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Autore: ChrisAndreini    30/09/2016    7 recensioni
21 Giugno. Si dice che il solstizio d'estate, il giorno più lungo dell'anno, sia quello più magico.
Per Frisk, Sans, e tutti gli altri mostri non è che un giorno come un altro, pieno di lavoro, grosse risate, terribili fatti e chiacchierate.
Ed in questo giorno, anno dopo anno, per venti lunghi anni, si esplorerà il rapporto dell'ambasciatrice umana dei mostri e della sua guardia del corpo scheletrica, in un susseguirsi di battute, momenti di debolezza, ricordi di antiche linee temporali e, chi lo sa, forse la loro amicizia si trasformerà in qualcosa di più, nonostante la legge che vieta le relazioni interspecie?
[FemaleFrisk SansXFrisk]
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Frisk, Nuovo personaggio, Sans, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Studiare lo scheletro sui propri amici non è del tutto consigliato

 

21 Giugno 3 d.M

 

11.30 di mattina

Frisk era spaventata a morte.

Era sicura che la professoressa l’avrebbe chiamata, e non era riuscita a studiare nulla sul corpo umano e, più precisamente, sullo scheletro.

Certo, lei aveva due scheletri come guardie del corpo, ma ciò non significava che sapesse alla perfezione l’argomento, anzi, questo fatto rendeva l’aprire un libro di scienze mille volte più imbarazzante, soprattutto perché Sans era quasi sempre nel divano dell’ufficio, luogo in cui lei passava tre quarti del suo tempo.

Erano le ultime interrogazioni dell’anno, e per quanto mancassero una decina di persone per essere interrogate, era ovvio che la prima scelta sarebbe stata Frisk, la professoressa lo aveva fatto intendere la lezione prima.

E lei non era riuscita a studiare per il troppo lavoro.

Ergo, era completamente fregata.

-Yo, Frisk, tutto bene?- chiese il suo compagno di banco, Mick, piegando la testa per osservarla e cacciando fuori i libri dallo zaino con le zampe.

Frisk si era battuta tutta l’estate per unire la scuola dei mostri e quella umana, e nonostante ci fosse riuscita ed ora fosse persino vicina di banco con il bambino mostro che l’aveva aiutata parecchio nella sua impresa nel sottosuolo, le discriminazioni e il bullismo verso i mostri erano all’ordine del giorno, anche se persino alcuni insegnanti erano mostri, tra cui la sua migliore amica Undyne e Toriel, che in questo modo aveva due lavori, anche se quello da insegnante era quasi un piacere per lei, e si occupava della storia umana e dei mostri.

Frisk era molto orgogliosa di lei, anche se le dispiaceva che lavorasse così tanto.

-Si, si, sono solo un po’ in ansia per l’interrogazione di scienze- rispose la ragazza, mordicchiando la matita e cercando di ricordare i nomi di tutte le ossa e di non imbarazzarsi di fronte all’immagine disegnata dello scheletro sul libro che nella sua mente assumeva il volto di Sans con fin troppa facilità, benché Sans fosse parecchio più basso rispetto al disegno.

-Yo, non preoccuparti, andrà bene- tentò di rassicurarla Mick, con una spallata amichevole -E poi non è detto che ti interroghi-.

Frisk sospirò, quel fatto era quasi scontato, a meno che non ci fossero volontari, cosa abbastanza improbabile, dato che più bravi della classe erano già andati volontari i giorni precedenti.

-Che c’è, ambasciatrice, non sei preparata? Eppure dovresti conoscere a memoria tutto con la feccia che frequenti ogni giorno- la prese in giro Scott, due banchi dietro di lei, sporgendosi nella sua direzione e facendo ridacchiare mezza classe, almeno gli umani.

Era stato bocciato per due anni di fila, ed ora era nella maggior parte delle lezioni nella classe di Frisk, rischiando di venire bocciato nuovamente. La ragazza ci sperava, visto che non lo avrebbe sopportato un altro anno.

-Lasciala in pace- prese le sue difese Mick, alzandosi in piedi pronto a difenderla.

A Frisk venne un flash dello stesso mostro impegnato ad affrontarla quando aveva scoperto che aveva ucciso tutti quelli in cui si era imbattuta, anche se sapeva che non avrebbe avuto possibilità.

A volte il vecchio reset le tornava in mente con prepotenza, facendola isolare quasi dalla nuova incantevole realtà.

Forse era Chara, che giocava con lei e con la sua anima.

Cosa se ne facesse, Frisk ancora non lo aveva capito. Forse pensava di utilizzarla una volta che lei fosse morta, oppure si stava solo divertendo di lei, e prima o poi, una volta annoiata, avrebbe colpito di nuovo.

-Mick, non fa niente, lo sai com’è fatto Scott- cercò di farlo risedere Frisk, la professoressa sarebbe arrivata a momenti, anche se era già in ritardo di quasi un quarto d’ora.

Ma poco importava, sarebbe senz’altro venuta, e anche se avesse interrogato solo una persona quella persona sarebbe stata Frisk.

-Che vuoi fare, Bimbo mostro, prendermi a pugni? …Ops, non puoi- lo prese in giro Scott, indicando le braccia inesistenti del ragazzino, che arrossì, e si sedette, punto sul vivo.

-Lui no, ma io sì. Lasciali in pace, Scott- a parlare era stata una ragazzina seduta in un banco vicino alla finestra, che guardava il ragazzo più grande di lei con gli occhi azzurri carichi di sfida e divertimento.

-Amanda, non metterti in mezzo!- si irritò Scott, guardandola storto.

-Neanche io vorrei, sai? Devo approfittare del fatto che la professoressa è in ritardo per ripassare- Amanda indicò il libro con tono e atteggiamento tranquilli.

-Davvero stai ripassando? Tanto interrogherà una sola persona- Scott indicò Frisk con la testa, che ancora una volta cercò di concentrarsi sul Sans disegnato nel libro, che sembrava quasi dirle “Piccola, che ti guardi?!” in tono irritante.

Sbuffò, e si arrese all’insufficienza che senz’altro avrebbe preso, proprio mentre la professoressa entrava, bloccando sul nascere la risposta di Amanda.

-Ragazzi, perdonatemi, mi ha trattenuto la professoressa Fisher per chiedermi cinque minuti della mia lezione per farvi fare dei test di ginnastica- la professoressa entrò nella stanza con aria molto seccata e quasi disgustata, e Frisk dovette trattenersi dal tirarsi una manata sulla fronte.

Non avrebbe mai dovuto dire a Undyne dei suoi problemi di studio.

Ora sicuramente la Kind, il cui cognome non aveva niente a che fare con il carattere, pensava che avesse progettato tutto per non farsi chiamare.

-Ovviamente non glieli ho concessi, ma avrò tempo per interrogare solo uno di voi. Quindi vieni alla cattedra, signorina Dre…- Frisk si stava già alzando quando una mano, dall’ultimo banco vicino alla finestra, si alzò, fermando la Kind e attirando l’attenzione di tutta la classe.

-Vengo volontaria- affermò con convinzione, alzandosi senza neanche aspettare una conferma.

La professoressa provò ad obiettare, ma Amanda fu più rapida.

-Da domani ogni giorno avrò delle prove importanti, avrò pochissimo tempo per studiare e preferirei togliermi subito questa interrogazione. La prego, professoressa- si vedeva che Amanda faceva teatro, era bravissima a parlare.

La Kind sospirò, lanciando un’occhiata di fuoco a Frisk, che cercò di rimanere impassibile, un atto di recitazione che le usciva bene.

-Va bene. Dreemurr, la prossima volta verrai tu, mi raccomando- la minacciò, aprendo il registro e segnando un appunto.

Mentre Amanda passava accanto a Frisk le fece un occhiolino, prima di cominciare la tortura.

Mick sospirò.

-Adoro quella ragazza- sussurrò, osservandola ammirato.

Frisk non rispose, non sapeva bene cosa dire.

La situazione con Amanda si era fatta meno fredda, ma Frisk non aveva mai pensato che sarebbero tornate amiche, in parte perché era ancora convinta di avercela con lei, in parte perché, d’altro canto, si era comportata così male con Amanda in questi anni che non capiva come mai lei continuasse a provarci.

E Frisk non aveva neanche tempo per amiche, con tutto il lavoro che aveva e lo studio.

Però doveva ringraziarla, giusto per essere educata.

E poi, sotto sotto, le voleva ancora bene.

Decise di farlo all’ora di ginnastica.

 

12.15 di mattina

Che era esattamente l’ora dopo che Amanda ebbe preso un’insufficienza, di cui quasi si vantava, al posto di Frisk.

-Allora, ragazzina. Ce l’ho fatta a distrarre abbastanza a lungo la professoressa?- la placcò Undyne prima che potesse decidersi a parlare ad Amanda.

-Alla fine c’era una volontaria e l’ho scampata- rispose Frisk, lanciando un’occhiata alla… amica? forse poteva ricominciare a considerarla come tale, che stava parlando non troppo amichevolmente con Scott -Comunque non dovevi, Undyne, era solo un’interrogazione, potevo cavarmela- cercò di scoraggiarla dal fare nuovamente una pazzia del genere, anche perché non voleva che Undyne passasse dei guai per aver fatto favoritismi, dato che le cattedre ad insegnanti mostri era ancora soggetto di critiche e dibattiti anche pesanti.

Molti fondamentalisti antimostri avevano scioperato e protestato con violenza, ma per fortuna erano ancora di più quelli che sostenevano la causa, e i mostri erano diventati quasi più degli abitanti umani di Ebott Town.

-L’importante è che a te le cose vadano bene, teppistella- Undyne le fece un occhiolino, per poi raggiungere Mick per aiutarlo ad arrampicarsi sulla sbarra, impresa non da poco visto che gli mancavano le braccia.

-Allora, spero che tu abbia tempo per studiare per domani- le disse la voce divertita di una persona che l’aveva appena raggiunta alle spalle senza che Frisk se ne accorgesse.

-Amanda, mi hai fatto prendere un colpo- esclamò lei sobbalzando.

-Hai visto la faccia della professoressa quando non ti ha potuta interrogare? Impagabile!- la castana non le badò molto, ridacchiando tra sé e lanciando un’occhiata alla prof che passava in quel momento per il cortile, lanciando un’occhiata disgustata a Undyne, che non la notò troppo impegnata a sorreggere Mick e nello stesso tempo urlare a dei ragazzini di non lanciare al mostro dei palloni da calcio.

-Già, grazie di essere andata al mio posto- Frisk non la guardò, leggermente imbarazzata ma mantenendo un’espressione quasi impassibile e fissa su Undyne, che sembrava sul punto di lanciare lance magiche ai bulletti. -Dovrebbe trattenersi- commentò poi tra sé, preoccupata dal suo comportamento

-Perché dovrebbe? E’ la professoressa migliore che potessimo avere- rispose Amanda, seguendo lo sguardo della compagna e guardando Undyne con occhi ammirati.

Frisk si girò a guardarla, incredula.

-Davvero lo pensi?- 

-Ma certo! Lo pensano un sacco di persone. I mostri ormai sono parte integrante della città. Alcuni ragazzi dell’ultimo anno hanno creato pure un sito web molto interessante sulla prof e su altri mostri- Amanda tirò fuori il cellulare, e Frisk la guardò inarcando le sopracciglia.

-Un sito web? Come fossero pokemon?- chiese, leggermente infastidita, forse anche dal fatto di non averci pensato prima.

-No, più che altro elencando i grandi pregi dell’avere mostri nella società. Ha un sacco di visite e visualizzazioni da tutto il mondo- le mostrò il sito, con profili di molti mostri che avevano impieghi fissi nella città: Undyne, Grillby, Toriel, Muffet. Sans e Papyrus non c’erano, forse perché il loro lavoro era soprattutto con Frisk.

Chissà che profilo avrebbe potuto avere Sans.

Frisk prese distrattamente il cellulare in mano per guardarlo meglio.

Undyne troneggiava insieme a Toriel, con un profilo vasto e molto interessante: 

“Undyne Fisher

Questo mostro insegna educazione fisica alla Ebott high school. 

La sua forza enorme le permette non solo di aiutare con grande facilità ogni studente nei suoi allenamenti, ma essendo abituata ad allenare guerrieri è capace di creare un allenamento personalizzato per ogni singolo studente, senza distinzioni e mettendo in luce i punti di forza.

Testimonianze:

*Undyne è troppo forte, c’è un ragazzo che mi perseguita da un po’, e Undyne mi ha allenato per potenziare la corsa. Ormai Scott non mi riesce più a prendere per darmi i pugni -Justin*

*A me non è mai piaciuto fare sport, cerco sempre una scappatoia, un giorno la prof Fisher mi ha scoperto e ha preso il mio cellulare, mettendolo in cima ad un muro di arrampicata. Non sono mai stata così tonica, è un ottimo allenamento -Felicity*

E non è tutto, è una eccezionale cuoca. Al posto di fare teoria insegna a cucinare spaghetti, e molti compagni la adorano per questo.

Vantaggi che potrebbe dare all’umanità: E’ una buona insegnante e allenatrice per ogni essere umano, ed è sempre disponibile e molto, molto, passionale in ogni cosa che fa.

Magia: Non conosciamo molto del suo tipo di magia. A volte è riuscita a tenere fermo un ragazzo per impedirgli di saltare la sua ora dato che sembrava voler scappare. Voci dicono che sia capace di creare lance dal nulla ma è solo una supposizione.

Come tutti i mostri che noi dell’ultimo anno abbiamo avuto il piacere di osservare e conoscere, è incredibilmente buona e integrata nella società.”

Frisk continuò a leggere, e poi passò alla pagina sui vari miglioramenti apportati dai mostri in generale, grazie alla magia.

“Cibo dei mostri: Il cibo dei mostri è in grado di curare ogni malanno provocato dalla magia. Si ignora se curino anche malanni provocati da altro ma si suppone di no. Non fornisce un sostentamento e se assorbito in troppe quantità senza necessità potrebbe recar danno. Ma la magia contenuta in esso non nuoce ai mostri, e alcuni umani raccontano di aver avuto effetti magici molto interessanti mangiandone un po’. Ma non è stato ancora smentito né confermato nulla.

Magia

La magia dei mostri si suddivide in vari tipi: 

-Creazione: i mostri possono creare armi di vario tipo con la loro magia. Casi conosciuti sono le ossa delle due guardie del corpo dell’ambasciatrice Frisk Dreemurr, che recano danno magico a chiunque le tocchi.

-Influenzamento di anima: Sembra che alcuni tipi di magia siano in grado di influenzare l’anima in modo non troppo grave, ma solo in capacità di movimento. Un esempio è quello della professoressa Undyne Fisher, capace di immobilizzare uno studente sul posto.

-Cura: Molti mostri sono capaci di curare qualsiasi ferita, infezione o rottura di ossa, a seconda del potere magico del mostro in questione. Un esempio lampante è…” Frisk non riuscì a leggere altro, perché Amanda le prese di scatto il cellulare dalle mani, mettendolo in tasca.

Stava per lamentarsi chiedendole il perché di questa veemenza quando si accorse del motivo, girandosi a guardare una Undyne che si avvicinava a loro con un sopracciglio inarcato, e le l mani sui fianchi.

-Mi è sembrato di vedere un telefono- commentò la donna pesce, arrivando a portata di vista.

-Scusa, Undyne, è colpa mia- alzò le mani convinta Frisk, prima che Amanda potesse abbassare la testa rassegnata ad allenarsi per mesi su un muro al fine di raggiungere il telefono come la ragazza nel sito.

-Frisk, mi meraviglio di te, teppistella. Lo sai che i telefoni non vanno usati in classe- la riprese Undyne, scuotendo la testa.

Frisk abbassò il suo sguardo.

-Lo so, stavo controllando una cosa molto importante per il mio lavoro- tentò di giustificarsi, accennando un sorriso.

Undyne la squadrò un attimo, poi Frisk sentì la sua anima diventare verde, e sospirò, rassegnata.

-50 addominali per punizione. Tu, Amanda, vai alla sbarra, devi potenziare le braccia. E se puoi aiuta Mick da parte mia- 

Mentre Amanda si allontanava lanciò un’occhiata a Frisk, che le sorrise, rassicurandola con gli occhi che erano pari.

-Grazie- mimò con le labbra Amanda, raggiungendo Mick, che stava cadendo di prepotenza dalla sbarra, e prendendolo al volo.

Forse sarebbero riuscite a tornare amiche, dopotutto.

E quel sito… Frisk non aveva mai pensato ai vantaggi di internet, ma era davvero un’ottima idea quella di espandere il sito, e magari renderlo anche ufficiale, con vere informazioni dalle fonti e un’ottima pubblicità governativa.

Però il fatto che fosse creato da persone umane, normali e soprattutto ragazzi, davvero dediti all’integrazione, forse avrebbe convinto i ragazzi del resto del mondo.

Frisk ci avrebbe volentieri pensato per tutto il pomeriggio, ma purtroppo aveva una dannatissima verifica il giorno seguente, ed era meglio che utilizzasse il suo tempo per studiare per bene, anche se l’idea di farlo davanti a Sans, che aveva ormai messo su casa nel divano del suo ufficio, non le piaceva granché.

Sospirò, mentre continuava gli addominali sotto lo sguardo attento e vigile della sua migliore amica, che la liberò dopo venticinque di essi, chiudendo l’unico occhio che le restava.

-Non farci l’abitudine, teppistella- le fece un’occhiolino, e tornò ad assistere gli altri.

I mostri erano davvero meravigliosi, Frisk era contenta che finalmente gli umani lo stessero capendo.

 

3.40 di pomeriggio

Frisk era molto più nervosa del solito quel giorno, e Sans non sapeva perché, e aveva anche deciso di non chiederlo.

Da quando, un mese prima, aveva visto per sbaglio, in una delle sue piccole indagini sui problemi di Frisk che probabilmente la ragazza avrebbe detestato alla follia se l’avesse scoperto, il suo libro di scienze, aveva deciso di non infilare troppo il naso che non aveva in faccende umane, perché altrimenti sarebbe impazzito.

Aveva scoperto cose sugli umani che lo avevano traumatizzato da morire.

Sperava vivamente che Papyrus non desse mai un’occhiata a quei libri.

Aveva sempre saputo che gli umani avevano più materia fisica e un corpo molto più resistente, ma che avessero pure degli scheletri dentro di loro… Sans aveva avuto difficoltà a non guardare sconvolto Frisk per i successivi giorni.

E poi avevano tante di quelle strane funzioni per ogni cosa che stava nel loro corpo.

Sans non riusciva proprio a capire i meccanismi, nonostante avesse cercato di informarsi, e ci aveva alla fine rinunciato, limitandosi ai concetti base.

Se per Frisk la risposta a domande sullo scheletro era “magia”, per Sans quella su Frisk era “scienza”.

E ciò gli bastava eccome.

Però quel giorno Frisk era molto nervosa, e lo guardava davvero in modo strano, mentre lui ammazzava il tempo giocando al telefono sdraiato sul divano dell’ufficio della ragazza, e lanciandole occhiate oblique.

Chissà che le prendeva?

-Sans, devi per forza restare lì a prendere polvere su quel divano?- gli chiese, ad un certo punto, seccata e… imbarazzata?

Sans osservò il libro che teneva in mano cercando di non sembrare troppo invadente, e notò che era proprio quello di scienze, con tante immagini poco adatte ad una ragazzina della sua età.

Cercò di rimanere impassibile, anche se non era bravo come lei in questo.

-Perché, piccola, ti distraggo?- chiese, fingendo di essere concentrato sul cellulare.

-Se ti dicessi di sì sarebbe un grande problema?- chiese lei, seccata, e nascondendo il volto arrossito dietro il grande tomo.

A Sans bastò vedere la copertina per diventare blu a sua volta.

Dannata magia che compariva nei momenti meno opportuni.

Decise di alzarsi, e di lasciarla sola.

-Va bene, va bene, vado via. Ma ricorda che alle cinque c’è un importante incontro con Helen Parrish, meglio non distrarti- si alzò velocemente e si avviò alla porta, sperando con tutto il cuore che lei non si fosse accorta del suo strano comportamento.

Per fortuna la sentì solo sbuffare sonoramente e ribattere borbottando acidamente qualcosa che non riuscì ad afferrare, e ne dedusse che era troppo distratta per badare al cranio blu dell’amico.

Sans era dell’opinione che costringere una ragazzina di soli quindici anni a leggere un libro del genere e ad impararlo quando si ritrovava con degli amici e guardie del corpo scheletri era davvero crudele.

Era così pensieroso che quando entrò nel suo ufficio, con Papyrus che chiacchierava amichevolmente con Helen, ci mise un po’ a rendersi conto della situazione.

Li salutò distrattamente avviandosi verso la scomoda poltrona alla fine della strada, e solo dopo qualche secondo si rese conto di cosa significasse la presenza di Helen.

-Signorina Parrish, è in anticipo- realizzò, alzando la testa verso la segretaria del presidente che era stata l’unica, l’anno prima, a patteggiare per i mostri, e che ora insieme a Toriel stava cercando di espandere una buona parola su di loro.

-Oh, si. Abbiamo anticipato la riunione per un piccolo problema alla Casa Bianca che richiederà la mia partecipazione stasera. L’abbiamo spostata alle quattro- rispose lei, con un grande sorriso.

Sans aveva moltissimo rispetto per quella giovane donna. Aveva una grandissima integrità, e il fatto che fosse una dei pochi umani a non guardarlo con neanche una traccia di incertezza ma come fosse una persona come un’altra era di certo un altro punto a suo favore.

-Qualcuno dovrebbe avvertire Frisk- commentò lo scheletro, distogliendo lo sguardo per puntarlo sul cellulare, come a non far cadere su di sé la responsabilità.

-Vado io. Nyeheheheh!- si offrì Papyrus con entusiasmo, alzandosi dalla sedia.

Sans sgranò gli occhi.

L’ultima cosa che voleva era che il fratello notasse quei disegni poco pudici sugli scheletri che comparivano nel libro di scienze.

-No!- esclamò, guadagnandosi l’attenzione di entrambi i membri della stanza, che lo guardarono confusi -…no, ecco, vado io. Devi finire di spiegare alla nostra ospite le tue idee sui puzzle come arma- cercò di riprendersi, buttandola sul casuale, e alzandosi per tornare da dove era venuto.

Molto meglio lui che Papyrus.

Il fratello non sembrò notare nulla di strano, anzi, si infervorò e ricominciò a parlare delle sue geniali idee, mentre Helen guardò Sans senza capire bene cosa lo avesse fatto reagire così.

Non appena lo scheletro più basso fu uscito dalla porta, la donna si rivolse a Papyrus, interrompendo i suoi sproloqui sui puzzle.

-Signor Papyrus, che relazione intercorre tra suo fratello e l’ambasciatrice?- chiese, in tono indagatore, sperando di non risultare troppo invadente.

-Rapporto?- chiese Papyrus, confuso -In che senso? Sono grandi amici, ma non gradi quanto me e l’ambasciatrice!- si elogiò, era orgoglioso di definirsi il migliore tra i migliori amici di Frisk, e la segretaria decise di non insistere più di tanto.

-Lo immagino. Stare così in contatto deve essere utile per rafforzare un’amicizia- cercò di non pensare alla folle idea che le era venuta nella testa, ma fare la domanda successiva a Papyrus fu più forte di lei.

-I mostri sono molto diversi tra loro. Come funzionano le relazioni amorose? Ognuno sta con quelli della propria razza o qualcosa del genere?- chiese, senza ricevere risposta.

-Eh?- Papyrus sembrava sempre più confuso, e Helen decise di lasciar perdere e chiedere ad una fonte più attendibile.

Forse sarebbe stato il caso di parlarne alla riunione, o semplicemente in privato con Toriel.

Non si era mai posta il dubbio di come i mostri si fidanzassero, sposassero e altro tra di loro, ma ora iniziava a pensare a come si sarebbero comportati romanticamente una volta integrati in pieno nella società.

Certo, era incredibilmente assurdo pensare che l’ambasciatrice di soli quindici anni e la sua guardia del corpo mostro potessero avere una relazione, era stato un pensiero di pochi secondi che non aveva il minimo fondamento, ma se un giorno i mostri e umani avessero iniziato ad avere storie d’amore interspecie… Helen non poteva neanche immaginarlo.

Era una donna tollerante, lo era sempre stata, ma l’immagine di un mostro e un umano insieme era completamente sbagliata.

Decise di non pensarci, e tornò ad ascoltare lo scheletro più alto.

Probabilmente avrebbe proprio dovuto parlarne durante la riunione.

Giusto per sicurezza.

 

4.10 del pomeriggio

Ora che Frisk non c’era, Sans poteva senza problemi rientrare nel suo ufficio per ributtarsi su quel comodissimo divano.

Una volta entrato circospetto per essere sicuro che non ci fosse nessuno, decise di sdraiarsi in quella che era diventata quasi come una seconda casa, quel comodissimo divano meraviglioso.

Si sarebbe volentieri fatto una dormita, poi il suo sguardo si posò sul libro posato aperto sulla scrivania, con solo un paio di fogli a coprirlo.

Sans non sapeva minimamente perché, ma come quando si assiste ad un incidente stradale o si trova una fanfiction a rating rosso girando a caso su internet, la curiosità masochista prevalse in lui, e si alzò, per indagare ed osservare quell’oggetto così orripilante e grottesco ma allo stesso tempo incredibilmente affascinante.

Teoricamente la riunione sarebbe dovuta finire alle sei, quindi aveva quasi due ore per rovinarsi e traumatizzarsi ulteriormente.

Ma lui era un osso duro, poteva pur resistere alle tentazioni masochiste o comunque sopportare le rivelazioni più sconcertanti.

La pagina in questione, che Frisk aveva coperto alla meglio, non era niente di troppo scandaloso, solo il cranio con i nomi delle varie ossa che lo componevano.

Se Sans non fosse stato così in imbarazzo nel parlare del proprio corpo avrebbe potuto anche aiutarla a studiare.

Lui aveva imparato da piccolo, se lo ricordava benissimo.

-Questo è l’osso frontale, ripeti con me, fron.ta.le, vedi?- W.D. Gaster si indicò la parte frontale del cranio, e il piccolo Sans, di soli cinque anni, lo guardò confuso, per poi spalmare la sua mano sulla fronte del padre.

-Snap!- esclamò, scoppiando poi a ridere, e distraendosi due secondi dopo con l’attenzione verso la culla del fratellino appena nato.

Gaster si portò una mano alla testa.

-Cosa devo fare per farmi ascoltare da lui!?- esclamò, tra sé.

Il piccolo Sans aveva sempre dimostrato una grande intelligenza, ma non si applicava mai ogni volta che Gaster provava ad insegnargli qualcosa, era pigro come pochi.

Secondo me sbagli il metodo- commentò una voce che veniva dalla cucina.

Arial Gaster spuntò poco dopo, con il volto sporco di sugo e un paio di spaghetti sul vestito. In mano teneva un mestolo bruciacchiato.

-Come procede la cena?- chiese Gaster, guardandola leggermente divertito, e alzandosi in piedi per raggiungerla.

Arial cucinava davvero male, ma ci provava tantissimo, e la sua determinazione era una delle tante cose che avevano fatto innamorare Gaster di lei.

Il piccolo Sans lasciò perdere il fratellino che non riusciva neanche a vedere per raggiungere la madre, e farsi prendere in braccio.

-Allora, Sansy, stai imparando?- chiese lei, in tono incoraggiante, sollevandolo in aria.

-Il piccolo Sans sta battendo la fiacca, come sempre- commentò Gaster, severamente.

-Ma papà è noioso- si giustificò Sans, scatenando una risata divertita di Arial, che diede il mestolo al marito, e prese Sans in una posizione più comoda.

-Allora che ne dici se ci scambiamo?- propose al figlio, guardando però Gaster.

-Sii!- esclamò Sans entusiasta.

-Ma, Arial…- provò a lamentarsi Gaster, che accettava senza battere ciglio ogni pietanza preparata dalla moglie soprattutto perché non gli andava molto a genio cucinare, ma una sua occhiata di fuoco lo interruppe, e lo scienziato sospirò, rassegnato, avviandosi poi in cucina.

-Allora, Sans, cosa ti ricordi delle ossa?- chiese inizialmente sua madre, posandolo a terra e sedendosi davanti a lui.

-Non si ricorda nulla!- obiettò la voce di Gaster dalla cucina.

Arial alzò gli occhi al cielo, ignorandolo.

-Ma certo che tuo padre ha proprio l’osso frontale duro- affermò, guadagnandosi un -Ehi!- seccato dalla porta accanto -E mi sai dire qual è l’osso frontale?- chiese poi facendosi pensierosa, come se non lo ricordasse.

-Snap!- esclamò Sans, battendole dolcemente la mano sulla parte frontale.

-Bravissimo Sansy. Hai fame?- chiese poi, prendendo uno spaghetto dal vestito e offrendolo a Sans.

-Non credo che la cena sarà pronta tanto presto- obiettò la voce di Gaster oltre la porta.

-Wingdings Gaster, dacci un taglio- lo riprese Arial, per poi decidere di cambiare metodo.

-Aspettami qui, ossicino- si alzò e si avviò e prese da un cassetto dei post-it colorati.

-Facciamo un gioco?- chiese, con un sorriso incoraggiante.

Sans la guardò interessato.

-Che gioco?- chiese, con l’aria di uno che non si sarebbe arreso tanto presto.

-Una gara a chi ricorda più nomi delle ossa, attaccando i post-it…- ne prese uno e ci scrisse sopra qualcosa -…uno sulle ossa dell’altro- e poi attaccò il nome “osso frontale” sul cranio di Sans, accompagnandosi con un divertito -Snap!- che fece ridere il figlio come non avrebbe mai fatto una volta cresciuto.

Sans sorrise al ricordo, uno dei pochi che aveva di sua madre prima che morisse.

Osservò il libro, pensieroso, e sfogliandolo velocemente in modo da non osservare più di tanto le immagini inquietanti.

Poi il suo sguardo passò dal libro a una serie di post-it di molti colori diversi appoggiati in un angolo, e gli venne una grande idea.

 

 

5.45 del pomeriggio

-Non credo di aver capito bene la sua insinuazione, signorina Parrish- affermò Frisk, confusa.

Era stata due ore, due dannatissime ore… quasi, a parlare di integrazione, di mostri, di magia e di altre faccende del genere. Ore sottratte, inoltre, al suo importante e imbarazzantissimo studio dello scheletro e delle ossa.

Non riusciva ad imparare quegli stupidi nomi, per quanto ci provasse, e l’entrata a sorpresa di Sans proprio mentre cercava di ricordare i vari componenti del cranio non era esattamente andata a suo favore.

Ed ora sul serio, ora che la riunione sarebbe dovuta aggiornarsi, la signorina Parrish tirava fuori un argomento assurdo con un tono accusativo nella voce.

-Non ho insinuato nulla, signorina Dreemurr, ho solo chiesto se i mostri intendono le relazioni sentimentali come noi umani, nulla di più. Era semplicemente un interesse per conoscere meglio la loro cultura ed essere sicura che sia compatibile con la nostra. Per il futuro- cercò di spiegarsi meglio Helen, in tono affabile.

Frisk, che fino a quel momento l’aveva adorata, provò immediatamente un moto di irritazione profonda, ma prima che potesse ribattere fu Toriel a prendere la parola.

-Capisco il suo pensiero, dovremmo proprio discuterne bene, ma non siamo le persone giuste, visto che Frisk è un’umana ed io sono stata lontano dalla società moderna dei mostri per qualche centinaio di anni.

Quindi direi che sarebbe il caso di rinviare l’argomento alla prossima riunione, in modo da organizzarci- propose, con un sorriso incoraggiante.

Frisk annuì, cercando di non guardare storto Helen.

-Non intendevo offenderti in qualche modo- dalla risposta della donna capì di aver fallito.

-Non sono offesa, solo non capisco cosa c’entri, tutto qui. Dovremmo per prima cosa integrare i mostri, poi pensare alle loro abitudini amorose. Credo che sia irrilevante. Trovo che l’amore sia sempre giusto, ecco tutto- Frisk alzò le spalle, in tono casuale, e fece per riordinare le sue cose in un chiaro segno di interruzione all’argomento.

-Beh, voglio solo assicurarmi che i mostri non decidano di mettersi con esseri umani- la risposta ovvia di Helen la interruppe, e Frisk alzò lo sguardo su di lei, confusa.

-Come? Perché?- chiese, senza capire.

-Oh, signorina Parrish, certo che noi mostri non avremo relazioni sentimentali con esseri umani. Mi permetta di ritenermi offesa per questa insinuazione- il tono di Toriel era quasi divertito.

-Scusate, perché no?- chiese Frisk, senza capire cosa ci fosse di sbagliato.

-Su, tesoro, è chiaramente una cosa fuori natura, mostri e umani sono troppo diversi- cercò di spiegarsi Toriel. 

-C’è gente che direbbe che Alphys e Undyne sono fuori natura solo perché sono due donne- obiettò Frisk, iniziando ad infervorarsi, non sapeva nemmeno bene il perché.

-Ma almeno loro due sono mostri, è diverso- ribatté Toriel, in tono tranquillo ma che diede fastidio a Frisk.

-Si, ma…- prima che potesse obiettare nuovamente, fu la signorina Parrish ad interromperle.

-Frisk, sei ancora giovane, non sai esattamente cosa significhi l’amore. Direi che è meglio discuterne in seguito con più calma. Devo stare all’aeroporto tra venti minuti se non voglio perdere il volo- si alzò, e le altre due fecero lo stesso.

Dopo una veloce stretta di mano, Frisk decise di tornare in fretta nel suo ufficio.

Era tardi, non riusciva a ricordare nulla della lezione per il giorno seguente ed ora aveva persino un dilemma morale e un nervosismo maggiore con la storia dei matrimoni e dell’amore tra due razze diverse.

Le sembrava così ovvio, forse perché effettivamente aveva flirtato con un paio di mostri durante la sua avventura, e loro erano sempre sembrati disponibili.

Diamine, Papyrus era addirittura uscito con lei… e anche Alphys, ora che ci pensava.

Certo, lei lo aveva fatto quasi per scherzo, ma le era sembrato tutto parecchio normale per loro. 

Non si aspettava che sua madre fosse così chiusa di mente.

Certo, aveva vissuto isolata per molto tempo, ma Frisk pensava che fosse più tollerante. Dopotutto era stata la prima tra i mostri ad apprezzare e accettare gli umani per quello che erano.

Decise di non pensarci, aveva altro su cui concentrarsi in quel momento.

Sperava solo che nel suo ufficio non ci fosse quell’osso pigro di Sans.

Purtroppo le sue speranze vennero distrutte.

Prima ancora di aprire la porta lo aveva già sentito, respirare regolarmente.

Almeno se dormiva non l’avrebbe disturbata, ma era una magra consolazione.

Entrò e si chiuse la porta alle spalle, lanciando un’occhiataccia allo scheletro, per poi bloccarsi a fissarlo, lasciando perdere metà del suo nervosismo troppo confusa.

“Si prega di non disturbare l’osso frontale dello scheletro dormiente” era scritto su un post-it sulla fronte dello scheletro.

“L’osso temporale ringrazia” recitava un altro biglietto, nel lato sinistro.

Ok, questa era una cosa molto strana.

Gli si avvicinò, e notò che anche la parte destra aveva un post-it.

“L’osso parietale chiede di non infierire sullo scheletro dal sonno pesante perché non si accorgerebbe di nulla”.

Sans doveva sapere che un biglietto del genere avrebbe solo fatto venire voglia a Frisk di infierire, ma lei non poteva, doveva assolutamente studiare.

Iniziò ad avviarsi verso la scrivania, dove tanti post-it erano posati come chiedendo di essere utilizzati sullo scheletro.

E a quel punto le venne l’illuminazione.

Sans aveva un sonno molto profondo quando non rischiava la morte, e il suo respiro regolare confermava che non aveva intenzione di svegliarsi tanto presto.

D’altronde se lo avesse fatto sarebbe stato imbarazzante che lo usasse come modello umano per studiare, ma poteva sempre dire che lo stava solo prendendo in giro.

Sembrava il crimine perfetto.

Non poteva certo sapere che Sans aveva progettato tutto.

Prese i post-it, una penna, e si avvicinò lentamente a Sans, sedendosi sul divano accanto a lui.

Doveva iniziare dalle ossa semplici, e poi pensare a quelle che non ricordava osservando sul libro.

Allora, allora, meglio cominciare dal cranio… forse però era troppo invasivo?

Se avesse usato battute per ogni ossa sarebbe stato più semplice qualora Sans si fosse svegliato trasformare tutto in uno scherzo e basta.

“La mascella di questo scheletro mangia troppo ketchup” scrisse su un post-it, prima di attaccarlo.

Ma dove? 

Una era la mascella, l’altra la mandibola… era abbastanza sicura che quella in alto fosse la mascella.

Decise di provare, al massimo poi Sans l’avrebbe corretta, oppure avrebbe visto sul libro.

“La mandibola di questo dormiglione continua a cadere nel sonno” scrisse poi.

Ed iniziò proprio a divertirsi.

Le ossa le venivano in mente mano a mano che scriveva battutine, come se conoscerle fosse innato in lei, almeno le più ovvie.

Ci mise un po’, ma arrivò alle gambe.

Era diventato più difficile inventare battute che ricordare i nomi, ma in quel momento era proprio quest’ultima nozione a sfuggirgli.

Ok, femore ci stava, perone anche… ma come si chiamava l’osso di sopra?

-Tibiace imparare a mie spese, eh?- 

Ah, ecco! Tibia.

…un momento.

Quando si rese conto che era stato Sans a parlare sobbalzò e quasi cadde dal divano.

Beh, non proprio divano visto che per stare più comoda si era messa sopra di lui, comunque…

…Perché a pensarla nella sua testa sembrava una cosa leggermente sbagliata?

Non si soffermò troppo su quel pensiero, perché Sans si era svegliato, e aveva detto una frase davvero tristemente chiara.

-…imparare?- chiese Frisk, arrossendo.

Il sorriso di Sans si congelò, rendendosi conto di aver detto una parola di troppo.

-Cioè… intendevo divertirti a mie spese… divertirti- cercò di correggersi, diventando… blu?

Frisk non l’aveva mai visto imbarazzato prima, non immaginava che sarebbe diventato blu, come la sua magia.

Se solo avesse potuto portare un approfondimento su Sans invece che sugli scheletri convenzionali, sarebbe stato molto più semplice.

E ormai l’imbarazzo ci stava eccome, quindi non sarebbe poi cambiato molto.

-Hai ficcanasato tra i miei libri?!- lo accusò, diventando sempre più rossa e lanciandogli il blocchetto con i post-it rimanenti in faccia, centrandolo in pieno viso.

-Per farlo avrei dovuto avere un naso, che come vedi mi manca- cercò di evadere la domanda senza guardarla.

-Oddio che imbarazzo!- esclamò Frisk, buttandosi con la faccia contro la sua felpa, e facendolo sobbalzare come se avesse ricevuto un pugno.

Eppure non aveva una pancia vera e propria, non avrebbe dovuto fargli male.

-Senti, piccola, se vuoi posso darti una mano- si propose lui, cercando di fare ammenda per essere un dannato ficcanaso senza naso.

-Letteralmente?- chiese lei, preoccupata che potesse staccarne una.

-No, è una delle cose che non posso fare. Ma sono esperto di scheletri- le fece un occhiolino, cercando di apparire sicuro, ma era ancora abbastanza blu.

In una situazione normale Frisk avrebbe rifiutato aspramente e lo avrebbe cacciato via dall’ufficio, ma quella non era una situazione molto normale, e lei era davvero disperata.

-Uff, e va bene, ma niente libro- l’ultima cosa che voleva era stare con uno scheletro completamente nudo che li fissava dalle pagine stampate.

Diventava ulteriormente rossa solo a pensarci.

-Assolutamente niente libro- concordò Sans, guadagnandosi un’occhiataccia per averlo visto, e alzando le mani in segno di scuse.

 

8.30 del pomeriggio

Sans era felice di constatare che era stata davvero una buona idea prendere coraggio e aiutare la bambina, che oltretutto imparava davvero molto in fretta con l’aiuto di bigliettini e scherzi vari.

Certo, si era dovuto togliere la felpa per rendere più facile studiare le ossa delle braccia, e quando anche la maglia veniva leggermente sollevata la faccenda si faceva decisamente imbarazzante, ma non era poi questo grande problema, e per Frisk questo e altro.

La sua ragazzina preferita, che per la prima volta da qualche settimana finalmente sembrava di nuovo allegra.

In quel momento, dopo due ore di lavoro e battute, le mancavano da imparare solo quelle ossa dai nomi davvero improponibili e che non si sapeva nemmeno con precisione dove fossero collocate, e quelle della zona… diciamo una zona che nessuno dei due voleva neanche nominare.

-Allora, allora, inizia con A, vero?- provò ad indovinare lei, ma mano su un punto osseo sporgente della scapola di Sans come se esso potesse suggerirgli il suo nome.

-Affermativo, piccola- confermò lui, cercando i non sentirsi a disagio a venire studiato e toccato con così tanta nonchalance.

-Acci… Accro… accrocchio, no aspetta…- iniziò a battere le dita sull’osso, e Sans non trattenne un grugnito, mentre si faceva scappare dalle labbra la risposta.

-Acromion- 

-Sans, non vale se mi suggerisci- si lamentò lei, togliendo la mano e facendo tirare un sospiro di sollievo a Sans, che cercò di mascherare con un colpo di tosse.

-Comunque non è detto che ti chieda anche queste ossa sconosciute, a momenti non so io come si chiamano- cercò di rassicurarla.

-Tu non conosci la Kind! E’ un mostro!- esclamò esaltata, per poi tapparsi la bocca.

-Ora che me l’hai presentata così me la immagino come Jerry- cercò di buttarla sul ridere lui, alleggerendo la tensione.

-Mi dispiace da morire, Sans, non intendevo in quel senso- cercò di scusarsi lei, senza guardarlo.

-Non preoccuparti, so che non lo intendevi come accusa contro di noi- le mise una mano intorno alle spalle e la strinse a lui, confortandola.

-Posso farti una domanda che non c’entra niente?- chiese poi a sorpresa lei, in tono incerto.

-Beh, me ne hai appena fatta una- scherzò Sans, guadagnandosi una gomitata.

-Sono seria!- si lamentò.

-Davvero? Credevo che ti chiamassi Frisk- continuò lo scheletro, ridacchiando.

-Sans!- si lamentò lei, facendogli poi alzare la mani in segno di resa.

-Va bene, va bene, che vuoi chiedere?- cedette, riportandole poi a circondare la ragazzina.

-Come funziona il romanticismo, tra i mostri?- la domanda a malapena sussurrata in tono molto pensieroso fece completamente andare nel pallone lo scheletro, che guardò la ragazzina senza sapere bene dove volesse a parare.

-C_come?- chiese, incerto.

-No, sai, come si innamorano, come si mettono insieme, le differenze di età, di razza eccetera eccetera- si spiegò Frisk, convinta di non aver chiesto nulla di male.

-Non credo di essere il mostro giusto a farti questi discorsi- cercò di svincolarsi Sans, senza guardarla e sentendo il blu risalirgli alle gote.

-Non nel dettaglio, voglio solo sapere se per i mostri è tutto più… come dire… libero- tentò di farsi capire, gesticolando senza sapere bene cosa dire.

-Libero?- e confondendo ulteriormente Sans.

-Sai cosa intendo dire- tagliò corto Frisk, ma lo scheletro non ne aveva nessuna idea, e si limitò a fissarla, confuso.

-Insomma, Alphys e Undyne sono due donne, di due razze diverse, e nessuno dice niente- continuò lei.

-Non sono due razze diverse, sono mostri- obiettò Sans. -Se una di loro fosse stata umana sarebbero state due razze diverse- 

-Quindi è normale per voi, voglio dire, se qualcuno ha caratteristiche fisiche molto diverse. Tu, per esempio, non devi per forza stare con una scheletra, giusto?- indagò lei, mentre iniziavano finalmente ad arrivare al discorso.

-Non credo ne esistono più di “scheletre” a dire il vero, e comunque no. Insomma, sono uscito con una capra antropomorfa di tua conoscenza per un po’, avrai capito come funziona il nostro mondo- la buttò sul ridere, senza guardarla negli occhi.

-Ecco, infatti! Toriel è uscita con te quindi perché non approva le storie tra umani e mostri?- l’ultima affermazione la fece quasi tra sé, dando per scontato che Sans già lo sapesse.

Lui invece sbarrò gli occhi.

-Toriel? Sul serio?- chiese, sorpreso.

-Ne abbiamo parlato durante la riunione. Sembravo l’unica a pensare che fosse una cosa del tutto normale, e…- si interruppe, mentre le veniva in mente un dubbio atroce.

Si voltò verso Sans, quasi spaventata.

-Tu sei dalla mia parte, vero?- ne era sempre stata sicura, ma in quel momento iniziava a dubitare, visto che si sentiva davvero l’unica, e persone molto più grandi e sagge di lei sembravano esserle contro.

Sans le sorrise, rassicurante, e le mise una mano sulla spalla.

-Certo, io sono sempre dalla tua parte. Probabilmente Toriel è solo poco abituata a pensare a mostri e umani che interagiscono tra loro- cercò di giustificarla, anche se lui per primo era un po’ restio a credere che fosse quello il punto di vista della donna.

Insomma, anche per Sans era strano pensare a umani e mostri insieme, ma lo trovava incredibilmente plausibile e di certo non si sarebbe schierato contro una legge che lo permettesse.

Per lui non sarebbe stata neanche necessaria una legge, a dire il vero, ma da quel poco che sapeva degli umani aveva scoperto che da alcune parti nemmeno il matrimonio tra esseri umani dello stesso sesso era approvato… roba da matti!

-Ma se lei interagisce sempre con me- ribatté Frisk, in tono ovvio.

-Mostri e umani di età simile magari?- suggerì lui, con un sorrisetto.

-A proposito di questo… anche l’età è un po’ soggettiva per i mostri, giusto? Insomma, Toriel è molto grande, e tu credo meno… forse… quanti anni hai, Sans?- chiese Frisk, facendogli quella domanda per la prima volta in tre anni che lo conosceva.

-Beh, per i mostri l’importante è che si raggiunga la maggiore età. Poi ci sono mostri che invecchiano più in fretta, altri molto più tardi, dipende appunto da caratteristiche fisiche. Probabilmente prima o poi mi supererai, piccola. Stai crescendo super in fretta- le fece un occhiolino, e Frisk ridacchiò.

-Quindi quando sarò vecchia tu sarai ancora adulto. Che ingiustizia- ci scherzò su, ma l’immagine fece venire il magone a Sans, che rise un po’ forzatamente.

-Beh, ci vorrà molto tempo, e tu resterai sempre la mia piccola, non dimenticarlo- le scompigliò scherzosamente i capelli, guadagnandosi uno sbuffo fintamente indispettito.

-Hai ragione, c’è ancora tempo- posò la testa sul petto di Sans, sospirando -Sai, dovremmo fare una riunione sull’argomento, prima o poi… spero davvero che verrà accettata una cosa del genere. Sarebbe perfetto per l’integrazione- concluse il discorso, dimenticando la domanda sull’età, per poi allungare a tradimento la mano sulla colonna vertebrale dello scheletro, più precisamente sulla prima  e la seconda vertebra, e facendolo sobbalzare sorpreso.

-Atlante ed epistrofeo, vero?- chiese, ritornando alle ossa.

Sans ridacchiò, con una punta di orgoglio.

-Esattissimo, piccola! Domani farai faville- si complimentò.

-Non se non imparo la differenza tra epicondilo e olecrano- si lamentò lei, preoccupata, toccando la parte bassa dell’omero.

-Ma se quello a momenti non lo so neanche io. Non te lo chiederà, fidati!- tentò di rassicurarla Sans.

-Me lo chiederà, me lo chiederà, me lo sento!-

 

Morale della favola: Non glielo chiese, e la mandò a sedere con il massimo dei voti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Ritardo? Nooo, era tutto programmato per… ehm… per… SCUSATE IL RITARDO!!! T.T

Lo ammetto, scrivere questo capitolo è stato difficile, ed infatti dell’idea originale è rimasto solo il gioco delle ossa con i post-it, e ho anticipato di un capitolo tutto il discorso sul romanticismo dei mostri che volevo fare nel prossimo.

(…ed ora che scrivo nel prossimo?!)

Non temete, ho già qualche idea, cercherò di non farvi aspettare troppo, ma ammetto di avere molte difficoltà a scrivere in questo periodo per via di: Scuola, contest, scuola, altre storie da continuare, scuola, teatro, scuola, doppiaggio, scuola e… SCUOLA!!

Ho iniziato da tre settimane e già ci caricano di compiti, ci interrogano da morire e abbiamo anche programmato due compiti in classe uno per la settimana prossima. 

Ma non sono qui per parlare dei miei problemi, solo per giustificarmi del fatto che il capitolo è uscito malissimo.

Ma non ce la faccio a riscriverlo e comunque ce l’ho davvero messa tutta.

Spero davvero che riusciate a perdonarmi, anche perché le cose iniziano davvero a farsi interessanti, non vedo l’ora di scrivere il capitolo 6 *^*

Più la storia va avanti più sarà bella, ma già da ora molte cose importanti accadono, e nel prossimo capitolo probabilmente comparirà, anche se forse solo in un cameo, uno dei personaggi che sarà tra i più importanti, e che probabilmente odieranno tutti.

Insomma, nonostante il ritardo nel postare il capitolo non ho minimamente abbandonato questa storia, anzi, la adoro, e la continuerò fino alla fine, statene certi.

Parlando del capitolo, ho scelto il nome Mick per il monster Kid perché contiene la M, la K e secondo me suona bene. Non potevo lasciarlo così, no?

E il cognome Fisher per Undyne viene da Fish, ovviamente, ed è anche una specie di martora americana che vive vicino ai fiumi e che secondo me ci può stare con Undyne.

Comunque mi farebbe davvero tanto piacere una recensioncina, giusto per incoraggiamento visto che il capitolo, sebbene orribile, è uscito anche più lungo degli altri :3

Anche solo per farmi sapere se la storia continua a piacervi, che cosa vi aspettate, cose così :)

Un bacione e alla prossima :-*

   
 
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