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Autore: Jashin99    27/09/2016    2 recensioni
Anno X794
Sono passati quasi tredici mesi da quel giorno
Il giorno in cui tutto finì
No, sarebbe meglio dire: il giorno in cui tutto iniziò a finire
***
/-Tutto è orribile, Cana.-.
-E ancora non riesco a credere che sia successo tutto così in fretta, o che il responsabile sia...-.
-Non è Natsu.- Lo fermò Cana.
-Non è Natsu.- Ripeté.
-Non è il mio amico.-.
-Capisco quello che provi, ma...-.
-No, tu non capisci.-.
-Non puoi capire quello che ho provato quel giorno. Non puoi...-.
La missione, Zeref, Natsu, Lucy...
-Ehi!-.
Cana rabbrividì.
-Scusami, io... mi sono lasciata trasportare dai ricordi.-./
/
Attenzione: Linguaggio un poco scurrile
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: E.n.d., Kinana, Lisanna, Natsu, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fairy End'
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So let the light guide your way
hold every memory as you go
and every road you take
will always lead you home
It’s been a long day without you my friend
And I’ll tell you all about it when I see you again
We’ve come a long way from where we began
Oh I’ll tell you all about it when I see you again
When I see you again
 
(See You Again-Wiz Khalifa ft. Charlie Puth)


La stanza era scura, illuminata solo in un angolo, e silenziosa.
L'unico rumore, quasi impercettibile, era quello di una penna che scriveva frettolosamente su un foglio, con segni rapidi e decisi.
Lei la teneva tra le dita dei piedi, perché la cintura di forza le teneva bloccate le mani, e scriveva, scriveva, scriveva...
Dietro di lei erano ammucchiati a pile un sacco di fogli, alcuni recanti strani alfabeti runici, altri disegni più o meno abbozzati, altri ancora storie, sia lunghe sia corte, che terminavano tutte con la morte tragica e splatter dei protagonisti.
Proprio una di quelle storie era quella che stava finendo di scrivere in quel momento.
Il macigno cadde sulle loro teste... no; la roccia della montagna tradì la sua solidità e... no; la frana li travolse in un attimo... sì, li travolse... li travolse....
La frana li travolse in un attimo... va bene, mi piace... e poi: i loro corpi furono schiacciati dai massi, le loro ossa frantumate come bastoncini, i loro crani rotti come uova, da cui colò il liquido citoplasmatico del loro cervello....
Citoplasmatico... Mi piace, sì, mi piace. L'uovo è una cellula, la cellula contiene citoplasma, il cranio contiene il cervello, sì, e quando la testa si spacca, il cervello... il cervello....
Gettò via la penna e batté più volte la testa sul foglio.
Spezza i propri legami intermolecolari... si frantuma... si rompe!”.
Rialzò la fronte, che stranamente sentiva calda e umida.
Ecco, si rompe, sì!”.
Alzò il viso verso l'invisibile soffitto e, passato il momento di goduria, sospirò.
Che noia...”.



Il rumore delle lancette l'aveva sempre infastidita.
Era incessante, bombardava le orecchie, sembrava lo scatto di un grilletto di un fucile.
Ecco, quell'ultima cosa l'aveva associata nell'ultimo anno, prima non aveva mai visto nemmeno una pistola.
Però le lancette erano sempre state fastidiose.
In particolar modo, le davano fastidio quando da piccola aveva una scadenza: e per il lavoro alla gilda, e per il disegno da mostrare a Elf-nee-chan, e per l'appuntamento con Natsu...
E adesso aveva le ore contate: doveva decidere, andare con Freed e scoprire perché la principessa l'avesse chiamata o rimanere lì ad aiutare tutti gli altri.
Non era affatto facile.
In passato avrebbe chiesto aiuto a chi era più grande di lei, soprattutto a Mirajane; ma ora era lei l'adulta, e Mira-nee non c'era più.
Era crudele dover scegliere tutto da sola, ma inevitabile.
Lisanna scosse la testa, sapeva di non potere andarsene prima di aver parlato con Flare e Ginger; ma era già passato un giorno, e ancora non aveva avuto il coraggio di uscire dalla sua stanza.
Il suo sguardo cadde sulle sue gambe, fasciate fino alle caviglie.
Non avrebbe avuto particolari problemi a muoversi, anzi, già le sentiva quasi guarite; Wolf Soul eh?
Quello che le mancava era il coraggio di affrontarle.
Non sapeva neanche come stavano, non sapeva neanche se Ginger fosse ancora viva o se Flare fosse fuggita.
Però era suo dovere, sì, era suo dovere, dopo tutto quello che era successo, accertarsi che stessero bene, almeno questo, e poi se ne sarebbe andata.
Proprio allora bussarono alla porta.
Per un attimo Lisanna pensò fossero le due ragazze, ma era impossibile.
-Avanti.- Invitò.
La porta si aprì e un ciuffo di capelli blu entrò nella stanza.
-Buongiorno, Lisa-san!- La salutò Wendy sorridendole come solo una bambina sa fare.
-Come stai oggi?-.
-Un po' meglio, grazie, Wendy.- Rispose malinconicamente l'albina.
Wendy però non smise di sorridere: doveva aver promesso a sé stessa che non sarebbe uscita di lì senza averle rimesso il buon umore, pensò Lisanna.
-Ne sono felice. E anche le tue gambe sembrano guarire in fretta, dovresti già essere in grado di camminare.-.
-Sì, me ne sono accorta ieri...- Borbottò lei tra sé e sé, ma troppo piano perché la Dragon Slayer la sentisse.
-Uh?- Domandò infatti.
-Grazie alla tua magia.- Finse di ripetere Lisanna, cercando di ricambiare il sorriso.
Wendy arrossì per l'imbarazzo.
-Dimmi,- Esordì allora Lisanna per cambiare argomento: -dove sono Happy e Charle?-.
-Charle-san è andata a visitare alcuni pazienti, e Happy-san l'ha accompagnata; è bello vederlo di nuovo felice.-.
Lisanna annuì, ripensando alla sua disperazione nei primi mesi dopo il cambiamento di Natsu.
-Wendy, hai già incontrato Freed?-.
Wendy sussultò e fece di sì con la testa.
-Mi ha raccontato che ti ha offerto di andare con lui. Lisanna-san, tu...-.
Dunque non gli aveva detto dei suoi sospetti; meglio così.
-Non lo so ancora, Wendy.-.
Aggrottò la fronte, e si decise a chiederglielo.
-Ma prima di scegliere vorrei vedere Ginger e Flare, se possibile.-.
Wendy parve un po' sorpresa da quella richiesta, ma ne sembrò entusiasta.
-Certo, mi pare un'ottima idea! Vieni, ti accompagno io...-.
-Ti ringrazio, Wendy-san.- Disse lei stringendole la mano che le porgeva e rialzandosi.
Wendy la aiutò a muovere qualche passo, quindi le chiese: -Da chi vuoi andare per prima?-.
Lisanna non lo sapeva proprio: chi delle due aveva più bisogno di vedere? Poi si ricordò che c'era un'altra persona che veniva prima.
-Vorrei andare a trovare Laki.-.
Wendy abbassò lo sguardo e annuì.
-È ancora nell'obitorio dell'ospedale. Sei sicura di volerla vedere adesso?-.
-Sì.- Rispose fiaccamente lei.
Wendy allora aprì la porta e insieme uscirono dalla stanza.
Lisanna si guardò intorno: da quel poco che poteva vedere, non era molto diverso dall'albergo di qualche settimana prima, se non che c'erano più stanze, e un ascensore, verso il quale si diressero.
Wendy premette il pulsante e aspettarono il suo arrivo.
-Ora dov'è Freed?- Chiese la ragazza.
Wendy parve pensarci su, poi rispose: -Mi pare che adesso sia giù in città a rifornirsi. Certo che è stato davvero eroico da parte sua essere partito solo per aiutarti.-.
Già, era stato davvero... un momento, c'era qualcosa che...
Un DING le avvertì che l'ascensore era arrivato, e Lisanna abbandonò quel pensiero.
-E dimmi, c'è qualcun altro qui?- Domandò entrando.
Wendy scosse la testa.
-Gli altri sono tutti lontani, non so neanche dove siano.- Premette il bottone per il piano interrato.
-So solo che fino a un mese fa Warren-san era in una missione segreta a Veronica, ma non so dove sia ora.-.
Lisanna si fece scura in viso.
-Purtroppo, lui, Vijee e Max sono stati uccisi due settimane fa.-.
Wendy sussultò.
-Sono... no...- Inconsapevolmente le strinse forte la mano.
-Ma come... com'è possibile?-.
Lisanna fissava gli sportelli metallici davanti a sé, ma senza riuscire a vederli, persa nei ricordi.
-Io e loro tre siamo stati mandati lì per chiedere rinforzi, dato che avevamo perso ogni comunicazione con il Principato; eravamo solo noi quattro, perché era una missione speciale.-.
-Lisa-san...- Fece la bambina, spaventata dal suo cambiamento di tono.
-Siamo arrivati senza problemi.- Continuò l'albina.
-Ma abbiamo trovato praticamente solo macerie, i demoni erano già passati; siamo giunti nella capitale, che era l'ultima città ancora in piedi, e il principe ci ha consegnato una missiva con cui ci informava della sua resa.-.
-Lisanna...-.
-Il giorno dopo che siamo ripartiti, abbiamo visto dei fumi salire dalla città, ma ormai era troppo tardi per agire.-.
-Li...sanna...-.
Lisanna la ignorò ancora, ignorò la sua voce sempre più preoccupata, e la sua sempre più fredda.
Si sentiva come se stesse leggendo qualche vecchio rapporto estratto da uno scaffale impolverato, come se la storia non la riguardasse.
-Volevamo tornare indietro per aiutarli, lo volevamo sul serio. Ma non potevamo fare più niente, purtroppo. E così siamo tornati indietro con la coda tra le gambe, e ce l'avevamo quasi fatta.-.
-Ci eravamo accampati a qualche chilometro dal confine per passare la notte; Warren era uscito per cacciare, perché le provviste erano finite da qualche giorno, e avevamo fame, mentre noi tre siamo rimasti alla tenda.-.
-Lisa...san...-.
-Sul sorgere dell'alba lui non era ancora tornato, e stavamo per andare a cercarlo, quando ci ha contattato telepaticamente.-.
Scosse la testa.
-No, in realtà ci ha detto solo una cosa.-.
Serrò la mascella, sentendo improvvisamente il peso del ricordo.
-“Scappate!”, ha urlato. Mezzo secondo dopo gli alberi attorno a noi sono diventati neri, e noi, come un branco di conigli, siamo corsi via.-.
-Lisanna... non c'è bisogno... smettila...-.
-Non lo so per quanto abbiamo corso; quando eravamo quasi arrivati, mi sono voltata e ho visto che anche Max era sparito. E quando sono riuscita a mettermi in salvo, anche Vijee se n'era andato.-.
Lisanna si guardò la mano libera, e fu colta come da uno spasmo; con l'altra, sentì il sudore del palmo di Wendy e il suo battito cardiaco accelerato.
-Con questa mano che stai stringendo in questo momento, io ho tirato Visitor a me, con tutte le mie forze. Ma alla fine l'ho... l'ho mollato.-.
Strinse il pugno.
-Con questa mano che tu stai stringendo, io l'ho lasciato andare, e mi sono salvata da sola.-.
Socchiuse le palpebre, lasciando solo una fessura lucida.
-È giusto che lo sappia: alla fine, io sono debole e codarda.-.
Lisanna si aspettò che Wendy la mollasse inorridita, o che si appoggiasse a lei in pianto, o che iniziasse a urlare.
Invece sentì il suo corpo caldo stringersi sulla sua vita e le sue mani accarezzarle la schiena.
La guardò incredula, e vide che appoggiava una guancia sulla sua pancia e teneva gli occhi chiusi; in viso aveva un'espressione dolce e consolatoria, ma anche empaticamente addolorata.
Sembrava che lei, che aveva circa quattordici anni, la stesse invitando a sfogarsi, che ne aveva ormai venti.
Com'era impazzito il mondo...
DING
Le porte si aprirono e Lisanna si trovò davanti a una piccola stanza quadrata, buia e fredda, con tante celle frigorifere alle pareti.
Un obitorio.
Lisanna deglutì, pensando che forse un giorno ci sarebbe stata lei dentro a quelle specie di cassetti metallici, nuda, fredda, morta.
La voce di Wendy la strappò dai suoi pensieri.
-Lisanna-san, sei sicura di volerlo fare?-.
La ragazzina si era staccata da lei e la guardava ora con apprensione che (era impossibile, lo sapeva) aveva una punta di materno.
-No, ma devo.- Rispose lei.
Wendy la accompagnò davanti a un cassetto, prese una maniglia e lo aprì.
Anche se era un cliché, Lisanna pensò che Laki sembrava star dormendo: teneva gli occhi chiusi e il volto, puntato in alto, era rilassato, forse non sereno, ma tranquillo, come quello di chi appunto sta sognando non un bellissimo sogno, ma nemmeno un incubo.
La ragazza era stata denudata, e Lisanna poteva facilmente vedere il foro, anzi, il cratere al centro dello stomaco che la trapassava da parte a parte; eppure il cadavere dava un senso di compostezza ed eleganza, quasi a fregiarsi della ferita come una medaglia, un premio, un piacere.
Laki, che da quando la conosceva non aveva avuto paura nemmeno una volta, anche allora sembrava conservare la sua ambigua spavalderia: le braccia, ad esempio, erano stese lungo i fianchi, ma rigide, non rilassate, tanto che Lisanna si aspettava di vederle muoversi da un momento all'altro.
Su quelle braccia indugiò molto, fino a soffermarsi sulle sue mani, aperte ma con le dita piegate, di modo che toccasse il gelido metallo con i polpastrelli.
Una grande disperazione la fulminò quando capì che stava solo cercando di illudersi, e Lisanna si inginocchiò davanti all'amica, prendendole la mano sinistra tra le sue e piegando il capo in avanti, in modo da sfiorarle i capelli con la testa.
-Laki!- Singhiozzò: -Mi dispiace! Mi dispiace! È colpa mia! Non sono stata abbastanza forte da salvarti! Non sai cosa darei per essere al tuo posto! Mi dispiace! Mi dispiace!-.
E mentre lei si abbandonava alle lacrime, Laki non perdeva minimamente il suo equilibrio, ormai inevitabilmente imperturbabile.
Una sottile ironia velava quel momento, la ragazza morta sembrava essere più forte di quella viva, e forse Lisanna l'avrebbe colta se solo avesse avuto la forza di rialzare lo sguardo.
Persino in questo Laki la superava.
Dopo qualche minuto, Lisanna si rialzò e si asciugò le lacrime con il braccio; Wendy, che fino a quel momento si era messa in disparte, richiuse il cassetto, riconsegnando il povero corpo all'oscurità della morte.
“Addio, Laki.” Pensò.
“So che ci rivedremo un giorno, amica mia.”.
-Lisanna-san, stai bene?- Domandò Wendy.
Lisanna scosse la testa, tirando su con il naso; poi si massaggiò gli occhi con due dita e cercò di riprendere la calma.
-Mi dispiace averti fatta preoccupare-.
-No, non serve che ti scusi, Lisa-san.- E le porse di nuovo la mano.
Lisanna la guardò perplessa: davvero era pronta a tenerla ancora per mano dopo quello che le aveva raccontato?
Il candido sorriso della ragazzina fu una risposta più che sufficiente, e Lisanna intrecciò le dita alle sue.
-Andiamo.-.



-
FATEMI USCIRE DA QUI-DECHI!!!!!!!!-.
Lisanna e Wendy si bloccarono; da dietro la porta provenivano urla disumane.
-Ginger-san deve essersi liberata dal bavaglio...- Borbottò Wendy.
-Bavaglio?- Domandò l'altra.
Wendy sobbalzò e arrossì per la vergogna.
-Io...- Balbettò con voce acuta: -ho pensato che... scusa...-.
-
VI BRUCIO TUTTI!!! VI GELO TUTTI!!! LIBERATEMI!!!-.
-Forse sarà meglio entrare...-.
Lisanna aprì la porta e una forte luce l'abbagliò, tanto da costringerla a proteggersi gli occhi.
Era stata avvertita che tenevano la stanza illuminata a giorno per controllare ogni suo movimento e per impedirle di concentrarsi e fuggire, ma così era troppo!
-Wendy-san, si potrebbero abbassare le luci?-.
Wendy, che si copriva anche lei il volto con le mani, annuì.
La luce si attenuò un poco, permettendo a Lisanna di tornare a vedere senza problemi.
Intanto Ginger aveva smesso di gridare e stava cercando di capire chi stesse entrando e chi avesse abbassato le luci; cosa non facile, perché era legata alle ringhiere del letto per i polsi e per le caviglie, e anche il suo corpo era tenuto fermo da una corda attorno alla sua pancia.
Era vestita così come l'aveva lasciata, evidentemente nessuno osava avvicinarsi per cambiarla...
-
Uh? Ma tu sei...-.
Ginger iniziò a sghignazzare.
-
Guarda guarda chi si rivede, la puttanella dentro l'iceberg! Sai quanto tempo sono stata bloccata qui per colpa tua, bastarda-dechi???-.
Lisanna trasalì, incerta su come rispondere; decise però di non farsi sottomettere da lei, perché altrimenti non ne avrebbe cavato fuori niente, se non insulti.
E anzi, si sentiva carica di una qualche stamina che sfiorava nell'orgoglio, come se si credesse superiore all'essere che le stava davanti.
-Ti ringrazio per avermi salvata, ma anch'io l'ho fatto, quindi ora siamo pari.- Affermò sicura.
Wendy parve sbalordita dal suo atteggiamento, ma Lisanna non si fermò.
-Quindi non rivolgerti a me con quel tono! Ricordati che sei totalmente indifesa in questo momento!-.
Ginger ghignò eccitata e divertita, come uno squalo quando sente l'odore del sangue.
-
Cos'è, tiri fuori gli artigli, gattina??? Ma se speri di farmi paura, sappi che non ci riuscirai! Tu sei solo un misero umano, mentre io sono un demone!-.
-Un demone che si è fatto catturare e immobilizzare non una, ma ben due volte, da delle misere umane.- Ribatté Lisanna.
Ginger si stizzì.
-
Già, a questo proposito, quand'è che potrò vedere l'altra bastarda, eh??? Ho un conto aperto con lei-dechi!!!-.
Lisanna si incupì.
-Laki è morta.-.
Ginger sussultò, evidentemente stupita; ma a Lisanna sembrò che una vena di tristezza avesse attraversato i suoi occhi, o forse era solo la sua immaginazione, perché poi disse: -
Si è fatta uccidere, eh? Solo i deboli si fanno ammazzare, ciò dimostra quanto fosse patetica!-.
Un lampo di rabbia attraversò la ragazza.
-Non osare dire una sola parola su di lei, puttana!- Prorompette infuriata.
Sia Wendy che Ginger non si aspettavano una simile reazione, e a dirla tutta nemmeno Lisanna.
-
Perché, che cosa mi farai, eh???- Replicò la Cambiata arrogante.
-
Non hai il fegato nemmeno per...-.
Non finì la frase che Lisanna si era spostata rapidamente di fianco al suo letto e l'aveva colpita allo stomaco con un pugno.
-
Urgh!- Gemette Ginger.
-Lisa-san!- Esclamò Wendy.
Lisanna digrignò i denti, mentre nel movimento i capelli le erano scesi sulla fronte e ora le coprivano gli occhi.
-Per favore, Wendy, potresti lasciarci sole?- Chiese con una tesa cortesia.
-V...va bene...- Wendy indietreggiò fino alla porta e uscì dalla stanza, chiudendola con fretta e furia.
Come l'ebbe fatto, Lisanna alzò un altro pugno.
-
Ehi, che vuoi...-.
Glielo sferrò dritto sulla guancia, e lei piegò la testa dall'altra parte per il contraccolpo.
-
Maledetta-dechi!- Gridò: -Aspetta solo che mi liberi e...-.
Un terzo pugno, stavolta sull'altra guancia.
-
Urr!-.
Lisanna si mise a cavalcioni sopra di lei, alzò ancora la mano e cominciò a colpirla ripetutamente, meccanicamente.
-Rimangiati quello che hai detto su di lei!- Le intimò.
-Rimangiatelo subito!!!-.
Ginger sputò un grumo di saliva in segno di menefreghismo.
-
Mai! Era debole e patetica, nemmeno sapeva torturare come si deve!!! Una come lei meritava di morire!!!-.
Un pugno più forte degli altri le fece affondare la testa sul cuscino.
-Non è vero!- Urlò Lisanna, continuando ininterrottamente a colpirla.
-Non è vero, e tu lo sai! Perché tu non sei una persona cattiva!-.
Ginger trasalì.
-
Che stai dicendo, stupida umana???-.
L'ennesimo colpo la zittì.
Lisanna inghiottì un boccone amaro, quindi continuò.
-Io lo so che dentro sei ancora buona! Io lo so che Ginger di Twilight Ogre è ancora viva!!!-.
-
Chiudi la bocca-dechi!!!-.
-TU MI HAI SALVATO LA VITA!!!-.
Ginger ammutolì di nuovo.
-NON IMPORTA QUELLO CHE DICI!!! NON IMPORTA PERCHÉ L'HAI FATTO!!! TU MI HAI SALVATA!!!-.
Lisanna si fermò per ansimare e riprendere fiato, poi aggiunse: -Avresti potuto abbandonarmi, anzi, avresti potuto uccidermi! Invece mi hai salvata, due volte!!!-.
Ginger strinse i denti, la sua arroganza era stata intaccata.
-
Io quel tipo col cappuccio volevo ammazzarlo, e il ghiaccio attorno a te mi serviva!!! E poi quell'energumeno avrebbe potuto ferire anche me, se non l'avessi...-.
-TI HO DETTO CHE NON M'IMPORTA!!!-.
La colpì sul naso, facendola gemere più di prima.
-Anche se hai pensato a te stessa, le tue azioni non cambiano! Prima pensavo che per te fosse troppo tardi, ma ora sono convinta che dentro di te c'è ancora del buono!!! E ti colpirò fino a farti rinsavire, lo giuro, dovessi metterci un anno intero!!!-.
Per la prima volta, Ginger parve rendersi conto che Lisanna faceva sul serio, e ne fu spaventata.
-
Dannata!!! Ti credi tanto forte perché sono in catene, ma non appena mi libererò...-.
-Allora liberati!!! So che puoi farlo!!!-.
Ginger impallidì e sgranò gli occhi.
-Anche se hai gambe e braccia legate, puoi usare la tua coda, no???-.
La Cambiata boccheggiò più volte.
-
Come diavolo...-.
Lisanna non le rispose e prese a colpirla ancor più forte, tanto da iniziare a spellarsi le mani.
-Liberati allora!!! Bruciami, congelami, dammi il tuo peggio!!! Quando ti sarai liberata dalla tua ira, allora riprenderò a colpirti, e a colpirti, e a colpirti ancora, fino a farti tornare umana!!!-.
La ragazza proseguì quel massacro a senso unico per chissà quanto tempo; infine, quando le sue nocche sbucciate stavano per raggiungere ancora una volta la Cambiata, questa gridò: -
Basta, ti prego!!! Basta!!!-.
Ti prego.
Lisanna si fermò, e le sembrò di svegliarsi da un sogno lucido; sotto di lei, Ginger teneva gli occhi chiusi, i denti stretti e il suo petto si alzava e abbassava velocemente, come se stesse andando in iperventilazione.
-Basta...- La supplicò.
Il suo tono era cambiato, era più fievole, la sua voce stessa era più dolce, più umana.
-Basta... non ce la faccio più... smettila...-.
Lisanna aprì la mano e le carezzò la guancia, come aveva fatto la volta prima, e come allora Ginger sussultò.
-Già, basta così.- Le sussurrò, continuando ad accarezzarla e guardandola con affetto, come ad un bambino.
-Abbiamo già sofferto abbastanza, non credi anche tu? Smettiamola di combatterci; ormai, dopo tutto quello che abbiamo passato, non posso che considerarti una mia compagna... un'amica-.
Ginger trattenne il fiato, chissà da quanto tempo non si sentiva chiamare così.
-Non so cosa ci aspetta... temo altra sofferenza, altro dolore... ma vorrei sostenerli insieme a te, che ne dici? Ginger, mago dei Twilight Ogre, ragazza umana, te lo sto chiedendo, vuoi accettarmi come tua amica?-.
Ginger la guardò allibita ma anche con un timore reverenziale, come se davanti a lei avesse una visione e non una persona; poi serrò occhi e bocca e si irrigidì tutta, urlando: -
Non ti aspettare che questo cambi le cose-dechi! Io sono il demone del ghiaccio e del fuoco, e un demone non piange! Quindi non ti aspettare di vedermi piangere, capito??? Solo i deboli piangono, e io non sono debole!!! E tu rimani un'umana inferiore, non scordartelo!!!-.
Lisanna sorrise, soddisfatta dalla sua reazione che, seppur aggressiva, malcelava un lieto consenso alla sua proposta; quindi, come aveva fatto l'altra volta, le slegò mani e piedi e anche il corpo, lasciandola distesa sul letto, ancora sulla difensiva.
Scese dal lettino e si voltò, notando improvvisamente Wendy sull'uscio della porta che la fissava ad occhi sgranati e con le mani sopra il cuore.
Certo, doveva essere entrata con tutto quel rumore, doveva aver assistito alla scena.
-Lisa-san...-.
-Wendy-chan... io non volevo che tu...-.
Wendy scosse la testa.
-No, penso tu abbia fatto bene, guarda tu stessa.-.
Lisanna si girò e vide infatti che ora Ginger si era raggomitolata da una parte e soffocava pianti e singhiozzi, con una lunga coda nera che ondeggiava sopra il lenzuolo.
Coda che Lisanna aveva percepito mentre portava Ginger in braccio ormai due settimane prima, evidentemente la ragazza poteva ritrarla a piacimento.
Non l'aveva usata per liberarsi perché, in fondo, non voleva farlo: dopo tutto quello che le era successo, il Cambiamento, la cattura, l'attacco, e ora questo, quella povera ragazza doveva essere terrorizzata, se non di più; ma adesso ci sarebbe stata lei, non doveva più avere paura.
Mentre pensava a queste cose, Wendy le si avvicinò e la prese per mano.
Ancora una volta, Lisanna si sorprese a quanto potesse essere gentile quella bambina, e quanto volesse ancora aiutarla ad andare avanti.
Ma ora doveva andare dall'ultima persona che rimaneva, quella con cui aveva più paura di parlare.
Wendy percepì la sua agitazione e cercò di confortarla delicatamente, ma Lisanna rimase tesa fino a quando non raggiunse la camera di Flare.
Davanti alla sua porta esitò ancora, e Wendy le strinse la mano.
-Coraggio, Lisa-san, sono qui con te.-.
Lisanna annuì.
-Ti ringrazio, Wendy.-.
Allungò la mano verso la maniglia, che in quel momento le sembrava essere distante come la Terra dalla Luna.
Ma alla fine riuscì ad afferrarla; stringendo il palmo sudato, la girò e spinse appena la porta.
Una fessura si aprì sulla stanza dell'ospedale; dentro poteva scorgere la ragazza che, seduta sul letto disfatto, vestita del suo solito abito rosso, le dava le spalle, e non si era accorta del suo arrivo.
Sembrava comunque stare bene; allora se ne poteva anche andare, no?
Invece spinse ancora un po' e mise un piede nella stanza.
Flare alzò il capo e si voltò.
Quel semplice gesto era di un secondo, ma agli occhi di Lisanna appariva lento, come se dovesse durare un'eternità.
Quale sarebbe stata la sua reazione? Cosa le avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto?
Quando si fu girata del tutto, Lisanna vide che la guardava con aria sorpresa.
Non arrabbiata, contenta o triste.
Solo sorpresa.
-Bianca?-.
Lisanna trasalì. Non sapeva il perché, ma l'essere chiamata così la angosciò non poco.
-Flare-san...- Biascicò.
-Io sono... sono solo venuta a vedere come stavi... me ne vado subito...- Fece per voltarsi e correre via, ma la voce della rossa la fermò.
-Aspetta!-.
Lisanna la fissò stupita.
Flare si era distesa di traverso sul letto e aveva allungato un braccio verso di lei, e la guardava come se fosse spaventata dall'idea che se ne andasse.
Voleva davvero che lei rimanesse.
Le labbra dell'albina tremolarono in cerca di qualche parola, ma non ne trovò nessuna.
Flare abbassò il braccio e si rilassò.
-Resta qui, per favore.-.
Lisanna annuì debolmente ed entrò completamente nella stanza.
Fu allora che Wendy le mollò la mano, rimanendo fuori.
-Chiamami se hai bisogno di me, Lisanna.- E rinchiuse la porta.
Le due ragazze rimasero da sole, e Lisanna era terrorizzata: il solo pensiero la soffocava, e tremava all'idea di come potesse reagire Flare.
Lei aveva invaso il suo mondo, le aveva fatto ricordare eventi tragici, aveva fatto leva sul suo dolore, l'aveva ingannata, l'aveva strappata via da casa sua e l'aveva messa in pericolo di vita; abbastanza da guadagnarsi il suo odio eterno.
E poi quelle... quelle parole...
Ma invece di aggredirla Flare si girò di schiena e sfiorò con una mano il materasso di fianco a lei.
Un invito a sedersi.
Lisanna rimase ferma, incapace di muovere un solo muscolo.
-Vieni qui, Bianca.- La chiamò dolcemente Flare.
Lisanna deglutì a vuoto e finalmente riuscì a muoversi; così, con un paio di passi meccanici, si ritrovò davanti al letto della rossa.
Lei teneva ancora la mano sopra il materasso, e continuava a rimanere girata.
Lisanna allora decise di sedersi dalla parte del letto su cui si trovava, mettendosi quindi di fianco a Flare ma dandole la schiena.
Riusciva però con la coda dell'occhio a vedere il suo viso di profilo, ma la rossa lo teneva basso e nascosto dai capelli, come d'altronde faceva lei.
-Come... come ti senti?- Domandò Lisanna.
-Bene, grazie.- Rispose Flare con un tono molto fievole, simile a quello di un sospiro.
-Tu come stai, Bianca?-.
Lisanna non le rispose e tra le due calò il silenzio.
-Per quello che può valere- Disse Lisanna: -mi dispiace per quello che ti ho fatto passare.-.
Flare trasalì.
-Bianca...-.
-Se tu ora dovessi odiarmi...- Lisanna si bloccò, con un groppo alla gola che quasi le impediva di parlare.
-Se tu dovessi odiarmi... mi farà male, ma io... io lo capirò, e ti starò lontana...-.
Si fermò a riprendere fiato, sfinita dal peso delle sue parole.
-Però voglio che tu sappia che io... io non avevo alcuna intenzione...-.
Contrasse il viso in una smorfia di rammarico.
-...mi dispiace, Flare! Anche se non vale niente, sappi che mi dispiace!-.
-No!- Esclamò la rossa, uscendo dal torpore nel quale era caduta.
-Non dire così, Bianca! Non sei tu quella che si deve scusare!-.
Lisanna sgranò gli occhi.
-Tu hai sempre cercato di aiutarmi, ma avevo troppa paura e ti ho lasciata sola! E... e se fossi stata più forte, la tua amica sarebbe ancora viva! Io ero venuta per salvarti, e invece è stata lei a salvare me! Se non fossi arrivata io...-.
-Se non fossi arrivata tu saremo morte tutte quante!- Obbiettò Lisanna, prendendola per le spalle, ma non ottenendo alcuna reazione particolare: -Flare, io ti devo la vita! Tu mi hai salvata! E io... io ti ho detto delle cose orribili...-.
Se il ricordo di quella mattina era sfuocato, quelle parole erano impresse nella sua mente come se fossero state marchiate a fuoco.
MALEDETTA!!! ACCIDENTI A TE!!! TI DETESTO, FLARE CORONA!!! TI ODIO!!! SEI COSÌ DEBOLE E MISERABILE!!! HO PROVATO PENSA PER TE SIN DA QUANDO TI HO VISTA LA PRIMA VOLTA, MA ADESSO MI FAI SOLO SCHIFO!!! GIURO CHE TI UCCIDERÒ, FLARE!!!.
Ancora non si capacitava di aver detto delle cose simili, ma l'aveva fatto.
-Ma avevi ragione, Bianca. Io sono così debole e miserabile... io che ho pensato a me stessa mentre la mia famiglia soffriva... io che non sono riuscita ad aiutarti... sono io che devo chiedere scusa...-.
-No! Sono io che sono stata un mostro con te! Io, non tu!- La scrollò un poco, ma lei continuò a guardare in basso.
Lisanna strinse le palpebre e i denti.
-Flare, per colpa mia ti sono successe cose terribili... e non ho alcuna scusa per questo... ma io vorrei... io vorrei...-.
Già, cosa voleva? Voleva il suo perdono? Voleva che continuasse a vivere senza di lei?
No, la verità è che voleva solo una cosa.
-Io vorrei starti vicina ed essere tua amica!- Urlò tutto d'un fiato.
Flare sobbalzò e si voltò verso di lei.
Lisanna si perse negli occhi cremisi della ragazza, spalancati per la sorpresa.
Sì, voleva essere sua amica; nonostante non ne avesse alcun diritto, lo desiderava ardentemente.
Lisanna le lasciò le spalle e ammutolì.
Flare la fissava, anche lei silenziosa, e per quanto avesse la sensazione di poterle leggere l'anima attraverso quei due giganteschi occhi rossi, non riusciva ad avere la più pallida idea di cosa stesse pensando.
Se l'avesse rifiutata, com'era giusto, l'avrebbe capito.
Se invece l'avesse accettata, allora...
-Sì.-.
Lisanna sussultò.
Flare socchiuse gli occhi, che luccicarono dalla commozione.
-Vorrei anch'io essere tua amica, Bianca!-.
Anche lei socchiuse le palpebre e, quando lei l'abbracciò, si sentì immensamente felice.
È proprio vero che alcune volte le persone hanno solo bisogno di un abbraccio per stare bene: non delle parole, non dei sorrisi, ma di un caldo abbraccio.
Quando alla fine la lasciò, sul suo volto si dipinse un velo di tristezza, e abbassò di nuovo lo sguardo.
-Io devo dirti una cosa...-.
-Una cosa?- Ripeté lei, non capendo il suo repentino cambiamento.
-Prima di... prima di morire, Viola mi ha parlato.-.
Quelle parole catturarono la poca attenzione che ancora Lisanna non aveva su Flare.
-Quando lei è caduta tra le mie braccia... io ho provato a guarirla, ma non ci sono riuscita... e allora lei mi ha detto... ha detto...- Flare sembrò restia a continuare, e subito la ragazza capì il perché.



Flare guardava incredula Bianca.
Il terrore del combattimento di prima ancora la attraversava, i suoi pensieri erano sconnessi e mischiati luno all'altro, il suo sconvolgimento emotivo si rifletteva sul suo corpo, teso e spaventato.
Bianca...
Era davvero lei quella che stava lottando? Perché aveva le orecchie e la coda? E perché si comportava come se fosse anche lei un... demone?
No, che andava a pensare, Bianca era Bianca, non un mostro!
Davanti a lei, girata di schiena, fino ad allora immobile, la ragazza dai capelli violetta tossì.
-Dannazione...- Borbottò.
-Per me è finita...-.
-Viola...- La chiamò lei.
-È proprio una stupida, vero?-.
Flare trasalì.
Viola tossì ancora, poi lo trasformò in un riso.
-Lisanna è quasi patetica... beh, non dovrei dirlo io che sono in questo stato... tu guarda come ci siamo ridotte...-.
-Sai, ho l'orma di pensiero che tu sia importante per lei...-.
Importante? Quella parola la fece arrossire.
-Allora a te posso raccontarlo... magari la farai ragionare... e riuscirà a perdonarmi, chissà...-.
-Perdonarti?- Ripeté Flare.
Che cosa stava dicendo?
-Quando un anno fa si è frammentato tutto... ho visto morire tanta di quella gente per colpa dei demoni... che sono diventata anch'io una di loro... se non peggio...-.
-Io uccidevo la mia disperazione in quella altrui... e mi piaceva... ma poi è arrivata lei.-.
-Lei, che con l'animo a pezzi sorrideva di spirito... lei, che ha osato... compatirmi... e compatirci tutti... lei, che ha osato farmi nutrire una nuova speranza...-.
Si interruppe per tossire, poi proseguì.
-Ora inizio a sperare come lei che tutto possa tornare a posto... ma non credo sia possibile... e quando lo capirà, io vorrò esserci... per riderle in faccia! Ahahah!-.
Flare la guardava stupefatta.
Ma chi era quella ragazza? Perché si comportava in modo così strano?
Viola smise di ridere.
-Oh, mi sa che stai per crepare pure tu...-.
Flare voltò il capo di lato e vide che il demone con cui aveva combattuto prima ora era sopra Neko, e la minacciava con una lancia ghiacciata; Neko, però, invece di difendersi, le stava puntando contro il pugno, come se volesse colpirla.
Perché la voleva attaccare? Non era anche lei amica di Bianca? Forse la voleva punire per aver perso? Forse era cattiva anche lei? Forse voleva attaccare anche Bianca?
La voce sibilante del demone la riportò bruscamente alla realtà.
-Flare Corona... Sei un bersaglio di primaria distruzione...-.
Il panico la assalì di nuovo, e iniziò ad ansimare.
-Cos-
-Raven Tail deve essere eliminata.-.
-Il Villaggio del Sole deve essere eliminato.-.
-Flare Corona deve essere annientata.-.
Flare Corona doveva essere annientata?
Lei doveva essere annientata?
Il suo corpo fu preso da tremiti, e un sudore freddo le imperlò la fronte.
Annientata? Stava per essere annientata?
Annientata???
Neko rizzò il dito contro di lei.
Flare chiuse gli occhi e si portò le mani davanti al viso, non avendo nemmeno il fiato per urlare.
Bianca, aiutami!!!”.
Poi una voce sconosciuta.
-Solid Script: Blast!-.
Quindi il rumore di un tonfo sordo.
Flare, ancora tremante, riaprì gli occhi, e vide che il demone era sparito, mentre al suo posto era arrivato un ragazzo dai capelli verde chiaro, con una lunga spada in mano.
Che fosse anche lui un amico di Bianca?
-Oh, arriva la cavalleria.- Mugugnò Viola.
Flare si volse per guardarla e l'attimo dopo le cadde addosso a peso morto.
-Viola!- Esclamò atterrita.
Viola respirò affannosamente.
-...Ma non ci sarò...- Sospirò.
-Non potrò esserci... ma non posso nemmeno perdermi la scena...-.
Flare la strinse a sé.
-N-non parlare!- Le circondò le ferite con i capelli e iniziò a guarirla, ma il danno era irreparabile.
-Dalle questo, allora...- Proseguì Viola, porgendole un oggetto che inizialmente Flare non riconobbe.
-L'ho fatto... l'altro pomeriggio... dopo che l'ho incontrata... in realtà era per ucciderla... ma ormai l'ho perdonata...-.
Flare lo prese tra le mani; che significava quello?
Laki alzò gli occhi morti su di lei, cercando di guardarla tra le palpebre gonfie.
-Beh, ormai mi è inutile... ma forse a lei no... glielo darai?-.
Flare, ancora scossa, annuì velocemente.
-Me la potresti chiamare... ah, ma sta già arrivando da sola...-.
La rossa alzò lo sguardo e vide che effettivamente Bianca stava correndo verso di loro, ma era ancora trasformata nel mostro.
Per un attimo, guardando il sangue sul suo viso, le sue fauci e i suoi artigli, temette il peggio; ma quando si fermò davanti a lei e accarezzò Viola tra le lacrime, capì che era tornata la sua Bianca.



Lisanna fissava Flare a bocca aperta.
Laki...”.
Flare strinse le mani che aveva appoggiato sopra le ginocchia, e spostò il viso in modo da nasconderlo tra i capelli, come se si vergognasse.
-Non ero sicura se dartelo...- Ammise: -...dopo quello che ti era successo... avevo paura... non sapevo cosa fare...-.
-Ehi, non preoccuparti.- La rassicurò dolcemente Lisanna.
-Non sentirti obbligata; puoi anche fare a meno di darmelo, se pensi che...-.
-No!- Fece Flare.
-Io devo dartelo... era l'ultimo desiderio di Viola...-.
Si alzò e prese qualcosa dal cassetto del comodino, e lo porse a una stupita Lisanna.
-Ma questo è...-.
Un coltello, anzi, un pugnale interamente di legno, con la lama poco più lunga del manico.
Lisanna lo prese titubante e lo studiò attentamente.
Notò alcuni strani segni runici sull'impugnatura, ma non sembrava esserci traccia di magia.
-Ecco... grazie, Flare.- Disse mettendoselo in tasca.
Flare arrossì.
TOC TOC TOC
Wendy bussò alla porta.
-Lisa-san, va tutto bene?-.
-Sì, grazie Wendy!- Lisanna fece per rialzarsi, ma non riuscì a muovere le gambe come voleva.
-Aspetta, ti aiuto...- Flare fece il giro del letto e le porse la mano, che Lisanna afferrò saldamente, sorridendole per ringraziarla.
Flare rispose con un piccolo abbozzo e arrossendo ancora; quindi tirò verso di sé e Lisanna si ritrovò finalmente in piedi.
-Posso entrare?- Domandò Wendy.
-Certo, Blu...- Rispose piano la rossa.
La porta si aprì e Wendy entrò, guardando prima Lisanna, poi Flare, e poi le loro mani ancora unite.
Sussultando, Lisanna lasciò la mano di Flare.
-Come... come state?- Chiese Wendy.
-Bene, grazie Wendy.- Rispose Lisanna.
-S...sì...- Confermò Flare con aria quasi insicura.
-Ne sono contenta.- Le sorrise lei, un po' stupita dalla sua timidezza.
-Fortunatamente le tue ferite non erano gravi, ed è stato facile guarirti. Però se dovesse servirti qualcosa o dovessi avere male da qualche parte, dimmelo.-.
Flare arrossì di nuovo e borbottò un: -Gra...grazie...-.
Lisanna inizialmente non capiva perché fosse così sulla difensiva, come se volesse evitare qualsiasi contatto con...
Poi si ricordò della sua situazione: Flare era decisa a rimanere isolata da tutti, per questo era scappata nella foresta, ma ora era circondata da sconosciuti, che però la trattavano amichevolmente.
Doveva essere confusa, se non spaventata, povera ragazza.
Poi si ricordò di un'altra cosa.
-Senti, Flare-san, posso farti una domanda?-.
Lei la guardò con aria interrogativa.
-Quando mi hai trovata nella foresta, io ero stanca e ferita, ma la mattina dopo mi sentivo come nuova; come hai fatto?-.
Se prima pensava che Flare arrossisse di continuo, ora ne ebbe una conferma, perché il suo viso diventò di uno scarlatto acceso come quello dei suoi capelli, e riprese a guardare il pavimento.
-Io ho... io ho...- Si fermò su quelle due parole per una decina di secondi, e Lisanna e Wendy si scambiarono uno sguardo confuso.
-Io ho... ho usato... il metodo... il Metodo Kurotsuchi...- Riuscì a dire alla fine.
Il Metodo Kurotsuchi? E che cos'era? Non l'aveva mai sentito!
Guardò di nuovo Wendy, sperando in una sua spiegazione, ma quello che vide la sorprese: la ragazzina aveva sgranato gli occhi e spalancato la bocca, e il suo colorito era diventato come quello di Flare.
-Eh?- Fece Lisanna incredula.
-Wendy?-.
-Tu hai... tu hai... tu hai...- Ripeteva la bambina.
Lisanna sbatté le palpebre, sempre più spaesata da quella reazione.
-Tu hai... voi avete... voi avete...-.
Voi due? Cioè loro due? Cioè lei e lei?
-Cos... aspetta! Cosa intendi dire, scusa?- Domandò sgomenta.
Spostò lo sguardo ancora su Flare, ma lei fissava il pavimento senza riuscire ad alzare il volto; poi di nuovo su Wendy, che pure continuava a balbettare.
-Voi avete... voi avete... ah!- Lanciò un gridolino come se davanti a lei si fossero appena materializzati due alieni.
-Wendy, ma... ma di che stai parlando?- Ora Lisanna era spaventata sul serio, si sentiva come quando aveva sentito parlare alla gilda per la prima volta di quella punizione senza che nessuno le spiegasse cosa fosse e quanto fosse effettivamente terribile; si mosse in direzione della Dragon Slayer, ma lei indietreggiò, seppur involontariamente.
-E-ehi! S-si può sapere cos'è il Metodo Kurotsuchi???-.
Per tutta risposta Wendy continuò a tremare e alla fine si voltò.
-S-s-scusa, d-d-devo andare a fare due passi...- E uscì, anzi, scappò via.
-Aspetta!- Urlò Lisanna.
Gettò l'ennesima occhiata a Flare, ma lei era ancora immobile, così si precipitò fuori nel corridoio.
-Wendy!!! Wendy!!! Torna qui!!! Cos'è il Metodo Kurotsuchi???-.
Manco a dirlo, tutti nel corridoio si voltarono verso di lei e la fissarono straniti; uno dopo l'altro, tornarono rapidamente nelle loro camere o si dileguarono.
Lisanna ora era praticamente in lacrime.
-Wendy-chan!!! Wendy-chan!!!-.
Si inginocchiò a terra, allungando la mano verso la porta dietro la quale la ragazzina era sparita, e poi battendola sul pavimento, singhiozzando e ripetendo il nome dell'amica.
Ma cosa cavolo poteva essere di così tremendo???
Sentì dei passi alle sue spalle e una voce stupita chiamarla; si voltò e si trovò davanti a Freed, che la squadrava da capo a piedi.
-Lisanna? Che stai facendo?-.
-Freed-san!!!- Esclamò piangendo disperata, aggrappandosi addirittura alla sua giacca.
-Che cos'è il Metodo Kurotsuchi??? Perché nessuno vuole dirmelo???-.
Se mai vide Freed imbarazzato in vita sua, capitò forse solo quella volta.
-Igh!- Il verde si tirò indietro, mettendo le braccia tra sé stesso e Lisanna, in segno di difesa.
-L-Lisanna! Perché mi domandi una cosa del genere??-.
-FREED-SAN!!!- Lo implorò singhiozzante.
-Che cosa mi hanno fatto di tanto orribile???-.
-Ecco, “orribile” non è la parola esatta...- Arrancò lui.
-Ehm... ma guarda, quella non è Wendy?-.
Lisanna si voltò di scatto.
-Wendy!-.
Invece non c'era.
-Ma che...-.
-Yami no Écriture: Swoon!-.
Lisanna si sentì improvvisamente le palpebre pesanti e svenne.



Sayla alzò la testa.
Cos'era stato?
Aveva sentito un suono indistinto da qualche parte, ma non riusciva a capire da dove provenisse.
TUNF
Aggrottò la fronte, alla ricerca di quel tonfo; davanti a lei, Kyouka continuava a dormire nella capsula.
Si alzò in piedi, poggiando il libro sulla sedia e volgendo il capo da una parte all'altra alla ricerca del rumore.
CRASH
Un forte suono di vetri infranti e di acqua che si riversava sul pavimento.

Sayla sbarrò gli occhi.
Non è possibile! Non sarà che...”.
Percorse vari corridoi fino a trovarsi davanti a ciò che aveva previsto: una teca era infranta, il liquido si stava espandendo sul pavimento, e in piedi, in mezzo ai cocci di vetro, c'era una figura maschile, dai muscoli scolpiti e dal volto nascosto nell'ombra, che le dava le spalle.
Sayla deglutì: eppure avrebbe dovuto metterci ancora un paio di giorni...
Il Cambiato si guardò attorno, cercando di capire dove si trovasse, facendo scricchiolare rapidamente le ossa del collo e delle spalle.
-Demone.- Lo chiamò Sayla, pur odiando chiamare un insetto come quello con quel titolo.
Lui si immobilizzò ma non si girò.
-Ricordi cosa ti è successo?-.
Il demone alitò, poi rispose: -Sì...-.
-Ricordi la tua missione?-.
-Sì...-.
-Ricordi di aver fallito?-.
Questo lo chiese aspettando maliziosamente le sue umili scuse, oppure che negasse e arrancasse qualche pretesto patetico.
Invece lui rispose con un terzo: -Sì...-.
Sayla aggrottò la fronte, una vena di rabbia la attraversava.
-Non ti hanno insegnato a trattare con più rispetto i tuoi superiori?-.
Agitò le dita e usò il Macro per inclinargli la colonna vertebrale all'indietro, facendogliela scricchiolare.
Il Cambiato rantolò qualcosa, e Sayla si lasciò scappare un sorriso.
Gli umani erano tutti uguali, talmente facili da manipolare...
Sobbalzò.
Una punta ghiacciata, spuntata alle sue spalle, le sfiorò la schiena all'altezza del cuore.
Impossibile! Come poteva usare le Maledizioni in quello stato?
Il demone continuò a mugugnare e la sua schiena a stridere, mentre Sayla avvertiva il ghiaccio iniziare a pungerla.
Sentì la rabbia inondarla come un'onda impetuosa, e fu tentata di farla finita con quel tizio, sì, con quell'arrogante essere che si credeva suo pari; ma alla fine riuscì a contenersi e lo liberò dal Macro.
La punta si ritrasse, il Cambiato scrollò le spalle e piegò il collo un paio di volte per poi allontanarsi nell'oscurità.
Sayla si massaggiò la fronte con una mano.
Non andava bene, stava ancora per farsi sopraffare dalle emozioni, dalla rabbia e dall'orgoglio, mentre lei riconosceva solo l'amore per Kyouka-sama e l'odio per gli umani.
Questo almeno prima di Fairy Tail...
Fairy Tail...
-No, non devo perdere la calma.- Si disse.
-Kyouka-sama mi aspetta, devo tornare da lei.- E così fece.



Angolo dell'autore
Forse un giorno mi toglierò il vizio di pubblicare a queste ore. Forse. O forse no.
Allora, continuo a ringraziarti, Midnight_1205, per le tue recensioni e spero che la storia continui a interessarti! Altrettanto spero per tutti gli altri, che invito a recensire (invito, ma leggete obbligo).
E niente, per la faccenda del Metodo Kurotsuchi ho da dire solo una cosa.
Bleach.
Buonanotte XD!

   
 
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