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Autore: ballerinawoodoo    28/09/2016    0 recensioni
Prima di iniziare, ci tengo a precisare che questa storia è vera ed è la mia. Ho deciso di raccontarvela perché è così incasinata e folle da sembrare una commedia. O una tragedia, dal mio punto di vista. Però è vera e di certo diversa dalle altre. Vi ho incuriositi? Bene, buona lettura!
Dal testo:
- Cosa vuoi da me ancora? Non ti sei già divertita abbastanza? - singhiozza con il viso nascosto dietro le ginocchia e le braccia attorno ai capelli rossi, come una barriera che la protegga dal dolore che sta provando. Che io le ho inferto.
- No, io volevo scusarmi. - Alza immediatamente il viso dai leggins e mi fissa con gli occhi spalancati. È la prima volta che le chiedo scusa, ma non la prima che avrei dovuto farlo. Eppure non le basta. Quattro paroline non guariscono una ferita, neppure se sono state pronunciate faticosamente. Perciò decido di aprirle il mio cuore, come avrei dovuto fare già da tanto tempo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Da quel primo giorno è passato un mese e le cose sono nettamente cambiate. Sofia ed io siamo rimaste compagne di banco, ma il mio atteggiamento nei suoi confronti non è lo stesso. Lei continua ad ignorarmi quando siamo a scuola e fare la gentile quando ne usciamo, confondendomi ogni giorno di più. Io se prima non la sopportavo, adesso non voglio proprio aver a che fare con lei, perché nessuno può permettersi di ignorarmi. Ogni giorno mi accompagna a casa, anche se è distante dalla sua, e chiacchiera per tutto il tragitto. Non rispondo mai alle sue domande, ma stranamente ascolto ogni parola che esce dalla sua bocca. So che ha un fratello più grande di due anni, figlio del primo matrimonio della madre, Matteo, che il suo colore preferito è il viola, che le fa senso il cibo blu, che dorme in canottiera e pantaloncini anche d'inverno, che canta le canzoni di Rihanna sotto la doccia e che non sa andare in bicicletta. Nonostante tutto è divertente ascoltare mentre parla, e questa cosa mi da fastidio ancora di più. Perché non ho più avuto bisogno degli auricolari nuovi a causa sua e io preferisco desiderare un paio di stupidi auricolari piuttosto che la voce di Sofia. Non mi piace non avere il controllo sulle cose. Mia madre si è innamorata di un architetto e, dopo essersi frequentati per due anni, ha deciso che non vuole morire sola e perciò si sposeranno fra due settimane, motivo per cui la mia vita extracurriculare è uno stress pazzesco. Per non parlare del fatto che dovremo trasferirci nella villa di quest'uomo, Davide, che per quanto possa essere bella, non sarà mai casa mia, tanto quanto lui non sarà mai il mio papà. E come se non bastasse, litigo continuamente con Alessio, che ho tra l'altro momentaneamente lasciato, quindi non riesco a trovare conforto neanche a scuola. Se prima avevo una vita perfetta, da quando è arrivata Sofia sembra essere tutto un grandioso schifo ed io sono sempre più vicina ad un esaurimento nervoso. Infine ho scoperto che nella nuova casa dovrò condividere la stanza con il figlio di Davide, Andrea, che ha la mia stessa età ed è un figo pazzesco, perciò Alex è geloso e mi fa una sfuriata dopo l'altra. Con questo stato d'animo inizio una nuova giornata di scuola. Siamo a metà Ottobre: l'aria è più fresca e gli alberi perdono le foglie. Finalmente posso indossare le mie adorate felpe e riprendere il laboratorio musicale e le ripetizioni. Mi costringo a sorridere alla solita folla di ragazzi adoranti ed entro a scuola. Mi sistemo affianco ad un termosifone e guardo fuori dalla finestra. Posso distinguere i miei occhi celesti e i capelli neri su uno sfondo di colori caldi. Mi volto di scatto quando un paio di occhi verdi si aggiunge nel riflesso: "Buongiorno Mar! Dormito bene?" mi chiede come sempre Sofia. Poi sorride e si siede al suo posto. Nel preciso istante in cui il suo profumo mi pizzica le narici, gli altri entrano in classe parlando e ridendo, e l'espressione della rossa si fa di pietra. Sospiro e abbandono il termosifone, scivolando sulla mia sedia, al suo fianco, pronta ad essere nuovamente ignorata per cinque ore. È strano che non voglia parlarle quando lei può farlo e senta la mancanza della sua voce quando si fa lontana...
   
 
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