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Autore: Stella cadente    29/09/2016    6 recensioni
Hogwarts, 2048: dopo la Seconda Guerra Magica e una lunga ricostruzione, la Scuola di Magia e Stregoneria è di nuovo un luogo sicuro, dove gli studenti sono alle prese con incantesimi, duelli con compagni particolarmente odiosi, le loro amicizie e i loro amori – come qualunque giovane mago o strega.
Ma Hogwarts cova ancora dei segreti tra le sue mura; qualcosa di nascosto incombe di nuovo sul mondo magico e sulla scuola, per far tornare un conto in sospeso rimasto sepolto da anni...
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«Che cosa gli è successo?»
Il Preside sospirò.
«Anni fa, Black era Preside, ma... ben presto fu chiaro a tutti quale fosse la sua reale intenzione. Non voleva fortificare Hogwarts, bensì renderla più intollerante. Tutti noi insegnanti abbiamo temuto, finora, che tornasse. Io l’ho sconfitto ed esiliato, ed io l’ho privato di quello che era il suo posto. Un posto ambito, e soprattutto influente.»
[...]
«Ascoltami, Elsa» riprese, con tono cupo. «Fa’ attenzione, soprattutto al tuo potere. C’è bellezza in esso, ma anche un grande pericolo.»
Pausa.
«Ricorda», aggiunse, «la paura sarà tua nemica.»
Genere: Dark, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9.
 
 

La mattina dopo, Anna non c’era alle lezioni. La notizia della sparizione di Elsa si era già diffusa a macchia d’olio; l’incantesimo era stato sciolto, le lezioni erano riprese, ma tra le persone che la conoscevano meglio serpeggiava la preoccupazione.
Ci sarà qualcuno che la conosce meglio rispetto agli altri, però?
Non credo, pensò Merida quella mattina; nessuno poteva dire di conoscere bene Elsa, in fin dei conti. Eppure qualcuno doveva pur esserci...
La Grifondoro sbadigliò: stava morendo di sonno, ma non avrebbe potuto addormentarsi in quel momento. Si mise con la testa sul banco, guardando annoiata la lavagna, sulla quale la professoressa Fairy aveva scritto una strana formula di Trasfigurazione che sapeva che non avrebbe mai e poi mai capito.
«Signorina Dunbroch» iniziò la professoressa, con la sua solita voce bonaria. «Vogliamo stare composte, almeno durante le ore di lezione?»
Merida si raddrizzò sulla sedia borbottando un «Mi scusi», e la lezione proseguì.
Ma la ragazza la trascorse interamente guardando l’orologio, attendendo che finisse per parlare con Megara Greek.
 
 
«Dov’è Anna?»
La voce che Meg sentì dietro di sé, subito dopo la fine della lezione, aveva posto la domanda con decisione – con fin troppa decisione, constatò la Serpeverde.
Era una voce familiare, in qualche strano modo... E quando si voltò ne capì il perché.
Davanti a lei, Merida Dunbroch – quella Merida Dunbroch, la ragazza di Grifondoro con cui Eris battibeccava ogni volta – la fissava ostentando sicurezza, con gli occhi celesti assottigliati in un’espressione minacciosa. Sembrava accusarla, per qualche strano motivo; in ogni caso, il suo atteggiamento la infastidiva.
«Eh?» si limitò a rispondere acidamente.
«So che eri con lei, ieri, quando Elsa è sparita. Dov’è adesso?» insisté, alzando la voce.
Megara la prese per un braccio e la trascinò in un angolo, mentre gli studenti sciamavano intorno a loro.
Ma si può sapere perché ha sempre questo tono di voce così alto?
«Parla più piano!» le intimò infatti. «Non so come accidenti tu abbia fatto a sapere di tutta questa storia, ma...»
«Ho sentito Merman che parlava con la Fairy, davanti all’infermeria» la interruppe la ragazza dai capelli rossi.
Megara alzò un sopracciglio con aria eloquente.
«Certo» si limitò a dire, con la sua voce strascicata. «Ma non per questo puoi andare a urlarlo in giro.»
«Me lo dici dov’è Anna o no?» insisté la Grifondoro, ostinata.
Meg si spazientì. «Se ti calmi potrei almeno pensare di farlo, testa rossa» la provocò.
Merlino, è esattamente come mi diceva Eris.
I lineamenti di Merida si rilassarono – ma non troppo. «Allora?» le chiese poi, sforzandosi di ammorbidire anche il tono della voce.
La Serpeverde si guardò intorno per verificare che nessuno ascoltasse, poi disse: «Anna non è venuta a Trasfigurazione; era nell’ufficio di Merman.»
«Scusa, ma da quando in qua siete amiche?» fece Merida improvvisamente, guardandola come per studiarla.
La ragazza ridacchiò. «Amiche? Non direi proprio.»
«E allora?»
Adesso gli occhi della Grifondoro erano più sinceri, puliti da ogni traccia di rabbia; sembravano solo curiosi verso la risposta che lei avrebbe potuto dare.
Megara distolse lo sguardo, pensierosa.
«Ho semplicemente deciso di darle una mano, tutto qua. Ero là quando... quando Elsa è scappata.»
Sul viso tondo di Merida si disegnò un’espressione stupita. «È andata davvero nella foresta oscura?»
Meg annuì, senza rispondere, gli occhi viola che guardavano altrove. Il silenzio calò sulle due ragazze – un silenzio angosciante, intriso di preoccupazione.
«Dobbiamo andare da Anna» proruppe poi la rossa, decisa.
«Dobbiamo?» fece la Serpeverde, con una vaga risatina tagliente.
«Sì. Io e Quentin abbiamo sentito tutto, tanto.»
«Tu e chi?» chiese, sollevando un sopracciglio. Ci stava capendo sempre meno; com’era che lei aveva saputo di tutto quello che era successo?
Se un mese prima le avessero detto che Merida Dunbroch avrebbe voluto aiutarla, si sarebbe messa a ridere; invece, paradossalmente, era proprio quello che stava accadendo in quel momento.
«Quentin. Il ragazzo di Tassorosso che è stato mandato in infermeria da Claude Frollo.»
Megara, per tutta risposta, incrociò le braccia. «Non contarci, testa rossa» tagliò corto. «E comunque mi stai facendo perdere tempo; devo andare da Merman adesso.»
Se ne andò prima che lei potesse dire qualcos’altro, dirigendosi a passo svelto verso l’ufficio del Preside.
Proprio in quel momento, Merida vide Quentin dirigersi verso di lei. «Allora? Cos’hai concluso?», le chiese, leggermente ansioso.
«Quentin, vieni» disse solo la Grifondoro, prendendolo per un braccio e trascinandolo per il corridoio.
«Perché? Dove stiamo andando?»
«Fa’ piano!» intimò Merida.
«Non se prima non mi dici cosa stiamo facendo» si impuntò il Tassorosso.
Lei sospirò, poi disse: «Andiamo nell’ufficio di Merman. Stiamo seguendo Megara; per questo dobbiamo essere silenziosi.»
«Seguendo Megara?» ripeté il ragazzo, incredulo.
«E come facciamo a sapere che cosa è successo, se no?» replicò l’amica, con fare ovvio.
«Magari chiedendolo» fece lui, con una punta di sarcasmo. «Pensavo che tu avessi parlato con quella ragazza.»
«Infatti l’ho fatto. Ma andiamo: è Serpeverde – e per di più amica di Eris Goddess. Secondo te ha voluto dire qualcosa a me
«Beh, avrebbe dovuto, vista la situazione.»
«Già, peccato che invece non l’abbia fatto.»
«E quindi la soluzione che hai trovato è stata seguirla e origliare quello che le dice Merman» concluse Quentin, sempre con lo stesso tono di prima. Era incredibile: anche se conosceva Merida da pochi giorni aveva già capito com’era fatta, eppure continuava inspiegabilmente a stupirsi.
Questa ragazza è matta.
Non avrebbe mai smesso di pensarlo, probabilmente.
«Beh, sai come si dice» fece lei, annaspando per la corsa. «A mali estremi, estremi rimedi, no?»
Quentin stava per replicare, quando vide poco lontano la sagoma snella e sinuosa di Megara Greek avviarsi lentamente verso l’Ufficio del Preside. Si zittì, mentre la Serpeverde si guardava intorno con aria circospetta; nei suoi occhi era però ben evidente un che di malinconico, che il Tassorosso non aveva mai visto nelle poche volte in cui aveva avuto a che fare con lei.
«Okay» bisbigliò Merida, distogliendolo. «Adesso noi corriamo e ci infiliamo con lei nella scala che porta all’Ufficio del Preside.»
«Merida, io...»
«Ricordati, Quentin» si addolcì lei. «Un po’ di avventura non fa mai male.»
Il ragazzo stava per aggiungere qualcosa, quando la voce acuta della sua amica esplose in un «Adesso!» che lo fece scattare. In un attimo si ritrovarono accanto a Megara, sulla scala a chiocciola che roteava lentamente su se stessa per condurre all’Ufficio di Merman.
«Ehi!» esclamò subito scontrosa la Serpeverde, mentre gli occhi viola assumevano un’espressione infastidita. «Che cosa ci fate voi qui?» squadrò Quentin con fare distaccato, e Merida con quella che sembrava rabbia.
«Te l’ho detto che ormai siamo coinvolti anche noi; abbiamo sentito, ricordi?» ribatté la Grifondoro, ostile. Quentin ebbe quasi timore di cercare di fare da pacificatore tra le ragazze, tanta era la tensione.
«In ogni caso, ormai siamo qui» disse prendendo coraggio, prima che le due si scannassero. «E non ha senso litigare.»
Il silenzio calò sui ragazzi, fino a quando la scala non si fermò.
«Ascoltami bene, Dunbroch» sibilò Megara quando si ritrovarono di fronte alla porta dell’Ufficio, con tono quasi sprezzante. «Questo non è un gioco, né un’avventura entusiasmante. La faccenda è molto più grande di quello che sembra, perciò sei pregata di non parlare a sproposito come tuo solito» concluse, acida.
Il viso di Merida si accartocciò in un’espressione corrucciata.
«Lurida serpe schifos...»
«Merida» la ammonì Quentin.
La Grifondoro digrignò i denti, ma fu costretta a tacere quando Megara batté qualche colpo sulla grande porta e la voce tonante di Merman disse un: “Avanti!” incoraggiante.
Quando i tre ragazzi entrarono, in mezzo alla lunga barba bianca del Preside si allargò un sorriso soddisfatto.
«Oh, bene! Altri due volontari» disse, mentre Anna, seduta sulla sedia di fronte a lui e con gli occhi ancora lucidi, guardava la scena confusa.
«A quanto pare...» sussurrò Megara, poco convinta.
Ci fu un attimo di silenzio, poi il Preside prese parola:
«Accomodatevi» fece, con uno strano entusiasmo. «Ci sono molte cose che dovete sapere.»
I ragazzi si misero seduti sulle tre sedie imbottite, di un bel color turchese, che fluttuarono lungo l’area della stanza al loro ingresso.
«Dunque» iniziò il mago, «Come sapete, questa situazione è molto delicata. Vorrei essere chiaro: Elsa non è andata nella foresta per caso. Qualcuno l’ha spinta a farlo.»
«E chi può essere stato?» chiese Merida.
Merman tirò un breve sospiro, poi disse: «Anni fa, prima che subentrassi io come Preside, un mago di nome Pitch Black sedeva qui, dove sono io ora. Ben presto, però, capii che non aveva buone intenzioni: non voleva fortificare Hogwarts, bensì distruggerla, portarla nel caos.»
«Per quale motivo? » fece Megara, che ora aveva tolto dal volto la sua solita espressione sarcastica.
«Beh»  il Preside indugiò un poco, poi proseguì. «A volte semplicemente non esiste un perché, dietro a queste cose» strinse una delle sue grandi mani in un pugno, e tutti i presenti ebbero la netta sensazione che avesse detto loro una mezza verità. «È come il mondo magico ha sempre funzionato; ordine e caos, che si alternano ciclicamente. Anche dopo la prima, apparente caduta di Lord Voldemort, ci fu un tempo di pace. Sospetto che Black stia seguendo le sue orme.»
«Ma, signore, che cosa dovremmo fare? Noi siamo solo studenti, come possiamo fermare un mago di questo genere?» si allarmò Quentin, sforzandosi però di parlare con quanta più tranquillità possibile.
«Il fatto è che Elsa Arendelle ha tutti i segnali che destano la mia preoccupazione. Quella ragazza ha dei poteri davvero singolari. Ho cercato di aiutarla a tenerli a bada, in questi anni, proprio perché temevo di arrivare a questo. Ho paura che sia stata presa di mira da Black. »
«Aspetti» disse Merida. «Quali poteri?»
«La signorina Arendelle è in grado di creare il ghiaccio» fece una pausa, «Senza usare la bacchetta.»
Silenzio.
«Avere poteri come quello non è un buon segno, nemmeno nel mondo dei maghi» rifletté Quentin, cercando una conferma nel Preside.
«Esatto»  disse infatti il mago. «Il vostro compito, dunque, sarebbe proteggerla, in modo che non ceda alla magia oscura. È fin troppo vulnerabile»  continuò. «Se non dovesse migliorare, ho paura che sarebbe molto più complicato fermare il caos.»
Scese il silenzio, nella stanza; i ragazzi avevano assorbito crudelmente l’impatto di quelle parole.
«Che cosa succederebbe ad Elsa se... insomma...» prese parola Anna. «Se non ci riuscissimo?»
Il Preside la guardò per una manciata di secondi, prima di risponderle. «Non lo so. Ma sicuramente – e questo non voglio nasconderlo, a nessuno di voi – niente di buono. Cambierebbe, diventando qualcosa che non è.»
Quella frase fece scuotere il corpo di Anna in un brivido.
«D’accordo» ingiunse Merida, determinata. «Lo faremo.»
«Bene» disse Merman. «Allora avete il mio permesso per andarla a cercare, nella foresta. Ricordatevi di non attardarvi; escono fuori creature molto pericolose, di notte.»
Sembrò che avesse altro da aggiungere, ma tacque, guardandoli tutti uno per uno. Si soffermò su Anna, che lo ricambiò come se sapesse di cosa stesse parlando.
«Per sicurezza» fece poi, interrompendo il silenzio, «non vi lascerò andare privi di difese, ovviamente. Lascerò che i fuochi fatui accompagnino il vostro cammino, proteggendovi in caso di pericolo.»
Il Preside pronunciò velocemente qualche formula magica a bassa voce, rendendo l’atmosfera che si era venuta a creare ancora più solenne, e un leggero velo di luce blu calò su ognuno dei ragazzi.
«Potete andare» disse poi dopo qualche istante, serio. «E ricordatevi che non dovete essere mai soli, in questa guerra.»
Detto questo, li congedò.

 
 
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E così, ecco che sono coinvolti anche Quentin e Merida. La nostra Grifondoro è proprio una matta, eh? Eppure io me la immagino proprio così: una piccola peste dalla testa rossa che si caccia sempre nei guai – e che trascina con sé le povere, malcapitate persone timide e gentili come Quentin :’)
E Megara? Ci sta dimostrando un lato di lei che finora non abbiamo mai visto... e che dire di quella che dovrà essere la sua “collaborazione” con Merida nell’aiutare Anna a cercare Elsa? 
Spero che il capitolo di questa nuova avventura vi sia piaciuto :)
Alla prossima,
Stella cadente


PS Scusatemi di nuovo per il ritardo, ma sono mezza febbricitante e mi dimentico le cose. Perdonatemi :C



Risultato immagini per kaya scodelario tumblr

"Nei suoi occhi era però ben evidente un che di malinconico, che il Tassorosso non aveva mai visto nelle poche volte in cui aveva avuto a che fare con lei. Era ovvio che anche quella ragazza avesse i suoi problemi, eppure lui stentava a crederlo davvero e vederla così fragile lo lasciò in qualche modo sorpreso."
 
  
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