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Autore: Sciarpata di verde    23/09/2016    0 recensioni
Finalmente è arrivato l’ultimo anno delle superiori. Sono psicologicamente pronta a tutto. O quasi. Per l’amore non si è mai pronti! Intendo a dichiararsi…
Quest’anno è cominciato in maniera particolare. Tutto mi sembrava diverso nonostante sia sempre la stessa scuola. O quasi. Questa storia comincia con tutti i quasi…
Quasi diplomata, quasi diversi compagni, quasi 18 anni, quasi amore… quasi tutto!
- La festa del bacio? Mai sentita nominare!
- Si, si, è una cosa recente, l’ha organizzata l’Accademia delle Belle Arti. Non ha nulla a che vedere con San Valentino, semplicemente è una scusa per baciare tutti quelli a cui vuoi bene
Genere: Comico, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le situazioni di lui e lei

Capitolo 2: La mia felicità

Secondo Marinette

- Alya…

- Pronto, Marinette, sei tu? – rispose al cellulare.

- Si… Tragedia…

- Oddio, che è successo?

- Adrien…

- Non avevo dubbi che quello fosse un problema, ma più precisamente?

- Sta venendo a prendermi e…  Non so cosa mettermi!! – strillai completamente matta e con una leggera crisi di panico.

- Wooh! Sono già da te!

Driin suonò il campanello. Neanche il tempo di collegare la situazione guardai alternativamente telefono e porta. Alla fine abbandonai il cellulare per andare ad aprire.

- Alya! Che velocità! – rimasi completamente stupita.

- Sempre a tua disposizione – fece un finto inchino.

Corremmo di sopra e provai una serie di vestiti, ma quelli che piacevano a lei non piacevano a me e viceversa.

- Tu che metti sta sera, invece? – le chiesi frugando ancora nell’armadio.

- Io ho già scelto: metterò un vestitino blu a bretelline e gonna a palloncino – mi mostrò una foto sul cellulare – Carino, vero?

- Molto! Ma… non avrai freddo?

- Avrò calze e giacca abbinate, ovviamente!

- Ah…

Mi sentii molto a disagio, io volevo fare la stilista e nel momento del bisogno non sapevo cosa indossare. Mi sentii incapace in quel momento. Tutto questo per un ragazzo. Cos’è capace di fare l’amore!

Intano si stava già facendo tardi e Alya presto sarebbe andata a prepararsi, mentre io ancora ero indecisa. Provai a rovistare tra i cassetti.

- Ho trovato! – squittì d’improvviso la mia amica.

- Cosa? – ero davvero giù per la situazione.

- Prima di arrivare da te ho visto un negozio di vestiti che ha subito attirato la mia attenzione! Beh, quando mi hai chiamata l’avevo già superato e non ci ho più pensato, ma mi sono ricordata di aver visto un vestito fichissimo! Ti starebbe a pennello.

La guardai speranzosa. Come due gazzelle corremmo fuori arrivando in un lampo al negozio che non era poi così lontano da casa. Mi indicò l’abito in questione quasi come una guerriera colpisce il proprio nemico con una spada.

Dovevo essere parecchio agguerrita per pensare a paragoni del genere. Entrammo nel locale e lo provai.

 

Secondo Adrien

Notre Dame a Parigi, ore 19.00

 

Quel giorno mio padre non si era nemmeno fatto vivo a casa, talmente preso dal lavoro. Ero uscito senza avvisare nessuno, e aspettavo sotto la cattedrale. Non credo sapesse nemmeno che sarei uscito per fatti miei quella sera. La verità era che non mi aveva ingaggiato come modello per quella sera. Non sapevo nemmeno dove si sarebbe svolta la sua fatidica sfilata a cui lavorava da giorni. Forse per una volta aveva pensato che io avessi altri impegni oltre lo studio e il lavoro…

No, non ci ho creduto nemmeno io mentre lo pronunciavo mentalmente.

Non lo so, non me l’ha contata giusta ultimamente. Intanto mi sono dovuto inventare questa balla per… avere la possibilità di invitare lei. Ladybug.

È incredibile per me pensare non solo di essere il supereroe di Parigi, ma anche di avere una collega, un’amica supereroina, fatta della sua stoffa. Una stoffa pregiata, di quelle che dovresti cercarle in capo al mondo, di quelle così rare e di buona qualità che non te le leveresti più da dosso.

Lo capisco, davvero, che non mi contraccambi.

Sono qui

Sono qui e cerco chi non c’è

Sei tu

 

Eccomi

Sempre qui, volo da te

Chi sei?

 

Cerco, guardo, corro, giro in tondo ma…

Tu… tu… dove sei?

Non mi importa avere tutto se

Non ho te

La felicità

 

La felicità per me… sei tu

 

Cercami

Sono io, gli occhi che vedrai

Nei tuoi

 

Sappi che

Non mi fermo se non vedo te

Con me

 

Cerco, guardo, corro, giro in tondo ma…

Tu… tu… dove sei?

Non mi importa avere tutto se

Non sei qui con me

 

Non dire che

Non sei per me

Non dire “smetti di

Sognare me”

 

Cerco, guardo, corro, giro in tondo ma…

Tu… tu… dove sei?

Non mi importa avere tutto se

Non sei qui con me

 

La mia felicità.

 

Dopo alcuni minuti di attesa arrivò Marinette che mi salutò da lontano prima di inciampare un po’ goffamente sullo scalino. Lo so che pare brutto…ma dovetti trattenere una piccola risata. È davvero goffa quella ragazza! Nonostante i miei sforzi mi sfuggì comunque un piccolo sorriso. La raggiunsi aiutandola a rialzarsi.

- Ti sei fatta male?

- Nono! Sto bene grazie! – si sistemò in fretta il vestito. Ora che la notavo meglio… le stava molto bene quel vestitino nero a pois bianchi, dalle maniche lunghe, la gonna larga e lo scollo a barca. E il colore della borsa e delle scarpe richiamavano il colore dei suoi occhi.

- Stai benissimo sta sera – le sorrisi.

- D-davvero? Grazie! – arrossì.

- Dove sono Alya e Nino?

- A-ahm… - la vidi titubare – P-penso ci raggiungeranno tra un po’.

- Ah – rimasi per un attimo interdetto, poi continuai:- Beh, allora… cominciamo a passeggiare?

- Con piacere!

 

Secondo Marinette

Passeggiammo come una vera coppia. Non potevo sentirmi più felice. Peccato per la figuraccia iniziale che, tra l’altro, mi aveva sporcato il vestito nuovo! Fortunatamente non si notava troppo. Se si può dire fortuna.

Cominciammo a passeggiare per le bancarelle, vi era un percorso lungo e tortuoso che portava ad una serie di tappe: si partiva dalla cattedrale, si passava per l’arco di trionfo, e lungo un tracciato segnato da una serie di alberi si arrivava al Louvre dove per quella sera il biglietto era ridotto, e la passeggiata proseguiva lungo una scia di negozi per poi terminare sotto la torre Eiffel con la sfilata di moda del padre di Adrien.

- Quindi… tuo padre ti ha lasciato uscire – chiesi timidamente.

- Cosa? – distolse lo sguardo da una vetrina – Oh, si, si…

Mi apparve distratto. Tentai di capire cosa stava guardando su quella bancarella, ma non capii cosa aveva attratto la sua attenzione. Dovetti sorvolare e lasciar stare.

- Qualcosa non va?

- Nulla, riflettevo – mi sorrise – Ti va di prendere una cioccolata calda?

- Con piacere! – risposi entusiasta.

Entrammo quindi in un bar pittoresco e in stile Art Nouveau. Seduti ad un tavolino ordinammo le bevande.

- Per le coppie il prezzo è dimezzato – esclamò la cameriera che masticava una gomma mentre ci portava l’ordinazione. Imbarazzatissima arrossii completamente e gesticolando tentai di spiegare che non eravamo cioèeccoinsommaquellochechiunqueavrebbepotutopensarealmomentosibehequindiche dire….

Ma con i miei balbettii credo che lei non abbia capito granché, mentre Adrien mi guardò un po’ confuso, per poi ribattere: - Sicuro! Noi siamo una coppia – mi strinse la mano davanti alla signorina, che si convinse facilmente dell’affermazione.

Io ormai ero andata. Fusa.

Che posto era quello? Che ore sono? Che pianeta è? Chi sono io?

Ma chi se ne frega….

Temo che in quel momento io sia rimasta per cinque minuti buoni a guardare le nostre mani strette l’una con l’altra senza respirare e col cuore che pompava fino ad uscirmi dal petto.

Lui gentilmente ritirò la mano per prendere i soldi e pagare la cameriera. Come una tonta non mi accorsi nemmeno che stava offrendo anche la mia porzione. Ero intontita, e solo dopo alcuni secondi mi resi conto che di fronte a me c’era una tazza di cioccolata fumante.

- Evvai! Abbiamo avuto lo sconto! – mi sorrise. Io risi nervosamente commentando solo con un: - Già!

A rompere quel meraviglioso momento fu l’allarme di un’auto parcheggiata li di fronte, e che non voleva saperne di zittirsi.

- Cos’è questo baccano? – chiesero alcuni clienti che  andarono a sbirciare fuori. Presa dalla curiosità seguii i loro sguardi oltre la vetrata che si innalzava al mio fianco e vidi l’ultima cosa che mi sarei augurata per quella sera.

Una missione da Ladybug.

 

Angolo autrice:

Lo so, taglio i finali. Lo so, è un po’ corto. Scusate. Cerco di aggiornare in fretta, sennò ci metto i secoli. Spero vi sia piaciuto il nuovo capitoletto. Sappiate che non è una storia corta, anzi. Verrà quanti più capitoli possibili! Preparatevi! Che dire…

Spero continuerà a piacervi la mia storiella senza pretese, giusto per riprendere a scrivere con regolarità. Pace e successo a voi.

La ragazza con la sciarpa verde.

   
 
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