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Autore: Emmastory    10/10/2016    2 recensioni
Un mese è passato, e la povera Rain si scopre sola dopo la partenza per il pericoloso regno di Aveiron da parte del suo amato Stefan, che l'ha lasciata in compagnia della loro piccola Terra, di una promessa, e di una richiesta. Conservare l'anello che li ha uniti, così come i sentimenti che li legano. Nuove sfide si prospettano ardue all'orizzonte, e armandosi di tenacia e forza d'animo, i nostri eroi agiranno finchè un'ombra di forza aleggerà in loro. (Seguito di: Le cronache di Aveiron: Oscure minacce.)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-IV-mod
 
 
Capitolo XVII

Vento di novelle

Per l’ennesima volta, un mese. Se n’è ormai andata, svanendo come polvere portata via dal vento in un desolato e arido deserto. Come sempre, il tempo continua a scorrere, e per pura fortuna, siamo di nuovo a casa. Ora come ora, occupo la piccola ma comoda poltrona del salotto, accanto ad un caminetto spento e colmo di grigia cenere. Lo sguardo fisso su un punto lontano e imprecisato, il corpo rilassato e la mano sul mio ventre, ormai gonfio a causa della gravidanza che procede. In ginocchio sul tappeto, Terra gioca tranquilla, e guardandola, sorrido. Un sospiro non spegne la mia felicità, e improvvisamente, lei si alza. “Come stai? Mi chiede, curiosa e ingenua come ogni bambina della sua giovane e tenera età. “Bene.” Rispondo prontamente, evitando di esitare in sua presenza. Conoscendola forse meglio di me stessa, so bene che farlo la renderebbe ansiosa, e considerando attentamente i nostri burrascosi trascorsi, questo è l’ultimo dei miei pensieri. “E mia sorella?” si informa poi, con voce dolce e a dir poco angelica. “Benissimo.” Replico, sperando in tal modo di riuscire a soddisfare la sua curiosità. A quella risposta, il viso della bimba pare illuminarsi, e con lo scadere di un solo attimo, si fa più vicina. “Posso?” biascica, indicando il mio addome ora pronunciato. Mantenendo il silenzio, mi limito ad annuire, e prendendo la sua mano nella mia, la guido sapientemente. “Non senti nulla?” le chiesi, dopo alcuni secondi passati ad attendere una sua qualsiasi reazione. Guardandomi, la piccola scuote il capo, e solo allora, eccolo. Un movimento della sua sorellina ancora non nata, che inaspettatamente, mi provocò dolore. Sopportabile, certo, ma pur sempre dolore. A denti stretti, tentai di governarlo, non notando che tale azione sconvolse mia figlia. “Mamma!” mi chiamò, spaventata e incerta. Incredibilmente, il suo grido di paura attirò l’attenzione di suo padre. “Tutto bene?” non potè fare a meno di chiedermi, preoccupato almeno quanto lei. “S- Sì. La bambina ha soltanto scalciato.” Risposi, forzando un sorriso che non desideravo realmente mostrare. Rinfrancato da quelle parole, Stefan sorrise a sua volta, e in quell’esatto momento, un rumore spezzò la nostra concentrazione. Alzandomi lentamente, andai ad aprire, e proprio di fronte a me, vidi qualcuno che non aspettavo. “Samira? Cosa…” provai a chiederle, riuscendo non pronunciare altro che il suo nome. “Scusate, non volevo disturbare, sono qui perché…” tentò di rispondere lei, andando intanto alla ricerca di una giustificazione. In silenzio, la guardai. Il viso pallido, gli occhi lucidi, le gote arrossate dalla vergogna. “Tranquilla, parla e spiegaci cos’è successo.” Fu Stefan a parlare, sorridendole e  incoraggiandola a mettere da parte l’esitazione che le bloccava la gola impedendo alle parole di uscirne agilmente. “Vedete, domani è un giorno speciale, e volevo sapere se… se voi quattro potreste venire.” Continuò, ponendoci con tali parole un’esplicita domanda. “Dove? Azzardai, confusa e stranita. “In chiesa, al mio matrimonio.” Concluse poi, parlando con voce così bassa da risultare quasi inudibile. “Come? Ma certo!” risposi, gioiosa e convinta. “Grazie.” Disse poi lei, stringendomi in un delicato abbraccio e porgendomi con altrettanta delicatezza una raffinata busta da lettere. Chiusa ermeticamente, con della pregiata ceralacca rossa, doveva forzatamente contenere un invito per tale occasione. Passandola a Stefan, gli chiesi di aprirla, e solo poco tempo dopo, scoprii di aver ragione. Samira ci aveva davvero invitati al suo matrimonio, e mentre il tempo scorreva, mi beavo della mia fortuna e della mia felicità. Eravamo di nuovo a casa, la mia piccola si faceva sentire, e quello che spirava fuori dalla finestra non era che un gentile vento di buone novelle.
   
 
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