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Autore: Testechevolano    09/10/2016    3 recensioni
Una bambina viene abbandonata misteriosamente sulla porta di un monastero con una croce che sembra portare il peso di quell'azione. Viene chiamata Suryan, come il sole che sembra portare dentro.
Sembrava che quella croce le volesse cadere addosso ma era solo un'incisione, non poteva. Ma la donna sapeva che se avesse potuto l'avrebbe già schiacciata[...]Se lo meritava.
Ella viene allevata dalle suore del convento e segue le loro orme insieme alla sua inseparabile amica Judit.
Judit, nonostante fosse contro le regole, aiutò Suryan a sistemarsi. Sapevano che la vera arma per mantenere un segreto era quella di non farne parola nemmeno fra di loro.
Il passato di Suryan però non ha niente di più lontano dalla chiesa, anzi. Il suo passato parla di perseguitazioni, di superstizione, mistero ma soprattutto di una profezia.
Beatrix fece volare il bicchiere con un solo gesto e lo face finire in grembo al cugino, che sorridendo lo fece fluttuare alzando semplicemente lo sguardo. Il contenuto del bicchiere tremò. I due cugini si guardarono negli occhi.
Bombe. Spari. Urla.
-Benvenuto all'inferno, cugino.

Coppie principali femslash ed het.
Genere: Guerra, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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III


Le orecchie le facevano male e un sordo rumore aleggiava ancora in esse, memori del fischio del treno che annunciava partenza, della voce di Judit, dei fulmini che colpivano, dei coltelli che si conficcavano nella carne. Tanti e indistinti suoni che si sovrapponevano creando il caos più totale.
Le immagini erano sfocate e l'unica scena che le era rimasta impressa aveva come protagonista una figura nera che si buttava contro un'altra abbastanza scura.
Nell'incoscienza non fece il minimo sforzo a ricordare, si concentrò piuttosto ad aprire gli occhi. Le palpebre erano pesanti, più di quanto lo fossero state la mattina in cui si era svegliata con dietro solo mezz'ora di sonno.
Suryan si risvegliò su un vecchio e logoro divano e il freddo la pervase. Quanti gradi c'erano? Quattro, cinque?
Si mise di fianco e si rannicchiò e richiuse gli occhi. Si sentiva ancora stanca.
Appena però riuscì a fare mente locale si alzò di scatto, facendo scricchiolare il pavimento malmesso. Si ricordò di Padre John, della Superiora, della piazza brulica di gente, di Beatrix, del treno, delle luci..
- Judit!
La sua voce uscì strozzata e le si chiusero i polmoni, non riusciva più a respirare; arrancò fino ad un tavolo di legno e iniziò a fare un gran chiasso con la bocca, alla ricerca di ossigeno.
Le girava la testa e gli occhi non volevano saperne di star fissi su qualcosa, in quella che pareva una stanza buia.
All'improvviso una porta venne spalancata infastidendo Suryan negli unici due modi in cui poteva essere punzecchiata la mattina presto: facendo riversare la luce esterna nella stanza tutta in una volta e producendo un rumore assordante sbattendo.
La stessa mano che l'aprì la socchiuse e si posò, con tocco gentile, sulla spalla di Suryan, che però divenne ancor più indispettita al contatto della pelle umana.
- Lasciatemi! - sentiva di dover respingere ogni contatto, si dimenò fino quasi a rovesciare la sedia.
La presenza dietro di lei sbuffò, prima di stringerle le spalle con forza e avvicinarsi per poi posarle un bacio sulla guancia. Il contatto le parve strano, inaspettato. Si sentì smarrita per un istante, poi il cuore prese a batterle e il corpo freddo si riscaldò. Era come se una luce fosse stata accesa dinanzi i suoi occhi per illuminarla. Sentì un lieve calore attraversarle il corpo e piacevolmente lo assaporò. Decisamente, era una bella sensazione.
- Stai bene?
La sua voce pareva calma e tranquilla, sicura di ciò che aveva fatto e del suo esito.
- Sì, mi sento.. meglio. Che mi hai fatto?
Suryan indietreggiò e la guardò terrorizzata, non riusciva a stare calma. Non era una super eroina, non era coraggiosa. Era una normalissima ragazzina spaesata e che aveva iniziato a tremare nuovamente di paura. Judit.
- La mia amica? Dov'è Judit?
La figura si allontanò e si alzò in piedi. Fece una cosa che portò Suryan a coprirsi la bocca: schioccò le dita e tre piccole fiammelle si accesero agli angoli della stanza. Come si era immaginata essa era la tipica stanza di una locanda: da un lato un letto a una piazza e dall'altro un piccolo divano la riempivano ed ella era avvinghiata ad una sedia che stava accanto ad un tavolo in legno che fungeva da scrivania. Ma la sua attenzione era tutta sulla ragazza dai capelli rossi e ricci che le stava di fronte e con la mano ancora protesa verso l'alto.
La rossa la guardò con dolcezza e fece spallucce. Non lo sapeva.
- Come fate a non saperlo, voi? Cosa hai appena fatto? Che siete? Mostri?
Fece per toccare il rosario e si accorse in quell'istante di non portare più l'abito sacro. Aveva addosso una semplice camicia da notte che le arrivava sopra le ginocchia. Fortunatamente aveva le maniche rosa e non le spalline.
Era sconvolta e corse alla postazione di prima: il vecchio divano. Si sedette e si accucciò, non tanto più per il freddo ma per protezione.
- Non siamo mostri, Suryan. Io sono Jalice.
Si sedette accanto a lei e i pantaloncini della rossa si alzarono ancora di più. Suryan era sconvolta da tutta quella nudità.
- Siete dei mostri e pure scostumati! Ridatemi il mio abito! E fatemi parlare subito con Beacosa o come si chiama. Me ne andrò via con Judit e vi denunceremo tutti!
Inaspettatamente, Jalice ridacchiò. Suryan capì subito che la mano davanti alla bocca era un tentativo mal celato di nasconderlo, ma i suoi occhi azzurri erano luminosi e ridenti. La stessa luminosità di quelli di una Judit divertita. Il suo volto si rabbuiò.
'Lice, compreso probabilmente il pensiero della suora, smise subito e si fece seria. Parlò guardando per terra e muovendo gli arti inferiori: - Scusa, è che mi ha fatto ridere il modo in cui tu hai chiamato Beatrix. Io e lei siamo amiche, come te e quella ragazza che hai nominato prima. Capisco quello che provi; se Bea si trovasse al suo posto, io morirei dentro.
Suryan osservò il suo profilo illuminato dalla luce delle fiammelle. I suoi lineamenti erano dolci, ma non abbastanza da farle intendere che fossero rilassati. Era sincera.
- Voglio delle risposte. Dimmi chi sei. - Il suo tono era così definitivo che Jalice non si fermò a pensarci su.
Si girò e vide una ragazza distrutta, nel corpo e negli occhi, che si diceva fossero specchio dell'anima.
- Io non ti mentirò. Ti abbiamo portata qui perché tu hai visto tutto ed ora Bea è sotto con gli altri per decidere riguardo il cancellarti la memoria.
Suryan scattò. - Invece di perder tempo in queste sciocchezze, perché non vanno a cercare Judit?!
Jalice sbuffò un'altra volta, ma non era uno sbuffo annoiato. Sembrava impaziente.
- Lasciami finire. Per te, che sei una suora, sarà un grande shock, ma devi saperlo. Noi siamo streghe.
Silenzio.
Suryan trattenne il respiro fino a quando non finì di parlare. - Non siamo cattive, te lo posso assicurare. Io, Bea ed altre nostre amiche non vogliamo il vostro male.
Allungò un braccio per toccarla ma ella si ritrasse. Jalice fortunatamente comprese che era meglio lasciar perdere e chinò il capo.
Il Signore solo sapeva dove avesse trovato la forza di aprir bocca. - Basta, io vi denuncio tutte! Questa è una gabbia di matti ed io non ho nulla a che fare con voi.
Si alzò ma venne seguita da Jalice, che la fermò quando fu al centro della stanza. - Posso provarlo. Ti prego, dammi una possibilità.
Suryan ricambiò lo sguardo. Non aveva la forza di andare avanti né di opporre resistenza. Decise, per una volta, di non fare la testarda. Incrociò le braccia al seno. - Ebbene?
Jalice sorrise, soddisfatta. Schioccò nuovamente le dita e sotto lo sguardo perplesso di Suryan materializzò una radiolina. La afferrò e la sventolò dinanzi i suoi occhi.
- Ora, prendila!
La appoggiò al ginocchio e le diede un calcio. La radiolina fluttuò dolcemente fino a finire nelle mani di Suryan, sempre più sconvolta. La rigirò tra le mani, non notandovi nulla di strano. Guardò 'Lice ed ella scrollò le spalle.
- Non avrai mica pensato che noi usassimo la bacchetta magica per fare incantesimi? La magia ha origine in punti diversi, sparsi per il nostro corpo e fuoriesce da esso quando viene in contatto con oggetti esterni, con la pelle stessa o con determinati pensieri. La materializzazione di un oggetto avviene quando nei hai in mente le fattezze, se le tue dita entrano in contatto. Ho fatto fluttuare quella radio grazie al contatto con il ginocchio. È affascinante, non trovi?
Suryan la guardò basita. Non si sforzava nemmeno di crederle, non aveva la forza di far nulla. Si massaggiò stancamente la fronte. - Perché mi stai raccontando tutto questo?
- Beh, mi hai chiesto tu di farlo e poi, vada come vada, alla fine ti cancelleremo la memoria. - Le rivolse un sorriso.
Suryan non ebbe il tempo necessario di protestare che le mani della giovane furono sull'antennina dell'oggetto che teneva in mano; la drizzò puntandola in una determinata direzione e accese la radio. La bruna non si accorse nemmeno di non tenerla più fra le mani.
"Non ci sono aggiornamenti riguardo il terribile incidente che ha colpito stamane un gruppo di ragazzi sui binari del treno di mezzogiorno..."
La voce che annunciava il fatto avvenuto continuò a descrivere non mancando di riferire dettagli sull'assalto al treno di cui Suryan era stata, seppur contro la sua volontà, protagonista, ma la diretta interessata non stava ascoltando già da un pezzo, precisamente da quando la voce aveva proferito: "incidente".
Quando si apprestò a stilare la lista dei nomi delle vittime, Suryan non potendosi trattenere afferrò con un gesto a tratti violento l'unico punto di contatto con il mondo esterno, il cuore le batté forte in petto. Le sembrò di trattenere il respiro per un tempo lunghissimo, mentre udiva nomi sconosciuti, e tanti. Era stato un vero e proprio massacro, di quelli che non vengono riportati per intero nei film per non turbare l'animo di chi assiste. Si sentì profondamente egoista quando la lista terminò e fu felice che i nomi di Judit e del padre John non fossero riportati tra quelli dei morti.
Era il turno dei superstiti, che erano pochissimi. Il padre John fu nominato per secondo, con sommo conforto di Suryan. La speranza cadde del tutto quando il nome della sua migliore amica non fu nominato. Il cuore le martellò in petto e, sotto lo sguardo pensieroso di Jalice, arrossì e gli occhi si fecero ancor più lucidi. L'inquietudine la portò quasi a smettere di respirare, tanta amarezza provava a quella notizia. Disperse, la novizia Judit e l'apprendista Suryan. Quando le vedevano in città, gli abitanti le chiamavano "suore", apposizione che identificava entrambe, che le metteva sullo stesso piano, le teneva insieme. Sentir marcare le loro reali posizioni, quanto in realtà fossero distanti, non servì ad allentare la pressione, ma ad aumentarla, le mani tremarono a tal punto da farle cadere la radiolina, il cui impatto col suolo rimbombò nelle sue orecchie.
Sentì la mano scottare, segno che Jalice l'aveva presa tra le sue. - Andiamo, non ti faremo alcun male.
Senza che Suryan proferisse parola o desse praticamente segni di vita, la condusse oltre la soglia. La luce che illuminava il corridoio investì in pieno i suoi occhi ed ella fu costretta a coprirli in parte con la mano libera. La scala che conduceva al piano inferiore era a chiocciola e molto lunga, sebbene quel posto non desse l'impressione di essere grande; forse era Suryan ad aver mal calcolato la lunghezza, o addirittura che la scala fosse a chiocciola, tanto le girava la testa.
Quando la sua guida arrestò il passo, azzardò a togliersi la mano dal volto e inquadrò una stanza molto grande. Piccoli tavolini erano sparpagliati da un lato, appesi alle pareti volantini che facevano bella mostra di segni contorti, Suryan pensò che fossero rune. Dall'altro lato vi era un lungo bancone, sul quale erano visibili macchinari per il caffè, le bevande e l'alcool; dietro erano disposte sugli scaffali bottiglie colorate, che la luce filtrante dalle piccole finestrelle metteva in risalto, non solo i colori, anche la consistenza dei liquidi all'interno, che non dovevano essere semplici bevande.
Ciò che più colpì Suryan, fu la vista del tetto, dal quale penzolavano nastri sottili che terminavano con un cuoricino o una stellina. Era una vista davvero insolita, se si teneva in considerazione il fatto che intorno ad essi delle minuscole lucine pulsavano come stelle; i nastri non erano rivestiti di esse, ma attorniati, come se fluttuassero.
Ogni cosa risplendeva in quel posto.
- Beh - esordì Jalice, grattandosi il naso. Si girò verso di lei e alzò le braccia al cielo. - Tra poco arriveranno gli altri; nel frattempo, benvenuta all'Hidden Pub!

Beatrix entrò risoluta e seria in volto, quasi sbattendo la porta, i nastri penzolanti ad annunciare il suo arrivo tintinnando come scaccia spiriti; mosse i capelli da un lato all'altro delle spalle e poi si arrese lasciandoli liberi dietro, sulla schiena.
Vide subito Suryan in compagnia della sua amica, entrambe in silenzio ed assorte, sedute la prima su una sedia le seconda su un tavolino. Beatrix aveva visto Suryan per la prima volta quella mattina ma vederla senza abito era irriconoscibile comunque. I capelli castani erano lunghi e fluidi, lucenti. Senza abito riuscì ad inquadrarla in tutto: era alta, snella e non particolarmente formosa, era normale. Un corpo giusto.
Il suo viso incorniciato dai capelli le dava un aspetto magnifico; e per la prima volta Beatrix ammise a se stessa che quel che vedeva era bellissimo. Suryan lo era.
- Beacosa! Dimmi dov'è la mia amica! Pensi di crederti forte perché sai fare qualche giochetto? Vedi che potrei ucciderti - rantolò su quella parola schifata - se volessi!
La ragazza era scattata alla sua vista e il suo volto si era arrossato, così anche la smorfia che le si dipinse in volto fece bella mostra del suo odio.
Beatrix ripensò alla sua bellezza e la rivalutò orripilante.
- Mi fai ridere, non riesci nemmeno a minacciare che ti senti in peccato!
Beatrix fece un profondo respiro frustrato e guardò la sua amica Helga, che stava appoggiata al bancone, i lunghi capelli ramati raccolti in una treccia, anch'ella aveva l'aria che solitamente è propria di una ragazza curiosa.
Suryan però non fece cessare la sua rabbia. Sicuramente, pensò Beatrix scocciata, le invadeva tutto il corpo, la mente e il cuore. Dalla sua espressione, doveva dedurne che non avesse mai sentito così odio in vita sua.
- Tu curi gente e fai volare cose come l'altra tua amica pazza?
Lo urlò facendo, sorprendentemente, sussultare tutti nella stanza.
Romina, Cladius e Joele furono i primi a rimanerne sorpresi. Essi erano Gli Anziani di quella congrega, Cladius era pure il padre di Jalice, ed era rosso come la figlia. Gli altri due Anziani erano imparentati con streghe della Congrega dell'Occhio del nord.
- In realtà il potere curativo è molto raro, soprattutto fra noi mezzosangue. Quindi non sminuire la specialità della mia 'Lice - e le fece l'occhiolino facendo ridere quest'ultima di cuore.
Suryan andò alla carica e fece cadere la sedia per terra, nel tentativo di alzarsi. Bea la vide scattare nella sua direzione e l'istinto le suggerì di bloccarla utilizzando un incantesimo mentale. Gli occhi verdi di lei non accennarono a gelarsi, come quelli di chi veniva pietrificato.
"Fermati".
Le sue mani erano vicinissime alle sue spalle.
"Merda, FERMATI!"
Il suolo freddo provocò malessere al corpo di Beatrix, che subito si massaggiò la schiena che aveva inarcato non appena era caduta.
Come aveva fatto a non fermarsi?
I Tre Anziani si avvicinarono alle due ragazze per dividerle e guardarono Beatrix con rimprovero.
Romina, bassa e minuta, capelli corti e scuri, incuteva timore e disciplina e quando puntò un dito verso Beatrix ella sgranò gli occhi. Nonostante non fosse la persona più calma e disciplinata del mondo, aveva un forte legame con Romina e per amor suo aveva sempre cercato di evitarle guai a causa sua e Romina amava come se fosse sua figlia quella scalmanata; per questo quel gesto la lasciò di sasso: sembrava un gesto qualunque ma non lo era.
Beatrix si sentì sollevare a mezz'aria e Romina parlò: - Mi spieghi che accidenti ti prende? Non devi minimamente toccare un'ignorante! Se vuoi difenderti non la fai avvicinare.
- Romina! Quella non è un'ignorante!
Romina inarcò un sopracciglio ed esclamò furiosa: - Ti ordino di smettere di dire fandonie o ti finirà male oggi.
Jalice, visibilmente preoccupata dalla piega che stava prendendo la situazione, si mise in mezzo pregando Romina di far scendere Beatrix.
- Anziana Romina! Non è così che risolveremo il problema! - Indicò Suryan messa in un angolo tenuta dagli altri due sotto l'occhio vigile e rassicurante di Helga.
- Io non sono il problema di nessuno di voi! Mostri! - protestò quella, irritata.
Beatrix lentamente scese giù e arrabbiata guardò Romina digrignando i denti. - Ho provato a fermarla con la mente, madre. Non si è fermata neanche per un secondo. Dovevo difendermi!
Romina scosse la testa esausta. - Non può fermare i tuoi attacchi mentali, neanche se fosse una strega.
- Tranne se sia una baciata dal Sole o dalle tenebre, preservante del potere d'Origine!
Tutti si girarono verso la voce che aveva esordito con quelle parole. Helga aveva una mano sulla spalla di Suryan, come a rassicurarla, e quest'ultima non ne era per niente infastidita.
Claudius si rivolse all'apprendista del monastero pensieroso. - Corri verso Romina.
Suryan scosse il capo violentemente e urlò: - Voi non potete decidere cosa devo o non devo fare, non so di cosa voi stiate parlando. Io sono una semplice apprendista e voglio tornare a casa mia!
Suryan agli occhi di tutti aveva così tanta voglia e bisogno di piangere che si sforzò – inutile, agli occhi di Beatrix non sfuggiva nulla! – mantenendo gli occhi bassi concentrandosi sui disegni del tappeto che era sparso per tutta la stanza. Era enorme.
- Ti aiuteremo a cercare Judit se ti lascerai guidare da noi.
Beatrix aveva solo intenzione di far vedere a tutti che non era stata lei a sbagliare, era così orgogliosa!
Suryan alzò lo sguardo e annuì, senza pensarci un secondo di più, si girò verso Romina e corse verso di lei. Quest'ultima si concentrò, sforzò al massimo i suoi poteri, ma nonostante ciò Suryan le arrivò ad un palmo dal suo naso.
- Vedi che dovevi fermarmi con i tuoi poteri diabolici!
Suryan sembrò contrariata e stranita.
- Il fatto è che, ragazza mia, io ci ho provato, ma tu non ti sei fermata.
Calò il silenzio per tutta la stanza e Suryan si sbiancò. Era figlia del diavolo, del demonio!? Era un mostro!? A quel pensiero, Beatrix si sforzò di non riderle in faccia. L’apprendista corse verso la sedia e si sedette, prima di arrivare a faccia in giù da qualche parte.
- Suryan, te ne prego, puoi portarci a parlare con i tuoi genitori?
Joele prese in mano la situazione e le si avvicinò, ma rimase a debita distanza.
Suryan non lo guardò nemmeno. - Io non li conosco, mi hanno lasciata dietro la porta del monastero a pochi mesi. Nessuno li ha mai visti. Mi ha trovata Suor Caroline.

Non le sembrava concepibile, stava parlando lucidamente ma dentro di lei sentiva la confusione totale. Ma era così lei, quando le cose le sfuggivano di mano le evitava, faceva finta di niente, come se non esistessero o non le importasse nulla.
Ma dentro lo sapeva, sapeva che c'era un uragano che stava devastando la sua mente e il suo cuore.
Era come il vento che sbatteva le finestre del convento e che puntualmente cercava di chiudere con metodi fai da te. Correva di qua e di là, rifaceva le stesse cose alle stesse finestre, non si sarebbero chiuse bene fin quando la Superiora non avesse chiamato un fabbro.
Ma la Superiora, il fabbro, non l'aveva mai chiamato.
Così era Suryan ad utilizzare metodi fai da te che impiegavano tempo e fatica per niente, perché non aveva mai avuto il coraggio di alzare la cornetta e chiamarlo lei, il fabbro.
Un inquietante silenzio calò all'interno del pub. Beatrix pareva pensierosa, ma Suryan, in cuor suo, sapeva che in realtà era già arrivata ad una conclusione, lo stesso viso della ragazza sicura di sé sul treno.
- Jalice, falle mettere qualcosa di decente; Helga, tu va a chiamare gli altri. Signori miei, conto che voi siate d'accordo sul fatto che debba testare le sue capacità.
Gli Anziani parvero pensarci su, ma poi, dopo essersi guardati, le fecero un cenno col capo. Helga scomparve all'improvviso, sotto lo sguardo stralunato di Suryan, che non perse tempo a farsi futili domande: - Scordatelo, io non testerò un bel niente!
Beatrix ghignò, segno inequivocabile che conosceva il suo punto debole: - Non vuoi cercare la tua amica? Fuori potresti trovarla.
Gli occhi di Bea le lanciavano una tacita sfida, la stessa che aveva lanciato a Judit sul treno.
"Judit.."
Era combattuta: da un lato non voleva cedere e darla vinta a Beacosa, ma dall'altro voleva trovare Judit e provare una volta per tutti di non essere un mostro.
- Andiamo - cedette, ricambiando lo sguardo di Bea. - Ma non ti assicuro che starò buona buonina.
Gli occhi dell'altra si illuminarono per un istante e Suryan li trovò davvero strani. Occhi scuri che luccicavano, forse un incantesimo?
- Ed io non ti assicuro che ti tratterò bene - disse, prima di afferrare il cappotto ed uscire, facendo tintinnare i nastri incantati.


Ecco i personaggi!

Jalice
Papà Jalice
Suryan
Romina
Nora
Suor Caroline
La Superiora
Beatrix
Mamma Suryan, Anna
Padre John
Terzo Anziano

   
 
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