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Autore: Emmastory    30/09/2016    5 recensioni
Un mese è passato, e la povera Rain si scopre sola dopo la partenza per il pericoloso regno di Aveiron da parte del suo amato Stefan, che l'ha lasciata in compagnia della loro piccola Terra, di una promessa, e di una richiesta. Conservare l'anello che li ha uniti, così come i sentimenti che li legano. Nuove sfide si prospettano ardue all'orizzonte, e armandosi di tenacia e forza d'animo, i nostri eroi agiranno finchè un'ombra di forza aleggerà in loro. (Seguito di: Le cronache di Aveiron: Oscure minacce.)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-IV-mod
 
 
Capitolo XIII

Che la fortuna ci assista

Proprio come mi aspettavo, non sono riuscita a riposare né chiudere occhio per tutta la notte. Piangendo in silenzio, l’ho infatti passata a leggere e rileggere la lettera mandatami da mia sorella. Dopo una lettura di quel calibro, dormire mi risultò impossibile. Pur senza volerlo, continuavo a ricordare quanto avessi letto, e addormentandomi, sognavo quelle così orribili scene. Ad ogni modo, la fortuna mi assisteva, e Stefan era al mio fianco. Alla sua vista, sorridevo, e sforzandomi per mantenere un respiro regolare, ripetevo a me stessa la frase che aveva pronunciato tempo prima parlando con nostra figlia. “Non avere paura.” Tre parole semplicissime, ma che quella sera, poco prima del sorgere del magnifico sole, mi aiutarono. In conclusione, non potei evitare di perdere la calma, e solo quando la ritrovai concentrandomi sulle ultime parole nella lettera di mia sorella, riuscii finalmente a tranquillizzarmi. Seduta sul letto, attesi quindi l’arrivo della dorata alba, e dopo averla ammirata, tentai di far tornare tutto alla normalità. Vivendo la mia giornata come ero solita fare, sperai con tutto il cuore di non apparire scossa o diversa, ma per la più nera sfortuna, fallii in quel così misero intento. Stefan si svegliò solo poco tempo dopo di me, e notandomi così tesa e nervosa, si fece avanti, e guardandomi negli occhi, pronunciò una frase alla quale stentai a credere. “Ho la soluzione.” Disse, cogliendomi alla sprovvista. “Che… che significa?” chiesi, fissandolo senza capire. “Mio padre vuole vederci. Dice che ci aiuterà.” Rispose, completando quella frase con un debole ma convincente sorriso, che in quel momento funse per me da iniezione di fiducia e sicurezza. “Potremo andarci non appena vorrai.” Replicai, con voce e sguardo neutri. In quel frangente, non volevo mostrare alcuna emozione, e ci riuscii, fino a quando qualcosa dentro di me non comunicasse la sua presenza. Sorridendo, abbassai lo sguardo, fissandolo sul mio ventre, che lentamente, si stava ingrossando a causa della mia condizione. Era la mia bambina. Non ancora nata, ma viva dentro di me. Proprio come la mia dolce Terra prima della sua venuta al mondo, anche lei cercava di aiutarmi. Mantenendo il silenzio, non permisi al mio sorriso di spegnersi, e con la coda dell’occhio, vidi Stefan avvicinarsi. Rimanendo ferma e inerme, lo lasciai pazientemente fare, lasciandomi lentamente accogliere fra le sue braccia. In quel preciso istante, mi voltai a guardarlo, e una frase dettata dalla bufera di sentimenti che infuriava nel mio animo, abbandonò le mie labbra. “Dici che ce la faremo?” chiesi, sentendo improvvisamente gli occhi riempirsi di lacrime, che con forza e coraggio, ricacciai indietro. “Non lo so.” Questa fu la risposta del mio amato, e a labbra serrate, non mi pronunciai. Chiudendo gli occhi, mi fermai a pensare, tentando nel frattempo di immaginare il nostro avvenire. Un fiume di ricordi iniziò quindi a scorrere nella mia mente, e in religioso silenzio, rividi tutta la mia vita passare lenta, quasi come fosse costituita dalle scene e dai fotogrammi di un film. Era vero. Prevedere ciò che ci sarebbe accaduto era pressoché impossibile, ma dopo aver quell’ormai famosa lettera da mia sorella, che conteneva preziosi consigli, mi sentivo sicura e pronta a tutto. Lasciando che Stefan mi stringesse a sé con forza ancora maggiore, posai con delicatezza le mie labbra sulle sue, scoprendo con gioia che non si tirò indietro. Accettando quella mia manifestazione d’affetto, ricambiò con amore, e non appena quel bacio ebbe fine, mi fermai a guardarlo. I nostri sguardi si incrociarono, e un singolo istante sparì dalle nostre vite. Nessuno di noi disse una parola, ma con lo spuntare in cielo dell’argentea regina della notte, rimasi in piedi di fronte alla finestra. “A cosa pensi?” mi chiese  Stefan, seduto sul letto della stanza che condividevamo. Quasi ignorandolo, non risposi, e continuando a fissare le stelle, inviai loro il mio unico desiderio. Posando poi una mano sul vetro della finestra, lo carezzai leggermente con le dita, sussurrando quindi una semplice frase. Un pensiero che non avevo potuto evitare di formulare a causa dei miei trascorsi, e che speravo mi aiutasse a guardarmi intorno con l’ottimismo che era solito caratterizzarmi. Cinque parole nelle quali credevo fermamente. “Che la fortuna ci assista.”
   
 
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