Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: LeInvisibiliGemelle    06/10/2016    0 recensioni
Otto personaggi si muovono in un'università fuori dal normale.
Fra intrighi amorosi, sparizioni misteriose, demoni e fantasmi, come si concluderà questo anno scolastico?
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

USSA, la scuola dei misteri








Alex:
Sono spacciato. Non potrò sopravvivere in camera con quei bulli. Sarò pestato a sangue quotidianamente e il mio nuovo mestiere sarà quello di fare il punching ball. Stare in camera con quei quattro energumeni sarà semplicemente un incubo.
Mi figuro la mia giornata: la mattina mi sveglierei e per colazione mi prenderei un paio di calci di riscaldamento da ciascuno; a metà fra le lezioni ci dovrebbe essere qualche spuntino di pugni; a pranzo avrei un pasto completo di ganci e assortimenti vari di calci e pugni, che si ripeterebbe a cena. Senza parlare della quotidiana razione di insulti e parolacce varie che mi rivolgerebbero ogni volta che mi vedono.
Non posso restare, sarebbe orribile.
Sto tremando ancora più di prima e il mio volto dev’essere pieno di terrore, lo capisco dalle facce con cui mi guardano le altre mentre girovaghiamo per i corridoi. Sono contento di averle conosciute, altrimenti adesso sarei da solo in preda al panico più totale. Invece è confortante il sottofondo di loro che cercano di trovare un sistema perché io non vada all’ospedale la sera del primo giorno di scuola.
Guardo l’orologio. Fra non molto dovremo andare a cena e poi a letto.
Mi fermo con la faccia nascosta fra le mani. Ho voglia di vomitare. Piango in silenzio.
Una mano mi accarezza dolcemente i capelli. I miei occhi verdi, lucidi per il pianto, incontrano quelli marroni di Sofia. Lei mi dice, con voce rassicurante: «Su, Alex, non fare così. Forse abbiamo trovato una soluzione». Stacco le mani dal viso e la guardo pieno di speranza: possibile che esista un sistema per tirarmi fuori da questa situazione?
«Potremmo chiedere alle fondatrici di scambiarti di stanza con la Reginetta. Così lei andrebbe dai bulli (sono amici, sai?) e tu verresti in camera con noi. Solo che non sappiamo se accetteranno di far dormire un maschio nel dormitorio femminile e viceversa. Però possiamo provare».
L’impeto è troppo forte, salto avanti e l’abbraccio. Lei sembra sorpresa e barcolla leggermente all’indietro, ma poi ricambia. Ci separiamo. Io taccio, ma sento il calore salire al viso e alle orecchie. Lei sembra piuttosto imbarazzata.
Ecco, io sbaglio sempre le misure. Il fatto è che non ho mai avuto dei veri amici, quindi non so bene come comportarmi. Adesso lei penserà che mi piace, ma non è affatto vero. Non mi sono mai innamorato finora. So che questo non è un buon motivo, ma sento che non è questa la volta buona.
«E-ehm». Sobbalzo a causa del suono improvviso. È stata Iris a tossire. Mi ero dimenticato che c’erano anche lei e Aisha. Un leggero ghigno le aleggia sul viso. «Mi dispiace interrompere questo momento idilliaco, ma allora andiamo o no?» Io annuisco così forte da farmi male al collo, poi parto spedito, come una molla compressa a lungo che scatta appena la lasci andare. Iris e Aisha ridacchiano, mentre Sofia è rossa e taciturna. Mi dispiace per lei, non avrei mai voluto questo.
Rallento: io non so la strada per la presidenza. Aisha mi supera facendomi strada attraverso vari corridoi.
Alla fine arriviamo di fronte a un’alta porta di legno con due batacchi di ottone. Aisha ne usa uno per bussare. Io tremo più forte, sia perché siamo davanti alla presidenza, sia per il pensiero dell’eventualità in cui le fondatrici dovessero rifiutare. Udiamo una voce gentile che dice “avanti”, così entriamo in un’ampia stanza dal soffitto alto gradevolmente arredata in stile vintage. Le due fondatrici sono sedute su due delle molte sedie di acciaio con imbottitura rossa presenti attorno ad un tavolo di metallo col piano dello stesso colore della fodera delle sedie. Evidentemente erano intente a chiacchierare tranquillamente, visto che è noto che sono ottime amiche. Ci invitano a prendere posto.
Sofia, che ha recuperato l’uso della parola ma non ha perso il rossore sulle guance, espone il mio problema mentre gli sguardi indagatori delle presidi scorrono sul mio tremante corpo rannicchiato sulla sedia. Sofia ha finito. Aspettiamo una risposta. Le due si gettano uno sguardo d’intesa, come se si aspettassero la nostra richiesta. Che strano.
Quella sempre vestita di nero dice, con aria sbrigativa: «Se gli altri sono d’accordo per noi va bene, ma non fatevi troppa pubblicità».
Sia io che le altre siamo raggianti. Buffo, ma io tremo ancora più di prima e non riesco ad esprimere la mia gratitudine come si conviene. Per fortuna ci sono le altre che lo fanno per me. Dopo aver augurato la buonanotte ci avviamo un po’ più spensierati a cena.
 

Aisha:
La mensa ci accoglie profumata e chiassosa come sempre.
Le varie categorie di persone si spartiscono i tavoli scarseggianti più vicini al bancone.
Con Alex non eravamo mai venute qui.
Ci avviciniamo con calma e serenità al nostro tavolo, dopo aver preso insalata, bistecche di pollo e succo di pomodoro. Io e Sofia ci gettiamo con voracità sul cibo come a pranzo mentre il nostro nuovo amico mangia con l’eleganza degna di un nobile dell’ottocento Iris mangiucchia un po’ di insalata e mezza bistecca lasciando lì tutto quel buonissimo succo che a me, non so perché, ricorda tanto il sangue. Se continua così diventerà anoressica…
Era da un bel po’ di tempo che non mangiavo e chiacchieravo con qualcuno, la mia migliore amica che doveva venire con me a questa scuola non è passata agli esami di selezione e, quando ha saputo che io ero passata, ci siamo perse di vista, lei era gelosa e io non ero disposta a perdere un’occasione del genere per i suoi capricci. Sono due anni che non mi parla né contatta più in alcun modo nonostante i miei innumerevoli tentativi di scuse dove le dicevo che la sua amicizia per me era la cosa più importante.
Sospiro. Quanto è brutto ricordare.
Guardo i miei nuovi amici, sono così diversi da lei. In questo momento Iris sta sgridando Sofia (e probabilmente anche me, ma non l’ho ascoltata…) per la sua mancanza di raffinatezza mentre Alex se la ride di gusto guardandole come si guardano i clown al circo.
«Oh guarda, il tavolo dei perdenti ha fatto un nuovo acquisto… ciao finocchio» saluta “amichevolmente” l’ormai famosa Reginetta della scuola.
Abbasso immediatamente lo sguardo cercando di scendere sotto il livello del tavolo per non essere vista, impresa alquanto ardua nonostante la mia bassezza.
«A chi hai dato del finocchio troia?!» chiede ironicamente Alex calcando in particolar modo l’ultima parola seguito a ruota dalla rumorosa risata derisoria della ragazzina dagli occhi strani. La reginetta passa da fare un’espressione modi “non ho capito”, ad una incredibilmente sorpresa per passare in fine all’essere scioccata e in collera.
Dopo qualche momento di furia muta grida un acutissimo “tu!” seguito da: «Come osi offendermi?! Come osi…» Si calma, o almeno finge di farlo e poi continua: «Non importa, non posso fare di queste brutte figure, la mia vena poetica rischia di uscirne alterata». Si gira facendo cenno alle sue ancelle di seguirla.
Iris scoppia in un’ancor più fragorosa risata a metà fra il derisorio e il seriamente divertito ed esclama: «Ed ecco signori e signore la tecnica segreta della Regina: la fuga a gambe levate da un nemico più forte di lei» e giù di nuovo a ridere. Seguono momenti di silenzio in cui l’unica cosa che si sente sono le sue risa e il digrignare di denti della Regina caduta, poi, uno dopo l’altro, tutti gli studenti della sala iniziano a ridere. La Reginetta stringe i pugni e scappa mormorando un “mi vendicherò” a denti stretti.
Sono allibita, mai in tre anni qualcuno aveva osato sfidarla così apertamente, e mai nessuno l’aveva avuta vinta a parole con lei.
I miei due nuovi amici si siedono soddisfatti al tavolo, la ragazza asciugandosi anche qualche lacrima venutale per il troppo ridere. Finalmente anch’io mi rilasso e sorrido, un sorriso sincero che non appariva sul mio volto da due anni.
 

Iris:
La Reginetta, saputo che sarebbe stata in camera con me, ha accettato di buon grado lo scambio (non prima di essere stata abbondantemente minacciata e informata che i suoi vestiti non avrebbero retto per più di un giorno in camera con le mie forbici), e lo stesso hanno fatto i bulli pur di avere il loro “dio in terra” in camera. E così, fra firme di fogli per il cambio di camera, chiacchiere e trasporto bagagli è arrivata la nostra prima notte nella più ambita università del mondo.
Mi sdraio sul mio nuovo letto sprofondando in un morbido materasso e chiudendo gli occhi.
Dio, solo a pensare a tutte le fatiche che abbiamo fatto io e Sofia per arrivare qui insieme: le giornate di studio in preparazione all’esame di selezione, il terrore prima dei colloqui e le attese per le risposte… e infine eccoci qui, in questa scuola avvolta da un alone di mistero insieme a delle persone fantastiche e non, e, appena arrivate, come al solito, abbiamo fatto un gran casino!
Mi sono appena accorta che sia io che Alex siamo dei codardi, non facciamo niente se non siamo certi di avere la possibilità di vincere, lui contro i bulli non ha reagito e neanche io contro la reginetta la prima volta… Sofia e Aisha non sono certo meglio, però almeno sono costanti. Immagino che sia nella natura degli esseri umani questo modo di comportarsi.
Sbadiglio. È stata davvero una giornata lunga e piena di avvenimenti, speriamo domani di stare un po’ più tranquille.
Qualcuno urla. Corsa frenetica. Tutti lo guardano. È Alex, ne sono più che certa. Guardo la sua valigia, ma è vuota? Perché? Ora siamo in una grande sala piena di vestiti a guardar Alex vestito da donna e Aisha in frac che ballano. Mi stropiccio gli occhi, ma sono sveglia o sogno?
«Iris…» una voce leggera mi chiama da lontano.
«Iris…» ancora? Ma perché non mi lascia stare? Ho sonno! Voglio dormire!
«Iris svegliati!» scatto a sedere all’istante e mi giro spaesata. Dove sono? Ci metto un bel pezzo a capire che non sono stati gli alieni a modificare camera mia e che quella è la stanza dell’università. Sì, sono parecchio stupida appena sveglia.
Il problema per cui mi hanno svegliato così presto è che prima delle lezioni dobbiamo andare a prendere dei vestiti ad Alex che è senza, il problema però è: dove? Ma soprattutto, perché cazzo mi hanno svegliata se il problema è suo e non mio?!
«Potremmo prenderli nel ripostiglio del vestiario del club di teatro» propone con voce ancora impastata dal sonno Aisha. Noi annuiamo, anche se credo che nessuno di noi abbia capito cosa ha detto per quanto sonno abbiamo. Cavolo sono le sette di mattina! Chi vuoi che si svegli a quest’ora?
Usciamo in corridoio e subito gli schiamazzi dei ragazzi al piano di sopra ci raggiungono come un lungo e flebile ronzio, o forse è davvero un ronzio e io sto diventando pazza, chi lo sa…
Scendiamo le scale e, attraverso un lungo corridoio nel muro, arriviamo nel fantomatico magazzino del club di teatro.
Quando entriamo sento il fiato che mi si mozza in gola e il cuore che rallenta i suoi battiti. Ammassati meglio possibile in una stanza delle dimensioni di metà della mensa ci sono centinaia di vestiti di tutti i tipi e tutti i generi, da abiti del settecento a felpe dell’hard rock. La più grande di noi si avvia verso una porticina a destra facendoci segno di seguirla. Sulla piccola porta in legno verde che lei ci sta tenendo aperta c’è una targhetta dorata con scritto: “camerini, palco e ripostiglio del club di teatro”… strabuzzo gli occhi, e questo cos’era? Il magazzino dei vestiti non più in uso?
La stanza che ci si presenta davanti questa volta è il triplo della scorsa, davanti a noi c’è una distesa di sedie e un palco illuminato al centro. Dietro al palco vi sono i camerini, uno a destra e uno a sinistra, e il ripostiglio con i vestiti tutti belli in ordine disposti su file di attaccapanni. Non ho parole… è… è… bellissimo! Non ho mai visto niente di simile.
Mi guardo intorno meravigliata mentre gli altri iniziano a cercare dei vestiti per Alex.
Passiamo due buone ore a provargli vestiti e a indossarne noi, alla fine Aisha ha rimediato delle calze a righe colorate, una rossa e l’altra arancione e un semplice vestito rosso che le arriva alle caviglie; io invece ho trovato solo un vestito nero che dietro ha un’apertura lungo la schiena che termina con un gigantesco fiocco, Sofia si è presa qualche maglietta molto colorata e dei pantaloni arancioni a zampa di elefante. Ma ora arriviamo ad Alex, il vero motivo per cui siamo qui, a lui abbiamo provato un egual numero di vestiti da maschio e femmina: entrambi i tipi gli stanno alla meraviglia! Poi però (dopo che Aisha, così per fare, si era messa in frac) abbiamo trovato quell’abito…
Io e Sofia siamo andate sul palco, mentre gli altri due finivano di cambiarsi e abbiamo acceso un grammofono con la tromba in ottone da cui proviene un bellissimo valzer.
Appena esce Aisha in frak scoppiamo a ridere ma ammutoliamo subito appena fa la sua apparizione Alex.
Mai in vita mia avevo visto cosa più bella… e dire che sono lesbica.
Il piccoletto si copre il viso, sicuramente rosso per la vergogna, con le mani candide da bambino, molto femminili, il suo corpo è incredibilmente infantile, è facile confonderlo per una ragazza, ha i capelli biondi non molto lunghi e i suoi occhi verdi stanno bene con il lungo vestito in stile vittoriano. È semplicemente stupendo! L’abito azzurro chiaro che indossa è composto da una parte abbastanza larga sopra che va a stringersi in vita per poi allargarsi nuovamente a campana scendendo, ha le spalline a sbuffo e su tutta la sua superficie sono stati ricamati dei piccoli fiori blu scuri. È una visione incredibile!
Aisha e Alex iniziano a ballare al ritmo del valzer mentre io e Sofia ci scompisciamo. Tutto a un tratto sentiamo sbattere la porta: che strano, non c’era nessuno!
 

Tom:
Cammino speditamente per i corridoi, senza curarmi della folla mattiniera che si divide in due ali al mio passaggio, intimorita. È comodo essere il bullo della scuola. Sì, certo, è comodo, ma non senti neanche un briciolo di rimorso? Zitta, coscienza. Parli davvero troppo ultimamente.
Ah, finalmente un corridoio vuoto. Non mi va che tutta la scuola sappia che vado spesso a racimolare vestiti al vecchio Teatro. Rovinerebbe la mia immagine. Ah, l’immagine! Tu pensi troppo all’immagine! Fa’ ciò che ti viene e fregatene di questa benedetta immagine! Coscienza! Basta! Io faccio quello che mi pare e piace! Non mi sembra. Ah, no? No. E cos’è che non farei per mia volontà? Tutto ciò che rovina la tua IMMAGINE. Taci.
Eccomi arrivato al Teatro. Strano, la porta è socchiusa… inoltre sento una leggera musica provenire dall’interno… c’è qualcuno.
Apro di un briciolo la porta. Attraverso la fessura vedo che ci sono delle ragazze che si provano dei vestiti. Ridono molto, pare si divertano parecchio. Ma possibile siano tutte femmine? Ah, no, c’è anche un maschio, è appena uscito da uno dei camerini. Che buffo che è!
È vestito in modo elegante, con un frac, il farfallino nero, la camicia bianca, i pantaloni con la piega e le scarpe nere di vernice. L’unica cosa che stona un po’ sono i capelli, troppo lunghi per un gentiluomo e tinti di rosso da una parte. Probabilmente stanno solo facendo una pagliacciata, le altre stanno ridendo a crepapelle.
La musica che sentivo prima proviene da un antico grammofono con la tromba d’ottone. Credo sia suonata da un’orchestra d’archi.
Nel momento culminante della sinfonia, una ragazza splendida esce da un altro camerino. Credo di non aver mai visto qualcosa di più bello. Inoltre il vestito che indossa le dona molto, anche se è evidente che lei è imbarazzata e impacciata, soprattutto a causa dei tacchi alti.
Ti piace, eh? E con ciò? Penso solo che è carina. Diciamo piuttosto bella. Non mi piace! Suvvia, Tom, non negarlo a te stesso! Io non nego niente a nessuno! Allora ammetti che ti piace. Mai! Aaaaaaaah, Tommy si è innamorato! Smettila! A quando le nozze? Ti avverto! Oh, che paura! Sai, caro il mio giovanotto, io sono nella tua testa, non mi puoi fare niente!
Stupida coscienza, perché si deve intromettere in tutto?
Torno a guardare nella fessura, mi ero spostato per la battaglia interiore. Orrore! Il ragazzo in frac e la ragazza stanno ballando il valzer che viene dal grammofono!
Sei geloso, dì la verità! Oh, sta’ zitta una buona volta! La ragazza non mi piace e non sono geloso! Ah, d’accordo, negalo pure a te stesso, ma io resto della mia opinione.
Ma perché deve andare sempre tutto storto?




*************************************************************************
Angolo autrici: 
Va beeeene, per ora stiamo riuscendo a mantenere il ritmo di publicazione di una volta a settimana! 
Speriamo di continuare così! 
Che ve ne pare fino ad ora? 
Speriamo vi piaccia! 
Alla prossima!

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: LeInvisibiliGemelle