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Autore: Princess_Klebitz    02/10/2016    1 recensioni
Amici fino alla morte ed oltre; nemici controvoglia. Musica, amore e morte nella metà sbagliata degli anni '90, scaraventati avanti volontariamente per non poter più tornare indietro.*
La tregua tra la Ragione ed il Caos durava da troppo tempo; quando si accorsero dell'errore, corsero ai ripari, e l'Immemore e l'Innocente si trovarono faccia a faccia, dopo anni di ricerche, per riportare la situazione in parità.
Un errore troppo grosso, la persona sbagliata, un imprevisto che non doveva assolutamente accadere.
Storia scritta nel 1997, e l'epico tentativo di riscriverla senza snaturarla.
Spero qualcuno apprezzi.
Genere: Drammatico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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49. Dolce gabbia
 
L’anno domini 2002 si apprestò riluttante a lasciare il posto al 2003, con quegli ultimi sussulti tipici di un anno vissuto appieno e in fretta che somigliavano più a spasmi irrigiditi che a rilassatezza dopo un periodo faticoso.
A metà dicembre Justin si recò mestamente da un plurititolato ‘medico delle celebrità’, spinto da una minaccia non troppo velata di Dorian di spifferare tutto ai loro compagni, alla sua ragazza e non per ultima sua madre; alla tenera età di ventiquattro anni Justin temette che alla verità sul suo tentativo di Icaro dal dodicesimo piano, Edele l’avrebbe guarito a suon di schiaffi, così pur essendo brontolante e con un muso lunghissimo nonchè cercando una scappatoia in un silenzio di pietra, si recò per la bellezza di cinque sedute da tale psichiatra e ne ricavò un’imprecisata diagnosi di disturbi di ansia generalizzati e una prescrizione per tranquillanti ‘al bisogno’.
 
Visto che non aveva più problemi di ansia di quanti ne avesse mai avuti in tutta la sua vita, per lui il bisogno corrispose a tendere ad abusarne per noia, assumerne e poi bere incoscientemente alcool per approfittare dell’effetto e infine addormentarsi e bucare tutte le lenzuola nuove perché si dimenticava le sigarette accese in mano, in breve i suoi amici ne ebbero abbastanza.
Quando cadde per la quarta volta sul pavimento di Ringsend Road, ai Windmill Lane studios, ridente, con la lingua impastata e incapace di rialzarsi e stare in piedi, Dorian dovette difenderlo da Shane che proclamava di volerlo prendere a calci in culo fino a Galway e ritorno, spiegando una mezza verità ovvero dei medicinali che Justin stava assumendo in modo scriteriato e per quella volta riuscì a portarlo via incolume sotto lo sguardo sprezzante di Eddie al quale le cretinate dell’ex compagno di classe ormai non impressionavano.
 
Una volta fattogli ingurgitare una dose di caffè simile a piombo fuso e averlo fatto riprendere, ebbero una litigata che mise a dura prova i muri e nella quale Dorian capì che Justin in qualche modo era riuscito a farlo fesso: se avesse continuato quella che definiva la sua idea di terapia li avrebbe fatti ammattire tutti ma dalla parte dell’aiuto medico avrebbe ricavato solo quelle scenette da piccolo chimico.
D’altronde era stato lui a insistere perché si recasse da uno psichiatra e quello che ne avevano ricavato finora era stato quello, perciò stringi-stringi era colpa sua; alla fine, più per k.o. tecnico di stanchezza e mancanza di argomentazioni Dorian cedette a convenire che la causa di quello che era stato ora ridimensionato a ‘richiamo di attenzione’ e ‘voglia di fare lo scemo’ era stato un fusibile saltato a causa dello stress, di quegli stupidi sogni e di stanchezza in generale.
 
Dorian abbozzò, di fronte alla sconfitta; Justin, ai vecchi tempi –e forse anche adesso- avrebbe persino accennato una piccola danza di vittoria, se solo il biondo non avesse preso nel frattempo una cortomisura che neanche volendo l’amico avrebbe potuto contrastare.
*
*
“A me non ha detto niente.”, rispose come previsto Katryn, dall’altra parte dell’oceano.
Dal primo pomeriggio si stava preparando per il Christmas Special del Saturday Night Live, anzi aveva già indossato i pantaloni di pelle e nonostante il talco sulle gambe stava già iniziando a sudare e lo show sarebbe iniziato solo tra tre ore.
Non aveva dormito e siccome doveva ancora essere truccata vedeva anche troppo bene i segni della nottataccia passata.
Insomma, era il suo primo Saturday Night Live, era uno Special di Natale ed era perciò debitamente nervosa.
 Proprio come voleva Dorian.
L’avrebbe definita ‘croccante’ al punto giusto per quello che intendeva e, indovinate un po’?, non si sentiva neppure un po’ in colpa, anzi quei due gli dovevano giusto un qualcosa per il suo ruolo da Cupido involontario.
Almeno delle fottute Festività tranquille.
“Uhm , si sarà dimenticato di dirtelo.”, minimizzò con la giusta noncuranza Dorian, al telefono. “Io ci ho parlato un paio d’ore fa… Magari dovrà ancora dirtelo. Magari ha preferito lasciarti tranquilla per via dello Special.”
“Perché tranquilla? Dovrei agitarmi?”
Uh, quella punta o forse più di sospetto che le sentì nella voce lo fece esultare mentre riprendeva una vocina innocente e un po’ troppo spigliata.
“Insospettirti di cosa? E’ solo una festa di Capodanno!”
“Non mi ha detto niente.”, ripetè Katryn, cocciuta ma stavolta con un picco di cupezza nella voce.
“Te lo dirà, che ti importa? Pensa allo Special, piuttosto. Ti è passato quel mal di gola che…”
“Mi ha chiamato un’ora fa per farmi l’In bocca al lupo e non mi ha detto niente.”, sembrò ragionare ad alta voce la rockstar; Dorian sbuffò come se fosse stato seccato dall’interruzione mentre internamente gioiva.
Aveva abboccato amo, lenza e tutto, ora sarebbe praticamente fatta.
“Possiamo parlare d’altro che non sia Katryn e Justin  o, in alternativa, Justin e Katryn ? Non che mi spiaccia parlare di voi ma la parte della spalla sta iniziando ad andarmi stretta. “
“Servirebbe a farti guarire dalle tue manie di protagonismo!”, arrivò una risatina poco convinta d’oltreoceano. “Dai, lo sai che vorrei essere informata solo per potermi organizzare, non per altro!”
Certo, e i maiali volano in quel di NYC!
“No, no. Aspetta, ma oggi non l’ho visto e non è neanche previsto che ci vediamo. A che giorno ti riferivi, chèrie?”
“Idiota.”, brontolò leggermente Katryn. “Senti, io dovrei andare a fare un primo ‘check, se non hai niente di così importante da dirmi.”
Primo soundcheck? Quanti dovrai farne?”
“Mi hanno dato disponibilità di farne due.”, sospirò, per poi accennare quasi frettolosamente ma con una punta di agitazione nella voce. “Non mi fido molto dell’acustica di questo posto e poi ho avuto una brutta nottata.”
“Ci credo.”, ribattè sinceramente rispettoso Dorian.
“Perciò non prendertela se ti dico che devo andare.”
“Non c’è problema.”, tornò col tono più leggero e amicone che disponesse Dorian, il suo tono che sperava fosse come quello di un etero quantomeno gay-friendly se non girl-friendy. “Volevo solo sapere come ci si sentiva ad essere al Saturday Night Live!”
“Nervosi, ecco come ci si sente, perfido rompiballe!”
“L’immaginavo.”, la rintuzzò sadicamente per poi mandare a segno la stoccata finale.
“In bocca al lupo anche da parte mia e in caso non ci si sentisse ci vediamo a Capodanno!”
 
Katryn non ebbe il tempo di ribattere che Dorian riattaccò, rimase con in mano il cellulare per un attimo e poi liberò un sospirone vittorioso, voltandosi verso il suo indifferente gatto e puntandogli una pistola immaginaria contro e facendo il verso di premere il grilletto.
“SonooooooooooounFICO!”
Adesso era sicuro che Justin sarebbe stato blindato almeno per qualche giorno.
*
“Justin, tu e Dorian avete litigato?”
“Eh…?”, riuscì a sfiatare Justin, dopo aver visto stupito l’unico numero che aveva dall’altra parte dell’Atlantico che lo chiamava un’ora scarsa dopo che l’aveva salutato.
 
Oh no. No no. Nonononono! Quel bastardo ha spifferato tutto! Tutto-tutto! Gli psicofarmaci, l’alcool e –riuscì a spaventarsi ancora di più- il tuffo da casa sua!
-Ma stavolta lo ammazzo!!-
Seee, ci fossi riuscito almeno una volta…
“…preoccupare.”
“Cosa?”, cercò di riprendere il filo del discorso, più che allarmato per poi calmarsi un attimo con respiri profondi simili al rilascio della respirazione in pratiche yoga.
“Mi ha detto che forse te ne sei dimenticato o non mi hai detto niente proprio oggi per non farmi preoccupare.”, ripetè Katryn, con una punta di nervosismo.
Già, e perché no?
Perchè sì, piuttosto! Quante cose le hai nascosto in quasi un mese?! Le hai nascosto tutto, TUTTO!
-Non ho nascosto che la amo-
E si accontenterà di questo, a-ah! Le sarebbe bastato quando saresti stato un ammasso di carne frollata in fondo ad un condominio!
“Di cosa, amore?”, rispose il più normalmente curioso che potesse, nonostante i pensieri corressero al galoppo nella pianura sconfinata che era la sua testa.
“Della festa di Capodanno.”, gli notificò asciutta lei. E prima che potesse raccapezzarsi puntualizzò, schiarendogli notevolmente le idee. “Di Dorian”
 
-Quel maledetto bastardo!-, pensò ammirato, capendo subito con che sottigliezza aveva imbastito la rete attorno a lui il biondino.
“Oh, ehm… l’ho saputo solo…”
“Sai che appena c’è qualche appuntamento o qualcosa dovresti dirmelo subito.”, sospirò Katryn, notevolmente risollevata che apparentemente il suo fidanzato e il suo amico non si fossero davvero presi a pugni e usato lei come moto riconciliatore. “Sai che devo organizzarmi.”
“Hai ragione, amore.”
“Sarò lì per il pomeriggio del 27.”.
Sospiro.
Manco stesse andando all’inferno invece che ad un veglione di Capodanno, pensò divertito, suo malgrado.
“Mia madre torna a casa per Natale e voglio essere presente per la Vigilia, Natale e Santo Stefano almeno. Poi posso venire in Irlanda e godermi un po’ di festività fino alla Befana. Chiedo subito di trovarmi una make up artist e una parrucchiera.”
Pausa.
“Sei contento, almeno?”
Dolcezza con una punta di sospetto.
“Ricordi che ho un letto ad una piazza e mezzo?”
“Ricordo che sei magro e che ci starei anche distesa a stella.”, rise finalmente sollevata del tutto, lei.
“Come ti senti per il SNL?”
“Tesa.”
“E’ normale. Ma li stenderai.”.
Lo pensava davvero.
 
Dopo le romanticherie di rito, fatte appena un’ora prima e ripetute senza perdere un briciolo di amore seppure, appunto, ripetute e quasi identiche, riattaccarono con la certezza che finalmente vi era una data vicina per rivedersi.
 
Nonostante fosse un lieto avvenimento ed entrambi fossero più leggeri al fatto che all’incertezza del quando sarebbe successo, Justin sentì una punta di indispettimento per come era stato preso in trappola da Dorian, in fondo.
 
“Una festa di Capodanno.”, borbottò, ridistendosi a quattro di bastoni sul suo letto, essendo le undici del mattino troppo presto per lui per alzarsi di spontanea volontà ed andare incontro alla giornata piovigginosa misto nevosa che lo aspettava.
“I pagliacci si vedono a Carnevale, invece.”, sbadigliò, lasciando andare pian piano il cellulare.
 
Qualcosa in lui si era comunque ridisteso e appacificato, come un gatto agitato placato dalle carezze, perché senza prendere nulla si rannicchiò nel bel calduccio delle coperte e si riaddormentò placidamente, prendendo a russare poco a poco e ristabilendo da tempo le forze.
 
In quel momento era il caldo centro dell’universo di più entità ma non avvertiva il minimo increspamento delle acque, a guardarle dalla superficie dove era stato in grado finalmente di issarsi.
 
Lui non era stato, forse da mesi e mesi, mai più in pace.
C’era da credere che quel farabutto di Dorian avesse avuto, per una volta in vita sua, un’ottima idea. 



Chiedo venia.
Per l'assenza, per questo capitolo di puro interludio, per tutto. 

 
   
 
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