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Autore: Diotima_    06/10/2016    4 recensioni
La vita dei Titans non è più la stessa.
Ma loro non lo sanno.
Vivono in un universo parallelo. Realtà e fantasia si intrecciano.
Persone comuni o supereroi?
Riusciranno a capire chi sono, effettivamente?
Genere: Azione, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Piccola premessa: in questo capitolo ho voluto tracciare una piccola storia del “cattivo” così da poter spiegare meglio il perché delle sue azioni.
P.S.: Ricordate i titoli dei capitoli? Bene, qui verrà accennato qualcosa che li riguarda.
Buona lettura!
 
 
 
 
 
 
 
 
F.A.D.E. SOCIETY
 
Cornelio Molidás nacque in un’enorme villa nella periferia di Jump City, quando la gente credeva ancora nella magia e il circo era il loro passatempo preferito.
Crebbe tra le strade polverose, all’ombra del mito della città dai mille pericoli ed un solo eroe.
Trascorse l’infanzia con due genitori che non vedeva mai.
Impegnati nel portare denaro a casa, non si preoccupavano dell’amore che lasciavano fuori.
 
Gli unici amici di Cornelio erano i suoi giocattoli, piccoli pupazzetti in plastica vestiti da ninja, provenienti direttamente dal Giappone. Suo padre gliene portava uno dopo ogni suo viaggio.
Era un affermato commerciante d’armi.
 
-Tutto legale.-
 
Ripeteva in continuazione questa frase, più a se stesso che agli altri.
Sua madre era una scienziata, o meglio, era la scienziata che conduceva i più svariati esperimenti al servizio di una disperata voglia di conoscenza mai appagata; la più piccola della famiglia Alvada, l’unica a seguire le orme del padre.
 
I Molidás si erano trasferiti a Jump City fuggendo da una Spagna che ormai dava loro solo dispiaceri, dopo appena due mesi di matrimonio.
Non dissero mai al loro figlio il perché di quella partenza precipitosa.
 
Cornelio ebbe molti interessi durante la sua adolescenza, ma i più grandi di tutti furono le arti marziali e i libri (in particolari quelli di magia).
Potrebbe sembrare strano, considerando il lavoro dei suoi genitori, ma per il ragazzo non lo era, anzi.
Cercava la magia in ogni test di sua madre e razionalizzava ogni aspetto magico.
Potenziava ogni trucco attraverso la scienza e con il passare degli anni quel borgo iniziava a stargli stretto.
 
Raggiunta la maggiore età, decise di recarsi nella città che aveva sempre sognato da bambino: Gotham.
 
Trovò lavoro come illusionista presso un circo locale: Haly’s Circus.
Le persone che ci lavoravano accolsero Cornelio con entusiasmo.
Fece amicizia con tutti ed in particolare con un ragazzino più piccolo di lui: Richard.
Passavano insieme interi pomeriggi.
Tuttavia il clima che si respirava in quegli anni non era certo dei migliori.
Il mafioso Tony Zucco spaventava chiunque, chiedendo soldi in cambio della vita.
 
Una sera Cornelio lo vide parlare con Mr Haly, stavano fissando un prezzo e nessuno dei due sembrava contento.
Don Tony, finita la conversazione, si era accorto di quel ragazzo e con un sorriso che lasciava intravedere i canini gli si avvicinò.
 
-E tu, piccolo ficcanaso, chi sei?-
 
-Cornelio Molidás.-
 
Rispose a testa alta, non sapendo di aver firmato la sua condanna.
 
Qualche settimana dopo, durante uno spettacolo, il pubblico vide la tragica fine di quelli che erano i più bravi acrobati del circo: i Grayson volanti.
La coppia aveva un bambino di dodici anni, Richard.
 
Accadde molto velocemente, il circo chiuse, sparirono tutti, Cornelio si ritrovò solo. Decise di tornare a casa.
 
Ciò che dovette affrontare fu drammatico.
Giunse a Jump City all’alba.
La villa era immersa nell’oscurità, la porta aperta.
Il ragazzo avvertì qualcosa di losco nell’aria, entrò con estrema cautela.
Poco dopo, in cucina, scoprì i corpi senza vita dei suoi genitori.
Suo padre stringeva tra le mani un foglio ed una penna, tra le lacrime il ragazzo li raccolse delicatamente ed iniziò a leggere.
 
 
Caro figlio,
non so come abbia fatto a trovarci, ma so che verrà a prenderci, non possiamo fare più niente per noi, tu invece puoi salvarti, puoi rifarti una vita, cambia identità, dimenticati di noi e guarda avanti, non cercare vendetta, solo verità. Va’ dai tuoi amici.
Siamo stati dei vigliacchi, siamo scappati dalla nostra terra convinti che qui la mafia non ci avrebbe raggiunti, non abbiamo chiesto aiuto a nessuno, sbagliando.
Perdonaci per tutto il bene che non ti abbiamo dimostrato.
Sii forte, insegui i tuoi sogni.
 
 

 
Non aveva fatto in tempo a firmare.
I sicari li avevano freddati prima che potessero fare altro.
 
Cornelio si guardò intorno, sembrava tutto normale, i raggi del sole iniziavano a filtrare dalle finestre, inondando di luce la casa.
Rimase immobile fin quando non ebbe versato ogni lacrima.
Era stato lui a consegnare i suoi genitori nelle mani di quel mafioso.
 
L’unica persona che poteva capirlo era Richard.
Per giorni interi fece ricerche su di lui; scoprì che era stato adottato da un certo Bruce Wayne.
Un miliardario.
Bussò alla loro porta, ma fu cacciato via.
Iniziò a seguirlo da lontano, finché venne a conoscenza di una cosa.
 
Grazie alle sue arti marziali applicate alla magia riuscì a scoprire cosa o chi si nascondesse dietro quell’ultramiliardario: il suo supereroe preferito, Batman.
 
Una rabbia cieca offuscò da quel giorno il ragazzo.
Prima l’avrebbe fatta pagare a quello che ora si faceva chiamare Robin e poi a Tony Zucco.
Si era illuso di poter ricominciare insieme al suo amico. Tuttavia ora era la spalla di un mito.
E lui? Perché era solo al mondo? Perché nessuno lo aveva salvato?
I loro destini si erano divisi. Ma si sarebbero incrociati nuovamente.
Decise di diventare migliore di lui, decise di volerlo superare e, al momento giusto, di sconfiggerlo.
Si sarebbe salvato da solo.
 
Diventò un commerciante d’armi come suo padre, continuò le ricerche di sua madre, perfezionò le sue arti magiche e il suo stile di lotta.
Si recò in Giappone per perfezionarla e tornò a casa con un piccolo esercito di ninja che aveva appoggiato la sua causa e che aveva deciso di seguirlo.
 
Gli anni passavano e il dominio commerciale di Cornelio (o dottor Mol, come lo chiamavano tutti) si allargava, tuttavia anche Richard si era reso indipendente e aveva fondato un gruppo di giovani eroi: i Teen Titans.
 
Molte volte erano crollati ma altrettante si erano rialzati.
Cornelio li osservava, nascosto, registrando i loro punti di forza e di debolezza, preparando il suo attacco.
 
Il suo numero di seguaci era aumentato così tanto che decise di dargli un nome: F.A.D.E. Society.
 
Una sera riunì tutti i membri per annunciare che finalmente potevano uscire allo scoperto.
 
-Amici miei, per troppi anni siamo stati rinchiusi in queste fogne.
È giunta l’ora di mostrare al mondo la nostra grandezza.
Tutto ciò che abbiamo sempre sognato sarà nostro: magia, energia, valore, forza e potere!
Il nostro piano è separarli. Insieme sono invincibili, ma noi non ci faremo spaventare.
Partiremo dal più debole, quel ragazzino verde.
Catturatelo, se gli versate quella soluzione che vi ho dato sarà incapace di trasformarsi e senza quello non può far niente. Andate!-
 
Poche ore dopo, un Beast Boy ferito e privo di sensi era giunto nella sede della Società.
Il dottor Mol gli si avvicinò piano, con una mano gli sollevò il viso ed iniziò a schiaffeggiarlo con forza.
 
Il ragazzo si svegliò tutto frastornato.
L’ultima cosa che aveva visto era una dozzina di tipi che gli saltava addosso versandogli una sostanza che sembrava acqua.
Aveva provato a reagire ma i suoi muscoli non rispondevano, qualcosa non andava.
Quando ebbe ripreso del tutto conoscenza vide danti a sé un uomo incappucciato, con una maschera sul volto, la prima cosa che gli venne in mente fu scoprire se anche gli altri si trovassero nella sua stessa situazione, o peggio.
 
Iniziò a guardarsi intorno e quasi inconsciamente sussurrò il nome di Raven.
Lei era alla Torre, lo stava aspettando.
L’uomo nero (così lo aveva battezzato nella sua testa BB) iniziò a ridacchiare.
 
-Tranquillo, i tuoi amici non ci sono, per ora. Sono preoccupati per te, però. Che dici gli facciamo arrivare tue notizie?-
 
Dopo averlo imbavagliato e aver girato un video, lo lasciò solo. Uscì creando un  varco, simile a quelli di Raven, solo di colore verde.
 
In quella stanza vuota, senza porte né finestre, Garfield iniziò a rimuginare.
 
Chissà cosa avrebbero pensato i suoi amici.
E lei?
Immaginò il suo viso, contratto per il dolore che stava provando e che le stava indirettamente causando.
 
Lacrime salate iniziarono a solcargli il viso. Ciò che lo faceva soffrire di più era la sua incapacità di uscire da quella situazione, qualcosa gli impediva di trasformarsi, di correre via da lei, di proteggerla.
Era come in trance, si sentiva sempre stanco.
Rimase lì per ore, finché improvvisamente un altro portale si aprì, il suo aguzzino era tornato.
BB lo guardava camminare lentamente lungo le pareti. Fece un bel respiro, prese coraggio.
 
-Tu sei pazzo! Liberami subito! I miei amici ti faranno a pezzi, verranno qui e per te sarà la fine!-
 
Aveva urlato quelle parole, sperava che il suono della sua voce superasse quello della sua paura.
 
Il criminale sospirò, spazientito.
 
-È quello che voglio, ragazzino. Li voglio tutti qui. Non ti lasceranno marcire in questa prigione.-
 
Dunque era tutta una trappola. Per un attimo il panico prese il sopravvento, gli altri erano davvero in pericolo e la colpa era sua.
La rabbia iniziò a farsi sentire, non gli importava di diventare nuovamente la Bestia, doveva avvertirli. E mentre la familiare sensazione di completo abbandono al lato oscuro lo pervadeva, qualcos’altro dall’esterno lo opprimeva, costringendolo nella sua forma umana.
Affranto, tornò a guardare con rabbia il responsabile di tutto.
 
-Ma perché non posso trasformarmi? Ma chi sei? E chi sono tutti gli altri?-
 
Il dottor Mol si tolse la maschera nera che gli copriva il viso.
Un uomo sui venticinque anni, occhi neri, capelli dello stesso colore si presentò a Beast Boy.
 
-Cornelio Molidás. Presidente della F.A.D.E. Society.-
 
Chi? La confusione era leggibile nel ragazzo, alzò un sopracciglio.
 
-F.A.D.E.? Sta per Folli Abominevoli Deviati Esagerati?-
 
-Se fossi in te non scherzerei tanto. F.A.D.E. sta per Fearful Awful Destructive Eternal. Sai che vuol dire, vero? Pauroso Terribile Distruttivo Eterno. Noi ci dissolviamo.-
 
Faceva sul serio.
 
-Rispondo alla tua prima domanda. Attraverso i condotti di areazione fuoriesce una sostanza che interagisce con il tuo DNA e blocca la tua “abilità”.-
 
Lo fissava, incredulo.
 
-Lo ripeto: sei pazzo! Perché mi dici tutte queste cose? Quando verranno i miei amici dirò tutto!-
 
L’uomo portò una mano alla testa, massaggiandosi le tempie.
 
-Che pazienza. Sei solo un illuso. Te le dico perché non resterai abbastanza lucido da poterlo raccontare al mondo. Se solo sapessi tutto quello che c’è dietro questo tuo rapimento.
E ora preparati, presto rivedrai i tuoi compagni.-
 
Lo lasciò nuovamente solo. Si doveva occupare di altro.
Dopo Beast Boy, il più vulnerabile era Cyborg.
Tra le sue file di seguaci c’erano ex allievi di Brother Blood. Lo avrebbero messo fuori uso loro.
Poi vi era Starfire. Nulla di preoccupante. L’avrebbe rispedita sul suo pianeta.
Il problema che sembrava insormontabile era rappresentato da Raven.
Ma Cornelio, aveva passato gli ultimi anni ad Azarath e aveva appreso le più antiche magie dai figli di Trigon.
Il punto debole di Raven era la gemma. Così preziosa. Ed inoltre aveva un aiuto non indifferente: Arella.
Durante il suo viaggio nel mondo magico, si erano incontrati.
La donna, aveva espresso il desiderio di riavere una vita normale con sua figlia.
Lui stava solo realizzando questo desiderio.
 
Infine, il più importante di tutti: Robin.
Il ragazzo meraviglia, era il più abile, ma Cornelio con la sua magia era più forte.
Aveva in mente un bel po’ di idee su come torturarlo.
 
La parte iniziale del piano del dottor Mol si adempì alla perfezione.
I Titans erano caduti nella sua trappola.
Aveva sconfitto gli elementi carenti della squadra, aveva restituito una figlia (con una bella cicatrice) a sua madre, ma soprattutto aveva in pugno Robin.
 
Finalmente gliel’avrebbe fatta pagare per quegli anni passati a soffrire, a rimboccarsi le maniche.
Tutto ciò che aveva, se l’era guadagnato, a Robin invece, era stato servito su un piatto d’argento.
 
Ma la seconda parte del piano non ebbe luogo a causa dell’arrivo di Batman.
Non appena Cornelio si riprese dai colpi del supereroe, sentì la delusione farsi largo.
 
“Come ai vecchi tempi” pensò.
 
Con Robin in libertà, anche gli altri del gruppo potevano essere liberati dai loro mondi privi di ricordi.
 
 
Per prima cosa avvisò Arella e inviò dei ninja affinché vigilassero l’ingresso dell’abitazione.
Doveva trovarlo e distruggerlo.
 
-Ti annienterò Grayson. Fosse l’ultima cosa che faccio.-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 










 
 
Note; ecco a voi il mio sesto capitolo! Spero vi sia piaciuto! E spero di essere riuscita a caratterizzare il nemico. Mi dispiace per l’enorme ritardo, ma ho pochissimo tempo libero per poter riscrivere al computer la storia. Prometto che il prossimo capitolo arriverà a breve!
Fatemi sapere cosa ne pensate! Ringrazio ancora tutti quelli che leggono/recensiscono o che tengono in considerazione ciò che scrivo.
P.S.: Il nome del circo non l’ho inventato, è proprio quello della famiglia di Robin.
Fade in inglese significa dissolvenza ecco perché Cornelio dice : “Noi ci dissolviamo”.
Alla prossima!
 
  
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