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Autore: MattySan    04/10/2016    0 recensioni
Leodore è appena uscito dal carcere dopo l'arresto di Bellwether ma i guai per lui non sono finiti.
L'organizzazione segreta di Bellwether gli dà la caccia e si ritroverà immischiato in loschi affari.
Indagherà sul caso per riuscire a sistemare la questione e ritornare sindaco, tuttavia non sarà solo e dovrà addentrarsi nel profondo di Zootropolis per risolvere il caso.
Una Zootropolis che mostrerà i suoi lati oscuri.
Genere: Malinconico, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Mr. Big, Sindaco Lionheart, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Leodore era ancora fermo in piedi alla vista del piccolo toporagno.
Mr. Big fece portare da uno dei suoi orsi una sedia anche per il leone.
“Prego, si sieda e non faccia troppi complimenti”.
“Grazie ma è lei Mr. Big?”.
“In persona! E sono onorato di riceverla nel mio studio, lei ha fatto molto per aiutare gli abitanti di questa città”.
“Già anche se non so se ero nel torto o nel giusto in fondo”.
Mr. Big abbozzò una piccola risata e fece portare delle tazze di tè caldo per entrambi.
“Zucchero?”.
“No grazie”.
“Dunque che cosa l’ha portata qui Leodore? Parli pure”.
“Mi chiedevo chi fosse lei e perché mi sta aiutando a riprendere il mio ruolo di sindaco”.
“Vede Leodore io so tutto di lei, io so tutto quello che succede qui a Zootropolis e so anche cosa ha fatto per aiutare i cittadini, io l’ammiro molto per questo e l’ho sempre fatto, lei ha tutta la mia stima e il mio rispetto perché ha dimostrato la sua piena fedeltà al suo ruolo e a questa città e voglio anche che sappia una cosa: a volte per risolvere un problema disperato occorre sempre fare qualche “infrazione” per salvare la propria gente, lei si è comportato di conseguenza” disse mentre beveva lentamente il tè.
“Avrei un’altra domanda, prima ho saputo che Bellwether ha una organizzazione segreta che ha a sua volta dei contatti con la Mafia e…”.
A Big andò di traverso il tè e gli orsi si innervosirono.
“NO! Se sta pensando che io e la mia famiglia siamo coinvolti le consiglio di cambiare immediatamente strada perché è capitato in un vicolo cieco”.
Leodore bevve il suo tè scusandosi.
“So della esistenza di questa organizzazione ma niente di più, i miei informatori non hanno saputo addentrarsi di più e su questo non posso aiutarla mi dispiace, comunque non sono solo io il Don in questa città e forse lei non conosce ancora a fondo il marciume che si nasconde nei bassifondi”.
Leodore finì di bere il tè e si alzò.
“Se ne va di già?”.
“Si! Le risposte che volevo le ho trovate e adesso devo fare visita a una tizia che mi può aiutare”.
“Bene ma le dico una cosa io sono superstizioso lo sa? E ho la sensazione che Bellwether abbia in mente qualcosa e non credo che resterà in quel carcere ancora molto a lungo, non posso aiutarla in questo campo lo sa ma voglio solo metterla in guardia visto che lei ci ha lavorato insieme per molto tempo prima che successe quel “fattaccio” che sappiamo”.
Leodore stava per usciere ma si voltò e si diresse lentamente con uno sguardo serio e cupo verso il toporagno.
“Io lavoravo con Bellwether, Io rispettavo Bellwether… ma io non mi fidavo una cicca di Bellwether! Quindi caro Big non mi prenda per il culo perché  ci sono passato anche io. Intesi?”.
Big annuì e salutò il leone che uscì dallo studio e si diresse verso il giardino dove aveva parcheggiato la sua macchina, salì e lasciò subito la villa.
Big osservò dalla finestra del suo studio la macchina allontanarsi e si grattò la testa.
“Avete fiducia in lui capo?” chiese un orso.
“Si Vincent, ammiro il suo carattere ma stavolta non dovrà commettere errori o verrà sopraffatto nuovamente dagli sgherri di quella pecorella maledetta”.
Mentre Leo guidava pensò mille volte a Judy e alla sua proposta di aiuto, strinse le zampe sul volante e si fermò in una piazzola, prese il cellulare e stava per chiamarla ma lo stesso apparecchio squillò in quel momento ed era proprio lei che lo invitò a venire subito alla centrale.
Leodore si diresse verso la destinazione a tutta velocità e non appena sceso dalla macchina, incontrò subito la coniglietta che usciva dalla centrale.
“Dove sei stato?”.
“Non posso dirtelo o faresti irruzione nella sua villa con una squadra speciale”.
“Sei andato da Mr. Big”.
“Come fai a saperlo?”.
“Chiamalo intuito femminile e poi so chi è ma non ti devi preoccupare io e lui siamo amici”.
“Avevo sentito molto parlare di lui ma me ne infischiavo di chi fosse, comunque parlando di cose serie cosa volevi dirmi?”.
“Che abbiamo messo nel tuo telefono un micro chip che registrerà tutte le chiamate per tenerle sotto controllo”.
“Non servirà a niente perché sanno il mio indirizzo e dovrò cambiare casa temporaneamente o almeno finché la faccenda non si risolve”.
Judy si bloccò di fronte al leone.
“Scommetto che c’era qualcosa che volevi dirmi”.
Leodore la guardò direttamente in quegli occhi porpora profondi che non gli lasciarono scampo.
“Si volevo dirti che accetto la tua proposta di aiuto, d’altronde avrò bisogno di una come te per poter indagare più a fondo su questa organizzazione”.
Judy annuì e allungò la zampa verso il leone il quale la strinse.
“Inizieremo domani mattina e adesso dovremmo andare a letto ormai è notte fonda”.
“Tornare a casa mia è troppo rischioso vorrà dire che andrò in hotel”.
“Non credo sia possibile non hai nemmeno un soldo in tasca e mi ero dimenticata di dirti che non potrai ancora ritirare i soldi dal tuo conto, è stato bloccato qualche settimana fa e ancora è rimasto tale”.
Leo sbuffò e diede un calcio alla ruota della macchina.
“Però visto che non c’è alternativa non avrò nessun problema ad ospitarti a casa mia, prima stavo in un piccolissimo appartamento ma ora ne ho preso uno ancora più grande” disse Judy salendo in macchina di Leo e i due si diressero verso casa della coniglietta, Leo non riusciva a nascondere il suo imbarazzo ma la cosa non gli importava, la sua premura adesso era sistemare questa storia una volta per tutte.
Una volta arrivati  a casa di Judy, sembrò come entrare in un altro mondo per Leodore: l’appartamento molto illuminato e tutto con il massimo ordine, non c’era un libro fuori posto, non c’era un granello di polvere e tutto era pulito.
Anche i mobili non erano niente male, c’era anche un divano blu con un tavolino davanti e delle poltrone intorno che completavano il salotto.
Leo rimase fermo sulla soglia della porta.
Judy rise.
“Non rimanere lì impalato e vieni dentro!”.
Leo si mise a sedere sul divano e scrutò il salotto da cima a fondo.
“Hai veramente una bella casa”.
“Grazie posso offrirti qualcosa?”.
“No ti ringrazio”.
Judy prese un bicchier d’acqua e si sedette accanto a Leodore mettendo sul tavolino una cartina stradale completa di Zootropolis.
“Dobbiamo fare il punto della situazione domattina inizieremo le indagini e ci serve una pista da seguire”.
“Sono d’accordo non possiamo partire a casaccio, questa è la mappa completa della città?”.
“Esatto e potremo iniziare cercando nei luoghi più malfamati”.
Leo mise il dito su un punto della cartina.
“I Magazzini Smart andranno benissimo, sono situati nella zona industriale e me lo ricordo bene perché qualche anno fa autorizzai una squadra speciale per una pulizia della criminalità organizzata in quel posto, tuttavia il risultato finale fu parziale”.
“Sei perspicace ma non sarà un punto a caso, infatti abbiamo fatto delle ricerche e abbiamo appurato che in quel posto gira un losco traffico regionale e abbiamo ragione di credere che ci vada di mezzo anche la Mafia” concluse Judy bevendo un altro sorso d’acqua.
Leodore si alzò e prese un pennarello da un portamatite segnando vari punti sulla cartina.
“Propongo di perlustrare questi punti qui con la massima attenzione, inoltre mi sembra di ricordare che il servizio delle consegne passa tutte le mattine alle 8:00 e ci rimane diverso tempo per scaricare tutta la roba dato che i carichi sono quasi sempre abbondanti, e se come dici tu la Mafia ha un ruolo in tutto questo potrebbero consegnare merce grossa e potremo anche scoprire qualcosa” concluse Leodore.
Judy annuì e si alzò.
“Allora è deciso! Ora però è meglio se andiamo a dormire”.
“Mi prendo il divano” disse il leone e stava cercando di aprirlo ma la coniglietta rise.
“Non è un divano letto”.
“Cosa? Hai per caso un altro letto?”.
“No c’è solo il mio ma è matrimoniale e ci entriamo entrambi benissimo” disse Judy rossa in viso ma Leo si era già avviato verso la camera da letto nascondendo il suo imbarazzo.
“Sei sicura che non ti disturbo?”.
“Ma figurati!” rise la coniglietta mentre andava in bagno.
Leo si diresse in camera e si mise a sedere sul bordo del letto togliendosi i vestiti e pensando solo e unicamente a Bellwether e a quello che lo avrebbe potuto aspettare, anche le parole di Mr. Big non lo lasciavano in pace ma ormai era deciso ad andare fino in fondo alla situazione.
Si sdraiò sulla parte destra del letto vicino alla porta della camera a fissare il soffitto con uno sguardo spensierato.
Judy uscì dal bagno ed entrò in camera ma si voltò immediatamente appena vide Leo in mutande.
“S-scusa!” cercò di giustificarsi il leone mentre si copriva.
“No no! Non fa niente scusa non ho nemmeno qualcosa da darti della tua taglia ma non c’è problema! Puoi dormire anche così tanto non mi dai fastidio” disse la coniglietta mentre si sdraiava dall’altra parte del letto vicino alla finestra.
Leo rimase ancora con lo sguardo perso e sentì un improvviso calore.
Judy gli aveva appoggiato una mano sulla spalla.
“Che hai?”.
“Niente stavo solo pensando a tutta questa situazione…”.
“Avanti! Non mi dirai che sei così rammollito”.
Leo diede una occhiataccia a Judy che si mise a ridere.
“Sto scherzando ovviamente anche se so quello che hai passato, ti capisco e voglio aiutarti ma ti dirò anche un’altra cosa”.
“Ovvero?”.
“A mio parere hai sempre svolto egregiamente il tuo ruolo di sindaco e sei sempre rimasto in ogni caso fedele a questa città e ai suoi cittadini!”disse Judy per poi voltarsi frettolosamente per non far vedere il rossore che si stava impadronendo ancora di lei.
Leodore sembrava un altro di fronte a quelle parole.
Mise una zampa sulla spalla della coniglietta.
“Grazie”.
“In fondo è quello che penso” e detto questo, Judy spense la luce e i due poterono finalmente prendere sonno.
  
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