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Autore: _laragazzadicarta_    02/10/2016    4 recensioni
«John, stringimi.»
«Non posso, Paul.»
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Può una foto mostrare più di quanto il volto della persona stessa possa fare? Questi sono gli interrogativi che si pone la giovane Pattie Boyd quando trova una misteriosa foto a casa di sua nonna. La giovane scoprirà la storia del ragazzo ritratto nella foto e ne rimarrà molto colpita. Una storia tra passato e presente, amore e vizio, bianco e nero. Un viaggio oltre oceano alla ricerca della felicità.
Genere: Angst, Erotico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney, Quasi tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Wanderlust.

Capitolo settimo.

«"Chi punge un occhio lo fa lacrimare, chi punge un cuore ne scopre il sentimento..."[1]» la signora Asher si fermò per un istante e con lo sguardo perso nel vuoto ispirò da una vecchia pipa in legno «...non fraintendermi, cara. Non credo nel Dio che i cristiani venerano sopra ogni cosa, né tantomeno in quell'usurato cumolo di vecchie pagine ingiallite chiamato Bibbia. Eppure questa citazione, nascosta tra il serpente parlante e la vergine gravida, esprime pienamente i fatti accaduti nel primo giorno di primavera dell'Anno Domini 1891.»

Era uno di quei giorni di marzo quando il sole splende caldo e il vento soffia freddo: quando è estate nella luce, e inverno nell’ombra. Paul si era appisolato sotto un melo, che dopo mesi di freddo invernale si era ricoperto di una cascata di stelle odorose. Oltre i verdi cespugli si potevano scrutare le limpide onde spumose infrangersi contro gli scogli, era un passaggio incantato. Eppure per John lo spettacolo più grande restava quel timido irlandese dai lunghi capelli corvini e la pelle di porcellana. L'inglese era lì, fermo ad osservare l'oggetto del suo desiderio. Poteva negarlo a chiunque, ma non a se stesso, sarebbe stato da stupidi. Paul gli aveva rubato l'anima giorno dopo giorno, tramite quei piccoli gesti bislacchi che lo caratterizzavano.
" È così bello." pensò John mordendosi il labbro inferiore " Forse se lo bacio mentre dorme non se ne accorgerà. " rise al solo pensiero.
Il maggiore a volte dimenticava che il minore, sotto gli adorabili vestitini color pastello e i vistosi capelli, nascondeva le fattezze di un uomo. Ma non era forse questo l'amore più puro? Quello che mette in discussione le certezze stesse? Secondo il pensiero del vostro umile narratore, l'accettazione di un sentimento così grande e intenso verso una persona del vostro stesso sesso dimostra la veridicità di questo sentimento che ha la meglio sulla tradizione e la mentalità bigotta della gente. Chi siamo noi per imporci inutili etichette? Ma ovviamente questo è solo il pensiero di un narratore troppo ubriaco e troppo stanco per non credere alla sua visione utopistica. Ma torniamo alla nostra storia.
« Vorrei poterti amare come meriti. » sussurró John sentendosi morire le parole tra le labbra. Rimase per attimi interminabili a guardare Paul dormire, incurante del tempo che gli scorreva via dalle mani. I minuti parvero secondi e le ore minuti.
« Quanto ho dormito? » chiese infine Paul riaprendo i grandi occhi color nocciola mentre la luce lasciava la sua postazione per far posto al buio.
« Non ne ho idea. » rispose John gettando l'ennesimo mozzicone di sigaretta.
« E tu cos'hai fatto tutto questo tempo? » chiese Paul mettendosi a sedere «...oltre che fumare. » rise il moro cercando lo sguardo dell'altro.
« Che sia per un ora o per un giorno, resterò sempre a vegliare il tuo sonno. » disse John prima di alzarsi ed incamminarsi verso il bordello.
Tornarono al bordello quando la luna era già alta e il cielo stellato faceva l'amore col mare. Non si parlarono più durante il tragitto, ci fu solo una serie interminabile di sorrisi sinceri. A che serve parlare se si possono dire così tante cose con gli occhi?
« John, posso parlarti? » chiese Jane appena vide John varcare la porta dell'edificio color porpora.
« Non dirmi che ho ingravidato una delle tue ragazze.» scherzò John, Paul roteò gli occhi e si diresse verso la sua stanza, odiava quando John faceva il piacione. In realtà non sapeva nemmeno perché gli desse così tanto fastidio, non era sua madre, né tantomeno la sorella che attestava di essere o...il suo fidanzato.
Jane portò John in disparte.
« Riguarda Paul » disse la ragazza, John impallidì quando udì quel nome pronunciato da Jane. Che il loro segreto fosse in pericolo?
« Tranquillo, il suo segreto è al sicuro con me, forse perché sono troppo ubriaca per capire qualcosa del grosso casino che avete inscenato.»
« E allora cosa devi dirmi? » disse sospettoso il maggiore.
« Non qui. » sentenziò Jane prendendo il braccio di John e guidandolo sul retro dell'edificio.
« C'è un tipo strano, è una specie di ispettore. Viene spesso qui e fa molte domande su voi due, in particolare su Paul.» sussurró Jane implorando con i suoi grandi occhi limpidi John di trovare una soluzione « Quel tipo, l'ispettore Sutcliffe, non mi piace. Ha uno sguardo che mi fa gelare il sangue, brr. » Jane deglutì al ricordo e si rifugiò tra le braccia di John che rimase in silenzio, come pietrificato.
Non conosceva quel nome, eppure ebbe una sensazione di vuoto quando lo sentì.
« John, proteggi Paul...non potrei sopportare che...» Jane fu interrotta da grosse lacrime salate che le riempirono il volto in pochi istanti «...promettimi di proteggerlo.» sussurró tra i singhiozzi.
« Fosse l'ultima cosa che faccio. Te lo prometto. »

« Ragazze! » urlò Fiona stappando l'ennesima bottiglia di Chardonnay «...ho parlato con Brian, presto ci sarà una nuova festa in maschera»
Le ragazze, piene di gioia, emisero gemiti e risate.
« Questo può voler dire solo una cosa...» continuò Fiona scandendo ogni sillaba, ogni vocale «...faremo sol-di a pa-la-te!»
« Potrei comprare una culla per mio figlio, così non dovrà più dormire in un cassetto del mio armadio. » sorrise Taylor.
«Io potrei comprarmi un capello vistoso che faccia morire d' invidia tutte le ragazze del paese.» immaginò Clodette. Tutte le ragazze esternarono i loro desideri e gioirono per la "festa".

« Andiamo in giardino, cara. Le mie vecchie ossa hanno bisogno di essere riscaldate dal caldo sole che splende.» disse l'anziana alzandosi dalla sua poltrona e prendendo il suo bastone da passeggio «...ti auguro di non invecchiare mai, Pattie. Invecchiando perdi molte cose che, prima, ignoravi perfino di avere.» « Io credo che la vecchiaia sia un privilegio, molti ne sono privati. » rispose Pattie, poi cadde il silenzio.
Le due donne erano sedute in un gazebo circondato da fiori di ogni specie e colore.
« Sembra divertente una festa del genere. » sorrise garbatamente Pattie interrompendo il silenzio.
« Divertente, ma anche letale. Ricorda che eravamo in un bordello, eravamo solo l'oggetto sessuale di uomini infelici. Eravamo giovani e belle, la maggior parte di loro invece era vecchia e raggrinzita. Come sono io ora.» sospirò Jane cercando di rimembrare la sensazione dell'essere giovani.
« Perché " divertente, ma anche letale"? » chiese Pattie confusa.
« Perché quello fu l'inizio della fine.»

« Paulie, indovina che giorno è oggi. » sorrise gioiosamente Jane giocherellando con le mani di Paul «... è il giorno della festa in maschera.»
Il ragazzo non prestò molta attenzione a quelle parole, non aveva chiuso occhio, aveva un brutto presentimento...e probabilmente aveva ragione.
« Paul, non puoi rimanere chiuso in camera. Non saranno certo queste quattro mura maleodoranti a fermare il destino. »
« È in momenti come questi che vorrei che George fosse qui con me. » una lacrima rigò il volto del giovane.
« Paulie... » sospirò Jane abbracciando il ragazzo e lasciandogli un dolce bacio sulla guancia «...ci sono io, ci sono le ragazze... c'è John. »
« John? Dov'è John? A far arieggiare il suo fottuto cazzo? »
« E se anche fosse? Non è mica veramente tuo fratello... » rise Jane «...forse dovresti fare lo stesso. » ammiccò Jane iniziando a sbottonare il corsetto di Paul, ma lui la fermò. Jane lo guardò confusa.
« Senti Jane, io ti voglio bene, tanto. Ma di quel bene che si vuole ad una sorella. » cercò di dire Paul nel modo più gentile possibile. Jane si alzò mordendosi il labbro confusa, scrollò le spalle ed uscì dalla stanza.
Paul deglutì e si stese sul letto a guardare il soffitto.

« Dovremmo andare anche noi a quella festa. » affermò John abbottonandosi la camicia « ...Maka, cos'hai? »
John si sedette accanto a Paul, il minore portò le ginocchia al petto.
« Non voglio andarci. » disse mordendosi il labbro inferiore nervosamente.
« Ai suoi ordini, principessa. » disse John uscendo dalla porta e salutando Paul con la mano.
Paul rimase solo in quella sudicia stanza cullato solo dal fuoco della lampadina ad olio sul comodino.
« Jane ha ragione, non saranno queste quattro mura a fermare il destino. » sentenziò Paul.

La festa in maschera era qualcosa di raro al casino. Tutte le ragazze indossava una maschera sul volto ed erano vestite solo delle loro pelle albina. Gli uomini, anch'essi celati da maschere, erano rigorosamente coperti da un mantello scuro.
Gli uomini erano tenuti a pagare una somma d'ingresso pari a 250 sterline odierne. Insomma, solo persone di un certo calibro erano ammesse. In disparte c'era un gruppo di uomini mascherati e vestiti con completi eleganti che si occupava di servire le bevande e di adempiere ai desideri più stravaganti dei clienti. Non c'erano regole, tutto era ammesso. Anche le fantasie sessuali più eccentriche. Quella era la notte della perdizione.
Paul non avrebbe mai immaginato di trovare il salone stracolmo di gente. Il ragazzo indossare un elegante completo scuro di John che gli calzava un po' largo, forse era l'ora di veder andar via qualche chiletto. Paul si appoggiò ad una tenda e rimase in disparte ad osservare le figure che si muovevano meccanicamente in quella notte scura come la pece.
« Alla fine sei venuto. » disse una voce suadente all'orecchio di Paul.
« A quanto pare...» sussurró Paul senza voltarsi verso l'uomo alle sue spalle.
« Che tenero, ti mancavo. » rise John «... ora porta questo alla stanza 19. Quel tipo ha chiesto un cetriolo, mi chiedo a cosa possa servirgli.»
« Non credo voglia mangiarlo. » ammiccò Paul prima di caricarsi il vassoio sul palmo della mano e sparire dietro la miriade di uomini in cerca di affetto o anche solo di liberare il proprio istinto. Paul stava camminando verso la stanza 19 quando improvvisamente qualcuno lo spinse in un angolo buio. Il vassoio cadde per terra emettendo un suono sordo e ovattato.
« Ormai riconosco il tuo odore.» disse la figura leccando la guancia di Paul. Benché spaventato, Paul tentò di rimanere calmo.
« Vi state confondendo con qualcun altro.» sussurró Paul con voce tremante cercando di divincolarsi da quella stretta feroce. Paul era come la gazzella nelle mani del leone.
« Io non credo. » affermò l'uomo estraendolo un coltello e dopo averlo bagnato con la sua lingua lo premette contro il collo del giovane «...mi sono sempre chiesto di che colore fosse il sangue di un nobile, McCartney.»

[1](Siracide 22:19)

Angolo di @thedarkerdaisy:
Sono tornata presto, yup! Anche se non so se ciò possa essere positivo HAHAHA
Ringrazio tutti voi che leggete, recensite, amate, odiate, la mia storia. SPERO CHE DOPO QUESTO FINALE NON MI VERRETE A CERCARE SOTTO CASA.
Anyway,
un bacione, - Vit🌸
   
 
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