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Autore: NicoleMazzolai    04/10/2016    1 recensioni
Tutti noi abbiamo un sogno dentro al cassetto.
C'è chi riesce ad aprire quel cassetto e lasciar volare il proprio sogno, e chi invece non riesce ad aprirlo e rimane chiuso a chiave.
Ma la vita ci riserva di continuo momenti inaspettati e sorprese, e il nostro destino è già stato scritto.
E' questa la storia di un ragazzo da parete solitario e introverso, Alan Smother, che cerca a tutti i costi di sfondare nel mondo dell'arte, nel mondo delle stelle.
Riuscirà il nostro eroe a compiere la sua grande impresa e diventare famoso?
Sarà in grado di incoronare le proprie ambizioni nel mondo dello spettacolo e di sopravvivere al bullismo psicologico della società omofoba odierna?
Per chi si sente una nullità, un reietto della società, o diverso dalla massa di pecore, dico "I have a dream".
E non solo per citare Martin Luther King, ma perché tutti noi abbiamo un sogno, e partecipare a qualcosa di speciale ci rende speciali.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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5)Chi non ha talento insegna


 
 
 
 
Molte volte la società mi aveva fatto cadere in una fossa, ma quello probabilmente era stato il più grande sgambetto di tutta la mia vita. 
-Sei guarito dalla tua malattia?- 
Non capivo da quale malattia dovessi guarire. Avevo per caso contratto la varicella, l'influenza o il morbillo a mia insaputa? 
Penso che non ci sia caduta più grande di essere considerati malati perché colpevoli di essere se stessi.
-Papà, ti ripeto per la centesima volta che essere gay non è una malattia o una cosa negativa che mi hanno "attaccato". Io sono così e basta, ok? Smettetela tutti di trattarmi di merda.- 
So che magari non è la risposta più gentile e carina del mondo, ma quando è troppo è troppo. 
La verità è che penso che sia il mondo ad essere malato e stare male. Se solo tutti noi ci prendessimo una pausa dalle nostre vite tecnologiche e ci fermassimo a pensare a come abbiamo intossicato il pianera terra con le nostre schifezze, magari potremmo ancora trovare una cura, o un antibiotico talmente forte da far guarire la nostra terra. 
E con guarire, intendo espellere qualsiasi virus danneggi la nostra esistenza. 
E' da pazzi, ma io per esempio abolirei la tecnologia, i fast-food e il denaro. Pensateci bene: se non avessimo più a disposizione queste tre cose, non ci sarebbero più guerre per la ricchezza, niente più obesità, e niente più inquinamento globale. 
Le persone tornerebbero a stringere amicizia realmente, e non solo per via Facebook con un semplice click. Inoltre ci sarebbero meno radiazioni, tumori, meno cecità, e torneremmo a leggere e scrivere come ai vecchi tempi. 
Penso che sarebbe bello tornare a scrivere una lettera, piuttosto che inviare un abbreviato e frettoloso sms a chi vogliamo bene. E altro che Ask o Whatsapp, le persone si direbbero le cose in faccia, e passerebbero più tempo in compagnia. 
Per non parlare della moda, di Tumblr, e di tutte quelle ideologie che la società ci mette in testa con l'aiuto dei messaggi subliminali. 
Senza tecnologia, sarebbe tutto molto più semplice, e sono sicuro che assisteremo a meno casi di bullismo, suicidio, autolesionismo o bulimia, perché non ci sarebbe nessuna modella magra con cui confrontarsi. 
Credo che i veri virus del mondo in fin dei conti siamo noi, gli esseri umani. 
L'omosessualità non è affatto una malattia, ma lasciarsi influenzare da ciò che ci circonda, si. 
-Quante volte ti ho detto di portarmi rispetto quando ti parlo? Le tue condizioni stanno peggiorando a vista d'occhio, e se non ti decidi a "convertirti", per te non ci sarà più speranza!- mi urla contro mio padre, versandosi un bicchiere d'acqua. 
Mia madre intanto ci osserva in silenzio con quella sua espressione contraddittoria che non mi fa mai capire cosa pensi veramente. 
In quanto a me, me ne sto con la forchetta sospesa a mezz'aria, chiedendomi se mio padre si senta quando parla, e se è davvero così tristemente ottuso. 
Si vanta tanto di essere un buon cristiano religioso, ma quel che è certo è che non è affatto una buona persona come crede. E questo mi fa così tanta pena e tristezza da farmi sentire in gabbia, come se non ci fosse nessuna via d'uscita per me, per fargli capire che è in torto marcio. 
Come facciamo a far ragionare chi non vuole ascoltare?
-Io... non penso che ciò che dici sia giusto. Chi non sa accettare i punti di vista altrui e pensa solo ad aggredire, è ridicolo e basta.- controbatto, e so di stare esagerando a parlargli in questo modo, ma provo così tanta rabbia repressa che temo di esplodere da un momento all'altro. Okay che è lui l'autorità familiare e io sono solo il figlio che deve portargli rispetto, ma anche i grandi a volte si sbagliano, ed è nostro compito fermarli prima che sia troppo tardi.
Vedo mio padre rosso dalla rabbia in volto, e sento lo sguardo gelido di mia madre trapassarmi in due il petto. 
-Vedi di rispondermi male un'altra volta, e ti giuro che vai in camera tua senza cena!- mi aggredisce di nuovo, sbattendo la sua mano sul tavolo e chiudendola a pugno. -Invece di prendertela con me, impegnati a cambiare i tuoi difetti!- 
Ed è proprio a quel punto che perdo la pazienza e non ci vedo più dall'odio. Così inizio a tirare fuori gli artigli, difendendomi e contando solo su me stesso.
-Possibile che non lo capisci, papà? Io non cambierò mai ciò che sono, non lo farò mai! E se non ti vado bene in questo modo, fattene una ragione, perché se c'è una cosa che la vita mi ha insegnato, è quella di restare sempre fedeli alla propria identità, anche se questo significa perdere le persone che si amano. 
Sono la stessa persona che ero due settimane fa, prima che tutto questo iniziasse. E sai un'altra cosa? Non cambierò il mio modo di essere solo per farti felice, perché la parte che tu odi di più di me, è la mia parte migliore, e sono fiero di essere Alan Smother, anche a costo di sopportare le peggiori prese in giro di questo mondo. 
Ma se c'è una cosa di cui non mi vanto, è essere tuo figlio, perché dentro queste quattro mura siete tutti talmente ottusi e chiusi di mente che spreco solo la mia energia a tentare di farvi aprire gli occhi. So che per voi non sono il figlio perfetto, che probabilmente non vi darò mai dei nipotini o forse neanche mi sposerò, ma se c'è una cosa che potrei fare, è amarvi e volervi bene con tutto me stesso, ma voi non me ne date la possibilità!
Sappiate che non vi compiacerò nè oggi, nè domani, perché sono fiero di essere omosessuale, e me ne infischio di chi mi chiama frocio, finocchio, o femminuccia. E inizierò a fregarmene anche di voi, se...- 
-BASTA! Alan sparisci subito in camera tua! E non uscire finché non sarai abbastanza pentito per tutte le cose orribili che hai detto! Non avrei mai voluto un figlio problematico come te!- Mio padre mi interrompe con urlo così forte da far tremare l'intero vicinato. Dopodiché si alza in piedi e avanza nella mia direzione. 
Dentro di me stanno vivendo così tante emozioni che rimango pietrificato per cercare di controllarle. Non riesco a pensare a niente, e sento solo uno strano ronzio tutt'intorno a me, come se una zanzara mi fosse entrata dentro il cervello. Cerco con lo sguardo il sostegno di mia madre, ma è inutile, lei si limita ad alzare le spalle e dirmi che mio padre ha ragione.
Mi sento così oppresso e disgustato da tutto e da tutti che, preso da un impeto di panico, corro più veloce che posso in camera mia, chiudendomi la porta a chiave e spegnendo la luce per rimanere al buio. Sento le gambe non sostenere più il mio peso, e crollo a terra come un sacco morto, appoggiando la schiena al legno della porta. 
Fa tutto così tremendamente schifo che non so che fare, e l'impotenza mi fa male. 
Passo i primi venti minuti della mia "punizione" a piangere e basta, concentrandomi solo sul rumore dei miei sussulti, e sul gusto amaro e salato delle lacrime quando toccano la bocca. 
Vorrei tanto scappare da questa città. 
Vorrei andarmene in qualsiasi altro posto si respiri un'aria fresca e nuova. Sarebbe così bello fuggire a Londra, oppure a New York, lasciandomi dietro tutti i miei problemi e portando solo come bagaglio la voglia di sfondare e la mia passione per la scrittura. Ma purtroppo non posso fare nulla di ciò che ho appena detto, e questo mi rende infinitamente triste.
Adesso sono al buio, e non vedo niente davanti a me se non l'oscurità. Non ho smesso di piangere, e se mi concentro posso sentire i miei discutere nel salotto del mio problema. 
Se la terra è davvero malata, io sono l'anticorpo che è stato appena sconfitto da un batterio di un virus.
Tiro su con il naso molte volte, e poi mi rimetto in piedi, camminando verso il comodino. Apro il secondo cassetto, e oltre ai miei vari premi da "sfigato" e "frocio", tiro fuori tutti i miei sogni e speranze che avevo conservato nel tempo. 
Mi sembra tutto così stupido adesso, e sarei tentato di bruciare ogni mio racconto e riniziare da zero, perché so che non diventerò mai uno scrittore. E questo lo dico perché nessuno mi da sostegno per inseguire la mia passione, faccio tutto in solitudine, e la maggior parte del tempo non so mai cosa stia raccontando.
Sfoglio i miei quaderni, dove ho scritto storie d'avventura e romanzi di vario genere, e mi chiedo se in questi anni ho solo sprecato tempo e carta. 
A cosa mi servono pagine e pagine piene di parole e pensieri se non riuscirò mai a sfondare? 
Non tutti sono fatti per brillare.
Prendo i miei scritti in mano, e li sto per strappare e buttare del tutto, quando un foglietto colorato mi capita davanti agli occhi. 
Lo guardo confuso e lo raccolgo. 
Sento subito una strana scossa colpirmi il petto, e riacquisto per un momento una piccola dose di lucidità mentale. 
Non sto più piangendo, e ciò che ho in mano è il volantino che Candace mi ha dato questo pomeriggio. 
Lo rileggo più e più volte, dimenticandomi di tutti i problemi che mi aspettano dietro l'angolo. 
Certo che se solo riuscissi a superare la mia paura e vincere questa sfida, sarebbe un grande passo per me. Tutta questa rabbia, l'odio represso, e la voglia di mettermi in luce troverebbero pane per i loro denti. 
E poi potrei finalmente dimostrare ai miei che valgo qualcosa, che ho anche io uno scopo in questa vita. 
Non credo di riuscirci... ma dovrei almeno provarci, no?
In questo momento mi sento come un aquilone che viene mosso dal vento da una parte all'altra del cielo. 
Se voglio trovare la giusta lunghezza d'onda per volare, devo prima buttarmi nel vuoto. E per farlo, devo prima rischiare. 
Tutte le più grandi stelle hanno rischiato almeno una volta nella loro carriera, e io penso di partire con una marcia in più rispetto agli altri. 
Ciò che devo fare è smettere di piangermi addosso e convertire tutte le emozioni negative in ispirazioni e pensieri per scrivere qualcosa di bello, che a quel punto presenterò alla scuola per farmi conoscere. 
Prendo un fazzoletto dalla scrivania, e mi soffio il naso.
Faccio tre respiri profondi e chiudo gli occhi: quando li riapro, tutto è diverso. 
Ho imparato una grande lezione. 
Ho capito che devo essere superiore alle difficoltà che il mio cammino ha in serbo per me, e devo batterle.
Così accendo la luce e anche il computer, e mi metto subito a scrivere il mio nuovo biglietto per la felicità. 
 
   
 
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