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Autore: merlot    29/09/2016    3 recensioni
{ Storia ad OC } { AU, come al solito }
"...«Aiuto» rantola Victor, tre pallottole nella colonna vertebrale mentre le sue dita insanguinate cercano il pavimento, trascinandosi dolorosamente verso l'uscita. Proteggilo con la tua vita, se necessario. Ma Victor non vuole morire. Vuole solo tornare a casa da suo fratello e fingere che non sia successo niente, che le sue gambe funzionino ancora, dimenticare il dolore e farsi una dormita, bere del kvas con gli amici.
«Certo» sorride la ragazza tedesca, labbra che si muovono ma suono che non gli arriva alle orecchie, come in un film muto, come in un film di guerra mentre gli appoggia il muso della pistola alla guancia «Ti aiuto io»
Uno sparo.
Poi il silenzio..."

[...]
Le Marionette sono decisamente la famiglia più stramba che ci sia, e il fatto che siano già morti almeno una volta è solo una delle tante cose bizzarre che accomuna queste dodici persone dai passati diversissimi.
Tra anelli maledetti, serpenti giganti e padri scomparsi, sono sempre in mezzo ai guai.
{chapters: 14/15}
Genere: Avventura, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gamma, Kudou Michiya, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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marionnette }

 the dead boy 

 

 

« and only by chance alone,

you’ll wither and perish and

 your fate’ll come undone »

 

 

 

 

» Sanssat, Francia

«...e ci troviamo in diretta da San Pietroburgo, dove gli ospedali sono sovraffollati a causa di una strana ed inquietante amnesia collettiva, riguardante le la giornata del 7 Dicembre. Non sono state trovate tracce di filmati neppure nelle telecamere, e vi è stato un blackout generale dovuto al sovraccarico di energia alle 14:14 del pomeriggio dello stesso giorno. Le autorità di si dichiarano sconcertate dal misterioso accaduto e le prime indagini sono già cominciate, purtroppo senza alcun esito positivo. E ora passavano allo sport» Andrea spegne il televisore con sospiro sostenuto, appoggiandosi ai cuscini mentre soffoca un gemito. Il filo, che ha infilato nella pelle, è ancora bollente e sovraccarico di energia, come più o meno quelli di tutti i suoi fratelli.
L'onda magica è stata la loro Chernobyl magica, ma Gamma ha affermato in modo piuttosto rassicurante, che se sono sopravvissuti ad un demone divora-universi e ad uno psicopatico scellerato, allora possono sopravvivere anche a questo.
«Davvero? Nessuno ricorda niente a parte noi?» sbotta Gavril, seduto a gambe incrociate sul letto gemello accanto al suo, il tono di voce pericolosamente vicino alla delusione.
«Guarda il lato positivo» replica lei, mentre le sue dita intorpidite legano i suoi capelli castani in uno chignon chic «Nessuno ora si ricorda come tu le abbia prese da una donna»
«Era una Pura!»  si lagna Gavril, balzando in piedi con uno sbuffo e poi pentendomene amaramente, dato che né la sua caviglia né la sua coscia ancora completamente guarite. Gamma ha dato una mano per le ferite superficiali e le abrasioni in faccia, ma per il resto avrebbero dovuto tenersi le loro cicatrici fino alla fine.
«Povero piccolo» lo canzona Andrea, monocorde, tirandosi su nonostante il bruciore e il corpo intorpidito.
Gavril sbuffa di rimando, anche lui con le ossa che ancora gli dolgono per tutta l'elettricità in eccesso. Molto peggio di quella volta che, facendo il cretino con i suoi amici in spiaggia, si è beccato un fulmine che lo ha spedito su un tavolaccio a Praga.
«Beh, è stata una bella avventura» concede la ragazza, gli occhiali in bilico sul naso mentre le sue dita sfiorano distrattamente e quasi casualmente quelle di Gavril.
«Se per bella avventura intendi 'uccidere serpenti aztechi in Perù', sì, è stata davvero una bellissima avventura nonostante tutto»
E mentre lo dice, si china su di lei, labbra che sfiorano le due etto vano ancora il sapore di cioccolato e dolcezza su di lei.
Proprio una bella avventura.

Tra tutte le cose che Elia si aspetta, un poligono di tiro immerso nel verde della campagna francese era davvero l'ultima della lista di strutture improbabili. Non che Gamma badi a spese, certo, ma Elia stenta a vederne l'utilità per un multimiliardario che probabilmente non sa neanche come impugnare un kalashnikov. Lui però, nonostante il Filum Vitae ancora infiammato, non si lamenta.
Non fa pratica da un bel po' e vedere le teste dei manichini saltare ad ogni suo colpo è piuttosto soddisfacente e un'alternativa papabile alla violenza gratuita.
Stare da solo inoltre è terapeutico per i suoi nervi e, quando finalmente finisce le munizioni e si toglie le enormi cuffie designate a proteggerlo dal fragore dei proiettili, si accorge che non è più solo.
C'è una ragazza lì, stranamente familiare, i capelli scuri abbandonati sulle spalle in morbide onde seriche e la pistola retta in mano senza sforzo mentre trucida spietatamente i manichini dinnanzi a lei.
Certo, ricorda improvvisamente Elia con un mezzo sorriso, la ragazza in metropolitana! Isabelle, se non vado errato?
«Per essere uno che non è violento con le donne, ci sai fare con le pistole» commenta lei, rimuovendo a sua volta le cuffie e fischiando alla vista del punteggio. 89%.
Mica male.
«Uso le pistole solo quando è strettamente necessario» lui scrolla le spalle, vagamente imbarazzato «Scusa per San Pietroburgo. Ordini dall'alto»
«Non ne dubito» Isabelle scuote la testa con un'espressione divertita, e si porta una ciocca ribelle dietro l'orecchio «Gli ordini sono ordini, ma non pensavo che ci fosse qualcuno più bravo di me con le pistole»
«Beh, si può sempre migliorare» Elia si stringe nelle spalle, agitandole la pistola sotto il naso.
«Se avessi qualcuno che mi insegnasse...» inizia lei, molto lentamente, con aria allusiva.
Elia scoppia a ridere, scuotendo la testa.
«Okay, allora ricominciamo dalle basi...»

Elisabeth osserva con calma il movimento rapido e delicato delle cose dei pesci, piccoli guizzi d'argento che si muovono timidamente dietro il vetro, distorti dal vorticare Placido dell'acqua. Osservare quelle creature ne curiose dagli occhi morti la rilassa e, dopo San Pietroburgo e tutto il casino insorto, ne ha proprio bisogno.
È stata una fortuna che nessuno abbia ricordato nulla dopo l'esplosione magica, ma Gamma ha gentilmente suggerito di ritirarsi nel suo castello in Francia ad aspettare che le acque si calmino un po'.
Dopotutto, si sono meritati tutto il riposo e la ferita della dipartita di Percival è ancora aperta e bruciante.
Anche se non vuole ammetterlo, anche a lei manca; eppure non vuole farsi vedere debole dai suoi fratelli, non in quel momento.
E i pesci sembrano lieti di aiutare, consolandola dal loro enorme acquario mentre lei, dita attorcigliate nelle tasche e cuffiette nelle orecchie, affonda le sue emozioni nella musica.
È talmente stare lì, accovacciata in quella nicchia di cuscini, che un paio di volte ha preso sonno e al diavolo lo stare in guardia. Dopo che Alpha è stato risucchiato dal suo esperimento di negromanzia, ha bisogno di una pausa. E anche bella lunga.
Ha pensato che potrebbe essere positivo fare una vacanza (da sola) in un posto sperduto, magari a Goa o Bali, dove nessuno la disturberà. O magari in

«Fufu, nessuno ti ha mai detto che ci dorme non piglia pesci?» Elisabeth sobbalza alla voce, dita che subito corrono al coltellino infilato nello stivale, occhi azzurri che brillano d'ira e ferocia.
«Che vuoi, Beacons?» soffia, polpastrelli che carezzano la lama come si farebbe con un gatto persiano, occhi socchiusi in un sogghigno caustico.
«Vengo in pace, principessa» alza le mani in segno di resa, e Lizzy è ancora più tentata di piantargli il coltello in mezzo alla fronte «Su, su, metti via il coltello. Non vorrei che ti facessi male»
«...Disse l'uomo che le ha prese di santa ragione da me» Lizzy incrocia le gambe e batte le palpebre con aria insofferente «Chi ti ha detto che potevi parlare con me?»
«Oh? Non sapevo ci volesse un permesso scritto? Devo portarlo a casa e farlo firmare dalla mamma, signora maestra?» sogghigna lui, sedendosi senza cerimonie sulla panca accanto a lei, tutto sotto lo sguardo omicida della ragazza.
«Hai dieci secondi prima che ti accoltelli e ti dia in pasto ai pesci» lo informa gentilmente, spingendosi all'indietro contro la parete con uno sbuffo irritato.
«Sempre dolce come al solito. Ed io che volevo sotterrare l'ascia di guerra»
«Dimostralo» Lizzy arriccia le labbra quando sente le sue braccia forti serrarsi attorno a lei e premerle il volto contro il suo petto. Sa di edera e cenere, quel profumo un po' selvaggio che puoi annusare nelle praterie al tramonto, quando le lucciole galleggiano nel cielo notturno.
E, stranamente, non le dispiace.
Sospira e lascia che i muscoli si rilassino nel tenue bagliore morente dell'acquario.
«Beacons?» sibila infine.
«Dimmi, dolcezza?»
«Fai qualcosa di strano e ti sgozzo.»
«È una minaccia?» domanda lui, l'ombra di un sorriso che gli pizzica le labbra.
«...No» sogghigna, giocherellando con il suo coltellino «È una promessa»

«Tutto bene?» la domanda la coglie di sorpresa, tanto è stata immersa in quel profondi silenzio di tomba. Lene quasi non se n'è accorta, ma ha smarrito il senso del tempo, ed ora è già notte fonda e lei ha passato l'intera giornata persa nella lettura.
Forse è il suo modo bizzarro di affrontare il dolore, ma l'odore della carta sembra un buon anestetico per i suoi sentimenti tumefatti.
Gli occhi le bruciano e, prima di voltarsi, appoggia il segnalibro (costituito da un papavero secco) con grazia sul tavolo.
«S-sì. Il solito» Ottobre sorride ad Ilarion, elargendo con un goffo gesto l'intera biblioteca piena di libri. Ormai Gennaio la conosce tanto bene da sapere dove andare a cercarla quando scompare improvvisamente.
«C-come sta Silvia?» domanda imbarazzata per colmare il silenzio, maledicendosi per la propria imbranataggine. A volte pensa ci vorrebbero delle lezioni di nonchalance di Gala e Talini.
«Bene» scrolla il capo con un mezzo sorriso, passando distrattamente le nocche sui dorsi in cuoio dei libri. Gamma non ne è particolarmente amante, ma ci sono i soliti classici intramontabili «È ancora scossa per la sparatoria, però. A causa dell'onda magica ci sono alcune difficoltà di comunicazione in tutto il mondo»
«L'abbiamo fatta grossa» ridacchia lei, nervosamente, accoccolata sulla sua comoda poltroncina a sacco color crema. La biblioteca è di dimensioni modeste, ma è pulita ed accogliente, bagnata da una magica luce calda e morbida nonostante sia notte.
«Potrebbe essere andata peggio» replica lui, laconico, esaminando le versioni in francese dell'epopea di Gilgamesh e di Guerra e Pace «Tu, piuttosto, come stai?»
«Ecco...» da cani, vorrebbe dire. Si sente a pezzi per quello che è successo a Percival, ma sa che è inutile continuare a piangere sul latte versato «Non troppo bene. Per Percival. Non l'ho ancora superato»
«Capisco» si addolcisce Ilarion, fingendo di non notare gli occhi lucidi della ragazza e scompigliandole i capelli con gentilezza «Non è colpa tua. È una decisione che abbiamo preso insieme a lui e dobbiamo rispettarla. Sei forte, vedrai che passerà»
«Grazie» replica lei, commossa e imbarazzata, le parole impigliate in gola «Grazie, davvero»
«Devi sempre andare avanti a camminare» sorride lui con una scrollata di spalle leggera «Anche Percival avrebbe voluto che tu lo facessi»
«Hai ragione» annuisce Ottobre, respirando a fondo mentre lui si accomoda accanto a lei, sulla delicata moquette blu oltremare «Hai perfettamente ragione. Vorrei solo essere forte quanto te»
«Sei forte anche tu, sciocca. Solo che non lo sai» Lene scoppia a ridere, scuotendo il capo, le trecce bionde posate sul petto «A proposito, cosa stai leggendo?»
«Oh, questo?» Lene apre il libro, improvvisamente rinvigorita dalla domanda «La versione francese de 'il ritratto di Dorian Gray'»
«Interessante. Perché non lo leggi un po' ad alta voce?» domanda lui, appoggiandosi con la schiena alla parete e sbirciando sopra le sue spalle. La ragazza avvampa lievemente, mordendosi il labbro.
«Se proprio insisti» si schiarisce la voce, schioccando la lingua contro il palato «Pour moi, il y a quelque chose de très beau dans sa morte...»

«Ehi, Lene
» quando Colonia, due ore dopo, irrompe in biblioteca con aria vittoriosa, trasportando un vassoio pieno di tazze di cioccolata, non si aspetta certo di vedere un simile spettacolo.
Lene, adorabilmente addormentata sulla poltroncina a sacco, il petto che si solleva piano e un libro ancora stretto in mano.
Ilarion, anche lui assopito su un divanetto in una posizione talmente scomoda che Colonia non può far a meno di domandarsi come sia riuscito a prendere sonno in quel modo. Anche lui, per una volta, sembra indossare un'espressione tranquilla e rilassata.
Colonia appoggia le tazze sul tavolo, reprimendo un moto di ilarità che le sgorga dal petto, e esce per qualche istante dalla stanza, per poi ritornare poco dopo con una folta pila di coperte di pelliccia piuttosto pesanti. Non si può mai essere sicuri.
«Hmpf, che due schiocchini. Si prenderanno l'influenza» mormora tra sé, mentre li avvolge nei morbidi tessuti eleganti e sfila delicatamente il libro dalle mani di Lene.
La lettura, per Ottobre, dovrà aspettare, ma nulla vieta a Colonia di intrattenersi un po' prima dell'alba.
E così, avvolta nell'abbraccio morbido della lana, cioccolata alla mano e luce magica sulla testa, Colonia inizia a leggere.

«Non ti facevo tipa da osservare le stelle» la voce di Jules la fa sussultare improvvisamente, le spalle che si tendono, in campana. Tutta quell'avventura ha lasciato Gala piuttosto ansiosa per qualche giorno e Jules si è accorto che la ragazza si comporta in maniera infinitamente più taciturna e schiva dalla battaglia di San Pietroburgo, il giorno prima.
«Oh, a volte lo facevo quando ero a Praga. Per esempio, cercavo risposte nell'universo o cose simili» scrolla le spalle con un sorriso amaro «Nessuno ha mai risposto, vero, ma le stelle sono comunque carine da guardare»
«Se stai troppo fuori prenderai freddo» la rimprovera dolcemente lui, appoggiandole la coperta che le ha portato sulle spalle e sussultando nel sentire il suo corpo tremare leggermente.
«Sono morta una volta. Dubito che un raffreddore sarà sufficiente a stendermi» ridacchia lei, stringendosi nelle spalle mentre lui le si siede accanto, in silenzio.
Per qualche minuto si limitano a scambiarsi sguardi di sfuggita, ammirando le stelle: Orione, con la sua cintura brillante  e mastodontica, il carro dell'Orsa Maggiore e poi Venere e molte altre ancora.
Il vento freddo dell'inverno francese dell'entroterra li fa rabbrividire leggermente.
«Sai per caso dove
»
«Non trovi che
» incominciano entrambi allo stesso momento e, guardandosi per un istante, scoppiamo entrambi a ridere fragorosamente, guance arrossate per l'imbarazzo e il freddo.
«Prima tu» lo incoraggia Gala, rabbrividendo leggermente nel pigiama di flanella, miele nella sua voce e divertimento nel suo sorriso.
«Bene» ridacchia lui «Sai per caso dove è finito Gamma?»
«È andato ad una riunione del concilio dei Puri»
«Woah, esiste una cosa simile?» esclama lui, stupito, unendo le suole delle scarpe con uno sguardo meravigliato «Come su Harry Potter?»
«Nah, sono quattro ricconi sfegatati che si riuniscono in Nuova Zelanda ogni tanto per discutere su cosa sia meglio per il mondo» la ragazza scrolla le spalle «Niente di particolare, ma quei tizi sono rimasti impressionati dal nostro show-down in Russia e devono decidere come comportarsi dopo la morte di Percival. Credo che le trattative finiranno stasera e poi tornerà a casa domani»
«Beh, dovremmo ringraziarlo, dopo tutto quello che ha fatto per noi...» Jules disegna distrattamente alcuni cerchi sulla sporcizia accumulata sul tetto.
«Certo, i suoi modi non sono esattamente, uhm... ortodossi» concede lei «Però ci ha definitivamente salvato la vita»
Per qualche istante, entrambi guardano avanti, i loro occhi che bevono la bellezza mozzafiato del paesaggio, la distesa d'erba perfettamente curata e il verdeggiare dei giardini lussureggianti, il tutto congelato nella fermezza e nella sospensione dell'inverno.
«Gala, senti» continua lui, sospirando «Mi dispiace moltissimo per quello che è accaduto a Percival. So che tu gli eri particolarmente legata. Se vuoi parlarne, io sono qui per te, come tu lo sei stata per me»
«Grazie, significa molto per me» Gala gli prende la mano, lanciandogli uno sguardo un po' dolceamaro, le stelle uniche testimoni di quel gesto affettuoso «E, Jules?»
«Sì?» domanda lui, irrigidendosi al tono un po' sornione di Novembre.
«L'offerta della vodka è ancora valida»

«Quindi mi sono perso tutta l'azione, eh?» Heat si puntella distrattamente sul tappeto persiano intessuto d'oro, occhi azzurri che osservano la figura della sua ragazza che si dà da fare con i marshmallow e con le enormi tazze ricolme di cioccolata fusa.
È appoggiato tra i fastosi cuscini arabescati, le fredde luci a neon che gli decorano i capelli pallidi.
«Pare di sì, tesoro» la ragazza gli offre una porzione con un sopracciglio arcuato e sprofonda tra le bianche coperture in pelle del divanetto, gli occhi persi nel crepitare danzante delle fiamme nel caminetto «Magari la prossima volta che ho un'altra situazione di crisi mondiale ti chiamo. Purtroppo, dovrò venirti a salvare il culo un po' di volte»
«So badare a me stesso» sbuffa lui, fintamente offeso, assaporando la sua bevanda fumante. Cioccolata nera con un pizzico di mele e cannella; la sua preferita.
«Certo, Rambo» lo punzecchia lei, dandogli colpetti sulla spalla con il piede infagottato in spessi calzini di lana. Alla ragazza non piace molto il freddo, dopotutto «Tu non hai bisogno del principe azzurro che ti salvi»
«La principessa dorata non sarebbe male» rincara lui, facendole l'occhiolino mentre dà una sbirciatina alle nuove offerte di lavoro sulla Darknet, sempre indefesso e ligio al suo dovere.
«Fufu, quindi ti sono mancata, neh~?» domanda lei, incrociando le gambe con un sorrisino.
«Ovvio» chiosa lui, sorseggiando per nascondere il ghigno sulle sue labbra «E sono molto curioso di conoscere tutti i dettagli dell'avventura»
«È una storia lunga» bofonchia lei, sollevando la cioccolata bianca con panna alle labbra, assaporando ogni calda sorsata del liquido morbido e ricco di sapore. Si reclina sui cuscini con un sospiro soddisfatto «Una storia mooolto lunga!»
«Beh, ho tempo e cioccolata calda a sufficienza» Heat alza la tazza bollente in un mito incoraggiamento ad un 'cin-cin' e Talini non può fare a meno di sorridere mentre fa tintinnare anche la sua.
«Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana...»

«Quando mi hai invitato ad andare fuori, non pensavo che, insomma...» Bryce si passa la mano sui capelli scompigliati allargando le braccia per comprendere tutta lo splendore della 'sala dei divertimenti', come l'ha battezzata Gamma. Il tavolo da biliardo tirato a lucido, con le palline colorate, è oscurato dall'ombra dell'enorme lucernario che pende sulle loro teste.
Il fuoco crepita quietamente nel caminetto mentre Blake, vestaglia e bicchieri di scotch alla mano, si affianca al suo ragazzo con un sorriso timido.
«Ho amici importanti» gli fa l'occhiolino, allungandogli uno dei due contenitori di vetro e scrollando le spalle. Si appoggia con nonchalance al tavolo, liquido che scende lungo la sua gola, tracciando sentieri di fuoco nel suo petto.
È ancora un po' nauseata per essere andata a prendere il suo ragazzo con la penna, ma ora che può godere della sua presenza, si sente molto più a suo agio.
«Non stento a crederlo» commenta lui, abbracciandola da dietro con un sorriso indecifrabile, e posandole dei piccoli baci tra i capelli «Però la prossima volta potresti portare anche me a divertirti in giro per il mondo»
«Se con 'divertirti' intendi 'farsi sparare da gente arrandom', sì, possiamo divertirci un po' assieme, no?» la ragazza si alza in punta di piedi, bevendo l'ultima goccia di scotch e premendo le sue labbra contro quelle dell'albino, assaporando a pieno il sapore bollente dell'alcol sulla lingua.
«Ottimo» commenta lui, con un filo di malizia, avvolgendo le sue braccia attorno ai fianchi sottili «Però io avrei qualche altra bella idea...»
Blake ride, un largo sorriso che le si spalma sulla faccia mentre appoggia le labbra sul suo collo.
Finalmente un po' di pace anche per loro. Una sensazione di rilassamento e pienezza la colma completamente e si sente finalmente pronta a riposarsi.
Un riposo meritato.
«Beh, allora cosa aspettiamo?»

«Mi dispiace moltissimo» Deianira si prende il capo tra le mani, cercando di strizzare il sonno fuori dagli occhi e sembrare quanto meno presentabile dalla telecamera di Skype «Per Beta... Per Percival... per tutto il resto»
«Deianira» dal suo letto in ospedale, a chilometri e chilometri di distanza, Xavier sospira pesantemente, ancora pallido e scosso ma definitivamente vivo «Va tutto bene. Non è colpa tua. Non posso sempre fare affidamento su di te»
«Ma ti hanno torturato perché volevano informazioni su di me!»
«Lo so» lui scuote il capo, stringendosi nella casacca di flanella dell'ospedale e sorridendo maliziosamente «ma avrei lasciato che mi torturassero ancora di più, se questo vuol dire poterti vedere così preoccupata»
«Non sono affatto preoccupata!» sbuffa, torcendo il capo per nascondere il rossore del proprio volto «Solo un po', uhm... in colpa»
«Continua pure con il rossore. Mi piace il tuo lato tsundere ogni tanto» lui scoppia a ridere, beccandosi un'occhiata che potrebbe ghiacciarlo sul posto anche a chilometri di distanza.
«Comunque sia... sei veramente sicuro che vada tutto bene?» chiede lei, attorcigliandosi svogliatamente una ciocca di capelli castani attorno al dito.
«Non mi interessa. Quello che conta è che tu stia bene e che io possa stare per sempre con te» il suo volto è risoluto mentre lo dice, occhi verdazzurri fiammeggianti e decisi. Poggia la mano sullo schermo del suo computer, con un sorriso pallido «Per sempre»
E Nira non può fare a meno di ridere mentre poggia lì a sua volta il palmo, un sogghigno che le spunta sul volto mentre gli fa eco «Per sempre»

Il giorno dopo, Gala si sveglia piuttosto presto nel pallido sole invernale del Sanssat, le membra ancora lievemente intorpidite dal freddo e dalla magia ed una piacevole caligine che le invade la mente, finalmente riposata. Finalmente serena.
La stanza
come l'intera casa di Gammaè così lussuosa da metterla in imbarazzo, con i suoi raffinati pannelli incrostati di pizzo ed arabeschi dorati e il suo pallido soffitto a cassettoni, dal quale pende un enorme lampadario in vetro.
Stiracchiandosi, lancia una breve occhiata alla gigantesca finestra alla sua sinistra, contornata da una spessa tenda aurea, che rivela lo sconfinato paesaggio ancora immerso nella nebbia invernale. Lascia che i suoi occhi violetti scivolino morbidamente sul maestoso divanetto marrone, alle lampade all'antica, fino a soffermarsi sul quadro di Van Gogh (originale) che fa da sfondo all'immenso televisore al plasma.
«È già mattina» commenta a nessuno in particolare, rigirandosi tra le morbidissime coperte e pensando che forse non sarebbe male rimanere a letto per una settimana o due, godendosi la quiete della campagna francese.
Anche il letto matrimoniale non sembra peccare di dovizia, con la testata imbottita di soffice stoffa marrone e il materasso coperto da coperte dorate, marroni, purpuree che avrebbero fatto impallidire un imperatore. La camera è talmente pomposa che la fa un po' ridere.
Gamma ha molto gentilmente messo a disposizione tutte le sue camere degli ospiti per loro e, visto che nel castello ce ne sono più o meno una decina, non ci sono stati particolari litigi per chi dovesse andare dove.
Inoltre, Gamma ha implicitamente sottinteso con uno sguardo nella sua direzione, che la sua camera era sempre aperta nel caso avessero bisogno d'altro; Gala in quel momento sta bene anche da sola.
Lancia un'occhiata all'orologio
già le sette!e, con un gemito di frustrazione, si mette in piedi, le dita nude che affondano nella moquette con fantasie di fiori. È una sensazione piuttosto piacevole e il profumo di magia che aleggia nel castello sembra quasi quello di casa.
Gala sente una morsa stringerle la gola mentre ciabatta sul tavolino accanto al letto, notando solo ora il grande vassoio d'argento con le posate abbinate, che la attende lì.
Si stringe un po' nella camicia da notte e si siede, il suo umore un po' migliorato dalla piacevole scoperta.
La colazione è internazionale, con uova alla coque perfettamente lucide, una pila disarmante di crêpes, almeno sei tipi di tè diverso, yogurt, Macedonia di frutta e svariate marche di marmellate. Ci sono fette di torta dall'aspetto più che allettante e persino le paste di riso che lei ama tanto.
Quasi le salgono le lacrime agli occhi mentre affonda i denti nel dolce ripieno giallastro e granuloso. Non riesce ancora a credere che tutta quella bizzarra avventura sia finita e ancora sente un vuoto nel petto e una strana sensazione di solitudine.
Quasi non si accorge del discreto bussare alla porta, ma non appena sente il rumore, si mette subito dritta.
«Posso entrare?» domanda una voce dal corridoio e Gala afferra distrattamente una coperta e se la avvolge attorno alle spalle con un irrilevante scrollata di spalle che il suo interlocutore non potrà vedere.
«È aperto» replica, dandosi da fare con la seconda pasta, assaporandone il dolce sentore di limone alla fine. Quando alza lo sguardo, si ritrova davanti un Gamma già perfettamente vestito ed agghindato in business suit nera fiammante; stranamente i suoi capelli sembrano più ordinati del solito.
«Bonjour Madamoiselle. Dormito bene?» domanda con nonchalance, appoggiando una sedia accanto al tavolo dove lei sta facendo colazione e sedendosi a gambe accavallate.
«Come una bambina» Gala non può fare a meno di esternare un piccolo sorriso complice nel vederlo così allegro; quasi come quando stavano assieme «Tu, invece? Nuovi piani per la conquista del mondo? Cosa evocate questa volta? Il Kraken?»
Gamma scoppia a ridere, anche lui afferrando una tartina e rilassandosi contro la sedia.
«Niente di eccitante. Il concilio magico è stato molto impressionato dalle vostre capacità e hanno deciso che lasceranno correre questo piccolo inconveniente. Sono stati molto interessati all'ondata di magia e per ora stanno studiando i risultati, ma ho paura che non ci saranno altre evocazioni per ora. Mi spiace deluderti» le accarezza la guancia, levando le ultime briciole della terza pasta con un sorrisino impertinente.
Gala sbuffa, arrossendo lievemente.
«Grandi capacità di recitazione, comunque» gli fa l'occhiolino, versando due tazze di tè aromatizzato al caramello «Non avrei mai immaginato che fossi in combutta con Percy sin dall'inizio. Anche Alpha non ci poteva credere»
«Certo, ho un talento naturale per il recitare» si pavoneggia lui, raddrizzandosi la cravatta «ma anche tu e il ragazzo non siete stati male. Sembravate stecchiti in tutto e per tutto»
«Probabilmente perché siamo già stecchiti» commenta lei con una risata, e finalmente è bello poter ridere e liberarsi da quel fardello pesante che le opprime il petto.
«Certo che avreste potuto anche stare in camera a girarvi i pollici. Avrei pensato io ad Alpha. Mi avete fatto prendere un colpo in mezzo alla piazza e ho dovuto cambiare piano all'ultimo» commenta lui, arrotolando la crêpe con una finta espressione esasperata «Avremmo risparmiato un po' di sangue finto»
«Oh, scusa per mandato all'aria il tuo piano strategico da mastermind» ride lei, portandosi il tè alle labbra con un sogghigno languido «Devi averci messo mesi ad architettare tutto con Percival e Talini»
«Questo ed altro per Madamoiselle» china lievemente la testa, prendendole la mano e posando un bacio delicato sulle sue nocche. Gala gli appoggia la mano sulla guancia con espressione immensamente divertita.
«Gamma»
«Sì?»
«Sei il peggior fidanzato del mondo» commenta, mollandogli un pugno scherzoso sulla spalla e balzando in piedi, improvvisamente più arzilla e sveglia.
«Quindi non sono più l'ex?» domanda con nonchalance, nascondendo una nota speranzosa alla fine.
«Potrei pensarci su» ride lei, rovistando distrattamente nell'armadio per trovare qualcosa da mettersi «Hai organizzato tutto per...?»
«Sì, ho già avvisato gli altri. Abbiamo preparato tutto per le nove, in giardino» replica lui in tono professionale, apparendo improvvisamente al suo fianco ed allungandole una borsa di Prada contenente degli abiti scuri e serici «Indossa questi»
Gala annuisce con uno sbadiglio, infilandosi la gonna scura a pieghe e la camicia bianca che Gamma le porge (voltato dall'altra parte, ovviamente). Indossa con un po' di difficoltà le parigine nere e la giacca abbinata, sentendosi lievemente più hipster del solito con le scarpe college.
«Una mano con la cravatta?» domanda giocosamente, mentre Gamma le annoda la striscia di tessuto lilla attorno al collo, per dare il tocco finale al completo.
«Ottimo. Andiamo?»

Alle otto meno un quarto, tutte le Marionette escono dalle loro stanze, perfettamente abbigliati in varie varianti dello stesso completo scuro. Colonia indossa una gonna a balze corta, mentre Lene ha optato per una a palloncino e calze scure al ginocchio. Blake invece sembra essersi orientata su un modello lungo con lo spacco, all'ultimo grido. Deianira ha ripiegato con dei pantaloni attillati, mentre Lizzy ha coraggiosamente scelto gli shorts di velluto nonostante il freddo. Andrea ha invece preso dei pantaloni a sigaretta e Talini non ha saputo rinunciare ad una gonna stretta e le calze trasparenti.
Anche i ragazzi sono molto sobri e vestiti in maniera simile, l'unica cosa che varia è il colore delle loro cravatte.
Grigio, Viola, Blu, Giallo, Magenta, Oro, Rosso, Arancione, Rosa, Turchese, Glicine, Verde.
Si ritrovano tutti nella hall, riposati e vispi, scambiandosi sorrisi malinconici e scherzando piano; nonostante tutto, l'atmosfera è piuttosto solenne e i loro sguardi tradiscono la loro concitazione.
Gala e Gamma sono gli ultimi ad arrivare e, non appena arriva dinnanzi a loro, il Puro li scruta da capo a piedi, un mezzo sorriso sulle labbra.
«Siamo tutti qui?» domanda un po' retoricamente, mentre i presenti annuiscono, tesi «Ottimo. Seguitemi»
Percorrono il breve percorso verso il giardino in silenzio, occhi abbassati a terra, in segno reverenziale.
Gamma ha allestito il giardino in maniera magistrale, con piccole lampade cinesi bianche, un lungo tappeto di seta che taglia il giardino come una cicatrice e due ali di sedie, sei e sei per farli accomodare nonostante il gelo.
«Che diavolo è?» domanda Gavril, notando solo in quel momento la grande statua di marmo latteo che si trova davanti a loro.
«Una statua» Lene socchiude gli occhi, notando solo in quel momento i lineamenti spigolosi «Credo... credo che sia Percival»
E in fatti è una perfetta riproduzione della fronte sempre corrucciata e degli abiti eleganti, quel volto esangue e cerro che tanto somiglia al loro padre. Lene sente una stretta al cuore, ma quando Ilarion le strizza la spalla con un'espressione simpatetica, si rianima un po'.
«Credo che sia un cenotafio» osserva Andrea, raddrizzandosi gli occhiali mentire alcuni uomini portano interi mazzi di fiori dai petali rosati.
«Un ceno
che?» domanda Gavril allibito, aggrottando le sopracciglia.
«Una tomba simbolica» spiega Elia con un cenno di capo, mentre si fa il segno della croce «Non c'è il corpo, ma è solo di rappresentanza»
«E quelli sono fiori di loto...» inizia Blake.
«...che simboleggiano la rinascita» termine Colonia con una scrollata di spalle, accavallando le gambe in maniera distratta.
«Oggi» inizia Gamma, schiarendosi la voce e mettendoli tutti a tacere «siamo qui per ricordare un uomo importante, che si è sacrificato per tutti noi e per il mondo intero, immolando persino aula figlia per la causa. Lo stesso uomo che vi ha dato una seconda possibilità e vi ha cresciuto come sangue del suo sangue. Oggi non c'è più, ma i suoi ricordi rimangono e voi con loro. Quindi sta a voi non dimenticare ciò che ha fatto e portagli rispetto. Sono sicuro che Percival, dovunque sia ora, è felice ed orgoglioso di voi»
Il suo discorso è semplice e liscio come la seta, ma nonostante ciò gli occhi di parecchi dei presenti sono umidi. Lene abbassa lo sguardo per nascondere le lacrime e Ilarion le poggia una mano sulle spalle in maniera protettiva.
Colonia non tenta neppure di dissimulare il pianto mentre si stringe ad un alquanto imbarazzato Elia. Jules si morde il labbro inconsciamente e Talini e Gala, entrambe con i volti rigati da linee trasparenti, si stringono segretamente la mano sotto la sedia.
«Questa è la vostra occasione per dargli l'ultimo saluto e voglio lasciarvi dire i vostri addii con tutta calma. In casa abbiamo bevande calde e viveri, quindi sentitevi ben accetti a rimanere per quanto volete. Siete i benvenuti a prendere parte al banchetto, che verrà servito a mezzogiorno, se vi sentite in vena. A dopo» Gamma fa una lieve riverenza
dopo aver scambiato un sorriso complice con Gala, che sta probabilmente dando fondo alle scorte di kleenex mondialie si teletrasporta in un istante nel castello, lasciandoli da soli nel loro cordoglio.
«Neh, è stato un bel viaggio, dopotutto. Non ti dimenticheremo mai» Talini rompe il silenzio, mentre tutto si alzano, intimoriti davanti alla severità della statua. Nonostante ciò lo scultore ha deciso di inserire una certa dolcezza in quello sguardo malinconico.
«Ci mancherai» dice semplicemente Ilarion, stringendo Lene al petto. Ottobre non è ancora in grado di dire una frase compiuta senza scoppiare in lacrime.
«Grazie di tutto quanto. Della seconda chance e di averci voluto bene» Deianira sorride con aria spavalda, incrociando lo sguardo del colosso di due metri e più.
«Che tu possa riposare in pace accanto al Signore» aggiunge Elia debolmente, anche lui intristito dalla generale atmosfera.
«Magari un giorno ci rivediamo» ridacchia Colonia, il naso arrossato dal freddo e dal pianto «Ma non troppo presto, visto che ho ancora un po' di cose da fare»
«Addio» Elisabeth scrolla semplicemente le spalle con un sorriso bieco.
«Grazie. Grazie davvero» Lene si morde il labbro, cercando di soffocare il pianto, gli occhi rossi e gonfi per il troppo sfregarli.
«Spero che tu sia felice, dovunque tu sia» aggiunge Blake, sguardo basso mentre giocherella con la stoffa pesante del suo completo.
«Sei stato bravo, vecchio. Nonostante avessi il senso dell'umorismo di un blocco di marmo, mi piacevi» mormora Gavril prima che Andrea gli dia un doloroso pizzicotto sulla spalla.
«Sei stato bravo. È giusto che ti riposi» sussurra la ragazza, espressione illeggibile mentre osserva la statua, sguardo scuro quasi perso nel vuoto.
«Grazie per non avermi fatto mollare» bisbiglia Jules, passandosi nervosamente la mano tra i capelli castani.
L'intero luogo è lambito dal silenzio, in un'atmosfera quasi ultraterrena e surreale abbracciata da un infinito mare di nebbia evanescente ed antelucana. Non spira un alito di vento e anche il cielo, di un bianco quasi immacolato, sembra essersi zittito per il cordoglio. Opera di Gamma, di sicuro.
Piano piano, le marionette iniziano ad allontanarsi, i piccoli sussurri delle loro suole che calpestano l'erba umida: prima Lizzy, che sembra trovarsi in imbarazzo solo a stare lì, poi Gavril ed Andrea, che si dirigono in silenzio verso il castello, teste chine l'uno sull'altro e mani che si sfiorano.
Lene prende a camminare, affiancata da Ilarion e Colonia, che cercano un po' di rallegrarla, il loro fiato che fiorisce in nuvolette pallide nell'aria gelida.
Jules si allontana solo, a capo chino, mani infilate nelle tasche dei pantaloni, riflettendo su tutte le cose stravaganti che gli sono capitate in una settimana con quegli estranei.
Deianira lo segue a ruota, anche lei molto mogia ed abbattuta,
Blake sembra quasi un fantasma da quanto non fa rumore mentre si muove verso il castello.
Elia è tra gli ultimi ad andarsene, con un solenne segno della croce ed un'ultima preghiera al Padreterno.
Talini si asciuga rapidamente le lacrime con le maniche della giacca e mormora un ringraziamento, per poi affiancarsi alla figura eretta di Gala.
«Ehi, ci vediamo in sala da pranzo, allora?» domanda, strizzandole la mano con affetto.
«Okay» mormora Gala, offrendole un sorriso fievole «Ci vediamo lì»
«Cerca di non congelarti, Galena. L'ultimo che arriva è un narvalo!» commenta, prendendo a correre per il vasto spazio erboso, con dei trilli acuti ogni volta che inciampa sui tacchi vertiginosamente alti.
Gala ride genuinamente, sedendosi a terra e contemplando con aria malinconica la statua del padre: la raffinatezza dei vestiti, la dolcezza dello sguardo, i movimenti calcolati e precisi, mai troppi stravaganti.
Sembra ritrovarsi di fronte al gelido fratello di marmo.
Non sa esattamente per quanto tempo stia lì, in uno stato tra il sonno e la veglia, mente che spazia verso i confini del mondo e dell'universo, dita che strappano distrattamente i fili verdi e rigidi sotto di lei. Rimane seduta finché i muscoli dei polpacci non le fanno male e non riesce più a percepire il retro delle sue cosce, finché il suo corpo non assorbe tutto il freddo del terreno, iniziando a tremare.
Il paesaggio intorno a lei è
pace, quiete, serenità. Come se quel bianco latteo avesse bevuto la paura e l'angoscia dal suo petto, lasciando solo un candido nulla, una tabula rasa.
«Grazie per avermi accolta» mormora, accarezzando l'erba «Grazie per avermi dato fiducia nonostante tutto. Ti prometto che sarò forte e ce la farò anche da sola»
Le sue parole si disperdono nella nebbia, echi di lettere sparsi nell'immensità. Sembra che siano passati interi anni di silenzio
poi, una mano le si poggia gentilmente sulla spalla.
«Gala?» la ragazza balza in piedi con uno scatto, trovandosi davanti all'ultima persona che avrebbe pensato di trovare ancora lì al momento.
Ilarion, con i suoi occhi grigi ed affascinanti, la sta scrutando con un'espressione a metà tra il divertito e il malinconico.
«Io stavo...» incomincia, ma non trova le parole. Le lacrime si sono ghiacciate sul suo volto, disegnando sentieri sulla pelle nivea.
«Lo so. È stata dura per tutti» le sorride lui, infilando le mani nelle tasche della giacca «Posso immaginare che per te lo sia stato anche di più, visto come ci eri legata»
«Va tutto bene» Gala si riempie i polmoni con un respiro tremante, battendo più volte gli occhi per scacciare le lacrime «Va tutto bene. Lo supererò... è solo che la ferita è ancora fresca»
«Lene sembra essere della stessa opinione» commenta lui cupamente, spostando il peso da un piede all'altro «Ma siete forti, lo so che ce la farete. A proposito, avevo quasi dimenticato questo. L'ho comprato per te e l'ho ritrovato solo ieri nella tasca del giubbotto e francamente, sono sorpreso che non si sia rotto»
Gala osserva con curiosità l'involto pallido, aggrottando le sopracciglia nel sentire la durezza del piccolo oggetto contenuto.
Legge il biglietto con un sogghigno che si allarga sulle labbra: 'Da Ilarion
Per Gala. Le persone buone non muoiono mai'.
Con cautela svolge l'incarto e un'espressione di felicità spunta sul suo viso non appena sbircia il regalo.
È una bellissima maschera veneziana con motivi spiraliformi attorno agli occhi, piume dall'aria eterea, di un pallido viola glicine ed avorio. Le sue dita scorrono distrattamente sulla pittura, un abbozzo di lacrime che va a formarsi sulle sue ciglia.
Sorride.
«Grazie infinite. Non dovevi» mormora, mani che tremano mentre riavvolge la carta e se la infila in tasca «Forse è meglio se ci sbrighiamo, gli altri saranno già a tavola»
«Andiamo a casa?» domanda Ilarion, porgendole il gomito con un'espressione complice. Gala alza lo sguardo sulla statua di Percival, il prato sconfinato e regolare, coperto di brina, il cielo bianco e ed infinito a migliaia di piedi sopra la sua testa. Si domanda se un giorno, prima o poi, lo toccherà.
Ma le questioni filosofiche possono aspettare; ora, ha uno stomaco da riempire e una famiglia da abbracciare.
Sorride ad Ilarion, prendendolo a braccetto con brio.
«Torniamo a casa» e, in silenzio, si incamminano insieme verso il castello.

chion whispered:
ALL HAIL THE KING!
The End.
Fine.
Fin.
Owari da.
Конец.
Schluss.
/se non mi fermate, vado avanti con tutte le lingue in cui si dirlo/
*deep breath*
Finito. Ho finito questa fantastica storia, che mi ha fatto ridere e piangere insieme a voi per un anno intero *squeals*
Mi sento tipo una madre che ha appena partorito(?) il primo figlio ᕦ(ò_óˇ)ᕤ
Insomma, sono così ORGOGLIOSA di me stessa, per essere riuscita a scrivere ben tredici lunghi capitoli + prologo & epilogo! riuscire a cliccare la freccetta con scritto 'completo' è davvero appagante.
Shhhhh. Lo sentite il mio cuORE CHE SI SPEZZA?
Dovete sapere che sono la persona più irresponsabile e incostante del mondo e finire qualcosa è un gran confidence boost per me (com'è che si dice in italiano...?)
E finalmente, FINALMENTE ho finito! Ce l'ho fatta!
Sono riuscita a portare a termine la storia e ho cercato di rappresentare al meglio i vostri OC. Se devo essere sincera, ho privilegiato alcuni su altri anche in base alla frequenza delle recensioni ;)
Sono vendicativa, lo so ~
Ero davvero convinta che almeno l'epilogo sarebbe stato breve -- seriously, ero tutta gasata e continuavo a convincermi così.

ange: questo epilogo sarà breve, perché sono stanca di scrivere! scriverò al massimo duemila parole!! (๑•ૅㅁ•๑)
ange: *si mette a scrivere per tre ore*
ange: ahhh, finito! saranno circa millecinquecento parole in tutto. sono fiera di me.
ange: *mette storia sul contatore online*
contatore: 6200 parole
ange:
ange: ...
ange: щ(ಥДಥщ)
contatore: i got u bitch
bourbon: *plays sad violin in the background*

E, beh, che ve ne sembra? Ho cercato di dare il giusto spazio a tutti quanti e approfondire le relazioni romantiche, ma faccio proprio schifo in materia amorosa e quindi è venuto fuori un casino, srry ( ؕؔʘ̥̥̥̥ ه ؔؕʘ̥̥̥̥ )
(quella sono io con il mascara sbavato, btw)
Anche la scena del 'funerale' con il cenotafio (anni di storia dell'arte sprecati a far cosa, bitches? Dopotutto, qualcosa l'ho imparata), spero che vi sia piaciuta.
Comunque ho inserito dei riferimenti ai primi capitoli, ricordate? Of course not.
Mi piace chiudere i 'cerchi' narrativi, come quello della vodka (Gala propone a Jules di andarla a bere al suo appartamento nel secondo capitolo) e la maschera veneziana di Ilarion (ah-ha! Ammettete che l'avevate scordata!). E, se rileggete con attenzione il prologo, vi renderete conto che compare il nostro amato carillon!
E, beh, niente, andiamo avanti.
È giusto citare anche le mie fonti di ispirazione, che sono:
~ La chimera di Praga (Laini Taylor)
~ House Immortal (Devon Monk)
~ The library at Mount Char (Scott Hawkins)
~ The eight (Katherine Neville)
Per le informazioni e tutte le descrizioni delle città, ho consultato:
~ Google Maps (una sana dose di cultura non fa mai male)
~ Wikipedia
~ Tripadvisor
~ Claire North (libri vari)
Bene, ora passiamo ad altro: ho intenzione di revisionare i capitoli per rendere la storia più presentabile possibile e migliorare l'html(?).
Poi, ho intenzione di contare tutte le parole di tutti i capitoli (non a mente, LOL) e aggiungere un word count finale :"")
Detto questo, passiamo (finalmente) all'ultima parte di questo angolo autore infinito i ringraziamenti:
ringrazio:
_Winter_
_Ale_2001_
Marina Swift
black dalia
_En_
HabbyAndTsukiakari
Cari Chan
TimeStrangerRey
Strawbana
_ A r i a
Michy_66
per avermi fornito l'oc e recensito (il vostro supporto mi scalda sempre il kokoro!), ma ringrazio moltissimo anche:
MiseryLove
crona78
Waffel_Ivanov
White_Moon
angel love
_Leopardo delle Nevi_
Omega Chan
cody020701
Aiko_Miura_36
dragun95
Per aver partecipato alle selezioni. Sarà per la prossima volta, do kashira ;W;
Un grazie particolare va di nuovo alla carissima _ A r i a con cui ci saremo scritte almeno 4632838 messaggi su fanfiction.net e che mi ha sempre dato pareri sinceri ed esaustivi (•̀ᴗ•́)و ̑̑
E come dimenticarsi della carissima Maricchan, che mi ha sempre sostenuta e ha sempre recensito con zelo ogni capitolo e che è cofondatrice del nostro esclusivo club bourbon & Bourbon. Non ci sono abbastanza TVTB per esprimere quanto tu sia stata gentile e cara (ʃƪ ˘ ³˘)
E, ovviamente, non potevo non ringraziare cody020701 per aver recensito ogni capitolo, ma soprattutto Bea a.k.a C o c o che c'è sempre stata con le sue recensione e la sua ossessione per Rami Malek -- un giorno porterò all'altare questa donna!

Bene, io ho detto tutto, e con questo metto la parola fine a questa fantastica avventura con le marionette. Non preoccupatevi, non me ne andrò, mi sto solo prendendo un a pausa da efp per motivi personali (cioè, ho scoperto tumblr).
un abbraccio.
ange

/brindiamo a questa storia!/



/intanto beccatevi un po' di Dazai che il fanservice maschile non fa mai male/

  
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