Film > Il Mistero Di Sleepy Hollow
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Autore: Tide    09/10/2016    1 recensioni
L'ultimo viaggio del Cavaliere dell'Assia attraverso alcuni episodi visti coi suoi occhi
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6- IL FUOCO FATUO 

La prima cosa che il Cavaliere fece quando sbarcarono fu prendere Temerario e allontanarsi da tutto e da tutti. Avevano entrambi bisogno di recuperarsi a vicenda dopo tutti quei mesi passati l’uno senza l’altro.
Corsero avanti, verso il fronte: gli altri mercenari li avrebbero trovati già là. Il cavaliere non poteva aspettare i loro tempi, sarebbe stato il primo a vedere i bagliori della battaglia e doveva vederli al più presto.
Si fermarono quando ebbero messo molti chilometri tra sé e i loro compagni e quando il sole già tramontava.
Nessuno dei due era ancora abbastanza stanco: avevano dovuto sopportare troppo a lungo spazi angusti e affollati.
Il Cavaliere scese di sella e prese tra le mani il muso di Temerario, vi posò la fronte, poi lo condusse al passo in un bosco vicino, camminando al suo fianco, senza una meta, seguendo qualcosa che sapeva nessun altro avrebbe potuto percepire.
Era qualcosa di familiare, pacifico come la fiammella di un caminetto, eppure di arcano, oscuro e profondo come un baratro senza fine. Lui procedeva attento, pronto a una rivelazione, certo di vederla in quella sera che ormai diventava notte.
Era buio quando lo scorse tra i tronchi degli alberi. Un foco fatuo galleggiava nell’aria con la sua fredda luminescenza.
Il Cavliere legò Temerario a un tronco e si avvicinò, senza smettere di osservare quel fenomeno. Si inginocchiò davanti alla fiammella e rimase a contemplarla. Era come se gli sussurrasse in una lingua sconosciuta.
Tolse il guanto destro e allungò cauto la mano, cercando di sfiorare i confini incerti della sfera. Era fredda come la nebbia.

Ricordava la prima volta che aveva visto un fuoco fatuo, da bambino. Non era stato per caso: il fuoco l’aveva chiamato e lui aveva corso a perdifiato nel bosco, con un terribile senso d’angoscia. Quando l’aveva trovato s’era inginocchiato e aveva preso a scavare con furia, certo di trovare qualcosa di importante, tanto da far paura. Le sue unghie avevano infine urtato un cranio umano, graffiando via la poca pelle che ancora vi era attaccata. L’aveva strappato dal collo del cadavere, l’aveva stretto al petto e aveva gridato, per liberare l’angoscia. Theresa aveva dovuto attendere a lungo prima che lui fosse disposto a lasciarle il teschio. Lei l’aveva rimesso al suo posto, l’aveva riseppellito, mischiando preghiere cristiane  a un rito magico. Non aveva più visto quel fuoco fatuo, ma da allora li aveva sempre ascoltati, quando li incontrava e spesso li aveva cercati e atteso pazientemente che loro si mostrassero.
Anche lì, in America, sentiva i fuochi fatui bisbigliare segreti.
Abbassò lo sguardo e toccò il terreno. Era stato smosso. Prese a scavare con calma, con cura.    

 

   
 
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