Teatro e Musical > Les Misérables
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Autore: Christine Enjolras    02/10/2016    1 recensioni
Marius Pontmercy, sedici anni, ha perso il padre e, nel giro di tre mesi, è andato a vivere con il nonno materno, ora suo tutore, che lo ha iscritto alla scuola privata di Saint-Denis, a nord di Parigi. Ora Marius, oltre a dover superare il lutto, si trova a dover cambiare tutto: casa, scuola, amici... Ma non tutti i mali vengono per nuocere: nella residenza Musain, dove suo nonno ha affittato una stanza per lui dai signori Thénardier, Marius conoscerà un eccentrico gruppo di amici che sarà per lui come una strampalata, ma affettuosa famiglia e non solo loro...
"Les amis de la Saint-Denis" è una storia divisa in cinque libri che ripercorre alcune tappe fondamentali del romanzo e del musical, ma ambientate in epoca contemporanea lungo l'arco di tutto un anno scolastico. Ritroverete tutti i personaggi principali del musical e molti dei personaggi del romanzo, in una lunga successione di eventi divisa in cinque libri, con paragrafi scritti alla G.R.R. Martin, così da poter vivere il racconto dagli occhi di dodici giovanissimi personaggi diversi. questo primo libro è per lo più introduttivo, ma già si ritrovano alcuni fatti importanti per gli altri libri.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Marius

Era seduto fuori dall’aula di filosofia da circa quaranta minuti, il giovane Marius, dopo la conversazione col preside Myriel: aveva provato ad andare alla sua aula, ma una volta arrivato non se l’era sentita di entrare nel bel mezzo della lezione di letteratura, così si era recato direttamente all’aula in cui avrebbe avuto lezione alla seconda ora. La sua mente era invasa da una moltitudine di pensieri contrastanti: tutti gli avevano detto che si sarebbe trovato bene, che doveva stare tranquillo e a guardare gli altri studenti si era convinto che avevano ragione, eppure non riusciva a togliersi dalla testa l’idea che lui in quel posto non c’entrasse nulla! Si sentiva così confuso, agitato e le mani avevano ripreso a tremargli quando si accorse che mancavano circa cinque minuti al suono della campanella che avrebbe segnato l’inizio della sua prima lezione. D’un tratto si sentì il cuore pulsare nel petto all’impazzata e si sentiva come se dovesse vomitare. Vomitare cosa poi, che quella mattina non era riuscito a buttare giù nemmeno un sorso di tè, talmente il suo stomaco era sottosopra?! Si stava giusto alzando per andare alla ricerca di un bagno quando la porta dell’aula si spalancò e ne uscì un uomo poco più alto di lui, con dei folti capelli ricci brizzolati e dei profondi occhi color verde scuro.

“Oh… buongiorno, ragazzo” esclamò costui nel vederlo. Marius si rese conto che doveva avere un aspetto ridicolo, perché quell’uomo aveva un sorriso strano sul volto, quasi volesse ridere ma fosse troppo cortese per farlo.

 “E tu chi sei? Non ricordo di aver già fatto la tua conoscenza” Marius non rispose: era troppo imbarazzato per farlo. Forse l’uomo lo intuì perché ruppe il silenzio: “Io sono il professor Valjean, insegno filosofia.”

Quel professore, ora, aveva un sorriso rassicurante mentre gli tendeva la mano per fare le presentazioni come si deve e Marius si sentì leggermente più a suo agio.

“Marius Pontmercy, è il mio primo giorno qui…” disse con un sorriso timido, mentre gli stringeva la mano.

“Pontmercy, hai detto?”

“Sì, professore…”

“Non mi è nuovo questo nome...” Valjean distolse lo sguardo pensoso e si avviò verso l’interno dell’aula; forse si rese conto che Marius non lo stava seguendo, perché il ragazzo lo vide voltarsi e fargli cenno di entrare: “Entra pure e accomodati: non essere timido! Siediti qui accanto a me!”

Marius accettò l’invito e, anche se un po’ a disagio, afferrò una sedia dai banchi ordinati e si sedette accanto al professore, che nel frattempo stava sfogliando un registro cartaceo.

“Ah eccoti qui! Marius Pontmercy: a quanto pare sarai nella mia classe la prossima ora. Beh.” Il professor Valjean consultò l’orologio appeso al muro dietro di lui, ma diede anche un’occhiata al suo orologio da polso, quasi come volesse essere sicuro che l’orario fosse corretto.

“Direi che non ha senso dirti di andare a farti un giro. Manca così poco al cambio d’ora!”

Nel sentire quella frase, Marius ricominciò a sentire quell’opprimente senso di nausea.

“Beh, emh… ma-magari aspetto fuori…” si stava già alzando dalla sedia per uscire in cerca di un bagno, quando venne interrotto dal professore: “Ma no, non preoccuparti! Resta pure comodo! Facciamo due chiacchiere, così posso conoscerti un po’ meglio!”

Come dire di no a un uomo con un sorriso gentile e rassicurante come il professor Valjean? Marius tornò a sedersi, anche se non riusciva ancora a stare tranquillo.

“Allora, Marius: come mai eri lì fuori anziché a lezione?”

“Oh beh… ho provato ad andare in aula… ma la lezione era già cominciata e non… me la sono sentita di entrare, ecco…”

“Ah capisco. Sei in preda al tipico disagio del primo giorno, giusto?”

Non rispose. Marius si sentiva davvero troppo agitato per riuscire a dire qualsiasi cosa. Non riusciva nemmeno a guardare Valjean in faccia. Teneva prevalentemente lo sguardo verso il pavimento, tranne alcuni istanti in cui guardava le lancette del grande orologio correre veloci verso l’ora in cui avrebbe dovuto affrontare la realtà dei fatti. Marius alzò lo sguardo giusto per un secondo e vide che Valjean lo guardava con lo stesso sguardo con cui un padre guarda suo figlio.

“Allora: come mai hai scelto proprio scienze politiche?” Valjean sembrava riuscire ad immaginare come dovesse sentirsi Marius in quel momento e il ragazzo capì che cercava un modo per distrarlo, così da farlo sentire più tranquillo. Ma ancora una volta, Marius non riuscì a rispondere.

“Sai: in questi anni mi sono arrivate diverse risposte dai ragazzi. Chi vuole fare l’avvocato, chi vuole entrare in politica, chi invece preferisce avere una base solida per poi andare alla scuola di polizia… e puntualmente quando domando il perché di questa scelta molti mi dicono ‘beh per la grana, prof’.” Nel raccontare questo aneddoto, il professore iniziò a sorridere guardando dritto negli occhi Marius, che finalmente si era deciso a voltarsi verso di lui.

“Oh no no! Io non pensavo ai soldi. Mi piacerebbe diventare giudice.”

“Ah davvero? Come mai non un avvocato?”

“Beh… ad un avvocato vengono assegnati dei casi indipendentemente da se l’imputato sia o meno colpevole. Certo: può rifiutarsi di difendere un cliente se è convinto che sia colpevole, ma uno come può saperlo, in fin dei conti? Si potrebbe accettare di difendere un criminale solo per avere dei soldi in più e nessuno lo saprebbe mai. Invece un giudice si trova direttamente davanti all’ovvietà dei fatti: non deve difendere nessuno, ma solo giudicare la colpevolezza o l’innocenza di chi ha di fronte. È più facile fare la cosa giusta in questa posizione… ed è questo che davvero mi interessa: fare la cosa giusta.”

Il professor Valjean sembrava ascoltarlo affascinato mentre parlava e, quando lo notò, Marius si rese conto che le parole gli erano uscite spontanee, senza che le avesse misurate o pensate prima.

“È davvero un proposito molto nobile. Ci vorrebbero più persone come te.” Mentre Valjean pronunciava queste parole, la campanella suonò per segnare il cambio dell’ora e questo gli fece venire in mente una cosa. “Ora che ci penso: nella tua classe troverai un ragazzo che la pensa esattamente come te. Chissà che non vi troviate bene assieme.”

Marius era sinceramente ben impressionato da quel professore: nelle sue parole e nei suoi modi di fare si poteva leggere una bontà che raramente aveva visto in un uomo.

“Ah! Ecco che arrivano! Bene: rimetti a posto la sedia e aspetta pure qui, così ti presento alla classe.”

Marius seguì le direttive: era il momento della verità. Ormai non poteva più scappare per non affrontare questo primo giorno. Aveva conosciuto due persone che gli avevano fatto un’ottima impressione, perché doveva sentirsi ancora così maledettamente agitato?! Adesso che il momento era così vicino, si sentiva mancare il fiato, ma fece di tutto per non farlo notare. Cercava in tutti i modi di calmarsi mentre gli altri studenti ancora non erano arrivati. A proposito: chissà quanto ci avrebbero messo ad arrivare in aula.

“Buongiorno ragazzi miei! Passate delle buone vacanze?”

Evidentemente non molto. Mentre tutti entravano, Marius si sentì molto stupido a restare lì in piedi di fianco alla cattedra e gli sembrò di essere fissato da tutti quelli che passavano, ma fece finta di nulla, o quanto meno ci provò. Ogni tanto alzava lo sguardo verso la porta per guardare che aspetto avessero i suoi compagni, ma non appena incrociava lo sguardo con qualcuno, tornava a fissare il pavimento. In quella che gli sembrò una classe prevalentemente composta da membri maschili, solo uno studente attirò la sua attenzione: lo aveva sentito fermarsi sulla porta a parlare col professore e fu lì che lo notò. Era diverso dagli altri ragazzi: dava l’impressione di una persona decisa, con una volontà d’acciaio, ma in quei suoi occhi azzurri Marius riusciva a leggere anche una certa bontà d’animo. C’era qualcosa in lui che lo attirava, ma non riusciva a capire esattamente che cosa fosse. Che fosse lui lo studente di cui gli aveva parlato il professor Valjean?

Quando i loro occhi si incrociarono, nessuno dei due distolse lo sguardo, anzi: quello studente dall’aria così decisa abbozzò un cenno di saluto accompagnato da un sorriso sincero, che Marius riuscì a ricambiare con tranquillità.

Quando tutti furono entrati, il professor Valjean chiuse la porta, assicurandosi che non ci fosse più nessuno fuori.

“Buongiorno a tutti, ragazzi. Ci sono diverse cose di cui voglio parlarvi, prima di cominciare la lezione. Innanzitutto, bentornati: spero che abbiate passato delle buone vacanze e che siate pronti ad affrontare quest’anno scolastico.” Marius notò il sorriso raggiante con cui Valjean accoglieva i suoi studenti mentre si avvicinava a lui per mettergli una mano sulla spalla.

“Poi voglio presentarvi Marius Pontmercy: è il suo primo anno qui, ma confido che lo accoglierete nel gruppo classe come si deve. E a te, benvenuto al collège Saint-Denis. Prego, siediti pure.”

C’era un posto libero vicino alla finestra, proprio davanti al ragazzo con gli occhi azzurri, e Marius non ebbe il minimo problema a sedersi lì.

“Per quelli che l’anno scorso avevano il mio collega, io sono il professor Jean Valjean e, come immagino avrete capito, insegno filosofia. Molti si chiederanno perché voi, che avete scelto scienze politiche come corso, siate costretti a studiare filosofia. Beh, ragazzi miei: voi dovrete diventare uomini di legge e di politica, severi e rispettosi delle leggi della nostra costituzione, certo, ma anche giusti e misericordiosi quando le circostanze lo richiedano. La giustizia non è solo questione di far applicare le giuste leggi e di punire con le giuste punizioni i trasgressori, ma è anche una questione di rispetto delle persone che si affideranno a voi perché giustizia sia fatta; e per fare ciò, io cercherò di insegnarvi la giusta morale.” Marius notò che alcuni ragazzi parlottavano tra di loro quasi sorpresi dalle parole del professore. Lui invece era profondamente colpito: aveva davanti un uomo che vedeva le cose esattamente come le vedeva lui.

Valjean guardò gli occhi increduli dei suoi studenti, sempre sorridente, e poi riprese: “Bene. Ora passerò ad illustrarvi il programma di quest’anno e a farvi l’elenco dei libri di testo, dopo di che faremo un rapido giro di presentazioni.” Detto ciò, si sedette alla cattedra e cominciò a leggere un elenco dei filosofi che avrebbero studiato durante l’anno.

Marius si tranquillizzò e gli venne l’impulso di ridere di sé stesso per essersi agitato così tanto: poteva vedere davanti a sé quello che prometteva di essere un anno grandioso.

   
 
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