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Autore: Io_amo_Freezer    07/10/2016    1 recensioni
Quattro ragazzi che non si sono mai conosciuti ma con un legame forte nel petto si incontreranno al college. Tra problemi, misteri e studio riusciranno a scoprire qual è la vera ragione di quel legame?
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un po' di affetto.
Bussò piano, ascoltando il lieve suono che riproducevano le sue nocche contro la porta di legno così liscia della camera dove Michelangelo si era rinchiuso da troppo tempo, troppo tempo lasciato solo a riflettere su se stesso. Non ricevendo risposta volse uno sguardo incupito a Raph che, nervoso si diresse a grandi passi nella sua stanza sbattendo forte la porta in questione, poco importava se non fosse sua per davvero, mentre Donnie storse il naso per il forte frastuono che questo ne provocò.
-Beh, lato positivo: gli ho costruito un sacco da box nella sua stanza. Saprà sfogarsi, almeno.- constatò il genio, incrociando le braccia al petto, accennando a dei sì del capo convinto, con un mezzo sorriso incoraggiante, speranzoso che la rabbia del focoso, in quel modo si fermasse. Leonardo sorrise piano prima di sospirare e riprovare di nuovo ad interagire con quella porta, alla ricerca di una risposta da parte della persona che vi era dentro. Anche un semplice scatto della serratura che veniva sbloccata sarebbe bastato. Non erano troppo preoccupati, perché sapevano che lì dentro avevano rimosso tutti i possibili oggetti affilati, non volendo che, per rabbia o per paura finisse per farsi davvero male, ancora.
-Michelangelo, forza esci di lì. Dobbiamo cenare.- provò ad interagire allora con le parole, premendo la maniglia di ferro verso il basso, avvertendo il lieve torpore di gelo che ne provocò al tatto delle dita mentre si girò verso il genio che abbassò le spalle, dispiaciuto. -Donatello ha ordinato le pizze.- disse ancora, ma, una porta infondo che si spalancò verso l'esterno di botto, andando a scontrarsi contro il muro di cemento della parete producendo un rumore secco e forte gli fece sobbalzare. Raph, avanzando con dei Sai nelle mani si protese, inginocchiandosi sulla serratura della camera di Michelangelo, mentre inserì la lama centrale dentro al buco iniziando a forzarla con foga, ascoltando il rumore metallico che ne provocò fino ad un suono secco che fece capire a tutti che ci fosse riuscito. Con una mano spinse piano la porta verso l'interno, ascoltando il lieve cigolio che ne provocò fino a spalancarsi, quasi del tutto. Rimasero un'attimo interdetti, vedendo la camera avvolta, ancora nell'oscurità, del tutto vuota. Varcarono la soglia con un senso di soggezione nel cuore, temendo una scoperta non molto rassicurante. Donatello ci mise poco a fiondarsi nel bagno e ad uscirne, alla velocità della luce, con un volto angosciato.
-Non c'è.- disse sconvolto guardando verso il basso ad occhi sbarrati un punto indefinito del pavimento, mentre si trascinò fino a sedersi di botto sulla sedia accanto al letto, maledicendosi di averlo lasciato solo e portandosi le mani al volto si sorresse i gomiti sulle cosce. Si strinse, in una presa convulsa i capelli castani prima di alzarsi e avventarsi contro Raphael -La colpa è solo tua! Perché devi sempre urlargli contro? Non capisci qual è la sua situazione?- protestò, picchiettando contro i suoi pettorali. Lui si morse il labbro inferiore, stringendo i pugni e gettando lo sguardo al materasso vuoto e dalle coperte sgualcite, ancora disfatto. Capiva perfettamente la situazione di Mikey, ma non accettava il suo modo di combatterla, perché non la combatteva affatto, anche se, chi meglio di lui sapeva che per queste cose ci voleva tempo? Sospirò pesantemente mentre si massaggiava il retro del collo per la frustrazione.
Leonardo gettò uno sguardo al letto affranto, alzando un'attimo un sopracciglio, non capendo dove fosse finito un cuscino, ma poi sospirò prima di passarsi una mano tra i capelli. Ed ora dove mai si sarà cacciato? Continuava a domandarsi, sperando con tutto il cuore che nessun malintenzionato lo avesse preso sotto tiro nella sua incosciente fuga. Era notte fonda, non poteva credere che fosse scappato. New York era immensa! Perdersi era facile, ma ritrovarsi, quello sì che era un'impresa. Avvicinandosi al letto, però, rimase interdetto. Alzando un sopracciglio si voltò verso i due che, imperterriti continuavano a litigare, così gli intimò di stare zitti, gesticolando mentre si portò l'indice alla bocca, guardandoli serio e accigliato. 
-Cosa?- chiese Raphael, non comprendendo il suo comportamento, osservandolo chinarsi per mettersi a carponi, guardandolo studiare la situazione sotto al letto. Gettò uno sguardo confuso al genio prima di tornare ad osservare con un volto scettico l'azzurro, chiedendosi cosa mai stesse combinando.
-Il nostro Michelangelo non è scappato.- disse sollevato, mettendosi in ginocchio per guardarli con un sorriso -Sta dormendo sotto al letto.- spiegò, mentre i due lo fissarono interrogativi, non potendo crederci. Si avvicinarono, per constatare che ciò che avesse affermato fosse veritiero, ed infatti era così.
Sorrisero, inteneriti nel vedere un Michelangelo che, accucciato su se stesso se ne stava steso su un lato, abbracciando al petto un peluche a forma di orsetto con la testa adagiata sopra al cuscino come desideroso di coccole. In contemporanea sospirarono, sollevati che stesse bene, mentre Raphael si apprestò, chinandosi sulle ginocchia, a sollevare il letto in questione, in modo che gli altri due lo prendessero senza farlo svegliare.
Adagiando il letto, di nuovo a terra, Leonardo, con imbraccio il più piccolo della combriccola, sorreggendogli con una mano le gambe e, con l'altra la schiena si avviò in soggiorno, seguito da i due che presero le pizze adagiate sul tavolo in cucina, ancora confezionate e calde, posizionandole sopra al tavolino davanti al divano prima di sedersi accanto all'azzurro che portò la mano sotto al cuscino ancora avvinghiato nelle sue braccia ed iniziando a solleticare lo stomaco di Michelangelo per farlo destare dal suo sonno tra mille risate, aiutato anche dagli altri due che si unirono alle risate di Mikey che gli pregava di smettere.
-Ben svegliato dormiglione.- affermò Leonardo, coccolandolo in quell'abbraccio, mentre il diretto interessato si osservò intorno smarrito, stringendo di più la presa sul morbido compagno di sogni, non capendo come fosse finito lì se ricordava di essersi addormentato sotto al letto, per nascondersi da loro, non volendo discuterci di nuovo, ma ora, sembravano così felici, perfino Raph non gli incuteva più terrore grazie a quel suo nuovo sguardo sollevato e sorridente. Annusando l'aria intorno avvertì il profumo caldo ed invitante della pizza così si voltò verso le quattro confezioni, ed i suoi occhi brillarono, desiderosi di gustarne un po', affamato.
-Vedo che vai matto per la pizza. Molto bene, scegli quale più ti piace.- lo invitò Raph, spalancando i cartoni e mostrando i diversi gusti ordinati. C'era quella originale, la madre di tutte le pizze; la margherita, quella condita di patatine e wrustel; l'americana, quella piccante; la diavola, ed infine, la quattro stagioni.
Sbadigliò un'attimo, stropicciandosi un'occhio per riprendersi dal suo stato di stanchezza e togliere gli ultimi residui di sonno, stringendo il suo orsacchiotto al petto prima di tendere la mano lentamente, quasi per paura che, tutto quello fosse solo uno stupido scherzo e che non ci sarebbe stato niente da mangiare per lui, mentre indicò la diavola. 
-Ti piace il piccante, eh?- si congratulò Raph, scompigliandogli giocosamente i capelli, prima di porgergliene una fetta, togliendogli delicatamente il cuscino dalle mani per farlo stare più comodo, adagiando quest'ultimo al suo fianco, vicino allo schienale, mentre si protese verso la margherita, voglioso di cominciare a mangiare imitato dagli altri.
Osservò i condimenti che fondevano perfettamente con la mozzarella ed il pomodoro, divorandola solo con lo sguardo, prima di addentarla famelico. I suoi occhi azzurri brillarono, mentre il palato era come in festa, ballando insieme alle papille gustative per tale prelibatezza. Il piccante non stonava per niente con il dolce e rinfrescante sapore del pomodoro, e la mozzarella filante rendeva il tutto più gustoso e saporito. Ridacchiò, prendendone un'altro pezzo prima di gettare uno sguardo imbarazzato ai tre, notando solo in quel momento di essere seduto sulle gambe di Leonardo che si gustava la pizza americana, e che gli scompigliò i capelli affettuosamente.
-Domani cosa abbiamo?- domandò ad un tratto, Raph, appena finì di mangiare e accartocciando a metà il cartone delle pizze, alzandosi piano per dirigersi in cucina a buttarlo. Prima di tornare sul divano si fermò davanti al frigorifero, aprendolo e rovistando le bevande che conteneva, decidendo di prendere una lattina di aranciata per Mikey e delle birre per gli altri, lanciandogliele e sedendosi di botto, porgendo, poi, l'aranciata al più piccolo che lo ringraziò, sorridendogli vivace.
-Per nostra fortuna, assolutamente niente!- esclamò Leonardo, adagiando il capo contro lo schienale per riposarsi da quella abbuffata, mentre mise la lattina di birra, ancora chiusa al suo fianco, cercando di digerire tutto quel cibo.
-Io direi il contrario..- commentò Donatello, sbuffando e volgendo lo sguardo al soffitto, troppo desideroso di mettere in pratica le sue conoscenze su compiti e test scolastici. Ricevendo una cuscinata in faccia spalancò gli occhi, gettando di scatto lo sguardo a Raph che gli sorrise in tono di sfida -Ah, sì?- domandò, prendendo il cuscinetto azzurro d'appoggio del divano, lanciandoglielo contro, tra le risate di Leo e Mikey che, essendo in mezzo ai due cercavano di schivare tutti quei colpi. Una forte cuscinata, però, raggiunse di botto Michelangelo che cascò giù dal divano con un tonfo sordo, facendo ammutolire tutti intanto che scuoté il capo, reggendolo con una mano per riprendersi dall'inaspettata botta presa.
-Tutto bene?- domandò Leo, sporgendosi verso di lui, ma Mikey lo osservò accigliato, con gli occhi luccicanti, facendogli preoccupare, ma poi, con uno scatto riprese il suo cuscino con cui aveva dormito e che giaceva a pochi passi da lui, lanciandoglielo addosso tra mille risate, facendo volare via alcune piume che svolazzarono lentamente come in una sensuale danza fino ad adagiarsi a terra.
-E così vuoi la guerra?- chiese ghignando l'azzurro prima di lanciarsi addosso al piccolo con un cuscino in mano, venendo raggiunti anche dagli altri, iniziando una vera e propria battaglia a cuscinate. 
Tra mille piume sparse ovunque, finalmente terminarono quel gioco che gli aveva sfiancato, e tra mille affanni, distesi al suolo osservando il lampadario bianco antico e lussuoso non poterono che ridersela. Con un grugnito, Leo si fece forza, mettendosi seduto con le mani sul tappeto che ricopriva mezzo soggiorno, tappezzato di simboli egiziani, mentre volse uno sguardo ai tre che lo osservarono di sottecchi, studiando ogni suo movimento, quasi temendo un altro attacco. Inspirò a fondo, dandosi la spinta di rimettersi in piedi, e, con una mano si scompigliò i capelli, facendo cadere a terra le piume che si erano infiltrate nella sua capigliatura blu notte, prima di pulirsi anche i vestiti, dando una mano a Donnie ad alzarsi. Raphael li seguì a ruota, scuotendo il capo per pulirsi da i residui di piume e polvere nei vestiti e tra i capelli, intanto che Michelangelo si mise seduto a terra, incrociando le gambe al suolo, prima di portarsi una mano alla bocca, sbadigliando sonoramente, sfinito da tutta quella situazione a cui non era mai incappato prima d'ora ma che non gli dispiaceva affatto averci partecipato.
-Adesso è meglio andare a dormire. Se domani devi andare a scuola, è meglio essere riposato, non trovi?- disse Leo, prendendolo imbraccio, mentre lui avvolse le gambe attorno al suo girovita, sprofondando il viso nell'incavo del collo dell'azzurro che, ridacchiando, gli strofinò la mano contro la schiena affettuoso, con la mano libera che passava sotto i glutei, sorreggendo le gambe aggrovigliate di Michelangelo.

Si stiracchiò le braccia, portandole in alto prima di avviarsi nella sua stanza osservando di sottecchi i due che portavano Mikey in camera. Entrò, socchiudendo la porta che aveva lasciato spalancata e si incamminò verso l'armadio rosso sopra al letto singolo, vicino alla finestra chiusa e coperta dai tessuti della tenda vermiglia. Gettò uno sguardo alla scrivania, dove, sotto essa aveva adagiato la valigia, ormai vuota visto che l'aveva disfatta tutta. Aprendo i cassetti prese il suo pigiama che consisteva, come al solito in una canottiera nera a giro maniche e dei pantaloncini corti che mostravano i suoi muscoli e quella cicatrice a forma di saetta che possedeva su i pettorali da quanto ne aveva memoria. L'indossò velocemente, mettendo, poi in ordine gli indumenti tolti, piegandoli bene e appoggiandoli all'interno dell'armadio, nel mentre che qualcuno bussò alla sua porta.
-Sì?- disse scettico. Vedendo entrare Donnie e Leo alzò un sopracciglio, incuriosito da quell'inaspettata visita -Non dovreste andare a dormire?- chiese, sedendosi sull'estremità del letto, incrociando le dita delle mani e tenendole, penzolanti al centro delle gambe divaricate 
-Oh, sì. Solo che, noi due abbiamo deciso di dormire insieme a Mikey, per fargli compagnia. Dopo l'episodio di questa mattina non voglio lasciarlo solo in camera. Temo che possa svegliarsi nel pieno della notte e andare di nuovo in cucina per, sì insomma sai..- spiegò gesticolando, Donnie per fargli capire quanto grave fosse la sua preoccupazione. Il rosso annuì pensieroso, sbuffando per come le cose fossero complicate, non riuscendo a non domandarsi da quando la sua vita fosse diventata così. Mentre gettò uno sguardo a Leo, erano entrambi con il pigiama, già pronti per fare come pianificato, quindi non capiva cosa volessero.
-Ti va di unirti anche tu?- chiese alla fine, Leo, con un sorriso sul volto, lasciandolo incredulo, mentre infilò le mani nelle tasche dei pantaloni grigi. Non gli dispiaceva stare con Michelangelo, e, infondo, quell'idea non era così male.
-Certo.- sorrise, alzandosi per avvicinarsi alla porta e chiudendo la luce prima di raggiungere la stanza del suddetto che, spaparanzato nel letto, disteso supino su un lato coperto dal lenzuolo azzurro fingeva di dormire, tenendo gli occhi chiusi e abbracciando, stretto al petto il suo peluche. Con un ghigno furbo si sedette al suo fianco, distendendo le gambe e infilandosi sotto le coperte iniziò a solleticare i suoi fianchi. Non ci volle molto e il più piccolo scoppiò a ridere, dimenandosi alla ricerca di liberarsi da quello straziante divertimento.
-Come mai.. siete qui?- chiese tra gli affanni, appena Raph smise e i restanti due si unissero a fargli compagnia nel letto, distendendosi, però al suo lato sinistro
-Cos'è? Non ti piace la nostra compagnia?- protestò scherzoso il rosso, mettendosi a suo agio contro il cuscino azzurrino bianco, portandosi le braccia dietro al capo e gettando uno sguardo al cielo con un sorriso strafottente sul volto.
-Lo sai che non si dovrebbe rispondere ad una domanda con una domanda?- chiese con un sorriso il genio, sistemandosi la maglia a mezze maniche, blu, stirandola con le mani prima di distendersi di petto e incrociare le braccia sopra al cuscino azzurro.
-Perché, tu cosa hai appena fatto?- domandò di rimando, facendo ridacchiare sia Donnie che Mikey, quest'ultimo che teneva il volto nascosto nell'incavo delle braccia con, stretto al petto il cuscino dello stesso colore degli altri. Raph sbuffò per quelle risate, osservando Leo che, mettendosi comodo, disteso di schiena, gli ascoltava pensieroso.
-Comunque sì, mi piace la vostra compagnia.- disse infine, Michelangelo in un sussurro, quasi imbarazzato ad ammetterlo, mentre un tenero sorriso era stampato sul suo volto
-Anche a noi piace la tua compagnia.- affermò Leonardo, passandogli una mano nei corti capelli prima di rimboccargli le coperte, facendolo ridere per ciò -Come si chiama il tuo amico?- chiese gentile, indicando l'orsacchiotto marroncino che continuava a stringere in un forte abbraccio
-Sì chiama Orsetto.- rispose piano, con un grande e tenero sorriso, venendo ricambiato da i tre, mentre Raph gli scompigliò giocoso i capelli, ridacchiando.
-Davvero un bel nome.- si complimentò l'azzurro, mettendosi comodo, girandosi su un lato verso di lui, per guardarlo meglio -Ma te la senti davvero di andare a scuola domani?- domandò poi, osservandolo titubante. Non era sicuro che domani tutto sarebbe andato per il meglio.
-Leo, ma lo sai cosa sei? Ti comporti peggio di un padre!- affermò ridendo, Raph, mentre il diretto interessato gli mandò un'occhiataccia per poi sorridere scherzoso, portandosi una mano alla bocca prima di sbadigliare, lasciando la parola a Mikey.
-Sì, me la sento.- rispose con calma quest'ultimo, accoccolandosi meglio tra quelle coperte, e socchiudendo gli occhi stanchi. Si sentiva così bene, così protetto in quel calore così pieno di affetto che non aveva mai ricevuto.
-Dimmi, dove lo hai preso?- chiese Donnie, curioso, indicando coll'indice l'orso che, Mikey, disteso su un lato, dando le spalle, senza volere, a Raph stringeva forte al petto.
-Da quanto ricordo, c'è l'ho dall'orfanotrofio..- si bloccò di colpo, sgranando gli occhi e mordendosi il labbro inferiore. Non avrebbe dovuto dirglielo. I tre si lanciarono occhiate fugaci e perplesse, prima di osservare Mikey confusi, non immaginandoselo.
-Anche tu sei un orfano?- chiese Raph, sporgendosi di lato per guardarlo dritto negli occhi, ma lui mugugnò, nascondendosi in fondo alle coperte, non volendo parlarne. Purtroppo per lui, i tre non erano dello stesso parere e, scoprendolo del lenzuolo lo guardarono seri.
-Io..- mugugnò timidamente, coprendosi il volto con il suo orsacchiotto come per difendersi da i loro sguardi ma che, Leo abbassò lentamente, cambiando il suo sguardo in modo apprensivo, con un piccolo sorriso.
-Non devi mica vergognarti.- disse piano, passandogli una mano nei suoi capelli ribelli. Lui abbassò lo sguardo, accucciandosi su se stesso, con le gambe strette al petto, ed il peluche avvolto nelle braccia, vicino all'addome.
-Non è questo..- sussurrò piano. Non voleva proprio parlarne, e desiderava tanto andarsene da loro, levarsi da quella situazione imbarazzante che avrebbe tanto voluto non incappare. Non avrebbe dovuto dirlo, era un suo segreto. Avrebbero rovinato tutto, adesso.
-Però, ora che ci penso. Tecnicamente se sei orfano, e colui che ti ha adottato ti tratta male, potresti denunciarlo. Così, lui perderà la custodia e tu sarai più tranquillo.- affermò il genio con un'immenso sorriso, felice di poter essere utile.
-No.- disse secco, alzandosi col busto e mettendosi seduto, pronto a correre via, ma i tre si misero anch'egli, di scatto, seduti, impedendogli quella fuga, per loro insensata, mentre Leonardo premette la mano sul suo petto delicatamente, frenandolo.
-Ma, perché?- domandò l'azzurro, confuso. Aveva così paura del suo padre adottivo, ma non voleva lasciarlo andare, non capiva.
-Vi prego. Non voglio.- sussurrò, piagnucolando disperato, chinando lo sguardo verso le coperte e stringendole convulsamente, cercando di ignorare i loro sguardi che, in quel momento, pesavano come non mai.
-Va bene.- disse piano, Leonardo, coccolandolo in un forte e tenero abbraccio, mentre aggrottò le sopracciglia, gettando uno sguardo addolorato ai due ragazzi che non comprendevano, ed osservavano Michelangelo, dispiaciuti di non poter essere di alcun aiuto. Leo si lasciò sfuggire un pesante sospiro, chinando il capo e socchiudendo le palpebre, mentre Mikey si accoccolava meglio tra le sue braccia, adagiando il capo contro il petto rassicurante che si alzava e abbassava lentamente e sinuosamente, a tempo dei lievi respiri dell'azzurro, aiutando il sonno a sopraffarlo.
-Notte ragazzi.- disse piano Donatello appena capì che le acque si fossero calmate, regalando una carezza alla guancia del più piccolo prima di distendersi e voltarsi su un lato per addormentarsi meglio, mentre Raphael ricambiò il saluto del genio adagiandosi, disteso supino di schiena, osservando il soffitto mentre gettava degli sguardi fugaci ai due prima di assopirsi lentamente, cullato da quel dolce silenzio, a sua volta. Leonardo rimase seduto un'altro po', osservando quei ragazzi con un tenero sorriso sulle labbra. Scuoté il capo dolcemente, ridacchiando piano, sicuro che non gli avrebbe svegliati. Non avrebbe mai pensato che, quei ragazzi, gli avrebbero scombussolato la vita in pochi giorni, in senso positivo. Non pensava che avrebbe mai incontrato persone così speciali, così piene di legami ma anche con tante, troppe difficoltà e che desideravano, in un modo o nell'altro le stesse cose: ottenere ciò che non erano mai riusciti ad avere; un po' di affetto. Michelangelo, inconsciamente, gli aveva legati l'uno all'altro, ed ora loro erano, come intenzionati a non spezzarlo in nessun modo, quel legame. Nonostante Mikey cercasse di allontanarsi, forse con l'intenzione di proteggerli, proprio quando erano loro a voler proteggere lui. Cercando di non destare nessuno si chinò lentamente, distendendosi di schiena, con ancora un Mikey dormiente stretto tra le braccia, mettendosi comodo, pronto ad assopirsi.
-Andrà tutto bene..- gli sussurrò in un'orecchio, ignorando che non potesse sentirlo, ormai nel mondo nei sogni. Passandogli una mano tra le ciocche soffici e morbide dei suoi capelli ribelli, mentre avvertiva le palpebre appesantirsi ed il respiro rallentare piano gli sfuggì un altro sorriso. E chiudendo le palpebre, con ancora il sorriso sulle labbra, si abbandonò alle braccia di Morfeo.

Socchiuse gli occhi, sbadigliando e stiracchiandosi le braccia al cielo, mentre una mano lo scuoteva, premendo sul suo petto. Sì voltò verso il balcone aperto, con il rumore frusciante delle coperte e del vento, strizzando gli occhi per abituarsi alla luce che, finalmente circondava la stanza. Osservando la tapparella alzata da dove entrava aria fresca mattutina, con i raggi del sole che filtravano attraverso le tende, arancioni, di seta. Nonostante il fresco che lasciava entrare il balcone non si sentiva tutto quel freddo tipico dell'autunno. Si stava bene nonostante fossero ad inizio Ottobre. Osservò Leonardo fare avanti e indietro di corsa, come una furia, alla ricerca dei suoi vestiti, mentre Donatello, già cambiato, con una mano sul volto che si stropicciava un'occhio era seduto al suo fianco, e che sospirava divertito per la scena che gli si parava dinanzi con Leo. Mugugnò, mentre gettò lo sguardo a chi lo avesse destato, ovvero Raph che, con un sorriso lo costrinse ad alzarsi, tirandolo di peso con le mani poggiate sulle sue spalle per farlo mettere seduto.
-Buongiorno.- gemette con voce impastata. Con gli occhi chiusi scostò le coperte e allungandosi verso l'estremità del letto si alzò, recandosi lentamente in bagno con poca voglia, per potersi lavare, oltrepassando Leo che lo salutò fugacemente mentre si infilava una maglia rossa, infilandosi dei jeans chiari, abbottonandoli vago, per poi distendersi, sollevato, sul letto, felice dell'impresa, miracolosamente, compiuta.
-Mikey vedi di fare in fretta. La sveglia non ha suonato, e siamo un po' in ritardo.- si lamentò Donnie, preoccupato di far tardi, mentre Raph si diresse nell'altro bagno, che si trovava in fondo al corridoio. -Raph, anche tu però!- protestò il genio, troppo in ansia e, osservare l'orologio sul comodino che picchiettava ad ogni secondo non lo aiutava per niente. Non voleva perdere la prima ora. Anzi, non voleva saltare la giornata scolastica e basta.
-Ascolta, non è colpa mia se la sveglia oggi ha voluto lasciarci!- sbuffò il focoso, tornando di corsa mentre si infilò il jeans nero chiaro, zoppicando con una gamba fino al letto prima di infilare anche l'altra gamba, infine abbottonò i jeans strappati sulle cosce e i ginocchi. Infilandosi le braccia dentro la maglia rossa, lasciò sbucare fuori la testa, scuotendola e passandosi una mano tra i capelli ribelli scompigliati, finendo di vestirsi e recandosi in soggiorno a prendere le scarpe di ognuno per poi portarle in camera. Le adagiò per terra, sedendosi sull'estremità del letto e chinandosi avvicinò le sue, mettendosele, imitato da i ragazzi che si allacciarono le proprie. Sì mise in piedi, picchiettando la punta della suola contro il pavimento per far abituare prima al lieve fastidio che procurava la stretta dei lacci al piede. Si avvicinò alla valigia di Michelangelo, aprendola piano per prendere alcuni indumenti, volendo farglieli trovare già pronti.
-Certo che non c'è molta scelta.- commentò piano, mentre ci infilò entrambe le mani, rovistandoci dentro e prelevando una maglia gialla a maniche lunghe e dei jeans chiari, lunghi. Il suo sguardo, però, si soffermò su degli strani fogli che risiedevano in fondo, lasciati insieme con estrema cura. Con titubanza ne prese uno, studiandolo e rigirandoselo tra le mani.
-Cos'è?- domandò Donatello, incuriosito, alzandosi dal letto per poter avvicinarsi a osservare meglio
-Sono degli spartiti. Penso siano le sue canzoni.- rispose il focoso con un mezzo sorriso sul volto prima di alzarsi nell'esatto momento in cui, Michelangelo uscì dal bagno. Alzò lo sguardo da terra, volgendo uno scettico sguardo ai due che erano vicini alla sua valigia, ma appena si accorse dei fogli che tenevano in mano si affrettò a toglierli con foga, sotto lo sguardo stranito di tutti.
-Scusa, però.. Non voglio che nessuno li veda.- sussurrò piano, gettando uno sguardo rabbuiato alla sua chitarra. Vedendosi porgere i vestiti alzò lo sguardo confuso, aspettandosi da lui una sfuriata o altro. Invece gli sorrise.
-Però ci aspettiamo di risentirti, almeno un'altra volta.- disse Leonardo, alzandosi in piedi e stiracchiandosi, mentre il suddetto accennò ad un timido sì. Togliendosi i pantaloni bianchi del pigiama si infilò i jeans, per poi sedersi a terra e allacciarsi le scarpe da ginnastica bianche dalle strisce verticali blu, in fretta. Alla fine, tentennando e mordendosi il labbro inferiore si alzò da terra, indeciso ancora se dirigersi in bagno o restare, ma erano già troppo in ritardo, così si tolse di scatto la maglia, dove, sul petto non c'era più il bendaggio che aveva tolto l'altra sera, lasciando intravedere ai ragazzi la sua corporatura scheletrica, divorata dalle cicatrici, e dai lividi prima di mettersi, come un fulmine la maglia gialla. Troppo imbarazzato per quel corpo devastato dal dolore e dalla fame.
-Ma tu sei magrissimo..- sussurrò incredulo, Donnie. La sera che lo aveva medicato non se ne era reso conto, troppo agitato da tutta quella situazione per rendersi conto del suo stato fisico-alimentare in cui si trovasse. Michelangelo abbassò lo sguardo, giocherellando nervoso con le dita, mentre i tre gli si avvicinarono preoccupati, shockati dallo spettacolo a cui erano stati sottoposti.
-Dobbiamo andare.- disse piano, a capo chino. Non voleva parlare, e si pentiva amaramente della scelta fatta. Forse, avrebbe dovuto cambiarsi in bagno, così non avrebbe dovuto sottostare a quegli sguardi così angosciati. Si osservarono indecisi, prima di fissarlo avanzare verso l'uscita, diretto all'ingresso, così lo seguirono, scendendo veloci le rampe di scale e attraversando i portici fino a raggiungere l'alfa romeo di Raph e mettersi, seduti, in macchina.
-Forse arriviamo in tempo per la colazione in mensa.- disse Leo, cercando di essere positivo per smorzare l'aria cupa, allacciandosi la cintura di sicurezza. Notando il comportamento di Mikey, avevano capito che non desiderava ancora condividere i suoi pensieri o le sue paure con loro, e lo accettavano. Ma adesso, vedendo come fosse mal nutrito desideravano cambiare le cose, non poteva restare come uno scheletro.
-Non voglio che perda la mia custodia..- tornò al discorso dell'altra sera, lasciandoli un'attimo smarriti mentre gettò lo sguardo al finestrino della macchina, osservando il paesaggio correre veloce, superando alberi e negozi, o palazzine. Si aggrovigliò le dita delle mani, tenendole basse, sopra le gambe, indeciso se continuare, ma non poteva lasciarli in sospeso così. Interruppe quel silenzio assordante, dovuto anche dal fatto che i tre ragazzi avessero deciso di non porgli domande, dandogli il tempo per trovare il coraggio di fidarsi e spiegarsi -Io..- sospirò, chiudendo gli occhi prima di riaprirli e prendere un profondo respiro, gettando un fugace sguardo ai ragazzi che osservavano la strada davanti a loro, senza mettergli fretta -E' solo che sono stato già adottato tre volte, e rimandato indietro altrettante volte, quasi come un pacco postale. Non voglio che ricapiti, non mi piace l'orfanotrofio. E poi, gli adulti cercano solo i bambini.. Non mi prenderebbe più nessuno, ed io non voglio passarci la vita in quella prigione.- asserì accigliato, stringendo le mani a pugno, mentre sentiva su di sé gli occhi di Donnie e Raphael, il quale lo osservava dallo specchietto retrovisore, aggrottando le sopracciglia dispiaciuto. Si morse il labbro inferiore, speranzoso che capissero, che non facessero nulla per compromettere quella situazione in cui si trovava e che lui definiva, con chissà quale coraggio, tranquilla. 
-Mikey noi..- rimase un'attimo con la frase in sospeso, intanto che la macchina entrava nel vialetto dell'istituto, facendosi strada fino al parcheggio, situato per docenti e alunni. Inspirò a fondo, picchiettando le dita sulla cosce e passandosi l'altra mano tra i capelli blu scuro, lanciando un fugace sguardo al guidatore e ai due passeggeri dietro. -Capisco cosa vuoi dire.. però non puoi passare la vita con uno che ti tratta male. Non puoi convivere con la paura.- spiegò, mentre Raph, con la macchina ormai ferma, tirava indietro il freno a mano, estraendo piano le chiavi e girandosi per guardare meglio il più piccolo del gruppetto, ignorando il fatto che fossero già in ritardo, ma ormai non importava più nemmeno a Donatello. 
-E non ne ho intenzione. Però, devo almeno finire il College e poi..- si bloccò di colpo, tornando a mordicchiarsi il labbro inferiore. Doveva esaudire il sogno della sua amica, ma dopo, aveva giurato di raggiungerla. Si portò le mani intrecciate al petto, desideroso di non approfondire l'argomento, con quegli sguardi che mettevano angoscia, bloccandogli il respiro. Chinò il capo mortificato, sapeva solo deludere. Strizzò gli occhi, avvertendo il dolore nella testa tornare insieme alla voglia di punirsi, di tagliarsi, di provare ancora quel piacere che si faceva strada in lui più forte e desideroso che mai e che lui accettava, e sperava di appagare al più presto, se solo avesse potuto. Era davvero una nullità, non sapeva nemmeno contenere quel dolore e non avrebbe mantenuto la promessa.  Con la bocca secca e le mani sudate, gettò uno sguardo triste e supplichevole ai tre, pregandoli di smettere. Quegli sguardi lo facevano solo star male da far schifo, lo facevano sentire fuori posto e inutile. Di questo passo sarebbe andato in panico. 
-E poi cosa? Morire?- ruggì il focoso d'un tratto, come se gli avesse letto nel pensiero, ignorando però lo sguardo di suppliche che stava rivolgendo a tutti. Sobbalzò, e, spaventato da quegli occhi minacciosi, strisciò lungo il sedile, verso la portiera, facendosi forza con le braccia già pronto a scendere dal veicolo per dirigersi fuori, ma delle braccia lo avvolsero di scatto in un'abbraccio, cogliendolo di sorpresa e lasciandolo un'attimo smarrito. Gettò lo sguardo indietro, confuso, ritrovandosi avvinghiato al petto di Donatello che gli sorrideva sincero prima che mandasse un'occhiataccia al focoso che sbuffò, per poi chinare il capo, consapevole dello sbaglio, e grattarsi i capelli dispiaciuto, pentito delle parole appena pronunciate.
-Mhm.. Ma ora possiamo entrare a scuola?- mugugnò piano Mikey a sguardo basso, voglioso di finirla lì, con Leonardo che gli accarezzava i capelli affettuosamente. I tre, dopo essersi studiati tra loro annuirono, scendendo dall'auto con un Raph ancora con i sensi di colpa, che si dannava del suo vizio di non chiudere mai la bocca.
Iniziarono a correre, entrando nell'istituto e spalancando le porte poterono ben udire il suono tintinnante della campanella e sospirarono stanchi prima di tornare a correre, ognuno diretto nella propria classe per la prima ora. Si accasciò sulla sedia, passandosi una mano sulla fronte per asciugarsi alcune gocce di sudore, mentre si lasciò sfuggire uno sbuffo, facendo ridacchiare Donatello al suo fianco che riprendeva fiato con lui.
-Ehi..- si fece notare Cat, alzando la mano e scuotendola con un gesto secco, lievemente sorpresa di quell'arrivo inaspettato quanto atteso prima di tornare a fissare la porta, da dove giunse il prof di fisica che si andò a sedere alla cattedra cominciando a spiegare, scrivendo formule su formule sull'immensa lavagna nera.
-Ciao.- salutarono per ricambiare, mentre Donatello adocchiò Viola accanto a Cat che salutò i ragazzi con un'immenso sorriso ed un gesto veloce della mano, senza farsi vedere dal docente per non beccarsi un rimprovero di prima mattina.
-Come stai?- domandò distrattamente la ragazza dagli occhi dorati, nonostante stesse guardando davanti a sé per sembrare attenta, ma ignorando completamente la lezione, troppo noiosa.
-Bene, grazie. Tu?- disse piano con un sorriso forzato a trentadue denti, consapevole dell'amara e dolorosa menzogna appena affermata, iniziando a scarabocchiare dei piccoli schizzi di disegni sul suo quaderno degli appunti sperando che in quel modo la straziante consapevolezza del suo attuale stato di dolore si affievolisse, con l'assordante rumore del cuore che batteva forte nel petto per la corsa fatta, rimbombando nelle orecchie. Con le parole di Raph nella mente ed il risentimento della mancanza di non potersi più ferire, rivolse uno sguardo innocente a Viola che parlava in codice morse con Donatello, il quale rispondeva a sua volta. Purtroppo non potevano fare cambio di posto, il prof avrebbe potuto accorgersene, così dovevano comunicare in quel modo strambatalo.
-Sì, tutto okay. Solo che lo studio stressa.- commentò seccata, gesticolando con la mano sinistra annoiata, essendo mancina. Potendo notare bene il particolare modo che, muovendola in qualsiasi modo volesse tenesse comunque il mignolo piegato all'interno, a differenza delle altre dita, prima di mettere il gomito sul banco e reggersi il mento con una mano, e scuotendo lievemente il capo per permettere ad una ciocca di coprirle l'occhio destro. Gettò un fugace sguardo alle sue unghie, laccate di smalto viola scuro, decorate con qualche teschio nero.
-Perché ti copri sempre? Sono così belli i tuoi occhi.- disse con un tenero sorriso sul volto, cercando di distrarsi in qualche modo da quel desiderio impellente che, per la prima volta, invece di piegarlo e distruggerlo lo stava spezzando. Cat distolse lo sguardo, imbarazzata dal commento improvviso e del tutto inaspettato, osservando l'amica che spalancò la bocca con un immenso sorriso, incoraggiandola a interagire ancora con il biondino. Sbuffò, roteando al cielo gli occhi prima di tornare a Mikey che aveva finito di scarabocchiare sul quaderno e che aveva iniziato a scrivere alcuni appunti in tutta fretta, come sotto stress, copiando qualcosina dal genio che, accorgendosene non poté che sfuggirgli una risatina, ma che tornò, poi, ad ascoltare la lezione con molta attenzione.
-Dopo hai anche tu scienze, giusto?- chiese, cercando di finire in fretta il discorso, osservando come il prof, parlando, gli stesse fissando già da un po', forse sospettando che il vociare provenisse proprio da loro.
-Sì.- sussurrò lui, a capo chino per non farsi vedere. All'inizio non aveva capito dove volesse andare a parare, ma poi, facendo mente locale, comprese che fossero insieme a quell'ora, e non poté che esserne stranamente felice, sperando vivamente che i bulli non lo avrebbero perseguitato.
-Allora? Se ne avete ancora per molto potete andare fuori, o posso continuare la mia lezione?- chiese il docente furioso, sbattendo il libro contro la cattedra, che produsse un forte frastuono.
I tre sobbalzarono, avvertendo, poi, tutti gli sguardi su di loro non fecero a meno che fare un sorriso tirato, tranne Cat che rimase seria come suo solito, ignorando i lamenti del docente che, alla fine riuscì a decidersi di tornare alla sua infinita spiegazione. Si osservarono colpevoli, con un lieve fermento per l'imbarazzante figura appena fatta prima di ridere, ma si ripresero subito, non volendo un'altro rimprovero, con Cat che li guardava con sufficienza.
Suonata la campanella tutti i compagni corsero fuori dalla classe, vogliosi che la giornata terminasse al più presto nonostante fossero solo le prime ore, mentre i quattro ragazzi si salutarono prima di dirigersi, ognuno verso la propria strada e alla prossima classe.
-Come sei messo con scienze?- domandò la ragazza, osservando di sottecchi gli occhi azzurri di Michelangelo, scendendo lo sguardo fino alla sua mano che penzolava lungo il fianco sinistro, vogliosa di afferrarla ma si trattene, desiderando non scomporsi più di tanto.
-Abbastanza bene, credo. Donatello mi aiuta molto.- affermò, scuotendo convinto il capo, affermativo. Rimase di stucco nell'avvertire delle dita sfiorargli la mano, fino ad afferrarla piano, avvertendo il lieve torpore caldo e soffice della pelle contro la sua che stringeva con dolcezza. Gettò lo sguardo alla ragazza, vedendola chinare il capo e coprirsi il volto con i capelli che le ricadevano delicatamente sugli occhi, come nel vano tentativo di cercare di essere invisibile. Gli sfuggì un sorriso, mentre ricambiò quella stretta con dolcezza, entrando in classe.

Tenendo il vassoio tra le dita, si osservò intorno fino ad inquadrare il solito tavolo, ormai era il loro posto. Si avviò, camminando piano tra tutti i ragazzi seduti che mangiavano tranquillamente, alcuni ignorandola, altri adocchiandola come una facile preda. Sbuffò, stanca di quei comportamenti così infantili, mentre appoggiò il vassoio con il cibo sul tavolo seccata. Si sedette con una gamba sopra l'altra, portandosi una ciocca di capelli arancioni dietro l'orecchio, continuando ad osservare male Leonardo che la fissava interrogativo.
-Possibile che dobbiate sempre perdere di vista Michelangelo?- asserì scontrosa, assottigliando lo sguardo, indignata, con Cat che la fissava stranita, mentre mangiava le sue patatine fritte con il kechuap.
-Se aveva due ore di scienze non è colpa nostra!- sbottò Raph, già nervoso di suo per chissà quale arcano motivo, finendo il panino e portandosi le braccia al petto, con il piede che batteva furioso contro il pavimento, ignorando il fastidioso frastuono che provocava. Se fosse stato possibile avrebbe potuto scaturire un terremoto.
-Okay.. E proprio bello mangiare in compagnia..- commentò Gwen sarcastica, ignorando l'occhiataccia di Raphael, intanto Leo, che sospirò stanco, si voltò verso la porta d'entrata della mensa, studiando i ragazzi che giungevano a passi svelti e che cercavano di sbrigarsi prima della fine della ricreazione, mentre sperava di individuare il suo amico.
-Ragazzi, ma volete sentire una cosa?- affermò ad un tratto Viola, vogliosa di alleggerire quell'aria tesa che impestava tutta intorno al gruppo. -Cat, prima l'ho vista tenersi per mano con Mikey!- esclamò mentre la suddetta interessata rischiò di affogarsi con la bibita gassosa che stava bevendo in quel momento, e con uno scatto tappò la bocca all'amica al suo fianco, osservandola trucemente.
-Ma davvero? Non posso crederci!- disse, allora, Light, ridacchiando sotto i baffi insieme a Venus che le dava delle lievi gomitate complici, con un sorrisetto furbo stampato in viso.
-Cioè, tu.. Tu sei la tipica ragazza che preferisce sia l'uomo a fare la prima mossa. Come hai potuto cambiare da un momento all'altro?- affermò Gwen, facendo la finta sconvolta, mentre i ragazzi sorrisero divertiti, perfino Raph abbandonò finalmente il cipiglio nervoso, cessando il movimento furioso del piede contro il pavimento -Si vede che ti piace proprio.- disse piano, con un ghigno malizioso stampato in faccia. Cat tolse la mano dalla bocca dell'amica, girandosi verso Light, seduta all'altro suo lato, mentre le guance assunsero un lieve tono porpora.
-Preferirò anche il tipo di ragazzo che si fa avanti per primo, ma Mikey è troppo ferito dentro. Se non gli do un motivo per fidarsi, non si avvicinerà mai a me.- borbottò impercettibilmente, chinando il capo prima di irrigidirsi al sentire una voce, purtroppo, conosciuta.
-Ehilà!- annunciò un ragazzo con dei denti mancanti, mentre appoggiò le mani sullo schienale della sedia di Light che ringhiò, innervosita da tutta quella confidenza -Ma guarda che zuccherino che abbiamo qui!- affermò con un sorrisetto malizioso, facendosi posto accanto a lei.
-Ciao Casey!- salutò Leonardo, alzando la mano per farsi vedere da quel cascamorto, con un sorriso tirato, infastidito anche lui dalla confidenza che si permetteva di avere con Light 
-Ehi, amico! Da quanto, eh?- chiese, prima di gettare uno sguardo malizioso alla ragazza all'altro fianco, Gwen, attirandosi le occhiate mortifere di Raphael che assottigliò lo sguardo, studiando ogni sua mossa. Non era dell'umore esatto, ma quel tipo era capitato a pennello per essere pestato.
-Ciao Cat.- salutò una voce simpatica, mentre la ragazza in questione sbuffò, alzando lo sguardo al cielo per ritrovarsi il volto del suo amico ad un centimetro dal volto.
-Ciao Aides..- rispose seccata, tornando lo sguardo dritto davanti a sé, mentre si sorreggeva il mento con la mano
-Allora, non mi presentate?- commentò acida la voce di un terzo incomodo, dietro Viola che si voltò di scatto, sbattendo le palpebre, incredula alla vista di un'altro ragazzo  
-Ma cos'è oggi? La giornata degli incontri del terzo tipo?- sbuffò Light, mollando un ceffone al povero Casey che strabuzzò al suolo insieme ad una sedia libera, dove si stava per sedere, con un tonfo sordo.
-Ehm.. Ciao.- salutò piano Mikey, con il vassoio di cibo in mano ed un sopracciglio alzato, stranito dalla vista di quei ragazzi, mentre Leonardo si apprestò subito a fargli posto in mezzo a lui e a Raph che gli regalò un mezzo sorriso.
-Forzuta la ragazza..- sussurrò Casey rialzandosi, mentre si strofinava il capo dolorante, intanto che rimetteva in piedi la sedia e Aides ridacchiò.
-Brucia, eh? Ma non avresti dovuto stuzzicarla.- commentò, ghignando, il ragazzo che si passò una mano, dove indossava un guanto nero, tra le ciocche ribelli dei suoi corti capelli bianchi e soffici come la neve, ricevendo un'occhiataccia dalla diretta interessata.
-Tutta invidia la tua.- affermò Casey, sedendosi accanto alla suddetta e portandosi le braccia dietro al collo e appoggiandosi allo schienale. -Vorresti rimorchiare come faccio io, eh?- si vantò poi, con un sorriso strafottente.
-Sì, d'accordo. Ma qualcuno vuole presentare?- ringhiò il focoso, intanto che Michelangelo finiva di mangiare e la campanella suonava con un tempismo impeccabile.
-Va bene!- affermò scontrosa, Cat, alzando le mani all'altezza delle spalle, mentre diede una gomitata al fianco del ragazzo da i capelli bianchi che iniziava ad esserle troppo appiccicato -Lui è Aides Right. Mentre il ragazzo con i capelli castani è Grant, Grant Gustin. Casey invece lo avete già conosciuto, è uno che cade ai piedi di ogni ragazza.- sbuffò indispettita, mentre si alzò per recarsi in classe, seguita dal gruppo di amici, con Aides che, come un'ombra era già al suo fianco.
-Certo che conosci gente strana.- disse Venus, portandosi una ciocca dietro l'orecchio, infastidita dalle occhiate che il ragazzo dagli occhi celesti, con sfumature di verde continuava a lanciarle; il ragazzo di nome Grant. Sbuffò indispettita, avanzando a grandi passi per evitarlo, innervosendosi alla fastidiosa risatina che ne uscì dalle sue labbra.
  
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