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Autore: Stella cadente    10/10/2016    6 recensioni
Hogwarts, 2048: dopo la Seconda Guerra Magica e una lunga ricostruzione, la Scuola di Magia e Stregoneria è di nuovo un luogo sicuro, dove gli studenti sono alle prese con incantesimi, duelli con compagni particolarmente odiosi, le loro amicizie e i loro amori – come qualunque giovane mago o strega.
Ma Hogwarts cova ancora dei segreti tra le sue mura; qualcosa di nascosto incombe di nuovo sul mondo magico e sulla scuola, per far tornare un conto in sospeso rimasto sepolto da anni...
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«Che cosa gli è successo?»
Il Preside sospirò.
«Anni fa, Black era Preside, ma... ben presto fu chiaro a tutti quale fosse la sua reale intenzione. Non voleva fortificare Hogwarts, bensì renderla più intollerante. Tutti noi insegnanti abbiamo temuto, finora, che tornasse. Io l’ho sconfitto ed esiliato, ed io l’ho privato di quello che era il suo posto. Un posto ambito, e soprattutto influente.»
[...]
«Ascoltami, Elsa» riprese, con tono cupo. «Fa’ attenzione, soprattutto al tuo potere. C’è bellezza in esso, ma anche un grande pericolo.»
Pausa.
«Ricorda», aggiunse, «la paura sarà tua nemica.»
Genere: Dark, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10.
 
 
Quel pomeriggio, nella tenda di Quidditch della squadra di Grifondoro, Esmeralda si guardò allo specchio e sospirò, come per farsi coraggio. I capelli neri, raccolti in una coda di cavallo, sembravano non voler stare al loro posto, e il suo riflesso la guardava preoccupato. L’unica cosa che sembrava starle bene era la sua nuova tenuta da Quidditch, rossa fiammante, con lo stemma della sua Casa sul petto. La ragazza storse la bocca: c’era qualcosa che non andava...
Squadrò lo specchio per una manciata di secondi, poi, come colta da un’idea particolarmente brillante, si sciolse i capelli in un gesto liberatorio e li ammirò starsene tutti ondulati, ribelli e indomabili intorno alle sue spalle.
Ora va decisamente meglio.
Sorrise, scosse un po’ la testa ed entrò in campo, decisa a prendersi il ruolo di nuovo Cercatore.
Almeno, finché Merida non torna.
Non appena si trovò nel campo da Quidditch per l’allenamento, vide subito Febo accoglierla con un sorriso incoraggiante; la ragazza lo ricambiò, poi spostò lo sguardo sulla squadra, seguita dall’amico. Febo era il Capitano, Ercole il portiere;  riconobbe anche Jehan e  Philip Knight, ma per il resto la squadra era formata da ragazzi che non aveva mai visto – esclusivamente ragazzi – che chiacchieravano tra loro allegramente.
«Ho da fare un annuncio» esordì Febo, con voce decisa. Tutti i membri della squadra si zittirono. «Oggi, come sapete, avremo un altro Cercatore» fece un cenno verso Esmeralda, che si sentì arrossire vagamente. «Eccola qua! Esmeralda Trouillefou, che prenderà il posto – almeno per il momento – di Merida Dunbroch» fece, con entusiasmo. «Sapete tutti che – sebbene si sia rimessa – la nostra Cercatrice non è ancora in ottima forma. Perciò sarà una cosa momentanea, come ho già detto, ma non dobbiamo dimenticarci che tra poco abbiamo la partita più importante del trimestre contro Serpeverde, e ci serve una persona in gamba.»
Gli occhi di tutti erano puntati su Esmeralda, che non poté fare a meno di provare un moto d’orgoglio per il modo in cui l’aveva presentata il suo amico.
«Inoltre» concluse. «Come tutti voi sapete ho ottenuto il permesso da Merman di fare una prova un po’...» sul suo viso sbarazzino comparve un sorriso, «speciale, ecco.»
«E cioè?» sussurrò Esmeralda.
«Signori e... signora» disse Febo ignorandola, con il suo solito atteggiamento ironico, «vi informo che a breve la squadra di Serpeverde ci raggiungerà sul campo, per provare a giocare insieme.»
Tra i ragazzi si diffuse un mormorio sommesso, ed Esmeralda si sentì morire.
«Cosa?» sbottò, rivolta all’amico. «Febo, perché non mi hai detto che...»
Il ragazzo fece spallucce.
«Avrei dovuto? Sarà una prova come le altre. Solo che dovrai vedertela direttamente con l’altro Cercatore» il suo volto si rabbuiò.
«Chi sarebbe l’altro...»
«Buon pomeriggio!» La domanda della ragazza fu interrotta da una voce familiare.
«Hans, ciao!» fece il Grifondoro, facendo un cenno con la mano. Esmeralda trattenne una smorfia di disgusto: come mai Febo si comportava in quel modo con Hans Westergård, come se fossero amici? E dire che la sera prima, alla festa, neanche si erano parlati più di tanto...
Dedusse che il suo amico stesse facendo buon viso a cattivo gioco – quello che lei non sarebbe mai stata capace di fare.
«Febo» replicò l’altro a mo’ di saluto, mentre gli batteva una pacca sulla spalla. «Oh, la nuova Cercatrice, vedo» fece un cenno in segno d’apprezzamento nei confronti di Esmeralda, che però lo guardava ostile. «Credo che darà parecchio filo da torcere al nostro Cercatore, anche se non so quante possibilità abbia contro di lui» sogghignò. Un dubbio orrendo si fece strada nella mente della Grifondoro, mentre Hans diceva: «Ma voglio essere sportivo e dire: che vinca il migliore!»
Il Serpeverde lanciò uno sguardo di intesa, che a Esmeralda non piacque per niente, ai compagni che stavano dietro di lui. In quel momento Westergård le apparve ancora più falso di quello che non le sembrasse già, e la cosa le fece istintivamente arricciare il naso.
Intanto, alle spalle del ragazzo, i suoi compagni di squadra cominciarono ad avanzare; fu solo allora che la Grifondoro si accorse con chi avrebbe avuto a che fare.
«Oh, molto bene» avrebbe riconosciuto quella voce grave tra mille. «E così la nuova Cercatrice... saresti tu
Aveva detto quel tu con tutto il disprezzo che lo caratterizzava, che suscitò una vampata di collera nella ragazza.
«Sì. La cosa ti crea problemi?» ribatté spavalda.
Claude Frollo appariva un insopportabile sputasentenze anche nella sua divisa da Quiddicth verde e argento, con quegli occhi scuri e seri e quell’espressione di altera superiorità sulla faccia pallida. Lo stemma di Serpeverde sembrava brillare alla lieve luce del sole che filtrava attraverso le nuvole, come a ribadire la rivalità che c’era tra la sua Casa e quella di lei.
«A me? Non direi proprio» disse, con il suo solito tono freddo e sostenuto. «Ma ho come l’impressione che questa prova sarà altamente istruttiva; se non altro per te, mezzosangue.»
Esmeralda fremette dalla collera; aveva voglia di saltargli addosso e riempirlo di pugni.
«Che vinca il migliore» concluse, con tono quasi solenne, rifilandole un sorrisino tetro.
E lei, da quel momento, capì che a quel punto non si trattava più solo di entrare nella squadra: c’era in ballo il suo orgoglio.
Imbracciò la scopa in un gesto brusco, e ci salì sopra, furiosa. Frollo, al contrario, ci balzò su con un movimento elegante, quasi felino. Esmeralda doveva riconoscerlo: era magro, agile. Aveva la corporatura perfetta per essere un Cercatore.
Perché sto pensando alla sua corporatura?
Si diede della stupida per essercisi soffermata, e scacciò subito quel pensiero.
«Febo»  disse poi. «Cosa intendevi con “prova particolare”? Simuleremo la partita?»
«Esattamente» le disse lui, librandosi in aria con lei e gli altri componenti della squadra. «Non preoccuparti: solo, cerca di prendere il boccino, okay? »
La ragazza si limitò ad annuire.
I Serpeverde intanto erano saliti sulle loro scope, posizionandosi sul lato opposto al loro. Il silenzio era sceso sul campo; si poteva tagliare, tanto era intenso. Ogni singolo giocatore era un fascio di nervi, ma più di tutto il resto, per Esmeralda c’erano gli occhi color onice di Claude Frollo, che la guardavano con odio.
La pluffa venne liberata, e da subito i ragazzi presero a schizzare lungo l’area del campo, le scope che sibilavano contro il vento di quel pomeriggio: Ercole riusciva a parare tutti i colpi, mentre Philip gettò la pluffa negli anelli per ben cinque volte.
Finché Westergård non lo disarcionò, facendolo cadere dalla scopa.
«Ehi!»  gli urlò dietro Esmeralda, «Hai violato il regolamento!» esclamò.
Hans le andò vicino, sogghignando. «Non hai mai giocato, vero?»  le fece, con tono beffardo.
«Lasciala stare, Hans» la raggiunse la voce di Frollo, lugubre e profonda. «Direi che è palese che non abbia mai giocato; soprattutto, contro di noi
Lo disse con un tono così superbo, così disgustosamente arrogante, che ad Esmeralda venne istintivo stringere il manico della scopa tra le dita fino a farsi male.
Westergård fece una breve risata di scherno, poi si allontanò dicendole: «Buona fortuna, novellina
La Grifondoro ribolliva di rabbia; stava per andargli addosso e buttarlo giù con la scopa per vendicare Philip... quando vide il boccino ronzare vicino a Frollo.
Si tuffò addosso al ragazzo; si accorse troppo tardi che gli sarebbe finita contro, se solo lui non si fosse scostato in tempo. «Cosa c’è, mezzosangue?»  disse, prendendo a girarle intorno. «Vedi il boccino da qualche parte?»  fece, con tono derisorio.
«Smettila di chiamarmi così» ringhiò lei. Il boccino intanto volteggiava, prima intorno al Serpeverde, poi intorno a lei, prendendosi gioco di entrambi. Frollo le diede una spinta, poi un’altra, finché la ragazza non si trovò lontana dal boccino. Esmeralda accelerò furiosamente, fino a che il vento non iniziò a percuoterle il viso facendole lacrimare gli occhi; intanto, Frollo si avvicinava pericolosamente a quella pallina dorata, che continuava ad emettere sibili acuti. Sembrava che stesse ridacchiando.
Il ragazzo ondeggiò con la scopa, dopodiché si rannicchiò per attutire l’attrito con l’aria e aumentare la velocità. L’eleganza con cui seguiva il boccino non tradiva il fatto che fosse Cercatore da anni; eppure sembrava deconcentrato, anche se non capiva per quale motivo dovesse esserlo. Seguiva con lo sguardo il boccino quasi distratto, con occhi vacui; inoltre, non la teneva minimamente d’occhio. La Grifondoro si era aspettata che lo facesse ogni secondo – tutti, probabilmente se lo erano aspettato – ma invece... era come se non volesse guardarla.
Fu allora che le venne un’idea.
La distanza tra lei e il boccino non era tantissima... aveva bisogno di una grossa spinta, ma poteva farcela.
Saltò dalla scopa e tese la mano... che prese in pieno la pallina, mentre con tutto il corpo cadeva a terra.
Vide, a un metro da lei, la faccia incredula di Claude Frollo, e la soddisfazione che la invase la fece quasi sentire una brutta persona.
Quasi.
 
 
*
 
«Oh, andiamo Esme, cosa ti costa?» il suo amico sembrava quasi spazientito.
«Cosa mi costa?» chiese lei, sarcastica. «Ma hai idea di chi sia la persona che mi stai chiedendo di andare a salutare?» sbottò, furiosa. «Io a salutare Claude Frollo! Ma neanche se tu...»Ercole, poco più in là, si girò a guardarli, e Febo gli fece un gesto come per dire di non preoccuparsi. «Sì, lo so» replicò poi interrompendola, abbassando la voce come per dirle tacitamente di fare lo stesso. «Ma sai come si dice: tieniti stretti gli amici, e ancora più stretti i nemici» disse, con un bagliore negli occhi. «E poi un minimo di sportività ci vuole sempre, non credi?» concluse, facendole un occhiolino.
Dopo la prova, Esmeralda era tornata trafelata nella tenda di Grifondoro, facendo del suo meglio per stare il meno possibile vicino a Claude; non aveva paura di lui, ma... le faceva uno strano effetto, e ciò la turbava non poco. Anche se a Febo non l’avrebbe mai detto.
Guardò il suo migliore amico, scettica, con le sopracciglia arcuate in un’espressione vagamente disgustata.
«Non ci penso nemmeno» brontolò poi, mentre si legava i capelli arruffati in una crocchia fatta alla bell’e meglio. «Non andrò a salutare quel... quel... quello sputasentenze» dichiarò, incrociando le braccia ambrate.
Febo lasciò andare un sospiro che sembrava dire “a mali estremi, estremi rimedi”. «Vuoi o no che vinciamo la partita?» snocciolò infatti. «Se vuoi vincere davvero, devi studiare il nemico. È una tattica» le rivelò poi, con fare esperto. «Quindi...» le poggiò una mano sulla spalla, consapevole del fatto che l’amica stesse per cedere. «Che cosa farai?»
La Grifondoro indugiò un pochino. Si sentiva quasi in soggezione, all’idea. Di certo non avrebbe fatto la parte della codarda, ma presentarsi nella tenda dei Serpeverde le sembrava un po’, ecco... eccessivo.
Per non parlare del fatto che le sarebbe venuta l’orticaria solo a vedere le divise verde e argento di quei tizi odiosi.
«Sinceramente non ho nessuna voglia di farlo»  insistette, «Ma, se proprio insisti...»
«Trouillefou.» Una voce interruppe quella conversazione, mentre la sagoma di Frollo compariva nella tenda dei Grifondoro. Subito, la squadra si zittì, e ogni componente fece finta di essere impegnato in qualcosa – qualunque cosa, pur di non parlare con lui. Sul volto di Esmeralda comparve una smorfia: per quale assurdo motivo sembrava avere il potere di intimorire tutti?
«Frollo» gli rispose con lo stesso tono di sfida, avvicinandosi. «Che cosa vuoi?»  fece, incrociando le braccia.
Sul volto allungato del ragazzo aleggiava un sorriso che non prometteva nulla di buono.
«Solo salutarti sportivamente, in vista della partita» alzò gli occhi su Febo, che lo guardava come a volergli dire che sarebbe stato meglio per lui non fare passi falsi. «Se posso» aggiunse, mantenendo lo sguardo.
«Ma certo» disse lei, rilassandosi un po’. «Preferirei che andassimo fuori» perché lo aveva detto?
Si chiese come mai quel ragazzo avesse un così strano effetto su di lei. Non le capitava spesso di comportarsi in modo incoerente con quello che pensava.
In ogni caso ormai era andata.
Uscì dalla tenda, prendendo a passeggiare lungo il campo. «Carino da parte tua, non me lo aspettavo» disse, ironica. «Fammi indovinare: c’è altro.»
Il Serpeverde sogghignò: «Allora non sei stupida come immaginavo.»
La ragazza digrignò i denti.
Come ti permetti, brutto figlio di...
«Cosa vuoi?» disse invece, come aveva fatto poco prima.
Lui sembrò ignorarla, perché la squadrò in silenzio, guardandola di sbieco con i suoi occhi neri come la notte.
«Il Capitano della mia squadra aveva ragione; ti ho dato del filo da torcere, mezzosangue» disse solo, dopo una pausa che non fece che alimentare la rabbia della Grifondoro. Un fremito le attraversò il corpo, nel sentire quelle parole; gli occhi verdi mandarono lampi, e gli lanciò uno sguardo inceneritore.
«Non troppo, in realtà» lo schernì. «Ho preso il Boccino prima che lo prendessi tu: il posto di Cercatrice della squadra di Grifondoro è mio» sibilò. «Ci vediamo alla partita» si congedò poi, a denti stretti.
Fece come per allontanarsi, ma la voce del ragazzo la fermò, seria e provocatoria.
«Mia cara», si voltò, gli occhi che non perdevano quell’espressione ostile, «ma certo che il posto di Cercatrice è tuo» infierì, sollevando un angolo della sua bocca sottile in un sorriso tagliente. «Resterà solo da vedere se la fortuna ti assisterà anche tra due settimane.»
Era una cosa incredibile: Claude Frollo non si scomponeva di un millimetro, anche se aveva appena, di fatto, subito una sconfitta. Che poi, tanto sconfitta non era; Esmeralda si era trovata in vantaggio per quella volta, ma qualcosa le diceva che la sua era stata in gran parte fortuna, come aveva appena detto il ragazzo. Anche se, fino a poco prima, non lo avrebbe mai detto.
Giunse alla conclusione che fosse lui a farla sentire così insicura, e finì per odiarlo ancora di più.
Il Serpeverde, intanto, la guardava con la sua solita espressione a metà tra il trionfo e il disprezzo, come chi guarda un insetto fastidioso poco dopo averlo schiacciato. Esmeralda sentiva di non riuscire a sopportare più di essere vista in quel modo, come se fosse un essere rivoltante.
«Fortuna, dici? Intendi la stessa fortuna che hai tu con i professori, che non si accorgono che sei una delle persone più meschine che esistano?» lo provocò, mentre la rabbia le si agitava ormai violenta in tutto il corpo.
La faccia pallida di Claude Frollo si incupì di botto, e i suoi occhi neri sembrarono scintillare di un risentimento gelido e profondo, come se dietro alla sconfitta durante le prove di Quidditch ci fosse qualcos’altro. In un lampo le fu addosso e l’afferrò per la divisa, artigliandola con le sue dita lunghe e magre.
«Tu non hai alcun diritto di dirmi così. E per la cronaca – lo ribadisco – puoi considerarti fortunata dal momento che oggi stavo poco bene. Non avrò problemi a buttarti giù dalla scopa, quando saremmo lì alla partita, lurida mezzosangue che non sei altro.» I suoi occhi la guardavano furiosi, come due pietre scure arroventate; per un attimo la Grifondoro ebbe paura sotto quello sguardo.
Quando la lasciò andare, Frollo aveva acquistato di nuovo la sua innaturale calma.
«Ci vediamo alla partita» ripeté le sue stesse parole, senza smettere di fissarla.
Esmeralda si allontanò subito, senza dire niente.
 
 
 
 
 

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Questo capitolo mi è piaciuto particolarmente. Sarà perché i protagonisti sono i personaggi di Il Gobbo di Notre-Dame – a parte Quentin – ed è stato come ritrovare Paris, sarà perché abbiamo un altro incontro (o per meglio dire scontro) tra Esmeralda e Claude, o perché è un capitolo di passaggio che comunque serve a stemperare la tensione... so solo che mi è piaciuto scriverlo. È breve, lo riconosco, ma mi è piaciuto. Spero che sia lo stesso per voi. <3

Alla prossima,
Stella cadente

 
Risultato immagini per ashley madekwe tumblr


«Trouillefou.» Una voce interruppe quella conversazione, mentre la sagoma di Frollo compariva nella tenda dei Grifondoro. Subito, la squadra si zittì, e ogni componente fece finta di essere impegnato in qualcosa – qualunque cosa, pur di non parlare con lui. Sul volto di Esmeralda comparve una smorfia: per quale assurdo motivo sembrava avere il potere di intimorire tutti?
  
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