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Autore: Eilan21    12/10/2016    8 recensioni
Svezia, 443 dC. Con la morte del re, la successione al trono è incerta. La gloriosa Stirpe del Drago, che ha governato la Svezia per oltre trecento anni, rischia di estinguersi e precipitare il paese in un'era di guerre e anarchia. Tutte le speranze di un popolo sono riposte in Arianrhod, l'ultima erede della casata reale, una bambina di soli quattro anni.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Antichità, Medioevo
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Dragons





Quel pomeriggio Avalon fu di nuovo investita da una pioggia leggera; l'aria era permeata di umidità, ma anche di un piacevole tepore. Le piccole gocce di pioggia creavano un velo traslucido che avvolgeva l'isola in un abbraccio ovattato. Ogni suono, ogni colore, le chiome degli alberi, le acque del lago, perfino il dolce cinguettio degli uccelli, giungevano remoti, attutiti, come se provenissero da una landa incantata che era separata da Avalon solo da una sottile barriera.

Arianrhod notò con amarezza che nulla poteva accordarsi al suo umore quel giorno come quella pioggerella fastidiosa che le penetrava nella scollatura della veste, provocandole un brivido ogni volta che una goccia le tracciava un sentiero umido lungo la pelle della schiena. Ma a lei non importava, a malapena ci faceva caso. Quel piccolo fastidio era un balsamo per lei, perché la distraeva dal turbamento che provava nell'animo. La giornata, stranamente cupa per essere estiva, sembrava comprenderla come forse nessun essere umano avrebbe potuto fare. Ti capisco, le diceva. So come ti senti. So che provi rabbia, tristezza e frustrazione. So cosa si agita dentro di te. Lui ti ha respinta, non sei niente per lui.

È vero, avrebbe risposto lei. Perché mi ha trattata così? Lo odio!

Non è vero, non puoi ingannarmi su questo. Non potresti odiarlo nemmeno se lo avessi colto tra le braccia di un'altra.

Arianrhod non aveva ancora rivisto Gareth da quella mattina. Lui era venuto a cercarla al suo alloggio, subito dopo quello che era successo tra loro. L'aveva chiamata attraverso la porta, aveva battuto i pugni sul legno per farsi aprire, ma lei era rimasta ostinatamente chiusa nel suo silenzio e non aveva aperto. Quando una novizia era venuta a portarle delle vesti pulite, due ore più tardi, le aveva detto: “C'è un cavaliere qui fuori che chiede di voi, mia signora. Devo farlo entrare?”

Arianrhod si era meravigliata suo malgrado per la tenacia che Gareth stava dimostrando. Per un attimo si era intenerita, e i suoi occhi erano divenuti lucidi. Poi si era riscossa. No! È venuto qui solo per mettersi la coscienza a posto.

No, per favore” aveva detto alla novizia. “Ditegli di andare via. Non desidero incontrarlo.”

Gareth a quel punto aveva desistito. Se n'era andato e non l'aveva più cercata. E lei non aveva cercato lui.

Aveva deciso di sfruttare tutta la rabbia che aveva in corpo esercitandosi tutto il pomeriggio a tirare con l'arco, ignorando la pioggia. A malapena vedeva il bersaglio attraverso quella cortina di acqua e nebbia, ma tirava frecce una dopo l'altra, con ferocia e precisione letale, senza concedersi tregue. Aveva sgombrato la mente da ogni pensiero cosciente, come, per ironia della sorte, aveva cercato di insegnarle Gareth. Solo i suoi sentimenti feriti esistevano: la sua rabbia, il suo dolore, il suo sconcerto. I muscoli delle braccia presero a dolerle, i capelli erano ormai una matassa umida ed intrecciata, ma lei non si fermò finché le prime stelle della sera cominciarono a punteggiare la volta del cielo notturno. A quel punto il cielo si era rischiarato, e la pioggia era completamente cessata. La luna fece capolino da dietro le nubi che si diradavano e Arianrhod si ricordò di un altra imminente scadenza che l'attendeva. Fino al tramonto della prossima luna. Quindi fino all'alba del giorno seguente. Questo il tempo che le era stato concesso per prendere una decisione. Ed in cuor suo Arianrhod l'aveva già presa. Forse, inconsciamente, il rifiuto di Gareth le aveva tolto gli ultimi scrupoli. Sapeva che era sciocco, ma si sentiva come se non avesse più nulla da perdere. Tutti quelli che amava erano morti, a Gareth non importava niente di lei... anche se il Piccolo Popolo le avesse chiesto di sottoporsi ad una prova in cui rischiava di morire, cosa importava? Gli svedesi si sarebbero trovati un altro pretendente al trono, e Avalon qualcun altro da sostenere per salvaguardare i propri interessi. Una piccola parte di lei si stupiva di vederla in quello stato, intenta a sputare amarezza e cinismo. Ma le spalle su cui poggiavano tante responsabilità avevano un limite di sopportazione; varcato quel limite rischiavano di cedere, di schiantarsi sotto tutto quel peso.

Somma Sacerdotessa” chiamò entrando decisa nell'alloggio di Viviana, prima che una delle novizie che la servivano potesse annunciarla.

Mia signora!” esclamò una di loro imbarazzata, correndole incontro. “Non potete entrare in questo modo!”

Vi chiedo scusa” rispose Arianrhod senza vacillare. “Ma devo vedere Viviana. È urgente.”

La Somma Sacerdotessa non si trova qui...”

E dov'è?” chiese lei confusa.

La novizia sorrise. “Si trova al Pozzo. Volete che vi conduca da lei?”


Viviana stava seduta su una roccia coperta di muschio, una delle pietre che orlavano la fonte che le sacerdotesse chiamava il Pozzo Sacro. La sua acqua, che scorreva limpida sgorgando dalla roccia stessa, in un perfetto rivolo argentato, si riversava gorgogliante nella polla sottostante. Il luogo dove si trovava era noto solo alle sacerdotesse; neppure i druidi – fatta eccezione per l'Arcidruido – ne conoscevano l'ubicazione. Era un segreto che le sacerdotesse custodivano gelosamente, poiché quello era un luogo sacro, ed era quell'acqua che scrutavano in cerca di visioni. Arianrhod rimase impietrita di fronte alla bellezza di quel luogo, celato da un piccolo, folto gruppo di alberi, tanto che nemmeno notò che la novizia si era discretamente ritirata, fin quando non si voltò e non la trovò più al suo fianco. Viviana, seduta di spalle, non poteva vederla, eppure evidentemente ne udì i passi leggeri sul tappeto di muschio.

Avrei comunque voluto mostrarti questo posto prima o poi, mia cara” disse senza voltarsi. “Perciò non è un male che sia accaduto stasera.” Posò una mano sulla roccia accanto a quella su cui sedeva. “Vieni a sederti accanto a me, così potrai dirmi cosa ti turba.”

Arianrhod trasalì: come aveva potuto indovinarlo, senza nemmeno guardarla? Fece come Viviana le aveva chiesto e si sedette accanto a lei.

Questo posto... è bellissimo” disse sinceramente. Non le venivano altri aggettivi per descriverlo: ne era letteralmente incantata.

Viviana sorrise: “Fa questo effetto anche a me, nonostante venga qui da più di vent'anni, sai?”

Allora, dimmi cosa è successo cara” disse prendendole una mano fra le proprie e guardandola in viso. “Sai è buffo, ho pensato che potrei essere tua madre... sei così giovane ed io ho già trentasei anni. Non ho avuto figlie femmine che siano giunte all'età adulta. Eilantha, la mia unica figlia, è morta quando aveva pochi mesi, e oggi, se fosse ancora viva, avrebbe nove anni. Oh, lo so cosa stai pensando. L'ho avuta tardi, sì, perché mia madre esitava a darmi il permesso di affrontare la prova che mi avrebbe consacrata sacerdotessa. Ma anche se ho perso Eilantha, ho avuto la fortuna di crescere le mie due sorelline come se fossero figlie mie.”

Come si chiamano?” chiese Arianrhod. “Si trovano qui ad Avalon?”

Igraine e Morgause. No, non sono più con me. Igraine è andata sposa quest'anno al Duca di Cornovaglia e ho preferito mandare Morgause con lei. Non è adatta alla vita sacerdotale, quella bambina.”

Sembri ancora così giovane, Viviana” mormorò Arianrhod, insicura se la sua affermazione l'avrebbe offesa. “E mi dispiace tanto per tua figlia.”

Ti ringrazio”, disse Viviana, abbassando il capo. “Lei era nata subito dopo la morte di suo padre, Vortimer, e per me fu un colpo ancor più duro.”

Vortimer? Vuoi dire che il padre di tua figlia era il figlio del vecchio Grande Re?” Arianrhod aveva una nota ammirata nella voce. Naturalmente lo sapeva già, ma non ci aveva creduto del tutto fino a quel momento: Viviana doveva essere davvero una donna molto potente.

Viviana si riscosse dai suoi pensieri velati di nostalgia e rimpianto e le sorrise: “Allora dimmi: di cosa eri venuta a parlarmi?”

Arianrhod prese una profondo respiro. “Ho deciso di accettare di sottopormi alla prova che mi ha richiesto Cynwrig.”

La sua bocca era contratta e il suo sguardo duro. Viviana si chiese cosa le fosse successo. Aveva perso un po' di quella forza d'animo e ingenuità che la caratterizzavano, e che rendeva tanto frizzante la sua giovane età.

Ne sono felice, e lo riferirò a Cynwrig questa sera stessa. Ci hai riflettuto bene? Sei pronta a correre il rischio?”

Non mi importa di quale possa essere il rischio” rispose dura. “Non mi importa neppure di sapere di che prova si tratta.”

Viviana la osservò ancora per qualche attimo. Quella risolutezza e quella tensione emotiva nascondevano qualcosa, forse dolore. La sacerdotessa cominciò a comprendere di cosa potesse trattarsi. Ma sapeva che a lei non avrebbe fatto piacere saperlo.

Sono fiera della tua decisione” le disse con un sorriso. “Ed ora c'è una cosa che voglio mostrarti. Permetti?”

Arianrhod annuì, curiosa.

Viviana le fece cenno di chinarsi sulla polla, poi passò una mano sull'acqua, increspandone la superficie. Rimase assorta per qualche momento, tanto concentrata che sembrava trovarsi in uno stato ultraterreno.

Vedo molte cose nel tuo futuro” la sua voce stentorea spezzò il silenzio teso ed Arianrhod drizzò le orecchie, sbalordita.

Ora tu incarni la Dea nel suo primo aspetto, quello della Vergine, ma arriverà il giorno in cui lei sarà per te la Madre, il suo secondo aspetto. Ma prima di allora vedo battaglie... sanguinose battaglie. I corvi banchetteranno, i morti copriranno intere piane: i loro vessilli laceri e macchiati di sangue garriranno al vento del nord, come macabri simboli del prezzo che dovrai pagare per riavere il tuo trono. Vedo un giovane guerriero che ti tradirà, proprio quando meno te lo aspetterai. E accadrà se ti lascerai trascinare dalla passione e dall'impulso. E la Dea nel suo terzo aspetto, quello della Morte, ti visiterà allora, ma non so quale vita reclamerà per sé.”

Trascorse qualche secondo prima che Viviana continuasse.

Vedo che dovrai compiere una scelta, una scelta molto difficile, per il bene del tuo popolo e del tuo regno. Solo allora sarai veramente regina, in tutto.”

La sacerdotessa tacque, il respiro ansante. Increspò di nuovo l'acqua, ma non riuscì più a scorgere nulla sulla sua superficie.

Arianrhod era rimasta a bocca aperta, troppo sconvolta per parlare. Molti aspetti della visione li aveva previsti. Sapeva che ci sarebbero state battaglie lungo la via per la riconquista del trono, non era ingenua fino a quel punto. Ma il modo in cui Viviana le aveva descritte le provocò un brivido di paura. Quanti uomini avrebbero perso la vita a causa sua? Quanti sarebbero morti per far sì che lei salisse di nuovo al trono? Tanti, troppi. E i suoi genitori e suo fratello erano stati le prime vittime.

Le altre affermazioni di Viviana erano state, per certi versi, molto più inquietanti. Chi era il “giovane guerriero” che l'avrebbe tradita se lei fosse stata troppo cieca per rendersi conto della verità? In che aspetto la morte le avrebbe fatto visita? E quale difficile scelta sarebbe stata costretta a compiere?

Non sforzarti troppo di capire, adesso” le disse Viviana gentilmente. “Le visioni vanno interpretate, ed avrai tempo per farlo. E per cambiarle, se necessario.”


***

Arianrhod stava in piedi, diritta e fiera, sulle rive del lago di Avalon. Aveva indossato una delle vesti che le aveva fatto recapitare il generale della Guardia Bianca, il Duca di Silverdalen, per prepararla al loro incontro. La ragazza non aveva mai posseduto una veste tanto bella e raffinata. Era di color blu notte, con le maniche azzurre che si intravedevano appena sotto le soprammaniche non molto ampie. Lo stesso ricamo azzurro veniva ripreso anche sul davanti della veste e all’altezza dei gomiti.

Ed era così abbigliata che la Regina di Svezia accolse l’arrivo della barca. Viviana e Taliesin erano anche loro lì ad accogliere gli importanti visitatori, immobili al suo fianco. Gareth, com'era suo dovere, stava in piedi pochi passi dietro di lei. L'aveva cercata più volte con lo sguardo, ma lei non aveva ricambiato, continuando a guardare dritta davanti a sé.

A bordo della barca vi erano sei uomini con indosso delle corazze lucenti. Scesero uno ad uno e, quando le furono di fronte, si inchinarono a lei con profonda deferenza.

Mia Regina…”, mormorò uno degli uomini. Arianrhod gli tese la mano e lui la baciò. Poi si alzò in piedi. “Sono il Duca di Silverdalen, vostro servo devoto.”

Quando poté guardarlo bene in viso, Arianrhod rimase di sasso. Il duca sembrava una versione più matura di Gareth, e la somiglianza tra loro era inequivocabile.

Non è possibile... non può essere!

Questi uomini sono alcuni dei comandanti della Guardia Bianca, mia signora”, aggiunse il Duca Fjölnir indicando gli altri cavalieri. Ad uno ad uno gli uomini si inchinarono di fronte a lei. “Il generale Wanlande, il generale Valbur...” cominciò a elencare il duca, indicando gli uomini inginocchiati.

Ősten!” lo interruppe di malagrazia Arianrhod, felice di scorgere tra quelle facce sconosciute una familiare. “Sono contenta che stiate bene.”

Il duca e gli altri generali erano lievemente irritati di essere stati messi in ombra da un sottoposto, ma non lo diedero a vedere, se non con qualche occhiata nervosa.

Siete troppo gentile mia signora” replicò Ősten, a disagio.

Non vi ho ancora ringraziato degnamente per avermi salvato la vita” disse, prendendogli le mani. Il giovane arrossì dall'imbarazzo, ma non poté trattenere un sorriso di riconoscenza.

E' stato un onore, oltre che un dovere, mia regina” dichiarò portandosi la mano al petto e chinando il capo.

Poi si fece avanti Viviana: “Avalon vi da il benvenuto, nobili cavalieri.”

Sono felice di rivedervi Somma Sacerdotessa”, rispose Fjölnir. “E’ un onore per me essere di nuovo alla presenza vostra e dell’Arcidruido.”

Taliesin chinò la testa in segno di ringraziamento.

Ma permettetemi di presentarvi mio figlio, mia regina” intervenne in fretta il duca, indicando l'ultimo cavaliere della fila, quello che ancora non le era stato presentato. “Il mio primogenito ed erede, Domaldr.”

A quelle parole Arianrhod poté percepire il dolore di Gareth anche senza bisogno di voltarsi a guardarlo. Strinse i pugni per trattenere l'impulso di correre da lui e gettarsi tra le sue braccia. In quel momento era completamente dimentica del risentimento che provava per lui. Qualcosa di più profondo, più bello, e più vero sopraffece il rancore. Poteva capire perché tutto questo fosse così doloroso per Gareth... ma quello che non comprendeva era perché le aveva nascosto la verità.

Mia signora” disse Domaldr facendosi avanti con passo audace e sguardo sicuro. Aveva un modo di squadrarla che ad Arianrhod non piacque: troppo sfacciato, troppo... arrogante. “E' un onore conoscervi.”

Le baciò la mano trattenendola un secondo di troppo, e Arianrhod la ritirò con irritazione. Chi si credeva di essere quel ragazzo? Solo perché era il figlio del duca credeva di poterla trattare con tanta familiarità?

Mentre il gruppo si dirigeva verso gli alloggi che erano stati preparati per gli ufficiali della Guardia Bianca, Ősten lanciò uno sguardo preoccupato prima ad Arianrhod, al cui fianco camminava Domaldr, e poi a Gareth.


***

Gareth era sollevato dell'arrivo di Ősten. Loro due erano amici di lunga data e Gareth sentiva che in quel momento aveva bisogno più che mai della spalla di un amico. Negli ultimi giorni aveva perso del tutto la fiducia di Arianrhod, che si era allontanata sempre di più da lui. Ed ora che anche suo padre e suo fratello erano sull'isola, Gareth aveva buone ragioni di credere che il suo umore non sarebbe migliorato. Parlare con Ősten avrebbe dato sollievo al suo animo tormentato, anche se neppure a lui avrebbe mai potuto confidare il tremendo passo falso che aveva compiuto. Quello mai. A nessuno. L'amico aveva assistito i suoi superiori nella complicata svestizione delle pesanti armature, dal momento che agli scudieri non era stato permesso di sbarcare sull'isola; ed ora era compito di Gareth andarlo a prendere per condurlo agli alloggi degli apprendisti, dove avrebbero dormito entrambi. Stava per bussare alla porta dell'alloggio degli ufficiali, quando si bloccò con il pugno a mezz'aria. Si udivano distintamente le voci di due uomini provenire dall'interno, che Gareth identificò come quelle del duca e di suo figlio. Sapeva che non avrebbe dovuto, ma quando uno dei due pronunciò il nome di Arianrhod, non poté fare a meno di origliare.

Non mi è sembrata molto colpita, padre” stava dicendo Domaldr, in tono petulante.

Sciocchezze!” replicò il duca. “Saprai farti accettare, ragazzo. Corteggiala, fatti apprezzare da lei.”

Siete sicuro che tutto questo porterà dei frutti?”

Non ho dubbi. Tu sei il candidato più adatto alla sua mano, e se lei ancora non se ne rende conto, presto dovrà. E così tu sarai il prossimo re di Svezia.”

Qualcuno lo toccò sulla spalla e Gareth sobbalzò.

Cosa stai facendo?” chiese Ősten.

Ti pare il modo di arrivarmi alle spalle in questo modo?” ribatté Gareth in tono più irritato di quanto avesse avuto intenzione.

La conversazione di cui era appena stato involontario testimone lo aveva colpito come un pugno nello stomaco. Negli intervalli di razionale lucidità doveva ammettere che quello che aveva detto il duca era sensato: probabilmente Domaldr era il candidato più adatto alla mano di Arianrhod. Era ricco, potente, e in grado di dare grande appoggio alla nuova regina. Ma... come si permettevano di parlare di lei in quel modo? Come se non fosse altro che un buon partito disponibile per il migliore offerente? Gareth non poteva dare altro nome a quel sentimento nuovo che era nato in lui... tranne gelosia.

Tutto bene, amico?” lo sguardo e il tono di Ősten erano preoccupati. Raramente aveva visto Gareth in quello stato alterato.

Sì... sì, tutto bene. Perdonami.” rispose Gareth passandosi una mano tra i capelli. “Andiamo via di qua.”




Angolo Autrice: Ed eccoci all'arrivo della Guardia Bianca. Le cose, se possibile, si fanno ancora più complicate. Riuscirà la rivelazione sulle origini di Gareth a indurre Arianrhod ad essere più comprensiva con lui? Ora che all'orizzonte si affaccia quel cocco di papà viziato di Domaldr come andranno le cose? Al prossimo capitolo l'ardua sentenza! :) E poi il rituale ci aspetta! Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo, e grazie come sempre a tutti, siete fantastici!

Alla prossima,

Eilan


   
 
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