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Autore: AlekHiwatari14    24/09/2016    1 recensioni
Ambientata molti anni dopo la saga di G-revolution.
Le foglie cadono ingiallite dal tempo, mentre i nostri ragazzi subiscono anch'essi l'effetto del cambiamento che il tempo porta con se. Ormai sono tutti cresciuti e come noi affrontano i problemi della vita che li assale ogni giorno, finchè un giorno dovranno rivalutare i loro comportamenti, stili di vita e quant'altro per riprendere ciò che loro avevano lasciato ormai infondo ad un cassetto, il beyblade...
"E se tutto tornasse? Se tutto ciò che avete bisogno, non l'avete perso e l'avete solo abbandonato lì da qualche parte?" Sussurra ai nostri eroi una voce femminile misteriosa per poi sparire nel nulla.
"Chi era?"Domanda perplesso Takao insieme al resto del gruppo.
"La situazione non mi piace..."Afferma Kai vedendo le luci spegnersi e i nostri eroi incominciare ad urlare.
...per il resto... buona lettura.
Genere: Commedia, Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kei Hiwatari, Max Mizuhara, Nuovo personaggio, Rei Kon, Takao Kinomiya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prologo.
lettere da....


"30 Settembre 2015.
E' passato un anno da quando mi sono trasferito in Russia e qui molte cose sono cambiate da allora. Ho appena preso il Master in giurispudenza e già ho assistito numerose cause in tribunale. Parlano che tra qualche anno mi assumono come Avvocato. Non vedo l'ora. Chissà gli altri miei compagni come se la passano. Lo so. Non mi sono mai entusiasmato per niente, ma... questo è uno dei miei tanti sogni e... finalmente ci sono quasi. Inoltre, sono maturato molto. Prima non avrei neanche lontanamente immaginato di poter chiamare compagno o amico qualcuno che mi è stato accanto come Rei, Max e Takao. Chissà se i loro sogni si sono avverati, ma adesso non ho il tempo di sognare. Probabilmente ne parleremo un'altra volta. Alla prossima da...
...Kai Hiwatari."


"4 Novembre 2015.
Okay, guys. I don't know chi ci sarà e quanti leggeranno questa mia lettera, ma ne è passato di tempo.Well, yeah. Now i'm in America. Sorry se scrivo in due lingue, ma sapete come sono fatto. Non posso non distinguermi. Sono fatto così.
E' da molto che non sento Takao e gli altri. L'ultima volta che li ho sentiti, ho saputo del fidanzamento ufficiale tra il mio amico e Hilary. I'm so Happy for him!
Non posso dire che da me la vita è facile, ma ce la sto mettendo tutta per realizzare il mio sogno di diventare chirurgo. Purtroppo, qui in ospedale mi danno le mansioni più stupide come mettere cerotti e garze o cambiare i letti solo perchè pensano che la mia vivacità sia un pericolo per la salute delle persone. I know! It's Stupid, but they think so. Non posso farci nulla. Devo solo sperare di avere la mia occasione. Purtroppo non ho avuto il coraggio di dire ai miei amici la verità della situazione. Me ne vergogno troppo. Non lo sa neanche il professor Kappa che si è trasferito in America con me e lavora con mia madre. Ma va beh... sono cose che capitano. Prima o poi avrò la mia occasione e fino ad allora...io vi prometto che non mollerò. Con affetto...
...Max Mizuhara."


"01 Marzo 2016.
Ciao ragazzi. Non so quanti di voi leggeranno queste righe, ma sono felice che qualcuno mi segua e sappia ciò che mi accade. Ormai sono passati 4 anni da quando mi sono fidanzato con Mao ed ho messo la testa apposto.... beh...quasi apposto. Diciamo che l'occhio cade sempre su qualche bella ragazza di passaggio e... la mia Mao me lo fa rimettere apposto, ma questi sono tutti dettagli. Passando al mio lavoro, non posso lamentarmi. Dirigo un piccolo ristorante cinese e Mao è la mia co-partner.
Ok, non prendiamoci in giro. Questa catapecchia l'ho messa su solo grazie a lei e all'approvazione di Lai, ma che resti tra noi. Non voglio che i miei amici sappiano che sono talmente imbranato che non sono riuscito neanche a raccimolare qualcosa per mettere su il ristorante. Sarebbe deludente. 
Chissà loro come se la stanno passando. Spero sicuramente meglio di me, ma comunque cerco di fare del mio meglio. Ora devo lasciarvi, sono entrate 2 clienti.
Alla prossima....Rei Kon."


"28 Luglio 2016.
Ciao ragazzi. Come state? Beh...io non me la passo molto bene. Tra i preparativi del matrimonio con Hilary e le tante cose che succedono, sono un po' stressato. Inoltre, nonno Jei ultimamente se ne sta sempre in meditazione nel suo judo e la cosa mi preoccupa parecchio visto che non è da lui. Non so cosa gli stia capitando, ma spero di scoprirlo presto. Per quanto riguarda il lavoro, beh... credo che avrete saputo certamente che non è dei migliori. Lavoro come segretario per un capo ufficio attendendo una promozione come impiegato, ma... la strada è piuttosto ardua. Non chiedo chissà cosa, solo un posto fisso e che mi permetta di andare avanti, anche astento, ma che riesca a farlo. Invece, tutto ciò che mi ritrovo sono solo pochi soldi a fine mese. Come se non bastasse, il capo sembra avercela con me. E' capace di chiamarmi anche alle 2 di notte della domenica o nei giorni di festa. Infatti adesso non sto neanche in vacanza, o meglio... dovrei esserlo, insieme ad Hilary su una spiaggia, ma quel bastardo mi ha bloccato qui solo perchè non riesce a gestirsi la giornata ed io devo stargli dietro come un imbranato.  Fortuna che lei non ha questi problemi. Anzi, se non fosse per Hilary non potremo neanche sposarci. Lei è un insegnante delle elementari e viene pagata bene, non come me che devo stare giorno e notte dietro al mio capo. Ehm...l'avevo già scritto questo. Va beh.
Avete capito la mia situazione. Spero che almeno ai miei amici vada molto meglio di così. Con questo ho concluso e a presto. Con affetto. Takao Kinomiya."



***

Capitolo 1

       Inizia l'incubo...



Russia - 22 Settembre 2016.

E' passato un anno da quando Kai ci ha scritto della sua situazione in Russia. Quell'anno è stato ricco di esperienze ed emozioni. Il nostro Kai è diventato avvocato penale in poco tempo grazie alla sua bravura di smascherare i furfanti e all'acuta osservazione dei dettagli che presenta come sempre al tribunale.
Eccolo qui, vestito con camicia bianca, cravatta in tinta con il completo da lavoro nero elegante con le solite modifiche sue che lo rendono sempre un po' più ribelle rispetto agli altri avvocati senza renderlo ridicolo o troppo fuori dal normale come la camicia sbottonata con risvolti alle maniche, senza giacca, che lo rendono più duro di quel che è. Eccolo appena di ritorno da lavoro che entra nella grande villa del nonno Hito.
"Sono a casa." dice dando una voce e avvertendo di essere rientrato. 
"Finalmente. Sono due ore che ti aspetto." informa il nonno avvicinandosi al nipote.
"Tsk! Potevi anche evitare di farlo." contrabatte prepotentemente il giovane, ormai uomo, prendendo le scale che sono sulla sinistra della stanza per andare in camera sua, quando le parole del nonno lo bloccano.
"E' tornato tuo padre. Vuole vederti."
Kai si gira sorpreso per poi rimanere nel suo comportamento freddo domanda:"E come mai questa novità? Credevo fosse chiaro che non avevo intenzione di vederlo."
"Lo sai com'è fatto. Avanti. Va a salutarlo."cerca di convincere Hito, ma Kai è troppo amareggiato con il padre a causa del controllo che ha sempre voluto avere su di lui e lui non gli ha mai permesso di farlo.
"Mi spiace. Se vuole vedermi, ho un orario di ricevimento per i miei clienti. Digli di andarsene." e con questo sale sulle scale, ma non riusce a fare più di due passi che una voce a lui familiare lo blocca.
"Così sarei un tuo cliente. Questa si che mi è nuova."quella voce non è altro del padre che ha ascoltato tutta la conversazione tra i due. Quelle parole irritano nuovamente Kai che si gira guardandolo con disprezzo e dirgli:"Guarda che già ti ho dato troppo dicendoti questo. Per me potresti anche crepare."
In quel momento c'è un attimo di silenzio e di stupore che il padre rompe capendo il motivo del comportamento del figlio.
"Per caso sei ancora arrabbiato con me per quello che è successo vent'anni fa? Oh...su via. Kai. Ormai sono vent'anni. Ti rendi conto?"
"Si e più passano gli anni e più capisco lo schifo di uomo che sei." ribatte il giovane incominciando ad alterarsi.
"L'ho fatto per il tuo bene."
"Si, certo. Come se sbattermi al monastero dal nonno per rendermi un blader provetto dove mi insegnavano che non esiste amicizia e ci sono solo rivali nella vita, mentre tu divorziavi da mia madre e le impedivi di vedermi per poi andarti a divertire con la tua amante fosse la cosa più normale del mondo. Sai che c'è? Cerca di farti vedere il più poco possibile e di non rivolgermi la parola che già sono troppo buono a non denunciarti per i danni morali e fisici che mi hai procurato. Quindi sparisci!" e con queste parole Kai va diritto nella sua stanza sbattendo la porta nervosamente. 
E' ovvio per tutti che per il nostro Kai non è affatto facile la vita, sopratutto dopo tutto quello che ha passato, per chiunque è difficile vedere il proprio padre e perdonarlo, ma quel che sembra rabbia e amarezza è molto di più di quel che appare.
Il ragazzo si avvicina al letto prendendo la foto dal comodino che ha sempre a portata di mano e guarda ogni notte prima di addormentarsi. In quella foto c'è lui da bambino con il padre che sembrano essere felici.
"Perchè? Perchè mi hai abbandonato papà? Se non l'avessi fatto... adesso sarebbe molto più semplice perdonarti."confessa con le lacrime agli occhi sedendosi sul letto.



E' ovvio per tutti che il nostro ragazzo sta attraversando un momento difficile, ma lui è forte e orgoglioso. Non vuole mostrare ne i suoi sentimenti ne tantomeno farsi vedere rammaricato della presenza del padre e, qualche ora più tardi, esce dalla stanza fingendo che non sia successo niente. Arriva in soggiorno dove, a sua sorpresa, non trova nessuno. Si dirigge nelle altre stanze e arriva nella sala pranzo dove trova solo il maggiordomo che sta apparecchiando la tavola per la cena.
"Alfred, dove sono andati?"domanda non vedendo nessuno.
"Signore, vostro nonno è in ufficio. Ha avuto una chiamata dal monastero e sta tenendo una videoconferenza. Ha detto di incominciare a mangiare." informa spostandogli la sedia per farlo accomodare.
"E mio padre?"chiede sedendosi e aspettando una risposta che non tardò ad arrivare:"Vostro padre se n'è andato. Aveva altri impegni."
"Tsk..come sospettavo. Alla fine si era trovato di passaggio e ha fatto finta di ricordarsi del figlio. Assurdo!" afferma alterato e amareggiato dalla cosa. 
"Signore, se mi permette, ormai sono passati vent'anni da quell'accaduto e vostro padre cerca sempre di..." ma non finisce la frase che Kai subito ribatte con:"Alfred! Come ti ho già detto più volte, non voglio sentirne parlare."
"Ma questa storia va avanti dal liceo e..."
"Va avanti da prima del liceo."interrompe nuovamente Kai per poi aggiungere:"Va dalle elementari. Secondo te perchè mi sono iscritto in un istituto maschile? Solo a vedere la sua faccia mi da sui nervi e non voglio neanche che si parli in questa casa. Hai capito?"
"Si, signore."risponde con una vena di dispiace per poi andare nell'altra stanza, quando le luci si spengono.
"Cos'è successo?"
"Un black-out credo. Vado a controllare, signore."rassicura il maggiordomo andando a vedere cosa fosse successo. 
Il ragazzo però sente che c'è qualcosa di strano e alzandosi dalla sedia udisce l'urlo del nonno provenire dall'ufficio. Senza esitare un attimo corre da lui per vedere cosa stesse succedendo. Spalanca la porta vedendo un beyblade che gli sta per venire addosso. Si abbassa mancandolo e una risata femminile lo attira. Si volta e guarda verso la finestra dell'ufficio del nonno dove vede una figura femminile incappucciata seduta.
"Chi diamine sei?" chiede preoccupato.
"Il tempo è giunto." e con un'altra risata riprende il beyblade richiamandolo alla sua mano e cadere dalla finestra.
Kai si precipita per guardare giù da quella finestra rimanendone sorpreso. Quella ragazza è sparita.
"K-Kai..."sente balbettare dietro di lui e voltandosi trova il nonno ferito.
"Nonno! Alfred! Presto! Chiama un autobulanza!" urla dando soccorso al nonno.
Quell'episodio incomincia a dargli tanti dubbi e perplessità. Chi è quella ragazza e perchè ha aggredito Hito? Questo è ciò che continua a pensare il nostro Kai mentre guarda il nonno ridotto male.
Ma adesso spostiamoci a qualcun altro e lasciamo il nostro Kai un po' con i suoi pensieri.

***

America - 22 Settembre 2016.

E' passato un bel po' di tempo da quando Max si è trasferito in America insieme ai suoi genitori ed ha intrapreso il lavoro in ospedale. Purtroppo non ha fatto molti progressi nel capo lavorativo, ma si sta facendo comunque una buona fama.
Ed eccolo qui, con il camice addosso all'interno dell'ospedale mentre entra nella stanza di una delle sue pazienti.
"Good moning. How are you today?" domanda entrando con un carrello pieno di cibo per far mangiare la paziente anziana che è seduta nel letto.
"Oh..good moning, Max. I'm so tired, today." risponde l'anziana signora mentre il ragazzo le da la colazione davanti.
"Max, saresti così gentile da spiegare al dottore che non so nulla d'inglese?" chiede un'altra paziente vedendo che non riesce a farsi capire.
"Of course!" esclama andando davanti all'infermiere che cerca di parlare con la paziente giapponese e domanda:"Che si sente, signora?"
"Oh...niente. E' solo che ho fame. Perchè non posso mangiare?"
"Perchè ha appena subito un intervento. Abbia ancora un po' di paziente. Tra qualche ora arriva la sua colazione."
"Mizuhara! Subito nel mio ufficio!" sente urlare il capo.
"Excuse me, my boss call me. To later." avverte le pazienti andando fuori e dirigendosi dal direttore che lo chiama.
"Mi ha chiamato?" chiede entrando nell'ufficio e chiudendo la porta dietro di se.
"Si, volevo dirti che ti ho osservato in questi giorni. Non sei tanto indisciplinato come pensavo. Pertanto posso concederti il privilegio di assistere ai miei interventi."
"Dice davvero signore?" continua a chiedere con gli occhi lucidi dalla gioia.
L'uomo annuisce e Max esce fuori dalla porta con un sorriso da ebete sulla faccia urlando un:"Yuppy!!!" che tutto l'ospedale riesce ad udire.
Per Max è il giorno più bello della sua vita, tanto che non vede l'ora di uscire e andarlo a spifferarlo al mondo.
"Mom! Dad!"urla entrando nella BBA per dirlo ai suoi.
"Ehi, Max. Cos'hai da urlare?"domanda il professor Kappa vedendolo euforico.
"Oh...Kappa! Non immagini cos'è successo! I'm so Happy. I want my parents. Do you know where...?" e non finisce neanche di chiedere che la madre si presenta alle spalle.
"Max, che ci fai qui?"
"Mamma! Non immagini cos'è successo! Ho avuto una promozione!" esclama salterellando avanti e indietro.
"Davvero? E' fantastico." dice la madre sorridendogli.
"Dov'è papà? Devo andare a dirglielo anche a lui."
"Beh...ecco...non credo che a tuo padre potrai dirglielo ora." informa con una vena di rammarico che Max scorge subito fermando la sua euforia e chiedendo:"Perchè? Cos'è successo?"
"I ladri sono entrati nel negozio di tuo padre e hanno messo tutto sottosopra." riferisce facendo preoccupare il ragazzo che si precipita nel negozio del padre vedendo tutti i beyblade sparsi a destra e a sinistra, i muri rotti come se qualche scontro di beyblade violento fosse accaduto e il padre che parla con la polizia preoccupato.
"Non si preoccupi, signor Mizuhara. Troveremo questi vandali." dice uno dei poliziotti rassicurandolo.
"Spero che sia così."
I due poliziotti escono e Max si avvicina al padre.
"Papà, ma....cosa...?"
"Ah...sono venuti dei vandali. Ho controllato, pensavo avessero preso qualcosa e invece hanno messo solo tutto sottosopra. Mi aiuti a mettere in ordine?" 
Il ragazzo annuisce e raccoglie uno ad uno i beyblade mettendoli negli scatoli e riportandoli nello scantinato. Lì accade qualcosa di strano. Dallo stupore immenso gli scivola la scatola dalle mani cadendo su quei pochi gradini e spargendo tutti quei beyblade a terra nuovamente. Il padre, preoccupato, si precipita a vedere cos'è accaduto trovandosi ad un enorme graffito rosso, nero, verde, bianco e blu con una scritta:"Max, now! It's time!"



"Che...significa?"domanda preoccupato Max vedendo che chiunque è entrato conosce il suo nome e lo cerca per chissà quale motivo.
Possibile che chiunque abbia messo quella scritta fosse la stessa persona che ha aggredito il nonno di Kai?

***

Cina - 23 Settembre 2016.

E' passato un mese da quando Rei si è trasferito in Cina per concludere un affare. Pensate un po', la sua attività che è iniziata con una baracca e, in poco tempo, è riuscito ad ampliarla entrando in associazione con Lai e rinominando il ristorante con il nome: "la tigre bianca."
Sta avendo abbastanza successo e i guadagni sono meglio del previsto.
Eccolo, il nostro Rei con la sua divisa cinese bianca immancabile, ma il volto molto più maturo rispetto a prima.
"Grazie e buona giornata." dice chinando il capo e facendo uscire le clienti.
"Gao, due manzo alla piastra al tavolo uno." avverte Lai al ragazzo dietro ai fornelli che non tarda a rispondere:"Ok, Kiki, hai sentito?"
"Arrivano!" esclama mettendosi ai fornelli.
Niente potrebbe andare meglio di così. Il nostro Rei è  completamente diverso da qualche mese fa. Si dà da fare con il lavoro e niente potrebbe andare meglio di così. Il telefono squilla e il nostro ragazzo va a rispondere.
"Ah, Mao. Come stai? Sai, è stata una buona idea aprire un ristorante qui in Cina. Gli affari vanno meglio del previsto." informa felice.
"Sono felice..."risponde la ragazza dubbiosa. 
Rei non ci mette molto a capire che qualcosa non va. Dopotutto si conoscono da anni e sa bene quando c'è qualcosa che preoccupa la sua ragazza così sapendo che è dura rimanere da soli in Giappone, domanda: "Come vanno le cose in Giappone? Mica ti senti sola?"
 "Beh...vanno bene, è solo che sono un po' preoccupata." confessa la ragazza a telefono incominciando a parlare a bassa voce.
"Perchè? E' successo qualcosa?"
"No, è che... dei strani tipi incappucciati vengono qui ogni sera e...non mi piacciono per niente. Chiedono di te." rivela lasciando perplesso il ragazzo.
"Ma, tesoro, non gli hai detto che non sono lì?"
"Si, gliel'ho detto, ma...continuano a venire e la cosa non mi piace."
"Credo che siano solo affamati, ma se la cosa ti preoccupa, posso prendere il primo aereo e venire da te."
"Grazie." sussurra chiudendo la telefonata. 
Il ragazzo sa bene che non è da Mao preoccuparsi di qualcosa di sciocco, così la sera stessa prende l'aereo e torna in Giappone. E' notte fonda quando arriva all'aereoporto. Senza perdersi in chiacchiere si mette in cammino e arriva davanti al ristorante, ma lì c'è qualcosa di strano. La porta è aperta quando dovrebbe essere chiusa.
"Amore, sono tornato."dice entrando nel ristorante. E' tutto buio e le luci non si accendono.
"Mao?" chiama incominciando a camminare nel buio e cercare il cellulare per vedere cosa stesse succedendo quando qualcuno gli punta una pistola alla nuca.
"Allora sei tu il proprietario del ristorante." 
I brividi scorrono sulla pelle del ragazzo. Sentire la punta di quella fredda pistola dietro al collo non è una bella cosa.
"Cosa volete? Dov'è la ragazza?"
"Diciamo che il mio compagno la sta legando nello scantinato in questo preciso istante e se tu non ci dai la tua percentuale di guadagno succederà qualcosa di molto brutto."
"La Yakuza...."sussurra a se intuendo chi fosse.
"Molto sveglio. Avanti, dammi i soldi e lasciamo questa faccenda da parte."
"Lasciate la ragazza ed io vi do i soldi."
"Credi di poter trattare con me? Mi spiace, l'attività è sotto il mio controllo e il capo vuole i soldi. Quindi, prima i soldi e poi lasciamo la ragazza."
Il ragazzo si avvicina alla cassa quando il rumore di uno sparo proviene dalla cantina. Incomincia a pensare al peggio quando qualcosa colpisce la pistola che ha alla nuca proprio mentre l'aggressore sta per sparare, spostando l'arma, ma il colpo parte comunque prendendo di striscio la spalla del ragazzo che voltandosi riesce a vedere solo una figura femminile atterrare diritto sulla faccia del delinquente.



"Rei..." sussurra impaurita Mao uscendo dallo scantinato.
"Mao! Stai bene?" dice andando dalla ragazza abbracciandola.
"Si, se non fosse stato per lei ora..."
"Basta parlare. E' ora di agire." interrompe la ragazza per poi incominciare a correre via.
"Ehi, aspetta!" urla Rei, ma ormai la ragazza misteriosa è già sparita nel nulla. 
Si accendono le luci e tutto quel che vedono è solo una grande scritta in rosso:"E' tempo!"
E mentre i ragazzi chiamano la polizia chiedendosi cosa fosse successo, da qualche parte, proprio lì in Giappone stava accadendo qualche altra cosa.

***


Giappone - 23 Settembre 2016.

Sono passati due mesi dalla lettera di Takao e in questi due mesi nulla è cambiato per lui. 
Eccolo vestito con giacca, pantalone e cravatta blu con la camicia bianca, seduto alla sua scrivania aspettando gli ordini del capo e guardando le foto che ha esposto su di essa. In una delle foto c'è suo fratello Hitoshi insieme a lui e Hilary nel campus di allenamento beyblade, quando ancora aiutava Hitoshi con il lavoro, prima che il suo capo prendesse il sopravvento su di lui e lo comandasse a bacchetta, mentre in un'altra c'è tutta la squadra dei BladeBreakers al completo. La nostalgia di quei momenti si fanno sentire, ma purtroppo come ogni ragazzo che cresce, sa che il divertimento deve metterlo da parte così come i suoi amici e pensare a lavorare.
"Ah...diamine quant'è difficile lavorare. Chissà se a voi stanno andando bene le cose." si chiede con la testa appoggiata alla scrivania, annoiato, senza accorgersi del capo che è proprio dinanzi a lui.
Dall'aspetto non è per niente rassicurante. E' un tipo alto, robusto e dal volto severo. Con una somiglianza straordinaria al temperamento e al fisico del nonno di Kai e il volto quasi identico a quello di Vorkov, fatta eccezione per i capelli che sono grigi e rivolti indietro, ma del resto si potrebbe dire che è un tipo per niente carino ne tantomeno simpatico. E' molto egoistico ed arrogante e lo si può intuire benissimo da come tratta il suo segretario, ovvero il nostro caro Takao.
"Kinomiya!" urla il capo facendolo sobalzare e sbattere con la testa sulla menzola che è appoggiata al muro sopra di lui.
"Sempre a sognare e mai a lavorare." continua a lamentarsi.
"Mi spiace, signore." si scusa alzandosi e seguendo l'uomo che si dirige nel suo ufficio informandolo:"Capo? I vostri appuntamenti di oggi vanno dalle undici in punto e finiscono alle diciasette e trenta."
"Bene, quindi sa bene che fino alle sette non potrà muoversi di qui."
"Sette? Come sette? Credevo che oggi facessi mezza giornata?" domanda sorpreso Takao, mentre il capo si gira verso di lui sorridendogli prepotentemente.
"Oh...mi spiace. Sai com'è? E' che ho dimenticato di fare alcune cose e vorrei che le facessi per me mentre svolgo i miei impegni. I tuoi li puoi svolgere anche dopo. Tanto ha una giornata intera davanti. Cos'ha da fare di così importante?"risponde con quel sorrisetto che a chiunque avrebbe dato sui nervi.
Purtroppo, il nostro Takao, non riesce a far altro che sorridere ed eseguire gli ordini. 
Si fece sera e Takao ritorna a casa stanco morto dalla terribile giornata avuta.
"Sono a casa."avverte entrando. Con grande stupore vede suo fratello insieme a Hilary seduti ad aspettarlo.
"Bentornato."ribatte il fratello facendolo sorridere dal sollievo.
"Fratellone. Che ci fai qui?"chiede avvicinandosi a lui che si alza e lo abbraccia.
"Sono venuto a trovarti. Non stai venendo più al campus e così mi sono chiesto che fine avessi fatto."
"Mi spiace, purtroppo lo sai. Con il lavoro che faccio non posso far altro che eseguire gli ordini e, con il tempo che mi rimane, astento riesco a farmi qualche ora di sonno."confessa stanco, mentre Hilary si avvicina al ragazzo con del thè caldo.
"Ecco. Prendi e rilassati."
"Grazie, Hilary." dice incominciando a sorseggiare quel thè per poi chiedere:"Ma nonno Jei è ancora nella sala judo? Non viene a tavola?"
"Takao? Riguardo nonno Jei..."balbetta il fratello non riuscendo a finire di parlare.
"Ehi, ragazzi? Così mi preoccupate. Cos'è successo a nonno Jei?"continua a domandare e Hilary non tarda ad informarlo della cosa:"Nonno Jei non ci sarà. Ha avuto un infarto. Adesso è in ospedale."
"Che cosa?" urla alzandosi all'in piedi per poi aggiungere:"E voi me lo dicete così? Avanti! Andiamo in ospedale!"
"E' inutile. I dottori ci hanno detto che è inutile stare fuori ad aspettarlo. E' molto vecchio e...."annuncia fermandosi con le lacrime agli occhi.
"No! Non può essere! Mi state mentendo! Nonno Jei ritornerà! Ne sono sicuro."
"No, Takao. Lui non tornerà."Gli dice Hitoshi dandogli un colpo al cuore e facendolo accasciare a terra con le lacrime agli occhi.
"Quindi....volete dire che...se n'è andato senza aspettarmi?"
"No. Lui è ancora vivo, ma le speranze che continui a vivere sono basse. Però...io voglio crederci. Voglio credere che tornerà."asseconda la ragazza, dandogli un briciolo di speranza, abbracciandolo con le lacrime agli occhi.
"Hanno detto che chiameranno loro se ci sono miglioramenti o peggioramenti."continua Hitoshi rassicurandolo, ma  non funziona affatto. Quella sera Takao rimane fuori al porticato a guardare la luna e a pensare a tutte le avventure passate insieme al nonno e ai suoi cari amici che ormai sono lontani da lui. Hilary se ne accorge e lo raggiunge incominciando a prenderlo in giro.
"Avanti, cos'è quel muso lungo? Fammi un sorriso."
"Cosa ci fai con il mio cappello? Pensavo fosse nella cesta dei ricordi insieme a dragoon." dice sorpreso vedendo il capello in testa alla ragazza che si sta sedendo accanto a lui.



"Non so te, ma a me mancano quei momenti che passavamo tutto il tempo con i ragazzi e poi... eri un'altra persona quando insegnavi beyblade." confessa Hilary togliendosi il berretto pensierosa.
"Mettiti l'anima in pace. Quei giorni non torneranno." afferma con la tristezza nel cuore quando qualcosa, o meglio qualcuno, interrompe la conversazione dei due.
"Takao!" quel qualcuno è Daichi che corre di tutta fretta sul porticato del ragazzo.
"Daichi. Come mai tutta questa fretta?" domanda alzandosi preoccupato.
"Non hai sentito? Ci sono stati dei spari un'ora fa. Il telegiornale ha detto che il ristorante di Rei è stato messo sottosopra dagli uomini della Yakuza." informa lasciandolo sorpreso.
"Cosa? Stai scherzando?" 
Senza perdersi in chiacchiere e preoccupati per l'amico, i due si precipitano alla tigre bianca vedendo le auto della polizia ancora lì e Rei che racconta l'accaduto ancora una volta.
"Ve l'ho detto. Non li conosco. E' la prima volta che li vedo e no, non so chi mi abbia salvato. Era buio e non vedevo nulla."
"La ragazza ha dato la stessa versione del ragazzo." informa il poliziotto al capo che continua ad interrogare Rei sospettoso.
"Va bene. Se ci sono novità o altri di questi delinquenti, ci chiami immediatamente." disse il capo della polizia allontanandosi da Rei. 
Il ragazzo è ancora abbastanza confuso da ciò che è successo e voltandosi e vedendo Takao non può fare almeno di fare un cenno di un sorriso.
"Rei, stai bene?" domanda il ragazzo avvicinandosi a lui che annuisce.
"Si, se non fosse stato per quella persona adesso non so cosa sarebbe successo."
"Di quale persona parli?" chiede Takao non sapendone nulla. 
Senza esitare, Rei lo conduce nel suo ristorante dove sedie e tavoli sono un po' ovunque e tutti rovinati.
"Mamma.. l'hanno ridotta un porcile."nota Daichi quando Rei improvvisamente si ferma davanti ad un muro mostrando la scritta agli altri.
"E' tempo!? Che diamine significa?"
"Non ne ho idea, ma la stessa cosa l'ha detto anche la persona che ci ha salvati. Inoltre, pare che non sono l'unico ad aver avuto questo messaggio. Ho parlato con Kai. Suo nonno è stato aggredito ed una ragazza gli ha detto le stesse parole."informa lasciando Takao perplesso.
"Allora, cosa vuol dire?"
"Non lo so, ma credo che dovremo aspettare per scoprirlo." dice Rei sperando che si possa trovare una soluzione.

***

Giappone - 24 Settembre 2016 

L'indomani Takao e Rei si trovano in aereoporto. Quella sera stessa dell'incidente Rei ha contattato Kai e Max scoprendo altri dettagli e dandosi così l'incontro per rivedersi. Sembra che per un attimo sia tornato tutto ai vecchi tempi e anche se non lo dicono tutti percepiscono la stessa cosa.
"Hi, guys!"esclama Max avvicinandosi al resto gruppo che è già lì. 
Presto arrivano a casa di Takao. Disfano le valigie, prendono i futo dall'armadio e dopo una bella pennichella incominciano ad analizzare la cosa con calma. Per tutti è ovvio che quella persona vuole dire qualcosa, ma ancora non riescono a decifrare cosa.
"Stando ai dati presi, sia Max che Kai hanno avuti gli stessi avvenimenti di Rei, ovvero è tempo. Dico bene?"domanda il professor Kappa battendo i tasti al computer.
"Si, non sono riuscito a vedere in faccia alla ragazza, ma sembrava molto determinata sul tempo e sul fatto di agire."confessa Kai accendendosi una sigaretta per poi incominciarla a fumare.
"Già, se solo sapessimo a cosa si riferisce, probabilmente sarebbe molto più facile." dice Rei preoccupato per poi voltarsi verso Kai e vedendolo fumare incomincia a fissarlo.
"Cos'hai da guardare?"
"Non ti ho mai visto fumare. Ti da l'aria ancora più da duro." nota Rei mettendolo a disagio, ma come al solito Kai finge di non esserlo.
"Già, da quand'è che fumi?" chiede il professor Kappa sorpreso.
"Da circa due anni. E poi è normale che lo faccio. Ho ventott'anni. Prima o poi dovevo pur incominciare."
"Sarà, ma fumare è scientificamente provato che fa male alla salute." ribatte Max.
"La salute è mia e me ne faccio quello che me ne pare."
"Ecco il Kai acido di una volta." afferma Rei ridendosela e facendo ridere tutti. Tutto sembra essere tornato alla normalità e com'era un tempo, ma nulla dura in eterno.
"Takao? Sta squillando il cellulare."avverte Hilary facendolo prendere il cellulare dall'altra parte della stanza. 
Il ragazzo sospira. E' di nuovo il suo capo che lo chiama e come al solito deve correre.
A malincuore lascia lì i suoi amici e va a lavoro, mentre quest'ultimi incominciando a parlare.
"Ehi, Hilary. Dov'è andato Takao?"domanda il professor Kappa vedendo che è uscito senza dir nulla.
"Il capo l'ha chiamato un'altra volta."
"Ragazzo impegnato." prende in giro Max.
"Altro che impegnato. Il capo sembra prenderlo di mira. Sembra tanto che lo sta promuovendo e invece lo massacra di lavoro. Ormai non lo riconosco più. Passa più tempo fuori casa che dentro." confessa Hilary preoccupata per il ragazzo.
Presto viene la sera e Takao rientra a casa esausto dal lavoro, ma ciò che accade è qualcosa che i ragazzi rimangono scioccati. Takao arriva diritto nel porticato trovando i ragazzi all'in piedi a guardare in cima al muro alto della casa dove scorge una figura femminile misteriosa.
"Di nuovo tu."dice Kai vedendola per poi aggiungere:"Che cosa vuoi da noi?"
"Già. Cosa significa tempo d'agire? Agire come?" chiede dubbioso Rei, mentre la ragazza si siede e pronuncia poche parole.
"E se tutto tornasse? Se tutto ciò che avete bisogno, non l'avete perso e l'avete solo abbandonato lì da qualche parte?"sussurra facendo spalancare gli occhi ai ragazzi per poi saltare dall'altro lato del muro andandosene.
"Chi era?"domanda Takao avvicinandosi ai ragazzi.
"La situazione non mi piace..." afferma Kai vedendo che le luci si spengono. Tutti incominciano ad urlare. Cosa accadrà ora ai nostri eroi? 

   
 
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