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Autore: Edward LoneBark    13/10/2016    2 recensioni
La guerra è alle porte.
Il destino di tre persone si intreccia tra le onde del mare.
Un assassino in cerca di se stesso.
Una viandante in cerca delle proprie radici.
Un signore del mare in cerca del suo tesoro più prezioso, perduto tra le onde.
E la più grande tempesta del millennio che si avvicina senza tregua.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Neslith aveva appena appoggiato la mano sulla maniglia quando avvertì la presenza alle sue spalle. -E' molto presto, dovresti essere a letto- disse piano.

Sentì una risatina soffocata. -Vai al diavolo- disse una voce femminile -stavi per andartene senza salutarmi-.

Nelith esitò. -Non mi piacciono gli addii, lo sai meglio di me-.

-Non sarebbe il primo addio, però- mormorò lei, avvicinandosi.

-Lynn...- fece lui, voltandosi -questa volta è diverso. Mi sono messo contro le persone sbagliate, stavolta non posso cavarmela con qualche trucchetto-.

Lynn scosse la testa. -Ci riesci sempre. Certo avresti più possibilità se ti riprendessi un momento-.

Neslith si asciugò il sangue che colava dal naso, con una smorfia. -Sono più forte di quanto sembri- disse, ostentando un sorriso arrogante.

Rimasero lunghi istanti a fissarsi, e basta. Non avevano bisogno di molte parole, per Neslith i suoi occhi erano un libro aperto. -Starò attento, non temere. Voi cercate di stare nascosti, te lo chiedo per me. Non posso stare tranquillo se non so che siete al sicuro-. Abbassò lo sguardo. -Forse dovreste nascondervi anche voi. Potrebbero avermi seguito, forse sanno dove vi trovate-.

-Difficile. Anche con un corpo sulle spalle sai essere molto bravo a non farti seguire-.

Neslith cercò di convincersi. -Sì...hai ragione-. Non riuscì a trattenersi e le sfiorò una guancia pallida. Era fredda, come se il calore l'avesse abbandonata.

Lei lo abbracciò forte, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. Neslith chiuse gli occhi, solleticato dai lunghi capelli neri, ma non trovò conforto in quella stretta. Lei era più spaventata di lui, ma non aveva nulla con cui rassicurarla.

Si separò a malincuore da lei e uscì dal rifugio, senza voltarsi indietro nemmeno per chiudere. Rimase per lunghi istanti davanti alla porta, senza sentire gli sguardi della gente che lo attraversavano, poi imboccò la strada per il centro.

 

La notte era buia, sotto un cielo denso come l'inchiostro. La luna non era altro che una sottile falce argentea, e una cappa di nubi copriva gran parte delle stelle. Doveva essere un buon auspicio. Corse lungo la spiaggia, gli stivali che affondavano nella sabbia morbida, mentre la grande sagoma nera della nave si stagliava sempre più grande contro la notte. Il ponte era illuminato da torce, e nel chiarore si intravedeva la sagoma di un pirata che camminava avanti e indietro. Lontano alla sua destra vedeva le luci della piccola città sorta sulla baia, e il faro che svettava sopra tutto, in cima alla scogliera.

Era fortunata che quella sera in quella zona ci fosse solo una nave ormeggiata, mentre sapeva bene che dall'altra parte dell'isola in molte affollavano il porto. Prima di essere abbastanza vicina da poter essere individuata dalla sentinella entrò in acqua, trovandosi nel giro di pochi passi a non toccare il fondo.

L'acqua era gelida, ma ci fece poco caso. S'immerse in profondità, allontanandosi ulteriormente dalla spiaggia, e si mosse veloce verso il vascello, restando a poche spanne dal fondale. Il buio era quasi totale, ma non aveva paura quando era in mare. Attorno a sè avverti le presenza familiari dei pesci, che non fecero caso a lei, continuando sulla loro strada.

Respirò a fondo per calmare l'eccitazione che montava in fondo allo stomaco, concentrandosi sul piano che aveva formulato. Non che fosse dettagliato, non conosceva bene la nave e sapeva che sarebbe sicuramente capitato qualche imprevisto, ma non si sarebbe tirata indietro quando era così vicina al suo obiettivo.

Dopo qualche minuto risalì fino in superficie, dietro la prua della nave, e rimase per diversi istanti lì immobile per assicurarsi che la sentinella non l'avesse individuata. Silenziosamente si aggrappò alle reti e iniziò a salire sul fianco della nave, mentre l'acqua che inzuppava i suoi abiti si ritirava, tornando lentamente nel mare. Il vascello era ormeggiato leggermente in obliquo, quindi da quella posizione dava le spalle solo al mare e non rischiava di essere vista da qualcuno che tornava dall'isola.

Mise le mani sul parapetto e si sollevò piano fino a sporgere con gli occhi, scrutando il ponte con attenzione. La sentinella si era fermata e si era appoggiata al parapetto di destra, dandole le spalle. Troppa fortuna pensò la ragazza, c'è qualcosa che non va. Si arrampicò del tutto e appoggiò i piedi sul ponte di legno con uno scricchiolìo sommesso. Prima che il pirata si voltasse si concentrò a fondo e sferrò un pugno all'aria nella sua direzione.

La sentinella si scontrò violentemente con il parapetto e cadde diversi metri più avanti. Lei scattò fino al nemico e si assicurò che fosse svenuto, poi lo trascinò faticosamente verso la scala di legno che conduceva sottocoperta, scendendo con cautela i gradini che sprofondavano nell'oscurità.

C'era un silenzio pesante, ma non poteva escludere che qualcoun altro fosse rimasto sulla nave. Abbandonò il corpo ai piedi della rampa e frugò nelle tasche, estraendo una piccola pietra rosea e lucida. Lasciò che assorbisse una piccola parte del suo calore e si accendesse come una candela, spargendole attorno un cerchio di luce fioca. Distinse all'istante le pareti di una stanza piccola e spoglia, occupata solo da alcuni barili e sacchi chiusi. Aleggiava un pesante odore di polvere da sparo, mista al forte sentore salato del mare.

Chiuse la pietra nel pugno per ridurre al minimo il chiarore e aprì una delle due porte, che dava su un lungo corridoio. Riaprì la mano e vide in fondo la sagoma scura di una scala a chiocciola, che immaginava scendere verso la stiva.

Tornò indietro e nascose con cura il corpo del pirata svenuto dietro ai barili, appoggiandogli addosso i sacchi, sperando che non si svegliasse presto, poi proseguì verso la scalinata e iniziò a scendere lentamente, cercando di non fare rumore. Arrivò ad un piccolo pianerottolo che dava su una porta aperta, dalla quale proveniva una luce rossastra e delle voci basse, maschili.

Sembravano almeno due, probabilmente tre. Nascose la pietra nella tasca e sbirciò nella stanza, sporgendosi cautamente dallo stipite.

-Ne siete certo, Varenn? Se la fonte non è attendibile potremmo incorrere in una colossale errore di valutazione- disse un uomo di spalle a lei, di cui vedeva solo i lunghi capelli color nocciola. Era seduto ad un tavolo insieme ad altri due, nessuno dei quali per fortuna era girato direttamente verso di lei. Il fuoco scoppiettava allegro nel focolare, lasciando in ombra il volto dell'uomo alla destra di quello che aveva parlato, ma illuminando bene l'altro, che riconobbe come il capitano della nave.

-L'informazione si sta già spargendo ovunque a macchia d'olio, ed è bene che giunga a quante più orecchie possibile. Se la guerra incombe, i pirati devono essere pronti a stringere un'alleanza per difendersi. Probabilmente la Guardia spera che non avremo il tempo per organizzarci prima dell'inizio delle operazioni, e spero tanto che non abbia ragione. Farsi trovare separati sarebbe nientemeno che un suicidio- disse quest'ultimo.

-Mmmmm...- fece l'altro -siamo certi che non sia solo un bluff? Mi sembra così inverosimile un'azione di così vasta portata...non è da loro, soprattutto finchè c'è Aldebar al potere-.

Varenn giocherellava distrattamente con l'angolo di un foglio di carta che aveva davanti. -No, Koenig, siamo certi-. Lei trasalì, e per un istante temette che l'avessero sentita. -La Gilda di Kauris ha fornito prove certe a sostegno di sospetti che già avevamo formulato. Ad Alkir non si sono mai viste così tante navi da guerra come in questi mesi, e abbiamo in mano documenti secondo i quali ce ne sono molte di più nascoste in zone segrete-. Si passò una mano nella barba incolta, guardando la pergamena. -Si dice che Yeldin abbia dato spettacolo, ha influenzato il Consiglio al punto che nemmeno il Plenipotenziario poteva bocciare la sua proposta senza forzare la mano contro il volere generale-.

Koenig? Che cosa diavolo sta succedendo? Quale guerra?

Che Athen Yeldin avesse proposto un'attacco massiccio alla pirateria centrale, utilizzando tutta la forza militare della Guardia? Come aveva convinto gli altri comandanti, al punto che nemmeno il Plenipotenziario potesse opporsi?

Era palese che nell'aria ci fosse qualcosa di strano, erano mesi che si avvertiva la tensione, ma non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere. Yeldin aveva già dimostrato di non avere mezze misure, probabilmente il suo intento era debellare completamente la pirateria in quelle acque.

-Pensano davvero di farcela? Siamo forti, numerosi, anche se non è esattamente un periodo facile per noi, e soprattutto possiamo sfruttare un notevole vantaggio territoriale. Se anche dovessero farcela, una guerra del genere sarebbe devastante per loro- obiettò Koenig.

-Oppure possono disporre di una forza talmente grande da poterci schiacciare come insetti- replicò Varenn, -Yeldin può essere un esaltato, ma di norma i comandanti agiscono con una certa cautela-.

-Io penso che ci stiano sottovalutando molto, ed è un errore che potrebbero tranquillamente fare. O meglio, capita spesso che il loro orgoglio li porti a sopravvalutarsi, soprattutto quando devono mettersi in luce davanti agli altri-.

La terza voce le provocò una scarica di brividi lungo la schiena. Era sottile, raschiante, quasi inumana. -C'è una cosa che nessuno sembra aver calcolato. Queste acque sono di Hydran, e non dubito che attirare la sua attenzione possa essere, ecco, piuttosto pericoloso- disse l'uomo che dava le spalle al focolare.

Varenn emise un ghigno beffardo. -Hydran? Ha perso l'interesse per queste acque quando ero ancora un poppante, cosa ti fa pensare che potrebbe importargli qualcosa adesso?-.

Era preparata, eppure quando udì di nuovo quella voce avvertì una seconda scarica di paura irrazionale. Si aggrappò più forte allo stipite, per reprimere l'istinto di fuggire. -Nessuno può conoscere le sue intenzioni, e il suo ritorno, per quanto improbabile, significherebbe la distruzione della Guardia-. Emise una bassa risata secca. -Quegli idioti devono aver dimenticato quanta distruzione Hydran ha provocato l'ultima volta. Non siamo mai stati forti come in quel periodo, anche se eravamo sottomessi a lui-.

Varenn tamburellò sul tavolo, apparentemente innervosito. -Io non spererei tanto in un suo ritorno- disse piano, -non ha mai avuto una particolare affinità con gli altri pirati-.

-Meglio che essere schiacciati dalla Guardia- interloquì Koenig, alzandosi. -Andrò ad avvertire Rizla, penserà lui ad indire una riunione, sperando che non abbia grane con gli altri Superiori in questo momento. Sarà un miracolo se resisteremo-.

-Non credo serva- replicò Varenn, -i Superiori dovrebbero saperlo già da tempo...ma se vuoi essere sicuro, fai pure. Portagli i miei omaggi-.

Koenig sbuffò e si allontanò dai due pirati, venendo verso di lei. Sbarrò gli occhi e corse in silenzio giù per la scala a chiocciola, mentre le ultime parole di Koenig si facevano incomprensibili. Arrivò in fondo, in un piccolo pianerottolo, evitando per un soffio di sbattere contro la parete opposta, e si gettò nella stanza sulla destra, chiudendosi la porta alle spalle.

Quando si voltò i suoi occhi si illuminarono. Finalmente.

 

 

 

 

   
 
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