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Autore: Altair13Sirio    06/10/2016    4 recensioni
Sveglia. Corri. Ruba. Mangia. Menti. Dormi.
Ripeti.
Questa è la vita della quattordicenne Riley, scappata di casa a undici anni e diretta verso il Minnesota piena di speranze. Una volta arrivata lì, però, Riley si è resa conto che quel posto che chiamava "casa" non era più tanto accogliente e sicuro per lei, e non volendo arrendersi e tornare indietro, ha deciso di andare avanti e vivere la vita a modo suo.
Così Riley ha deciso di dimenticare il passato e di diventare una persona nuova, una persona che niente ha a che fare con la Riley del passato; quella bambina che adora giocare a hockey, sempre in vena di scherzare, non c'è più. Riley ormai non prova più emozioni, e si limita a vivere per strada come una delinquente, in attesa di qualche evento che dia una svolta alla sua vita.
Allo stesso modo vivono le sue emozioni, che rassegnate, incapaci di togliere dalla testa della ragazza quell'idea che la fece andare via, continuano a occuparsi di lei nella speranza di farle fare le scelte giuste.
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Riley Andersen, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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<< Dobbiamo scappare! Non possiamo restare qui! >> Diceva Paura in preda al panico.
<< Siamo chiusi in una cella, non possiamo fare niente… >> Ribatteva Disgusto mostrandogli lo schermo che faceva vedere delle sbarre di metallo per niente rassicuranti.
<< Un modo per andarcene deve esserci! >> Rabbia continuava a manovrare i comandi come se stesse sorvolando una pista d’atterraggio con un aeroplano, in cerca di qualche indizio che mostrasse loro la via d’uscita.
Gioia non li stava tanto a sentire, dato che non sarebbe servito a niente dare la sua opinione, ma era preoccupata per Riley e rimase a fissare attentamente lo schermo che continuava a mostrare la cella in cui era bloccata la loro protetta; come Rabbia, anche lei faceva attenzione ad ogni minimo particolare, ma non aveva i comandi e non poteva scegliere su cosa concentrarsi come faceva lui.
In realtà conoscevano bene quelle celle: c’era un corridoietto adiacente alla loro, e una volta erano addirittura riusciti ad evadere; ma da allora le cose sembravano essere cambiate molto e scappare sembrava impossibile ora… C’era una telecamera in ogni cella per sorvegliare i detenuti e i chiavistelli che bloccavano le sbarre erano stati cambiati con alcuni più moderni e resistenti, le sbarre alla finestra, infine, impedivano qualsiasi tipo di fuga. Neanche se avessero avuto tempo a sufficienza sarebbero riusciti a far evadere Riley, con quel poco che avevano a disposizione per provarci…
Ci sarebbe voluto un po’ di tempo perché i suoi genitori potessero arrivare laggiù, ma se non volevano farsi trovare da loro, Riley doveva lasciare subito la centrale di polizia e sparire dalla circolazione.
<< Ci troveranno! Non possiamo più nasconderci! >> Disse paura ancora più su di giri. << Avete sentito cosa ha detto quel poliziotto? La nostra foto è ovunque! >>
Rabbia sembrò volerlo calmare, nonostante non gli rivolgesse nemmeno lo sguardo. << Troveremo un modo per non farci notare. Magari non potremo più vivere in città troppo grandi, ma ce la faremo! >> Quello era lo spirito che ci voleva in quel momento: non bisognava perdere la speranza e andava sempre cercata una via di fuga. Se solo ce ne fosse stata una…
La voce di disgusto sorprese sia Rabbia che Gioia dentro al Quartier Generale, e l’emozione dorata non avrebbe escluso che anche Riley avesse sentito quella proposta: << Ma siamo sicuri che non vogliamo farci trovare? >>
Rabbia si congelò di fronte alla console, le mani strette attorno alle cloche. Lentamente, Gioia vide il suo corpo rosso e peloso ruotare in senso antiorario e rivolgersi verso Disgusto, che a pochi passi da lui se ne stava con la schiena perfettamente eretta e i piedi uniti. L’espressione dell’esserino verdastro non era la solita scettica o superiore, ma in quel momento si poteva vedere tutta la sincerità dell’emozione. << Che cosa hai detto? >> Scandì Rabbia tremando. Sulla sua testa si stava già accendendo un lieve falò.
Disgusto non voleva provocare il capo del Quartier Generale, per la prima volta si stava rivolgendo con estrema sincerità a Rabbia, e quello che avrebbe voluto ricevere era solo una semplice risposta. << Voglio dire… Perché continuiamo a rischiare così tanto? Abbiamo avuto la nostra possibilità di condurre una vita secondo le nostre regole… >> Strinse le spalle confusa, come se stesse cercando le parole per dire ciò che pensava. << Forse, semplicemente non ha funzionato. >>
Paura teneva lo sguardo fisso su di lei, mentre si tormentava le mani con nervosismo; condivideva quel pensiero di Disgusto, ma temeva la reazione di Rabbia dopo quell’improvvisa e brutale onestà. Ora tutti aspettavano la reazione dell’ometto rosso che era ai comandi, ma nessuno avrebbe voluto assistervi; Gioia affacciava a malapena il viso dalla propria finestrella, temendo che Rabbia potesse esplodere da un momento all’altro, mentre Tristezza spiava la scena dal suo angolino, nascondendo il proprio interesse nella faccenda; solo Disgusto aveva il coraggio di guardarlo negli occhi, e aspettava la risposta senza cercare di trasmettere alcuna emozione negativa al leader, senza mostrarsi arrogante come faceva di solito per fargli perdere la pazienza.
Un breve e profondo rantolo provenne dalla gola di Rabbia un attimo prima che lui potesse mostrare un ghigno furibondo. Quando aprì bocca, sembrò quasi che stesse misurando con molta cautela le parole, per evitare che gli sfuggissero:<< Dopo tutta la fatica e l’impegno che abbiamo messo per arrivare fin qua… Tutto il tempo passato a nasconderci… Tu vorresti semplicemente arrenderti e tornare con “mamma e papà”? >> Assunse un tono insolitamente infantile quando nominò i due genitori. Gioia notò la fiammella che cominciava a brillare sulla testa quadrata dell’ometto e si mise al riparo. << Ma certo, non c’è più niente da fare! Siamo finiti perché ci hanno beccati! Dove andremo, ormai ci conoscono tutti… >> Sembrò quasi imitare la voce di qualcuno mentre disse quelle cose, e assunse toni incredibilmente acuti e ironici per la situazione. << Bé, sai una cosa? Io dico che non è finita! >> Piantò un piede sul pavimento e rivolse uno sguardo minaccioso a Disgusto, che ricambiò con superiorità; la sua testa divenne rovente all'improvviso. << Non è finita finché continuiamo ad essere liberi! E se dobbiamo trovare il modo per tornare liberi, allora lo troveremo! Io non mi arrendo! Io…! >>
La sfuriata di Rabbia fu interrotta al suo apice dall’entrata in scena di un personaggio non molto ben visto dall’incendiario, ma che gli fece venire in mente una grande idea per uscire da lì. << Ciao Riley. >> Disse la voce un po’ stranita di Andy, il ragazzo che aveva passato il pomeriggio precedente con la ragazza. << Ho saputo che eri qui, e ho pensato di passare… >>
Bastardo. Riley non era per niente contenta di vederlo, a causa della sua parentela con uno degli ispettori del commissariato in cui ora era rinchiusa. La sua reazione alla vista del ragazzo sorprese anche Gioia, che non pensava che Riley potesse covare simili sentimenti per lui, ma sembrò proprio che quello fosse ciò che avrebbe detto Rabbia in quel momento, data la sua espressione di sufficienza mentre guardava nello schermo; la piccola stellina non si era mai abituata al sentire uscire parolacce dalla bocca dell'ometto iracondo.
Andy passò di fronte alle altre celle vuote, prima di prendersi una sedia e appostarsi di fronte a quella di Riley, rivolgendole uno sguardo triste. << Non pensavo che intendessi questo, quando hai parlato di diventare una persona più sicura di sé… >> Commentò disfattista guardandola con un po’ di delusione. << Hai infranto la tua promessa. >>
<< Che ti interessa? >> Ribatté scontrosa lei. Almeno Rabbia poteva sfogarsi con quel ragazzo.
Andy sembrò dispiaciuto. << Guarda che non ti giudico per quello che hai fatto. >> Cercò di rassicurarla assumendo un tono un po’ invadente. << Voglio solo aiutarti… >>
L’espressione infastidita di Rabbia fu sovrastata dall’espressione sicura di sé di Disgusto, che lo cacciò dalla console e prese i comandi della mente di Riley; l’ometto rosso protestò, ma lei lo zittì rapidamente con una frase che lo lasciò allibito:<< Non sa perché siamo qui! >> Poco dopo, la sua stessa espressione si dipinse sul viso di Riley, nella sua cella.
<< Se vuoi aiutarmi, prendi quelle chiavi appese alla parete e liberami! >> Disse Riley facendo un cenno a un mazzo di chiavi appeso a un gancio nella parete opposta alla cella; lei non ci sarebbe mai arrivata, ma lui avrebbe potuto farlo.
Andy girò più volte lo sguardo da lei alle chiavi. << Cosa…?! No! >> Protestò.
Disgusto fece fare una smorfia e un versaccio con le labbra a Riley. << Mi stai dando davvero un bell’aiuto… >> Commentò incrociando le braccia e girando lo sguardo dall’altra parte. Andy si dimostrò deluso.
<< Andiamo! Non vorrai darmi la colpa di tutto questo? >> Chiese appoggiandosi alle sbarre della cella. Riley tornò a rivolgere lo sguardo verso di lui e si alzò dalla sua panca, avvicinandosi lentamente.
<< Perché non dovrei? Tuo zio è uno degli sbirri che mi hanno arrestato! >> Sbottò stringendo le dita attorno alle fredde sbarre metalliche della prigione. Disgusto la fece muovere con calma, ma senza mai far sparire quel tono infastidito nella sua voce. << E io che volevo anche aiutarti… >> Scosse la testa fingendosi ferita.
<< Non fare così, adesso… >> Cercò di calmarla il ragazzo mettendo una mano sulla sua. Disgusto fece ritrarre subito la mano alla ragazza; doveva mostrare sicurezza e risentimento nei confronti del ragazzo.
Era il momento di sferrare il colpo fatale:<< Lo sapevo che non c’era speranza per te… >> Mormorò delusa la ragazza, nascondendo il sorrisetto maligno che altrimenti le sarebbe comparso sul volto. Andy sembrò sorpreso.
<< Che vuoi dire? >> Chiese desideroso di una spiegazione.
Riley gli rivolse uno sguardo di sufficienza. << Pensavi davvero di poter diventare un ragazzo popolare, continuando a comportarti così? >> Mosse le mani come per mostrargli quanto ancora fosse al punto di partenza e non fosse cambiato minimamente.
Andy sembrò non credere a una parola della ragazza. << Che… Stai dicendo? Questo non c’entra niente…! >>
<< Certo che c’entra! >> Lo interruppe Riley alzando la voce, mentre Disgusto la faceva muovere avanti e indietro nella sua cella; si stava divertendo un mondo. << Continui a fare la parte del “bravo ragazzo”, quello che non disobbedisce neanche per sbaglio agli ordini del “papà”, della “mamma”, o in questo caso, dello “zio”! >> Tutto quello che stava dicendo era mirato a colpire Andy nell’orgoglio e fargli aprire la porta; Rabbia se ne rese conto quando sentì le parole di Riley e sorrise compiaciuto a Disgusto, mentre Paura sembrò arrivarci un po’ dopo.
L’unica reazione del ragazzo fu un broncio offeso; cercò di controbattere alzando un dito e aprendo la bocca, ma Riley non gliene diede il tempo.
<< Volevi essere coraggioso e apprezzato? Ma se non hai nemmeno le palle per disobbedire un minimo agli ordini di tuo zio! >> Esclamò la ragazza strattonando con forza le mani, come se avesse un piano su cui sbatterle.
<< Ci sto ancora lavorando! >> Cercò di dire lui in sua difesa.
A quel punto Disgusto fu cacciata con impeto da Rabbia, che rise a causa della situazione a lui favorevole che Disgusto aveva creato, e prese i comandi.
<< E comunque, andare controcorrente è una cosa, ma infrangere la legge è tutt’altra… >> Tentò di dire Andy, ma Rabbia ormai aveva preso il controllo di Riley, ed era pronto a dare il colpo di grazia.
<< Vuoi essere un ribelle o no? >> Chiese Riley senza lasciargli il tempo di parlare. << Allora pensa con la tua testa per una volta, e liberami! >>
Rabbia si fece prendere un po’ troppo la mano e a un tratto gli sfuggì un calcio della ragazza alle sbarre della cella in cui era rinchiusa; forse le fece alzare troppo la voce, forse sembrò lamentarsi un po’ troppo, ma la sua scenata riuscì a segnare sicuramente Andy, che indietreggiò e si limitò a guardarla con occhi spalancati, senza parole. In risposta, Rabbia decise di non fermarsi e continuò a rivolgere quello sguardo di sfida che aveva avuto lui per tutto il tempo; Gioia vide la sua espressione e immaginò che fosse la stessa di Riley: sembrava dire “tanto lo so che non ne hai il coraggio!”
Disgusto si fece da parte oltraggiata agitando con un colpo i fluenti capelli verdi e tornò da Paura, che le sorrise per l’ottima idea che aveva sviluppato.
<< Peccato che Rabbia abbia quasi rovinato tutto… >> Bisbigliò lei stizzita in sua risposta.
L’atmosfera nella stanza si era fatta pesante, quasi insostenibile, ma Rabbia fece rimanere Riley sulla posizione ad ogni costo. Dopo alcuni secondi pieni di incertezza, il ragazzo si voltò verso la parete alle sue spalle e afferrò con decisione il mazzo di chiavi appeso ad essa; pochi secondi dopo infilò una delle chiavi nella toppa della serratura, e a quel punto si fermò a fissarla. Gioia vide tutta la sua indecisione, tutta la sua paura di essere usato ancora una volta e i suoi rimpianti, ma fu l’unica nel quartier generale a notare ciò; tutti gli altri erano concentrati a fissare la chiave che stava per girare nella serratura. Solo una delle quattro emozioni presenti notò che Gioia non era entusiasta di quella situazione, e la piccola stella sentì gli occhi della solitaria Tristezza su di sé, per un momento.
Andy scosse la testa con decisione, scacciando le sue insicurezze, e girò con forza la chiave. Riley si lanciò addosso a lui non appena la cella fu aperta e lo strinse a sé con forza:<< Oh Andy, Andy! Allora stai imparando… >> Disse cambiando tono radicalmente; Rabbia e gli altri si poterono finalmente rilassare quando la porta della cella fu ben aperta, per questo l’ometto rosso lasciò che la ragazza abbracciasse il suo liberatore.
Andy si schiarì la voce con difficoltà e cercò di parlare:<< Va bene, ma ora non ne approfitt… >> Non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che Riley lo prese per mano e cominciò a tirarlo fuori da lì.
Prima che Rabbia potesse condurre i due ragazzi fuori da quella prigione, nella testa di Riley echeggiò un suono metallico e sottile che le fece venire prima i brividi e poi, quando si rese conto cosa fosse, un grande calore in tutto il corpo. Andy l’aveva ammanettata a sé con un rapido e impercettibile gesto.
<< CHE COSA?! >> Urlò Paura liberando tutta la tensione che aveva accumulato fino a quel momento; spostò Rabbia con forza dalla console e schiacciò un pulsante con decisione.
<< Che cosa?! >> Fu la reazione di Riley a quel gesto temerario del ragazzo. << Che cosa significa questo? >> E mostrò il polso ammanettato alzandolo un po’.
<< Significa che per evitare che tu mi stia prendendo in giro, mi assicurerò di averti sott’occhio per tutto il tempo! >> Era diventato sfacciato tutto a un tratto. Nessuno nel quartier generale seppe come reagire a quella cosa.
Rabbia era paralizzato, nonostante volesse prendere a pugni Paura per averlo cacciato in quel modo tanto brusco, e l’unico esserino della mente di Riley che avrebbe potuto premere qualsiasi comando della console si limitò a schiacciare un piccolissimo pulsante con un dito.
<< Wow… >> Fece Riley guardandosi intorno, dispersa. << Okay, credo che si possa fare… >> Non sapendo come rispondere, si limitò ad evitare lo sguardo del ragazzo e annuire in modo impercettibile con la testa.
Andy sorrise soddisfatto, mentre Riley si voltava per lasciare la stanza.
Nel quartier generale era calato il silenzio: tutti quanti guardavano lo schermo con gli occhi sgranati; Rabbia aveva diverse ragioni per avercela con Paura e Disgusto, che lo avevano entrambi spodestato dalla sua posizione, ma in quel momento tutti quanti erano concentrati sullo schermo sopra le loro teste. Qualcuno commentò incredulo:<< Lo ha fatto davvero… >>
   
 
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