Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: LeInvisibiliGemelle    27/09/2016    0 recensioni
Otto personaggi si muovono in un'università fuori dal normale.
Fra intrighi amorosi, sparizioni misteriose, demoni e fantasmi, come si concluderà questo anno scolastico?
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
USSA, la scuola dei misteri
 








Iris:
Camminiamo per gli allegri corridoi della scuola per circa dieci minuti prima di fermarci dinnanzi ad una porta grigia in metallo.
Aisha si avvicina lentamente e spinge piano una delle due parti della porta per poi scostarsi e farci entrare.
Subito gli odori delle pietanze ci investono con la stessa potenza di una mandria di buoi terrorizzati; il pollo si mischia con le salse piccanti e l’odore della minestra di fagioli. La cosa che però mi lascia più spiazzata è l’enormità del posto, credo sia poco più piccola dei dormitori e mille volte più gremita di gente. Si vedono persone di tutti i tipi, da quelli più stravaganti, vestiti con pantaloni a zampa di elefante, magliette con le scritte più strane, borchie, piercing e tatuaggi, a quelli più professionali in giacca e cravatta.
Subito mi sento persa come una goccia d’acqua nel mare.
Mi volto verso la nostra accompagnatrice per capire se entrare o no, lei sorride benevola e ci indica un tavolo vuoto. Ci dirigiamo là sempre in silenzio. Oddio, silenzio, in questa confusione faccio fatica a sentire i miei pensieri, figuriamoci se una di loro parlasse.
Aisha prende il pranzo a tutte e tre: petto di pollo, tre confezioni monouso di salsa al peperoncino e un po’ di patate al forno.
Analizzo tutto una cosa per volta: il pollo è scadente, il piccante lo odio, le patate sembrano decenti. Decido di iniziare con quelle mentre le due ragazze di fronte a me si abbuffano con la stessa voracità di chi non mangia da secoli.
Finite le patate non mangio altro. Datemi pure della schizzinosa ma non ci tengo ad arrivare ai trent’anni con la mole di un elefante indiano!
Nel tavolo alla nostra destra sono seduti dei ragazzi strapieni di piercing, tatuaggi e borchie, tutti vestiti di colori scuri e hanno tutti almeno quattro o cinque orecchini. Ci scommetto, questi sono del genere: “noi non ci omologhiamo con la società!” quando poi diventano tutti copie sputate, odio chi fa così.
Le altre due finiscono di mangiare. La più grande fissa dispiaciuta il mio piatto. «Perché non hai mangiato niente?» chiede; io scuoto la testa e mormoro: «Non ho fame». Ovviamente nessuno si accorge che mento. Sono la migliore in questo.
«Oh guarda, si sono aggiunte gente al tavolo delle nullità!» ci grida derisoria una ragazza vestita davvero poco e con dei tacchi che sono quasi più alti di lei. Ha i capelli tinti di biondo ed è molto abbronzata, ha gli occhi marroni e le sopracciglia scure, sulle labbra sottili ha un quintale di rossetto rosso fuoco e ha un naso aquilino, i suoi tratti sono molto affilati e sono ancora più marcati vista la sua corporatura eccessivamente magra. Deduco inoltre che non sia troppo portata per la grammatica vista la frase che le è uscita da quella boccuccia iper truccata.
Aisha è avvampata per l’imbarazzo e cerca di non farsi notare troppo.
«Ho sentito che siamo in camera insieme tappetta, e, cioè, o mio Dio no! È un dramma! Rischio di essere contagiata…» finge di svenire e una delle sue ancelle la sorregge. Ah sì, avevo dimenticato che ha anche quattro amichette al seguito.
Credo che questa “adorabile” persona sia la cosiddetta Reginetta.
Il corteo ci passa davanti, non senza che io faccia cadere a terra due componenti con uno sgambetto, sghignazzando.
Mi giro verso la nostra nuova amica e chiedo: «Perché non ti sei difesa?» Non intendo proprio che doveva riempirle di pugni, ma almeno insultarle sì. «Avrei avuto tutta la scuola contro… lei è la regina qui» risponde lei rassegnata.
Bene, a quanto pare in questa scuola siamo tornati all’epoca della monarchia.
 

Aisha:
Dopo la disastrosa scenetta della mensa decidiamo di continuare il giro della scuola.
Prima tappa: serra.
Le fondatrici della nostra scuola per permettere il club di giardinaggio hanno fatto costruire una serra gigantesca, all’inizio si aspettavano che nessuno partecipasse ma poi non è stato così: molti studenti trovano rilassante occuparsi delle piante dopo un faticosa giornata di studi, anche io un anno lo ho fatto ma non sono esattamente portata. La serra è ben curata e la piante sono tutte rigogliose, in più è anche un ottimo posto dove incontrare gente simpatica ed è perfetto anche per passare delle salutari ore senza la Reginetta intorno poiché la signorina ha paura di sporcarsi le unghie.
Appena uscite dall’edificio alzo il viso verso il cielo ispirando l’aria pulita. È insolitamente cupo, mi sa che fra non molto pioverà. Che strano, su quest’isola non piove quasi mai.
La serra è poco distante dal plesso scolastico, basta attraversare la aiuole fiorite che lo circondano passando per le viottole di ciottoli e ti ritrovi quasi subito davanti alla grande cupola di vetro.
Entriamo.
All’interno c’è molto caldo, ma non è così sgradevole come si può pensare. I profumi dei fiori ci investono subito insieme ai loro meravigliosi colori.
Mi avvicino ad un gruppetto di piante che curavo io il primo anno, stanno decisamente meglio ora, prima erano quasi morte a causa mia. Sono davvero negata!
Le ragazze dietro di me si guardano in torno sempre più spaesate. Le capisco, anche io al mio primo anno mi sentivo persa nell’immensità di questa scuola ed ero terrorizzata da tutte le leggende che la riguardano. Il labirinto, le segrete, il bosco e il lago, tutti posti affascinanti e pericolosi. Ma questo lo scopriranno più in là.
 

Leonore:
Sto vagabondando per i passaggi segreti della scuola, pensando alle mie nuove compagne di stanza. Naturalmente non mi sono mai interessata di quelle che condividevano la mia camera, visto che io ci sto veramente poco di solito essendo un fantasma. In biblioteca mi hanno disturbata e, come al solito quando qualcuno mi dà fastidio, sono scomparsa e loro si sono terrorizzate. È divertente guardare le facce spaventate a morte della gente quando mi vede. Credo di fare ancora più paura dei bulli e della Reginetta.
Comunque, dopo quel brevissimo incontro le ho pedinate e ho ascoltato tutto ciò che dicevano. È così che ho scoperto di essere in camera con loro. La cosa non mi dispiace, sembrano simpatiche.
Eccomi arrivata nella serra. Toh, eccole, la stanno visitando. Che buffe sono le facce stupite delle due più piccole! La più grande mi sembra un po’ impensierita perché sta cominciando a piovere.
 

Aisha:
La pioggia inizia a ticchettare sul vetro della serra sempre più forte. Si sente anche la grandine. Che avvenimento strano. Da quando quest’isola è uscita dal mare non aveva mai grandinato.
Comunque non importa, noi ora siamo al chiuso quindi la cosa non ci riguarda, il problema verrà quando dovremo tornare dentro.
«Volete tornare a scuola?» ci chiede una voce spettrale alle nostre spalle. Noi ci giriamo e una figura in bianco e nero ci appare illuminata dai lampi. Due pietre nere ci scrutano attente da una superficie lattea.
Sofia annuisce lievemente e lo spettro preme una mattonella con il piede.
Precipitiamo per circa tre metri e atterriamo su dei morbidi materassi. Subito mi guardo intorno cercando con lo sguardo la figura, ma non ci ha seguite.
Percorriamo un lungo tunnel che ci fa sbucare, attraverso una porta nel muro, in uno dei corridoi della scuola. Siamo all’interno ora, lei qui non appare quasi mai, e neanche lui.
 

Sofia:
Aisha ha deciso che, visto che ci troviamo dentro e che fuori piove, ci farà visitare il plesso scolastico. Ci sono veramente tante aule, ognuna piena di oggetti diversi. Quelle che mi piacciono di più sono quella del Linguaggio dei Segni, piena di poster attaccati al muro, quella di Letteratura, accanto alla biblioteca e quella di filosofia antica, con tutti i busti in marmo di antichi filosofi. Al momento stiamo camminando in un corridoio vicino all’aula di Poesia, da cui siamo appena usciti; giriamo un angolo e…
 

Alex:
Sono in una situazione veramente brutta, di conseguenza tremo come una foglia e non riesco a pensare a un accidente. Faccio qualche altro passo indietro. Le quattro montagne di muscoli di fronte a me sghignazzano divertite, battendosi i pugni destri nelle mani sinistre, tutti a tempo, creando uno strano ritmo. «Allora, frocetto? Lo sai che sembri proprio una femminuccia? Ma guardati, se non sapessi che sei un maschio credo proprio che ti scoperei!» Gli altri approvano ridendo ancora più forte. «Hai paura, eh? Tremi come una foglia. Mi fai schifo!» Il capo sputa ai miei piedi. Io sento il muro dietro la schiena. Si fanno sempre più vicini. Ho una paura tremenda.
«Hey, ragazzi! Per piacere, mi sapreste indicare dov’è la mensa? Sapete, sono di prima, mi sono persa e non ho ancora mangiato!»
Gli scimmioni si voltano stolidamente tutti insieme verso la ragazza che mi ha salvato, poi io sento una mano che mi stringe il polso e mi trovo improvvisamente dall’altra parte del muro, credo in uno dei famigerati passaggi segreti della scuola.
Guardo le mie salvatrici una alla volta, sono tre ragazze. Due sembrano più piccole dell’altra. Una di loro è quella che ha distratto i bulli che mi stavano assalendo. Mormoro un flebilissimo “grazie”. Sto ancora tremando.
Una delle due più piccole mi sorride e chiede: «Come ti chiami?» La più grande risponde per me dicendo: «Luc, dico bene? Fai il secondo anno». Io la guardo e la contraddico: «No, mi chiamo Alex. Faccio il primo anno e non conosco nessun Luc». Anche la mia voce trema. Quella che credeva mi chiamassi Luc si corruccia: «Strano, eppure sei identico spiccicato. E anche lui è perseguitato dai bulli». La mia salvatrice esclama: «Beh, non è lui. Comunque piacere, Alex, io sono Iris, lei – indicando l’altra più piccola, che mi fa ciao con la mano – è Sofia e lei – indicando la più grande, che sorride – è Aisha. Io e Sofia siamo di prima come te, invece Aisha è di terza e ci stava facendo visitare la scuola. A proposito, dov’è il tuo accompagnatore?» Io rispondo: «Mi ha portato nell’ingresso e lì mi ha mollato. I bagagli me li ha portati in camera un ragazzo che sembrava un fantasma, ha detto che sapeva dov’era la mia stanza. Volevo chiedergli di farmi vedere la strada, ma lui è sparito…»
Alla fine decidono di accompagnarmi in segreteria per sapere qual è camera mia. Una volta arrivati lo chiede Aisha. La segretaria mi guarda con aria decisamente triste e dispiaciuta: «La 107». Io non capisco cosa ci sia di drammatico, ma so che qualcosa non va dalla faccia con cui mi guarda Aisha. Quest’ultima mormora, molto lentamente: «È la camera dei bulli». Mi sento morire.









*************************************************************************************
Okey, eccoci con il secondo capitolo! 
Speriamo da adesso in poi di riuscire a pubblicare una volta ogni settimana... o ogni due... 
Cooomunque, speriamo vivamente che vi piaccia! 
Come sempre qualsiasi critica o apprezzamento saranno ben graditi! 
A presto! 
LeInvisibiliGemelle

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: LeInvisibiliGemelle