Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Opal636    05/05/2009    9 recensioni
ATTENZIONE! Breaking Dawn spoiler! Questa è la storia del parto di Bella e della sua trasformazione in vampira, scritta dal punto di vista di Edward.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eccomi arrivata alla conclusione della mia fan fiction! Devo ammettere che un po’ mi dispiace, ormai mi ero abituata a passare i pomeriggi a scrivere! Ma ora sto entrando in un periodo piuttosto frenetico al lavoro, e avrei anche poco tempo per curarla! Ma, come ho detto nell’altro capitolo, il giorno che riavrò tempo e ispirazione, mi butterò a capofitto in un altro progetto!

E’ la prima volta che pubblico una fan fiction (anche se non è la prima volta che ne scrivo) ed è stata veramente una bellissima esperienza, soprattutto grazie a voi! Che avete apprezzato così tanto il mio lavoro e mi avete spronato a metterci l’anima!!!

Vi ringrazio tantissimo per le belle parole che mi avete scritto, e mando un bacione con tanto affetto a tutte voi!

Alla prossima!!!

 

AVVERTENZA: Non scendo in dettagli, ma avverto che la parte finale potrebbe risultare un po’ “spinta”.

 

PS: Pubblicherò una fan fiction, che ho scritto un po’ di mesi fa, su X Files, post IWTB (il secondo film). Se qualcuna di voi è fan di quel telefilm (per me è una droga) sarei felice di sapere cosa ne pensa! Grazie!

 

EDWARD POV

 

Fu una giornata stupefacente, una delle più sbalorditive della mia eterna esistenza.

Bella si era rivelata una neonata decisamente anomale e strabiliante.

Tutte le paure, i disagi e gli eccessi, tipici del primo anno da vampiri, lei li aveva saltati a piè pari, rivelandosi dotata di un autocontrollo sorprendente.

Andare a caccia con lei era stato qualcosa di unico, che, immaginavo, non si fosse mai verificato prima, né si sarebbe ripresentato in futuro.

Per mia insensata negligenza, non avevo controllato se ci fosse pericolo di imbattersi negli umani durante la caccia, ed ero andato letteralmente nel panico quando la scia dell’invitante odore di due escursionisti aveva raggiunto le mie narici. Bella, che si era già lanciata all’attacco di un gruppo di cervi, aveva percepito il profumo e si era messa a correre seguendo la scia.

L’avevo inseguita con lo scopo di consolarla dopo l’uccisione dei due umani, perché sapevo, per esperienza, che nulla in quel momento avrebbe potuto dissuaderla dall’attaccarli. Era un istinto potente, più forte della ragione, che la spingeva a concentrarsi sulla caccia.

Ma, ovviamente, mi ero sbagliato.

Bella, percependo la mia presenza dietro di sé, e scambiandomi per un pericolo, si era girata e mi aveva ringhiato contro, violentemente.

Per un momento, avevo temuto che mi avrebbe attaccato e la cosa mi aveva terrorizzato. Non avevo alcuna possibilità di uscirne vincitore e temevo, non tanto per me stesso, tanto per come si sarebbe sentita lei successivamente, consapevole di avermi fatto deliberatamente del male.

Invece, avevo visto la ragione tornare nei suoi occhi. Abbandonando la posizione d’attacco, aveva smesso di respirare e si era velocemente allontanata dalla scia del sangue umano.

Per un attimo, ero rimasto immobile, bloccato dallo stupore.

Come aveva fatto ad interrompere la caccia agli umani? Era ancora difficile per noi, vampiri “anziani”, con anni di dieta vegetariana alle spalle, come potava esserci riuscita una neonata?

Quando l’avevo raggiunta era sconvolta, ma non perché si era resa conto di ciò che era stata in grado di fare, bensì perché si sentiva in colpa per avermi ringhiato contro. A nulla erano servite le mie patetiche scuse –in fondo era stata colpa mia, avrei dovuto controllare e non dare per scontato che non ci fosse nessuno così lontano dai sentieri- Bella aveva continuato a sentirsi terribilmente in colpa nei miei confronti.

Guardarla, successivamente, mentre lottava contro il puma, mi aveva fatto entrare in un immotivato ed inutile stato ansioso. Ero così abituato a doverla proteggere, che mi era sembrato sbagliato stare fermo a guardarla mentre il puma la graffiava e la azzannava ferocemente.

Ma non potei non apprezzare lo scempio che aveva fatto del suo vestito: il corpetto era praticamente a brandelli, mentre la gonna aveva solo uno strappo minuscolo. Il suo seno era quasi completamente scoperto. Sembrava una dea greca, bellissima, radiosa, e pericolosa allo stesso tempo.

Non avevo potuto impedirmi di esternarle i miei pensieri. Se nelle sue vene fosse fluito ancora sangue, le sue guance si sarebbe sicuramente imporporate per l’imbarazzo.

 

Quando, durante il ritorno a casa, mi aveva chiesto di poter vedere Renesmee, non avevo avuto esitazioni. Con un autocontrollo così spiccato, non avrebbe potuto rappresentare alcun pericolo per la nostra bambina. Era giunto il momento che si conoscessero.

Ero ansioso ed elettrizzato quanto lei per quel ricongiungimento.

Era stata più dura convincere la mia famiglia (persino io, che avevo assistito al suo miracolo, stentavo ancora a crederci), ma Bella aveva fatto in modo di sbalordire tutti, con il suo innaturale comportamento controllato.

Come avevo previsto, vedere madre e figlia insieme mi aveva provocato un tumulto di forti emozioni. Ero commosso. Se avessi potuto piangere, le lacrime avrebbero sicuramente rigato le mie guance, offuscando la vista delle mie due ragioni di vita e rendendo surreale quella dolce immagine.

Jasper aveva controllato con fervore le emozioni di Bella, non convinto dalle mie rassicurazioni. Ma tutto ciò che aveva percepito in lei era solo una profonda gioia, derivante dall’avere tra le braccia la sua piccola creatura, e il profondo  e incondizionato amore che provava per lei, senza ombre, né esitazioni.

Mi era molto dispiaciuto sentirlo irritato verso sé stesso. Temeva di non aver mai compreso appieno i neonati, di aver sbagliato a considerarli creature prive di controllo, completamente in balia dei propri istinti. Non in ultimo, si credeva un debole, perché ancora adesso faticava a condurre l’esistenza vegetariana che aveva scelto.

Avrei voluto provare ad alleviare la sua confusione e il suo senso di inadeguatezza, ma lui aveva preferito andarsene nella foresta, a riflettere. Mi spiaceva, non meritava di crogiolarsi nel suo malumore in quel modo. Ognuno di noi aveva avuto le proprie difficoltà, i propri ostacoli da superare, i propri sensi di colpa da portare sulle spalle, non si poteva pensare di essere tutti uguali. Forse Bella aveva qualcosa di speciale, qualcosa in più che la aiutava ad essere migliore di quanto non fossimo stati noi. Chi poteva dirlo? Recriminarsi non serviva a nulla.

 

L’unica nota dolente di tutta la giornata era stata, ovviamente, la presenza di Jacob.

Prima aveva preteso di mettere alla prova Bella, offrendosi come cavia, poi si era sentito in diritto di esternare le sue perplessità sul conto di mia moglie.

La rabbia nei suoi confronti era cresciuta in modo esponenziale, e la voglia di schiacciargli il cranio contro il muro aveva fatto capolino più volte durante la giornata.

Come promesso, non avevo rivelato a Bella del suo imprinting verso Renesmee, ma lei, sveglia com’era sempre stata, se n’era accorta. Le era bastato osservare attentamente Jacob negli occhi per capirlo.

La rabbia che le era montata in corpo era quasi palpabile, eppure il suo buonsenso aveva comunque avuto la meglio. Dopo aver messo al sicuro Renesmee tra le braccia di Rose, aveva cominciato a sgolarsi contro Jacob, ma senza mai tentare di attaccarlo.

Guardando quella meravigliosa creatura, quella virago, non avevo potuto impedirmi di sentirmi estremamente orgoglioso. Era mia. Solo mia. E nessuno avrebbe mai cambiato questo fatto.

Jacob avrebbe potuto risparmiarsi un attacco fisico, se fosse riuscito ad ingabbiare la sua natura arrogante, invece aveva commesso l’errore di chiamare Renesmee con lo stupido appellativo Nessie, davanti a Bella.

Ero molto dispiaciuto che a pagarne le conseguenze fosse stato Seth, ma ammetto di aver provato una perversa soddisfazione quando Bella si era scagliata addosso a Jacob, con l’intento di staccargli la testa. Non mi ero sbagliato, Bella non aveva affatto apprezzato l’irritante soprannome.

 

Fortunatamente, dopo questo, chiamiamolo incidente, la giornata era scivolata verso il crepuscolo in modo sereno e rilassato.

Ero stato ad osservare, per tutta la sera, seduto sul divano con Carlisle, Renesmee che, con la manina poggiata alla guancia di Bella, le raccontava tutto quello che si era persa nei giorni precedenti. Avevo avuto spesso l’impulso e il desiderio di andare ad abbracciarle, tenendole entrambe strette al mio petto, respirando i loro dolci profumi e guardando, con occhi adoranti, i loro volti felici, ma non mi era sembrato giusto. Avevo ritenuto fosse più corretto lasciarle sole, a conoscersi, a scambiarsi baci e carezze, a recuperare il tempo perduto. Io avrei avuto tempo per godermi entrambe, avrei avuto tempo per conoscerle ancora più a fondo, per imparare con loro a fare il padre, per apprezzare ogni sfaccettatura della mia tenera famiglia. Avrei avuto l’eternità. Quella sera era il momento di Bella.

Renesmee era al settimo cielo, mentre mostrava alla mamma le notti passate tra le mie braccia, i baci, le carezze che ci eravamo scambiati, i giochi e le nuove scoperte. Le era mancata più di quanto si possa immaginare. Ma ora si sentiva, finalmente, completa. Si era, infatti, addormentata serenamente tra le braccia della madre, per la prima volta.

 

Queste immagini mi passarono veloci davanti agli occhi, mentre osservavo la stanza da letto della nostra piccola, ma accogliente casetta.

Tenevo Bella tra le braccia, percepivo il suo dolce peso e il suo squisito profumo. La sua voce vellutata accarezzò l’aria intorno a noi e ghermì prepotentemente le corde del mio incombente desiderio.

Attirai il suo viso verso di me e, mentre le nostre labbra si toccavano, dalla mia gola salì un rantolo eccitato che si trasmise al suo corpo come una scossa elettrica.

Il candido, invitante, letto che torreggiava in mezzo alla stanza era troppo lontano per la nostra travolgente brama.

Fu proprio così che mi sentii. Travolto, completamente sopraffatto dal desiderio verso la donna che giaceva, completamente nuda, sotto di me, con la schiena poggiata al pavimento.

Non c’erano ansie, né esitazioni, né indugi.

Ora potevo amarla completamente, con ardore, con passione, senza più temere di farle male.

Il suo corpo era come seta sotto le mie impazienti dita, la sua bocca era una fonte inesauribile che distribuiva bollenti ed erotici baci lungo il mio corpo, la sua lingua giocava sensualmente con la mia, le sue mani accarezzavano e stringevano senza imbarazzi, consapevoli solo della venerabilità di quell’atto d’amore.

Le nostre labbra baciarono ogni centimetro di pelle nuda, le mani arrivarono a toccare le pieghe dell’anima, mentre gli occhi si dissetavano negli occhi dell’altro. La stanza era permeata dall’odore dei nostri corpi e ogni gemito, ogni sospiro, ogni soffocato urlo di piacere, rimbalzava tra le pareti, creando una sensuale melodia.

Le gambe intrecciate scandivano il ritmo dei movimenti, mentre le braccia ghermivano adoranti il corpo dell’altro.

Il mio più grande desiderio era quello di appagare Bella. Non mi permettevo di lasciarmi andare al piacere fino a quando non vedevo lei perdere completamente il controllo, contorcendosi sensualmente tra le mie braccia.

Fu un’esperienza quasi magica fare l’amore con lei, con ardore, con passione, con amore.

Era stato meraviglioso e sconvolgente affondare in lei mentre era umana, ma ora potevo lasciarmi andare, potevo permettere al mio cervello di spegnersi e ai miei sensi di prendere il controllo e di guidarmi in ogni mio gesto.

Dimenticai il senso del tempo e dello spazio, percepivo solamente lei.

La sua pelle nuda a contatto con la mia, il profumo della sua eccitazione, i suoi ansimi.

E, come avevo ardentemente desiderato dopo il suo risveglio, facemmo l’amore un’infinità di volte. Ci amammo tutta la notte, mai stanchi, né sazi.

Continuavo a ripetermi che il Paradiso era questo. Non poteva esistere nulla di più bello del passare l’esistenza con la persona che ami più della propria  vita, e che ricambia i tuoi sentimenti con pari intensità. Che ti aveva regalato il suo cuore, la sua forza, il suo coraggio. Che ti aveva fatto un dono ancora più grande del suo sconfinato amore, una figlia.

Non parlammo molto. Più che altro ci sussurrammo frasi romantiche, che tentavano di esprimere, almeno in parte, l’amore che provavamo l’uno per l’altra.

 

Quando fu mattina tornammo, riluttanti, alla realtà.

Nostra figlia ci attendeva.

E mi resi conto che la nostra vita sarebbe sempre stata una favola meravigliosa.

Avremmo passato le giornate a elargire tutto il nostro amore alla nostra piccola creatura, a vederla crescere, imparare, gioire, soffrire… amare a sua volta. Avremmo cresciuto una piccola adorabile bambina, la più speciale sulla faccia della Terra. Ci saremmo riempiti, senza mai saziarci, dell’amore per lei.

Mentre avremmo avuto le notti per appagare il reciproco desiderio di stare assieme, scoprendo ogni volta, l’intensità dell’amore che ci legava e ci univa indissolubilmente.

Insieme.

Per sempre.

 

 

 

 

  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Opal636