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Autore: Altair13Sirio    26/09/2016    5 recensioni
Sveglia. Corri. Ruba. Mangia. Menti. Dormi.
Ripeti.
Questa è la vita della quattordicenne Riley, scappata di casa a undici anni e diretta verso il Minnesota piena di speranze. Una volta arrivata lì, però, Riley si è resa conto che quel posto che chiamava "casa" non era più tanto accogliente e sicuro per lei, e non volendo arrendersi e tornare indietro, ha deciso di andare avanti e vivere la vita a modo suo.
Così Riley ha deciso di dimenticare il passato e di diventare una persona nuova, una persona che niente ha a che fare con la Riley del passato; quella bambina che adora giocare a hockey, sempre in vena di scherzare, non c'è più. Riley ormai non prova più emozioni, e si limita a vivere per strada come una delinquente, in attesa di qualche evento che dia una svolta alla sua vita.
Allo stesso modo vivono le sue emozioni, che rassegnate, incapaci di togliere dalla testa della ragazza quell'idea che la fece andare via, continuano a occuparsi di lei nella speranza di farle fare le scelte giuste.
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Riley Andersen, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Riley aprì gli occhi in modo diverso, quella mattina; il suo cervello non era ancora attivo come sempre, e uno strano senso di rilassamento l’aveva bloccata a letto. Sul suo viso c’era impresso un leggero sorrisetto di piacere e la ragazza non aveva nessuna intenzione di alzarsi dal materasso. Decise di concedersi altri cinque minuti e chiuse di nuovo gli occhi. Non si sentiva così in pace con sé stessa da tanto tempo, non aveva dormito in modo tanto profondo da quando aveva lasciato casa a San Francisco.
La notte è stata più calma del previsto. Le balzò in mente questo pensiero mentre si metteva comoda a letto. Di solito non dormiva bene, anche il letto sembrava più comodo quel giorno, quasi come se bastasse pochissimo a cambiare quella cosa; quando era andata a dormire era molto più stanca del normale, per questo aveva pensato che non avrebbe avuto problemi a prendere sonno, ma ciò che era accaduto era molto più sconvolgente: Riley aveva sognato! Non riusciva a ricordare esattamente cosa avesse sognato, era una sensazione nuova per lei, ma sapeva che quella notte nella sua testa era successo qualcosa che non accadeva da tanto tempo.
Lo scricchiolare della porta destò la sua attenzione, ma Riley non aprì gli occhi per vedere chi le stesse facendo visita in camera; si limitò a fare una leggera smorfia per mostrare che non le piacesse essere disturbata in quel momento. Sentì un’improvvisa pressione ai piedi del letto e capì che qualcuno si era buttato a peso morto su di esso; il peso si spostò gradualmente fino a raggiungere l’altezza delle sue spalle, e poi Riley sentì un inspiegabile calore all’orecchio sinistro:<< Buongiorno, piccola stronzetta ingrata! >>
Riley sorrise stiracchiandosi prima di stropicciarsi gli occhi con i pugni. Riconobbe subito la voce di Duncan. << Buongiorno, grandissima testa di cazzo! >> Rispose con tono canzonatorio mentre cercava di non far notare la pesantezza nella propria voce. Era stanca?
Duncan ridacchiò e si mise a sedere accanto a lei sul letto. << Ho pensato che stessi male, dato che non ti eri ancora svegliata… >> Dato che non si era ancora svegliata? Di che stava parlando? Riley non dormiva mai più di sei ore a notte, non poteva essere così tardi!
<< Scusa, ma che ore sono? >> Chiese schiudendo finalmente una palpebra e localizzandolo accanto a sé nella stanza.
Duncan guardò il suo orologio al polso; era vecchio e rovinato, ma sembrava essere una delle cose a cui il ragazzo teneva di più. << Sono quasi le undici e mezza… Immagino che avessi sonno! >> Commentò divertito. Anche Duncan avrebbe potuto affermare di non aver mai visto dormire Riley per così tanto tempo. Dunque erano le undici e trenta? E lei era ancora a letto? La ragazza si mise una mano sulla fronte come se si fosse ricordata di qualcosa improvvisamente e si alzò dalla sua posizione comoda, sentendo andare via tutto l’intorpidimento che l’aveva fatta restare a letto pochi minuti prima.
Quella piacevole sensazione di pace, quella debolezza che le aveva fatto scegliere il letto alla veglia, quel rilassamento che l’aveva pervasa pochi minuti prima; tuto era sparito in un attimo. Era tornata ad essere la solita Riley dura e instancabile, priva di emozioni. Ridacchiò e scoprì così di essere senza fiato. << Sembra che io avessi bisogno di più riposo, questa notte… >>
Duncan sorrise senza sapere come reagire a quella frase. << Sembra di sì… >>
Rimasero in silenzio per qualche secondo, durante la quale Riley riuscì a ristabilire il proprio respiro e a riordinare le idee. A un tratto Duncan sembrò ricordarsi di una cosa e le porse una tazza di caffelatte piacevolmente calda. << Tieni. >> Disse con un mezzo sorriso. << Ho pensato che per un giorno potessi prendertela comoda… >>
Sulla schiuma c’era disegnata una faccina sorridente, e Riley non poté ridacchiare in modo ironico quando la vide; Duncan si era veramente preso la briga di lasciare quel disegno sopra alla sua colazione per darle un risveglio “col sorriso”? Finse di non essere sorpresa e bevve un sorso dalla tazza. Duncan rimase in silenzio ad aspettare un responso al riguardo che però non arrivò. Senza mostrare la propria delusione, il ragazzo si alzò da letto con imbarazzo e si avviò alla porta sospirando, ma prima che potesse uscire dalla stanza Riley pronunciò:<< Grazie. >>
Duncan si fermò un momento nella stanza, forse assaporando quel ringraziamento per quanto fosse raro; annuì piano, poi lasciò Riley da sola nella propria camera da letto.
La ragazza seguì con lo sguardo il teschio grigio sulla giacca del ragazzo finché non fu sparito oltre la porta. Tornò a concentrarsi sul suo caffelatte e prese un altro sorso. Alzò lo sguardo fissando il muro con serietà e cominciò a rimuginare sul perché quella mattina si fosse svegliata così tardi; un colpo di sonno l’aveva costretta al letto fino a quell’ora? Era diventata pigra all’improvviso? Oppure quella notte era stata talmente piacevole che non aveva voluto svegliarsi? In fondo sapeva che nella sua testa “qualcosa” era successo quella notte, anche se non riusciva a ricordare cosa. Forse ripensarci l’avrebbe aiutata, oppure la risposta sarebbe arrivata col tempo, ma ciò che la preoccupava di più era un altro dubbio: quello sarebbe stato solo un evento isolato, destinato ad essere dimenticato nel tempo, oppure quella sensazione di piacere durante il sonno sarebbe tornata?
   
 
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