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Autore: MattySan    03/10/2016    1 recensioni
Leodore è appena uscito dal carcere dopo l'arresto di Bellwether ma i guai per lui non sono finiti.
L'organizzazione segreta di Bellwether gli dà la caccia e si ritroverà immischiato in loschi affari.
Indagherà sul caso per riuscire a sistemare la questione e ritornare sindaco, tuttavia non sarà solo e dovrà addentrarsi nel profondo di Zootropolis per risolvere il caso.
Una Zootropolis che mostrerà i suoi lati oscuri.
Genere: Malinconico, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Mr. Big, Sindaco Lionheart, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una volta uscito dai cancelli della prigione, un nuovo mondo si era parato davanti ai suoi occhi.
Il sole che non vedeva da settimane e una sensazione di aria fresca che scosse il suo corpo.
Aveva un aspetto non molto curato, la criniera era tutta arruffata e i suoi occhi stanchi, il pelo era arricciato e anche la sua mente non ne poteva più di stare in una prigione e nemmeno riuscire ad accettare di esserci finito solo per aver tentato di proteggere i suoi cittadini.
Perché era questo il suo obiettivo no?
Gli agenti gli avevano restituito anche i suoi vestiti anche se per adesso non avrebbe potuto tornare a esercitare la sua professione di sindaco, poco gli importava in quel momento se non uscire da quelle mura.
Il cancello si chiuse alle sue spalle con un grande fracasso ma non si ritrovò da solo.
Una limousine nera era parcheggiata di fronte a lui con uno giaguaro nero in piedi di fronte a lui e sembrava che lo stesse aspettando.
“Venga sindaco Lionheart! Sono felicissimo di rivederla” disse mentre apriva la portiera.
Leodore era ancora incredulo.
“Ma chi è lei?”.
“Mi chiamo Renato Manchas e sarò il suo chauffeur per il momento” disse l’altro con un sorriso.
Leo non proferì parola e salì sulla limousine che partì subito e si inoltrò nel centro della città.
Attraverso il finestrino, Leodore osservò tutta quella gente che aveva tentato di proteggere e tutta la tranquillità che avvolgeva quelle strade ora che tutto era finito, vide la gente divertirsi e fare le proprie quotidianità, gli sembrò un mondo nuovo al di là delle mura di quella prigione che anche se è durata solo qualche settimana, a lui parve un’infinità.
Manchas guidava benissimo e in silenzio ma fu proprio Leo a romperlo.
“Mi scusi se mi permetto ma lei perché è venuto a prendermi? Io non l’ho mai vista”.
Manchas fece una risata.
“Vede signor Lionheart mi ha mandato il mio capo a prenderla ed è uno che la rispetta molto”.
“Posso sapere come si chiama?”.
“Mr. Big ma forse lo avrà già sentito dire e per favore mi dia del tu”.
“Certo va bene Manchas”.
Il viaggio proseguì senza problemi e Manchas arrivò precisamente sotto casa di Leodore.
“Eccoci qua”.
“Ma come fai a sapere dove abito?”.
“Mr. Big sa ogni cosa in questa città ma lei non ci faccia caso” disse Manchas mentre apriva la portiera a Leodore per farlo scendere e gli consegnò anche le chiavi di casa.
“Ecco le sue chiavi e non si preoccupi per tutto quanto il resto, lei tornerà in pochissimo tempo a fare il sindaco di questa città e ci penserà Mr. Big a tutto quanto lei adesso deve solo rilassarsi”.
“Va bene ma vorrei sapere di più se mi è concesso”.
Manchas gli diede un biglietto e salì sulla limousine.
“Lì c’è il mio numero e mi chiami se ha bisogno di qualcosa” disse prima di ripartire e sparire dietro l’angolo.
Leo mise il biglietto in tasca e aprì la porta di casa richiudendola subito alle sue spalle.
Si sentiva davvero meglio ora.
Ogni cosa era come l’aveva lasciata e non c’era nemmeno troppo disordine, si era accumulata solo un po’ di polvere ma niente di più ma non ci pensò e si fece subito un caffè.
Lo sorseggiò con calma e guardò l’orologio.
Le 16:30.
Aveva sonno e voleva rigenerarsi da quel brutto periodo, lavò la tazza nel lavandino e si diresse in camera sdraiandosi sul letto e togliendosi tutti i vestiti per restare più comodo.
Guardò la sveglia e dopo aver sbadigliato, chiuse gli occhi e non pensò più a niente.
 
Qualche ora dopo…
 
Aprì lentamente gli occhi per vedere le luci dei lampioni filtrare dalle tapparelle della finestra e si voltò per guardare la sveglia.
Le 20:00.
Si stropicciò gli occhi e si diresse in bagno a lavarsi la faccia, dopodiché andò in cucina a prendere qualcosa da mangiare ma la maggior parte della roba era scaduta e la dovette buttare, così si fece un panino e accese la televisione.
Al telegiornale stavano parlando di lui e come al solito della quotidianità di Zootropolis, dello sport e di alcune curiosità.
“Come al solito lasciano sempre le cronache nere per ultime o le censurano” sbuffò Leodore mentre divorava il suo panino.
Il telefono squillò improvvisamente e Leo rispose subito.
“Pronto?”.
Nessuna risposta.
Leo si stava innervosendo.
“Pronto!” disse a voce più alta.
Ancora nessuna risposta, tranne un fastidioso ronzio che proveniva dall’altro capo del telefono.
“Insomma sono stanco di questi giochetti!” ruggì Leodore che stava per riattaccare ma una voce parlò improvvisamente.
“Sindaco Lionheart!”.
“Si sono io ma chi è?”.
“Lei non ha pagato il giusto prezzo”.
“Ma chi parla!?”.
“Se ne accorgerà presto e scoprirà che il lavoro che stava svolgendo Bellwether era la cosa giusta da fare ma forse lei non vuole capirlo eh? La invitiamo a trattare con noi se non vuole avere brutte sorprese…”.
“ANDATE AL DIAVOLO!” ruggì Leo.
Silenzio.
 “Va bene lo ha voluto lei!”.
Il segnale era caduto e Leodore riagganciò con rabbia.
Strinse i pugni.
Un rumore lo fece allarmare e proveniva proprio dalla porta d’ingresso.
Leodore ebbe un sussulto e si mosse furtivamente verso la porta brandendo una sedia della cucina per colpire il malintenzionato che era dietro quella porta, non c’era dubbio che quella chiamata era solo un avvertimento e lui non si sarebbe fatto incastrare di nuovo.
La maniglia della porta girava lentamente e tra poco si sarebbe aperta.
Leo prese un bel respiro e sentì il click della maniglia.
Leo con la zampa spalancò la porta brandendo la sedia e si voltò contro chi era fuori dalla porta ma si fermò immediatamente.
“JUDY!?”.
“LEODORE? Ma cosa…”.
La coniglietta era pronta con un teaser e lo puntava contro il leone che mise subito a terra la sedia.
“Ma che ci fai qui? Vuoi sbattermi dentro un’altra volta?”.
“No veramente ero venuta a vedere come stavi, so che sei stato rilasciato oggi pomeriggio e volevo accertarmi che tutto fosse in regola”.
“Che intendi dire?”.
“Che nonostante Bellwether sia in un carcere di massima sicurezza, dopo qualche indagine siamo assolutamente certi che non agiva da sola e aveva messo in piedi una organizzazione ancora latitante e che aveva anche dei contatti con la Mafia”.
“La Mafia?”.
“Si ed è proprio per questo che sono venuta da te a controllare se stavi bene, i suoi scagnozzi sono ancora in giro e ti staranno sicuramente cercando per vendicarsi”.
Leodore adesso si spiegava tutto e fece accomodare Judy in casa e si presero un caffè caldo.
Leo era pensieroso e guardò fuori dalla finestra il traffico incessante e tutti i rumori dei passanti e delle macchine, con uno sfondo tetro e malinconico delle luci della città.
“Ti devo informare che ho ricevuto una chiamata poco fa ed era chiaramente un avvertimento da parte della organizzazione di Bellwether”.
“Cosa? Allora devo assolutamente far mettere sotto controllo il tuo telefono”.
“Fai pure ma tanto me lo aspettavo che la stronza sarebbe tornata a tormentarmi in un modo o nell’altro, non ho paura di lei e della sua sporca organizzazione, sono sempre stato onesto e ho fatto anche degli errori forse ma ho sempre cercato di proteggere questa città e i suoi abitanti” disse profondamente Leodore mentre finiva di sorseggiare il caffè.
Judy annuì e prese con sé il telefono.
“Vuoi seguirmi in centrale per raccontare tutto?”.
“No preferisco che rimanga tra noi e che sia tu ad occuparti delle indagini”.
Judy annuì ancora e uscì di casa dirigendosi in macchina verso la stazione di polizia, Leo prese i vestiti e si rivestì, era da molto tempo che non li indossava ma ancora non poteva esercitare la sua professione nuovamente e dopo essersi lavato la faccia, uscì e si diresse in garage a prendere la macchina e chiamò quel numero lasciato da Manchas.
Guidò attraverso delle strade poco illuminate che conducevano fuori città per recarsi nel luogo che gli aveva indicato Manchas al telefono, voleva assolutamente incontrare quel Mr. Big che stava riabilitando il suo nome pian piano.
Il buio di quella strada non lo turbò minimamente oltretutto era lo stesso buio che aveva visto nelle intenzioni di Bellwether, lo stesso buio che aveva visto nella sua cella e lo stesso buio che lo stava accompagnando quella notte.
Finalmente in fondo alla strada intravide una grande villa e un grande cancello ben illuminato si parava di fronte ad essa.
Leodore fermò la macchina e suonò il citofono.
“Si? Chi è?” chiese una voce quasi roca.
“Sono Leodore Lionheart”.
“Ah! Sindaco Lionheart! Entri pure”.
Il cancello si spalancò e Leo entrò nel giardino della villa con cautela e calma.
Molte guardie vigilavano il posto ed erano per la maggior parte orsi e qualche felino.
Parcheggiò la macchina e vide un grande orso polare che venne a dargli il benvenuto.
“Mi segua la scorterò da Mr. Big”.
Leo seguì l’orso e passò attraverso un lungo corridoio ben ornato con un sacco di quadri e altri dipinti, opere, statue e molto altro quella villa era enorme e anche un sacco di guardie si trovavano nel corridoio, giunse infine davanti a una porta di un ufficio e vi entrò.
Di fronte a lui c’era una scrivania con accanto due orsi e sopra vi era una piccola sedia girevole voltata dalla parte opposta.
“Dunque a cosa devo la vostra visita mio caro sindaco?”.
Leodore fece un passo avanti non capendo da dove proveniva quella voce.
“Vorrei sapere chi siete prima di tutto”.
“Chi sono io?”.
“Certo e anche perché vi state nascondendo alla mia presenza”.
Si udì una risata nell’aria.
“Ma io non mi sto nascondendo” e detto questo, la sedia si voltò verso Leodore e un piccolo toporagno vi era seduto sopra.
Leodore era incredulo.
“Vi do il benvenuto nella mia lussuosa villa, io sono Mr. Big”.
 
 
  
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