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Autore: telesette    06/10/2016    1 recensioni
Scaricata per l'ennesima volta dal Joker, salvata in extremis da Batman, Harley Quinn prova seriamente a riflettere su ciò che la vita ha ancora in serbo per lei e ciò che le interessa davvero...
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman, Harley Quinn, Joker, Un po' tutti
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La festa fu un vero e proprio successone, Harley fu eletta anima della serata anche dalle dame presenti, le sue battute e la sua spontanea vivacità furono apprezzate da tutti. Perfino quel burbero musone del giornalista Robert Flagstary, famoso per il senso dell'umorismo particolarmente esiguo, salutò cordialmente Wayne e la Vreeland con le lacrime agli occhi per il gran ridere.

- Una festa veramente magnifica, Wayne - ridacchiò. - Quella ragazza è veramente uno schianto, le dedicherò un articolo a quattro colonne nella pagina mondana, non mi ero mai divertito tanto prima di stasera!
- Allora Bruce - esclamò Veronica guardandolo con aria saccente. - Ho avuto o no una buona idea, nel voler introdurre la tua ospite nel nostro ambiente?
- Beh, io mi auguro solo che tutto questo possa aiutarla - disse l'altro. - Lo sai anche tu, non ha avuto una vita facile finora e...
- Ah, sciocchezze, sono pronta a scommettere che se la caverà benissimo - tagliò corto Veronica con sussiego. - E' una ragazza brillante, vivace, è molto simpatica!
- Lo è sempre stata, a modo suo s'intende - ironizzò Wayne garbatamente.
- Il tuo sarcasmo, Bruce, è di pessimo gusto - gli fece notare Veronica.
- Ma no, volevo solo dire che...
- Io invece penso che, quando il suo periodo di cura sarà finito, potrei anche presentarla agli amici di mio padre: il Primo Ministro, il Senatore... il Presidente!
- Non ti sembra di correre un po' troppo?
- Sei tu che ti fai troppi problemi, Wayne, io te l'ho sempre detto!
- Ma... io...
- Ma dico, guardati: hai una villa enorme che potrebbe ospitare tipo le famiglie di un intero quartiere di Gotham, eppure ti ostini a viverci solo con Alfred...
- Beh, vive anche Dick con me!
- Certo, quando non studia al college, ma al 90% questa casa è sempre e perennemente vuota!

In quella un forte rumore alle loro spalle, come di piatti rotti, li fece voltare di scatto.
Harley aveva accidentalmente urtato parte della cristalleria da esposizione, provocando una rovinosa reazione a catena, e adesso lei e Alfred non potevano far altro che contemplare il macello di almeno duemila costosissimi esemplari ridotti in briciole sul pavimento.

- Non più, temo - concluse Bruce con un sorrisetto forzato.
- Hmpf - fece Veronica, voltandogli seccamente le spalle e andando dentro a consolare una tristissima Harley Quinn.

La povera Harley non riusciva a capacitarsi del disastro appena commesso, temendo che ciò le sarebbe costato un biglietto di sola andata per Arkham seduta stante, perciò era crollata letteralmente in ginocchio a piangere lacrime di disperazione.

- Ehm, Harley carissima - mormorò Veronica cingendole le spalle per confortarla. - Perché piangi, cosa è successo?
- Sono una guastafeste, ho rovinato tutto - singhiozzò Harley, cercando invano di rimettere insieme due cocci di Murano. - Non troverò mai abbastanza colla per rimediare a questo disastro, il signor Wayne non me la perdonerà di certo, mi cacceranno via...
- Oh no, no che non ti cacceranno, calmati - si affrettò a spiegarle Veronica abbracciandola. - Questa è anche un po' casa tua, adesso, un piccolo incidente può capitare!
- Sì ma i piatti del discount costano pochi centesimi la dozzina - osservò Harley. - Questa, invece, è roba da ricconi che costa un occhio della testa!
- E se ti raccontassi quello che ha combinato Bruce durante il MIO ricevimento di qualche sera fa, quando è inciampato nel tavolo del buffet e ha rovesciato dolci e aperitivi addosso a tutti...
- Sul serio ?!?
- Te lo assicuro, è un tale imbranato che non ti puoi neanche immaginare! La settimana scorsa, ad esempio...

Bruce e Alfred si scambiarono un'occhiata complice.
La Vreeland sembrava proprio essersi presa molto a cuore il destino di Harley Quinn. A vederle così in confidenza tra loro, ridendo e scherzando come due amiche di vecchia data, non si sarebbe mai detto che in passato una era stata "ostaggio" dell'altra.

- La signorina Vreeland sembra avere un grande ascendente sulla signorina Quinzel - osservò Alfred. - Non trova anche lei, signor Bruce?
- Magari, Alfred - replicò l'altro. - Se Veronica le insegnasse a scaricare "legalmente" le mie carte di credito, certo ne sarei più contento che vederla tornare a rapinare negozi e gioiellerie col sorriso sulle labbra!
- E' sulla buona strada, signore - lo tranquillizzò Alfred. - Dobbiamo solo darle tempo!
- Me lo auguro, Alfred, me lo auguro di tutto cuore... per lei, soprattutto!

***

In realtà Bruce non era poi tanto tranquillo.
Sapeva che Harley ce la stava mettendo tutta per cambiare, e che era sincera, ma sapeva anche quanto fosse forte e profondamente radicata in lei l'ossessione per Joker. Quell'uomo era abbastanza folle da contagiare con la sua pazzia l'intero mondo, pur di sembrare normale, e di fatto Harley doveva essere solo una pedina del suo progetto... Una pedina creata e modellata a sua immagine e somiglianza.
Per anni Batman aveva combattuto contro Joker, scontrandosi anche con Harley Quinn, ma non si era mai fermato a pensare se quest'ultima fosse un caso disperato o meno.
A volte però, quando Harley finiva inevitabilmente per scontrarsi con quella che era la natura egoista del Joker, Batman era stato anche testimone silenzioso dei momenti in cui la stessa Harley giaceva a piangere, sola e abbandonata da colui che costituiva tutto il suo mondo.
Per Joker tutto era uno scherzo: la vita, la morte, i sentimenti... niente poteva né doveva essere mai preso sul serio.
Harley era la dimostrazione lampante di questa sua bizzarra teoria.
Da psicologa criminale che era, persona leale e coscienziosa, si era trasformata in una grottesca caricatura femminile. Era diventata una specie di "bambolina", un giocattolo privo di volontà propria, nelle mani di un pazzo sàdico e manipolatore. Harleen Quinzel era diventata Harley Quinn smarrendo praticamente tutto il suo amor proprio, come se la vita non le appartenesse più, e accettando passivamente di eseguire alla lettera ogni ordine dell'uomo che, secondo lei, per primo aveva saputo interessarsi a quelli che erano i "suoi" problemi.
Questo almeno era ciò che pensava.
In realtà Joker aveva solo calcolato più che bene il proprio tornaconto personale: una dottoressa del carcere, giovane ed inesperta, costretta ad ascoltare ogni giorno i problemi di altre persone senza mai il tempo né il desiderio di pensare alla vera sé stessa... una ragazza estremamente fragile, vulnerabile, come un ingranaggio precario all'interno di un meccanismo. Joker sapeva bene che, con una piccola spinta, gli ingranaggi più deboli possono cedere facendo crollare l'intero meccanismo.
Questo era ciò che aveva fatto con Harley, solo una "piccola spinta", niente di più.
Il resto lo aveva fatto da sola, affidandosi a lui e venerandolo come un Dio tra gli uomini, solo perché lui le aveva mostrato come vivere abbattendo le inibizioni create dalla società. Un atteggiamento liberatorio, per una persona cresciuta all'insegna della razionalità. Il punto era che Harley, perdendo il controllo, aveva finito per convincersi che l'unico modo per lei di essere felice fosse quello di dimenticare ogni regola.
Forse poteva guarire, forse no, in ogni caso Batman sperava che dire "addio" al Joker fosse davvero l'inizio di una nuova vita per lei.
Una vita "normale", almeno...

***

- Bruce... Bruce, mi stai ascoltando?

Improvvisamente Bruce si ricordò che Selina gli era seduta a fianco, nella sua automobile, e che lui stesso si era offerto di riaccompagnarla a casa dopo la festa in onore di Harley.

- Scu... Scusami, ero sovrappensiero!
- Questo lo vedo - sorrise lei, scoprendo sinuosamente parte della gonna per accavallare meglio le gambe. - Ma non ha a che fare con me, giusto?
- No - ammise lui con un sospiro.

Selina tacque.

- Bruce - cominciò. - Se stai pensando ad Harley Quinn, lascia che ti dica una cosa: certe persone non vogliono cambiare, altre non possono, altre semplicemente non vogliono e non possono... Non so se mi spiego!
- Sì, capisco cosa vuoi dire!
- No, non credo che tu possa - fece Selina tristemente. - Prendi me, per esempio: ora che tutta Gotham sa che sono Catwoman, sono "costretta" a rigare diritto; devo fare la brava gattina ubbidiente, anziché seguire il mio istinto e fare liberamente ciò che voglio... Perché? Perché non ho altra scelta, perché la società può tollerarmi solo come Selina Kyle e non come la vera me stessa!
- Ma...
- No Bruce, ti prego, risparmiami la tua compassione da ricco viziato - lo interruppe lei. - Senza offesa, ma tu sei troppo diverso da una come me o come Harley Quinn: tu sei Bruce Wayne, un miliardario ipercoccolato, non puoi pretendere di sapere cosa passa nella mente di noi ragazze cattive!
- Ma tu hai anche reso parecchi atti utili alla società... aiutando Batman, per esempio, molte attenuanti ti sono state riconosciute!
- Allora non capisci - rise Selina beffarda. - Quello si chiama "capriccio", e la volubilità di noi donne, non ci piace camminare su un lato sicuro della strada: qualunque sia l'ostacolo che ci viene incontro, dobbiamo camminare costantemente nel mezzo e vedere poi cosa succede!

Bruce non disse nulla.
Selina lo pregò di accostare la macchina al marciapiede, adducendo di avere voglia di proseguire a piedi.

- Non vuoi proprio che ti accompagni, allora?
- Non stasera, Bruce - rispose lei, dandogli un leggero bacio sulla punta delle labbra. - Te l'ho detto: le cattive ragazze sono volubili, oggi ci sono e domani non più... Anche Harley è così, e mi dispiace dirtelo brutalmente, ti conviene non farti troppe illusioni su quello che le riserva il futuro!

Ciò detto, Selina si allontanò senza fretta nei vicoli bui e scomparve nella notte.
Bruce riaccese il motore e prese a guidare senza meta lungo la strada silenziosa. Il pattume delle strade, compresi fogli vecchi di giornale e lattine vuote, sbatteva incessantemente contro il parafango al suo passaggio. Selina gli aveva appena riacceso i dubbi con le sue parole, sia pure in buona fede, come se volesse aprirgli gli occhi di fronte ad una realtà immutabile. La realtà che Harley era e rimaneva la "donna" del Joker, e che nessuno poteva farci nulla, che bisognava semplicemente accettarlo e basta.

- No - mormorò Bruce tra sé. - No, io non posso e non voglio accettarlo, finché esiste anche solo una possibilità per lei di cambiare!

In quella squillò il telefono della macchina.
Era Dick che, dopo aver trascorso giorni e notti intere ad esaminare dati al computer, lo informava di avere rintracciato la posizione attuale del Joker.

- Dimmi dove sei adesso - esclamò Dick. - Con la moto posso raggiungerti subito, così possiamo andare a prenderlo insieme!
- No, Robin - fu la risposta secca dell'altro. - Preferisco muovermi da solo, stanotte, tu e Alfred assicuratevi solo che Harley stia tranquilla e al sicuro nella sua stanza!
- Va bene, ma...

Batman interruppe la chiamata, sterzando violentemente l'auto e indossando il costume che teneva nell'apposito vano nascosto del cruscotto, dopodiché sfrizionò dando acceleratore a tavoletta e puntò deciso verso i capannoni abbandonati della AXIS-CHEMICAL-INDUSTRIES, dove Joker se ne stava attualmente rintanato in attesa che si calmassero le acque.

***

Il diabolico clown, vedendo quanto avrebbe guadagnato nel riprodurre il motore rubato per venderlo su larga scala, stava letteralmente "fondendo" mezza dozzina di calcolatrici una dopo l'altra.

- Duecentosessantatré miliardi ventinove milioni e trecentosessantasettemila, duecentosessantatré miliardi ventinove milioni e trecentosessantottomila, duecentosessantatré miliardi ventinove milioni e trecentosessantanovemil... Ops!

Il Joker imprecò, quando l'ennesima calcolatrice gli si ruppe in mano nel mentre che faceva il riporto.

- Fusa anche questa, maledizione, non si possono più neanche fare DUE conti con queste diavolerìe moderne!

Subito dopo però, passata l'arrabbiatura, si convinse che "contare" i possibili guadagni fosse il problema minore... e che l'importante era riuscire ad ottenerli.
Stava ancora gongolando e danzando euforico, misurando a grandi passi lo spazio vuoto del capannone tra le tante apparecchiature in disuso ammonticchiate intorno, quando improvvisamente venne a mancare la corrente.

- Che diavolo stai combinando con quel generatore, Rocco? - sbraitò Joker mettendo mano alla rivoltella. - Ringrazia che sono sempre di buonumore perché, se non lo ero, ti farei molta più paura di Ba...

Purtroppo, nel momento in cui la corrente venne riattivata, gli mancò il fiato sufficiente a finire la frase.
Batman in persona era lì, davanti a lui, e di certo non era venuto per una visita di cortesia.

- Batman, che sorpresa - esclamò il criminale, cercando di nascondere la rivoltella dietro la schiena. - Qual buon vento ti porta? Hai sete, posso offrirti qualcosa da bere?

Silenzio.
Joker indietreggiò di alcuni passi, sperando che l'altro abbassasse la guardia in modo da sparargli un colpo a bruciapelo, ma Batman continuava a puntargli addosso il suo freddo sguardo minaccioso tanto che al pagliaccio cominciarono a tremargli le ossa.

- E'... E' per via del motore, vero? - balbettò Joker, cercando invano una scappatoia. - A... Andiamo dai, si è trattato solo di uno scherzo: Bruce Wayne è un simpaticone, stavo proprio per rispedirglielo a casa personalmente con un bel bigliettino di scuse!
- Tu - sibilò Batman.
- Oooh, che coincidenza - fece Joker, cercando con ogni mezzo di distrarlo. - Io sono "io", e anche tu sei "tu", è piccolo il mondo vero... Piccolo come una palla in fronte!

BANG !!!

La rivoltella volò in aria, nello stesso istante in cui il Joker premette il grilletto. Batman gliela strappò di mano con una semplice sberla, afferrandolo poi per il bavero e stordendolo con un micidiale cazzotto in pieno volto.

- O... Okay, questo me lo meritavo - biascicò Joker, sentendo il sapore amarognolo del sangue riempirgli la bocca. - Va bene, va bene, mi arrendo: ho appena ritirato il vestito dalla tintoria, con quello che costa... Portami pure dentro e mettiamoci una pietra sopra, d'accordo?

La risposta fu un altro uppercut micidiale sotto il mento, tanto che il Joker andò a sbattere contro una delle tante apparecchiature abbandonate. Batman non sembrava affatto interessato al furto del motore, era piuttosto in preda ad una stranissima ed incontrollabile furia che lo spingeva ad assestare pugni violentissimi su quel buffone paranoico. Da principio Joker pensò di cavarsela con la resa, anche perché sapeva di non poter contrastare il pipistrello sul piano della forza fisica, ma Batman era davvero fuori di sé quella notte.

- Ba... Batman, ma che ti prende? - gemette il clown, tastandosi i lividi sul volto. - Non sai più stare neanche agli scherzi... Che ne è del tuo senso dell'umorismo, eh?
- Guardami - ruggì Batman, afferrandolo violentemente con tutte e due le mani e tenendolo sollevato da terra. - Ascoltami bene, perché te lo dirò una e una volta soltanto!
- Crrr... Mi dispiace, l'utente selezionato non è al momento raggiungibile - gracchiò Joker, come se realmente non gli importasse di fare una brutta fine. - Lasci pure un messaggio dopo il segnale acustico!

Sfortunatamente la trombetta carnevalesca del Joker non ebbe l'effetto sperato, anzi, fece irritare Batman in modo ancora più serio. Questi sbatté duramente Joker contro la parete, facendolo sussultare per il dolore, e nel contempo si assicurò che fosse abbastanza cosciente da recepire il messaggio.

- Finora hai giocato abbastanza, ti sei divertito a prendere quello che volevi, ma ora devi smetterla di giocare con la vita degli altri...
- Ba... Batman, ma che stai dicendo? - chiese Joker mezzo stordito. - Non avrai mica bevuto, fammi sentire l'alito!
- ASCOLTA - ringhiò ancor più ferocemente l'altro. - Harleen Quinzel ha pagato abbastanza per il tuo divertimento: ha perso il lavoro, la carriera e sé stessa... Le hai già tolto tutto, tutto quello che aveva!
- Aaaah, ma allora si tratta di Harley - sospirò Joker un po' più sollevato. - Potevi dirmelo subito, cosa credi, non sono mica geloso...
- Devi lasciarla in pace!
- Beh, ora però mi chiedi un po' troppo, non vorrai mica tenerla tutta per te?
- Lei non è il tuo "divertimento", paranoico farabutto che non sei altro, è un essere umano!
- Ghk... Lo sai, vero, che è una falsa magra? - biascicò Joker, nonostante le dita di Batman serrate attorno alla gola. - Lo so, non si direbbe con i vestiti addosso, ma ti posso assicurare che porta una quinta abbondante!

Così dicendo, il clown trasse fuori di tasca un buffo reggiseno di pizzo rosso e nero con due coppe enormi senza alcuna imbottitura.
Batman gli assestò un altro uppercut, e stavolta lo fece volare dall'altra parte del capannone, dopodiché gli fu addosso e lo fissò dritto negli occhi.
- Ho scoperto il tuo acrònimo, dai documenti registrati all'archivio della polizia di Gotham: l'ultimo trasferimento di Harley Quinn ad Arkham non è partito da Veronica Vreeland, perché non ha sporto denuncia, bensì dalla perizia psichiatrica emessa da John Owens Kendrall Everett Ruster... J-O-K-E-R !!!
- Co... Come hai fatto a capirlo?
- Ti sei inserito negli uffici amministrativi di Arkham, hai creato identità fittizie ognuna con un incarico preciso, sia tra il personale medico che tra gli addetti alla sorveglianza, e te ne sei servito all'occorrenza per rinchiudere o per rilasciare chiunque a tua scelta!
- Beh, sì lo confesso, mi piace elargire vacanze di tanto in tanto... Come si dice, in attesa di rilevare un'agenzia, faccio pratica!
- Te lo dico per l'ultima volta: lasciala in pace - l'ammonimento di Batman fu più che mai categorico. - Quella poverina sta facendo del suo meglio per ritrovare sé stessa, e Dio solo sa l'inferno che le hai fatto passare... Se hai ancora un briciolo di umanità, sotto questo tuo ghigno idiota, dimostralo facendoti da parte e lasciale vivere la sua vita una volta per tutte!

Joker assunse un'espressione differente dal solito.
Il suo ghigno era sempre lo stesso ma diverso, più disteso e rilassato, e le sue mani scostarono piano quelle di Batman senza sforzo.

- Tu credi veramente che io abbia il potere di decidere per gli altri - osservò il clown apparentemente serio. - Vieni qui per dirmi cosa devo o non devo fare e poi parli di "libertà" e di "decidere"... Piuttosto ipocrita, non ti sembra!
- Sai bene a cosa mi riferisco!
- Oh no, sei tu che non hai le idee molto chiare in proposito, Batman: io non ho costretto Harley a fare proprio niente, io l'ho "liberata"... Anzi, avendola vista in un certo senso rinascere, si potrebbe dire persino che sono suo padre!
- Un padre non uccide i suoi figli, buttandoli nel vuoto da centoquaranta metri di altezza!
- Però, detto da uno che alleva mocciosi a svolazzare sui tetti, c'è davvero da imparare come si tira su una famiglia!
- Non cambiare discorso, non ci provare!
- Sta bene, Batman, facciamo un patto - sentenziò Joker guardandolo con aria di sufficienza. - Io mi impegno a non interferire più con Harley, così da verificare chi di noi due ha ragione... Ma se sarà lei a cercarmi, allora, che cosa facciamo?

Batman si bloccò.
Il pugno levato all'indietro stava già per abbattersi sul ghigno beffardo del clown ma, per qualche motivo, la forza gli mancò al momento di colpirlo.
Ormai non vi era più niente da aggiungere, tutto quello che c'era da dire era già stato detto, e Batman non  poté far altro che scagliare il rampino verso l'alto e scomparire nell'oscurità così come era arrivato.
Joker rise, malgrado le ossa doloranti e le lesioni varie su tutto il corpo, e rise talmente di gusto che, anche quando il dolore si fece più acuto, il pensiero che Harley potesse davvero fare a meno di lui gli suonava come la barzelletta del secolo.

- Sei un comico nato, Batman - rise Joker istericamente. - Sul serio, hai sbagliato mestiere... AH-AH-AH !!! 

continua )...

   
 
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