~~3- LORELEI
Giunse al porto fluviale il giorno stabilito. Gli altri mercenari radunati dalla principessa erano affaccendati presso i moli, salivano e scendevano dalle navi. Lui osservava da lontano: avrebbe fatto volentieri a meno dei propri compagni esattamente quanto loro avrebbero fatto volentieri a meno di lui.
Non sarebbe salito su una di quelle navi, le avrebbe seguite a cavallo lungo il corso del fiume.
Il Cavaliere avrebbe dovuto affrontare un lungo viaggio senza il suo destriero e per nulla al mondo avrebbe accettato di separarsene prima che fosse strettamente necessario. Dopo tutto Temerario non conosceva la stanchezza e il suo padrone non la soffriva.
Alla Gola del Reno dovettero addirittura attendere: stavano precedendo le navi.
Il Cavaliere era passato spesso da quelle parti: le imbarcazioni procedevano con cautela in quel tratto e si parlava di una creatura meravigliosa e terribile che induceva al naufragio.
“Lorelei …” mormorò l’uomo chinandosi sull’acqua.
Ogni volta provava il desiderio fortissimo di assistere, partecipare a un naufragio per vedere e toccare quell’immensa potenza, vedere quella creatura, sentire quel canto di morte.
Attese osservando incuriosito il proprio riflesso
“Lorelei …” ripetè piano.
… Aveva i suoi stessi occhi di ghiaccio, capelli lunghissimi che si confondevano nell’acqua nera e denti acuminati che più volte avevano assaggiato la carne e il sangue di un uomo …
Ricordava d’averla cercata a volte, per ore, e mai l’aveva sentita così vicina.
Chiuse gli occhi piano, la mente rivolta alle profondità dell’acqua, e fu allora che la sentì cantare, divina, solo per lui.