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Autore: Emmastory    10/10/2016    3 recensioni
Un mese è passato, e la povera Rain si scopre sola dopo la partenza per il pericoloso regno di Aveiron da parte del suo amato Stefan, che l'ha lasciata in compagnia della loro piccola Terra, di una promessa, e di una richiesta. Conservare l'anello che li ha uniti, così come i sentimenti che li legano. Nuove sfide si prospettano ardue all'orizzonte, e armandosi di tenacia e forza d'animo, i nostri eroi agiranno finchè un'ombra di forza aleggerà in loro. (Seguito di: Le cronache di Aveiron: Oscure minacce.)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-IV-mod
 
 
Capitolo XVIII

Bianco e nero

La mattina era tornata come sempre, e con gran garbo e cordialità, il dorato sole prendeva in cielo il posto della bella e argentea luna, regina di ogni notte e superiore alle compagne stelle. Un nuovo giorno era iniziato, e finalmente, ero pronta. Vestivo elegantemente, in accordo con l’occasione per la quale mi ero preparata. Il matrimonio della mia amica Samira. Cercando distrattamente il mio diario, perso per pura sfortuna e poi ritrovato nel cassetto della mia scrivania, avevo anche ritrovato la sua prima lettera. Una scritta di suo pugno nella quale affermava di essersi fidanzata, e di sentirsi innamorata e felice come mai prima in vita sua. Erano ormai passati anni dall’inizio della loro relazione, e finalmente, dopo un’attesa che lei definiva interminabile, il suo tanto amato Soren le aveva chiesto di sposarlo, non offrendo in cambio della sua mano che amore e compagnia per il resto delle loro giovani vite. L’eleganza è oggi dalla parte di tutti noi, in quanto anche la piccola Terra, vestita di bianco, indossa scarpe del medesimo colore. Guardandola, non posso fare a meno di pensare che sia carinissima, e sorridendo, mi lascio anche sfuggire una risatina. Questa svanisce velocemente, e mentre camminiamo verso la chiesa poco lontana, sento il calore del sole sulla pelle. Per pura fortuna, oggi non piove, e a quanto sembra, la funzione dovrebbe iniziare a breve. Una volta arrivati, ci sediamo tutti su una delle lignee panche lì presenti, e rompendo il silenzio, una dolce musica da pianoforte accompagna l’entrata in scena dei miei amici. Con le lacrime agli occhi, mi volto a guardarla. Samira. Il suo vestito è di un rosa tenue, e la sua fine bellezza toglie le parole dalla bocca di ogni invitato. I minuti scorrono, e prima che noi tutti abbiamo modo di accorgercene, ecco il momento più atteso e importante. Il bacio che unendo le loro labbra suggellerà la loro promessa d’amore, e che Soren e Samira si scambiano con trasporto e castità al tempo stesso. Strofinandomi un occhio con la mano, tento di arrestare la fuga di alcune lacrime, e poi, nel silenzio generale, un suono a dir poco assordante. Spaventata, afferro saldamente la mano di Stefan, e il solido portone si apre. Tremo di paura, ed è allora che li vedo. Loschi figuri incappucciati, che attentano alla felicità di ogni persona presente. Spaventata, la gente fa di tutto per fuggire, e nella confusione generale, l’istinto mi parla. Chinandomi, prendo subito in braccio Terra, e provando a correre, inciampo perdendo disgraziatamente l’equilibrio. Cado, e un improvviso dolore alla gamba mi impedisce di muovermi. Provo a rialzarmi, ma non ci riesco. Di lì a poco, la stessa sorte tocca a Samira, che per pura fortuna, si rimette in piedi fuggendo e mescolandosi alla folla. Intanto, non riesco a capire nulla. Ho gli occhi chiusi, non voglio vedere nulla di quanto sta accadendo. Il tempo scorre, e ben presto, anche la testa inizia a farmi male. Le urla della povera gente preda del panico mi perforano i timpani, e mentre il dolore mi stordisce, mi faccio coraggio. Riapro quindi gli occhi, e ho appena il tempo di vedere uno di quei mostri avvicinarsi. In quel momento, un lampo di genio. Chiudere di nuovo gli occhi, e fingermi morta. Assistita dalla fortuna, scopro che il mio piano pare aver funzionato. Il silenzio regna, e finalmente tutto è finito. Siamo soli, e anche se a fatica, mi rialzo. Nascosta sotto una delle panche della chiesa, Terra si guarda intorno, e notandomi, mi tende la mano. Afferrandola saldamente, la aiuto a rimettersi in piedi, e una domanda mi sorge spontanea. “Sei ferita?” le chiedo, guardandola con occhi colmi d’insicurezza. “No.” Risponde, e quella semplice parola mi tranquillizza. Tremando ancora per lo spavento, quasi non si regge in piedi, ma aiutandola, la sorreggo. La gamba mi faceva ancora male, e camminando verso l’uscita, vidi qualcosa in terra. Un bracciale, che ad essere sincera, mi sembrava di aver già visto. Svuotando per un attimo la mente, mi sforzai di ricordare, e improvvisamente, un guizzo di memoria. Chinandomi, raccolsi quel monile, ed esaminandolo, capii che apparteneva a Samira. Assieme a questo, un brandello della stoffa del suo vestito. Doveva esserle caduto durante quel marasma, e la stoffa doveva essersi strappata durante la corsa. Stringendolo in mano, temetti per lei e per la sua incolumità. Ricordavo di averla vista fuggire e mettersi in salvo, ma in quell’istante non ero sicura di nulla. Forse ce l’aveva fatta, o forse no, e mentre il tempo scorreva, quel dubbio mi tormentava. Tacendo, raggiunsi l’uscita della chiesa con Stefan, e fra un passo e l’altro, non potei che concentrarmi su due colori. Il bianco del mio abito in un occasione così speciale, e il nero di una sfortuna che sembrava seguirci da tempo ormai immemore.  
   
 
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