Eccomi arrivata alla conclusione della mia fan
fiction! Devo ammettere che un po’ mi dispiace, ormai mi ero abituata a passare
i pomeriggi a scrivere! Ma ora sto entrando in un periodo piuttosto frenetico
al lavoro, e avrei anche poco tempo per curarla! Ma, come ho detto nell’altro
capitolo, il giorno che riavrò tempo e ispirazione, mi butterò a capofitto in
un altro progetto!
E’ la prima volta che pubblico una fan fiction (anche
se non è la prima volta che ne scrivo) ed è stata veramente una bellissima
esperienza, soprattutto grazie a voi! Che avete apprezzato così tanto il mio
lavoro e mi avete spronato a metterci l’anima!!!
Vi ringrazio tantissimo per le belle parole che mi
avete scritto, e mando un bacione con tanto affetto a tutte voi!
Alla prossima!!!
AVVERTENZA: Non scendo in dettagli, ma avverto che
la parte finale potrebbe risultare un po’ “spinta”.
PS: Pubblicherò
una fan fiction, che ho scritto un po’ di mesi fa, su X Files,
post IWTB (il secondo film). Se qualcuna di voi è fan di quel telefilm (per me
è una droga) sarei felice di sapere cosa ne pensa! Grazie!
EDWARD POV
Fu una giornata stupefacente, una delle più
sbalorditive della mia eterna esistenza.
Bella si era rivelata una neonata decisamente
anomale e strabiliante.
Tutte le paure, i disagi e gli eccessi,
tipici del primo anno da vampiri, lei li aveva saltati a piè pari, rivelandosi
dotata di un autocontrollo sorprendente.
Andare a caccia con lei era stato qualcosa di
unico, che, immaginavo, non si fosse mai verificato prima, né si sarebbe
ripresentato in futuro.
Per mia insensata negligenza, non avevo
controllato se ci fosse pericolo di imbattersi negli umani durante la caccia, ed
ero andato letteralmente nel panico quando la scia dell’invitante odore di due
escursionisti aveva raggiunto le mie narici. Bella, che si era già lanciata all’attacco
di un gruppo di cervi, aveva percepito il profumo e si era messa a correre
seguendo la scia.
L’avevo inseguita con lo scopo di consolarla
dopo l’uccisione dei due umani, perché sapevo, per esperienza, che nulla in
quel momento avrebbe potuto dissuaderla dall’attaccarli. Era un istinto
potente, più forte della ragione, che la spingeva a concentrarsi sulla caccia.
Ma, ovviamente, mi ero sbagliato.
Bella, percependo la mia presenza dietro di
sé, e scambiandomi per un pericolo, si era girata e mi aveva ringhiato contro,
violentemente.
Per un momento, avevo temuto che mi avrebbe
attaccato e la cosa mi aveva terrorizzato. Non avevo alcuna possibilità di
uscirne vincitore e temevo, non tanto per me stesso, tanto per come si sarebbe
sentita lei successivamente, consapevole di avermi fatto deliberatamente del
male.
Invece, avevo visto la ragione tornare nei
suoi occhi. Abbandonando la posizione d’attacco, aveva smesso di respirare e si
era velocemente allontanata dalla scia del sangue umano.
Per un attimo, ero rimasto immobile, bloccato
dallo stupore.
Come aveva fatto ad interrompere la caccia
agli umani? Era ancora difficile per noi, vampiri “anziani”, con anni di dieta vegetariana
alle spalle, come potava esserci riuscita una neonata?
Quando l’avevo raggiunta era sconvolta, ma
non perché si era resa conto di ciò che era stata in grado di fare, bensì perché
si sentiva in colpa per avermi ringhiato contro. A nulla erano servite le mie
patetiche scuse –in fondo era stata colpa mia, avrei dovuto controllare e non
dare per scontato che non ci fosse nessuno così lontano dai sentieri- Bella
aveva continuato a sentirsi terribilmente in colpa nei miei confronti.
Guardarla, successivamente, mentre lottava
contro il puma, mi aveva fatto entrare in un immotivato ed inutile stato
ansioso. Ero così abituato a doverla proteggere, che mi era sembrato sbagliato
stare fermo a guardarla mentre il puma la graffiava e la azzannava ferocemente.
Ma non potei non apprezzare lo scempio che
aveva fatto del suo vestito: il corpetto era praticamente a brandelli, mentre
la gonna aveva solo uno strappo minuscolo. Il suo seno era quasi completamente scoperto.
Sembrava una dea greca, bellissima, radiosa, e pericolosa allo stesso tempo.
Non avevo potuto impedirmi di esternarle i
miei pensieri. Se nelle sue vene fosse fluito ancora sangue, le sue guance si
sarebbe sicuramente imporporate per l’imbarazzo.
Quando, durante il ritorno a casa, mi aveva
chiesto di poter vedere Renesmee, non avevo avuto esitazioni. Con un
autocontrollo così spiccato, non avrebbe potuto rappresentare alcun pericolo
per la nostra bambina. Era giunto il momento che si conoscessero.
Ero ansioso ed elettrizzato quanto lei per
quel ricongiungimento.
Era stata più dura convincere la mia famiglia
(persino io, che avevo assistito al suo miracolo, stentavo ancora a crederci),
ma Bella aveva fatto in modo di sbalordire tutti, con il suo innaturale comportamento
controllato.
Come avevo previsto, vedere madre e figlia
insieme mi aveva provocato un tumulto di forti emozioni. Ero commosso. Se avessi
potuto piangere, le lacrime avrebbero sicuramente rigato le mie guance, offuscando
la vista delle mie due ragioni di vita e rendendo surreale quella dolce
immagine.
Jasper aveva controllato con fervore le
emozioni di Bella, non convinto dalle mie rassicurazioni. Ma tutto ciò che
aveva percepito in lei era solo una profonda gioia, derivante dall’avere tra le
braccia la sua piccola creatura, e il profondo
e incondizionato amore che provava per lei, senza ombre, né esitazioni.
Mi era molto dispiaciuto sentirlo irritato
verso sé stesso. Temeva di non aver mai compreso appieno i neonati, di aver
sbagliato a considerarli creature prive di controllo, completamente in balia
dei propri istinti. Non in ultimo, si credeva un debole, perché ancora adesso
faticava a condurre l’esistenza vegetariana che aveva scelto.
Avrei voluto provare ad alleviare la sua
confusione e il suo senso di inadeguatezza, ma lui aveva preferito andarsene nella
foresta, a riflettere. Mi spiaceva, non meritava di crogiolarsi nel suo
malumore in quel modo. Ognuno di noi aveva avuto le proprie difficoltà, i
propri ostacoli da superare, i propri sensi di colpa da portare sulle spalle,
non si poteva pensare di essere tutti uguali. Forse Bella aveva qualcosa di
speciale, qualcosa in più che la aiutava ad essere migliore di quanto non
fossimo stati noi. Chi poteva dirlo? Recriminarsi non serviva a nulla.
L’unica nota dolente di tutta la giornata era
stata, ovviamente, la presenza di Jacob.
Prima aveva preteso di mettere alla prova
Bella, offrendosi come cavia, poi si era sentito in diritto di esternare le sue
perplessità sul conto di mia moglie.
La rabbia nei suoi confronti era cresciuta in
modo esponenziale, e la voglia di schiacciargli il cranio contro il muro aveva
fatto capolino più volte durante la giornata.
Come promesso, non avevo rivelato a Bella del
suo imprinting verso Renesmee, ma lei, sveglia com’era sempre stata, se n’era
accorta. Le era bastato osservare attentamente Jacob negli occhi per capirlo.
La rabbia che le era montata in corpo era
quasi palpabile, eppure il suo buonsenso aveva comunque avuto la meglio. Dopo
aver messo al sicuro Renesmee tra le braccia di Rose, aveva cominciato a
sgolarsi contro Jacob, ma senza mai tentare di attaccarlo.
Guardando quella meravigliosa creatura,
quella virago, non avevo potuto impedirmi di sentirmi estremamente orgoglioso.
Era mia. Solo mia. E nessuno avrebbe mai cambiato questo fatto.
Jacob avrebbe potuto risparmiarsi un attacco
fisico, se fosse riuscito ad ingabbiare la sua natura arrogante, invece aveva
commesso l’errore di chiamare Renesmee con lo stupido appellativo Nessie, davanti a Bella.
Ero molto dispiaciuto che a pagarne le
conseguenze fosse stato Seth, ma ammetto di aver provato una perversa
soddisfazione quando Bella si era scagliata addosso a Jacob, con l’intento di
staccargli la testa. Non mi ero sbagliato, Bella non aveva affatto apprezzato l’irritante
soprannome.
Fortunatamente, dopo questo, chiamiamolo
incidente, la giornata era scivolata verso il crepuscolo in modo sereno e
rilassato.
Ero stato ad osservare, per tutta la sera,
seduto sul divano con Carlisle, Renesmee che, con la
manina poggiata alla guancia di Bella, le raccontava tutto quello che si era persa
nei giorni precedenti. Avevo avuto spesso l’impulso e il desiderio di andare ad
abbracciarle, tenendole entrambe strette al mio petto, respirando i loro dolci profumi
e guardando, con occhi adoranti, i loro volti felici, ma non mi era sembrato
giusto. Avevo ritenuto fosse più corretto lasciarle sole, a conoscersi, a
scambiarsi baci e carezze, a recuperare il tempo perduto. Io avrei avuto tempo
per godermi entrambe, avrei avuto tempo per conoscerle ancora più a fondo, per
imparare con loro a fare il padre, per apprezzare ogni sfaccettatura della mia
tenera famiglia. Avrei avuto l’eternità. Quella sera era il momento di Bella.
Renesmee era al settimo cielo, mentre
mostrava alla mamma le notti passate tra le mie braccia, i baci, le carezze che
ci eravamo scambiati, i giochi e le nuove scoperte. Le era mancata più di
quanto si possa immaginare. Ma ora si sentiva, finalmente, completa. Si era,
infatti, addormentata serenamente tra le braccia della madre, per la prima
volta.
Queste immagini mi passarono veloci davanti
agli occhi, mentre osservavo la stanza da letto della nostra piccola, ma
accogliente casetta.
Tenevo Bella tra le braccia, percepivo il suo
dolce peso e il suo squisito profumo. La sua voce vellutata accarezzò l’aria
intorno a noi e ghermì prepotentemente le corde del mio incombente desiderio.
Attirai il suo viso verso di me e, mentre le
nostre labbra si toccavano, dalla mia gola salì un rantolo eccitato che si
trasmise al suo corpo come una scossa elettrica.
Il candido, invitante, letto che torreggiava
in mezzo alla stanza era troppo lontano per la nostra travolgente brama.
Fu proprio così che mi sentii. Travolto,
completamente sopraffatto dal desiderio verso la donna che giaceva,
completamente nuda, sotto di me, con la schiena poggiata al pavimento.
Non c’erano ansie, né esitazioni, né indugi.
Ora potevo amarla completamente, con ardore,
con passione, senza più temere di farle male.
Il suo corpo era come seta sotto le mie
impazienti dita, la sua bocca era una fonte inesauribile che distribuiva
bollenti ed erotici baci lungo il mio corpo, la sua lingua giocava sensualmente
con la mia, le sue mani accarezzavano e stringevano senza imbarazzi,
consapevoli solo della venerabilità di quell’atto d’amore.
Le nostre labbra baciarono ogni centimetro di
pelle nuda, le mani arrivarono a toccare le pieghe dell’anima, mentre gli occhi
si dissetavano negli occhi dell’altro. La stanza era permeata dall’odore dei
nostri corpi e ogni gemito, ogni sospiro, ogni soffocato urlo di piacere,
rimbalzava tra le pareti, creando una sensuale melodia.
Le gambe intrecciate scandivano il ritmo dei
movimenti, mentre le braccia ghermivano adoranti il corpo dell’altro.
Il mio più grande desiderio era quello di
appagare Bella. Non mi permettevo di lasciarmi andare al piacere fino a quando
non vedevo lei perdere completamente il controllo, contorcendosi sensualmente tra
le mie braccia.
Fu un’esperienza quasi magica fare l’amore
con lei, con ardore, con passione, con amore.
Era stato meraviglioso e sconvolgente
affondare in lei mentre era umana, ma ora potevo lasciarmi andare, potevo
permettere al mio cervello di spegnersi e ai miei sensi di prendere il
controllo e di guidarmi in ogni mio gesto.
Dimenticai il senso del tempo e dello spazio,
percepivo solamente lei.
La sua pelle nuda a contatto con la mia, il
profumo della sua eccitazione, i suoi ansimi.
E, come avevo ardentemente desiderato dopo il
suo risveglio, facemmo l’amore un’infinità di volte. Ci amammo tutta la notte,
mai stanchi, né sazi.
Continuavo a ripetermi che il Paradiso era
questo. Non poteva esistere nulla di più bello del passare l’esistenza con la
persona che ami più della propria vita,
e che ricambia i tuoi sentimenti con pari intensità. Che ti aveva regalato il
suo cuore, la sua forza, il suo coraggio. Che ti aveva fatto un dono ancora più
grande del suo sconfinato amore, una figlia.
Non parlammo molto. Più che altro ci
sussurrammo frasi romantiche, che tentavano di esprimere, almeno in parte, l’amore
che provavamo l’uno per l’altra.
Quando fu mattina tornammo, riluttanti, alla
realtà.
Nostra figlia ci attendeva.
E mi resi conto che la nostra vita sarebbe
sempre stata una favola meravigliosa.
Avremmo passato le giornate a elargire tutto
il nostro amore alla nostra piccola creatura, a vederla crescere, imparare,
gioire, soffrire… amare a sua volta. Avremmo cresciuto una piccola adorabile
bambina, la più speciale sulla faccia della Terra. Ci saremmo riempiti, senza
mai saziarci, dell’amore per lei.
Mentre avremmo avuto le notti per appagare il
reciproco desiderio di stare assieme, scoprendo ogni volta, l’intensità dell’amore
che ci legava e ci univa indissolubilmente.
Insieme.
Per sempre.