai mi sono sentita così viva! Ho sentito
di fare qualcosa di importante, di stare aiutando ed è quello che voglio
continuare a fare. Sarò ben contenta se accetterai di tornare socio di Xavier, però ci
tengo che tu non mi faccia stare fuori dall’azione per tenermi al sicuro. Voglio
partecipare anch’io.”
“Certo,
sarai anche tu un X-men, se è quello che vuoi.” le
disse Erik, sorridendo “Il fatto ch’io non ti voglia perdere, non significa che
ti impedirò di vivere la tua vita.”
Si
guardarono negli occhi per l’ennesima volta, senza stancarsene; si baciarono e
mentre le loro labbra si staccavano, all’unisono mormorarono: “Ti amo.”
Nota dell’Autrice:
Grazie a tutti per essere arrivati fino
alla fine.
Scusate l’attesa, ma non riuscivo a
scrivere questo capitolo in maniera che mi convincesse ( e ancora non mi
soddisfa). Vi ringrazio per la pazienza e spero non sia stato deludente.
Una cosa che non ho detto nel capitolo
precedente è che, per rimanere fedele allo stile dei film dove finzione e fatti
reali si intrecciano [vedi storia dei missili a Cuba presente in “First Class”], ho cercato episodi realmente accaduti da
intercalare nella trama. L’attentato e il dirottamento dell’aereo sono avvenuti
davvero, vi lascio il link dove potrete saperne di più, se vi interessa:
https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Fiumicino_(1973)
Alla luce di questo vorrei dedicare gli
ultimi due capitoli che avete letto alla memoria del finanziere Antonio Zara
che, all’età di 20 anni, è stato ucciso mentre tentava di fermare i terroristi.
Il
maggiore Stryker era seduto davanti a una commissione
di una decina di uomini; alzò spavaldamente il capo e rispose: “L’attentato non
l’ho organizzato da solo, sono stato sollecitato.”
“Da
chi?”
“Sacrae Sophiae Societatis.”