So
let the light guide your way
hold
every memory as you go
and every road
you take
will always lead you home
It’s been a long day
without you my
friend
And I’ll tell you all
about
it when I see you again
We’ve come
a long way from where we began
Oh
I’ll tell you all about it when I see you again
When
I see you again
(See
You Again-Wiz Khalifa ft. Charlie Puth)
La
stanza era scura, illuminata solo in un angolo, e silenziosa.
L'unico rumore, quasi impercettibile, era quello di una penna che
scriveva frettolosamente su un foglio, con segni rapidi e decisi.
Lei la teneva tra le dita dei piedi, perché la cintura di
forza
le teneva bloccate le mani, e scriveva, scriveva, scriveva...
Dietro
di lei erano ammucchiati a pile un sacco di fogli, alcuni recanti
strani alfabeti runici, altri disegni più o meno abbozzati,
altri
ancora storie, sia lunghe sia corte, che terminavano tutte con la
morte tragica e splatter dei protagonisti.
Proprio una di quelle
storie era quella che stava finendo di scrivere in quel momento.
“Il
macigno cadde sulle loro teste...
no;
la
roccia della montagna tradì la sua solidità e... no;
la
frana li travolse in un attimo... sì,
li travolse... li travolse...”.
“La
frana li travolse in un attimo... va
bene, mi piace...
e
poi: i loro corpi furono schiacciati dai massi, le loro ossa
frantumate come bastoncini, i loro crani rotti come uova, da cui
colò
il liquido citoplasmatico del loro cervello...”.
“Citoplasmatico...
Mi piace, sì, mi piace. L'uovo è una cellula, la
cellula contiene
citoplasma, il cranio contiene il cervello, sì, e quando la
testa si
spacca, il cervello... il cervello...”.
Gettò via la penna e batté più volte
la testa sul foglio.
“Spezza
i propri legami intermolecolari... si frantuma... si rompe!”.
Rialzò la fronte, che stranamente sentiva calda e umida.
“Ecco,
si rompe, sì!”.
Alzò il viso verso l'invisibile soffitto e, passato il
momento
di goduria, sospirò.
“Che
noia...”.
Il rumore delle lancette l'aveva sempre infastidita.
Era incessante, bombardava le orecchie, sembrava lo scatto di un
grilletto di un fucile.
Ecco, quell'ultima cosa l'aveva associata
nell'ultimo anno, prima non aveva mai visto nemmeno una pistola.
Però le lancette erano sempre state fastidiose.
In
particolar modo, le davano fastidio quando da piccola aveva una
scadenza: e per il lavoro alla gilda, e per il disegno da mostrare a
Elf-nee-chan, e per l'appuntamento con Natsu...
E adesso aveva le
ore contate: doveva decidere, andare con Freed e scoprire
perché la
principessa l'avesse chiamata o rimanere lì ad aiutare tutti
gli
altri.
Non era affatto facile.
In passato avrebbe chiesto
aiuto a chi era più grande di lei, soprattutto a Mirajane;
ma ora
era lei l'adulta, e Mira-nee non c'era più.
Era crudele dover
scegliere tutto da sola, ma inevitabile.
Lisanna scosse la testa,
sapeva di non potere andarsene prima di aver parlato con Flare e
Ginger; ma era già passato un giorno, e ancora non aveva
avuto il
coraggio di uscire dalla sua stanza.
Il suo sguardo cadde sulle
sue gambe, fasciate fino alle caviglie.
Non avrebbe avuto
particolari problemi a muoversi, anzi, già le sentiva quasi
guarite;
Wolf Soul eh?
Quello che le mancava era il coraggio di
affrontarle.
Non sapeva neanche come stavano, non sapeva neanche
se Ginger fosse ancora viva o se Flare fosse fuggita.
Però era
suo dovere, sì, era suo dovere, dopo tutto quello che era
successo,
accertarsi che stessero bene, almeno questo, e poi se ne sarebbe
andata.
Proprio allora bussarono alla porta.
Per un attimo
Lisanna pensò fossero le due ragazze, ma era impossibile.
-Avanti.-
Invitò.
La porta si aprì e un ciuffo di capelli blu entrò
nella stanza.
-Buongiorno, Lisa-san!- La salutò Wendy
sorridendole come solo una bambina sa fare.
-Come stai oggi?-.
-Un po' meglio, grazie, Wendy.- Rispose malinconicamente
l'albina.
Wendy però non smise di sorridere: doveva aver
promesso a sé stessa che non sarebbe uscita di lì
senza averle
rimesso il buon umore, pensò Lisanna.
-Ne sono felice. E anche
le tue gambe sembrano guarire in fretta, dovresti già essere
in
grado di camminare.-.
-Sì, me ne sono accorta ieri...- Borbottò
lei tra sé e sé, ma troppo piano
perché la Dragon Slayer la
sentisse.
-Uh?- Domandò infatti.
-Grazie alla tua magia.-
Finse di ripetere Lisanna, cercando di ricambiare il sorriso.
Wendy
arrossì per l'imbarazzo.
-Dimmi,- Esordì allora Lisanna per
cambiare argomento: -dove sono Happy e Charle?-.
-Charle-san è
andata a visitare alcuni pazienti, e Happy-san l'ha accompagnata;
è
bello vederlo di nuovo felice.-.
Lisanna annuì, ripensando alla
sua disperazione nei primi mesi dopo il cambiamento di Natsu.
-Wendy, hai già incontrato Freed?-.
Wendy sussultò e fece
di sì con la testa.
-Mi ha raccontato che ti ha offerto di
andare con lui. Lisanna-san, tu...-.
Dunque non gli aveva detto
dei suoi sospetti; meglio così.
-Non lo so ancora, Wendy.-.
Aggrottò la fronte, e si decise a chiederglielo.
-Ma prima
di scegliere vorrei vedere Ginger e Flare, se possibile.-.
Wendy
parve un po' sorpresa da quella richiesta, ma ne sembrò
entusiasta.
-Certo, mi pare un'ottima idea! Vieni, ti accompagno io...-.
-Ti
ringrazio, Wendy-san.- Disse lei stringendole la mano che le porgeva
e rialzandosi.
Wendy la aiutò a muovere qualche passo, quindi le
chiese: -Da chi vuoi andare per prima?-.
Lisanna non lo sapeva
proprio: chi delle due aveva più bisogno di vedere? Poi si
ricordò
che c'era un'altra persona che veniva prima.
-Vorrei andare a
trovare Laki.-.
Wendy abbassò lo sguardo e annuì.
-È
ancora nell'obitorio dell'ospedale. Sei sicura di volerla vedere
adesso?-.
-Sì.- Rispose fiaccamente lei.
Wendy allora aprì
la porta e insieme uscirono dalla stanza.
Lisanna si guardò
intorno: da quel poco che poteva vedere, non era molto diverso
dall'albergo di qualche settimana prima, se non che c'erano
più
stanze, e un ascensore, verso il quale si diressero.
Wendy
premette il pulsante e aspettarono il suo arrivo.
-Ora dov'è
Freed?- Chiese la ragazza.
Wendy parve pensarci su, poi rispose:
-Mi pare che adesso sia giù in città a
rifornirsi. Certo che è
stato davvero eroico da parte sua essere partito solo per aiutarti.-.
Già, era stato davvero... un momento, c'era qualcosa che...
Un
DING le avvertì che l'ascensore era arrivato, e Lisanna
abbandonò
quel pensiero.
-E dimmi, c'è qualcun altro qui?- Domandò
entrando.
Wendy scosse la testa.
-Gli altri sono tutti
lontani, non so neanche dove siano.- Premette il bottone per il piano
interrato.
-So solo che fino a un mese fa Warren-san era in una
missione segreta a Veronica, ma non so dove sia ora.-.
Lisanna si
fece scura in viso.
-Purtroppo, lui, Vijee e Max sono stati
uccisi due settimane fa.-.
Wendy sussultò.
-Sono... no...-
Inconsapevolmente le strinse forte la mano.
-Ma come... com'è
possibile?-.
Lisanna fissava gli sportelli metallici davanti a
sé, ma senza riuscire a vederli, persa nei ricordi.
-Io e loro
tre siamo stati mandati lì per chiedere rinforzi, dato che
avevamo
perso ogni comunicazione con il Principato; eravamo solo noi quattro,
perché era una missione speciale.-.
-Lisa-san...- Fece la
bambina, spaventata dal suo cambiamento di tono.
-Siamo arrivati
senza problemi.- Continuò l'albina.
-Ma abbiamo trovato
praticamente solo macerie, i demoni erano già passati; siamo
giunti
nella capitale, che era l'ultima città ancora in piedi, e il
principe ci ha consegnato una missiva con cui ci informava della sua
resa.-.
-Lisanna...-.
-Il giorno dopo che siamo ripartiti,
abbiamo visto dei fumi salire dalla città, ma ormai era
troppo tardi
per agire.-.
-Li...sanna...-.
Lisanna la ignorò ancora,
ignorò la sua voce sempre più preoccupata, e la
sua sempre più
fredda.
Si sentiva come se stesse leggendo qualche vecchio
rapporto estratto da uno scaffale impolverato, come se la storia non
la riguardasse.
-Volevamo tornare indietro per aiutarli, lo
volevamo sul serio. Ma non potevamo fare più niente,
purtroppo. E
così siamo tornati indietro con la coda tra le gambe, e ce
l'avevamo
quasi fatta.-.
-Ci eravamo accampati a qualche chilometro dal
confine per passare la notte; Warren era uscito per cacciare,
perché
le provviste erano finite da qualche giorno, e avevamo fame, mentre
noi tre siamo rimasti alla tenda.-.
-Lisa...san...-.
-Sul
sorgere dell'alba lui non era ancora tornato, e stavamo per andare a
cercarlo, quando ci ha contattato telepaticamente.-.
Scosse la
testa.
-No, in realtà ci ha detto solo una cosa.-.
Serrò la
mascella, sentendo improvvisamente il peso del ricordo.
-“Scappate!”, ha urlato. Mezzo secondo dopo gli
alberi
attorno a noi sono diventati neri, e noi, come un branco di conigli,
siamo corsi via.-.
-Lisanna... non c'è bisogno... smettila...-.
-Non lo so per quanto abbiamo corso; quando eravamo quasi
arrivati, mi sono voltata e ho visto che anche Max era sparito. E
quando sono riuscita a mettermi in salvo, anche Vijee se n'era
andato.-.
Lisanna si guardò la mano libera, e fu colta come da
uno spasmo; con l'altra, sentì il sudore del palmo di Wendy
e il suo
battito cardiaco accelerato.
-Con questa mano che stai stringendo
in questo momento, io ho tirato Visitor a me, con tutte le mie forze.
Ma alla fine l'ho... l'ho mollato.-.
Strinse il pugno.
-Con
questa mano che tu stai stringendo, io l'ho lasciato andare, e mi
sono salvata da sola.-.
Socchiuse le palpebre, lasciando solo una
fessura lucida.
-È giusto che lo sappia: alla fine, io sono
debole e codarda.-.
Lisanna si aspettò che Wendy la mollasse
inorridita, o che si appoggiasse a lei in pianto, o che iniziasse a
urlare.
Invece sentì il suo corpo caldo stringersi sulla sua
vita e le sue mani accarezzarle la schiena.
La guardò incredula,
e vide che appoggiava una guancia sulla sua pancia e teneva gli occhi
chiusi; in viso aveva un'espressione dolce e consolatoria, ma anche
empaticamente addolorata.
Sembrava che lei, che aveva circa
quattordici anni, la stesse invitando a sfogarsi, che ne aveva ormai
venti.
Com'era impazzito il mondo...
DING
Le porte si
aprirono e Lisanna si trovò davanti a una piccola stanza
quadrata,
buia e fredda, con tante celle frigorifere alle pareti.
Un
obitorio.
Lisanna deglutì, pensando che forse un giorno ci
sarebbe stata lei dentro a quelle specie di cassetti metallici, nuda,
fredda, morta.
La voce di Wendy la strappò dai suoi pensieri.
-Lisanna-san, sei sicura di volerlo fare?-.
La ragazzina si
era staccata da lei e la guardava ora con apprensione che (era
impossibile, lo sapeva) aveva una punta di materno.
-No, ma
devo.- Rispose lei.
Wendy la accompagnò davanti a un cassetto,
prese una maniglia e lo aprì.
Anche se era un cliché, Lisanna
pensò che Laki sembrava star dormendo: teneva gli occhi
chiusi e il
volto, puntato in alto, era rilassato, forse non sereno, ma
tranquillo, come quello di chi appunto sta sognando non un bellissimo
sogno, ma nemmeno un incubo.
La ragazza era stata denudata, e
Lisanna poteva facilmente vedere il foro, anzi, il cratere al centro
dello stomaco che la trapassava da parte a parte; eppure il cadavere
dava un senso di compostezza ed eleganza, quasi a fregiarsi della
ferita come una medaglia, un premio, un piacere.
Laki, che da
quando la conosceva non aveva avuto paura nemmeno una volta, anche
allora sembrava conservare la sua ambigua spavalderia: le braccia, ad
esempio, erano stese lungo i fianchi, ma rigide, non rilassate, tanto
che Lisanna si aspettava di vederle muoversi da un momento all'altro.
Su quelle braccia indugiò molto, fino a soffermarsi sulle
sue
mani, aperte ma con le dita piegate, di modo che toccasse il gelido
metallo con i polpastrelli.
Una grande disperazione la fulminò
quando capì che stava solo cercando di illudersi, e Lisanna
si
inginocchiò davanti all'amica, prendendole la mano sinistra
tra le
sue e piegando il capo in avanti, in modo da sfiorarle i capelli con
la testa.
-Laki!- Singhiozzò: -Mi dispiace! Mi dispiace! È
colpa mia! Non sono stata abbastanza forte da salvarti! Non sai cosa
darei per essere al tuo posto! Mi dispiace! Mi dispiace!-.
E
mentre lei si abbandonava alle lacrime, Laki non perdeva minimamente
il suo equilibrio, ormai inevitabilmente imperturbabile.
Una
sottile ironia velava quel momento, la ragazza morta sembrava essere
più forte di quella viva, e forse Lisanna l'avrebbe colta se
solo
avesse avuto la forza di rialzare lo sguardo.
Persino in questo
Laki la superava.
Dopo qualche minuto, Lisanna si rialzò e si
asciugò le lacrime con il braccio; Wendy, che fino a quel
momento si
era messa in disparte, richiuse il cassetto, riconsegnando il povero
corpo all'oscurità della morte.
“Addio, Laki.” Pensò.
“So
che ci rivedremo un giorno, amica mia.”.
-Lisanna-san, stai
bene?- Domandò Wendy.
Lisanna scosse la testa, tirando su con il
naso; poi si massaggiò gli occhi con due dita e
cercò di riprendere
la calma.
-Mi dispiace averti fatta preoccupare-.
-No, non
serve che ti scusi, Lisa-san.- E le porse di nuovo la mano.
Lisanna
la guardò perplessa: davvero era pronta a tenerla ancora per
mano
dopo quello che le aveva raccontato?
Il candido sorriso della
ragazzina fu una risposta più che sufficiente, e Lisanna
intrecciò
le dita alle sue.
-Andiamo.-.
-FATEMI
USCIRE DA QUI-DECHI!!!!!!!!-.
Lisanna e Wendy si bloccarono; da dietro la porta provenivano
urla disumane.
-Ginger-san deve essersi liberata dal bavaglio...-
Borbottò Wendy.
-Bavaglio?- Domandò l'altra.
Wendy sobbalzò
e arrossì per la vergogna.
-Io...- Balbettò con voce acuta: -ho
pensato che... scusa...-.
-VI
BRUCIO TUTTI!!! VI GELO TUTTI!!! LIBERATEMI!!!-.
-Forse sarà meglio entrare...-.
Lisanna aprì la porta e una
forte luce l'abbagliò, tanto da costringerla a proteggersi
gli
occhi.
Era stata avvertita che tenevano la stanza illuminata a
giorno per controllare ogni suo movimento e per impedirle di
concentrarsi e fuggire, ma così era troppo!
-Wendy-san, si
potrebbero abbassare le luci?-.
Wendy, che si copriva anche lei
il volto con le mani, annuì.
La luce si attenuò un poco,
permettendo a Lisanna di tornare a vedere senza problemi.
Intanto
Ginger aveva smesso di gridare e stava cercando di capire chi stesse
entrando e chi avesse abbassato le luci; cosa non facile,
perché era
legata alle ringhiere del letto per i polsi e per le caviglie, e
anche il suo corpo era tenuto fermo da una corda attorno alla sua
pancia.
Era vestita così come l'aveva lasciata, evidentemente
nessuno osava avvicinarsi per cambiarla...
-Uh?
Ma tu sei...-.
Ginger iniziò a sghignazzare.
-Guarda
guarda chi si rivede, la puttanella dentro l'iceberg! Sai quanto
tempo sono stata bloccata qui per colpa tua, bastarda-dechi???-.
Lisanna trasalì, incerta su come rispondere; decise
però di non
farsi sottomettere da lei, perché altrimenti non ne avrebbe
cavato
fuori niente, se non insulti.
E anzi, si sentiva carica di una
qualche stamina che sfiorava nell'orgoglio, come se si credesse
superiore all'essere che le stava davanti.
-Ti ringrazio per
avermi salvata, ma anch'io l'ho fatto, quindi ora siamo pari.-
Affermò sicura.
Wendy parve sbalordita dal suo atteggiamento, ma
Lisanna non si fermò.
-Quindi non rivolgerti a me con quel tono!
Ricordati che sei totalmente indifesa in questo momento!-.
Ginger
ghignò eccitata e divertita, come uno squalo quando sente
l'odore
del sangue.
-Cos'è,
tiri fuori gli artigli, gattina??? Ma se speri di farmi paura, sappi
che non ci riuscirai! Tu sei solo un misero umano, mentre io sono un
demone!-.
-Un demone che si è fatto catturare e immobilizzare non una,
ma
ben due volte, da delle misere umane.- Ribatté Lisanna.
Ginger
si stizzì.
-Già,
a questo proposito, quand'è che potrò vedere
l'altra bastarda,
eh??? Ho un conto aperto con lei-dechi!!!-.
Lisanna si incupì.
-Laki è morta.-.
Ginger sussultò,
evidentemente stupita; ma a Lisanna sembrò che una vena di
tristezza
avesse attraversato i suoi occhi, o forse era solo la sua
immaginazione, perché poi disse: -Si
è fatta uccidere, eh? Solo i deboli si fanno ammazzare,
ciò
dimostra quanto fosse patetica!-.
Un lampo di rabbia attraversò la ragazza.
-Non osare dire
una sola parola su di lei, puttana!- Prorompette infuriata.
Sia
Wendy che Ginger non si aspettavano una simile reazione, e a dirla
tutta nemmeno Lisanna.
-Perché,
che cosa mi farai, eh???-
Replicò la Cambiata arrogante.
-Non
hai il fegato nemmeno per...-.
Non finì la frase che Lisanna si era spostata rapidamente di
fianco al suo letto e l'aveva colpita allo stomaco con un pugno.
-Urgh!-
Gemette Ginger.
-Lisa-san!- Esclamò Wendy.
Lisanna digrignò
i denti, mentre nel movimento i capelli le erano scesi sulla fronte e
ora le coprivano gli occhi.
-Per favore, Wendy, potresti
lasciarci sole?- Chiese con una tesa cortesia.
-V...va bene...-
Wendy indietreggiò fino alla porta e uscì dalla
stanza, chiudendola
con fretta e furia.
Come l'ebbe fatto, Lisanna alzò un altro
pugno.
-Ehi,
che vuoi...-.
Glielo sferrò dritto sulla guancia, e lei piegò
la testa
dall'altra parte per il contraccolpo.
-Maledetta-dechi!-
Gridò: -Aspetta
solo che mi liberi e...-.
Un terzo pugno, stavolta sull'altra guancia.
-Urr!-.
Lisanna si mise a cavalcioni sopra di lei, alzò ancora la
mano e
cominciò a colpirla ripetutamente, meccanicamente.
-Rimangiati
quello che hai detto su di lei!- Le intimò.
-Rimangiatelo
subito!!!-.
Ginger sputò un grumo di saliva in segno di
menefreghismo.
-Mai!
Era debole e patetica, nemmeno sapeva torturare come si deve!!! Una
come lei meritava di morire!!!-.
Un pugno più forte degli altri le fece affondare la testa
sul
cuscino.
-Non è vero!- Urlò Lisanna, continuando
ininterrottamente a colpirla.
-Non è vero, e tu lo sai! Perché
tu non sei una persona cattiva!-.
Ginger trasalì.
-Che
stai dicendo, stupida umana???-.
L'ennesimo colpo la zittì.
Lisanna inghiottì un boccone
amaro, quindi continuò.
-Io lo so che dentro sei ancora buona!
Io lo so che Ginger di Twilight Ogre è ancora viva!!!-.
-Chiudi
la bocca-dechi!!!-.
-TU MI HAI SALVATO LA VITA!!!-.
Ginger ammutolì di nuovo.
-NON IMPORTA QUELLO CHE DICI!!! NON IMPORTA PERCHÉ L'HAI
FATTO!!! TU MI HAI SALVATA!!!-.
Lisanna si fermò per ansimare e
riprendere fiato, poi aggiunse: -Avresti potuto abbandonarmi, anzi,
avresti potuto uccidermi! Invece mi hai salvata, due volte!!!-.
Ginger strinse i denti, la sua arroganza era stata intaccata.
-Io
quel tipo col cappuccio volevo ammazzarlo, e il ghiaccio attorno a te
mi serviva!!! E poi quell'energumeno avrebbe potuto ferire anche me,
se non l'avessi...-.
-TI HO DETTO CHE NON M'IMPORTA!!!-.
La colpì sul naso,
facendola gemere più di prima.
-Anche se hai pensato a te
stessa, le tue azioni non cambiano! Prima pensavo che per te fosse
troppo tardi, ma ora sono convinta che dentro di te c'è
ancora del
buono!!! E ti colpirò fino a farti rinsavire, lo giuro,
dovessi
metterci un anno intero!!!-.
Per la prima volta, Ginger parve
rendersi conto che Lisanna faceva sul serio, e ne fu spaventata.
-Dannata!!!
Ti credi tanto forte perché sono in catene, ma non appena mi
libererò...-.
-Allora liberati!!! So che puoi farlo!!!-.
Ginger impallidì
e sgranò gli occhi.
-Anche se hai gambe e braccia legate, puoi
usare la tua coda, no???-.
La Cambiata boccheggiò più volte.
-Come
diavolo...-.
Lisanna non le rispose e prese a colpirla ancor più forte,
tanto
da iniziare a spellarsi le mani.
-Liberati allora!!! Bruciami,
congelami, dammi il tuo peggio!!! Quando ti sarai liberata dalla tua
ira, allora riprenderò a colpirti, e a colpirti, e a
colpirti
ancora, fino a farti tornare umana!!!-.
La ragazza proseguì quel
massacro a senso unico per chissà quanto tempo; infine,
quando le
sue nocche sbucciate stavano per raggiungere ancora una volta la
Cambiata, questa gridò: -Basta,
ti prego!!! Basta!!!-.
Ti
prego.
Lisanna si fermò, e le sembrò di svegliarsi da un
sogno lucido;
sotto di lei, Ginger teneva gli occhi chiusi, i denti stretti e il
suo petto si alzava e abbassava velocemente, come se stesse andando
in iperventilazione.
-Basta...- La supplicò.
Il suo tono era
cambiato, era più fievole, la sua voce stessa era
più dolce, più
umana.
-Basta... non ce la faccio più... smettila...-.
Lisanna
aprì la mano e le carezzò la guancia, come aveva
fatto la volta
prima, e come allora Ginger sussultò.
-Già, basta così.- Le
sussurrò, continuando ad accarezzarla e guardandola con
affetto,
come ad un bambino.
-Abbiamo già sofferto abbastanza, non credi
anche tu? Smettiamola di combatterci; ormai, dopo tutto quello che
abbiamo passato, non posso che considerarti una mia compagna...
un'amica-.
Ginger trattenne il fiato, chissà da quanto tempo non
si sentiva chiamare così.
-Non so cosa ci aspetta... temo altra
sofferenza, altro dolore... ma vorrei sostenerli insieme a te, che ne
dici? Ginger, mago dei Twilight Ogre, ragazza umana, te lo sto
chiedendo, vuoi accettarmi come tua amica?-.
Ginger la guardò
allibita ma anche con un timore reverenziale, come se davanti a lei
avesse una visione e non una persona; poi serrò occhi e
bocca e si
irrigidì tutta, urlando: -Non
ti aspettare che questo cambi le cose-dechi! Io sono il demone del
ghiaccio e del fuoco, e un demone non piange! Quindi non ti aspettare
di vedermi piangere, capito??? Solo i deboli piangono, e io non sono
debole!!! E tu rimani un'umana inferiore, non scordartelo!!!-.
Lisanna sorrise, soddisfatta dalla sua reazione che, seppur
aggressiva, malcelava un lieto consenso alla sua proposta; quindi,
come aveva fatto l'altra volta, le slegò mani e piedi e
anche il
corpo, lasciandola distesa sul letto, ancora sulla difensiva.
Scese
dal lettino e si voltò, notando improvvisamente Wendy
sull'uscio
della porta che la fissava ad occhi sgranati e con le mani sopra il
cuore.
Certo, doveva essere entrata con tutto quel rumore, doveva
aver assistito alla scena.
-Lisa-san...-.
-Wendy-chan... io
non volevo che tu...-.
Wendy scosse la testa.
-No, penso tu
abbia fatto bene, guarda tu stessa.-.
Lisanna si girò e vide
infatti che ora Ginger si era raggomitolata da una parte e soffocava
pianti e singhiozzi, con una lunga coda nera che ondeggiava sopra il
lenzuolo.
Coda che Lisanna aveva percepito mentre portava Ginger
in braccio ormai due settimane prima, evidentemente la ragazza poteva
ritrarla a piacimento.
Non l'aveva usata per liberarsi perché,
in fondo, non voleva farlo: dopo tutto quello che le era successo, il
Cambiamento, la cattura, l'attacco, e ora questo, quella povera
ragazza doveva essere terrorizzata, se non di più; ma adesso
ci
sarebbe stata lei, non doveva più avere paura.
Mentre pensava a
queste cose, Wendy le si avvicinò e la prese per mano.
Ancora
una volta, Lisanna si sorprese a quanto potesse essere gentile quella
bambina, e quanto volesse ancora aiutarla ad andare avanti.
Ma
ora doveva andare dall'ultima persona che rimaneva, quella con cui
aveva più paura di parlare.
Wendy percepì la sua agitazione e
cercò di confortarla delicatamente, ma Lisanna rimase tesa
fino a
quando non raggiunse la camera di Flare.
Davanti alla sua porta
esitò ancora, e Wendy le strinse la mano.
-Coraggio, Lisa-san,
sono qui con te.-.
Lisanna annuì.
-Ti ringrazio, Wendy.-.
Allungò la mano verso la maniglia, che in quel momento le
sembrava essere distante come la Terra dalla Luna.
Ma alla fine
riuscì ad afferrarla; stringendo il palmo sudato, la
girò e spinse
appena la porta.
Una fessura si aprì sulla stanza dell'ospedale;
dentro poteva scorgere la ragazza che, seduta sul letto disfatto,
vestita del suo solito abito rosso, le dava le spalle, e non si era
accorta del suo arrivo.
Sembrava comunque stare bene; allora se
ne poteva anche andare, no?
Invece spinse ancora un po' e mise un
piede nella stanza.
Flare alzò il capo e si voltò.
Quel
semplice gesto era di un secondo, ma agli occhi di Lisanna appariva
lento, come se dovesse durare un'eternità.
Quale sarebbe stata
la sua reazione? Cosa le avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto?
Quando
si fu girata del tutto, Lisanna vide che la guardava con aria
sorpresa.
Non arrabbiata, contenta o triste.
Solo sorpresa.
-Bianca?-.
Lisanna trasalì. Non sapeva il perché, ma
l'essere chiamata così la angosciò non poco.
-Flare-san...-
Biascicò.
-Io sono... sono solo venuta a vedere come stavi... me
ne vado subito...- Fece per voltarsi e correre via, ma la voce della
rossa la fermò.
-Aspetta!-.
Lisanna la fissò stupita.
Flare si era distesa di traverso sul letto e aveva allungato un
braccio verso di lei, e la guardava come se fosse spaventata
dall'idea che se ne andasse.
Voleva davvero che lei rimanesse.
Le labbra dell'albina tremolarono in cerca di qualche parola, ma
non ne trovò nessuna.
Flare abbassò il braccio e si rilassò.
-Resta qui, per favore.-.
Lisanna annuì debolmente ed entrò
completamente nella stanza.
Fu allora che Wendy le mollò la
mano, rimanendo fuori.
-Chiamami se hai bisogno di me, Lisanna.-
E rinchiuse la porta.
Le due ragazze rimasero da sole, e Lisanna
era terrorizzata: il solo pensiero la soffocava, e tremava all'idea
di come potesse reagire Flare.
Lei aveva invaso il suo mondo, le
aveva fatto ricordare eventi tragici, aveva fatto leva sul suo
dolore, l'aveva ingannata, l'aveva strappata via da casa sua e
l'aveva messa in pericolo di vita; abbastanza da guadagnarsi il suo
odio eterno.
E poi quelle... quelle parole...
Ma invece di
aggredirla Flare si girò di schiena e sfiorò con
una mano il
materasso di fianco a lei.
Un invito a sedersi.
Lisanna
rimase ferma, incapace di muovere un solo muscolo.
-Vieni qui,
Bianca.- La chiamò dolcemente Flare.
Lisanna deglutì a vuoto e
finalmente riuscì a muoversi; così, con un paio
di passi meccanici,
si ritrovò davanti al letto della rossa.
Lei teneva ancora la
mano sopra il materasso, e continuava a rimanere girata.
Lisanna
allora decise di sedersi dalla parte del letto su cui si trovava,
mettendosi quindi di fianco a Flare ma dandole la schiena.
Riusciva
però con la coda dell'occhio a vedere il suo viso di
profilo, ma la
rossa lo teneva basso e nascosto dai capelli, come d'altronde faceva
lei.
-Come... come ti senti?- Domandò Lisanna.
-Bene,
grazie.- Rispose Flare con un tono molto fievole, simile a quello di
un sospiro.
-Tu come stai, Bianca?-.
Lisanna non le rispose e
tra le due calò il silenzio.
-Per quello che può valere- Disse
Lisanna: -mi dispiace per quello che ti ho fatto passare.-.
Flare
trasalì.
-Bianca...-.
-Se tu ora dovessi odiarmi...- Lisanna
si bloccò, con un groppo alla gola che quasi le impediva di
parlare.
-Se tu dovessi odiarmi... mi farà male, ma io... io lo
capirò,
e ti starò lontana...-.
Si fermò a riprendere fiato, sfinita
dal peso delle sue parole.
-Però voglio che tu sappia che io...
io non avevo alcuna intenzione...-.
Contrasse il viso in una
smorfia di rammarico.
-...mi dispiace, Flare! Anche se non vale
niente, sappi che mi dispiace!-.
-No!- Esclamò la rossa, uscendo
dal torpore nel quale era caduta.
-Non dire così, Bianca! Non
sei tu quella che si deve scusare!-.
Lisanna sgranò gli occhi.
-Tu hai sempre cercato di aiutarmi, ma avevo troppa paura e ti ho
lasciata sola! E... e se fossi stata più forte, la tua amica
sarebbe
ancora viva! Io ero venuta per salvarti, e invece è stata
lei a
salvare me! Se non fossi arrivata io...-.
-Se non fossi arrivata
tu saremo morte tutte quante!- Obbiettò Lisanna, prendendola
per le
spalle, ma non ottenendo alcuna reazione particolare: -Flare, io ti
devo la vita! Tu mi hai salvata! E io... io ti ho detto delle cose
orribili...-.
Se il ricordo di quella mattina era sfuocato,
quelle parole erano impresse nella sua mente come se fossero state
marchiate a fuoco.
“MALEDETTA!!!
ACCIDENTI A TE!!! TI DETESTO, FLARE CORONA!!! TI ODIO!!! SEI
COSÌ
DEBOLE E MISERABILE!!! HO PROVATO PENSA PER TE SIN DA QUANDO TI HO
VISTA LA PRIMA VOLTA, MA ADESSO MI FAI SOLO SCHIFO!!! GIURO CHE TI
UCCIDERÒ, FLARE!!!”.
Ancora
non si capacitava di aver detto delle cose simili, ma l'aveva fatto.
-Ma
avevi ragione, Bianca. Io sono così debole e miserabile...
io che ho
pensato a me stessa mentre la mia famiglia soffriva... io che non
sono riuscita ad aiutarti... sono io che devo chiedere scusa...-.
-No!
Sono io che sono stata un mostro con te! Io, non tu!- La
scrollò un
poco, ma lei continuò a guardare in basso.
Lisanna
strinse le palpebre e i denti.
-Flare,
per colpa mia ti sono successe cose terribili... e non ho alcuna
scusa per questo... ma io vorrei... io vorrei...-.
Già,
cosa voleva? Voleva il suo perdono? Voleva che continuasse a vivere
senza di lei?
No,
la verità è che voleva solo una cosa.
-Io
vorrei starti vicina ed essere tua amica!- Urlò tutto d'un
fiato.
Flare
sobbalzò e si voltò verso di lei.
Lisanna
si perse negli occhi cremisi della ragazza, spalancati per la
sorpresa.
Sì,
voleva essere sua amica; nonostante non ne avesse alcun diritto, lo
desiderava ardentemente.
Lisanna
le lasciò le spalle e ammutolì.
Flare
la fissava, anche lei silenziosa, e per quanto avesse la sensazione
di poterle leggere l'anima attraverso quei due giganteschi occhi
rossi, non riusciva ad avere la più pallida idea di cosa
stesse
pensando.
Se
l'avesse rifiutata, com'era giusto, l'avrebbe capito.
Se
invece l'avesse accettata, allora...
-Sì.-.
Lisanna
sussultò.
Flare
socchiuse gli occhi, che luccicarono dalla commozione.
-Vorrei
anch'io essere tua amica, Bianca!-.
Anche
lei socchiuse le palpebre e, quando lei l'abbracciò, si
sentì
immensamente felice.
È
proprio vero che alcune volte le persone hanno solo bisogno di un
abbraccio per stare bene: non delle parole, non dei sorrisi, ma di un
caldo abbraccio.
Quando
alla fine la lasciò, sul suo volto si dipinse un velo di
tristezza,
e abbassò di nuovo lo sguardo.
-Io
devo dirti una cosa...-.
-Una
cosa?- Ripeté lei, non capendo il suo repentino cambiamento.
-Prima
di... prima di morire, Viola mi ha parlato.-.
Quelle
parole catturarono la poca attenzione che ancora Lisanna non aveva su
Flare.
-Quando
lei è caduta tra le mie braccia... io ho provato a guarirla,
ma non
ci sono riuscita... e allora lei mi ha detto... ha detto...- Flare
sembrò restia a continuare, e subito la ragazza
capì il perché.
Flare
guardava incredula Bianca.
Il
terrore del combattimento di prima ancora la attraversava, i suoi
pensieri erano sconnessi e mischiati luno all'altro, il suo
sconvolgimento emotivo si rifletteva sul suo corpo, teso e
spaventato.
Bianca...
Era
davvero lei quella che stava lottando? Perché aveva le
orecchie e la
coda? E perché si comportava come se fosse anche lei un...
demone?
No,
che andava a pensare, Bianca era Bianca, non un mostro!
Davanti
a lei, girata di schiena, fino ad allora immobile, la ragazza dai
capelli violetta tossì.
-Dannazione...-
Borbottò.
-Per
me è finita...-.
-Viola...-
La chiamò lei.
-È
proprio una stupida, vero?-.
Flare
trasalì.
Viola
tossì ancora, poi lo trasformò in un riso.
-Lisanna
è quasi patetica... beh, non dovrei dirlo io che sono in
questo
stato... tu guarda come ci siamo ridotte...-.
-Sai,
ho l'orma di pensiero che tu sia importante per lei...-.
Importante?
Quella parola la fece arrossire.
-Allora
a te posso raccontarlo... magari la farai ragionare... e
riuscirà a
perdonarmi, chissà...-.
-Perdonarti?-
Ripeté Flare.
Che
cosa stava dicendo?
-Quando
un anno fa si è frammentato tutto... ho visto morire tanta
di quella
gente per colpa dei demoni... che sono diventata anch'io una di
loro... se non peggio...-.
-Io
uccidevo la mia disperazione in quella altrui... e mi piaceva... ma
poi è arrivata lei.-.
-Lei,
che con l'animo a pezzi sorrideva di spirito... lei, che ha osato...
compatirmi... e compatirci tutti... lei, che ha osato farmi nutrire
una nuova speranza...-.
Si
interruppe per tossire, poi proseguì.
-Ora
inizio a sperare come lei che tutto possa tornare a posto... ma non
credo sia possibile... e quando lo capirà, io
vorrò esserci... per
riderle in faccia! Ahahah!-.
Flare
la guardava stupefatta.
Ma
chi era quella ragazza? Perché si comportava in modo
così strano?
Viola
smise di ridere.
-Oh,
mi sa che stai per crepare pure tu...-.
Flare
voltò il capo di lato e vide che il demone con cui aveva
combattuto
prima ora era sopra Neko, e la minacciava con una lancia ghiacciata;
Neko, però, invece di difendersi, le stava puntando contro
il pugno,
come se volesse colpirla.
Perché
la voleva attaccare? Non era anche lei amica di Bianca? Forse la
voleva punire per aver perso? Forse era cattiva anche lei? Forse
voleva attaccare anche Bianca?
La
voce sibilante del demone la riportò bruscamente alla
realtà.
-Flare
Corona... Sei un bersaglio di primaria distruzione...-.
Il
panico la assalì di nuovo, e iniziò ad ansimare.
-Cos-
-Raven
Tail deve essere eliminata.-.
-Il
Villaggio del Sole deve essere eliminato.-.
-Flare
Corona deve essere annientata.-.
Flare
Corona doveva essere annientata?
Lei
doveva essere annientata?
Il
suo corpo fu preso da tremiti, e un sudore freddo le imperlò
la
fronte.
Annientata?
Stava per essere annientata?
Annientata???
Neko
rizzò il dito contro di lei.
Flare
chiuse gli occhi e si portò le mani davanti al viso, non
avendo
nemmeno il fiato per urlare.
“Bianca,
aiutami!!!”.
Poi
una voce sconosciuta.
-Solid
Script: Blast!-.
Quindi
il rumore di un tonfo sordo.
Flare,
ancora tremante, riaprì gli occhi, e vide che il demone era
sparito,
mentre al suo posto era arrivato un ragazzo dai capelli verde chiaro,
con una lunga spada in mano.
Che
fosse anche lui un amico di Bianca?
-Oh,
arriva la cavalleria.- Mugugnò Viola.
Flare
si volse per guardarla e l'attimo dopo le cadde addosso a peso morto.
-Viola!-
Esclamò atterrita.
Viola
respirò affannosamente.
-...Ma
non ci sarò...- Sospirò.
-Non
potrò esserci... ma non posso nemmeno perdermi la scena...-.
Flare
la strinse a sé.
-N-non
parlare!- Le circondò le ferite con i capelli e
iniziò a guarirla,
ma il danno era irreparabile.
-Dalle
questo, allora...- Proseguì Viola, porgendole un oggetto che
inizialmente Flare non riconobbe.
-L'ho
fatto... l'altro pomeriggio... dopo che l'ho incontrata... in
realtà
era per ucciderla... ma ormai l'ho perdonata...-.
Flare
lo prese tra le mani; che significava quello?
Laki
alzò gli occhi morti su di lei, cercando di guardarla tra le
palpebre gonfie.
-Beh,
ormai mi è inutile... ma forse a lei no... glielo darai?-.
Flare,
ancora scossa, annuì velocemente.
-Me
la potresti chiamare... ah, ma sta già arrivando da sola...-.
La
rossa alzò lo sguardo e vide che effettivamente Bianca stava
correndo verso di loro, ma era ancora trasformata nel mostro.
Per
un attimo, guardando il sangue sul suo viso, le sue fauci e i suoi
artigli, temette il peggio; ma quando si fermò davanti a lei
e
accarezzò Viola tra le lacrime, capì che era
tornata la sua Bianca.
Lisanna
fissava Flare a bocca aperta.
“Laki...”.
Flare
strinse le mani che aveva appoggiato sopra le ginocchia, e
spostò il
viso in modo da nasconderlo tra i capelli, come se si vergognasse.
-Non
ero sicura se dartelo...- Ammise: -...dopo quello che ti era
successo... avevo paura... non sapevo cosa fare...-.
-Ehi,
non preoccuparti.- La rassicurò dolcemente Lisanna.
-Non
sentirti obbligata; puoi anche fare a meno di darmelo, se pensi
che...-.
-No!-
Fece Flare.
-Io
devo dartelo... era l'ultimo desiderio di Viola...-.
Si
alzò e prese qualcosa dal cassetto del comodino, e lo porse
a una
stupita Lisanna.
-Ma
questo è...-.
Un
coltello, anzi, un pugnale interamente di legno, con la lama poco
più
lunga del manico.
Lisanna
lo prese titubante e lo studiò attentamente.
Notò
alcuni strani segni runici sull'impugnatura, ma non sembrava esserci
traccia di magia.
-Ecco...
grazie, Flare.- Disse mettendoselo in tasca.
Flare
arrossì.
TOC
TOC TOC
Wendy
bussò alla porta.
-Lisa-san,
va tutto bene?-.
-Sì,
grazie Wendy!- Lisanna fece per rialzarsi, ma non riuscì a
muovere
le gambe come voleva.
-Aspetta,
ti aiuto...- Flare fece il giro del letto e le porse la mano, che
Lisanna afferrò saldamente, sorridendole per ringraziarla.
Flare
rispose con un piccolo abbozzo e arrossendo ancora; quindi
tirò
verso di sé e Lisanna si ritrovò finalmente in
piedi.
-Posso
entrare?- Domandò Wendy.
-Certo,
Blu...- Rispose piano la rossa.
La
porta si aprì e Wendy entrò, guardando prima
Lisanna, poi Flare, e
poi le loro mani ancora unite.
Sussultando,
Lisanna lasciò la mano di Flare.
-Come...
come state?- Chiese Wendy.
-Bene,
grazie Wendy.- Rispose Lisanna.
-S...sì...-
Confermò Flare con aria quasi insicura.
-Ne
sono contenta.- Le sorrise lei, un po' stupita dalla sua timidezza.
-Fortunatamente
le tue ferite non erano gravi, ed è stato facile guarirti.
Però se
dovesse servirti qualcosa o dovessi avere male da qualche parte,
dimmelo.-.
Flare
arrossì di nuovo e borbottò un: -Gra...grazie...-.
Lisanna
inizialmente non capiva perché fosse così sulla
difensiva, come se
volesse evitare qualsiasi contatto con...
Poi
si ricordò della sua situazione: Flare era decisa a rimanere
isolata
da tutti, per questo era scappata nella foresta, ma ora era
circondata da sconosciuti, che però la trattavano
amichevolmente.
Doveva
essere confusa, se non spaventata, povera ragazza.
Poi
si ricordò di un'altra cosa.
-Senti,
Flare-san, posso farti una domanda?-.
Lei
la guardò con aria interrogativa.
-Quando
mi hai trovata nella foresta, io ero stanca e ferita, ma la mattina
dopo mi sentivo come nuova; come hai fatto?-.
Se
prima pensava che Flare arrossisse di continuo, ora ne ebbe una
conferma, perché il suo viso diventò di uno
scarlatto acceso come
quello dei suoi capelli, e riprese a guardare il pavimento.
-Io
ho... io ho...- Si fermò su quelle due parole per una decina
di
secondi, e Lisanna e Wendy si scambiarono uno sguardo confuso.
-Io
ho... ho usato... il metodo... il Metodo Kurotsuchi...-
Riuscì a
dire alla fine.
Il
Metodo Kurotsuchi? E che cos'era? Non l'aveva mai sentito!
Guardò
di nuovo Wendy, sperando in una sua spiegazione, ma quello che vide
la sorprese: la ragazzina aveva sgranato gli occhi e spalancato la
bocca, e il suo colorito era diventato come quello di Flare.
-Eh?-
Fece Lisanna incredula.
-Wendy?-.
-Tu
hai... tu hai... tu hai...- Ripeteva la bambina.
Lisanna
sbatté le palpebre, sempre più spaesata da quella
reazione.
-Tu
hai... voi avete... voi avete...-.
Voi
due? Cioè loro due? Cioè lei e lei?
-Cos...
aspetta! Cosa intendi dire, scusa?- Domandò sgomenta.
Spostò
lo sguardo ancora su Flare, ma lei fissava il pavimento senza
riuscire ad alzare il volto; poi di nuovo su Wendy, che pure
continuava a balbettare.
-Voi
avete... voi avete... ah!- Lanciò un gridolino come se
davanti a lei
si fossero appena materializzati due alieni.
-Wendy,
ma... ma di che stai parlando?- Ora Lisanna era spaventata sul serio,
si sentiva come quando aveva sentito parlare alla gilda per la prima
volta di quella
punizione senza
che nessuno le spiegasse cosa fosse e quanto fosse effettivamente
terribile; si mosse in direzione della Dragon Slayer, ma lei
indietreggiò, seppur involontariamente.
-E-ehi!
S-si può sapere cos'è il Metodo Kurotsuchi???-.
Per
tutta risposta Wendy continuò a tremare e alla fine si
voltò.
-S-s-scusa,
d-d-devo andare a fare due passi...- E uscì, anzi,
scappò via.
-Aspetta!-
Urlò Lisanna.
Gettò
l'ennesima occhiata a Flare, ma lei era ancora immobile,
così si
precipitò fuori nel corridoio.
-Wendy!!!
Wendy!!! Torna qui!!! Cos'è il Metodo Kurotsuchi???-.
Manco
a dirlo, tutti nel corridoio si voltarono verso di lei e la fissarono
straniti; uno dopo l'altro, tornarono rapidamente nelle loro camere o
si dileguarono.
Lisanna
ora era praticamente in lacrime.
-Wendy-chan!!!
Wendy-chan!!!-.
Si
inginocchiò a terra, allungando la mano verso la porta
dietro la
quale la ragazzina era sparita, e poi battendola sul pavimento,
singhiozzando e ripetendo il nome dell'amica.
Ma
cosa cavolo poteva essere di così tremendo???
Sentì
dei passi alle sue spalle e una voce stupita chiamarla; si
voltò e
si trovò davanti a Freed, che la squadrava da capo a piedi.
-Lisanna?
Che stai facendo?-.
-Freed-san!!!-
Esclamò piangendo disperata, aggrappandosi addirittura alla
sua
giacca.
-Che
cos'è il Metodo Kurotsuchi??? Perché nessuno
vuole dirmelo???-.
Se
mai vide Freed imbarazzato in vita sua, capitò forse solo
quella
volta.
-Igh!-
Il verde si tirò indietro, mettendo le braccia tra
sé stesso e
Lisanna, in segno di difesa.
-L-Lisanna!
Perché mi domandi una cosa del genere??-.
-FREED-SAN!!!-
Lo implorò singhiozzante.
-Che
cosa mi hanno fatto di tanto orribile???-.
-Ecco,
“orribile” non è la parola esatta...-
Arrancò lui.
-Ehm...
ma guarda, quella non è Wendy?-.
Lisanna
si voltò di scatto.
-Wendy!-.
Invece
non c'era.
-Ma
che...-.
-Yami
no Écriture: Swoon!-.
Lisanna
si sentì improvvisamente le palpebre pesanti e svenne.
Sayla
alzò la testa.
Cos'era
stato?
Aveva
sentito un suono indistinto da qualche parte, ma non riusciva a
capire da dove provenisse.
TUNF
Aggrottò
la fronte, alla ricerca di quel tonfo; davanti a lei, Kyouka
continuava a dormire nella capsula.
Si
alzò in piedi, poggiando il libro sulla sedia e volgendo il
capo da
una parte all'altra alla ricerca del rumore.
CRASH
Un
forte suono di vetri infranti e di acqua che si riversava sul
pavimento.
Sayla
sbarrò gli occhi.
“Non
è possibile! Non sarà che...”.
Percorse
vari corridoi fino a trovarsi davanti a ciò che aveva
previsto: una
teca era infranta, il liquido si stava espandendo sul pavimento, e in
piedi, in mezzo ai cocci di vetro, c'era una figura maschile, dai
muscoli scolpiti e dal volto nascosto nell'ombra, che le dava le
spalle.
Sayla
deglutì: eppure avrebbe dovuto metterci ancora un paio di
giorni...
Il
Cambiato si guardò attorno, cercando di capire dove si
trovasse,
facendo scricchiolare rapidamente le ossa del collo e delle spalle.
-Demone.-
Lo chiamò Sayla, pur odiando chiamare un insetto come quello
con
quel titolo.
Lui
si immobilizzò ma non si girò.
-Ricordi
cosa ti è successo?-.
Il
demone alitò, poi rispose: -Sì...-.
-Ricordi
la tua missione?-.
-Sì...-.
-Ricordi
di aver fallito?-.
Questo
lo chiese aspettando maliziosamente le sue umili scuse, oppure che
negasse e arrancasse qualche pretesto patetico.
Invece
lui rispose con un terzo: -Sì...-.
Sayla
aggrottò la fronte, una vena di rabbia la attraversava.
-Non
ti hanno insegnato a trattare con più rispetto i tuoi
superiori?-.
Agitò
le dita e usò il Macro per inclinargli la colonna vertebrale
all'indietro, facendogliela scricchiolare.
Il
Cambiato rantolò qualcosa, e Sayla si lasciò
scappare un sorriso.
Gli
umani erano tutti uguali, talmente facili da manipolare...
Sobbalzò.
Una
punta ghiacciata, spuntata alle sue spalle, le sfiorò la
schiena
all'altezza del cuore.
Impossibile!
Come poteva usare le Maledizioni in quello stato?
Il
demone continuò a mugugnare e la sua schiena a stridere,
mentre
Sayla avvertiva il ghiaccio iniziare a pungerla.
Sentì
la rabbia inondarla come un'onda impetuosa, e fu tentata di farla
finita con quel tizio, sì, con quell'arrogante essere che si
credeva
suo pari; ma alla fine riuscì a contenersi e lo
liberò dal Macro.
La
punta si ritrasse, il Cambiato scrollò le spalle e
piegò il collo
un paio di volte per poi allontanarsi nell'oscurità.
Sayla
si massaggiò la fronte con una mano.
Non
andava bene, stava ancora per farsi sopraffare dalle emozioni, dalla
rabbia e dall'orgoglio, mentre lei riconosceva solo l'amore per
Kyouka-sama e l'odio per gli umani.
Questo
almeno prima di Fairy Tail...
Fairy
Tail...
-No,
non devo perdere la calma.- Si disse.
-Kyouka-sama
mi aspetta, devo tornare da lei.- E così fece.
Angolo
dell'autore
Forse
un giorno mi toglierò il vizio di pubblicare a queste ore.
Forse. O
forse no.
Allora,
continuo a ringraziarti,
Midnight_1205,
per le tue recensioni e spero che la storia continui a interessarti!
Altrettanto spero per tutti gli altri, che invito a recensire
(invito, ma leggete obbligo).
E
niente, per la faccenda del Metodo Kurotsuchi ho da dire solo una
cosa.
Bleach.
Buonanotte
XD!