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Autore: Danmel_Faust_Machieri    08/10/2016    1 recensioni
Sword Art Online e i Souls Game: questa serie vuole provare a coniugare queste due componenti.
Io e il mio coinquilino abbiamo seguito Sword Art Online affascinati dall'idea su cui è stato costruito: l'essere intrappolati in un gioco. Purtroppo siamo rimasti delusi dalle potenzialità inespresse di questo anime. Essendo anche due Souls Player recentemente ci è venuta un'idea: un mondo simile a quello di SAO con un universo narrativo come un Souls. Ci è sembrato qualcosa di interessante: abbiamo creato i personaggi, studiato le meccaniche di gioco e la lore. Naturalmente ci saranno citazionismi più o meno espliciti e ci auguriamo che possa essere un'idea di vostro gradimento.
Naturalmente ci teniamo alla vostra opinione quindi non fate i timidi e fate sentire la vostra voce :)
Siamo Danmel_Faust_Machieri e Djanni e vi auguriamo buona lettura!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Ma… dov'è finito Orpheus?" Domandò Lorenzo ad alta voce guardandosi intorno. Aveva posto quella domanda perché credeva di avere Alessandro accanto ma, in realtà, l'amico stava correndo trafelato da un lato all'altro della strada chiedendo ad alcuni gruppi di giocatori se avessero incontrato o meno l'NPC Cadil. 
"Ma perché mi ritrovo sempre a girare con questi due spostati?!" si chiese il monaco dando vita ad un nuovo un monologo di stampo shakespeariano.
Lorenzo, Alessandro e Nicolò avevano lasciato da poco la sede della gilda per concedersi un giro di perlustrazione di Salieno. Salieno era una città non molto grande e la sua stessa architettura ingannava i visitatori, i quali, si credevano all'interno di un paesello di frontiera: molti NPC attraversavano le vie cittadine con i loro greggi di pecore per portarle a pascolare sulle colline vicino alla città, altri trasportavano anfore e secchi ricolmi d'acqua dai pozzi e fagli abbeveratoi cittadini alle rispettive case, il ciottolato che formava le vie era poi percorso da carri ricolmi di fieno che, sussultando, facevano ricadere qualche ciuffetto di paglia sulla testa di qualche ragazzino che stava giocherellando con una palla mentre un cane stanco si riposava all'ombra di un'edera che si arrampicava su di un muro in pietra; appesi ai balconi, poggiati accanto alle porte, o anche semplicemente collocati lungo le strade si trovavano dei piccoli vasi d'argilla che contenevano dei fiori simili ai gigli, alcuni di colore bianco ed altri rossi come il tramonto di alcune sere autunnali. Era un'atmosfera così semplice e allo stesso tempo così confortevole che, passeggiando qua e là, osservando la bellezza dei colori e della quotidianità, ti sentivi semplicemente felice, sereno. Lorenzo sentiva tutte queste cose, si accorgeva dei movimenti così naturali degli NPC che lo circondavano; alzò lo sguardo al cielo e pensò sorridente "Alla fine, qui, non è poi così male".
"Niente di niente" sbuffò Alessandro avvicinandosi all'amico "Nessuno ha saputo darmi informazioni riguardo a Cadil… Magari devo dare tempo al tempo" e alzò le braccia come a mimare un "Eh vabbè".
"Salute miei guasconi!" urlò una voce alle spalle del monaco e del barbaro. I due sobbalzarono un attimo e subito si voltarono per capire chi ci fosse alle loro spalle e videro Nicolò che indossava un nuovo cappello: si trattava di un tricorno verde come uno smeraldo, con un sigillo nero sul lato destro raffigurante un occhio spalancato e, sul lato sinistro, una lunga penna nera.
"Ma che diavolo ti sei messo in testo?" chiese Lorenzo indicando con tono accusatorio il copricapo dell'amico.
"Bello eh? L'ho comprato adesso" rispose lui sistemandoselo per bene in testa "Si chiama "Tricorno dell'occhio", prende il nome dal sigillo qui a destra" e dicendo così sfiorò il sigillo che, al tatto, ricordava la ceralacca "È molto alfieriano non trovate?"
"Mah… A me sembri un tocco" lo canzonò il monaco.
"Gné, gné, gné" disse il bardo accompagnando i versi con delle boccacce "A me piace e basta" e poi scoppiò a ridere.
I tre continuarono a passeggiare lungo la via finché non arrivarono in una piccola piazza, circolare, larga una quindicina di metri divisa in due da un canale circolare pieno d'acqua; al centro di essa si trovava una fontana non in funzione a cui ci si poteva avvicinare mediante dei piccoli ponticelli in pietra. La piazza era circondata da diversi edifici le cui finestre si affacciavano su di essa ed era accessibile solo attraverso le porte di questi ultimi o mediante due stradine che arrivavano ad essa; come nelle vie anche qui si trovavano diversi vasi ricolmi di fiori e, a ridosso di qualche muro, crescevano dei rami d'edera che arrivavano fino alle tegole rosse dei tetti. Qua e là un qualche NPC passeggiava tranquillo, dei ragazzini giocavano a rincorrersi e qualche giocatore si riposava su qualche panchina in legno verde.
"Quindi Cadil non si è fatto vivo nemmeno oggi?" domandò Nicolò rivolgendosi ad Alessandro.
"Un buco nell'acqua dietro l'altro" sospirò l'amico.
"Aspetta! Forse ho una mezza idea" esultò il bardo e, con una corsa che si concludeva con un salto, si poggiò in cima alla fontana guasta e lì si mantenne in equilibrio.
"Senti Spiderman se ti rompi l'osso del collo poi son fattacci tuoi!" gli urlò Lorenzo dal basso.
Nicolò allora, non curante della relativa vuotezza della piazza, iniziò a declamare con voce profonda e armoniosa la poesia "I limoni" di Montale. Gli amici lo guardarono come si guarda una zebra che cerca di remare su una zattera in mezzo all'oceano non capendo perché, come e nuovamente perché. Ma poi, quando Nicolò iniziò a pronunciare i versi "e i sensi di quest'odore che non sa staccarsi da terra", un numero sempre maggiore di NPC iniziava a comparire nella piazza e anche alcuni giocatori si fermavano per capire cosa stesse succedendo. 
"Le abilità di un bardo consentono di attirare persone utilizzando la musica o la poesia" iniziò a pensare Alessandro guardando la gente che lentamente volgeva gli occhi all'amico che continuava, con aria solenne, a declamare i versi "In un gioco normale molti bardi tenderebbero a fare questo ma, già di principio, di bardi ce ne sono pochi e, in più, essendo questo un gioco mortale, pochi si mettemmo ad utilizzare abilità che possono sembrare così inutili… Invece Nico… Si è specializzato anche in queste" e sorridendo riprese la ricerca di un qualcuno che avesse visto Cadil.
"Certo che è un agorafobico veramente strano" sussurrò tra sé e sé Lorenzo "Posso capire che fino a quando sarà concentrato sui versi la folla non gli darà problemi ma quando sfinirà e dovrà farsi largo attraverso questa… beh… ci sarà da ridere" mentre diceva questo il monaco si era voltato per allontanarsi dalla folla ed aveva urtato, accidentalmente un NPC che indossava una maglia rossa, qualche elemento di protezione qua e là su gambe e braccia e che portava in testa un elmetto in cuoio rinforzato; avrà avuto ad occhio e croce una quarantina d'anni e, non appena Lorenzo si fu scusato come se avesse urtato una persona reale, l'NPC gli parlò "Oh… Ma tu sei un monaco!"
Lorenzo lo guardò curioso e decise di parlargli nuovamente "Ah! Mi presento: mi chiamo Clereo e sono un fabbro. Vorrei chiederti un favore: da tempo sogno di forgiare un set unico per un monaco ma mi mancano i materiali… Se tu potessi procurarmeli io potrei donarti in seguito quell'equipaggiamento… Allora, accetti?"
Il monaco rimase scettico riguardo quella richiesta: cosa ne avrebbe guadagnato il fabbro? Però l'allettante offerta di un set unico per lui lo attirava e decise perciò di accettare la richiesta.
"Amici!" sentendo la voce di Nicolò Lorenzo si voltò di colpo e vide l'amico che non scendeva dalla fontana a causa della folla che si era disposto attorno ad essa "Mi date una mano a scendere?"

La taverna era buia e affollata, nonostante fosse al piano nove e fosse ora di pranzo. Gli infissi erano chiusi, la porta principale era chiusa e la poca luce disponibile proveniva da una decina di lampade ad olio. Ma gli avventori non parevano farci troppo caso, erano troppo intenti a mangiare, giocare d’azzardo o prendersi a male parole. Roberto si guardò intorno, alla ricerca di qualche altro giocatore appena entrato, ma si rese conto che in quella bettola c’erano ancora solamente NPC. Sbuffò. Erano quelli di cui aveva bisogno, ma si stava annoiando a morte. Non erano particolarmente loquaci. O almeno, lo erano finché un qualche giocatore non avesse interagito con loro. Al che scattavano i dialoghi. Per carità, ancora non si ricordava di aver sentito due NPC  fare lo stesso identico dialogo, però erano tutte cose molto standardizzate, nulla che gli interesse più di tanto. Apprezzamenti su donne, storie di famiglia, constatazioni sul tempo, luoghi convenienti per fare acquisti ma neppure lì era riuscito a scoprire nulla. Di certo il difficile modo di interazione con gli altri abitanti di quel mondo giocava a suo favore. Solo una volta su cinque trovava il popolano che rispondesse direttamente alla sua domanda e non partisse con la propria scia di dialoghi. Per di più le risposte dirette erano sempre negative.  Era dal giorno prima che non menava le mani e quel favore per Claudio lo stava scocciando sempre di più.  Si versò un altro bicchiere di vino, trattenne tra le dita il calice qualche secondo, ne annusò il contenuto e lo bevve lentamente, assaporandone ogni singolo sorso. Certo, non poteva dirsi che quello fosse il vino migliore che avesse mai bevuto, la gradazione alcolica era poi troppo elevata per i suoi gusti. E poi non era una delle sue adorate birre belghe. Però infondo il luogo in  cui lo stava consumando era stato costruito per dar da mangiare e bere alle persone meno abbienti di quella città, non poteva certo aspettarsi Chianti e Cabernet. Se ne versò l’ultimo mezzo bicchiere e tornò ad annusarlo. L’alcol gli punse nuovamente le narici. Quanto stava adorando il poter usufruire appieno dei proprio sensi sebbene si trovasse all’interno di un gioco... Lasciò qualche moneta sul balcone, avidamente raccolte dall’oste, che subito passò con lo straccio umido che aveva appoggiato alla spalla a pulire. Si alzò dallo sgabello, passò dietro ad un paio di NPC che giocavano a carte, poi uscì in strada. La luce solare lo investì improvvisamente, facendogli stringere gli occhi e portandolo a ripararseli istintivamente con la mano che dovette subito spostare sul naso, assalito dal tanfo selvaggio dello sterco. Claudio gliel’avrebbe pagata, eccome se lo avrebbe fatto. Sperò solo di non dover trovarsi in mezzo ad una rissa di strada in quel postaccio. Già senza la sua armatura non si sentiva affatto sicuro, vestito solo di vesti logore si sentiva direttamente nudo. Magari lo avrebbe aiutato nel guadagnarsi la fiducia di qualche cittadino in più, ma non vedeva l’ora di cambiare quell’abbigliamento. “ Macché rissa di strada” si ritrovò a pensare “questa è pur sempre zona sicura”
Sgusciò tra un paio di ragazzini che trasportavano pesanti casse di frutti, poi da dietro allungò una mano per prenderne uno. Il tentativo di furto fallì miseramente e si vide costretto a pagare una piccola multa, constatando felicemente che gli avevano rubato qualche moneta. Era un guerriero, non un ladro. In quel posto era alla mercé di qualsivoglia sorta di furfante. Inveì pesantemente, poi sentì un urlo sopra di sé. Fece appena in tempo a saltare verso il centro della strada che alla sua destra una scia di liquami rovinò sul terreno polveroso. Cadde un altro santo dal calendario. Quel posto stava mettendo a dura prova i suoi nervi. Si avviò verso una zona meno lurida della città di Hodtburg, in modo da non rischiare ulteriormente docce poco gradite. Evitò i quartieri ricchi del centro, così vestito si sarebbe sentito troppo a disagio e si rifugiò in una locanda meno squallida della precedente. Si rifugiò in uno sgabuzzino e si rimise la sua adorata armatura. Tornò poi nel salone principale e iniziò nuovamente con le proprie ricerche. “Ho una moglie e figli a cui badare, non posso rimanere in questa locanda tutto il giorno!”; “ Perché non vai a rompere a qualcun altro, guerriero?”; “Ottima giornata per la pesca, vero?”; “ Sai? Anch’io un tempo ero un avventuriero, poi per mia grande disgrazia mi sono sposato ed ora mi ritrovo tutti i giorni rinchiuso in questa città”. Tutte le risposte che ottenne non erano di alcuna utilità alla sua ricerca, dei 23 NPC interrogati nessuno gli aveva rivelato qualcosa che potesse servire a Claudio. Mandò quindi un messaggio al ladro, riferendogli dell’ennesimo insuccesso: Sapeva che avrebbe capito e non se la sarebbe presa, lui stesso gli aveva raccomandato di non esagerare nella sua ricerca e di non sentirsi assolutamente obbligato a scovare qualche informazione. Il guerriero sospirò, poi si avviò verso il portale cittadino. Avrebbe passato il resto del pomeriggio a buttare a terra qualche nemico, sentiva la mancanza dello stringere nella mano l’impugnatura della sua arma.   

Riccardo stava curando la zona del campo che la gilda, su consiglio di Nicolò, aveva deciso di occupare con le piante utili all'abilità Alchimia del chierico e del bardo. C'erano piante diversissime tra loro: alcune erano delle grandi foglie marroni che fuoriuscivano dal terreno, alcuni erano dei fiorellini gialli con i petali triangolari, altre erano dei piccoli cespugli bianche dove si intravedevano delle bacche color viola e altre ancora erano delle lunghe canne di bambù di color rosso. Era un tripudio di colori e di profumi quel piccolo angolo in cui, a Riccardo, piaceva rintanarsi un po' a pensare e a rilassarsi all'ombra degli alberi. In quel momento il chierico stava raccogliendo nell'inventario le bacche viola, chiamate Bacche di Lister, quando Camilla si avvicinò a lui "Ciao Rik!" lo salutò lei.
"Ah! Ciao Milla! Mi hai colto di sorpresa!" disse lui voltandosi in fretta.
"Gli altri sono già usciti tutti?" gli chiese lei.
"Penso di sì; oggi era il mio giorno di rimanere a sorvegliare la sede quindi credo che gli altri siano già andati in missione o analoghe" gli rispose lui mentre con, un pugnale, recideva una delle Canne di Rouge (le canne di bambù rosse) per estrarne il liquido all'interno.
"Ah perfetto… Io devo aspettare Linton che dovrebbe essere qui a breve" 
"Ah capisco! Ma hai fatto colazione?" chiese il chierico guardando la ragazza.
"Non ancora, purtroppo, mi sono appena svegliata" disse lei.
"Ah allora vieni!" il ragazzo le fece cenno di seguirlo con la mano e condusse la ragazza dietro un albero dove era collocato un tavolino in legno con tre sedie "Nicolò e Lorenzo, da quando Nico ha iniziato a confezionare degli infusi grazie all'alchimia, hanno creato questo spazio per bersi un tea ogni tanto"
"Wow è molto carino" disse lei sedendosi "Ma queste sedie e questo tavolo da dove vengono?"
"Lorenzo si sta specializzando nella falegnamerie e quindi, ogni tanto, crea del mobilio per la gilda; l'altro giorno cercavo Nicolò e, entrando in camera sua, ho visto che c'era un tavolino per giocare a scacchi e c'era Alessandro che lavorava per creare i pezzi per giocare"
"Quindi anche Alessandro si sta specializzando in…"
"Artigianato; già… Si stanno specializzando tutti in qualcosa…" disse lui accomodandosi.
"Te non pensi di fare qualcosa di simile?" gli domandò lei.
"A dire il vero… Pensavo di aiutare gli altri come dottore… Mi piacerebbe raggiungere livelli alti nella magia di Healing e di specializzarmi anche nella cura di altro" spiegò lui poggiando i gomiti sul tavolo.
"È un'idea bellissima" in quel momento Camilla ripensò a quando aveva incontrato Antigone e al suo nobile ideale, alla sua grande forza, ma poi allontanò da sé quei pensieri e disse scherzando " Ma non c'è niente da mangiare?"
"Izanog" chiamò in maniera calma Riccardo e, in quel momento, la sua tartaruga arrivò da lui galleggiando in mezzo all'aria mentre portava, in equilibri sul suo guscio, un vassoio con una teiera in ferro, una tazza e una ciotola di biscotti.
"Wow ma il tuo Izanog è cresciuto parecchio" disse lei carezzando la testuggine che era diventata grande circa 75cm.
"Eh già! Man mano che mangia cresce sempre di più ma mi auguro che ad un certo punto si fermi" spiegò lui mentre versava il tea nella tazza della ragazza.
"Grazie mille Rik" 
I due chiacchierarono per qualche minuto mentre Izanog innaffiava tranquillamente le piante con lo spruzzo d'acqua che emetteva dalla bocca.
"Più lo guardo, più mi ricorda uno Squirtle" rise Riccardo.
"Squirtle?" ripeté la ragazza curiosa.
"Massì dai! Il Pokémon…" e Riccardo si fermò un attimo a pensare poi riprese "Ah già… Te seguivi solo i Digimon" così, tra i due, scoppiò la millenaria guerra per il decidere chi fossero i migliori tra Pokémon e Digimon; la lotta però si risolse in un nulla di fatto perché, quasi subito, fortunatamente, arrivò Linton e, dopo aver salutato il ragazzo e la sua tartaruga, prese con se Camilla e partirono per la missione lasciando Riccardo a bofonchiare divertito mentre finiva di bere il tea.

“ Uh ecco! Questo sarà perfetto!”
“ Sicura che gli piacerà Langley? Non è niente di che in fondo! Piuttosto compragli una nuova arma. Sai? I giocatori di un certo livello ora possono trovare armi decenti anche ai piani inferiori ”
“ Allora, anzitutto chiamami Luna, ci conosciamo da parecchio tempo, in fondo! Altrimenti anche io smetto di chiamarti Eleonor ed uso il tuo username!” la ragazza sorrise all’indirizzo dell’amica “E poi scherzi dicendo che non è niente di che? Sono mesi che è senza e quando Claudio scoprirà che era proprio qui a Radjudai si mangerà le mani!”
“ Mah, voi italiani siete così strani…” disse la ragazza, riprendendo a farsi largo tra la folla dopo che l’amica aveva finito di pagare il negoziante
“ Non è che siamo strani” s’inserì Aldo “ è che ci sono certi argomenti sui quali siamo particolarmente sensibili!”
“ E questo sarebbe uno di quelli?” chiese Eleonor
“ Certamente! Per noi è un rito, come il tea degli inglesi!” rispose prontamente lo sciamano “ché quella roba acqua acqua che bevete voi americani!”
Luna e Aldo scoppiarono a ridere, mettendo in imbarazzo l’amica.
“ Ma è possibile che tu le debba sempre dare contro?” fece notare la ladra “ io non vi capisco, sembra quasi che siate…” ma si fermò in tempo, ricordandosi le raccomandazioni di Claudio “… due fratellini litigiosi”
“ Non siamo due fratellini litigiosi!” si lamentò Eleonor, incrociando le braccia
Luna ridacchiò a denti stretti “ Si si, come preferite” poi si rivolse a Hyrtang “ Comunque Aldo, ti hanno fatto sapere qualcosa?”
“ Sì, qualche minuto fa. Dicevano che avevano quasi fatto. Ci siamo dati appuntamento nella via del bazar principale, davanti alla bancarella di armature vicino alla piazza principale” rispose lo sciamano “ Non credo gli sia andata troppo bene”
“ Qualche minuto fa?” chiese la ladra “ perché non c’è l’hai detto subito? T’immagini la ramanzina che ci fa Claudio se arriviamo in ritardo? Lo sai com’è per queste cose!”
“ Scusa Eh, ma tu potevi anche chiedermelo” rispose il ragazzo “ mica posso pensare a tutto io qui!”
“ Come se tu abbia mai pensato a qualcosa…” bofonchiò Eleonor. Hyrtang la sentì ed iniziò a battibeccare con l’amica. Luna li guardò divertita dare spettacolo in mezzo alla strada, perdendosi a rimuginare sul pensiero fisso che tra i due c’era molto di più di quello che davano a vedere, ma venne poi bruscamente richiamata all’attenzione da Eleonor, che aveva iniziato a parlare al suo indirizzo.
“ Toglimi una curiosità Luna” iniziò a dire la chierica 
“ Dimmi pure, Eleonor” rispose lei
“Perché siamo dovuti comunque venire fin quaggiù? Non avevate annullato l’incontro dicendo che Nicolò avesse copiato parecchi libri delle biblioteca, molti che riguardavano anche la lore del gioco?” 
“ Si, certo. Ma quelle erano soprattutto storielle. Abbiamo controllato e ricontrollato ma non siamo riusciti a trovare nulla che non riguardasse il sovrano di questo mondo. Leggende su di lui, odi, racconti di gesta….”
“ Nulla che trattasse né del rituale di cui parla spesso Claudio, né informazioni su Fastre o robe del genere insomma” constatò lo sciamano
La ladra annuì lentamente col capo. Poi riprese ad avanzare, in direzione della piazza principale.
In quei mesi Rajudai era sempre stata una città chiassosa e affollata, piena zeppa di giocatori,  nonostante ci fossero molte città nei piani più alti praticamente deserte. In molti erano riluttanti ad abbandonare il piano 0 e l’1, avevano ancora troppa paura sebbene i membri della prima linea avessero più e più volte assicurato loro che non ci fosse nulla da temere e che spostarsi di un paio di piani con la dovuta attenzione non era un’impresa proibitiva. Ciò portava ad un sovraffollamento delle primissime città del gioco anche se queste erano state ideate per ospitare in ogni modo un elevato numero di persone. 
Luna sgusciò tra l’ennesimo gruppetto di persone intente a chiacchierare ed ad occupare la strada, poi si gettò in un vicoletto laterale un po’ meno affollato, seguita a ruota dai due ragazzini e senza perdere la presa sul sacchetto che stringeva in mano. Avrebbe potuto inviarlo al proprio ragazzo senza problemi, ma in quell’occasione avrebbe preferito darglielo di persona, soprattutto poichò ne conosceva il contenuto. Si fermò quindi a consultare la mappa cittadina, in modo da studiare un percorso che non prevedesse il passaggio per le vie che sapeva essere più affollate. Molti giocatori della classe ladro sceglievano infatti le popolose città iniziali come terreno di caccia per racimolare qualche oggettino o qualche spicciolo che li avrebbe agevolati. Guardò l’ora: quasi le quattro del pomeriggio. Sarebbero anche dovuti rientrare alla base in serata ed uscire dalla città con quella calca asfissiante era una vera e propria impresa. Sempre che Claudio volesse tornare alla gilda quella sera. La ragazza aveva la costante impressione che nell’ultimo periodo il ladro trovasse ogni motivo valido per passare sempre più tempo lontano dai suoi compagni. Erano sì spesso in giro con River e Phones, con Hyrtang e Queen, ma raramente andavano in missione con i membri della Vitriol al gran completo. Sostanzialmente ormai stavano tutti assieme quasi solamente nelle bossfight, eppure le avevano raccontato che il primo mese, prima che la ritrovasse, era sempre assieme a loro, tra marce serrate, esplorazioni di dungeon ed ogni qualsivoglia tipo di scontri. Tentò di scacciare questi pensieri dalla testa per rimanere vigile ed attenta nell’evitare incontri sgraditi. Percorse alla guida del trio i vicoletti a passo spedito, senza degnare di troppe attenzioni gli NPC che mendicavano abbandonati a terra, contro i muri o tra ripari improvvisati fatti di bastoni a stracci. Poi dopo un’improvvisa svolta a destra, la stradina si aprì, andando a sfociare direttamente nella piazza principale. 

"E quindi sono quelli gli uccelli del lago Finsalot?" domandò Alessandro osservando il lago affacciandosi da un cespuglio.
Lorenzo, dopo che l'NPC gli ebbe affidato la missione di recuperare 15 piume del Finsalot, ovvero delle piume possedute da degli uccelli che vivevano nei pressi dell'omonimo lago, aveva chiesto un aiuto ad Alessandro e Nicolò per trovare il lago. Alessandro ebbe la brillante idea di chiedere agli uomini della prima linea se si fossero imbattuti nel lago sopracitato e Nicolò, subito, scrisse a Linton per avere informazioni; il Generale disse loro che il lago Finsalot si trovava all'estremo est del piano 12  e fornì anche delle dettagliate analisi riguardo gli uccelli che avrebbero dovuto sconfiggere: gli uccelli di Finsalot erano dei volatili simili a delle cicogne, alti 2 metri e con un'apertura alare di 3 metri, trascorrevano gran parte del tempo immersi, con le lunghe gambe nere, dove l'acqua del lago era più bassa, sorreggendosi su una zampa; avevano un lungo becco nero lungo 1 metro circa da cui fuoriusciva la loro temutissima lingua biforcuta tagliente come un rasoio; avevano dei profondi occhi gialli con una pupilla verticale simile a quella di alcuni rettili e le loro piume sembravano piccoli specchi dato che riflettevano le immagini su di esse conservando comunque la morbidezza tipica delle piume.
"Sì dovrebbero essere quelli!" sorrise Lorenzo felice di aver trovato le sue vittime "Nico, la tua nuova spasimante ti ha inviato anche informazioni sul loro movente?"
"Sei simpatico come un guelfo nero… Comunque sì, il Generale ci ha inviato delle informazioni sul movente, dunque… hanno registrato quattro tipologie d'attacco: colpiscono sferrando dei colpi con le zampe che dicono avere degli artigli particolarmente affilati, sferrano affondi con il becco, utilizzano la lingua come una frusta tagliente e poi, l'ultimo e più pericoloso, fanno un balzo per aria per atterrare sull'avversario, fermarlo con le zampe e iniziare ed infilzarlo con la lingua"
"Mmm… Visti da così lontano non sembrano così pericolosi" disse Alessandro sottolineando con enfasi i due "così".
"Non lo so… come agiamo?" domandò Lorenzo.
"Bella domanda, nel momento in cui attaccheremo uno di loro anche gli altri si accorgeranno di noi… Ne ho contati 8 quindi potremmo essere in serio pericolo se ci attaccassero tutti insieme…" meditò Nicolò a voce alta.
"Riuscirli a separare sarà comunque difficile… e non abbiamo idea dei loro HP… Io li posso attirare essendo un tank però…" disse il barbaro. 
"Però sono comunque troppi… Se eliminassimo subito i primi due che ci verranno incontro e poi ci dividessimo gli altri?" propose il bardo.
"Non mi sembra una cattiva idea però come facciamo?" domando il monaco.
"A quello ci penso io, se Ale mi assicura il suoi aiuto" Alessandro annuì all'amico "Bene… Siccome non c'è Rik dobbiamo arrangiarci" Nicolò aprì il menu e diede agli amici tre pozioni rosse medie "Queste utilizzatele in caso per curarvi"
"Perfetto e… Se posso chiedere… Come hai intenzione di eliminarne due di loro in fretta?" chiese Lorenzo incuriosito.
"Io ne attirerò due dopo avergli tolto un po' di HP nella speranza di abbassarglieli al punto che Ale possa finirli…" 
"Ah quindi si basa tutto sulla speranza?"
"Esattamente" Nicolò uscì dal loro rifugio e prese con la mano destra la falce e, con quella sinistra, la sua penna-catalizzatore; toccò due volte la lama della falce con la punta della penna ed essa venne avvolta da un'aura nera.
"Cosa stai facendo esattamente?" sussurrò Lorenzo all'amico.
"Vedi, ho sbloccato diverse magie nell'ultimo periodo e questa si chiama Arma Oscura: consuma 1/3 del mio mana massimo e buffa l'arma per 2 minuti circa però può fare anche un'altra cosa" e il ragazzo sorrise.
"Ossia?" domandò Alessandro.
"Questo: Rilascio!" il bardo menò un fendente orizzontale davanti a se e, dalla lama della falce, l'aura oscura si staccò formando un fendente d'energia che colpì in pieno due degli uccelli togliendogli metà degli HP.
I vari uccelli si voltarono verso i ragazzi e, i primi due ad essere stati colpiti, corsero velocemente incontro a loro.
"Alessandro adesso!" urlò Nicolò all'amico indietreggiando.
"Eh? Ah sì!" il barbaro scattò in avanti e fece vibrare la spada da sinistra a destra sferrando un fendente che ridusse gli HP dei due mostri al 5% "Maremma boia!" urlò il ragazzo capendo di essere rimasto scoperto ad un contrattacco ma, rapido, Lorenzo saltò in avanti affondando due pugni nel ventre dei due pennuti "Ci è mancato poco " disse poi mettendosi in posa da combattimento.
I sei uccelli restanti iniziarono ad emettere dei versi acuti e strazianti ed iniziarono ad avanzare verso i tre ragazzi.
"Ragazzi ce la possiamo fare?" domandò Nicolò abbassando la falce e mettendosi alla destra di Lorenzo.
"Massì… non preoccupatevi; ce la faremo" disse Alessandro mettendosi alla sinistra di Lorenzo impugnando saldamente lo spadone davanti a sé.
"OK ANDIAMO!" Urlò Lorenzo con tutta la sua forza.

"inizia a tramontare… Sarà meglio che ti riaccompagni verso la vostra sede" disse Linton a Camilla mentre rinfoderava la spada.
"Grazie Linton" sorrise lei.
Le due ragazze stavano percorrendo un sentiero montano dove solo le loro ombre le seguivano. Alcuni alberi si intrecciavano ai bordi del sentiero lasciando davanti a loro la meravigliosa immagine del sole che tramontava tingendo il cielo di porpora.
"Come procedono le cose nella gilda?" domandò Linton alla ragazza.
"Tutto molto bene; Ashel ha avviato un piccolo orticello, Orpheus e Symon coltivano erbe utilizzate in alchimia e Gabél e Hamlaf stana praticamente ri-arredando la sede…"
"E la nuova arrivata? Intendo dire…. La fidanzata di Ashel? Per te sarà un sollievo avere finalmente una ragazza in gilda"
"A dire il vero non è proprio così…"
"Cosa intendi dire?"
"Vedi… Anche al di fuori di questo gioco non eravamo in buoni rapporti con lei… Ne io ne gli altri… Certo… non è che la odiassimo, però ha sempre avuto degli atteggiamenti che ad alcuni di noi non andavano proprio a genio…"
"Orpheus come affronta questa cosa?"
"Orpheus è il più diplomatico, dice che non ci deve andare bene per forza però, essendo la fidanzata di Ashel ed essendo all'interno del nostro team, dobbiamo sforzarci per farla sentire a suo agio"
"Beh non ha tutti i torti…"
"Esatto; ma, la parte più divertente, è che quando lei fa qualcosa che non va bene ad Orpheus lui le inveisce contro con le sue invettive… Però… Ad essere sinceri… Fa così con tutti"
Linton scoppiò a ridere "Certo che Orpheus è proprio assurdo… Sembra il protagonista di un romanzo o di una tragedia ahahahah"
"Ti prego: non dirglielo mai"
"Perché?"
"Si gaserebbe troppo quell'esaltato" sbuffò Camilla pensando all'amico "Ascolta Linton ti posso chiedere una cosa?"
"Dimmi pure"
"Come ti dicevo prima gli altri si stanno dando tutti da fare per rendere più vivibile questo inferno… Ma la cosa mi spaventa… Secondo te stanno pensando che non andremo via da qui?"
"Cosa? Come ti viene in mente questa cosa?"
"Vedi… Mi sembra che si stiano quasi abituando a questo mondo… Quasi come se volessero rimanerci…"
"Ma no! Sicuramente hai frainteso il loro modo di agire! Loro non stanno cercando di rendere pi vivibile questo mondo, cercano di sopportarlo finché non potranno andarsene… Hanno bisogno di resistere finché non riusciremo ad andarsene"
"Sarà… Ma io non lo so…"
"Devi fidarti dei tuoi compagni Mineritt" disse poggiandole le mani sulle spalle e fissandola negli occhi "Loro vogliono lasciare questo mondo il prima possibile… Ma non è neanche giusto correre come dei cretini rischiando di non raggiungere la meta no?"
"Giusto… Grazie Linton!"  le due ragazze si sorrisero e ripresero a camminare.
"Allora" disse Linton per cambiare argomento "Avete programmi per la serata?"
"Ci troviamo alla locanda centrale di Salieno a bere qualcosa… Vieni con noi?"
"Avrei da sbrigare delle faccende burocratiche" sbuffò il generale "Ma se riesco a sgattaiolare via sono dei vostri!"

La luce del sole era accecante. L’aver passato gran parte della giornate dentro alla libreria li aveva abituati così bene a quella dolce penombra tanto deliziosa per la lettura che ora esposti alla luce solare si sentivano come talpe appena salite in superficie nel deserto del Sahara.
“Mamma mia che noia!” iniziò a dire la ragazza, dopo che i loro occhi avevano iniziato a mettere bene a fuoco il circondario e le loro gambe a dirigersi verso il luogo dell’incontro “Un’intera giornata buttata via! Avrei preferito rimanere fuori da quel buco ed andare a fare un po’ di shopping con quei tre. Sapete? Ho veramente bisogno di rinnovarmi il guardaroba! Andare in giro sempre con i soliti due indumenti mi fa sentire sporca! Almeno avrei qualcosa di più raffinato da mettermi in città, qualcosa di più appariscente per le riunioni con Linton, qualcosa di più informale per quando usciamo con te e Luna…”
Claudio e Phones smisero di ascoltare i suoi deliri iniziarono  a parlare tra di loro. Sentì il ladro chiedere come facesse a sentire il bisogno di così tanta roba e se si rendesse conto che, essendo in un gioco, gli abbigliamenti informali ed eleganti non erano assolutamente necessari. Non lasciò al mago neppure il tempo di aprir bocca, che subito prese la parola.
“ Signor neo colonnello! Se ha dei reclami da fare alla mia persona la prego di rivolgerli direttamente a me!”
“ River…” fece seccato il ladro “ Tralasciando la tanto inopportuna quanto ironica ufficialità, spero che tu stessa ti renda conto che le tue sono paranoie infondate, vero?”
“ Non credo proprio, sai?” ma prima di proseguire riflettè qualche istante, poi liquidò il discorso dicendo semplicemente un “ Ma che vuoi che ne sappia un uomo del vestirsi bene poi…”
Al che i tre iniziarono a ridere. Sebbene non avessero trovato quasi nulla di utile per le varie ricerche che stava compiendo il ragazzo era stata una bella giornata. Certo, passata sostanzialmente a sfogliare tonnellate di libri, però tra la buona compagnia e la tranquillità di quel luogo deserto il tempo era volato via, senza pesare affatto.
Le mancavano le giornate così tranquille passate nel suo paesino con gli amici di sempre, a studiare o semplicemente a fare due passi. Tra l’altro nell’aria c’era già il sentore di battaglia imminente, ed ogni giornatina così tranquilla era una vera e propria benedizione. Si guardò a destra ed a sinistra, riuscendo a scorgere in lontananza i tre ragazzi, che si stavano attraversando proprio in quel momento la piazza. Fece loro un cenno, poi affrettò il passo.
“ RAGAZZI! Quanto tempo!” fece
“ Sinceramente ci siamo visti l’ultima volta questa mattina… nemmeno si parlasse di mesi fa…” rispose Hyrtang
“ Sempre a mettere i puntini sulle i, sciamano?” disse, scorgendo poi con la coda dell’occhio un tenero bacio tra Claudio e Luna 
“ Oh e te non ci passi le giornate intere con questo” si lamentò Eleonor
“ E voi due non passate le giornate con una lunatica ragazza irlandese, ragazzi!” fece notare Phones, dopo essersi accomodato su un muretto stuccato
“ Ti voglio bene anch’io, tesoro” gli rispose strizzando l’occhio sinistro River.
A quel punto Luna diede un sacchettino marrone al proprio ragazzo, chiedendogli solo di annusare e di non controllare il contenuto. Il ladro lo avvicinò alle narici, poi inspirò lentamente.
“ MAREMMA BUC…” si fermò appena in tempo, aggiustando il tiro “...Bucolica!” Esclamò “ Ma… Ma… Ma questo è caffè! Io ti amo donna! Dove diamine lo hai trovato?” disse, abbracciando la ragazza quasi fino a farla soffocare
“ Qui in città tesoro. Sapevo ti sarebbe piaciuto!” fece Luna, per nulla sorpresa della reazione del ragazzo
“Piaciuto?” disse teatralmente il ladro “ Macché! Lo Adoro!” ed iniziò a canticchiare, annusando ogni dieci secondi la tanto desiderata polverina scura “A che bell’ò cafè, pure in carcere ‘o sanno fa, co’ à ricetta ch’à Ciccirinnella compagno di cella ci ha dato mammà…”
Gli altri ragazzi lo gurdarono a bocca aperta e scoppiarono a ridere.
“ Mah, torno a dire che voi italiani per certe cose siete troppo esagerati” si limitò invece a dire Eleonor
A quelle parole Claudio smise immediatamente di saltellare e canticchiare e si diresse verso la ragazza
“ Questa” fece, indicando il sacchettino “ e’ roba seria. Da cui si ricava una bevanda spettacolare. Ché quella roba acqua acqua che bevete voi nelle lande dello Zio Sam!”
Il tutto non fece altro che mettere nuovamente in imbarazzo la chierica ed a far ridere ancora più forte Phones luna, Hyrtang e River, attirando l’attenzione di parecchi player che si trovavano in zona e che ora li fissavano con espressioni ora stupite, ora divertite, ora incuriosite.
Il teatrino continuò qualche altro minuto, finché Hyrtang non chiese ai tre amici come fosse andata in biblioteca.
Fu Claudio il primo a rispondere.
“ Non bene. Speravo di raccogliere molte più informazioni. Evidentemente però queste bisogna scoprirle direttamente sul campo”
“ Già” continuò Phones “ci siamo accorti che finché si tratta di storielle o meccaniche di gioco particolari non ci sono problemi a trovare qualcosa di utile su quei libri”
“Ma quando si tratta di, che ne so, oggetti particolari, questline o cose così la musica cambia” riprese Claudio “ si non si trova molto. Affatto”
“ senza contare quanto ciò sia strano” concluse River “cioè, essendo quello un luogo in cui solamente sette giocatori sono autorizzati ad entrare, per quello che ne sappiamo, un po’ tutti ci aspettavamo di trovare molte più informazioni” sospirò “ o per lo meno molti più indizi”
“ Fiasco totale quindi?”
 Fu Phones a prendere la parola “ No Langley, non direi così. Abbiamo un indizio per iniziare a cercare”
“ Già. Piano sette. Roi nacque in una città al piano sette. Non è specificata quale, ma almeno abbiamo un posto in cui iniziare ” neppure Claudio era troppo entusiasta mentre lo diceva. Al piano sette c’erano ben quattro città, tra l’altro abbastanza grandi. Cercare informazioni sarebbe stata veramente un’impresa lunga.
"Ziopio invece?” domandò Aldo “ è stato più fortunato di voi?”
Claudio scosse le spalle “No. Ha chiesto in giro sia al piano quattro, cinque, nove e dieci, ma niente”
“ Come abbiamo intenzione di procedere quindi?”
“ Direi, Eleonor, di fermarci qui per il momento. A breve ci sarà uno scontro per liberare l’accesso al prossimo piano, e voglio che noi tutti ci arriviamo ben preparati”
“ Agli ordini, colonello!” River si mise sull’attenti, trattenendo a stento le risate.
Il ladro la guardò torvo, poi disse “A riposo, soldato!” dando corda a quella scenata che la ragazza stava facendo da quando era venuta a conoscenza del nuovo ruolo offertogli da Linton. 
I ragazzi rimasero in chiacchierata qualche altro minuto, rimanendo d’a ccordo sull’allenarsi ai piani 11 e 12  per guadagnare esperienza più alla svelta. 
“ Dopo la battaglia” iniziò Claudio “cercherò informazioni al piano sette. Da solo. Vi ho già disturbato abbastanza”
“ Ma scherzi?” gli fece in risposta Aldo “per noi è un piacere, davvero. Non preoccuparti”
“ Già” continuò River “ma non addolorarti, segniamo tutto sul conto, ti faremo aver comunicazione dei soldi che ci devi” sorrise, poi aggiunse “ Ora scusateci, ma io ed il qui presente mago dobbiamo andarcene, ci attende una lunga serata all’insegna del ripulire ruderi da bade di furfanti su, al piano otto. Claudio, venite anche voi?”
Vide Luna osservare il ladro, come se già sapesse quale fosse la risposta del giovane.
“Non stasera River, scusa. Avevo già in programma altro. Però potrebbe venire Langley, almeno guadgna un po’ di esperienza. Che ne dici tesoro?” La ragazza annuì.
“ Bene. È deciso. Stasera i due ragazzini a nanna e noi tre a vivere la notte!” trillò la ranger, ricevendo un paio di occhiatacce da parte di Aldo ed Eleonor. Salutarono il gruppo, poi se ne staccarono. l’unica cosa che si chiese fu dove dovesse andare di tanto importante il ladro da lasciare indietro la propria donna.

Quando i tre ragazzi arrivarono davanti alla porta della locanda Nicolò e Lorenzo spensero le due pipe.
"È stata una fortuna che ognuno di quegli uccellacci droppasse tre piume" osservò Lorenzo mentre apriva la porta di ingresso.
"A proposito: hai letto la descrizione delle piume prima di consegnarle al fabbro?"domandò ansioso Nicolò.
"Sì, sì, non ti preoccupare… Allora, se non sbaglio diceva: "Piuma degli uccelli del lago Finsalot; la piume di questi uccelli riflettono alla perfezione il mondo circostante ma, quando vengono strappate dal corpo al quale appartengono, diventano rosse come il sangue di questi volatili" " rispose il monaco.
"Bah… Una descrizione molto semplice… E che pezzo d'equipaggiamento è riuscito a crearti il tuo amico?" chiese Alessandro mentre si faceva largo nella locanda alla ricerca di un posto a sedere.
"Gli "Stivali del Finsalot"!" disse fiero Lorenzo mostrando gli stivali che aveva già equipaggiato ai piedi: erano degli stivali rossi in cui ancora si distinguevano le varie piume che rivestivano l'esterno "Aumentano di molto la velocità del possessore quindi sono ottimi per il mio stile di combattimento"
"Ehi! Voi tre!" urlò Camilla da un tavolo rivolgendosi ai tre ragazzi; loro si voltarono e videro la compagna seduta al tavolo con Riccardo e Izanog che fluttuava vicino a loro.
"Eccoci ragazzi!" disse Nicolò sedendosi al tavolo.
"Symon ma tu non dovevi rimanere a controllare la sede?" domandò Alessandro.
"Ziopio mi ha dato il cambio dopo che è tornato" spiegò lui.
"Ah ma allora bene così!" disse Lorenzo avvicinandosi una sedia al tavolo e mettendosi a capotavola (Nicolò e Alessandro si erano seduti su una panca difronte a Camilla e Riccardo) "Avete già ordinato?"
"Aspettavamo voi" sorrise la ragazza.
Allora Lorenzo digitò un'icona davanti a lui e aprì un menu in cui erano scritti i nomi di diverse bevande "Bene; che vi prendete?"
Gli ordini dei ragazzi furono i seguenti: Alessandro ordinò un boccale da 1/2 litro di birra, Lorenzo un boccale di aspra (una birra particolare con un retrogusto acidulo), Nicolò un bicchiere di diavolo verde (Assenzio con un cucchiaino di zucchero),  Camilla una coppa di gonfiato (del liquore al caramello con panna) e Riccardo un bicchiere di centerbe (liquore ottenuto dalla mistura di diverse erbe di montagna).
I cinque seduti intorno al tavolo si divertirono tranquillamente raccontandosi le rispettive giornate e le avventure in cui si erano buttati in quei giorni e replicarono l'ordine di prima. Ad un certo punto Nicolò si alzò dal tavolo e andò verso il locandiere.
"Che cosa vuol fare Nico?" chiese un barcollante Alessandro.
"Credo che farà una delle sue esibizioni" rise Lorenzo.
"Eh…?" bofonchiò Camilla.
"I bardi si possono esibire all'interno delle locande per guadagnare qualche soldo" spiegò Riccardo dopo aver bevuto un sorso "Quindi credo che a breve…"
I ragazzi si voltarono e videro Nicolò che iniziava a declamare il Canto notturno di un pastore errante dell'Asia di Leopardi mentre NPC e giocatori si voltavano a guardarlo.
"Preparatevi a soccorrerlo dopo: avrà sicuramente uno dei suoi attacchi di agorafobia" sbuffò allora Lorenzo ma qualcosa di strano accadde: nel silenzio dove risuonava solo la voce del bardo un'altra irruppe violenta "Ah che schifo sono costretto a sentire?! Ci mancava solo un bardo da strapazzo che portava in questo mondo le schifezze scritte da quel depresso del 1600"
Nicolò interruppe la poesia e guardò negli occhi il giocatore che aveva pronunciato le parole: si trattava di un barbaro, vestito con un'armatura di ferro e con equipaggiato un'ascia bipenne; aveva i capelli neri e gli occhi marrone scuro.
Tra gli altri giocatori iniziò a diffondersi un piccolo vocio "Ehi ma quello è Felir", "È uno dei combattenti più forti della gilda del Sangue di Drago", "Si dice che sia una testa calda" e simili.
"È arrivato il professore di idiozie e maleducazione?" gli rispose Nicolò fissandolo negli occhi.
"Mpfui… Non capisco come tu e il tuo amico possiate aver preso il ruolo di colonnello all'interno della prima linea… Linton si deve essere sbagliata, si vede lontano un miglio che siete delle mezze cartucce" lo insultò Feril.
"Se vuoi posso farti vedere cos'è in grado di fare questa mezza cartuccia" disse Nicolò con tono di sfida.
"Ahahah! Certo che ti piace proprio far battute, eh? Vuoi sfidarmi a duello? Andata! Basta che poi non andrai a piangere!" gli rispose il barbaro uscendo dalla locanda.
Nicolò lo segui e con lui gran parte della locanda compresi i suoi  quattro amici ed in più, non appena furono all'esterno, arrivò anche Linton che avvicinò i componenti della gilda Vitriol per avere chiarimenti su quello che stava succedendo. La folla formò un cerchio intorno ai due sfidanti; Felir aprì il menu ed inviò al bardo una richiesta di sfida dicendo "Fatti avanti poetucolo!"
"Ci pigliaste, poeta, e talmente che mentre sferragliamo, hop!" Nicolò switchò il bastone da passeggio con la falce e digitò sull'icona per accettare la sfida "All'improvvisata, vi comporrò… ecco… una ballata."
Prima dell'inizio dello scontro, che sarebbe terminato solo quando uno dei due sfidanti sarebbe andato al di sotto di metà degli HP totali, c'era da aspettare che il countdown di un minuto terminasse.
"Ballata?" domandò il barbaro.
"Tre ottave, una ripresa e la fine" spiegò sereno il bardo.
"Tua!" urlò a gran voce lo sfidante.
"Mia? Ballata del duello che, in brutta compagnia, vinse Orpheus senza nemmeno un graffio"
"Questo è il titolo Orpheus?"
"È l'epitaffio!" disse il ragazzo accompagnando le parole con un profondo inchino poi si voltò verso il pubblico che si era lì raccolto, si avvicinò ai suoi compagni di gilda ghignando e disse ad alta voce "Scelgo le rime…" si fermò qualche secondo a riflettere "-accio e -ono le ho trovate!"
Mancavano 10 secondi e il bardo iniziò a declamare "Getto con grazia il cappellaccio" e lanciò il cappello verso Linton che lo afferrò al volo poi continuò "Lentissimamente abbandono il mantello che mi da impaccio" si sfilò il mantello che venne raccolto prontamente da Lorenzo e Alessandro che si comportarono scherzosamente in maniera simile ai soldati che raccolgono l'armatura del loro capitano "E, con la mia falce, tenzono!" quando pronunciò la parola "Tenzono" il coutdown finì e subito Felir si avventò con impeto sul ragazzo il quale, prontamente, parò un fendente dall'alto con la falce e riprese subito a dire "Celadone adesso io, qui, sono; Scaramuccia, re dello stocco!" i due si scambiarono una serie di colpi senza però infliggere danni all'avversario. "E vi avverto, o poi che canzono, che a fin di ripresa…" dicendo questo Nicolò spalancò le braccia e, quando Feril si avventò su di lui per colpirlo, il bardo evitò l'attacco e ferì il rivale con un fendente togliendogli il 15% di HP, poi lo guardò negli occhi e concluse "…io tocco!"
Il barbaro furioso tornò nuovamente ad assaltare il ragazzo che parò i suoi colpi ed, indietreggiando, tornò a dire "Neutral dovea restarvi il braccio! Dove, tacchino, vi schidiono? Nel fianco, sotto il vostro straccio?" e indicò con la mano sinistra il fianco destro dell'avversario, questi cercò di colpire la mano con l'ascia bipenne ma, il ragazzo, prontamente, ritirò la mano e, indicando con la lama della falce la parte sinistra del petto avversario, chiese "Al petto, dove il cuore ha trono?" Feril scansò la falce con la sua ascia ma Nicolò, con il manico della falce, lo colpì alle cosce dicendo "Le cosce, stonf!"e mentre il barbaro cadeva rovinosamente a terra di faccia generando un rumoroso tonfo lui tornò a dire "Senti che suono!" e si allontanò. Feril lo inseguì rosso in volto e iniziò a menare furiosamente dei fendenti senza riuscire ad andare oltre la difesa di Nicolò che continuava la sua declamazione "Una mosca eviro e inchiocco e, a te, poi, non minchiono, ligio, a fin di ripresa, tocco!" e concluse la frase colpendo nuovamente il barbaro con l'affondo della lama e togliendogli un altro 15% di HP.
Feril lo assaltò nuovamente e, sorpreso in volto, Nicolò gli disse "E mi manca una rima in -accio" corse via dall'avversario il quale cercò di colpirlo con un fendente orizzontale ma il ragazzo parò nuovamente e, puntatagli la falce alla giugulare, lo costrinse ad indietreggiare spaventato "Rinculate bianco di tono?" gli chiese il bardo "È per darmi il motto "Scacaccio"!"; il barbaro  provò a rispondere con un'affondo ma venne parato per l'ennesima volta "Paro l'affondo e vi abbono l'idea di ripetermi il dono!" sorrise Nicolò, poi fece un inchino e disse rivolgendosi all'avversario "Invito il tuo tiro, lo blocco" e poggiò a terra la lama della falce. Avventatamente Feril si scagliò sul rivale che però fece ruotare la falce facendolo barcollare; il bardo ebbe così modo di spostarsi sulla destra del barbaro e, gli sussurrò nell'orecchio "Reggi lo spiedo o ti accappono tanto, a fin di ripresa, tocco!" e, ancora una volta, un fendente della falce tolse il 15% degli HP di Feril.
"Ripresa!" urlò a gran voce Nicolò, raggiante in volto "Barbaro, chiedi a Dio perdono" e il bardo iniziò ad assaltare con svariati colpi l'avversario "Io giro di quarto, io m'incocco, io fendo, io infilzo, io buono buono…" e, sull'ultimo buono, Nicolò colpì con un fendente talmente forte l'ascia dell'avversario che riuscì a disarmarlo; Feril lo guardò spaventato finché non vide il bardo avanzare verso di lui; lui disse "Giusto a fin di ripresa: io tocco!" e colpì il braccio destro dell'avversario con la falce togliendogli così il 10% degli HP mettendo fine al duello.
Quando davanti a tutti comparve l'icona della vittoria di Orpheus e un applauso si sollevò intorno ai due sfidanti. Nicolò si avvicinò a Feril e gli sorrise "Questo è ciò che sa fare un mezza cartuccia" e, dopo essersi riequipaggiato mantello e cappello, si allontanò e tornò dai suoi compagni.
"Dovevi proprio fare Cyrano?" rise a pieni polmoni Lorenzo.
"Dimmi che non è stato bellissimo ahahahahah!" rise Nicolò e con lui tutti gli altri amici "Via, il prossimo giro lo offro io!" esclamò rientrando nella locanda.
   
 
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