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Autore: MattySan    08/10/2016    1 recensioni
Leodore è appena uscito dal carcere dopo l'arresto di Bellwether ma i guai per lui non sono finiti.
L'organizzazione segreta di Bellwether gli dà la caccia e si ritroverà immischiato in loschi affari.
Indagherà sul caso per riuscire a sistemare la questione e ritornare sindaco, tuttavia non sarà solo e dovrà addentrarsi nel profondo di Zootropolis per risolvere il caso.
Una Zootropolis che mostrerà i suoi lati oscuri.
Genere: Malinconico, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Mr. Big, Sindaco Lionheart, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Intrappolato nel mio dolore ho scritto parole piene d’amore.
Amore illusorio, amore fatale, amore pazzo, amore falso.
Solo come non mai mi ritrovo in questa casa fredda come la mia anima.
Voler dimenticare solo io spero.
E che non mi si ritorca contro un amore sincero.
 
Queste sono state le parole scritte da Leodore prima che abbia bevuto un altro bicchiere di birra.
Il leone mandò giù un altro sorso e ripose il foglio nel cassetto del comodino.
“Basta con queste stronzate”.
Leo si alzò dalla sedia e si liberò di tutti i vestiti per poi buttarsi nel letto a braccia aperte.
Fissò il soffitto con uno sguardo perso.
Era la sbronza o la malinconia?
Non ci stette a riflettere troppo tempo e si rivoltò un paio di volte nel letto in cerca della posizione giusta, non riusciva a trovarla e ringhiò anche qualche imprecazione.
Ok, era la sbronza senza ombra di dubbio.
Si girò e rigirò ancora un paio di volte pensando a un sacco di cose, si alzò di scatto, prese la bottiglia di birra e la lanciò nel secchio della spazzatura, successivamente si buttò nuovamente sul letto ancora a braccia aperte.
Era abbastanza sbronzo ma il sonno stava velocemente prendendo il sopravvento.
Si guardò.
A un tratto si tolse anche le mutande e le lanciò dall’altra parte della stanza.
“Ma si! Via anche queste!” e subito dopo cadde con la testa sul cuscino e si addormentò di colpo.
La sua casa era ancora in ordine così come l’aveva lasciata, tranne per un leggero casino che c’era in camera da letto con vestiti sparsi sul pavimento, qualche bicchiere sul pavimento, fogli e penne in giro per la stanza e una foto di Judy strappata ad artigliate che si trovava ai piedi del letto.
 
La mattina dopo
 
Leo aprì gli occhi e quando si rigirò nel letto per l’ennesima volta, non si accorse di essere sul bordo e cadde sul pavimento e la botta lo aiutò a svegliarsi del tutto.
Si alzò velocemente in piedi e si guardò attorno focalizzando la vista sulla sua stanza.
Si stiracchiò con un sonoro ruggito.
“Meglio ripulire questo schifo”.
Tolse i vestiti da terra mettendoli sul letto, prese tutti i bicchieri e li lavò, rimise a posto tutti i fogli e le penne e infine buttò nel cestino i pezzi rimanenti della foto di Judy, diede aria alla stanza e la ripulì da cima a fondo.
Adesso si sentiva già molto meglio ed era consapevole di aver esagerato la sera prima con tutta quella birra, si diresse in cucina e preparò la colazione.
Versò del latte e prese dei biscotti.
“Devo rifare la spesa, qui non c’è più niente”.
Mentre stava mangiando prese il cellulare e chiamò Bogo per farsi dare i dettagli dell’ultima indagine riguardante l’esplosione al magazzino.
“Non posso rivelarti dei dettagli così preziosi come se nulla fosse!”.
“Coraggio Chief! Mi servono per una cosa importantissima”.
“Ci stai indagando sopra per caso? Perché se è così ti consiglio di starne fuori! Ci pensiamo noi!”.
“Ma no! Sono solo curioso anche perché so che Judy seguiva il caso e mi farebbe piacere esserne al corrente, dopotutto non credi che riguardi me giusto?”.
“Se vengo a scoprire che mi hai preso per il…”.
“Stai tranquillo e dammi i dettagli!”.
“E va bene! Ho scoperto che qualcuno aveva piazzato delle bombe sotto il magazzino per farlo esplodere ma non abbiamo trovato altro, nessun ferito per fortuna dato che tutti erano già usciti in tempo e per ora siamo fermi qui”.
“Grazie mille! E non battere troppo la fiacca mi raccomando”.
“Sei sempre il solito arrogante!”.
“E tu il solito bestione cornuto”.
“COSA!?” ma Leo riagganciò e corse a rivestirsi.
Accese il computer e fece una veloce ricerca nei registri del sindacato e nelle cartelle aziendali, aveva ancora l’accesso a quei archivi dopotutto e ne approfittò ricordandosi il nome del capo del settore del magazzino che è esploso e sul quale aveva visto quel tatuaggio dell’organizzazione, fece una veloce ricerca del nome e dopo qualche cartella riuscì a trovare quello che cercava.
“Harry Nail… capo presso il settore alimentare dei Magazzini Smart e anche un grande lavoratore con una passione per il gioco d’azzardo, schedato due volte dalla polizia si era rifatto un buon nome per buona condotta, carismatico e sempre pronto a prendere una decisione” mentre leggeva aprì anche qualche schedario della polizia e controllò le denunce di Nail, i suoi affari e i suoi spostamenti.
Qualcosa catturò la sua attenzione.
Aprì una seconda scheda dove era presente uno dei locali dove Nail passava le serate.
 
Locale Fever Night
 
“Brutto figlio di puttana” sibilò Leo mentre scorreva il documento.
Fever Night era uno dei locali più grandi e famosi di Zootropolis, giravano un sacco di affari ed era anche in territorio mafioso, era conosciuto molto soprattutto per una cosa: era uno dei locali dove Gazelle si esibiva nei suoi spettacoli.
“Me lo sentivo che c’era qualcosa sotto” disse Leo spengendo il computer e correndo subito in macchina per dirigersi a quel locale.
Quando ci arrivò notò che era chiuso e non apriva prima delle 19:00.
“Tanta strada per niente” si disse il leone ma almeno adesso aveva un’altra pista da seguire.
Improvvisamente vide qualcuno uscire di corsa da uno dei vicoli accanto al locale, era un coniglio bianco vestito in una giacca nera con tanto di capello ed era inseguito da qualcun altro armato di pistola.
Ci fu un colpo e poi un altro, un altro ancora e il coniglio venne ferito a una gamba cadendo a terra.
Leo abbassò la testa e la gente iniziò a scappare a destra e a manca, gli occhi pieni di terrore, lo sguardo angosciato e il terrore sulla propria pelle li divorava.
L’inseguitore non si fermò e ricaricò la pistola.
Il coniglio si rialzò ma inciampò e finì addosso a una macchina parcheggiata.
Si udirono altri spari e qualche grida, l’inseguitore corse alle spalle delle vittima e dopo averli piazzato altri 3 colpi nella schiena, scappò via subito e salì su una macchina che era venuto a prenderlo e se ne andò a tutta velocità.
Tutta la gente si riavvicinò lentamente e con cautela, Leo era come impassibile anche se leggermente turbato ma dopotutto sapeva com’era la vita in quei posti e può darsi che quello fosse stato solo un ennesimo regolamento di conti, il coniglio era a terra in una chiazza di sangue e tutta la gente osservandolo si faceva il segno della croce, qualcuno aveva già chiamato la polizia e un’ambulanza e Leo lo guardò quasi con indifferenza e in silenzio, lui capiva come poteva essere quella vita lì.
“Un tempo queste strade erano sicure” commentò qualcuno.
“Dove andremo a finire?” commentò qualcun altro.
Leo non disse niente e diede l’ultimo sguardo al cadavere per poi allontanarsi in silenzio sovrastato dal suono delle sirene in arrivo.
Decise di aspettare la sera ed entrare in quel locale ma mentre ci pensava non si era accorto di essere sotto casa di Judy, lei abitava lì vicino e non se lo ricordava più dopo ieri sera.
Restò impalato di fronte alla porta.
Doveva solo suonare il campanello ma era bloccato da qualcosa.
“Al diavolo!” ringhiò e se ne andò di corsa.
Nel frattempo in casa della coniglietta, lei e Nick stavano controllando la chiavetta USB con dentro la copia di quei documenti per decifrarli.
Ma ebbero una brutta sorpresa.
“Dannazione!”.
“Cosa?”.
“I file sono criptati e irreperibili! Non riesco a capire si sono come… danneggiati da soli”.
“Forse ho capito! Deve essere stato il trasferimento dal computer alla chiavetta a danneggiarli e sono sicuro che era una trappola, si aspettavano che te o Leodore sareste venuti per prelevarli”.
“Ne sei sicuro? Così si spiegherebbe anche il perché delle bombe”.
“Infatti! Non volevano lasciare alcuna traccia, sono spietati a quanto pare”.
Judy formattò la chiavetta e si alzò dalla sedia andando sul terrazzo a prendere una boccata d’aria.
Nick la seguì con uno sguardo scoraggiato.
“E adesso siamo di nuovo ad un punto morto”.
“Un’altra pista la dobbiamo trovare in ogni modo! La posta in gioco è troppo alta, se quelli nel frattempo sperimentano ancora un veleno per far impazzire i predatori non so come potremo neutralizzarli stavolta”.
“Ma vuoi ancora seguire questo caso?”.
“Certo l’ho promesso a Leod…” ma Judy si bloccò.
Nick la guardò con aria seria.
Sembrava come se si fosse bloccata e tremava.
“Va tutto bene?”.
“Non so come Leodore l’abbia presa e non sono sicura che riuscirò ancora a guardarlo in faccia”.
Nick abbracciò Judy con calore.
“Non ti devi preoccupare sono certo che avrà capito, comunque non può fare altrimenti! Deve accettarlo e basta!”.
“Si hai ragione”.
Il pomeriggio passò in fretta e Leo rimase per tutto il tempo a riposarsi, aveva bisogno di liberare la mente e di non pensare e nient’altro che potesse deconcentrarlo dalla sua missione, erano quasi le 18:30 quando si svegliò e decise di darsi una lavata veloce e di dirigersi al locale con calma, si volle godere l’aria fresca della sera e camminò in dei vicoli in cui non metteva piede da molto tempo mentre si stava dirigendo al locale.
Passò anche a prendere l’aperitivo al bar mentre stava pensando a come trovare Nail nel locale senza dare troppo nell’occhio.
“Di sicuro non avrà perso il vizio” pensò e dopo aver bevuto un goccio, si diresse verso il locale e fece un bel respiro prima di entrare.
Non appena mise piede nel locale gli sembrò di essere entrato in un altro mondo.
La musica era assordante e un sacco di gente ballava, beveva, chiacchierava, gridava o faceva altro ma non c’era qualcuno che stesse fermo.
Leo si diresse verso il centro della sala e notò che Gazelle non c’era ancora sul palco, guardò l’orario delle programmazioni e vide che era previsto un suo spettacolo in tarda serata.
La musica era talmente alta che Leo non riusciva a chiedere nemmeno al barista qualcosa da bere dato che non sentiva la sua voce, provò a farsi capire a gesti e il barista ridendo gli servì una birra fresca.
“Non sei abituato a questi locali eh?”.
“EH?”.
Il barista rise ancora a Leo stava per bere la sua birra ma qualcuno inciampò e gli cadde addosso facendo rovesciare la birra sul pavimento.
“Mi dispiace molto!”.
“Ma come ti sei permesso razza di…” ma Leo si fermò quando vide in volto chi era stato.
I suoi occhi si illuminarono.
“Gazelle!?”.
  
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