Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: _Kurai_    08/10/2016    1 recensioni
Tornare sulla Terra era sempre stato il sogno di Oikawa, e nelle poche settimane in cui gli era stato concesso di fare il mestiere dei suoi sogni si era incantato spesso a contemplare lo splendore di tutto quel blu punteggiato di verde che galleggiava nello spazio profondo attorno a lui.
Aveva fatto in tutto tre passeggiate spaziali dopo aver passato l'esame con il massimo dei voti e con un anno di anticipo, prima di quel maledetto giorno.
Quel maledetto giorno che aveva segnato l'inizio della fine.
Ma poteva forse essere un nuovo inizio? O sarebbe stato solo un modo diverso per ucciderli?
Genere: Angst, Science-fiction, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chaos

 

La pistola di Terushima esaurì i colpi dopo pochi istanti, dopo aver colpito (ma non abbattuto) solo un paio di terrestri tra le centinaia che componevano l'orda che li stava attaccando e premeva contro le deboli fortificazioni, mentre all'interno già infuriavano le fiamme.

Gli uomini non sembravano nemmeno tali: molti indossavano sul viso o in testa bizzarre e macabre decorazioni che sembravano fatte di ossa, che davano loro un'apparenza mostruosa resa ancora peggiore dal buio lattiginoso che precedeva l'alba. Alcuni avevano solo il volto dipinto con disegni neri più o meno complessi, come la donna che sembrava la comandante e che appariva come una rosa in mezzo ai rovi, silenziosa e immobile sul suo cavallo nero, illuminata da un raggio di luna fugace.

Yuuji rimase imbambolato per qualche secondo, mentre ancora cliccava febbrilmente il grilletto come se nuovi proiettili potessero riapparire spontaneamente nei loro alloggiamenti.

Alla fine le urla dei compagni lo riscossero e scese dal suo trespolo un istante prima che una freccia colpisse il punto esatto dove si sarebbe trovato se non si fosse spostato: tornò alla realtà con violenza, come se avesse ricevuto un pugno nello stomaco.

Solo in quel momento si accorse realmente di quello che stava succedendo: alcune tende erano in fiamme, ormai irrecuperabili, tra cui quella dove erano state trasportate tutte le provviste raccolte.

Si guardò intorno, cercando con lo sguardo la tenda che gli interessava di più: Hana dormiva con un'altra ragazza sua coetanea a pochi passi da quella dove aveva dormito lui la prima notte, ma Yuuji non riusciva nemmeno a vedere oltre il suo naso in mezzo al fumo.

La chiamò, urlando forte in una cacofonia di altre urla mentre le frecce seminavano morte tutt'intorno.

Un ragazzo più piccolo di lui di cui non conosceva nemmeno il nome venne trafitto precisamente in mezzo alla fronte mentre cercava di scappare, e nella mente di Yuuji riapparvero le immagini che aveva cercato di chiudere fuori: i suoi amici, morti solo poche ore prima anche per colpa sua, probabilmente ancora abbandonati nel bosco.

Avrebbe solo voluto raggomitolarsi in un buco al sicuro, chiudere gli occhi e spegnersi, dimenticare tutto. Avrebbe preferito essere morto subito insieme agli altri piuttosto che rivivere ancora la stessa esperienza.

 

Poi ripensò ad Hana.

Ripensò alla sua voce un po' cantilenante che gli aveva tenuto compagnia in infermeria mentre ondeggiava tra il sonno e la veglia, alle sue mani morbide che gli avevano riapplicato l'unguento sospirando, alle parole di conforto che gli aveva rivolto nonostante avrebbe avuto tutti i motivi per rimproverarlo.

Ripensò a quelle parole, che l'avevano motivato ad alzarsi e riprendere la sua vita in mano, anche se fino a pochi minuti prima aveva sperato solo di dissolversi. Non aveva mai provato un senso di colpa di un'entità simile, così grande da rischiare di esserne divorato dall'interno.

I suoi amici erano morti anche per colpa sua, non poteva negarlo, ma poteva fare ancora qualcosa.

Hana gli aveva detto che poteva cercare di proteggere gli altri, poteva cercare di fare qualcosa di buono per costruire il futuro sulla Terra tutti insieme.

Futuro… davvero lei credeva che avrebbero avuto un futuro?

Gli era piaciuta quella parola pronunciata dalle labbra di lei, sussurrata da quelle labbra che erano state prima di un'amica di infanzia e poi avevano lentamente cambiato significato… c'era sempre stata una dolcezza insita nei suoi rimproveri, e anche se fin da quando erano piccoli si era comportata come la madre che Yuuji non aveva mai avuto (nonostante avessero pressappoco la stessa età) sgridandolo per ogni manifestazione della sua innata ed esagerata vivacità, crescendo entrambi avevano iniziato a comportarsi in modo diverso.

Lui era cresciuto nell'orfanotrofio dell'Arca, lei apparteneva ad una famiglia discretamente abbiente della stazione Arcadia, e sua madre si occupava di gestire quella che chiamava un po' ipocritamente “casa famiglia”, che non aveva nulla né di una casa né di una famiglia.

Hana si era trovata fin da piccola a giocare con i bambini orfani, ed era particolarmente portata a prendersi a cuore i casi più disperati: per questo si era affezionata in fretta a Yuuji, che sembrava tanto vivace e simpatico ma era una fonte inesauribile di guai, incapace di darsi un freno e di sottostare all'autorità di chiunque.

 

Non era ancora riuscito a chiederle come mai fosse stata confinata nelle prigioni dell'Arca.

La figlia modello di una famiglia modello non avrebbe mai dovuto essere spedita sulla Terra insieme alla peggior feccia, e invece se l'era ritrovata a pochi posti di distanza sulla navicella che li aveva condotti lì.

Lui era stato confinato a quindici anni per un furto che aveva compiuto per scommessa nell'unità abitativa di uno dei consiglieri.

Aveva passato due anni in prigione, ma tecnicamente la scommessa l'aveva vinta.

 

Dopo una breve corsa si fermò, tossendo e ansimando per il fumo.

Gli occhi gli bruciavano, e ci mise un istante di troppo a mettere a fuoco la scena che aveva davanti.

La tenda di Hana era avvolta dalle fiamme, come altre tre o quattro che vi erano ammassate intorno, compresa quella vuota che lui stesso aveva diviso con i suoi amici ormai morti.

Terushima si impose di mantenere la calma: tra tutte le persone che correvano e gridavano intorno a lui, prese di sorpresa nel sonno dall'attacco, sicuramente doveva esserci anche lei.

Vista la sua propensione ad aiutare il prossimo, di sicuro stava cercando di salvare qualcuno o di portare i più deboli al riparo nella navicella.

Sì, sicuramente doveva essere andata così.

 

 

Hajime era stato tra i primi a svegliarsi e a raggiungere le fortificazioni per rispondere al fuoco, ma era stato chiaro fin da subito che i proiettili erano troppo pochi e i terrestri erano troppi. Ognuno dei colpi andati a segno era una goccia nell'oceano.

Come avevano fatto a farsi cogliere di sorpresa in quel modo?

Oikawa al suo fianco stava già ricaricando la pistola, dopo aver colpito alcuni degli aggressori con una mira invidiabile. Non aveva mai sparato prima, ma Hajime doveva riconoscere che il suo amico d'infanzia avesse un talento naturale, che lui invece aveva impiegato anni a sviluppare.

Ancora il rinculo lo infastidiva un po', ma Tooru restava al suo fianco dietro le fortificazioni, cercando di schivare le frecce che fischiavano loro accanto.

Avevano perso di vista molti degli altri nell'inferno dell'incendio: il vento stava spingendo il fuoco dalla parte opposta e avevano lasciato Daichi e Sugawara a coordinare un gruppo al fine di cercare di spegnere le fiamme con le poche scorte d'acqua che avevano raccolto.

Che la loro avventura sulla Terra dovesse finire così?

Le fortificazioni tremavano ad ogni assalto: alcune delle sezioni costruite in legno erano ormai quasi totalmente divorate dalle fiamme e i terrestri minacciavano di entrare da un momento all'altro: Hajime sperava che gli spunzoni metallici che aveva proposto di posizionare nei punti più deboli del muro avrebbero fatto il loro lavoro, ma l'attacco definitivo poteva solo essere rimandato.

 

All'improvviso Tooru gli fece un cenno per attirare la sua attenzione, per poi chiedergli quanti proiettili gli fossero rimasti. Iwaizumi alzò quattro dita.

“Ho un'idea” gli disse, di nuovo con quell'espressione che Hajime conosceva molto bene.

“Fortunatamente ho lasciato a Koushi uno di questi” disse, tirando fuori un oggetto che sembrava una scatoletta di metallo nero con un pezzo di fil di ferro a fungere da antenna e una sorta di microfono “è un prototipo, spero che almeno lo abbia con sé… Ora seguimi, Iwa-chan” disse, mettendo via la pistola e arretrando verso la navicella, all'interno della quale si erano già radunati molti dei sopravvissuti all'attacco.

“Sugawara, sono Oikawa, mi senti?”

Gli rispose un ronzio minaccioso. Avvicinò di nuovo i fili del rudimentale walkie-talkie perché facessero contatto e riprovò ancora due, tre volte.

Quando stava per perdere le speranze, la voce roca di Koushi rispose dall'altro capo dell'apparecchio, tra un colpo di tosse e l'altro.

“Qui Sugawara, abbiamo perso le provviste e una parte dei medicinali… stiamo cercando di spegnere l'incendio” disse, tra un ronzio e l'altro.

“Lasciate perdere, con questo vento non ce la potete fare… portate tutti nella navicella nel minor tempo possibile, noi cerchiamo di coprirvi!”

“Ok, ricevuto” sentì rispondere Koushi con una pesante ombra di rassegnazione nella voce.

 

 

La prima persona a cui Tobio aveva pensato quando la prima freccia aveva fischiato a pochi metri da lui era stato Shoyo.

Con la sua arma stretta in mano fino a farsi male aveva corso a perdifiato verso la tenda che avevano già condiviso, che era stata tra le prime a prendere fuoco.

Shoyo era in piedi, immobile davanti all'ammasso di legno e stoffa che bruciava, facile bersaglio per le frecce.

Il suo sguardo era vuoto, nei suoi occhi si poteva intravedere il ricordo della distruzione di un altro luogo che si era arrischiato a chiamare casa.

Tobio cercò invano di riscuoterlo, poi lo trascinò letteralmente via per un braccio, alla ricerca di un posto sicuro per entrambi. Shoyo non reagiva alle sue parole, ma ogni tanto pronunciava frasi incomprensibili nella lingua dei terrestri, visibilmente sotto shock.

 

 

Nell'accampamento ognuno aveva reagito in modo diverso all'emergenza: chi cercava di riunirsi ai pochi affetti che gli erano rimasti, chi si univa ad un piccolo gruppo di difesa che cercava di puntellare le fortificazioni sul punto di crollare e rispondeva al fuoco come poteva, chi correva avanti e indietro in preda al panico e senza dare alcun contributo concreto (Bokuto), chi piangeva gli amici che non aveva potuto salvare, chi cercava disperatamente di spegnere le fiamme.

Solo uno di loro, però, si arrampicò sulle fortificazioni e saltò dall'altra parte, ignorando la propria gamba ferita.

“Ryuu! Che stai facendo? Non...” Nishinoya non riuscì a fermarlo prima che scomparisse dall'altro lato e fece per corrergli dietro, ma Asahi lo trattenne, sollevandolo letteralmente da terra.

“Lasciami andare… si farà ammazzare, non possiamo lasciare che lo faccia!”

“Io invece non posso lasciare che tu ti faccia ammazzare” ribattè Asahi in preda al panico ma con la voce ferma, nonostante le mani che tremavano.

 

Tanaka sapeva che era colpa sua.

Era stato lui a uccidere quel terrestre con una freccia, anche se probabilmente se non l'avesse fatto sarebbe morto lui stesso.

Era stato lui a non volerlo rivelare, ottenebrato dai primi sintomi del veleno e dalla paura di morire.

Se solo si fosse sacrificato nel momento giusto, nulla di ciò che stava accadendo sarebbe successo.

Aveva pensato prima a sopravvivere nell'immediato e poi al futuro: non era abituato a proteggere altri al di fuori di sé stesso, visto che l'ultima volta che lo aveva fatto si era rovinato la vita con le sue stesse mani. Ma ora era diverso: stava lentamente costruendo delle amicizie, c'erano delle persone a cui teneva nel campo e non voleva che morissero per colpa sua.

Da quando aveva appreso che con ogni probabilità Saeko era morta sulla Walden non riusciva a pensare lucidamente: a cosa serviva combattere per sopravvivere se ogni speranza gli veniva strappata in quel modo?

Ma poi… davvero consegnandosi al nemico avrebbe risolto tutto? Davvero sarebbe bastato?

Non restava che scoprirlo.

 

 

La navicella era particolarmente affollata, ma Hajime notò che Sugawara non era presente; il caposquadra Daichi invece era a pochi metri da lui, accanto al portellone, con il viso annerito dalla fuliggine e un'espressione spaventosa: Koushi l'aveva obbligato ad andare avanti senza di lui, che come sempre si sentiva in dovere di alleviare tutte le sofferenze di coloro che lo circondavano e si era fermato a soccorrere alcuni feriti lungo la strada. Daichi aveva ricevuto il compito di guidare tutti al sicuro e proteggerli, ma fremeva dalla voglia di mollare tutto e tornare a raggiungere la sua metà.

Le sue nocche erano bianche dallo sforzo di stringere morbosamente il fucile d'assalto tra le mani, e salutò l'ex sottoposto con un cenno per poi tornare a fissare un punto lontano, combattendo la sua battaglia interiore.

Hajime lo capiva. Tooru gli aveva chiesto di cercare Hanamaki e Matsukawa all'interno e di farsi aiutare da loro (che avevano ottenuto altre armi e munizioni in precedenza) e da chiunque fosse disponibile ad aprire il maggior numero possibile di proiettili, raccogliendone la polvere da sparo in un contenitore metallico. L'amico era quindi sparito dall'altro lato della navicella, dopo avergli assicurato che lo avrebbe raggiunto in poco tempo. Iwaizumi fece ciò che Oikawa gli aveva chiesto, sperando che ciò che Tooru aveva in mente andasse a buon fine.

 

 

Tanaka si trovò in una situazione ancora più complicata di ciò che aveva immaginato: una volta gettatosi dall'altra parte del muro di legno e metallo aveva alzato le mani, in un disperato tentativo di instaurare un dialogo per evitare lo scontro diretto.

“Sono stato io! Sono stato io a uccidere un membro del vostro popolo, anche se l'ho fatto per difendermi! E ora mi consegnerò a voi, se smetterete di fare del male ai miei compagni!” urlò forte e chiaro, la testa alta e lo sguardo rivolto alla bella comandante, che spronò il cavallo in avanti facendosi strada tra gli uomini per valutare l'offerta di sacrificio di Ryuu.

Fu in quel momento che una voce si alzò tra la folla dei guerrieri: era lo stesso individuo che aveva chiesto la loro uccisione il giorno precedente, ed era evidentemente un personaggio importante nel villaggio in quanto tutti gli altri terrestri si zittirono per ascoltarlo.

“Ormai è tardi, Skaikru! Il fuoco della vendetta è stato acceso e alimentato dalla vostra fuga, non possiamo più accontentarci di una sola morte… anche se ho intenzione di prendere personalmente la tua vita!” concluse, sfoderando un coltellaccio ricurvo e lungo almeno trenta centimetri, per poi lanciarsi nella sua direzione.

Tanaka scartò di lato, non senza una fitta dolorosa al ginocchio. Fortunatamente il terrestre non era agile come lui e rimase sbilanciato per un istante di troppo, lasciandogli il tempo di strappare un ramo da un albero vicino e parare a fatica il colpo successivo, in un tentativo estremo di difesa.

“Fermatevi” impose con tono autoritario la Comandante, alzando una mano dalle dita lunghe e affusolate ma che emanava una strana forza “Noi non ci comportiamo così, lui intende sacrificarsi per salvare il suo popolo e la sua scelta va rispettata, anche se tardiva” concluse la ragazza, mentre i suoi occhi blu come lo spazio profondo indugiavano su Ryuu.

“Abbiamo ottenuto di spaventarli e la nostra vendetta, ed è ciò che volevamo… ritiriamoci da vittoriosi, senza aspettare che ricarichino le loro armi da fuoco” aggiunse un altro guerriero dal viso decorato con elaborati disegni neri che Tanaka era convinto di aver già visto: la sua cresta bionda riemergeva dagli incubi della febbre della notte precedente, anche se non era sicuro di quanto fosse sogno e quanto realtà.

 

 

“Si stanno ritirando!” urlò Kuroo, rotolando poi giù dalle fortificazioni per tornare in fretta alla navicella, dove aveva lasciato Kenma poco prima.

Erano stati sorpresi entrambi dalle fiamme nella tenda in parte crollata, e lui stesso aveva portato fuori e sorretto a fatica un Kenma semisvenuto per il fumo, per poi riprendersi in fretta e lanciarsi in una disperata opera di difesa delle fortificazioni. Aveva solo una spalla ammaccata per aver protetto con il suo corpo il più piccolo, che stava per essere travolto da uno degli spessi tronchi che componevano la struttura della tenda (aveva scelto i più spessi e pesanti perché fosse stabile, ma un po' se n'era pentito, e le fitte alla spalla glielo ricordavano dolorosamente).

In ogni caso erano salvi. L'accampamento era praticamente distrutto, ma si sarebbero ripresi in fretta e avrebbero protetto ciò che restava.

Tetsurou contò almeno una quindicina di cadaveri già coperti da teli bruciacchiati, mentre gli ultimi focolai si spegnevano a poco a poco.

Sperò che tra di loro non ci fosse nessuno che conosceva.

Solo avvicinandosi al macabro spettacolo si accorse che accanto a uno di essi vi era un ragazzo accovacciato, che aveva scostato leggermente uno dei teli e si era come raggomitolato su sé stesso, incapace di versare altre lacrime.

 

 

Yuuji poco prima aveva raggiunto la navicella col cuore in gola, la pelle che bruciava e i polmoni in fiamme.

Ne era uscito con frammenti di vetro acuminato al posto del cuore.

Nessuno l'aveva vista, nessuno se non Sugawara.

Il medico era entrato poco dopo di lui, con un'espressione indecifrabile e mortalmente stanca.

Gli aveva risposto con un filo di voce, prima di crollare per la stanchezza tra le braccia del suo Daichi, esausto.

 

“Ho cercato di fare tutto il possibile, ma...”

 

Quella frase sospesa l'aveva colpito come una freccia, più dolorosa di quella tangibile che aveva posto fine alla vita di Hana.

Era stata colpita poco sopra il cuore, proprio mentre stava aiutando Koushi a sorreggere una ragazza ferita.

Almeno era morta subito, senza sentire troppo dolore.

Fu allora che qualcosa si ruppe definitivamente nel cuore di Terushima.

Fu allora che decise che avrebbe avuto la sua vendetta, contro quei terrestri che gli avevano strappato ogni cosa in un battito di ciglia.

Fu allora che si rese conto che quel futuro di cui aveva parlato Hana, a cui per un istante aveva creduto anche lui, non era altro che un'illusione.

 

 

Oikawa aveva appena terminato il suo nuovo prototipo quando gli giunse voce dal piano inferiore della navicella che i terrestri si stavano ritirando.

Con la polvere da sparo raccolta e il carburante recuperato ore prima dalla biposto, Tooru aveva dato vita ad un congegno esplosivo discretamente potente, che però evidentemente non sarebbe più stato utile nell'immediato. Di certo però, con una minaccia simile, in futuro avrebbe potuto essere un ottimo diversivo.

Inoltre non riusciva ancora a comprendere cos'avesse spinto i terrestri a ritirarsi all'improvviso, quando con un minimo ulteriore sforzo avrebbero facilmente potuto conquistare tutto l'accampamento.

Accantonò la sua carica esplosiva rudimentale per tornare in mezzo agli altri, deciso a capire le ragioni di quella reazione.

 

 

“Dovevi lasciarmi andare! Ora lo uccideranno, e noi avremmo dovuto aiutarlo!”

Le proteste di Nishinoya avevano attirato l'attenzione di tutti i sopravvissuti dei Cento che si erano riuniti nella navicella, mentre il ragazzo batteva i pugni sul petto ampio di Asahi, che non sapeva come reagire. Non aveva potuto fare altro che fermarlo, in quel momento. Non aveva avuto nessuna alternativa.

Non aveva potuto fare altro che prenderlo di peso e trascinarlo al riparo dalle frecce, fino alla navicella.

Già proteggendo lui anni prima Noya aveva ottenuto un soggiorno premio non troppo piacevole in prigione e Asahi conosceva fin troppo bene la sua attitudine al sacrificio per gli altri… non era riuscito a fermare Tanaka, ma non poteva permettersi di perdere anche Yuu.

 

Nishinoya sembrava trasfigurato rispetto alla sua solita indole tranquilla e ottimista: i suoi occhi rilucevano decisi e le sue mani tremavano di rabbia, incontrollabili. Perché Asahi l'aveva fermato? Perché Tanaka doveva sacrificarsi per lui? Yuu non poteva accettarlo, non poteva permetterlo… perché Ryuu non aveva provato a immaginare come si sarebbe sentito lui, lasciato indietro in quel modo a convivere col senso di colpa? Perché Azumane continuava a non dire niente, lo sguardo basso a sopportare il peso delle parole che lui stesso gli aveva urlato poco prima? Perché continuava a serrargli le spalle in una morsa avvantaggiandosi della sua forza fisica superiore, come se lui fosse semplicemente un ragazzino da proteggere?

I terrestri si erano ritirati grazie al sacrificio di Ryuu, e ora loro dovevano affrontare il compito ancora più gravoso di contare i morti e i danni.

Con un movimento brusco Yuu si liberò dalla presa di Asahi, che rimase immobile come una marionetta inutilizzata, e uscì dalla navicella dando a tutti le spalle.

Aveva bisogno di restare un po' da solo.

 

 

Con le luci spente e una sensazione di oppressione al petto, Ukai seguì Saeko a tentoni lungo i corridoi pieni di biforcazioni della Walden.

Avevano lasciato gli altri sopravvissuti all'esplosione in una piccola infermeria in disuso, e Takeda aveva tirato fuori da una sacca un paio di piccole bombole di ossigeno che aveva prelevato dalla scorta della sua sala medica: era una goccia nel mare, ma forse avrebbero allungato almeno di qualche minuto la vita di quelle persone.

 

Il medico era rimasto con loro insieme ad Akiteru Tsukishima, che era apparso dal nulla nella sala comune poco dopo l'esplosione, illeso. Anche lui aveva frequentato le lezioni alla scuola dell'Arca con Ittetsu, Keishin e Saeko anni prima, e nonostante fosse originario della stazione Arcadia viveva sulla Walden per motivi ignoti a Takeda e Ukai.

A giudicare dallo sguardo che aveva lanciato a Saeko, però, quei motivi non sembravano così complessi da intuire.

L'ossigeno residuo sarebbe bastato per meno di quindici minuti, perciò dovevano fare in fretta.

Avevano interpretato il secondo boato come il distacco dei due enormi tubi metallici che collegavano la stazione al sistema d'aerazione dell'Arca e ai generatori di elettricità generali, nonché la chiusura di tutte le zone di comunicazione diretta con le altre stazioni orbitanti.

Rimaneva solo una passerella esterna utilizzata dai meccanici spaziali per le riparazioni a legare ancora la Walden all'Arca, e non sarebbe durata per molto.

Finalmente il fascio di luce della torcia di Saeko si fermò contro una porta: per la mancanza di elettricità era necessario forzarla, e Ukai tornò indietro a tentoni per recuperare un piede di porco improvvisato, che usò per spalancarla su una vecchia e polverosa sala controlli.

“In pochissimi sanno che questa sala controlli possiede un sistema indipendente di energia grazie all'illustre sottoscritta… ho scoperto questo posto per sbaglio anni fa mentre scappavo dalle Guardie dopo aver pestato i piedi alla persona sbagliata… aveva i sigilli e l'ingresso era vietato, ma nessuno ha mai scoperto che l'avevo eletto come mio rifugio segreto. Ho rubato un generatore con l'aiuto di un amico e l'ho nascosto qui… ho sempre desiderato tornare a far ripartire questa baracca, per far cagare in mano quel farabutto di un Cancelliere! Di certo non mi sarei mai aspettata di farlo in una situazione simile però...” disse Saeko, elettrizzata.

 

 

Il respiro dei due iniziava a farsi pesante, ma erano ad un passo dalla riuscita del piano di Saeko.

Se solo tutto avesse funzionato…

In ogni caso quella donna era indubbiamente piena di risorse, e senza di lei probabilmente i due non avrebbero saputo come fare a sopravvivere in quella situazione.

 

Saeko iniziò subito a collegare fili e ad armeggiare con alcune leve e pulsanti, che sembrava conoscere alla perfezione.

“Temo che la leva per staccarci dall'Arca si sia inceppata” si voltò dopo pochi minuti con un'espressione terrorizzata, conscia di non avere molto tempo per riuscire a far funzionare tutto quanto e salvare in tal modo i sopravvissuti della Walden.

“Lascia fare a me!” le si avvicinò Ukai, e iniziò a tirare la leva con tutte le sue forze.

Dopo un discreto sforzo finalmente la leva si mosse, e uno scrollone piuttosto violento lo scaraventò dal lato opposto della stanza, con la manopola superiore della leva in mano.

“Vabbè, in fondo non servirà più” commentò Keishin massaggiandosi una spalla e gettando via il pezzo di leva che gli era rimasto in mano, mentre Saeko finiva di mettere a punto i preparativi per puntare verso la Terra.

“Non ti garantisco che atterreremo comodamente… cioè, in realtà non ti garantisco nemmeno che atterreremo, la mia idea si basa su un sistema autonomo che è stato concepito più di cento anni fa ma… se hai un'idea migliore dillo ora, insomma” concluse Saeko, concentrata sul suo compito.

 

Dopo un cenno di diniego di Ukai, Saeko schiacciò l'ultimo pulsante della sequenza, e per qualche istante non successe nulla.

“Ok. Grazie per averci provato, perlomeno morirò con la consapevolezza di averle tentate tutte” disse Keishin con un sospiro.

“Zitto, uomo di poca fede” rispose irritata Saeko, che si stava mordendo a sangue il labbro inferiore.

Ancora qualche istante, e un altro scrollone precedette un sordo tossicchiare dei motori vecchi di cent'anni, fortunatamente alimentati ad energia solare.

“Siamo partiti!!” esultò la ragazza, mentre la Walden si allontanava lentamente dall'Arca, nella speranza di incontrare l'attrazione gravitazionale terrestre.

 


Mi sa che ci ho messo un po' di tempo in più di quanto pensassi ad aggiornare, ma una serie di problemi e i preparativi del Romics purtroppo mi hanno impedito di terminare prima questo capitolo ç_ç Però prometto che d'ora in poi riprenderò ad essere più costante ewe9
E comunque ecco Saeko che entra col botto (SAEKO FOR PRESIDENT) e tutti i nostri eroi che sono alle prese con i terrestri incazzati e con qualche piccolo screzio tra loro... bonus Terushima che è sul punto di schioppare, povera stella (a volte mi dispiace anche un po' per lui però, non è che sono senza cuore come dice una certa Yua... o forse sì, un pochino senza cuore lo sono, lo ammetto).

Ora basta con gli sproloqui >A< Al prossimo aggiornamento!

_Kurai_

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: _Kurai_