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Autore: Soul Mancini    07/10/2016    4 recensioni
Questa è la storia di un gruppo di ragazzi molto diversi tra loro, ma uniti da una grande amicizia.
Insieme, sotto il sole californiano, combineranno follie, si lanceranno sfide, si aiuteranno e si confronteranno. Tra intrecci amorosi impossibili, avventure sempre nuove e appassionanti e accese discussioni, i ragazzi vi terranno compagnia e vi coinvolgeranno in un anno scolastico pieno di colpi di scena ed emozioni.
♥ NOTE:
Ciao! Ho iniziato a scrivere questa storia tempo fa, spero che vi piaccia! Vi avviso già da ora che i primi capitoli sono stati scritti quando avevo undici/dodici anni e non li ho voluti modificare, quindi sono un granché, ma spero che la trama possa piacervi e incuriosirvi lo stesso! ;)
Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate, accetterò di buon grado anche le critiche!
Buona lettura! :3
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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ReggaeFamily

Capitolo 21



Angel si sta riprendendo! Angel, mi senti?” esclamò Tiffany, mentre il battito del suo cuore accelerava e le rimbombava insistentemente nelle orecchie.

A quelle parole, un'infermiera accorse in loro aiuto e, con i suoi modi gentili e materni, invitò i presenti ad allontanarsi dal letto e afferrò la mano di Angel, per poi rassicurarlo in tono pacato e cercare di capire le sue condizioni.

Il ragazzo, dopo qualche secondo, sgranò gli occhi e fece schizzare le pupille in ogni direzione, spaventato.

Angel, mi senti? Riesci a capirmi?” domandò dolcemente l'infermiera.

Le prime due parole che lui riuscì a pronunciare, seppur con voce impastata, spezzarono il cuore di chi le udì: “Sono vivo?”

Ma certo che sei vivo. Ora ti sentirai sicuramente un po' stanco e spossato, ma ti riprenderai presto!” gli assicurò la giovane donna in camice. Nonostante il suo fisico minuto e gracile, sapeva trasmettere una sicurezza e una dolcezza commuoventi; era evidente che amava il suo lavoro e ci metteva il cuore.

Mi gira la testa...” mormorò Angel con un colpo di tosse.

Tiffany per la prima volta non ce la fece più: quella scena era troppo straziante e, nonostante il suo animo forte, alcune lacrime sfuggirono al suo controllo e le accarezzarono le guance. Era una ragazza estremamente sensibile ed empatica, anche se non lo dava a vedere.

Tuttavia non uscì dalla stanza e non scoppiò in singhiozzi, si limitò a un pianto contenuto, quasi come fosse proibito.

Sua sorella, accanto a lei, le strinse forte la mano mentre cercava invano di trattenere le lacrime a sua volta.

Loro due, qualche compagno di Angel ed Alice avevano chiesto e ottenuto il permesso dal preside per andare a trovarlo all'ospedale, quel freddo 15 febbraio.

Angel, stai tranquillo, è tutto passato!” intervenne Monique, sua compagna di banco durante molte lezioni, avvicinandosi a lui.

Ragazzi, forse è meglio lasciarlo riposare, lo vedo molto stanco e non vorrei che si affaticasse ulteriormente” suggerì l'infermiera, soffermandosi con i suoi grandi occhi verdi su ognuno dei ragazzi.

Possiamo almeno avvicinarci per salutarlo?” domandò Martin, un ragazzo minuto con il viso nascosto da un paio di pesanti occhiali.

Va bene, ma fate in fretta” acconsentì allora lei, facendo qualche passo indietro.

Martin, Monique e un'altra ragazza dai capelli biondo miele si avvicinarono a turno a Angel, mormorando qualche saluto e distogliendo in fretta lo sguardo.

Poi fu il turno di Tiffany e Cathleen, insieme. La più piccola rimase in silenzio, trovando inadatto tutto ciò che avrebbe voluto dire, mentre Tiffany gli posò una mano sul braccio e gli lanciò un'occhiata triste e comprensiva allo stesso tempo.

Tiffany, ci sei anche tu. Perché stai piangendo? Nessuno piange per me” disse il ragazzo, sinceramente sorpreso.

Angel, non dirlo mai più” lo rimproverò lei con voce tremante.

Sarebbe stato meglio per tutti se fossi morto” sibilò lui in tutta risposta, con un'inaspettata durezza nella voce.

Stronzate, stronzate, solo stronzate!” intervenne all'improvviso Alice, facendo sobbalzare tutti.

Fino a quel momento si era rifugiata in un angolino accanto alla finestra e aveva passato tutto il tempo in silenzio, a torcersi nervosamente le mani sudate con lo sguardo basso. Non aveva pianto, non aveva fiatato, ma ora era scattata in avanti con una foga sorprendente.

Tutti si voltarono a guardarla e Angel parve assai stupito di vederla.

Okay, d'accordo, ora è il caso di lasciare un po' da solo il vostro amico. Quando si sarà ripreso potrete parlare con lui con più calma. Grazie mille per la visita, sono sicura che a Angel abbia fatto più che piacere” tagliò corto l'infermiera, rendendosi conto che la situazione sarebbe presto degenerata.

I sei ragazzi uscirono dalla stanza in silenzio, uno dietro l'altro, quasi con solennità. Alice era palesemente tesa e Cathleen dovette afferrarla per un polso per trascinarla fuori.

Il tragitto tra l'ospedale e il campus fu piuttosto breve: il gruppo prese posto in treno e passò la mezz'ora che li separava dalla scuola a chiacchierare del più e del meno, con gli occhi ancora gonfi e le lacrime lasciate ad asciugarsi sul viso, evitando accuratamente ogni riferimento a ciò che avevano appena affrontato. L'unica che rimase in disparte fu Alice, ancora chiusa in se stessa.

Quel giorno l'intera Newton Academy sembrava immersa in un'atmosfera cupa, nessuno si azzardava a ridere troppo forte o a far baccano, nonostante la vita degli studenti sembrasse procedere normalmente.


Erano passati alcuni giorni da quel tragico San Valentino.

Angel non era ancora stato dimesso: era molto debole per la perdita di sangue, ma nonostante ciò faceva molti progressi e a breve avrebbe potuto lasciare l'ospedale. Intanto i suoi genitori erano giunti da lui dopo un lungo viaggio e non si staccavano un secondo dalla sua postazione; Angel era rincuorato dalla presenza di Tom, il suo fratellino di sei anni, a cui voleva un mondo di bene.

Alice aveva potuto constatare tutto ciò la seconda volta che si era recata da lui. Quella volta da sola.

In realtà non aveva avuto il coraggio di farsi vedere, si vergognava ancora troppo; così si era fermata sulla soglia della camera senza dare nell'occhio, tremando e mangiandosi le unghie.

Ora si trovava nuovamente di fronte all'edificio. Non si sentiva pronta, non aveva il coraggio, eppure doveva vederlo. Glielo doveva, del resto era tutta colpa sua, non poteva più negarlo.

Si strinse forte nel piumino ed entrò, per poi salire la solita rampa di scale; conosceva la strada fino al reparto a memoria, ricordava anche il numero della stanza, e poi non aveva voglia di rivolgere la parola a nessuno.

Una volta davanti alla porta, trasse un lungo respiro e rimase in attesa che accadesse qualcosa, anche se nemmeno lei sapeva bene cosa.

Stava per posare la mano sulla maniglia quando l'uscio si spalancò ed Alice si ritrovò faccia a faccia con la madre di Angel, che teneva in braccio il piccolo Tom.

Ciao, sei una compagna di Angel?” domandò la donna, vedendola completamente spaesata e impaurita.

Sì” rispose la ragazzina, ostentando una sicurezza che non possedeva.

Bene, a lui farà piacere ricevere la tua visita! Vedo che si sta riprendendo in fredda... però sono molto preoccupata, non so cosa l'abbia portato a comportarsi così. Magari tu lo puoi capire meglio di me, avendolo visto negli ultimi mesi.”

Io non so niente” mentì Alice sulla difensiva.

Grazie comunque per essergli vicino” concluse lei, allontanandosi con il bimbo addormentato tra le braccia.

Alice si rifugiò nella camera e chiuse la porta alle sue spalle, facendosi piccola contro la parete ed evitando di annunciare la sua presenza.

Angel aveva ripreso completamente le forze: stava seduto sul bordo del letto con lo sguardo fisso verso la finestra e le gambe che penzolavano nel vuoto. Al suo fianco, sul lenzuolo, giacevano un album da colorare e un pacco di pennarelli, probabilmente di suo fratello.

Angel” prese coraggio Alice dopo mezzo minuto, facendo un passo avanti.

Lui si voltò nella sua direzione per la prima volta, anche se già aveva percepito la sua presenza. “Alice, non mi aspettavo che venissi a trovarmi” ammise.

Ascoltami bene: lo so, è successa una cosa terribile, ma non è colpa mia. Cioè, volevo dire... ho sbagliato, forse sono stata un po' troppo stronza, ma non pensavo si venisse a creare tutto questo casino e...” prese a giustificarsi la ragazza, schiacciandosi ancora di più contro il muro.

Angel incrociò le gambe sul letto e puntò i suoi occhi grigi in quelli di Alice. “Okay, ora ascoltami tu: sì, sei stata stronza, ma io non serbo rancore per nessuno. In fondo non sei stata solo tu la causa di tutto ciò, ma una serie di situazioni che vivevo a scuola e che a lungo andare mi hanno distrutto. Io ai miei compagni ho sempre portato rispetto, ma loro non ne hanno portato a me. Ora basta, ho deciso che così non va, che devo reagire. E pensa che mi son dovuto tagliare i polsi e rischiare la vita per capirlo!”

Era infervorato mentre parlava, ma non sembrava arrabbiato, come se non riuscisse a disprezzare nemmeno le persone che l'avevano quasi ucciso.

Mi dispiace, per colpa mia sei quasi morto. Questo non lo posso accettare, non posso!” sibilò lei più per se stessa, come se il suo interlocutore non avesse nemmeno aperto bocca.

Io ho rischiato la vita solo per colpa mia che sono stato debole, gli altri non c'entrano. Non ha senso deprimersi e autocommiserarsi quando si può ancora fare qualcosa per cambiare la situazione. Ora tornerò a scuola a testa alta, sì, proprio alla Newton Academy, perché è proprio là che ho commesso i miei errori ed è là che devo rimediare. Non toglierò il saluto a nessuno, sarò sempre il buono e timido Angel, ma cambierò.”

Sei sicuro di voler tornare a scuola? Finiresti per commettere qualche altra fesseria!” obiettò la ragazza in tono apprensivo, per la prima volta senza filtri, facendo emergere tutta se stessa. Non era riuscita a controllarsi: stava piangendo

Lui scosse la testa. “Ieri è venuta a trovarmi Tiffany, era molto preoccupata per me. In effetti fino a ieri stavo male anche emotivamente, poi lei si è seduta accanto a me e mi ha fatto capire che era stupido gettare la propria vita al vento a causa degli altri, che ci vuole più coraggio a vivere e migliorare che a lasciarsi andare. E ha ragione, io sono forte e devo solo trovare il coraggio per dimostrarlo. Non so come sarei adesso senza Tiffany, è una ragazza d'oro. Ieri piangeva e ho capito che tiene a me, tanto che mi ha offerto il suo aiuto se mi fossi nuovamente imbattuto in qualche difficoltà.”

Alice era scossa dai singhiozzi. “Non lo posso sopportare, un ragazzo così forte e buono quasi morto per colpa mia! Non merito nemmeno di stare qui, Tiffany lo merita davvero! È una sfigata, si veste fuori moda, ma è molto più umana di me e io mi sento ridicola in confronto a lei! Ho solo saputo giocare con i tuoi sentimenti, sono stata egoista e mi sento anche ipocrita nel farmi vedere in questo stato, in lacrime!”

Il viso di Angel si addolcì. “Vieni qui, siediti” la invitò, dando un leggero colpetto sul materasso accanto a sé. Aveva ancora i polsi fasciati e non poteva permettersi movimenti troppo bruschi.

Alice rimase a fissarlo con gli occhi sgranati e le mani che tremavano. Angel dovette insistere prima che si avvicinasse e prendesse posto sul letto.

Lui le prese la mano, anche se non la poteva stringere tanto forte. “Sai cosa mi ha fatto innamorare di te, oltre la tua bellezza? La forza e la sicurezza che ti caratterizzavano. Ti ammiravo tantissimo perché avevi tutto ciò che io non avevo, o che non avevo il coraggio di possedere. Nonostante ciò, sapevo che in fondo avevi un grande cuore, lo nascondevi, e questa speranza ha continuato ad alimentare i miei sentimenti. Quando ti ho rivelato il mio amore pensavo che mi avresti fatto accedere al tuo cuore, mi avresti mostrato almeno un briciolo di te, ma sono rimasto deluso. Però adesso hai deciso di levarti la maschera anche solo per un'ora, hai confermato la mia teoria e questo mi rende immensamente felice. Non sentirti in colpa, io non ti odio e non ti reputo colpevole. Anzi, quest'esperienza mi ha aiutato a crescere.”

Alice avrebbe voluto stringerlo in un abbraccio, ma non era nella sua natura, non se la sentiva. Ebbe però il coraggio di posare la testa sulla spalla di Angel; lui le circondò le spalle con un braccio.

Dopo qualche minuto in cui regnarono solo i singhiozzi della ragazza, la sua voce ruppe il silenzio: “Angel, tu sai che non ti potrò mai amare, vero? Mi dispiace, ma non posso impormi di ricambiare i tuoi sentimenti.”

Lo so e non voglio che tu lo faccia. Nemmeno io ti potrò mai più amare dopo tutto questo.”

Però per te provo un grandissimo rispetto ora” si affrettò ad aggiungere Alice, temendo di aver ferito ancora una volta i sentimenti del suo compagno di scuola.

La nostra è una specie di amicizia.”

Una specie di amicizia che durerà per sempre, anche se non ci rivolgeremo la parola per mesi.”

Ed è così che quei due ragazzi uscirono da quella terribile esperienza: con un pizzico in meno di ingenuità e un peso in più nel cuore.


* * *


Ciao carissimi lettoriiii! *-*

Lo so, questo capitolo è molto triste, malinconico e forse vi risulterà un po' un mattone (spero di no), ma soprattutto l'ho pubblicato dopo un'eternità! Scusatemi, scusatemi davvero, non ci sono scuse accettabili per il mio ritardo! T_T

Beh, come va? La storia vi piace o vi fa schifo? Avete qualche critica o qualche suggerimento? Vi invito a esprimere un parere tramite recensione, anche con due righe, per farmi capire se sto combinando un casino o sto andando bene!

Ah, ecco: vorrei sapere cosa pensate dei personaggi, della loro caratterizzazione e se trovate incongruenze! Per me è fondamentale conoscere diverse opinioni, anche perché ho un po' di difficoltà a farmi piacere i miei scritti! ;)

Ne approfitto per ringraziare tutti coloro che mi hanno lasciato anche solo una recensione, ma soprattutto chi mi supporta volta per volta! Grazie infinite, siete la mia forza! :3

Alla prossima puntata!!! ♥



   
 
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